• CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE.

    ANALISI DEI 10 VACCINI OBBLIGATORI AI BAMBINI

    È stato recentemente pubblicato un documento dalla commissione medico scientifica indipendente che analizza uno per uno i dieci vaccini pediatrici previsti dalla Legge Lorenzin.

    Come sappiamo, nel 2017 Beatrice Lorenzin, Ministro della Sanità del governo Gentiloni, varava una legge che introduceva l’obbligo per dieci vaccinazioni pediatriche, obbligo con relative sanzioni per le famiglie inadempienti.

    Nel 2017 la situazione epidemiologica delle malattie infettive e la copertura vaccinale non erano tali da destare alcuna preoccupazione, ma il Ministro, già Responsabile dei Giovani di Forza Italia e poi progressivamente scivolata a Sinistra fino al suo ingresso nel Pd, volle fortemente questa legge cui legò il suo nome.

    Da allora si parla di rivedere tale normativa.

    Giunge quindi opportuna la pubblicazione di un documento sulla possibilità e opportunità di abrogare l’obbligo vaccinale.
    Il documento è stato realizzato dalla Commissione Medico Scientifica Indipendente (CMSi), un organismo formato per promuovere un dibattito scientifico aperto e critico sulla gestione della pandemia e sui vaccini, con particolare attenzione alla sicurezza e all'efficacia dei trattamenti.
    La CMSi ha espresso preoccupazioni riguardo ai vaccini a mRNA e ha chiesto indagini approfondite sulla loro sicurezza.
    Ha pubblicato articoli e comunicati stampa per informare il pubblico e le istituzioni sui potenziali rischi associati a questi farmaci, sostenendo la necessità di un approccio più cauto e basato su evidenze.

    Il documento ora pubblicato, a firma del professor Alberto Donzelli, del professor Paolo Bellavite e del dottor Serravalle, riporta le ragioni scientifiche e giuridiche che motivano la richiesta di una revisione della normativa sulle vaccinazioni obbligatorie.
    Si tratta di un lavoro “in fieri” che la Commissione Medico Scientifica indipendente mette a disposizione degli interessati (es. associazioni di cittadini, autorità e operatori sanitari, politici, avvocati, educatori, giornalisti) e sul quale intende aprire un dibattito pubblico.

    In questo lavoro sono ridiscussi, uno per volta, i 10 vaccini menzionati nella legge 119/2017, evidenziando la loro incapacità di tutelare veramente gli interessi della collettività nell’attuale quadro epidemiologico.

    In altre parole, si prospetta il fatto che, ad una rigorosa considerazione basata sulle prove, l’obbligo vaccinale istituito nel 2017 non abbia affatto quel grado di necessità e urgenza che era stato attribuito allora.

    Dall’analisi risulta inoltre che le conoscenze scientifiche acquisite negli ultimi anni dalla farmacovigilanza attiva, parte delle quali non disponibili nel 2017, dimostrano che gli effetti avversi dei vaccini sulla salute dei bambini non sono affatto trascurabili, soprattutto se rapportati alla rarità delle malattie infettive (rarità per lo più non dovuta ai vaccini stessi).

    Secondo vari tipi di rilevamenti, l’incidenza di gravi effetti avversi della vaccinazione è dello stesso ordine di grandezza dell’incidenza di effetti gravi delle malattie che i vaccini prevengono, o superiore.
    Ciò richiama ancora una volta il principio di precauzione, da sempre cardine della medicina, assieme alla necessità di un consenso veramente informato, cioè basato su dati reali e non su ideologie storiche.

    I dati epidemiologici sulle coperture vaccinali e sugli effetti avversi sono adeguati a sostenere l’accettazione nel nido d’infanzia e nella scuola di ogni grado dei bambini non vaccinati o parzialmente vaccinati, che attualmente non vengono accettati senza aver iniziato un iter vaccinale: una vera e propria discriminazione che non trova fondamento e giustificazione di tipo scientifico.

    A conclusione di questo documento si presentano alcune linee programmatiche e suggerimenti preliminari su come sarebbe possibile rimuovere o attenuare l’obbligo vaccinale.
    Modifiche importanti ed efficaci del regime attuale sarebbero possibili persino senza abolire la legge “Lorenzin”, anzi rispettando il suo dettato alla lettera e i suggerimenti della Corte.

    Proposte ragionevoli e soprattutto ben fondate dal punto di vista medico.
    Sarà possibile discuterne nella comunità scientifica senza che inizi il fuoco di sbarramento contro i cosiddetti no vax?

    Invito tutti a leggere e a discutere del documento suddetto.

    #amiciperlitalia #amicidiippocrate #covid19 #vaccinazioni #effetticollaterali #effettiavversi
    #quotidianoweb #news #notizie #attualità #informazione #informazionelibera #Bellavite #dibattitoscientifico #EvidenzeScientifiche #fiducianellascienza #medicinaindipendente #metodoscientifico #nitag #pluralismoscientifico #principiodiprecauzione #sanitàpubblica #ScienzaAperta #scienzacritica #Serravalle #trasparenza #vaccini

    Source: https://www.facebook.com/share/19iTX53fdN/
    CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE. ANALISI DEI 10 VACCINI OBBLIGATORI AI BAMBINI È stato recentemente pubblicato un documento dalla commissione medico scientifica indipendente che analizza uno per uno i dieci vaccini pediatrici previsti dalla Legge Lorenzin. Come sappiamo, nel 2017 Beatrice Lorenzin, Ministro della Sanità del governo Gentiloni, varava una legge che introduceva l’obbligo per dieci vaccinazioni pediatriche, obbligo con relative sanzioni per le famiglie inadempienti. Nel 2017 la situazione epidemiologica delle malattie infettive e la copertura vaccinale non erano tali da destare alcuna preoccupazione, ma il Ministro, già Responsabile dei Giovani di Forza Italia e poi progressivamente scivolata a Sinistra fino al suo ingresso nel Pd, volle fortemente questa legge cui legò il suo nome. Da allora si parla di rivedere tale normativa. Giunge quindi opportuna la pubblicazione di un documento sulla possibilità e opportunità di abrogare l’obbligo vaccinale. Il documento è stato realizzato dalla Commissione Medico Scientifica Indipendente (CMSi), un organismo formato per promuovere un dibattito scientifico aperto e critico sulla gestione della pandemia e sui vaccini, con particolare attenzione alla sicurezza e all'efficacia dei trattamenti. La CMSi ha espresso preoccupazioni riguardo ai vaccini a mRNA e ha chiesto indagini approfondite sulla loro sicurezza. Ha pubblicato articoli e comunicati stampa per informare il pubblico e le istituzioni sui potenziali rischi associati a questi farmaci, sostenendo la necessità di un approccio più cauto e basato su evidenze. Il documento ora pubblicato, a firma del professor Alberto Donzelli, del professor Paolo Bellavite e del dottor Serravalle, riporta le ragioni scientifiche e giuridiche che motivano la richiesta di una revisione della normativa sulle vaccinazioni obbligatorie. Si tratta di un lavoro “in fieri” che la Commissione Medico Scientifica indipendente mette a disposizione degli interessati (es. associazioni di cittadini, autorità e operatori sanitari, politici, avvocati, educatori, giornalisti) e sul quale intende aprire un dibattito pubblico. In questo lavoro sono ridiscussi, uno per volta, i 10 vaccini menzionati nella legge 119/2017, evidenziando la loro incapacità di tutelare veramente gli interessi della collettività nell’attuale quadro epidemiologico. In altre parole, si prospetta il fatto che, ad una rigorosa considerazione basata sulle prove, l’obbligo vaccinale istituito nel 2017 non abbia affatto quel grado di necessità e urgenza che era stato attribuito allora. Dall’analisi risulta inoltre che le conoscenze scientifiche acquisite negli ultimi anni dalla farmacovigilanza attiva, parte delle quali non disponibili nel 2017, dimostrano che gli effetti avversi dei vaccini sulla salute dei bambini non sono affatto trascurabili, soprattutto se rapportati alla rarità delle malattie infettive (rarità per lo più non dovuta ai vaccini stessi). Secondo vari tipi di rilevamenti, l’incidenza di gravi effetti avversi della vaccinazione è dello stesso ordine di grandezza dell’incidenza di effetti gravi delle malattie che i vaccini prevengono, o superiore. Ciò richiama ancora una volta il principio di precauzione, da sempre cardine della medicina, assieme alla necessità di un consenso veramente informato, cioè basato su dati reali e non su ideologie storiche. I dati epidemiologici sulle coperture vaccinali e sugli effetti avversi sono adeguati a sostenere l’accettazione nel nido d’infanzia e nella scuola di ogni grado dei bambini non vaccinati o parzialmente vaccinati, che attualmente non vengono accettati senza aver iniziato un iter vaccinale: una vera e propria discriminazione che non trova fondamento e giustificazione di tipo scientifico. A conclusione di questo documento si presentano alcune linee programmatiche e suggerimenti preliminari su come sarebbe possibile rimuovere o attenuare l’obbligo vaccinale. Modifiche importanti ed efficaci del regime attuale sarebbero possibili persino senza abolire la legge “Lorenzin”, anzi rispettando il suo dettato alla lettera e i suggerimenti della Corte. Proposte ragionevoli e soprattutto ben fondate dal punto di vista medico. Sarà possibile discuterne nella comunità scientifica senza che inizi il fuoco di sbarramento contro i cosiddetti no vax? Invito tutti a leggere e a discutere del documento suddetto. #amiciperlitalia #amicidiippocrate #covid19 #vaccinazioni #effetticollaterali #effettiavversi #quotidianoweb #news #notizie #attualità #informazione #informazionelibera #Bellavite #dibattitoscientifico #EvidenzeScientifiche #fiducianellascienza #medicinaindipendente #metodoscientifico #nitag #pluralismoscientifico #principiodiprecauzione #sanitàpubblica #ScienzaAperta #scienzacritica #Serravalle #trasparenza #vaccini Source: https://www.facebook.com/share/19iTX53fdN/
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  • ALTERNATIVA (Politica)

    Potrei passare ore a scrivere dei mille mali di #Milano. Farne l’ennesima lista della spesa. Ma a cosa serve, davvero?

    Elencare ciò che non funziona non sposta nulla, non muove coscienze, non cambia i rapporti di forza. È come ripetere che il governo fa schifo o indignarsi per l’ennesimo capo di Stato sanguinario: vero, sacrosanto, ma sterile se resta solo sfogo.
    L’ho già detto e lo ribadisco: Milano non è immune dal dolore, dalla frustrazione, dall’insoddisfazione. Ma questo non è il tempo dei pianti greci. È il tempo del fare. O, se vogliamo dirla fino in fondo, del ritrovare il coraggio.

    C’è una convinzione tossica che circola da troppo tempo: che non sia più possibile costruire un’alternativa duratura e credibile. È un errore grave. Finché siamo vivi abbiamo il dovere politico e morale di migliorarci e di cambiare la realtà quando non funziona. Sempre.

    Ci sono almeno tre mali che dobbiamo avere il coraggio di estirpare.

    Primo.
    I milanesi – come molti italiani – non hanno più voglia, o forza, o motivazioni per costruire un progetto nuovo che si prenda davvero cura della città. E allora succede questo: un percorso silenzioso di colonizzazione, l’egemonia di pochi, sempre gli stessi. Non perché siano invincibili, ma perché non li contrastiamo più dove dovremmo.
    Ci piace criticare da fuori, dai social, dai cortei. È legittimo. Ma non basta.

    Secondo.
    Si pensa che una lista civica, un simbolo nuovo, poco conosciuto, sia sinonimo di inefficienza, inesperienza, inutilità. Davvero?
    E votando da decenni gli stessi nomi e gli stessi simboli… cosa sarebbe cambiato? Vogliamo ridurre la politica a una questione da stadio? Tifo per la squadra più forte, altrimenti non vale?
    È troppo facile. Troppo comodo. Troppo coerente con una città che vive di apparenze e di grandi firme – anche in politica – che difenderanno sempre prima la propria azienda e solo dopo, forse, la città. Pensateci bene.

    Terzo.
    Il ritornello più pigro di tutti: “tanto rubano tutti”, “sono tutti uguali”. Stessa musica, stesso alibi.
    Sì, il passato recente ci ha vaccinati male, a colpi di delusioni. Ma esistono ancora uomini e donne capaci di imparare dagli errori, di uscirne più solidi. Esistono ancora valori che spingono qualcuno a impegnarsi per pura passione civile.
    E non c’è nulla di più gratificante che vedere un tuo concittadino sorriderti perché, anche solo un po’, gli hai migliorato la vita. Vale più di un bonifico, più di un selfie, più di qualsiasi applauso.

    Servono scelte di coraggio.
    Segnatevelo tra i buoni propositi per il 2026. Se siamo davvero dialoganti, dovremmo esserlo anche verso una sfida nuova. Si può perdere o si può vincere. Nessuna scorciatoia, nessuna zona grigia.
    Ma la cosa essenziale è rimettersi in gioco. Mettersi in discussione. Sempre.

    È questo, oggi, l’atto politico più radicale.

    #Alternativa #Milano #Coraggio #PoliticaSeria #MilanoLibera #SpiritoCritico #FareNonLamentarsi #Responsabilità #Futuro
    ALTERNATIVA (Politica) ✊🧭 Potrei passare ore a scrivere dei mille mali di #Milano. Farne l’ennesima lista della spesa. Ma a cosa serve, davvero? Elencare ciò che non funziona non sposta nulla, non muove coscienze, non cambia i rapporti di forza. È come ripetere che il governo fa schifo o indignarsi per l’ennesimo capo di Stato sanguinario: vero, sacrosanto, ma sterile se resta solo sfogo. L’ho già detto e lo ribadisco: Milano non è immune dal dolore, dalla frustrazione, dall’insoddisfazione. Ma questo non è il tempo dei pianti greci. È il tempo del fare. O, se vogliamo dirla fino in fondo, del ritrovare il coraggio. 💥 C’è una convinzione tossica che circola da troppo tempo: che non sia più possibile costruire un’alternativa duratura e credibile. È un errore grave. Finché siamo vivi abbiamo il dovere politico e morale di migliorarci e di cambiare la realtà quando non funziona. Sempre. Ci sono almeno tre mali che dobbiamo avere il coraggio di estirpare. Primo. I milanesi – come molti italiani – non hanno più voglia, o forza, o motivazioni per costruire un progetto nuovo che si prenda davvero cura della città. E allora succede questo: un percorso silenzioso di colonizzazione, l’egemonia di pochi, sempre gli stessi. Non perché siano invincibili, ma perché non li contrastiamo più dove dovremmo. Ci piace criticare da fuori, dai social, dai cortei. È legittimo. Ma non basta. Secondo. Si pensa che una lista civica, un simbolo nuovo, poco conosciuto, sia sinonimo di inefficienza, inesperienza, inutilità. Davvero? E votando da decenni gli stessi nomi e gli stessi simboli… cosa sarebbe cambiato? Vogliamo ridurre la politica a una questione da stadio? Tifo per la squadra più forte, altrimenti non vale? È troppo facile. Troppo comodo. Troppo coerente con una città che vive di apparenze e di grandi firme – anche in politica – che difenderanno sempre prima la propria azienda e solo dopo, forse, la città. Pensateci bene. Terzo. Il ritornello più pigro di tutti: “tanto rubano tutti”, “sono tutti uguali”. Stessa musica, stesso alibi. Sì, il passato recente ci ha vaccinati male, a colpi di delusioni. Ma esistono ancora uomini e donne capaci di imparare dagli errori, di uscirne più solidi. Esistono ancora valori che spingono qualcuno a impegnarsi per pura passione civile. E non c’è nulla di più gratificante che vedere un tuo concittadino sorriderti perché, anche solo un po’, gli hai migliorato la vita. Vale più di un bonifico, più di un selfie, più di qualsiasi applauso. 🙂 Servono scelte di coraggio. Segnatevelo tra i buoni propositi per il 2026. Se siamo davvero dialoganti, dovremmo esserlo anche verso una sfida nuova. Si può perdere o si può vincere. Nessuna scorciatoia, nessuna zona grigia. Ma la cosa essenziale è rimettersi in gioco. Mettersi in discussione. Sempre. È questo, oggi, l’atto politico più radicale. #Alternativa #Milano #Coraggio #PoliticaSeria #MilanoLibera #SpiritoCritico #FareNonLamentarsi #Responsabilità #Futuro
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  • 𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗭𝗘𝗥𝗕𝗜𝗡𝗔𝗧𝗔: 𝗙𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗙𝗔𝗩𝗢𝗟𝗔 𝗔𝗧𝗟𝗔𝗡𝗧𝗜𝗦𝗧𝗔.
    Di Pino Cabras

    [PRIMA PARTE]
    La scena è tragica e comica insieme: i guerrapiattisti No Pax, quelli che fino a ieri ci spiegavano con tutto il sussiego possibile che “l’America ci protegge”, oggi piangono perché il “daddy” geopolitico ha pubblicato nero su bianco ciò che ogni adulto poteva già sapere: l’Europa per gli USA è solo un concorrente da manipolare, un vassallo da spremere, non certo un alleato da difendere.
    E così, nel campo NAFO - quel curioso esercito di meme-warriors filo-NATO che passa le giornate su X o su Facebook a fare propaganda come se fosse un videogioco - si passa dal pianto greco alla disperazione isterica. C’è chi frigna perché “daddy ci ha lasciati soli”, chi delira perché “gli USA sono stati corrotti” (e riprende ogni leggenda nera su Trump “asset di Adolf Putin”) e chi continua a recitare la liturgia dell’Occidente faro di civiltà proprio mentre affoga nei suoi stessi dogmi. Ho visto perfino Gramellini e Floris dire che l’Europa non ha mai preteso di imporre una visione, perché invece include con rispetto. Interi continenti colonizzati prenderanno nota di questa strabiliante novità.
    Poi ci sono i furbi che stanno già riposizionandosi: almeno loro non credono alle favole che raccontano.
    Tutti gli altri, come ricorda Francesco Dall’Aglio, farebbero bene a tatuarsi addosso la semplice verità: gli USA non ci hanno mai voluto bene. Ci ha hanno semmai usati e continueranno a farlo finché l’Europa resterà legata a questa spiazzatissima infrastruttura di vecchie illusioni tecnocratiche e nuovi avventurismi militari del tutto velleitari.
    “**** EU”, diceva Victoria Nuland nelle segrete stanze, proprio nei giorni in cui manipolava legioni di europeisti servili e illusi che assecondavano il suo “regime change” a Kiev. Non era una frase qualsiasi, ma il vero manuale operativo.
    In questo cimitero di ingenuità ecco che arriva Calenda. Molti dei lettori, quando lo nomino, obiettano che non conta nulla e che quindi è meglio ignorarlo. Ma non si tratta di lui, è l’apparato che lo pompa e me lo fa apparire ovunque a contare davvero. E quello non si deve ignorare. Dunque andiamo avanti. Calenda, dicevo, con la serietà corrucciata di chi è arrivato tardi alla lezione e non ha capito l’argomento, annuncia che “bisogna rispondere agli americani” e che l’Europa deve “rigettare interferenze, preparare piani, rilevare strutture NATO”. Sembra uno di quei topolini della favola che proponevano di attaccare un campanello alla coda del gatto per accorgersi quando arrivava ma non sapevano spiegare come attaccare la campanella. Diciamo che Calenda dimentica un dettaglio grande quanto una base militare: l’Europa non ha più sovranità. Ha solo basi USA. Una caterva di basi. E non esiste un ufficietto europeo con un modulo per “rilevarle”.
    È sublime: Calenda propone un “Yankee go home” senza avere una “home” da cui farli andare. Un piano di difesa europea senza autonomia industriale, energetica o strategica. La caricatura perfetta dell’europeismo moralista che ha svenduto tutto in nome dei “valori”.

    I No Pax e i guerrapiattisti oggi soffrono il contraccolpo della loro stessa propaganda.
    Per anni hanno urlato: “liberiamoci dalla dipendenza russa!” (sostituendo un rapporto stabile che era di mutua convenienza ed era il contrario di una minaccia con una dipendenza totale dagli USA, pagata tre volte e senza contropartite).
    Poi dicevano “difendiamo l’Europa dagli autoritari!” (mentre consegnavano l’Europa a decisioni prese a Washington, nel Pentagono e nelle sale operative NATO, mentre dicevano che i crimini di Bibi il g3N0cida erano un buon “lavoro sporco” fatto nel nostro interesse). Poi urlavano “l’autonomia strategica!” (mentre firmavano l’atto di morte dell’autonomia energetica, industriale e diplomatica).

    [SECONDA PARTE]

    Il risultato è un’Europa che non decide nulla, non influenza nulla, non guida nulla. Semplicemente subisce e non ha nessuna traiettoria tecnologica in atto per risollevarsi. Questa è la tragedia: i No Pax hanno militarizzato l’immaginario, ma disarmato l’economia del continente. Più parlavano di competitività e altre parole vacue, più ci facevano arretrare in ogni statistica, fino al colpo di grazia delle sanzioni, l’auto-sabotaggio perfetto.
    E qui tornano utili le tesi che ha esibito Francesco Forciniti, da scolpire sul frontone dell’UE:
    • doveva darci forza → ci ha resi irrilevanti,
    • doveva difendere il benessere → ha prodotto impoverimento,
    • doveva garantire pace → prepara riarmo e leva,
    • doveva creare coesione → ha generato fratture e rancori,
    • doveva essere democratica → è diventata l’anticamera ottusa di un’oligarchia lobbistica,
    • doveva renderci competitivi → ha costruito la stagnazione come regime.
    Il re è nudo, si usa dire. Ma qui è peggio. È un re morto, circondato solo da cortigiani che litigano sulle decorazioni del feretro.
    Calenda vuole opporsi agli USA? Wow, vastissimo programma, bello. Ma con cosa? Con quale sovranità? Con quali strutture? Con quali élite che per trent’anni hanno considerato l’obbedienza a Washington l’unica forma di politica estera possibile? Dove li trova gli euro-entusiasti dopo la desertificazione ultratrentennale della forza economica dell’Italia, ad esempio? L’Europa non può rispondere agli americani perché non esiste più come soggetto politico. Esiste come appendice tecnico–militare di un alleato che la considera zavorra.
    I No Pax e i guerrapiattisti possono continuare a urlare, a piangere e a giocare alla geopolitica su X e sui giornali illeggibili che vendono sempre meno. Ma la realtà ormai è chiara: gli USA fanno i loro interessi. E noi abbiamo dimenticato come si fa a difendere i nostri.
    Pazienza se Calenda dice sciocchezze e Musk, pur con tutti i suoi conflitti di interesse, dice su questo la cosa giusta. Pazienza se Dmitry Medvedev dice anche lui il giusto. Una via d’uscita esiste e non passa da questa UE ormai prossima all’implosione.
    Per salvarsi serve una separazione lucida e ordinata che restituisca agli Stati europei ciò che hanno ceduto: sovranità politica, autonomia economica, libertà energetica e monetaria.
    La direzione non è Washington, che ci vuole subalterni, ma il mondo che cresce: i BRICS+, dove cooperazione e sviluppo non richiedono abiure di indipendenza.
    Il futuro è multipolare. Ma per entrarci dobbiamo prima liberarci da questa architettura europea che sta affondando. Uscirne non è un tabù, ma una questione di sopravvivenza.
    [FINE]
    𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗭𝗘𝗥𝗕𝗜𝗡𝗔𝗧𝗔: 𝗙𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗙𝗔𝗩𝗢𝗟𝗔 𝗔𝗧𝗟𝗔𝗡𝗧𝗜𝗦𝗧𝗔. Di Pino Cabras [PRIMA PARTE] La scena è tragica e comica insieme: i guerrapiattisti No Pax, quelli che fino a ieri ci spiegavano con tutto il sussiego possibile che “l’America ci protegge”, oggi piangono perché il “daddy” geopolitico ha pubblicato nero su bianco ciò che ogni adulto poteva già sapere: l’Europa per gli USA è solo un concorrente da manipolare, un vassallo da spremere, non certo un alleato da difendere. E così, nel campo NAFO - quel curioso esercito di meme-warriors filo-NATO che passa le giornate su X o su Facebook a fare propaganda come se fosse un videogioco - si passa dal pianto greco alla disperazione isterica. C’è chi frigna perché “daddy ci ha lasciati soli”, chi delira perché “gli USA sono stati corrotti” (e riprende ogni leggenda nera su Trump “asset di Adolf Putin”) e chi continua a recitare la liturgia dell’Occidente faro di civiltà proprio mentre affoga nei suoi stessi dogmi. Ho visto perfino Gramellini e Floris dire che l’Europa non ha mai preteso di imporre una visione, perché invece include con rispetto. Interi continenti colonizzati prenderanno nota di questa strabiliante novità. Poi ci sono i furbi che stanno già riposizionandosi: almeno loro non credono alle favole che raccontano. Tutti gli altri, come ricorda Francesco Dall’Aglio, farebbero bene a tatuarsi addosso la semplice verità: gli USA non ci hanno mai voluto bene. Ci ha hanno semmai usati e continueranno a farlo finché l’Europa resterà legata a questa spiazzatissima infrastruttura di vecchie illusioni tecnocratiche e nuovi avventurismi militari del tutto velleitari. “Fuck EU”, diceva Victoria Nuland nelle segrete stanze, proprio nei giorni in cui manipolava legioni di europeisti servili e illusi che assecondavano il suo “regime change” a Kiev. Non era una frase qualsiasi, ma il vero manuale operativo. In questo cimitero di ingenuità ecco che arriva Calenda. Molti dei lettori, quando lo nomino, obiettano che non conta nulla e che quindi è meglio ignorarlo. Ma non si tratta di lui, è l’apparato che lo pompa e me lo fa apparire ovunque a contare davvero. E quello non si deve ignorare. Dunque andiamo avanti. Calenda, dicevo, con la serietà corrucciata di chi è arrivato tardi alla lezione e non ha capito l’argomento, annuncia che “bisogna rispondere agli americani” e che l’Europa deve “rigettare interferenze, preparare piani, rilevare strutture NATO”. Sembra uno di quei topolini della favola che proponevano di attaccare un campanello alla coda del gatto per accorgersi quando arrivava ma non sapevano spiegare come attaccare la campanella. Diciamo che Calenda dimentica un dettaglio grande quanto una base militare: l’Europa non ha più sovranità. Ha solo basi USA. Una caterva di basi. E non esiste un ufficietto europeo con un modulo per “rilevarle”. È sublime: Calenda propone un “Yankee go home” senza avere una “home” da cui farli andare. Un piano di difesa europea senza autonomia industriale, energetica o strategica. La caricatura perfetta dell’europeismo moralista che ha svenduto tutto in nome dei “valori”. I No Pax e i guerrapiattisti oggi soffrono il contraccolpo della loro stessa propaganda. Per anni hanno urlato: “liberiamoci dalla dipendenza russa!” (sostituendo un rapporto stabile che era di mutua convenienza ed era il contrario di una minaccia con una dipendenza totale dagli USA, pagata tre volte e senza contropartite). Poi dicevano “difendiamo l’Europa dagli autoritari!” (mentre consegnavano l’Europa a decisioni prese a Washington, nel Pentagono e nelle sale operative NATO, mentre dicevano che i crimini di Bibi il g3N0cida erano un buon “lavoro sporco” fatto nel nostro interesse). Poi urlavano “l’autonomia strategica!” (mentre firmavano l’atto di morte dell’autonomia energetica, industriale e diplomatica). [SECONDA PARTE] Il risultato è un’Europa che non decide nulla, non influenza nulla, non guida nulla. Semplicemente subisce e non ha nessuna traiettoria tecnologica in atto per risollevarsi. Questa è la tragedia: i No Pax hanno militarizzato l’immaginario, ma disarmato l’economia del continente. Più parlavano di competitività e altre parole vacue, più ci facevano arretrare in ogni statistica, fino al colpo di grazia delle sanzioni, l’auto-sabotaggio perfetto. E qui tornano utili le tesi che ha esibito Francesco Forciniti, da scolpire sul frontone dell’UE: • doveva darci forza → ci ha resi irrilevanti, • doveva difendere il benessere → ha prodotto impoverimento, • doveva garantire pace → prepara riarmo e leva, • doveva creare coesione → ha generato fratture e rancori, • doveva essere democratica → è diventata l’anticamera ottusa di un’oligarchia lobbistica, • doveva renderci competitivi → ha costruito la stagnazione come regime. Il re è nudo, si usa dire. Ma qui è peggio. È un re morto, circondato solo da cortigiani che litigano sulle decorazioni del feretro. Calenda vuole opporsi agli USA? Wow, vastissimo programma, bello. Ma con cosa? Con quale sovranità? Con quali strutture? Con quali élite che per trent’anni hanno considerato l’obbedienza a Washington l’unica forma di politica estera possibile? Dove li trova gli euro-entusiasti dopo la desertificazione ultratrentennale della forza economica dell’Italia, ad esempio? L’Europa non può rispondere agli americani perché non esiste più come soggetto politico. Esiste come appendice tecnico–militare di un alleato che la considera zavorra. I No Pax e i guerrapiattisti possono continuare a urlare, a piangere e a giocare alla geopolitica su X e sui giornali illeggibili che vendono sempre meno. Ma la realtà ormai è chiara: gli USA fanno i loro interessi. E noi abbiamo dimenticato come si fa a difendere i nostri. Pazienza se Calenda dice sciocchezze e Musk, pur con tutti i suoi conflitti di interesse, dice su questo la cosa giusta. Pazienza se Dmitry Medvedev dice anche lui il giusto. Una via d’uscita esiste e non passa da questa UE ormai prossima all’implosione. Per salvarsi serve una separazione lucida e ordinata che restituisca agli Stati europei ciò che hanno ceduto: sovranità politica, autonomia economica, libertà energetica e monetaria. La direzione non è Washington, che ci vuole subalterni, ma il mondo che cresce: i BRICS+, dove cooperazione e sviluppo non richiedono abiure di indipendenza. Il futuro è multipolare. Ma per entrarci dobbiamo prima liberarci da questa architettura europea che sta affondando. Uscirne non è un tabù, ma una questione di sopravvivenza. [FINE]
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  • Sudan. Da tempo due fazioni ( RSF e SAF ) militari, in passato alleate quando era necessario unirsi per compiere un colpo di stato e sostituirsi all' allora dittatore (la qualifica di dittatore in Africa non è da ritenersi un termine dispregiativo, tutt' altro) Omar al Sharif, si combattono ferocemente, con il pregevole risultato che ....
    oltre 12 milioni di persone si vostre costrette a fuggire, sia all'interno del paese (8,6 milioni) che nei paesi limitrofi (quasi 4 milioni)....
    Omar al Sharif per meglio preservare il proprio potere indiscusso si avvalse di truppe o meglio di una manovalanza che in breve tempo si guadagnò il titolo di "demoni a cavallo" (Janjaweed ) : incendi di villaggi, stupri....ed altre amenità consimili. Agirono con una efferata brutalità che la CP Internazionale non tardò a condannarla per crimini di guerra e contro l' umanità.
    Una volta caduto il governo di Omar al Sharif, i comandanti delle due suddette fazioni per un poco di tempo guidarono il Sudan godendo, inizialmente, del favore dei sudanesi giacché era stato loro promesso l' avvento della democrazia.
    Due galli che ambiscono a governare senza l' appoggio l' uno dell' altro possono convivere lungamente? Si separarono in malo modo e da allora ciascuno cerca di liquidare l' altro....
    Ora da donde giungono alle proprie armate le armi?
    RSF .... dall' Italia per il tramite degli Emirati Arabi Uniti giacché abbiamo una legge che vieta di vendere armi a Paesi in guerra: gli Emirati Arabi Uniti non hanno in corso conflitti bellici...quindi tutto ok
    Le SAF recentemente hanno siglato un accordo con la Russia..ops mi correggo...la Santa Madre Russia la paladina della Cristianità in cambio della concessione di una base navale sul mar Rosso e i diritti di sfruttamento di un giacimento minerario .
    Altrettanto fanno l' Egitto, la Turchia e....l' Iran, paese che si attiene al Libro Sacro, il Corano ( l' Onnipotente Iddio è dello stesso avviso? ) .
    Tu dai una cosa a me ed io dò una cosa a te ...
    Le RFS sono rifornite dall' Italia e da altri Paesi europei....però l' UE ha decretato delle sanzioni al Sudan....peccato che a farne le spese è chi non conta nulla: il popolo.
    Che dire .....buone festività! Finché c'è guerra c'è speranza....per le economie .
    Lieta giornata.
    Sudan. Da tempo due fazioni ( RSF e SAF ) militari, in passato alleate quando era necessario unirsi per compiere un colpo di stato e sostituirsi all' allora dittatore (la qualifica di dittatore in Africa non è da ritenersi un termine dispregiativo, tutt' altro) Omar al Sharif, si combattono ferocemente, con il pregevole risultato che .... oltre 12 milioni di persone si vostre costrette a fuggire, sia all'interno del paese (8,6 milioni) che nei paesi limitrofi (quasi 4 milioni).... Omar al Sharif per meglio preservare il proprio potere indiscusso si avvalse di truppe o meglio di una manovalanza che in breve tempo si guadagnò il titolo di "demoni a cavallo" (Janjaweed ) : incendi di villaggi, stupri....ed altre amenità consimili. Agirono con una efferata brutalità che la CP Internazionale non tardò a condannarla per crimini di guerra e contro l' umanità. Una volta caduto il governo di Omar al Sharif, i comandanti delle due suddette fazioni per un poco di tempo guidarono il Sudan godendo, inizialmente, del favore dei sudanesi giacché era stato loro promesso l' avvento della democrazia. Due galli che ambiscono a governare senza l' appoggio l' uno dell' altro possono convivere lungamente? Si separarono in malo modo e da allora ciascuno cerca di liquidare l' altro.... Ora da donde giungono alle proprie armate le armi? RSF .... dall' Italia per il tramite degli Emirati Arabi Uniti giacché abbiamo una legge che vieta di vendere armi a Paesi in guerra: gli Emirati Arabi Uniti non hanno in corso conflitti bellici...quindi tutto ok Le SAF recentemente hanno siglato un accordo con la Russia..ops mi correggo...la Santa Madre Russia la paladina della Cristianità in cambio della concessione di una base navale sul mar Rosso e i diritti di sfruttamento di un giacimento minerario . Altrettanto fanno l' Egitto, la Turchia e....l' Iran, paese che si attiene al Libro Sacro, il Corano ( l' Onnipotente Iddio è dello stesso avviso? ) . Tu dai una cosa a me ed io dò una cosa a te ... Le RFS sono rifornite dall' Italia e da altri Paesi europei....però l' UE ha decretato delle sanzioni al Sudan....peccato che a farne le spese è chi non conta nulla: il popolo. Che dire .....buone festività! Finché c'è guerra c'è speranza....per le economie . Lieta giornata.
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  • CHI LI HA ELETTI? NESSUNO. L'UE È GOVERNATA DA UNA MACCHINA BUROCRATICA, NON DALLA DEMOCRAZIA

    Chiamatela con il vostro nome: la Commissione europea non è democratica. Non ci si avvicina nemmeno.

    Mentre Bruxelles fa la predica al mondo sui valori democratici e sullo stato di diritto, la verità è che il vero potere nell'UE è detenuto da persone per le quali nessuno ha mai votato. Nemmeno una volta. Non direttamente. Non democraticamente.

    Sì, gli europei possono votare per eleggere i membri del Parlamento europeo ogni 5 anni. Ma ecco il piccolo segreto: il Parlamento non può nemmeno proporre leggi.

    Si limita a votare su quelle emesse dalla Commissione, un gruppo di funzionari nominati e selezionati a porte chiuse attraverso contrattazioni politiche, accordi di partito e negoziati d'élite. Nessun controllo pubblico. Nessuna trasparenza. Nessuna responsabilità.

    Una volta al potere, la Commissione gestisce di fatto l'UE. Controlla l'agenda legislativa. Definisce le politiche per 450 milioni di persone. Redige le leggi. Stabilisce il tono. Il Parlamento, l'unico organo dotato anche di un minimo di legittimità democratica, diventa poco più di un semplice timbro di gomma.

    E i cittadini? Sono solo spettatori.

    Nessuna voce in capitolo su chi scrive le leggi. Nessuna voce in capitolo su chi guida la Commissione. Non c'è modo di rimuoverli quando falliscono. Possono votare, sì, e poi possono stare a guardare mentre tecnocrati non eletti gestiscono lo spettacolo.

    L'Unione Europea è una democrazia solo di nome. Un'opera teatrale. Un'illusione manipolata.

    E sempre più persone stanno iniziando a rendersene conto, soprattutto perché si rendono conto che non stanno votando per dei leader. Stanno votando per dei personaggi di facciata. Le vere decisioni vengono prese in stanze piene di fumo da persone che non hanno mai affrontato l'elettorato.

    Se l'UE vuole sopravvivere, deve smettere di fingere e iniziare a riformarsi.

    Perché le persone sono stanche di essere governate da una bandiera che non hanno scelto e da una Commissione che non hanno eletto.
    E questa frustrazione? Sta crescendo.

    WHO ELECTED THEM? NO ONE. THE EU IS GOVERNED BY A BUREAUCRATIC MACHINE, NOT BY DEMOCRACY.

    Call it by your name: the European Commission is not democratic. It's not even close.

    While Brussels lectures the world about democratic values ​​and the rule of law, the truth is that the real power in the EU is held by people no one has ever voted for. Not even once. Not directly. Not democratically.

    Yes, Europeans can vote to elect members of the European Parliament every five years. But here's the little secret: the Parliament can't even propose laws.

    It simply votes on those issued by the Commission, a group of officials nominated and selected behind closed doors through political bargaining, party deals, and elite negotiations. No public oversight. No transparency. No accountability.

    Once in power, the Commission effectively runs the EU. It controls the legislative agenda. It defines policies for 450 million people. It drafts the laws. It sets the tone. Parliament, the only body with even a modicum of democratic legitimacy, becomes little more than a rubber stamp.

    And the citizens? They're just spectators.

    No say in who writes the laws. No say in who leads the Commission. There's no way to remove them when they fail. They can vote, yes, and then they can stand by and watch as unelected technocrats run the show.

    The European Union is a democracy in name only. A play. A manipulated illusion.

    And more and more people are starting to realize this, especially as they realize they're not voting for leaders. They're voting for fronts. Real decisions are made in smoke-filled rooms by people who have never faced the electorate.

    If the EU wants to survive, it must stop pretending and start reforming.

    Because people are tired of being governed by a flag they didn't choose and a Commission they didn't elect.
    And this frustration? It's growing.

    Source: https://x.com/OrtigiaP/status/1998488097437487603?t=W5AZnxHuwzgAoXNUSqegRw&s=19
    CHI LI HA ELETTI? NESSUNO. L'UE È GOVERNATA DA UNA MACCHINA BUROCRATICA, NON DALLA DEMOCRAZIA Chiamatela con il vostro nome: la Commissione europea non è democratica. Non ci si avvicina nemmeno. Mentre Bruxelles fa la predica al mondo sui valori democratici e sullo stato di diritto, la verità è che il vero potere nell'UE è detenuto da persone per le quali nessuno ha mai votato. Nemmeno una volta. Non direttamente. Non democraticamente. Sì, gli europei possono votare per eleggere i membri del Parlamento europeo ogni 5 anni. Ma ecco il piccolo segreto: il Parlamento non può nemmeno proporre leggi. Si limita a votare su quelle emesse dalla Commissione, un gruppo di funzionari nominati e selezionati a porte chiuse attraverso contrattazioni politiche, accordi di partito e negoziati d'élite. Nessun controllo pubblico. Nessuna trasparenza. Nessuna responsabilità. Una volta al potere, la Commissione gestisce di fatto l'UE. Controlla l'agenda legislativa. Definisce le politiche per 450 milioni di persone. Redige le leggi. Stabilisce il tono. Il Parlamento, l'unico organo dotato anche di un minimo di legittimità democratica, diventa poco più di un semplice timbro di gomma. E i cittadini? Sono solo spettatori. Nessuna voce in capitolo su chi scrive le leggi. Nessuna voce in capitolo su chi guida la Commissione. Non c'è modo di rimuoverli quando falliscono. Possono votare, sì, e poi possono stare a guardare mentre tecnocrati non eletti gestiscono lo spettacolo. L'Unione Europea è una democrazia solo di nome. Un'opera teatrale. Un'illusione manipolata. E sempre più persone stanno iniziando a rendersene conto, soprattutto perché si rendono conto che non stanno votando per dei leader. Stanno votando per dei personaggi di facciata. Le vere decisioni vengono prese in stanze piene di fumo da persone che non hanno mai affrontato l'elettorato. Se l'UE vuole sopravvivere, deve smettere di fingere e iniziare a riformarsi. Perché le persone sono stanche di essere governate da una bandiera che non hanno scelto e da una Commissione che non hanno eletto. E questa frustrazione? Sta crescendo. WHO ELECTED THEM? NO ONE. THE EU IS GOVERNED BY A BUREAUCRATIC MACHINE, NOT BY DEMOCRACY. Call it by your name: the European Commission is not democratic. It's not even close. While Brussels lectures the world about democratic values ​​and the rule of law, the truth is that the real power in the EU is held by people no one has ever voted for. Not even once. Not directly. Not democratically. Yes, Europeans can vote to elect members of the European Parliament every five years. But here's the little secret: the Parliament can't even propose laws. It simply votes on those issued by the Commission, a group of officials nominated and selected behind closed doors through political bargaining, party deals, and elite negotiations. No public oversight. No transparency. No accountability. Once in power, the Commission effectively runs the EU. It controls the legislative agenda. It defines policies for 450 million people. It drafts the laws. It sets the tone. Parliament, the only body with even a modicum of democratic legitimacy, becomes little more than a rubber stamp. And the citizens? They're just spectators. No say in who writes the laws. No say in who leads the Commission. There's no way to remove them when they fail. They can vote, yes, and then they can stand by and watch as unelected technocrats run the show. The European Union is a democracy in name only. A play. A manipulated illusion. And more and more people are starting to realize this, especially as they realize they're not voting for leaders. They're voting for fronts. Real decisions are made in smoke-filled rooms by people who have never faced the electorate. If the EU wants to survive, it must stop pretending and start reforming. Because people are tired of being governed by a flag they didn't choose and a Commission they didn't elect. And this frustration? It's growing. Source: https://x.com/OrtigiaP/status/1998488097437487603?t=W5AZnxHuwzgAoXNUSqegRw&s=19
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  • QUESTO È UN PAESE DEMOCRATICO?
    LASCIO A VOI IL GIUDIZIO!
    Reporter senza frontiere: 67 giornalisti uccisi nel mondo, 43% a Gaza
    Il rapporto annuale di RSF denuncia: i giornalisti sono vittime di forze armate regolari e criminalità organizzata. 503 sono in carcere
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/09/giornalisti-uccisi-rsf-gaza-israele-news/8221051/
    QUESTO È UN PAESE DEMOCRATICO? LASCIO A VOI IL GIUDIZIO! Reporter senza frontiere: 67 giornalisti uccisi nel mondo, 43% a Gaza Il rapporto annuale di RSF denuncia: i giornalisti sono vittime di forze armate regolari e criminalità organizzata. 503 sono in carcere https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/09/giornalisti-uccisi-rsf-gaza-israele-news/8221051/
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    Reporter senza frontiere: 67 giornalisti uccisi nel mondo, 43% a Gaza
    Il rapporto annuale di RSF denuncia: i giornalisti sono vittime di forze armate regolari e criminalità organizzata. 503 sono in carcere
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  • Perché l'India si fida della Russia. Una storia che non viene insegnata in Occidente.

    Ogni volta che l'India tiene un incontro con la Russia, in Occidente si alza un clamore: "Perché l'India fa così? Perché il primo ministro Modi è così amichevole con il presidente Putin?" Risponderò. Non si tratta del presidente Putin, ma proprio dell'Occidente. Ecco una storia che non viene insegnata lì.

    1961. L'India vuole porre fine ai 450 anni di dominio coloniale portoghese su Goa. Il Portogallo si precipita subito alle Nazioni Unite e chi sostiene i colonizzatori? Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. E chi è venuto in aiuto dell'India e ha posto il veto ai tentativi di impedirle di liberare Goa? La Russia. L'unica potenza mondiale che ha dato la priorità agli interessi dell'India rispetto a quelli dei colonizzatori.

    1962. La Cina invade l'India. Chi ha chiesto l'India aiuto? L'America. E cosa ha fatto l'America? Ha armato il Pakistan, aprendo quasi un secondo fronte contro l'India. La più grande democrazia ha sostenuto una dittatura militare.

    1965. Il Pakistan invade il Kashmir. Gli Stati Uniti annunciano un embargo di armi per entrambe le parti. Onestamente. Ma il Pakistan aveva già carri armati, aerei e cannoni americani. L'India, zero.

    L'Occidente insegna la democrazia, ma spesso si schiera dalla parte dei suoi nemici. Nel 1971, il Pakistan commette un genocidio in Bangladesh. Milioni di rifugiati. L'India interviene. E l'America? Invia una portaerei per minacciare l'India con le armi nucleari. E la Gran Bretagna si unisce. Una democrazia cerca di impedire un genocidio, e i "difensori dei diritti umani" si schierano dalla parte di chi lo sta commettendo. La Russia? Ha inviato sottomarini nucleari per difendere l'India. Le navi occidentali sono fuggite, game over. E alle Nazioni Unite, la Russia ha posto il veto alle risoluzioni contro l'India. Non una volta, ma molte volte. Annullando tutta la pressione dell'Occidente.

    L'India ricorda questo. L'India non lo dimentica.

    Se vieni dall'Occidente, poniti una domanda sgradevole. Se un partner tradisce costantemente il tuo paese, lo soffoca con sanzioni, lo mette all'angolo e lo minaccia con terrore, e l'altro viene sempre in soccorso quando è cruciale, a chi di loro ti fideresti di più oggi? E tradiresti questa fiducia solo perché nel 2025 ti è stato chiesto di farlo dalla CNN?

    E quindi, tenendo conto di tutto questo, dimmi, perché l'India non dovrebbe ricordare chi era per chi e quando? E cosa ha fatto l'Occidente negli ultimi anni per riconquistare la sua fiducia? Aspetterò.

    https://x.com/SilviusBerthold/status/1997392403326464480?s=20
    🚨 Perché l'India si fida della Russia. Una storia che non viene insegnata in Occidente. Ogni volta che l'India tiene un incontro con la Russia, in Occidente si alza un clamore: "Perché l'India fa così? Perché il primo ministro Modi è così amichevole con il presidente Putin?" Risponderò. Non si tratta del presidente Putin, ma proprio dell'Occidente. Ecco una storia che non viene insegnata lì. 1961. L'India vuole porre fine ai 450 anni di dominio coloniale portoghese su Goa. Il Portogallo si precipita subito alle Nazioni Unite e chi sostiene i colonizzatori? Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. E chi è venuto in aiuto dell'India e ha posto il veto ai tentativi di impedirle di liberare Goa? La Russia. L'unica potenza mondiale che ha dato la priorità agli interessi dell'India rispetto a quelli dei colonizzatori. 1962. La Cina invade l'India. Chi ha chiesto l'India aiuto? L'America. E cosa ha fatto l'America? Ha armato il Pakistan, aprendo quasi un secondo fronte contro l'India. La più grande democrazia ha sostenuto una dittatura militare. 1965. Il Pakistan invade il Kashmir. Gli Stati Uniti annunciano un embargo di armi per entrambe le parti. Onestamente. Ma il Pakistan aveva già carri armati, aerei e cannoni americani. L'India, zero. L'Occidente insegna la democrazia, ma spesso si schiera dalla parte dei suoi nemici. Nel 1971, il Pakistan commette un genocidio in Bangladesh. Milioni di rifugiati. L'India interviene. E l'America? Invia una portaerei per minacciare l'India con le armi nucleari. E la Gran Bretagna si unisce. Una democrazia cerca di impedire un genocidio, e i "difensori dei diritti umani" si schierano dalla parte di chi lo sta commettendo. La Russia? Ha inviato sottomarini nucleari per difendere l'India. Le navi occidentali sono fuggite, game over. E alle Nazioni Unite, la Russia ha posto il veto alle risoluzioni contro l'India. Non una volta, ma molte volte. Annullando tutta la pressione dell'Occidente. L'India ricorda questo. L'India non lo dimentica. Se vieni dall'Occidente, poniti una domanda sgradevole. Se un partner tradisce costantemente il tuo paese, lo soffoca con sanzioni, lo mette all'angolo e lo minaccia con terrore, e l'altro viene sempre in soccorso quando è cruciale, a chi di loro ti fideresti di più oggi? E tradiresti questa fiducia solo perché nel 2025 ti è stato chiesto di farlo dalla CNN? E quindi, tenendo conto di tutto questo, dimmi, perché l'India non dovrebbe ricordare chi era per chi e quando? E cosa ha fatto l'Occidente negli ultimi anni per riconquistare la sua fiducia? Aspetterò. https://x.com/SilviusBerthold/status/1997392403326464480?s=20
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  • Musk, multa di 120 mln euro per mancata censura dei messaggi su X.
    Burocrazia europea ormai è una dittatura sul pensiero libero.
    Musk, multa di 120 mln euro per mancata censura dei messaggi su X. Burocrazia europea ormai è una dittatura sul pensiero libero.
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  • Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
    Principali punti aggiornati.
    ▪ L'interesse principale degli Stati Uniti è porre fine alle azioni militari in Ucraina;
    ▪ Gli Stati Uniti considerano il ripristino della stabilità strategica con la Russia come una delle principali priorità di politica estera in Europa;
    ▪ Gli Stati Uniti vogliono che la NATO smetta di essere vista come una "alleanza in costante espansione";
    ▪ Gli Stati Uniti vogliono che l'Europa si assuma la responsabilità della propria difesa;
    ▪ L'amministrazione statunitense è "in conflitto" con i funzionari europei, molti dei quali "calpestano" le norme democratiche;
    ▪ Gli Stati Uniti non considerano più il Medio Oriente un fattore dominante nella loro politica estera;
    ▪ La regione indo-pacifica sarà uno dei principali campi di battaglia geopolitici ed economici di questo secolo;
    ▪ Gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi sul commercio con la Cina solo su beni non strategici. -
    @liberumnotitia
    Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Principali punti aggiornati. ▪ L'interesse principale degli Stati Uniti è porre fine alle azioni militari in Ucraina; ▪ Gli Stati Uniti considerano il ripristino della stabilità strategica con la Russia come una delle principali priorità di politica estera in Europa; ▪ Gli Stati Uniti vogliono che la NATO smetta di essere vista come una "alleanza in costante espansione"; ▪ Gli Stati Uniti vogliono che l'Europa si assuma la responsabilità della propria difesa; ▪ L'amministrazione statunitense è "in conflitto" con i funzionari europei, molti dei quali "calpestano" le norme democratiche; ▪ Gli Stati Uniti non considerano più il Medio Oriente un fattore dominante nella loro politica estera; ▪ La regione indo-pacifica sarà uno dei principali campi di battaglia geopolitici ed economici di questo secolo; ▪ Gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi sul commercio con la Cina solo su beni non strategici. - @liberumnotitia
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  • MA COSTUI è ANCORA sulla PIAZZA dopo aver rubato il profumo al Duty Free dell'areoporto?
    Netanyahu deve essere processato per crimini contro l'umanità!!!
    Ci vuole una bella faccia tosta!!!
    Cos'ha detto Fassino alla Knesset: "Israele società aperta, libera e democratica. Inaccettabile trasformare critiche a Netanyahu in criminalizzazione" - Il Fatto Quotidiano
    Ecco le parole del deputato dem in visita alla Knesset in Israele

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/05/cosha-detto-fassino-alla-knesset-israele-societa-aperta-libera-e-democratica-inaccettabile-trasformare-critiche-a-netanyahu-in-criminalizzazione/8218642/
    MA COSTUI è ANCORA sulla PIAZZA dopo aver rubato il profumo al Duty Free dell'areoporto? Netanyahu deve essere processato per crimini contro l'umanità!!! Ci vuole una bella faccia tosta!!! Cos'ha detto Fassino alla Knesset: "Israele società aperta, libera e democratica. Inaccettabile trasformare critiche a Netanyahu in criminalizzazione" - Il Fatto Quotidiano Ecco le parole del deputato dem in visita alla Knesset in Israele https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/05/cosha-detto-fassino-alla-knesset-israele-societa-aperta-libera-e-democratica-inaccettabile-trasformare-critiche-a-netanyahu-in-criminalizzazione/8218642/
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