• CATEGORIE INVISIBILI
    Beffa ai caregivers

    Ci sono tematiche che, purtroppo, passano inevitabilmente in secondo piano.
    Di sicuro perché viviamo in un Paese “strano” — per usare un eufemismo — capace di empatizzare con il dolore di popoli lontani, eppure totalmente indifferente davanti alle “peggio porcate” che ogni anno ci servono in tavola con la Manovra economica.
    Un piatto indigesto, puntuale come le abbuffate natalizie.

    E per chi, come il sottoscritto, proviene da percorsi di vita e di studio di carattere umanistico, è impossibile non volgere lo sguardo al dato umano.
    Quello che manda avanti una società, che tiene in piedi un partito o un movimento politico, nonostante tutto.

    Mi spiace dover constatare, ancora una volta, che dopo la cultura, a non godere dei dovuti riguardi siano le politiche sociali.
    Nonostante gli appelli di organizzazioni e associazioni di settore, certe riforme rimangono in un eterno “limbo”, fino a concretizzarsi in reali beffe.
    E ogni volta c’è qualcuno pronto a giustificarle con la solita scusa della coperta corta, vero?
    Oppure, diciamola tutta: ci sono argomenti che non sono “politicamente cavalcabili”.
    Basta ipocrisie, non siamo più bambini.

    Stavolta tocca ai Caregiver di tutta Italia.
    Persone che da anni attendono una legge capace di offrire un riconoscimento sociale, giuridico ed economico, oltreché dignità.
    Parliamo di decine di migliaia di caregiver familiari, in larghissima parte donne over 40, conviventi con chi assistono, impegnate in turni infiniti di cura: 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
    Persone che sacrificano salute, tempo, vita professionale e spesso anche la propria identità pur di garantire assistenza continua a un familiare.

    E cosa prevede la nuova Manovra?
    Secondo l’art. 53, sarà istituito un fondo per il “finanziamento delle iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione di 1,15 milioni di euro per l’anno 2026, e di 207 milioni annui a decorrere dal 2027”.

    Una mancetta.
    Una cifra ridicola se rapportata al fabbisogno reale di un Paese in cui il welfare familiare regge spesso dove lo Stato si dissolve.

    E la cosa più triste è che il Ministero — nella figura di Alessandra Locatelli — si dà alla macchia.
    Complice forse il fatto di giovare di un anonimato comodo, al riparo dai riflettori che illuminano ministri più “macchiettistici” come Giuli, Tajani, Crosetto & Friends.

    Il Governo tace anche di fronte agli appelli e alle legittime richieste di realtà associative come
    “Genitori Tosti in Tutti i Posti”, FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e CONFAD (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità).

    E allora diciamolo: non è una questione di ideologia politica.
    La vera colpa, di qualunque governo, è non voler guardare in faccia la realtà.
    Non voler ascoltare chi vive quotidianamente le fragilità del Paese reale.

    Perché le categorie invisibili sono tante.
    Padri separati, nuclei monogenitoriali in stato di vedovanza, famiglie schiacciate da un ISEE che punisce invece di tutelare.
    Tutti ignorati in nome di “altre priorità”.
    Oppure, peggio ancora, scaricati sulle Regioni.

    Ridurre tutto all’ennesimo scontro di contrade ideologiche è il più grande errore di chi governa e di chi si oppone.
    Perché non è una questione di colore politico, ma di sensibilità.
    Quando la politica tornerà a essere studio, ascolto e visione, e non semplice folclore di piazza, forse potremo scrivere un’agenda reale delle priorità di questo Paese.
    Ma servirà qualcosa che oggi manca più di ogni altra risorsa:
    uomini e donne di buona volontà.

    #Caregiver #Manovra2025 #PoliticheSociali #Invisibili #Welfare #DirittiNegati #GiustiziaSociale #Politica #SocietàCivile #dignità
    CATEGORIE INVISIBILI Beffa ai caregivers Ci sono tematiche che, purtroppo, passano inevitabilmente in secondo piano. Di sicuro perché viviamo in un Paese “strano” — per usare un eufemismo — capace di empatizzare con il dolore di popoli lontani, eppure totalmente indifferente davanti alle “peggio porcate” che ogni anno ci servono in tavola con la Manovra economica. Un piatto indigesto, puntuale come le abbuffate natalizie. E per chi, come il sottoscritto, proviene da percorsi di vita e di studio di carattere umanistico, è impossibile non volgere lo sguardo al dato umano. Quello che manda avanti una società, che tiene in piedi un partito o un movimento politico, nonostante tutto. Mi spiace dover constatare, ancora una volta, che dopo la cultura, a non godere dei dovuti riguardi siano le politiche sociali. Nonostante gli appelli di organizzazioni e associazioni di settore, certe riforme rimangono in un eterno “limbo”, fino a concretizzarsi in reali beffe. E ogni volta c’è qualcuno pronto a giustificarle con la solita scusa della coperta corta, vero? Oppure, diciamola tutta: ci sono argomenti che non sono “politicamente cavalcabili”. Basta ipocrisie, non siamo più bambini. Stavolta tocca ai Caregiver di tutta Italia. Persone che da anni attendono una legge capace di offrire un riconoscimento sociale, giuridico ed economico, oltreché dignità. Parliamo di decine di migliaia di caregiver familiari, in larghissima parte donne over 40, conviventi con chi assistono, impegnate in turni infiniti di cura: 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Persone che sacrificano salute, tempo, vita professionale e spesso anche la propria identità pur di garantire assistenza continua a un familiare. 👉E cosa prevede la nuova Manovra? Secondo l’art. 53, sarà istituito un fondo per il “finanziamento delle iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione di 1,15 milioni di euro per l’anno 2026, e di 207 milioni annui a decorrere dal 2027”. Una mancetta. Una cifra ridicola se rapportata al fabbisogno reale di un Paese in cui il welfare familiare regge spesso dove lo Stato si dissolve. E la cosa più triste è che il Ministero — nella figura di Alessandra Locatelli — si dà alla macchia. Complice forse il fatto di giovare di un anonimato comodo, al riparo dai riflettori che illuminano ministri più “macchiettistici” come Giuli, Tajani, Crosetto & Friends. Il Governo tace anche di fronte agli appelli e alle legittime richieste di realtà associative come “Genitori Tosti in Tutti i Posti”, FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e CONFAD (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità). E allora diciamolo: non è una questione di ideologia politica. La vera colpa, di qualunque governo, è non voler guardare in faccia la realtà. Non voler ascoltare chi vive quotidianamente le fragilità del Paese reale. Perché le categorie invisibili sono tante. Padri separati, nuclei monogenitoriali in stato di vedovanza, famiglie schiacciate da un ISEE che punisce invece di tutelare. Tutti ignorati in nome di “altre priorità”. Oppure, peggio ancora, scaricati sulle Regioni. Ridurre tutto all’ennesimo scontro di contrade ideologiche è il più grande errore di chi governa e di chi si oppone. Perché non è una questione di colore politico, ma di sensibilità. Quando la politica tornerà a essere studio, ascolto e visione, e non semplice folclore di piazza, forse potremo scrivere un’agenda reale delle priorità di questo Paese. Ma servirà qualcosa che oggi manca più di ogni altra risorsa: uomini e donne di buona volontà. #Caregiver #Manovra2025 #PoliticheSociali #Invisibili #Welfare #DirittiNegati #GiustiziaSociale #Politica #SocietàCivile #dignità
    0 Commenti 0 Condivisioni 2K Visualizzazioni
  • Moni Ovadia: voce per la Pace e la Partecipazione
    Chiusura della Tre Giorni per la Pace 2025

    Domenica 21 settembre si è chiusa la Tre Giorni per la Pace 2025: un evento intenso, faticoso ma ricco di contenuti e di incontri che hanno lasciato il segno.

    La chiusura con Moni Ovadia è stata un momento di straordinaria lucidità e forza: un appello alla solidarietà con i popoli che soffrono e, allo stesso tempo, un richiamo forte e chiaro alla responsabilità politica in Italia.

    Non solo empatia e memoria , ma l’urgenza di costruire una rivoluzione non violenta, determinata e partecipata, che rimetta al centro la pace, la giustizia sociale e la dignità umana.
    Un intervento che ha riacceso gli animi e che merita di essere ascoltato e condiviso.

    Guarda qui il video integrale:

    https://www.youtube.com/live/Se5KWcabfiE?si=pkIDjFqxTRhLp9_r

    #MoniOvadia #TreGiorniPerLaPace #Pace2025 #Attivismo #NonViolenza #Partecipazione #GiustiziaSociale #Solidarietà #DirittiUmani #PaceInItalia #VocePerLaPace #rivoluzionenonviolenta
    ✨ Moni Ovadia: voce per la Pace e la Partecipazione ✨ ✊ Chiusura della Tre Giorni per la Pace 2025 Domenica 21 settembre si è chiusa la Tre Giorni per la Pace 2025: un evento intenso, faticoso ma ricco di contenuti e di incontri che hanno lasciato il segno. La chiusura con Moni Ovadia 🎤 è stata un momento di straordinaria lucidità e forza: un appello alla solidarietà con i popoli che soffrono e, allo stesso tempo, un richiamo forte e chiaro alla responsabilità politica in Italia. Non solo empatia e memoria 💡, ma l’urgenza di costruire una rivoluzione non violenta, determinata e partecipata, che rimetta al centro la pace, la giustizia sociale e la dignità umana. Un intervento che ha riacceso gli animi e che merita di essere ascoltato e condiviso. 🎥 Guarda qui il video integrale: https://www.youtube.com/live/Se5KWcabfiE?si=pkIDjFqxTRhLp9_r #MoniOvadia #TreGiorniPerLaPace #Pace2025 #Attivismo #NonViolenza #Partecipazione #GiustiziaSociale #Solidarietà #DirittiUmani #PaceInItalia #VocePerLaPace #rivoluzionenonviolenta
    0 Commenti 0 Condivisioni 2K Visualizzazioni
  • MANIFESTAZIONE - 06/09/2025
    ATTENZIONE

    Il corteo di oggi poteva sembrare circoscritto a una sola problematica, ma per noi significava molto di più. E ci abbiamo messo la faccia.
    L’errore più grande è pensare che da Stazione Centrale a Piazza Duomo si sia sfilato solo per il Leoncavallo. Certo, rimane un simbolo importante da difendere – perché richiama una Milano che non c’è più – ma non era solo questo.

    Reportage + Post completo:

    https://www.facebook.com/share/p/1CSAAKoUkJ/

    #MilanoCittàPubblica #Manifestazione #Corteo #Leoncavallo #Milano #BeniComuni #GiustiziaSociale #Attivismo #Partecipazione #Diritti
    MANIFESTAZIONE - 06/09/2025 ATTENZIONE ✊ Il corteo di oggi poteva sembrare circoscritto a una sola problematica, ma per noi significava molto di più. E ci abbiamo messo la faccia. L’errore più grande è pensare che da Stazione Centrale a Piazza Duomo si sia sfilato solo per il Leoncavallo. Certo, rimane un simbolo importante da difendere – perché richiama una Milano che non c’è più – ma non era solo questo. 📷 Reportage + Post completo: https://www.facebook.com/share/p/1CSAAKoUkJ/ #MilanoCittàPubblica #Manifestazione #Corteo #Leoncavallo #Milano #BeniComuni #GiustiziaSociale #Attivismo #Partecipazione #Diritti
    Like
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 2K Visualizzazioni
  • MILANO – Fattore 3C
    Contaminata. Costosa. Cattiva.


    Se sono rimasto ancora a Milano, credo che ci sia un interesse, una passione di fondo, un legame ancora forte con le mie origini. Non si può semplificare tutto riducendolo a scadenze, obblighi, lavoro. La mobilità c’è e in futuro non la escludo, ma intanto sono qui. E voglio battermi per salvaguardare il rapporto con questa città.

    Come si fa con un legame affettivo, anche quando si logora.
    E nel nostro caso, fra noi e Milano, il rapporto si è logorato. Non è tutto perduto, ma è tempo di fare il punto, senza drammi e senza illusioni.
    Capire da dove ripartire.

    Le 3 C che oggi raccontano il declino di Milano:

    CONTAMINATA

    Milano è una città che respira male. Non solo per l’aria, ma per ciò che ha scelto di diventare: un terreno di conquista per la speculazione, dove ogni albero abbattuto è una riga in più sul conto della collettività. Si costruisce in verticale, si consuma in orizzontale. Si celebra la grandeur nei mesi dell’evento, ma si dimenticano i quartieri quando finisce la passerella. È una città che si è contaminata culturalmente, arrendendosi all’estetica del profitto.

    COSTOSA

    Milano è diventata inaccessibile. Troppo cara per viverci, troppo competitiva per restarci, troppo indifferente per sentirsi accolti. La forbice sociale si allarga, e la città premia chi ha già. Le opportunità esistono, ma sempre più ristrette. I giovani partono, chi resta spesso si adatta, e chi prova a resistere lo fa a caro prezzo.
    Milano non è più inclusiva: è un supermercato a più corsie, dove la dignità si misura con l’IBAN.

    CATTIVA

    C’è una cattiveria diffusa, strisciante, che nasce non solo dal disagio ma dalla rassegnazione. È l’indifferenza sui mezzi pubblici, la tensione per strada, la freddezza nei condomìni. Milano ha smarrito il senso della prossimità. Ci si difende più che riconoscersi.
    Non è solo insicurezza, è mancanza di legami. Una città dove tutto scorre veloce, ma niente si lega più.

    ❗️Se pensate che il mio sia il solito pianto greco o una lamentela populista, liberissimi di farlo.
    Ma se anche solo in parte vi riconoscete in queste parole, se riuscite a guardare oltre la retorica e il vaneggiamento, allora forse potete concordare con me:
    quella che una volta era una realtà luccicante e piena di opportunità è oggi una terra arida, fatta di contraddizioni e disuguaglianze sempre più evidenti.
    Abbiamo identificato i problemi. Ora tocca a noi lavorare per cambiare le cose.

    ❗️Per questo rivolgo un appello a tutti i comitati, i gruppi, le realtà esistenti: superiamo le differenze, le sensibilità, le gelosie. Facciamo il salto. Ricominciamo a cooperare e torniamo nei luoghi decisionali, nelle istituzioni, dove si può ancora incidere.
    Ma dobbiamo volerlo davvero. Non per una leadership, ma per una maturità collettiva.
    Se vogliamo farlo, troviamoci. Parliamo di lavoro politico.
    Se non vogliamo, allora tanti auguri a ognuno di noi.
    Nell’accettazione della duplice fatica: la miseria… e l’assuefazione a una realtà che non si vuole cambiare.

    "If Winter comes, can Spring be far behind?"
    (Cit. Percy Bysshe Shelley – Ode al vento d’Occidente)

    #Milano #Fattore3C #Cambiamento #Attivismo #CittàDaRifare #GiustiziaSociale #TreC #Speculazione #Carovita #SolitudineUrbana #RomanticismoPolitico #Partecipa #RivoltaCivile
    MILANO – Fattore 3C Contaminata. Costosa. Cattiva. ⚠️🏙️💔 Se sono rimasto ancora a Milano, credo che ci sia un interesse, una passione di fondo, un legame ancora forte con le mie origini. Non si può semplificare tutto riducendolo a scadenze, obblighi, lavoro. La mobilità c’è e in futuro non la escludo, ma intanto sono qui. E voglio battermi per salvaguardare il rapporto con questa città. Come si fa con un legame affettivo, anche quando si logora. E nel nostro caso, fra noi e Milano, il rapporto si è logorato. Non è tutto perduto, ma è tempo di fare il punto, senza drammi e senza illusioni. Capire da dove ripartire. Le 3 C che oggi raccontano il declino di Milano: CONTAMINATA Milano è una città che respira male. Non solo per l’aria, ma per ciò che ha scelto di diventare: un terreno di conquista per la speculazione, dove ogni albero abbattuto è una riga in più sul conto della collettività. Si costruisce in verticale, si consuma in orizzontale. Si celebra la grandeur nei mesi dell’evento, ma si dimenticano i quartieri quando finisce la passerella. È una città che si è contaminata culturalmente, arrendendosi all’estetica del profitto. COSTOSA Milano è diventata inaccessibile. Troppo cara per viverci, troppo competitiva per restarci, troppo indifferente per sentirsi accolti. La forbice sociale si allarga, e la città premia chi ha già. Le opportunità esistono, ma sempre più ristrette. I giovani partono, chi resta spesso si adatta, e chi prova a resistere lo fa a caro prezzo. Milano non è più inclusiva: è un supermercato a più corsie, dove la dignità si misura con l’IBAN. CATTIVA C’è una cattiveria diffusa, strisciante, che nasce non solo dal disagio ma dalla rassegnazione. È l’indifferenza sui mezzi pubblici, la tensione per strada, la freddezza nei condomìni. Milano ha smarrito il senso della prossimità. Ci si difende più che riconoscersi. Non è solo insicurezza, è mancanza di legami. Una città dove tutto scorre veloce, ma niente si lega più. ❗️Se pensate che il mio sia il solito pianto greco o una lamentela populista, liberissimi di farlo. Ma se anche solo in parte vi riconoscete in queste parole, se riuscite a guardare oltre la retorica e il vaneggiamento, allora forse potete concordare con me: quella che una volta era una realtà luccicante e piena di opportunità è oggi una terra arida, fatta di contraddizioni e disuguaglianze sempre più evidenti. Abbiamo identificato i problemi. Ora tocca a noi lavorare per cambiare le cose. ❗️👉🙏Per questo rivolgo un appello a tutti i comitati, i gruppi, le realtà esistenti: superiamo le differenze, le sensibilità, le gelosie. Facciamo il salto. Ricominciamo a cooperare e torniamo nei luoghi decisionali, nelle istituzioni, dove si può ancora incidere. Ma dobbiamo volerlo davvero. Non per una leadership, ma per una maturità collettiva. Se vogliamo farlo, troviamoci. Parliamo di lavoro politico. Se non vogliamo, allora tanti auguri a ognuno di noi. Nell’accettazione della duplice fatica: la miseria… e l’assuefazione a una realtà che non si vuole cambiare. "If Winter comes, can Spring be far behind?" (Cit. Percy Bysshe Shelley – Ode al vento d’Occidente) #Milano #Fattore3C #Cambiamento #Attivismo #CittàDaRifare #GiustiziaSociale #TreC #Speculazione #Carovita #SolitudineUrbana #RomanticismoPolitico #Partecipa #RivoltaCivile
    Like
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 6K Visualizzazioni
  • Ecco cosa vuole davvero questa gente!


    https://dituttoedipiu.altervista.org/lavoro-e-salari-da-fame-i-working-poor-italiani-vittime-di-bruxelles/


    #LavoroPrecario #WorkingPoor #SalaridaFame #Bruxelles #Povertà #IngiustiziaSociale #Sfruttamento #Economia #LavoroDignitoso #Precarietà #Disuguaglianza #PoliticheSociali #Sostegno #Riforme #Occupazione #CrisiEconomica #LavoroStabile #Ridistribuzione #RedditoMinimo #DirittiLavoratori #Sindacati #Conflitto #Equità #RiduzionePovertà #Lavoratori #GiustiziaSociale #Solidarietà #PoliticaEconomica #Welfare #RiformeLavorative
    Ecco cosa vuole davvero questa gente! https://dituttoedipiu.altervista.org/lavoro-e-salari-da-fame-i-working-poor-italiani-vittime-di-bruxelles/ #LavoroPrecario #WorkingPoor #SalaridaFame #Bruxelles #Povertà #IngiustiziaSociale #Sfruttamento #Economia #LavoroDignitoso #Precarietà #Disuguaglianza #PoliticheSociali #Sostegno #Riforme #Occupazione #CrisiEconomica #LavoroStabile #Ridistribuzione #RedditoMinimo #DirittiLavoratori #Sindacati #Conflitto #Equità #RiduzionePovertà #Lavoratori #GiustiziaSociale #Solidarietà #PoliticaEconomica #Welfare #RiformeLavorative
    DITUTTOEDIPIU.ALTERVISTA.ORG
    Lavoro e salari da fame: i "working poor" italiani vittime di - D
    Un'analisi allarmante dipinge un quadro desolante: quasi 8,5 milioni di italiani, pari al 15% della popolazione, si trovano intrappolati nella morsa della povertà.
    0 Commenti 0 Condivisioni 25K Visualizzazioni