• "L'ARTE IN TEMPO DI GUERRA" Video dell'incontro di Sabato 20/09 – Tre giorni per la Pace

    "L’arte in tempo di guerra" è stata per noi una piccola grande sfida all’interno della Tre giorni per la Pace. Non è stato semplice, ma con impegno e condivisione siamo riusciti a portare nel cuore di questo palinsesto un momento di riflessione in cui l’arte e la cultura hanno trovato spazio accanto ai temi, purtroppo drammaticamente attuali, dei conflitti.

    Mantenendo l'umilta' abbiamo trascorso un’ora e mezza insieme a tre amici relatori che non sono solo artisti, ma anche attivisti , capaci di intrecciare esperienza personale, sensibilità e impegno civile. È stato un dialogo intenso, che ci ha ricordato come l’arte, persino nei momenti più bui, sappia diventare strumento di coscienza e di resistenza.

    Ringrazio di cuore chi ha partecipato e chi ci ha sostenuto: forse, proprio da incontri come questo, possono nascere i semi di una nuova riflessione collettiva, fondata su valori umanistici che oggi più che mai abbiamo il dovere di recuperare.

    Rivedi l’incontro qui:
    https://www.youtube.com/live/EXU8ikCaPgA?feature=shared

    #ArteInTempoDiGuerra #TreGiorniPerLaPace #ArteECultura #Attivismo #ValoriUmanistici #RiflessioneCollettiva
    ๐ŸŽจ "L'ARTE IN TEMPO DI GUERRA" โœจ๐Ÿ“… Video dell'incontro di Sabato 20/09 – Tre giorni per la Pace ๐Ÿ•Š๏ธ "L’arte in tempo di guerra" è stata per noi una piccola grande sfida all’interno della Tre giorni per la Pace. Non è stato semplice, ma con impegno e condivisione siamo riusciti a portare nel cuore di questo palinsesto un momento di riflessione in cui l’arte e la cultura hanno trovato spazio accanto ai temi, purtroppo drammaticamente attuali, dei conflitti. Mantenendo l'umilta' abbiamo trascorso un’ora e mezza insieme a tre amici relatori che non sono solo artisti, ma anche attivisti ๐ŸŽญโœŠ, capaci di intrecciare esperienza personale, sensibilità e impegno civile. È stato un dialogo intenso, che ci ha ricordato come l’arte, persino nei momenti più bui, sappia diventare strumento di coscienza e di resistenza. ๐Ÿ™ Ringrazio di cuore chi ha partecipato e chi ci ha sostenuto: forse, proprio da incontri come questo, possono nascere i semi di una nuova riflessione collettiva, fondata su valori umanistici che oggi più che mai abbiamo il dovere di recuperare. ๐ŸŽฅ Rivedi l’incontro qui: https://www.youtube.com/live/EXU8ikCaPgA?feature=shared #ArteInTempoDiGuerra #TreGiorniPerLaPace #ArteECultura #Attivismo #ValoriUmanistici #RiflessioneCollettiva
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  • Moni Ovadia: voce per la Pace e la Partecipazione
    Chiusura della Tre Giorni per la Pace 2025

    Domenica 21 settembre si è chiusa la Tre Giorni per la Pace 2025: un evento intenso, faticoso ma ricco di contenuti e di incontri che hanno lasciato il segno.

    La chiusura con Moni Ovadia è stata un momento di straordinaria lucidità e forza: un appello alla solidarietà con i popoli che soffrono e, allo stesso tempo, un richiamo forte e chiaro alla responsabilità politica in Italia.

    Non solo empatia e memoria , ma l’urgenza di costruire una rivoluzione non violenta, determinata e partecipata, che rimetta al centro la pace, la giustizia sociale e la dignità umana.
    Un intervento che ha riacceso gli animi e che merita di essere ascoltato e condiviso.

    Guarda qui il video integrale:

    https://www.youtube.com/live/Se5KWcabfiE?si=pkIDjFqxTRhLp9_r

    #MoniOvadia #TreGiorniPerLaPace #Pace2025 #Attivismo #NonViolenza #Partecipazione #GiustiziaSociale #Solidarietà #DirittiUmani #PaceInItalia #VocePerLaPace #rivoluzionenonviolenta
    โœจ Moni Ovadia: voce per la Pace e la Partecipazione โœจ โœŠ Chiusura della Tre Giorni per la Pace 2025 Domenica 21 settembre si è chiusa la Tre Giorni per la Pace 2025: un evento intenso, faticoso ma ricco di contenuti e di incontri che hanno lasciato il segno. La chiusura con Moni Ovadia ๐ŸŽค è stata un momento di straordinaria lucidità e forza: un appello alla solidarietà con i popoli che soffrono e, allo stesso tempo, un richiamo forte e chiaro alla responsabilità politica in Italia. Non solo empatia e memoria ๐Ÿ’ก, ma l’urgenza di costruire una rivoluzione non violenta, determinata e partecipata, che rimetta al centro la pace, la giustizia sociale e la dignità umana. Un intervento che ha riacceso gli animi e che merita di essere ascoltato e condiviso. ๐ŸŽฅ Guarda qui il video integrale: https://www.youtube.com/live/Se5KWcabfiE?si=pkIDjFqxTRhLp9_r #MoniOvadia #TreGiorniPerLaPace #Pace2025 #Attivismo #NonViolenza #Partecipazione #GiustiziaSociale #Solidarietà #DirittiUmani #PaceInItalia #VocePerLaPace #rivoluzionenonviolenta
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  • Addio a Charlie Kirk, simbolo del conservatorismo militante.

    Colpisce ancora l’odio progressista (e, stando ai fatti, “progressivo”) dei jihadisti woke della composita e (a tratti) liberal-democratica società statunitense.
    Questa volta non si tratta di minacce, censura o procedimenti disciplinari inferti a qualche professore universitario (come Jordan B. Peterson) o ad altri presunti “neofascisti” conservatori, bensì di un colpo fatale che ha spezzato la vita al tanto amato quanto odiato trentunenne Charlie Kirk.
    Una morte improvvisa, avvenuta il 10 settembre, causata da un proiettile sparato conprecisione al collo di Kirk mentre l’audace conservatore trumpiano stava tenendo uno dei suoi consueti dibattiti aperti al campus della Utah Valley University.
    Devoto cristiano evangelico (vicino alla conversione cattolica), marito e padre amorevole, da sempre impegnato nella difesa dei valori cristiani e della libertà di parola, Charlie Kirk ha affrontato con coraggio ed enorme dedizione folle di collegiali woke schierati a favore di aborto, immigrazionismo clandestino e ideologia gender.
    Era noto per la sua appartenenza al movimento MAGA e per l’instancabile attivismo nella sua onlus Turning Point USA (rete studentesca co-fondata con Bill Montgomery alla tenera età di 18 anni e oggi diffusa in migliaia di campus, capace di ispirare milioni di giovani a pensare con la propria testa).
    La presenza sulle reti sociali e il successo del suo podcast (“The Charlie Kirk Show”), oltre a numerose apparizioni pubbliche e provocatorie nei campus universitari, lo avevano reso inarrestabile e alquanto scomodo alla comunità progressista.

    Rimarranno nella storia i suoi arguti dibattiti nei college (da lui considerati campi di indottrinamento al pensiero di sinistra ed ostacolo ad una sana ed efficiente istruzione) dove, invitando anche i woke più estremi e ostili al confronto libero e diretto, rispondeva con maestria e schiettezza alle obiezioni e provocazioni più assurde lasciando (quasi) sempre spiazzati i suoi più inferociti interlocutori.

    I temi più dibattuti sono stati: l’aborto (fermamente condannato da un dichiarato “provita” come Kirk), l’apertura dei confini nazionali e il giustificazionismo dell’immigrazione clandestina (tanto cara e difesa dai paladini woke), la libertà di parola e di religione (argomento scottante per i giovani progressisti, sempre molto inclusivi con i musulmani e le
    loro pretese, ma severi censori del cristianesimo), le folli politiche di “inclusione” di transgender e altri soggetti non ascrivibili al “discriminatorio e bigotto” (ma pur sempre “naturale”) sistema binario in competizioni sportive, prigioni, bagni pubblici, spogliatoi ecc., i benefici della politica Trump sulla vita ed economia americana, il libero mercato, il governo
    limitato e la libertà (oltre che responsabilità) individuale.

    In relazione a questi ultimi temi Kirk, come altri noti conservatori, ha sempre criticato (fornendo dati incontestabili) i sistemi socialisti, comunisti e quelli improntati su forme di anarchia sociale (sostenuti da lobby neomarxiste come Black Lives Matter ed estremisti ecologisti legati a Greta Thunberg).
    Insomma, un boccone troppo amaro per il collegiale medio americano, intriso di contorte ideologie e di quel patologico vittimismo che contraddistingue larga parte della gioventù cresciuta sotto i governi Obama/Biden, il costante bombardamento di messaggi luciferini (provenienti da musica e film) e di una narrazione contraddittoria e falsata da personaggi politici e autorità scolastiche.
    Ultimo ma non meno importante, la sua critica ad Hamas e alle ondate di chiara discriminazione e violenza nei confronti di studenti ebrei da parte di pacifici rivoltosi woke “propal” armati di bandiere palestinesi e arcobaleno (non per tutti un chiaro ossimoro) ma
    incapaci di indicare su una cartina la striscia di Gaza o di comprendere le origini di questo doloroso conflitto.
    È innegabile che Charlie avesse un dono speciale: nessuno come lui sapeva toccare il cuore dei giovani attraverso la verità e l'esercizio della ragione. Usando il dialogo costruiva ponti, dove altri alimentavano divisioni, in grado di unire persone diverse nella sola autentica Verità che alberga in fondo all’animo di ciascun uomo.
    Sapeva ascoltare, incoraggiare i giovani a porsi domande su quanto veicolato dalla narrazione dominante. Invitava inoltre ragazzi e ragazze a non rinunciare a matrimonio e figli per una vita incentrata sulla sola carriera professionale.

    Charlie credeva fermamente che la verità si forgiasse nel dialogo e non nel silenzio imposto dalla paura. Come diceva lui stesso:
    “Quando le persone smettono di parlare, è allora che avviene la violenza. È allora che avvengono le guerre civili perché inizi a pensare che l'altra parte sia così malvagia, e perde la sua umanità”.
    Messaggi di sentito cordoglio sono arrivati dall’amico presidente Donald Trump, da Benjamin Netanyahu e dal fronte conservatore ma anche dalla nostra onlus Pro Vita e Famiglia che lo ha ricordato come un martire nella lotta a difesa della Famiglia e della Vita fin dal suo concepimento.
    Mentre sorge il timore di nuovi attentati a personalità conservatrici (quali Matt Walsh, Ben Shapiro, Michael Knowles e Douglas Murray) vicine a Kirk e impegnate in prima linea nelle stesse campagne, tutti noi ci uniamo in preghiera affinché non accadano più tali tragedie e ci
    siano sorveglianza e sistemi di sicurezza più incisivi in occasione di simili comizi.

    Un proiettile sventato (come accaduto al presidente Trump) può arrivare a destinazione in successive occasioni.
    Il brutale omicidio di Kirk è un triste e chiaro promemoria che la libertà non è mai scontata.
    Charlie mancherà a moltissime persone ma la sua eredità rimarrà nel cuore di chi lo ha amato e forse anche in quello di alcuni suoi detrattori ai quali è stata sempre data piena libertà di controbatterlo e accusarlo di bigottismo e fascismo.
    “Una famiglia forte, radicata nella fede, è la prima linea di difesa in un mondo in rovina”
    Charlie Kirk (1993-2025)
    RIP

    Irene V.
    Addio a Charlie Kirk, simbolo del conservatorismo militante. Colpisce ancora l’odio progressista (e, stando ai fatti, “progressivo”) dei jihadisti woke della composita e (a tratti) liberal-democratica società statunitense. Questa volta non si tratta di minacce, censura o procedimenti disciplinari inferti a qualche professore universitario (come Jordan B. Peterson) o ad altri presunti “neofascisti” conservatori, bensì di un colpo fatale che ha spezzato la vita al tanto amato quanto odiato trentunenne Charlie Kirk. Una morte improvvisa, avvenuta il 10 settembre, causata da un proiettile sparato conprecisione al collo di Kirk mentre l’audace conservatore trumpiano stava tenendo uno dei suoi consueti dibattiti aperti al campus della Utah Valley University. Devoto cristiano evangelico (vicino alla conversione cattolica), marito e padre amorevole, da sempre impegnato nella difesa dei valori cristiani e della libertà di parola, Charlie Kirk ha affrontato con coraggio ed enorme dedizione folle di collegiali woke schierati a favore di aborto, immigrazionismo clandestino e ideologia gender. Era noto per la sua appartenenza al movimento MAGA e per l’instancabile attivismo nella sua onlus Turning Point USA (rete studentesca co-fondata con Bill Montgomery alla tenera età di 18 anni e oggi diffusa in migliaia di campus, capace di ispirare milioni di giovani a pensare con la propria testa). La presenza sulle reti sociali e il successo del suo podcast (“The Charlie Kirk Show”), oltre a numerose apparizioni pubbliche e provocatorie nei campus universitari, lo avevano reso inarrestabile e alquanto scomodo alla comunità progressista. Rimarranno nella storia i suoi arguti dibattiti nei college (da lui considerati campi di indottrinamento al pensiero di sinistra ed ostacolo ad una sana ed efficiente istruzione) dove, invitando anche i woke più estremi e ostili al confronto libero e diretto, rispondeva con maestria e schiettezza alle obiezioni e provocazioni più assurde lasciando (quasi) sempre spiazzati i suoi più inferociti interlocutori. I temi più dibattuti sono stati: l’aborto (fermamente condannato da un dichiarato “provita” come Kirk), l’apertura dei confini nazionali e il giustificazionismo dell’immigrazione clandestina (tanto cara e difesa dai paladini woke), la libertà di parola e di religione (argomento scottante per i giovani progressisti, sempre molto inclusivi con i musulmani e le loro pretese, ma severi censori del cristianesimo), le folli politiche di “inclusione” di transgender e altri soggetti non ascrivibili al “discriminatorio e bigotto” (ma pur sempre “naturale”) sistema binario in competizioni sportive, prigioni, bagni pubblici, spogliatoi ecc., i benefici della politica Trump sulla vita ed economia americana, il libero mercato, il governo limitato e la libertà (oltre che responsabilità) individuale. In relazione a questi ultimi temi Kirk, come altri noti conservatori, ha sempre criticato (fornendo dati incontestabili) i sistemi socialisti, comunisti e quelli improntati su forme di anarchia sociale (sostenuti da lobby neomarxiste come Black Lives Matter ed estremisti ecologisti legati a Greta Thunberg). Insomma, un boccone troppo amaro per il collegiale medio americano, intriso di contorte ideologie e di quel patologico vittimismo che contraddistingue larga parte della gioventù cresciuta sotto i governi Obama/Biden, il costante bombardamento di messaggi luciferini (provenienti da musica e film) e di una narrazione contraddittoria e falsata da personaggi politici e autorità scolastiche. Ultimo ma non meno importante, la sua critica ad Hamas e alle ondate di chiara discriminazione e violenza nei confronti di studenti ebrei da parte di pacifici rivoltosi woke “propal” armati di bandiere palestinesi e arcobaleno (non per tutti un chiaro ossimoro) ma incapaci di indicare su una cartina la striscia di Gaza o di comprendere le origini di questo doloroso conflitto. È innegabile che Charlie avesse un dono speciale: nessuno come lui sapeva toccare il cuore dei giovani attraverso la verità e l'esercizio della ragione. Usando il dialogo costruiva ponti, dove altri alimentavano divisioni, in grado di unire persone diverse nella sola autentica Verità che alberga in fondo all’animo di ciascun uomo. Sapeva ascoltare, incoraggiare i giovani a porsi domande su quanto veicolato dalla narrazione dominante. Invitava inoltre ragazzi e ragazze a non rinunciare a matrimonio e figli per una vita incentrata sulla sola carriera professionale. Charlie credeva fermamente che la verità si forgiasse nel dialogo e non nel silenzio imposto dalla paura. Come diceva lui stesso: “Quando le persone smettono di parlare, è allora che avviene la violenza. È allora che avvengono le guerre civili perché inizi a pensare che l'altra parte sia così malvagia, e perde la sua umanità”. Messaggi di sentito cordoglio sono arrivati dall’amico presidente Donald Trump, da Benjamin Netanyahu e dal fronte conservatore ma anche dalla nostra onlus Pro Vita e Famiglia che lo ha ricordato come un martire nella lotta a difesa della Famiglia e della Vita fin dal suo concepimento. Mentre sorge il timore di nuovi attentati a personalità conservatrici (quali Matt Walsh, Ben Shapiro, Michael Knowles e Douglas Murray) vicine a Kirk e impegnate in prima linea nelle stesse campagne, tutti noi ci uniamo in preghiera affinché non accadano più tali tragedie e ci siano sorveglianza e sistemi di sicurezza più incisivi in occasione di simili comizi. Un proiettile sventato (come accaduto al presidente Trump) può arrivare a destinazione in successive occasioni. Il brutale omicidio di Kirk è un triste e chiaro promemoria che la libertà non è mai scontata. Charlie mancherà a moltissime persone ma la sua eredità rimarrà nel cuore di chi lo ha amato e forse anche in quello di alcuni suoi detrattori ai quali è stata sempre data piena libertà di controbatterlo e accusarlo di bigottismo e fascismo. “Una famiglia forte, radicata nella fede, è la prima linea di difesa in un mondo in rovina” Charlie Kirk (1993-2025) RIP Irene V.
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  • MANIFESTAZIONE - 06/09/2025
    ATTENZIONE

    Il corteo di oggi poteva sembrare circoscritto a una sola problematica, ma per noi significava molto di più. E ci abbiamo messo la faccia.
    L’errore più grande è pensare che da Stazione Centrale a Piazza Duomo si sia sfilato solo per il Leoncavallo. Certo, rimane un simbolo importante da difendere – perché richiama una Milano che non c’è più – ma non era solo questo.

    Reportage + Post completo:

    https://www.facebook.com/share/p/1CSAAKoUkJ/

    #MilanoCittàPubblica #Manifestazione #Corteo #Leoncavallo #Milano #BeniComuni #GiustiziaSociale #Attivismo #Partecipazione #Diritti
    MANIFESTAZIONE - 06/09/2025 ATTENZIONE โœŠ Il corteo di oggi poteva sembrare circoscritto a una sola problematica, ma per noi significava molto di più. E ci abbiamo messo la faccia. L’errore più grande è pensare che da Stazione Centrale a Piazza Duomo si sia sfilato solo per il Leoncavallo. Certo, rimane un simbolo importante da difendere – perché richiama una Milano che non c’è più – ma non era solo questo. ๐Ÿ“ท Reportage + Post completo: https://www.facebook.com/share/p/1CSAAKoUkJ/ #MilanoCittàPubblica #Manifestazione #Corteo #Leoncavallo #Milano #BeniComuni #GiustiziaSociale #Attivismo #Partecipazione #Diritti
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  • CARI " LIBERI TRA I VIVI", VOGLIO FARVI INIZIARE BENE IL NOSTRO ULTIMO WEEKEND DI AGOSTO CON QUESTA ULTERIORE INFORMAZIONE CHE CI FA CRESCERE SEMPRE DI PIU IN CONSAPEVOLEZZA, CONVINTI DI ESSERE DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA

    "SISTEMA ARABELLA": IL "BANCOMAT" DEI PROGRESSISTI GESTITO DA SOROS STA COLLASANDO

    Fiumi di miliardi: così Soros ingrassa le casse della sinistra
    Dal 2000 ad oggi il magnate nato a Budapest ha stanziato 21 miliardi di dollari tra partiti e lobby: il più grande bancomat per cause politiche al mondo

    CI sono "Assi di sinistra" che sono in procinto di saltare: per esempio Trump ha appena messo Soros sotto osservazione RICO cosi come, allo stesso tempo e modo, ha messo Gates& his foundations' system". COME HA FATTO???
    "Elementare whatson" direbbero i " fratelli maggiori inglesi": Arabella Advisors, il bancomat della sinistra, la fogna dei finanziamenti segreti dei Democratici, e' stata presa di mira dal MAGA ed ora sta collassando.
    Ma come funziona il "SISTEMA ARABELLA" e chi lo gestisce???
    Va premesso innanzitutto che ieri 28 agosto Trump ha detto pubblicamente in un'intervista dallo studio ovale della White House che "Soros e suo figlio Alex dovrebbero essere perseguiti ai sensi del RICO per il sostegno alle proteste violente e molto altro attuate in tutti gli Stati Uniti”: non ha usato mezzi termini continuando ad affermare che “Non permetteremo più a questi pazzi di fare a pezzi l'America” ed Elon Musk , per rincarare la dose lo ha immediatamente appoggiato dichiarando: “È ora di agire direttamente contro Soros”!!!!....PIU' LAPIDARI E CHIARI DI COSI, alla faccia della DIPLOMAZIA!!!!!
    Nel frattempo, il New York Times ha ammesso silenziosamente ciò che ha nascosto per anni scrivendo:" Arabella Advisors - l'enorme macchina di denaro oscuro che finanzia l'attivismo di sinistra - sta cadendo a pezzi". MA COSA FA ARABELLA?
    Arabella gestisce centinaia di fondi che finanziano le proteste per il clima, le iniziative elettorali, i gruppi per la giustizia razziale, le campagne di registrazione degli elettori , insomma l'intero “gioco di base” della sinistra.Cosa pero' non ha volutamente detto il Times?Che Arabella è legata alla famiglia Soros: per anni è stata la macchina del denaro ombra dietro le operazioni dei Democratici gestita direttamente dai Soros&friends
    Il generale Flynn aveva gia' lanciato l'allarme dal 2020 dichiarando:"Arabella e' l'hub in cui i soldi dei miliardari + i fondi dei contribuenti si fondevano per alimentare proteste ed elezioni anti sovranisti".
    Eccovi dunque come funzionava la pipeline?
    dollari dei contribuenti USAID → mega-fondazioni (come Gates) → Arabella Advisors → ONG democratiche, politici, rivolte e corruzzione dilagante in Usa ed in tutto il mondo, nessuno escluso.
    In parole povere: stavamo pagando la distruzione del "sistema sovranista" su cui fino a 40 anni fa si basavano (e si basano tuttora anche se sono state x ora bypassate da fonti legislative di "grado superiore" come dice l'elite) la maggiorparte delle CARTE COSTITUZIONALI DEI PAESI DEMOCRATICI DEL 1900.
    Ritornando ad Arabella si puo' dire con certezza che
    nell'ultimo decennio Arabella ha fatto "incetta" di burocrati dell'USAID, offrendo loro posti di lavoro privilegiati nella sua rete di “organizzazioni non profit” dai nomi blandi, cosi come grandi donatori come la Fondazione Gates hanno ottenuto grasse sovvenzioni dall'USAID. In effetti, l'USAID inviava loro denaro dei contribuenti, che passavano ad Arabella, che poi lo incanalava nell’attivismo progressista antisovranista.
    Trump, tra le prime cose che ha fatto, ha chiuso il rubinetto dell'USAID: ed ora per mantenere a galla Arabella, Gates deve attingere ai fondi della sua fondazione di cui nel contempo gli investigatori del DOGE stanno tracciando ogni singolo dollaro grazie anche al Qfs.
    Non c'è quindi da sorprendersi se Gates&c. si stanno tirando fuori da Arabella, nascondendosi dietro una linea di pubbliche relazioni secondo cui si trattava “solo di una decisione commerciale”. Traduzione: sono nel panico!!!!

    Non era solo una questione di ottica, Arabella era l'ancora di salvezza della sinistra, il loro bancomat!!!!Senza di essa, i Democratici perdono la loro macchina ombra e cosi pure la raccolta di denaro anonimo dei megadonatori che manteneva in funzione le loro operazioni sul campo.
    I repubblicani hanno ancora WinRed e i donatori di base. I Democratici? La loro fogna di denaro oscuro è stata tappata.
    Le conseguenze sono enormi: I gruppi finanziati da Arabella che hanno favorito l'affluenza alle urne dei Democratici devono ora ridimensionarsi: questo si ripercuote sugli Stati in bilico nel 2026 e 2028, dove le operazioni sul margine di errore decidono le elezioni.
    E la parte migliore: I democratici non possono piangere senza ammettere la verità: che il loro “impegno civico” è stato alimentato dal denaro oscuro di miliardari e contribuenti.
    Ed anche a livello globale la pressione sta aumentando: per esempio Il premier ungherese Orbán ha già giurato di espellere i gruppi sostenuti da Soros, definendoli “corruzione”. Ora Trump sta segnalando la stessa cosa in patria.
    Le indagini lo confermano: I gruppi legati ad Arabella hanno inscenato rivolte anti-ICE, hanno ricevuto milioni di sovvenzioni e si sono persino messi in fila per ottenere 2 miliardi di dollari di fondi EPA per il clima: una vera e propria macchina di protesta anti sovranista finanziata dai contribuenti.
    Morale della favola: Soros + Arabella non era filantropia ma PURO RACKET!!!!.
    La palude progressista è ormai nel panico: i patrioti vincono!!!

    https://www.ilgiornale.it/news/interni/soros-e-investimenti-sinistra-27-miliardi-solo-nel-2021-2106853.html
    CARI " LIBERI TRA I VIVI", VOGLIO FARVI INIZIARE BENE IL NOSTRO ULTIMO WEEKEND DI AGOSTO CON QUESTA ULTERIORE INFORMAZIONE CHE CI FA CRESCERE SEMPRE DI PIU IN CONSAPEVOLEZZA, CONVINTI DI ESSERE DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA๐Ÿ’ช๐Ÿ‡ฎ๐Ÿ‡น๐Ÿ˜œ ๐Ÿ–ค๐Ÿ”ฅ"SISTEMA ARABELLA": IL "BANCOMAT" DEI PROGRESSISTI GESTITO DA SOROS STA COLLASANDO๐Ÿ™ˆ๐Ÿ˜ฑ Fiumi di miliardi: così Soros ingrassa le casse della sinistra Dal 2000 ad oggi il magnate nato a Budapest ha stanziato 21 miliardi di dollari tra partiti e lobby: il più grande bancomat per cause politiche al mondo CI sono "Assi di sinistra" che sono in procinto di saltare: per esempio Trump ha appena messo Soros sotto osservazione RICO cosi come, allo stesso tempo e modo, ha messo Gates& his foundations' system". COME HA FATTO??? "Elementare whatson" direbbero i " fratelli maggiori inglesi": Arabella Advisors, il bancomat della sinistra, la fogna dei finanziamenti segreti dei Democratici, e' stata presa di mira dal MAGA ed ora sta collassando. Ma come funziona il "SISTEMA ARABELLA" e chi lo gestisce??? Va premesso innanzitutto che ieri 28 agosto Trump ha detto pubblicamente in un'intervista dallo studio ovale della White House che "Soros e suo figlio Alex dovrebbero essere perseguiti ai sensi del RICO per il sostegno alle proteste violente e molto altro attuate in tutti gli Stati Uniti”: non ha usato mezzi termini continuando ad affermare che “Non permetteremo più a questi pazzi di fare a pezzi l'America” ed Elon Musk , per rincarare la dose lo ha immediatamente appoggiato dichiarando: “È ora di agire direttamente contro Soros”!!!!....PIU' LAPIDARI E CHIARI DI COSI, alla faccia della DIPLOMAZIA!!!!! Nel frattempo, il New York Times ha ammesso silenziosamente ciò che ha nascosto per anni scrivendo:" Arabella Advisors - l'enorme macchina di denaro oscuro che finanzia l'attivismo di sinistra - sta cadendo a pezzi". MA COSA FA ARABELLA? Arabella gestisce centinaia di fondi che finanziano le proteste per il clima, le iniziative elettorali, i gruppi per la giustizia razziale, le campagne di registrazione degli elettori , insomma l'intero “gioco di base” della sinistra.Cosa pero' non ha volutamente detto il Times?Che Arabella è legata alla famiglia Soros: per anni è stata la macchina del denaro ombra dietro le operazioni dei Democratici gestita direttamente dai Soros&friends Il generale Flynn aveva gia' lanciato l'allarme dal 2020 dichiarando:"Arabella e' l'hub in cui i soldi dei miliardari + i fondi dei contribuenti si fondevano per alimentare proteste ed elezioni anti sovranisti". Eccovi dunque come funzionava la pipeline? ๐Ÿ‘‰ dollari dei contribuenti USAID → mega-fondazioni (come Gates) → Arabella Advisors → ONG democratiche, politici, rivolte e corruzzione dilagante in Usa ed in tutto il mondo, nessuno escluso. In parole povere: stavamo pagando la distruzione del "sistema sovranista" su cui fino a 40 anni fa si basavano (e si basano tuttora anche se sono state x ora bypassate da fonti legislative di "grado superiore" come dice l'elite) la maggiorparte delle CARTE COSTITUZIONALI DEI PAESI DEMOCRATICI DEL 1900. Ritornando ad Arabella si puo' dire con certezza che nell'ultimo decennio Arabella ha fatto "incetta" di burocrati dell'USAID, offrendo loro posti di lavoro privilegiati nella sua rete di “organizzazioni non profit” dai nomi blandi, cosi come grandi donatori come la Fondazione Gates hanno ottenuto grasse sovvenzioni dall'USAID. In effetti, l'USAID inviava loro denaro dei contribuenti, che passavano ad Arabella, che poi lo incanalava nell’attivismo progressista antisovranista. Trump, tra le prime cose che ha fatto, ha chiuso il rubinetto dell'USAID: ed ora per mantenere a galla Arabella, Gates deve attingere ai fondi della sua fondazione di cui nel contempo gli investigatori del DOGE stanno tracciando ogni singolo dollaro grazie anche al Qfs. Non c'è quindi da sorprendersi se Gates&c. si stanno tirando fuori da Arabella, nascondendosi dietro una linea di pubbliche relazioni secondo cui si trattava “solo di una decisione commerciale”. Traduzione: sono nel panico!!!! Non era solo una questione di ottica, Arabella era l'ancora di salvezza della sinistra, il loro bancomat!!!!Senza di essa, i Democratici perdono la loro macchina ombra e cosi pure la raccolta di denaro anonimo dei megadonatori che manteneva in funzione le loro operazioni sul campo. I repubblicani hanno ancora WinRed e i donatori di base. I Democratici? La loro fogna di denaro oscuro è stata tappata. Le conseguenze sono enormi: I gruppi finanziati da Arabella che hanno favorito l'affluenza alle urne dei Democratici devono ora ridimensionarsi: questo si ripercuote sugli Stati in bilico nel 2026 e 2028, dove le operazioni sul margine di errore decidono le elezioni. E la parte migliore: I democratici non possono piangere senza ammettere la verità: che il loro “impegno civico” è stato alimentato dal denaro oscuro di miliardari e contribuenti. Ed anche a livello globale la pressione sta aumentando: per esempio Il premier ungherese Orbán ha già giurato di espellere i gruppi sostenuti da Soros, definendoli “corruzione”. Ora Trump sta segnalando la stessa cosa in patria. Le indagini lo confermano: I gruppi legati ad Arabella hanno inscenato rivolte anti-ICE, hanno ricevuto milioni di sovvenzioni e si sono persino messi in fila per ottenere 2 miliardi di dollari di fondi EPA per il clima: una vera e propria macchina di protesta anti sovranista finanziata dai contribuenti. Morale della favola: Soros + Arabella non era filantropia ma PURO RACKET!!!!. La palude progressista è ormai nel panico: i patrioti vinconoโค๏ธ๐Ÿ‡บ๐Ÿ‡ธ!!! https://www.ilgiornale.it/news/interni/soros-e-investimenti-sinistra-27-miliardi-solo-nel-2021-2106853.html
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    Fiumi di miliardi: così Soros ingrassa le casse della sinistra
    Dal 2000 ad oggi il magnate nato a Budapest ha stanziato 21 miliardi di dollari tra partiti e lobby: il più grande bancomat per cause politiche al mondo
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  • L'ATTENZIONE È POTERE

    «Non dovete badare al cantante
    tutta gente che viene e che va
    tutta gente che resta soltanto un momento
    soltanto nel caso che il pezzo ci divertirà.
    Non dovete badare al cantante
    lo sappiamo la vita che fa
    guarda solo la foto che c’è sul giornale
    ci siamo capiti che razza di uomo sarà.»

    Mi spiace di dover scomodare l'amico Luciano Ligabue in uno dei suoi successi risalenti a circa 30 anni fa (dal cd "Buon compleanno Elvis" - 1995). Però stavolta serve perché nel bene o nel male viviamo in un'epoca dove finiamo sempre a dare troppa importanza o seguito a qualunque intervento di una personalità politica. E forse sbagliamo in un doppio senso.

    โšซ๏ธ Da un lato, quando esaltiamo oltre misura chi stimiamo.
    โšซ๏ธ Dall’altro, quando concentriamo la nostra energia nel denigrare chi ci è avverso.

    Prendiamo il caso recente dell’ex assessore Majorino, che si è speso in una goffa difesa della giunta Sala dentro lo scandalo Cementopoli. La reazione? Una valanga di invettive, meme, post ironici, accuse alla sua lucidità mentale. Tutto questo, però, non ha fatto altro che rilanciare il suo nome e la sua immagine pubblica.

    Non ci rendiamo conto che, così facendo, non facciamo altro che giocare nella loro stessa arena?
    Una personalità continuamente sotto i riflettori diventa un nemico nauseante questo è vero. Ma al contempo è sinonimo di verità proprio perché nutrita dalla reiterazione e dal fatto che sia effettivamente sulla bocca di tutti.
    Perché è questo che muove i voti come la forza effettiva di ogni compagine che intenda comandare e che abbia i mezzi. Chi guardacaso non ha i mezzi per mettersi in mostra politicamente rimane escluso dai giochi delle preferenze . Semplice.

    E allora la domanda diventa urgente: vogliamo davvero restare intrappolati nella spirale della diatriba sterile?

    La vera alternativa è concentrarsi sulla controproposta.
    La vera forza è negare l’attenzione, non alimentarla.
    Il vero atto politico oggi è l’indifferenza strategica: isolarli nel silenzio, lasciarli soli coi loro adepti (pochi o tanti che fossero).

    Prima del consenso, ogni politico cerca la cosa più primordiale: l’#attenzione.
    Togliamogliela.

    #PoliticaDiContenuto #Cementopoli #Milano #Attivismo #ControProposta #poteredellattenzione
    โš–๏ธ L'ATTENZIONE È POTERE๐Ÿ•ฏ๏ธ «Non dovete badare al cantante tutta gente che viene e che va tutta gente che resta soltanto un momento soltanto nel caso che il pezzo ci divertirà. Non dovete badare al cantante lo sappiamo la vita che fa guarda solo la foto che c’è sul giornale ci siamo capiti che razza di uomo sarà.» Mi spiace di dover scomodare l'amico Luciano Ligabue in uno dei suoi successi risalenti a circa 30 anni fa (dal cd "Buon compleanno Elvis" - 1995). Però stavolta serve perché nel bene o nel male viviamo in un'epoca dove finiamo sempre a dare troppa importanza o seguito a qualunque intervento di una personalità politica. E forse sbagliamo in un doppio senso. โšซ๏ธ Da un lato, quando esaltiamo oltre misura chi stimiamo. โšซ๏ธ Dall’altro, quando concentriamo la nostra energia nel denigrare chi ci è avverso. Prendiamo il caso recente dell’ex assessore Majorino, che si è speso in una goffa difesa della giunta Sala dentro lo scandalo Cementopoli. La reazione? Una valanga di invettive, meme, post ironici, accuse alla sua lucidità mentale. Tutto questo, però, non ha fatto altro che rilanciare il suo nome e la sua immagine pubblica. โ“Non ci rendiamo conto che, così facendo, non facciamo altro che giocare nella loro stessa arena? Una personalità continuamente sotto i riflettori diventa un nemico nauseante questo è vero. Ma al contempo è sinonimo di verità proprio perché nutrita dalla reiterazione e dal fatto che sia effettivamente sulla bocca di tutti. Perché è questo che muove i voti come la forza effettiva di ogni compagine che intenda comandare e che abbia i mezzi. Chi guardacaso non ha i mezzi per mettersi in mostra politicamente rimane escluso dai giochi delle preferenze . Semplice. E allora la domanda diventa urgente: vogliamo davvero restare intrappolati nella spirale della diatriba sterile? ๐Ÿ‘‰ La vera alternativa è concentrarsi sulla controproposta. ๐Ÿ‘‰ La vera forza è negare l’attenzione, non alimentarla. ๐Ÿ‘‰ Il vero atto politico oggi è l’indifferenza strategica: isolarli nel silenzio, lasciarli soli coi loro adepti (pochi o tanti che fossero). Prima del consenso, ogni politico cerca la cosa più primordiale: l’#attenzione. Togliamogliela. #PoliticaDiContenuto #Cementopoli #Milano #Attivismo #ControProposta #poteredellattenzione
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  • ENO / ALBARN & CO. – La musica colpisce ancora

    Se insisto a dire che la Cultura e l'Arte sono la "chiave" di lettura e riconciliazione delle parti nel mondo non è a caso. Perché a differenza di tanti fuffaguru, santoni del web o letterati moderni che devono per forza vendere e accedere alla categoria best seller, gli artisti operano su canoni emozionali e valori condivisi che riescono ad accomunare davvero le persone al di sopra dei soliti criteri politici. E questa non è sola e semplice ricerca di visibilità, perché una kermesse fatta di più interpreti di stili diversi che si unicorno per una performance di un giorno ha un valore maggiore di un comizio. Negli anni ’80 ringraziammo Bob Geldof che con il “Live Aid” lanciò insieme a una schiera di artisti un segnale storico per la lotta alla fame nel mondo. I problemi non sono cambiati purtroppo e si ritornerà di nuovo a Wembley. Magari con meno sfarzo e magniloquenza da anni ’80 ma con una musica che colpisce ancora e lancia i suoi segnali. Possiamo ritenerci fortunati che in questa metà di anni ’20 possiamo ancora contare su “gegnacci” come Brian Eno e Damon Albarn che, con la solita compostezza, occupano ora le prime pagine per un evento degno di nota.

    Il 17 settembre, Wembley Arena: Together For Palestine. Brian Eno e Damon Albarn guidano una lineup che mescola star globali (James Blake, Jamie xx, Bastille, Paloma Faith…) e voci palestinesi come Adnan Joubran, Faraj Suleiman e Nai Barghouti. L’obiettivo? Eno lo dice chiaro: «Gli artisti hanno sempre aiutato a denunciare le ingiustizie e a immaginare futuri migliori. È il momento di unirci, alzare la voce e riaffermare la nostra umanità condivisa».

    E poi Albarn, che davanti a Channel 4 News non si nasconde più: «Bisogna riconoscere il genocidio che avviene a Gaza. I palestinesi appartengono a quei territori, non si possono semplicemente cacciare via. Non è accettabile». Il musicista inglese già
    durante la promozione del nuovo progetto del collettivo Africa Express, Bahidorà, aveva inoltre espresso il desiderio di lavorare con musicisti palestinesi e israeliani: “Africa Express potrebbe andare in Palestina,” aveva detto. “Non è politica, è cultura. Vorrei andare anche in Israele per unire le persone”.

    Semplice e senza doppie interpretazioni.
    La musica non ha mai smesso di lanciare i suoi segnali nei decenni. Segnali e simboli che non si vogliono considerare forse con le dovute attenzioni e riguardi, relegando come sempre la cultura in un piano secondario.
    Per fortuna ci sono ancora personalità motivate e pronte e rialzare la testa oltre che il suono.
    La Cultura è la strada e l'arte è la sua forma più profonda e precisa per segnarne il percorso.
    Restiamo sintonizzati. Soprattutto col cervello. E che questi suoni arrivino alle orecchie da "mercante"del governante.

    #TogetherForPalestine #BrianEno #DamonAlbarn #MusicaPerLaPace #ArteAttivismo #CulturaResistenza #FreePalestine #StopWar #Wembley2025
    ๐ŸŽถ ENO / ALBARN & CO. – La musica colpisce ancora ๐ŸŽคโœŠ Se insisto a dire che la Cultura e l'Arte sono la "chiave" di lettura e riconciliazione delle parti nel mondo non è a caso. Perché a differenza di tanti fuffaguru, santoni del web o letterati moderni che devono per forza vendere e accedere alla categoria best seller, gli artisti operano su canoni emozionali e valori condivisi che riescono ad accomunare davvero le persone al di sopra dei soliti criteri politici. E questa non è sola e semplice ricerca di visibilità, perché una kermesse fatta di più interpreti di stili diversi che si unicorno per una performance di un giorno ha un valore maggiore di un comizio. Negli anni ’80 ringraziammo Bob Geldof che con il “Live Aid” lanciò insieme a una schiera di artisti un segnale storico per la lotta alla fame nel mondo. I problemi non sono cambiati purtroppo e si ritornerà di nuovo a Wembley. Magari con meno sfarzo e magniloquenza da anni ’80 ma con una musica che colpisce ancora e lancia i suoi segnali. Possiamo ritenerci fortunati che in questa metà di anni ’20 possiamo ancora contare su “gegnacci” come Brian Eno e Damon Albarn che, con la solita compostezza, occupano ora le prime pagine per un evento degno di nota. Il 17 settembre, Wembley Arena: Together For Palestine. Brian Eno e Damon Albarn guidano una lineup che mescola star globali (James Blake, Jamie xx, Bastille, Paloma Faith…) e voci palestinesi come Adnan Joubran, Faraj Suleiman e Nai Barghouti. L’obiettivo? Eno lo dice chiaro: «Gli artisti hanno sempre aiutato a denunciare le ingiustizie e a immaginare futuri migliori. È il momento di unirci, alzare la voce e riaffermare la nostra umanità condivisa». E poi Albarn, che davanti a Channel 4 News non si nasconde più: «Bisogna riconoscere il genocidio che avviene a Gaza. I palestinesi appartengono a quei territori, non si possono semplicemente cacciare via. Non è accettabile». Il musicista inglese già durante la promozione del nuovo progetto del collettivo Africa Express, Bahidorà, aveva inoltre espresso il desiderio di lavorare con musicisti palestinesi e israeliani: “Africa Express potrebbe andare in Palestina,” aveva detto. “Non è politica, è cultura. Vorrei andare anche in Israele per unire le persone”. Semplice e senza doppie interpretazioni. La musica non ha mai smesso di lanciare i suoi segnali nei decenni. Segnali e simboli che non si vogliono considerare forse con le dovute attenzioni e riguardi, relegando come sempre la cultura in un piano secondario. Per fortuna ci sono ancora personalità motivate e pronte e rialzare la testa oltre che il suono. La Cultura è la strada e l'arte è la sua forma più profonda e precisa per segnarne il percorso. Restiamo sintonizzati. Soprattutto col cervello. E che questi suoni arrivino alle orecchie da "mercante"del governante. #TogetherForPalestine #BrianEno #DamonAlbarn #MusicaPerLaPace #ArteAttivismo #CulturaResistenza #FreePalestine #StopWar #Wembley2025
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  • VOLERE È POT3RE

    Quando sento che la politica è morta e non ha più nulla da dire o da dare mi infurio davvero, perché alla fine la società civile e altre realtà parallele come quella sindacale ci offrono una delle lezioni più elementari e basilari di sempre.

    E ci vogliono 3 elementi che mancano nella nostra realtà nazionale come locale.
    Non fa differenza, perché l'animo umano è uno solo e la persona apolitica alla fine non la puoi scindere da quella quotidiana del padre di famiglia, della madre, ecc.

    Ci vuole:

    - Capacità di fare squadra per guardare ad obiettivi più aulici e saper trascendere dalla appartenenza politica.
    - Il coraggio di prendere delle scelte.
    - Perseguirle insieme, pianificando le conseguenze ma restando uniti, sapendo che non possiamo permetterci di perdere pezzi per strada.

    Nel silenzio dei media mainstream, un fatto comunque gravissimo e bellissimo insieme: tre container Evergreen, con armamenti destinati a Israele, non saranno scaricati in Italia.
    Dopo una segnalazione dal porto del Pireo e l’annuncio ,non lo sciopero effettivo , di una mobilitazione al terminal PSA di Genova Pra’, la Cosco Shipping Pisces ha fatto marcia indietro.
    Carico respinto. Ritorno a Singapore. Obiettivo centrato, ancora prima di scioperare.

    José Nivoi (USB Mari e Porti, Calp) ha dichiarato:

    “È una vittoria impensabile. Non era mai successo: è bastato l’annuncio dello sciopero perché la compagnia rinunciasse allo scarico"

    Lo conferma il CALP:

    “Eravamo pronti a bloccare tutto. Ma non pensavamo bastasse l’annuncio. È un segnale forte: oggi l’indignazione arriva anche dentro i colossi della logistica come Cosco, Evergreen e PSA.”
    La miccia è partita dal porto del Pireo, grazie al sindacalista Damianos Voudigaris (Enedep), che ha segnalato pubblicamente la presenza del carico bellico.
    Nel giro di poche ore, il Coordinamento internazionale dei porti contro la guerra si è attivato, collegando il fronte greco a quello genovese, con USB in prima linea. Questo si chiama "gioco di squadra" con un appello che ha saputo viaggiare dal Piero a Genova.

    Cosco ha capito che rischiava di perdere tempo, denaro e faccia: ha scelto di fuggire.

    “Siamo stati il proverbiale sassolino capace, per una volta, di inceppare davvero l’ingranaggio della logistica bellica”, ha detto ancora Nivoi.

    Un episodio isolato? Forse.
    Ma può essere il primo capitolo di una lunga serie di mobilitazioni che si possono vincere.
    Solo se facciamo squadra. Solo se smettiamo di guardarci l’ombelico.
    A Genova ci hanno dato una lezione. E ora che quell’eco arrivi anche a Milano.
    Perché la pace la si costruisce con gli atti. Con i corpi. Con il coraggio. Non con le sole invettive.

    Che sia la volta buona. Prendiamoci questa lezione ma anche il nostro posto nella storia.

    #NoArmi #PortualiInLotta #GenovaNonSiPiega #AttivismoPolitico #MilanoResiste
    #BastaGuerra #CoscoOut #Evergreen #USB #CALP #PeaceNotWar #DisarmoSubito #milanochiama
    โœŠ๐Ÿ“ฆ VOLERE È POT3RE ๐ŸŒ๐Ÿšข Quando sento che la politica è morta e non ha più nulla da dire o da dare mi infurio davvero, perché alla fine la società civile e altre realtà parallele come quella sindacale ci offrono una delle lezioni più elementari e basilari di sempre. E ci vogliono 3 elementi che mancano nella nostra realtà nazionale come locale. Non fa differenza, perché l'animo umano è uno solo e la persona apolitica alla fine non la puoi scindere da quella quotidiana del padre di famiglia, della madre, ecc. Ci vuole: - Capacità di fare squadra per guardare ad obiettivi più aulici e saper trascendere dalla appartenenza politica. - Il coraggio di prendere delle scelte. - Perseguirle insieme, pianificando le conseguenze ma restando uniti, sapendo che non possiamo permetterci di perdere pezzi per strada. Nel silenzio dei media mainstream, un fatto comunque gravissimo e bellissimo insieme: tre container Evergreen, con armamenti destinati a Israele, non saranno scaricati in Italia. Dopo una segnalazione dal porto del Pireo e l’annuncio ,non lo sciopero effettivo , di una mobilitazione al terminal PSA di Genova Pra’, la Cosco Shipping Pisces ha fatto marcia indietro. Carico respinto. Ritorno a Singapore. Obiettivo centrato, ancora prima di scioperare. ๐Ÿ‘‰José Nivoi (USB Mari e Porti, Calp) ha dichiarato: “È una vittoria impensabile. Non era mai successo: è bastato l’annuncio dello sciopero perché la compagnia rinunciasse allo scarico" Lo conferma il CALP: “Eravamo pronti a bloccare tutto. Ma non pensavamo bastasse l’annuncio. È un segnale forte: oggi l’indignazione arriva anche dentro i colossi della logistica come Cosco, Evergreen e PSA.” La miccia è partita dal porto del Pireo, grazie al sindacalista Damianos Voudigaris (Enedep), che ha segnalato pubblicamente la presenza del carico bellico. Nel giro di poche ore, il Coordinamento internazionale dei porti contro la guerra si è attivato, collegando il fronte greco a quello genovese, con USB in prima linea. Questo si chiama "gioco di squadra" con un appello che ha saputo viaggiare dal Piero a Genova. Cosco ha capito che rischiava di perdere tempo, denaro e faccia: ha scelto di fuggire. “Siamo stati il proverbiale sassolino capace, per una volta, di inceppare davvero l’ingranaggio della logistica bellica”, ha detto ancora Nivoi. Un episodio isolato? Forse. Ma può essere il primo capitolo di una lunga serie di mobilitazioni che si possono vincere. Solo se facciamo squadra. Solo se smettiamo di guardarci l’ombelico. A Genova ci hanno dato una lezione. E ora che quell’eco arrivi anche a Milano. Perché la pace la si costruisce con gli atti. Con i corpi. Con il coraggio. Non con le sole invettive. โœŠ Che sia la volta buona. Prendiamoci questa lezione ma anche il nostro posto nella storia. #NoArmi #PortualiInLotta #GenovaNonSiPiega #AttivismoPolitico #MilanoResiste #BastaGuerra #CoscoOut #Evergreen #USB #CALP #PeaceNotWar #DisarmoSubito #milanochiama
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  • TRENTINI – Amaro in bocca italiano


    Aiutare il prossimo.
    Ma come, per cosa e soprattutto… a quale prezzo?
    Quando ci si spinge oltre i confini, per passione, per vocazione o per lavoro, si dovrebbe avere almeno la certezza che il proprio Paese non ti lascerà solo.

    Post completo:

    https://www.facebook.com/share/p/1JRD9yEFR2/

    #FreeAlbertoTrentini #GiustiziaPerTrentini #SolidarietàInternazionale #CooperazioneSottoAttacco #VeritàEGiustizia #NonLasciamoloSolo #BastaSilenzio #StatoAssente #UmanitàInPrigione #ItaliaSveglia #AttivismoCoerente #MobilitazioneAdesso #ComitatiUniti #GiustiziaPerTutti
    ๐Ÿ‡ฎ๐Ÿ‡น TRENTINI – Amaro in bocca italiano ๐Ÿ‡ฎ๐Ÿ‡น Aiutare il prossimo. Ma come, per cosa e soprattutto… a quale prezzo? Quando ci si spinge oltre i confini, per passione, per vocazione o per lavoro, si dovrebbe avere almeno la certezza che il proprio Paese non ti lascerà solo. Post completo: https://www.facebook.com/share/p/1JRD9yEFR2/ #FreeAlbertoTrentini #GiustiziaPerTrentini #SolidarietàInternazionale #CooperazioneSottoAttacco #VeritàEGiustizia #NonLasciamoloSolo #BastaSilenzio #StatoAssente #UmanitàInPrigione #ItaliaSveglia #AttivismoCoerente #MobilitazioneAdesso #ComitatiUniti #GiustiziaPerTutti
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  • PER UNA VOCE SOLA
    Ok firmiamo, spammiamo, ma non dimentichiamo quello che siamo...

    Sarò impopolare, tanto per cambiare. Ma c’è qualcosa che mi urta sempre quando l’attivismo diventa un talent show travestito da buona causa.
    L’impressione? Che ogni volta che scoppia un caso mediatico, si scateni la gara a chi riesce per primo a piantare la propria bandierina sulla Luna del giorno .
    Un mix esplosivo di voga e foga — il cocktail preferito dell’attivista social 3.0.

    ๐Ÿผ Individua il tema "caldo".
    ๐Ÿผ Lancia la petizione.
    ๐Ÿผ Ritagliati un posto da protagonista nel feed.

    Sì, lo abbiamo fatto tutti. Nessuno escluso.
    E va pure bene: l’attivismo vive di reattività. Ma reagire non significa sempre frazionare.

    Entriamo di prepotenza nel caso di Francesca Albanese.
    In due giorni: valanghe di petizioni, candidature a premi, appelli, endorsement e probabilmente a breve anche spillette e magliette a tiratura limitata.

    Tutto nobile, per carità.
    E io firmo.
    Firmerei anche bendato. ๐Ÿ˜ถโ€๐ŸŒซ๏ธ
    ๐Ÿ‘‰Chi ha sostenuto Julian Assange non può che stare dalla parte degli "outsiders"che pagano il prezzo di dire ciò che è scomodo.

    ๐Ÿ‘‰Ma c’è un problema: la mancanza totale di coesione.
    Tutti propongono, tutti firmano, tutti rilanciano… ma ognuno per conto suo.
    Il risultato? Un rumore di fondo talmente disordinato che più che sostenere Albanese, sembra voler promuovere chi lancia l’iniziativa.
    โ—๏ธE il rischio è il solito: boicottaggi incrociati, gelosie da primo firmatario, orgoglio di bottega che manda tutto in corto circuito.

    Più luci sparse fanno effetto, ma quanto sarebbe più potente un unico fascio di luce concentrato in una sola direzione?

    Ho fatto un pippotto?
    Sì, certamente.
    Ma chi mi legge sa quanto tengo alla causa.
    Francesca Albanese non è un nome da talk show, ma una voce scomoda per chi non accetta che i diritti umani valgano per tutti.
    E ora sta pagando il prezzo di questa posizione con sanzioni gravi che non possiamo ignorare:

    Congelamento di eventuali beni e conti bancari negli Stati Uniti
    Divieto di ingresso per lei e i suoi familiari
    Divieto di collaborazione economica con enti o cittadini americani
    Rischio di isolamento accademico e diplomatico internazionale

    Una punizione che sa di intimidazione, in pieno stile "legge del più forte". E che mina, ancora una volta, la credibilità già traballante dell’ONU.

    Per questo vi propongo di convogliare le energie su una delle iniziative già più strutturate e trasversali, con un buon livello di rappresentanza:

    Firma la petizione su Change.org:

    https://chng.it/Wkp9QccdYZ

    Ma, al di là della singola petizione, non possiamo fermarci qui.
    Serve una rete di supporto vera: politica, mediatica, diplomatica, umana.
    Perché quando una persona diventa scomoda o politicamente pericolosa, il passo verso la sua eliminazione (fisica o simbolica) è breve.
    E il silenzio o la frammentazione di chi dovrebbe proteggerla è una complicità indiretta.

    ๐Ÿ‘‰Quindi sì: firmiamo, giriamo e inoltriamo,ma non dimentichiamo quello che siamo e per cosa ci battiamo.

    #FrancescaAlbanese #FreeSpeech #HumanRights #StopCensorship #ONU #NobelPerLaPace #AttivismoResponsabile #Dignità #DirittiUmani #GiustiziaPerTutti #SupportFrancescaAlbanese #UnaVoceSola #AttivismoEtico #unitisivince
    ๐Ÿ”ฆ PER UNA VOCE SOLA Ok firmiamo, spammiamo, ma non dimentichiamo quello che siamo... Sarò impopolare, tanto per cambiare. ๐Ÿ™ƒMa c’è qualcosa che mi urta sempre quando l’attivismo diventa un talent show travestito da buona causa. L’impressione? Che ogni volta che scoppia un caso mediatico, si scateni la gara a chi riesce per primo a piantare la propria bandierina sulla Luna del giorno ๐Ÿ๐ŸŒ•. Un mix esplosivo di voga e foga — il cocktail preferito dell’attivista social 3.0. ๐Ÿ‘‰๐Ÿผ Individua il tema "caldo". ๐Ÿ‘‰๐Ÿผ Lancia la petizione. ๐Ÿ‘‰๐Ÿผ Ritagliati un posto da protagonista nel feed. Sì, lo abbiamo fatto tutti. Nessuno escluso. E va pure bene: l’attivismo vive di reattività. Ma reagire non significa sempre frazionare. Entriamo di prepotenza nel caso di Francesca Albanese. In due giorni: valanghe di petizioni, candidature a premi, appelli, endorsement e probabilmente a breve anche spillette e magliette a tiratura limitata. Tutto nobile, per carità. E io firmo. Firmerei anche bendato. ๐Ÿ˜ถ‍๐ŸŒซ๏ธ ๐Ÿ‘‰Chi ha sostenuto Julian Assange non può che stare dalla parte degli "outsiders"che pagano il prezzo di dire ciò che è scomodo. ๐Ÿ‘‰Ma c’è un problema: la mancanza totale di coesione. Tutti propongono, tutti firmano, tutti rilanciano… ma ognuno per conto suo. Il risultato? Un rumore di fondo talmente disordinato che più che sostenere Albanese, sembra voler promuovere chi lancia l’iniziativa. ๐Ÿ™„ โ—๏ธE il rischio è il solito: boicottaggi incrociati, gelosie da primo firmatario, orgoglio di bottega che manda tutto in corto circuito. ๐Ÿ”ฆ Più luci sparse fanno effetto, ma quanto sarebbe più potente un unico fascio di luce concentrato in una sola direzione? Ho fatto un pippotto? Sì, certamente. ๐Ÿคท‍โ™‚๏ธ Ma chi mi legge sa quanto tengo alla causa. Francesca Albanese non è un nome da talk show, ma una voce scomoda per chi non accetta che i diritti umani valgano per tutti. E ora sta pagando il prezzo di questa posizione con sanzioni gravi che non possiamo ignorare: ๐Ÿ“ Congelamento di eventuali beni e conti bancari negli Stati Uniti ๐Ÿ“ Divieto di ingresso per lei e i suoi familiari ๐Ÿ“ Divieto di collaborazione economica con enti o cittadini americani ๐Ÿ“ Rischio di isolamento accademico e diplomatico internazionale Una punizione che sa di intimidazione, in pieno stile "legge del più forte". E che mina, ancora una volta, la credibilità già traballante dell’ONU. Per questo vi propongo di convogliare le energie su una delle iniziative già più strutturate e trasversali, con un buon livello di rappresentanza: ๐Ÿ”— Firma la petizione su Change.org: https://chng.it/Wkp9QccdYZ ๐Ÿ”ดMa, al di là della singola petizione, non possiamo fermarci qui. Serve una rete di supporto vera: politica, mediatica, diplomatica, umana. Perché quando una persona diventa scomoda o politicamente pericolosa, il passo verso la sua eliminazione (fisica o simbolica) è breve. E il silenzio o la frammentazione di chi dovrebbe proteggerla è una complicità indiretta. ๐Ÿ‘‰Quindi sì: firmiamo, giriamo e inoltriamo,ma non dimentichiamo quello che siamo e per cosa ci battiamo. โœŠ #FrancescaAlbanese #FreeSpeech #HumanRights #StopCensorship #ONU #NobelPerLaPace #AttivismoResponsabile #Dignità #DirittiUmani #GiustiziaPerTutti #SupportFrancescaAlbanese #UnaVoceSola #AttivismoEtico #unitisivince
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