• MATTEO GRACIS sullo SCIOPERA di LUNEDI' 22 Settembre!
    “Vergogna, avete messo a ferro e fuoco l’Italia, pagate i danni, a cosa è servito scioperare?”

    5 cose di numero, sugli scioperi di ieri.

    La prima: continuate a farvi fare puntualmente il lavaggio del cervello da politica e mass media. Vi mostrano quattro idioti di numero che spaccano una vetrina o lanciano un sasso ed ecco che non vedete altro. Ieri in Italia hanno manifestato pacificamente centinaia di migliaia di persone, i violenti saranno stati lo 0 virgola qualcosa per cento ma tanto basta per delegittimare le proteste. Senza considerare l’ipotesi di infiltrati, perché non sarebbe la prima volta.

    Seconda considerazione: e avanti di nuovo e sempre con il gioco delle fazioni, le tifoserie da stadio, le guerre tra poveri, anche sto giro dritti dentro la trappola del divide et impera, con la quale vi si inculano da 2mila anni. Destra sinistra fascisti comunisti e sto giro, chi ha manifestato e chi no, dunque continuiamo a dividerci evitando di unirci contro gli unici veri nemici, le élite dominanti.

    Terza riflessione: "A cosa è servito scioperare? Così non si risolve nulla!"
    Ora, molti di voi sono troppo giovani o troppo ignoranti per sapere che… tutte le più grandi conquiste a livello di diritti sociali e civili dell’epoca contemporanea, in Italia e nel mondo, sono state ottenute attraverso scioperi e azioni di disobbedienza. Se oggi molti di voi hanno determinati diritti e privilegi nel lavoro, nella scuola, nella sanità pubblica e in generale nella vostra quotidianità, è solo grazie a persone che prima di voi hanno scioperato, disobbedito e si sono ribellate.

    Quarto pensiero: molti là fuori sono affascinati dall’idea di rivoluzione, di cambiamento, perché... "questo sistema fa schifo, questa società è tutta sballata, dobbiamo mandare a casa i politici e sistemare le cose", poi però, di fronte al primo rigurgito di ribellione del popolo, ecco che non va più bene "perché così non si fa, non sono questi i modi, ok manifestare ma con educazione"… signori, la rivoluzione non si fa chiedendo il permesso. Smettetela di fare i guardiani della Matrix.

    E infine a tutti coloro che si sono lamentati per i disagi che hanno dovuto subire ieri a causa degli scioperi, vorrei ricordare che è in corso un fottuto genocidio, un massacro di esseri umani, a partire da donne e bambini inermi e innocenti. I vostri disagi sono nulla rispetto a quello che sta succedendo a un intero popolo la cui unica colpa è stata nascere in un angolo di mondo sfigato. Se non lo capite evidentemente non vi rendete conto di cosa siano le priorità e il senso della vita.

    Di fronte a una delle pagine più nere della storia dell’umanità, protestare, scioperare, disobbedire… è il minimo che possiamo fare.

    Dunque oggi e sempre… Lunga vita ai ribelli.
    MATTEO GRACIS sullo SCIOPERA di LUNEDI' 22 Settembre! “Vergogna, avete messo a ferro e fuoco l’Italia, pagate i danni, a cosa è servito scioperare?” 5 cose di numero, sugli scioperi di ieri. 🇵🇸 La prima: continuate a farvi fare puntualmente il lavaggio del cervello da politica e mass media. Vi mostrano quattro idioti di numero che spaccano una vetrina o lanciano un sasso ed ecco che non vedete altro. Ieri in Italia hanno manifestato pacificamente centinaia di migliaia di persone, i violenti saranno stati lo 0 virgola qualcosa per cento ma tanto basta per delegittimare le proteste. Senza considerare l’ipotesi di infiltrati, perché non sarebbe la prima volta. Seconda considerazione: e avanti di nuovo e sempre con il gioco delle fazioni, le tifoserie da stadio, le guerre tra poveri, anche sto giro dritti dentro la trappola del divide et impera, con la quale vi si inculano da 2mila anni. Destra sinistra fascisti comunisti e sto giro, chi ha manifestato e chi no, dunque continuiamo a dividerci evitando di unirci contro gli unici veri nemici, le élite dominanti. Terza riflessione: "A cosa è servito scioperare? Così non si risolve nulla!" Ora, molti di voi sono troppo giovani o troppo ignoranti per sapere che… tutte le più grandi conquiste a livello di diritti sociali e civili dell’epoca contemporanea, in Italia e nel mondo, sono state ottenute attraverso scioperi e azioni di disobbedienza. Se oggi molti di voi hanno determinati diritti e privilegi nel lavoro, nella scuola, nella sanità pubblica e in generale nella vostra quotidianità, è solo grazie a persone che prima di voi hanno scioperato, disobbedito e si sono ribellate. Quarto pensiero: molti là fuori sono affascinati dall’idea di rivoluzione, di cambiamento, perché... "questo sistema fa schifo, questa società è tutta sballata, dobbiamo mandare a casa i politici e sistemare le cose", poi però, di fronte al primo rigurgito di ribellione del popolo, ecco che non va più bene "perché così non si fa, non sono questi i modi, ok manifestare ma con educazione"… signori, la rivoluzione non si fa chiedendo il permesso. Smettetela di fare i guardiani della Matrix. E infine a tutti coloro che si sono lamentati per i disagi che hanno dovuto subire ieri a causa degli scioperi, vorrei ricordare che è in corso un fottuto genocidio, un massacro di esseri umani, a partire da donne e bambini inermi e innocenti. I vostri disagi sono nulla rispetto a quello che sta succedendo a un intero popolo la cui unica colpa è stata nascere in un angolo di mondo sfigato. Se non lo capite evidentemente non vi rendete conto di cosa siano le priorità e il senso della vita. Di fronte a una delle pagine più nere della storia dell’umanità, protestare, scioperare, disobbedire… è il minimo che possiamo fare. Dunque oggi e sempre… Lunga vita ai ribelli.
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  • Intervista a #OliverStone
    Abbiamo parlato di recente con alcuni consiglieri di Putin, e bisogna riconoscere che Putin è molto moderato. Se la Russia stesse facendo all'Ucraina ciò che Israele ha fatto a Gaza, penso che ci sarebbe un enorme, enorme cambiamento di prospettiva, giusto? Voglio dire, la verità è che Israele l'ha fatta franca distruggendo Gaza. La Russia non sta trattando Kiev in quel modo per una ragione molto importante. Kiev è storicamente considerata parte della Russia. In un certo senso, storicamente, ancestralmente sono collegate. Quindi Putin è stato molto moderato in tutti i nostri dibattiti, come abbiamo capito. Avrebbe potuto spingere... Ci sono molte persone che dicono (consiglieri di destra, più di destra di lui) che ci sono armi provenienti dalla Romania e dalla Polonia che hanno bombardato i depositi di armi, giusto? Penso che Putin sia stato molto moderato nella sua guerra. E penso che se si confronta ciò che è successo il numero di civili uccisi in Ucraina rispetto a Gaza, le statistiche parlano da sole.

    grazie @KasperReloaded per la traduzione

    Source: https://x.com/OrtigiaP/status/1970257394795196678?t=_6GlcT849ti14jyUr3Tnrg&s=19
    Intervista a #OliverStone Abbiamo parlato di recente con alcuni consiglieri di Putin, e bisogna riconoscere che Putin è molto moderato. Se la Russia stesse facendo all'Ucraina ciò che Israele ha fatto a Gaza, penso che ci sarebbe un enorme, enorme cambiamento di prospettiva, giusto? Voglio dire, la verità è che Israele l'ha fatta franca distruggendo Gaza. La Russia non sta trattando Kiev in quel modo per una ragione molto importante. Kiev è storicamente considerata parte della Russia. In un certo senso, storicamente, ancestralmente sono collegate. Quindi Putin è stato molto moderato in tutti i nostri dibattiti, come abbiamo capito. Avrebbe potuto spingere... Ci sono molte persone che dicono (consiglieri di destra, più di destra di lui) che ci sono armi provenienti dalla Romania e dalla Polonia che hanno bombardato i depositi di armi, giusto? Penso che Putin sia stato molto moderato nella sua guerra. E penso che se si confronta ciò che è successo il numero di civili uccisi in Ucraina rispetto a Gaza, le statistiche parlano da sole. grazie @KasperReloaded per la traduzione Source: https://x.com/OrtigiaP/status/1970257394795196678?t=_6GlcT849ti14jyUr3Tnrg&s=19
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  • Addio a Charlie Kirk, simbolo del conservatorismo militante.

    Colpisce ancora l’odio progressista (e, stando ai fatti, “progressivo”) dei jihadisti woke della composita e (a tratti) liberal-democratica società statunitense.
    Questa volta non si tratta di minacce, censura o procedimenti disciplinari inferti a qualche professore universitario (come Jordan B. Peterson) o ad altri presunti “neofascisti” conservatori, bensì di un colpo fatale che ha spezzato la vita al tanto amato quanto odiato trentunenne Charlie Kirk.
    Una morte improvvisa, avvenuta il 10 settembre, causata da un proiettile sparato conprecisione al collo di Kirk mentre l’audace conservatore trumpiano stava tenendo uno dei suoi consueti dibattiti aperti al campus della Utah Valley University.
    Devoto cristiano evangelico (vicino alla conversione cattolica), marito e padre amorevole, da sempre impegnato nella difesa dei valori cristiani e della libertà di parola, Charlie Kirk ha affrontato con coraggio ed enorme dedizione folle di collegiali woke schierati a favore di aborto, immigrazionismo clandestino e ideologia gender.
    Era noto per la sua appartenenza al movimento MAGA e per l’instancabile attivismo nella sua onlus Turning Point USA (rete studentesca co-fondata con Bill Montgomery alla tenera età di 18 anni e oggi diffusa in migliaia di campus, capace di ispirare milioni di giovani a pensare con la propria testa).
    La presenza sulle reti sociali e il successo del suo podcast (“The Charlie Kirk Show”), oltre a numerose apparizioni pubbliche e provocatorie nei campus universitari, lo avevano reso inarrestabile e alquanto scomodo alla comunità progressista.

    Rimarranno nella storia i suoi arguti dibattiti nei college (da lui considerati campi di indottrinamento al pensiero di sinistra ed ostacolo ad una sana ed efficiente istruzione) dove, invitando anche i woke più estremi e ostili al confronto libero e diretto, rispondeva con maestria e schiettezza alle obiezioni e provocazioni più assurde lasciando (quasi) sempre spiazzati i suoi più inferociti interlocutori.

    I temi più dibattuti sono stati: l’aborto (fermamente condannato da un dichiarato “provita” come Kirk), l’apertura dei confini nazionali e il giustificazionismo dell’immigrazione clandestina (tanto cara e difesa dai paladini woke), la libertà di parola e di religione (argomento scottante per i giovani progressisti, sempre molto inclusivi con i musulmani e le
    loro pretese, ma severi censori del cristianesimo), le folli politiche di “inclusione” di transgender e altri soggetti non ascrivibili al “discriminatorio e bigotto” (ma pur sempre “naturale”) sistema binario in competizioni sportive, prigioni, bagni pubblici, spogliatoi ecc., i benefici della politica Trump sulla vita ed economia americana, il libero mercato, il governo
    limitato e la libertà (oltre che responsabilità) individuale.

    In relazione a questi ultimi temi Kirk, come altri noti conservatori, ha sempre criticato (fornendo dati incontestabili) i sistemi socialisti, comunisti e quelli improntati su forme di anarchia sociale (sostenuti da lobby neomarxiste come Black Lives Matter ed estremisti ecologisti legati a Greta Thunberg).
    Insomma, un boccone troppo amaro per il collegiale medio americano, intriso di contorte ideologie e di quel patologico vittimismo che contraddistingue larga parte della gioventù cresciuta sotto i governi Obama/Biden, il costante bombardamento di messaggi luciferini (provenienti da musica e film) e di una narrazione contraddittoria e falsata da personaggi politici e autorità scolastiche.
    Ultimo ma non meno importante, la sua critica ad Hamas e alle ondate di chiara discriminazione e violenza nei confronti di studenti ebrei da parte di pacifici rivoltosi woke “propal” armati di bandiere palestinesi e arcobaleno (non per tutti un chiaro ossimoro) ma
    incapaci di indicare su una cartina la striscia di Gaza o di comprendere le origini di questo doloroso conflitto.
    È innegabile che Charlie avesse un dono speciale: nessuno come lui sapeva toccare il cuore dei giovani attraverso la verità e l'esercizio della ragione. Usando il dialogo costruiva ponti, dove altri alimentavano divisioni, in grado di unire persone diverse nella sola autentica Verità che alberga in fondo all’animo di ciascun uomo.
    Sapeva ascoltare, incoraggiare i giovani a porsi domande su quanto veicolato dalla narrazione dominante. Invitava inoltre ragazzi e ragazze a non rinunciare a matrimonio e figli per una vita incentrata sulla sola carriera professionale.

    Charlie credeva fermamente che la verità si forgiasse nel dialogo e non nel silenzio imposto dalla paura. Come diceva lui stesso:
    “Quando le persone smettono di parlare, è allora che avviene la violenza. È allora che avvengono le guerre civili perché inizi a pensare che l'altra parte sia così malvagia, e perde la sua umanità”.
    Messaggi di sentito cordoglio sono arrivati dall’amico presidente Donald Trump, da Benjamin Netanyahu e dal fronte conservatore ma anche dalla nostra onlus Pro Vita e Famiglia che lo ha ricordato come un martire nella lotta a difesa della Famiglia e della Vita fin dal suo concepimento.
    Mentre sorge il timore di nuovi attentati a personalità conservatrici (quali Matt Walsh, Ben Shapiro, Michael Knowles e Douglas Murray) vicine a Kirk e impegnate in prima linea nelle stesse campagne, tutti noi ci uniamo in preghiera affinché non accadano più tali tragedie e ci
    siano sorveglianza e sistemi di sicurezza più incisivi in occasione di simili comizi.

    Un proiettile sventato (come accaduto al presidente Trump) può arrivare a destinazione in successive occasioni.
    Il brutale omicidio di Kirk è un triste e chiaro promemoria che la libertà non è mai scontata.
    Charlie mancherà a moltissime persone ma la sua eredità rimarrà nel cuore di chi lo ha amato e forse anche in quello di alcuni suoi detrattori ai quali è stata sempre data piena libertà di controbatterlo e accusarlo di bigottismo e fascismo.
    “Una famiglia forte, radicata nella fede, è la prima linea di difesa in un mondo in rovina”
    Charlie Kirk (1993-2025)
    RIP

    Irene V.
    Addio a Charlie Kirk, simbolo del conservatorismo militante. Colpisce ancora l’odio progressista (e, stando ai fatti, “progressivo”) dei jihadisti woke della composita e (a tratti) liberal-democratica società statunitense. Questa volta non si tratta di minacce, censura o procedimenti disciplinari inferti a qualche professore universitario (come Jordan B. Peterson) o ad altri presunti “neofascisti” conservatori, bensì di un colpo fatale che ha spezzato la vita al tanto amato quanto odiato trentunenne Charlie Kirk. Una morte improvvisa, avvenuta il 10 settembre, causata da un proiettile sparato conprecisione al collo di Kirk mentre l’audace conservatore trumpiano stava tenendo uno dei suoi consueti dibattiti aperti al campus della Utah Valley University. Devoto cristiano evangelico (vicino alla conversione cattolica), marito e padre amorevole, da sempre impegnato nella difesa dei valori cristiani e della libertà di parola, Charlie Kirk ha affrontato con coraggio ed enorme dedizione folle di collegiali woke schierati a favore di aborto, immigrazionismo clandestino e ideologia gender. Era noto per la sua appartenenza al movimento MAGA e per l’instancabile attivismo nella sua onlus Turning Point USA (rete studentesca co-fondata con Bill Montgomery alla tenera età di 18 anni e oggi diffusa in migliaia di campus, capace di ispirare milioni di giovani a pensare con la propria testa). La presenza sulle reti sociali e il successo del suo podcast (“The Charlie Kirk Show”), oltre a numerose apparizioni pubbliche e provocatorie nei campus universitari, lo avevano reso inarrestabile e alquanto scomodo alla comunità progressista. Rimarranno nella storia i suoi arguti dibattiti nei college (da lui considerati campi di indottrinamento al pensiero di sinistra ed ostacolo ad una sana ed efficiente istruzione) dove, invitando anche i woke più estremi e ostili al confronto libero e diretto, rispondeva con maestria e schiettezza alle obiezioni e provocazioni più assurde lasciando (quasi) sempre spiazzati i suoi più inferociti interlocutori. I temi più dibattuti sono stati: l’aborto (fermamente condannato da un dichiarato “provita” come Kirk), l’apertura dei confini nazionali e il giustificazionismo dell’immigrazione clandestina (tanto cara e difesa dai paladini woke), la libertà di parola e di religione (argomento scottante per i giovani progressisti, sempre molto inclusivi con i musulmani e le loro pretese, ma severi censori del cristianesimo), le folli politiche di “inclusione” di transgender e altri soggetti non ascrivibili al “discriminatorio e bigotto” (ma pur sempre “naturale”) sistema binario in competizioni sportive, prigioni, bagni pubblici, spogliatoi ecc., i benefici della politica Trump sulla vita ed economia americana, il libero mercato, il governo limitato e la libertà (oltre che responsabilità) individuale. In relazione a questi ultimi temi Kirk, come altri noti conservatori, ha sempre criticato (fornendo dati incontestabili) i sistemi socialisti, comunisti e quelli improntati su forme di anarchia sociale (sostenuti da lobby neomarxiste come Black Lives Matter ed estremisti ecologisti legati a Greta Thunberg). Insomma, un boccone troppo amaro per il collegiale medio americano, intriso di contorte ideologie e di quel patologico vittimismo che contraddistingue larga parte della gioventù cresciuta sotto i governi Obama/Biden, il costante bombardamento di messaggi luciferini (provenienti da musica e film) e di una narrazione contraddittoria e falsata da personaggi politici e autorità scolastiche. Ultimo ma non meno importante, la sua critica ad Hamas e alle ondate di chiara discriminazione e violenza nei confronti di studenti ebrei da parte di pacifici rivoltosi woke “propal” armati di bandiere palestinesi e arcobaleno (non per tutti un chiaro ossimoro) ma incapaci di indicare su una cartina la striscia di Gaza o di comprendere le origini di questo doloroso conflitto. È innegabile che Charlie avesse un dono speciale: nessuno come lui sapeva toccare il cuore dei giovani attraverso la verità e l'esercizio della ragione. Usando il dialogo costruiva ponti, dove altri alimentavano divisioni, in grado di unire persone diverse nella sola autentica Verità che alberga in fondo all’animo di ciascun uomo. Sapeva ascoltare, incoraggiare i giovani a porsi domande su quanto veicolato dalla narrazione dominante. Invitava inoltre ragazzi e ragazze a non rinunciare a matrimonio e figli per una vita incentrata sulla sola carriera professionale. Charlie credeva fermamente che la verità si forgiasse nel dialogo e non nel silenzio imposto dalla paura. Come diceva lui stesso: “Quando le persone smettono di parlare, è allora che avviene la violenza. È allora che avvengono le guerre civili perché inizi a pensare che l'altra parte sia così malvagia, e perde la sua umanità”. Messaggi di sentito cordoglio sono arrivati dall’amico presidente Donald Trump, da Benjamin Netanyahu e dal fronte conservatore ma anche dalla nostra onlus Pro Vita e Famiglia che lo ha ricordato come un martire nella lotta a difesa della Famiglia e della Vita fin dal suo concepimento. Mentre sorge il timore di nuovi attentati a personalità conservatrici (quali Matt Walsh, Ben Shapiro, Michael Knowles e Douglas Murray) vicine a Kirk e impegnate in prima linea nelle stesse campagne, tutti noi ci uniamo in preghiera affinché non accadano più tali tragedie e ci siano sorveglianza e sistemi di sicurezza più incisivi in occasione di simili comizi. Un proiettile sventato (come accaduto al presidente Trump) può arrivare a destinazione in successive occasioni. Il brutale omicidio di Kirk è un triste e chiaro promemoria che la libertà non è mai scontata. Charlie mancherà a moltissime persone ma la sua eredità rimarrà nel cuore di chi lo ha amato e forse anche in quello di alcuni suoi detrattori ai quali è stata sempre data piena libertà di controbatterlo e accusarlo di bigottismo e fascismo. “Una famiglia forte, radicata nella fede, è la prima linea di difesa in un mondo in rovina” Charlie Kirk (1993-2025) RIP Irene V.
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  • QUESTI BASTARDI SIONISTI VANNO AVANTI A STERMINARE INCURANTI di TUTTO e DI TUTTI!
    Gaza, Idf ordina l'evacuazione da Gaza City. "Distrutto grattacielo per presenza di Hamas". La replica: "Lì solo civili" - Il Fatto Quotidiano
    Al Jazeera: "58 persone uccise dall'alba di oggi, 16 erano alla ricerca di aiuti umanitari"
    https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/09/06/gaza-lidf-esorta-la-popolazione-di-gaza-city-a-evacuare-la-citta-verso-la-zona-umanitaria-cogliete-loccasione/8117565/
    QUESTI BASTARDI SIONISTI VANNO AVANTI A STERMINARE INCURANTI di TUTTO e DI TUTTI! Gaza, Idf ordina l'evacuazione da Gaza City. "Distrutto grattacielo per presenza di Hamas". La replica: "Lì solo civili" - Il Fatto Quotidiano Al Jazeera: "58 persone uccise dall'alba di oggi, 16 erano alla ricerca di aiuti umanitari" https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/09/06/gaza-lidf-esorta-la-popolazione-di-gaza-city-a-evacuare-la-citta-verso-la-zona-umanitaria-cogliete-loccasione/8117565/
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  • Eliezer Simcha Weisz, membro del Gran Rabbinato di Israele, supremo organo religioso israeliano (che riunisce insieme sefarditi e askenaziti) ha scritto a Papa Leone XIV, dicendosi "ferito".
    Da cosa? Dal paragone azzardato del nuovo pontefice tra le sofferenze dei giovani ucraini e quelle dei palestinesi di Gaza.
    E' lo stesso rabbino che nel gennaio scorso aveva accusato Bergoglio di "antisemitismo".
    “Siamo più vicini che mai ai giovani che soffrono i mali più gravi, causati da altri esseri umani. Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell’Ucraina", aveva detto Prevost.
    E' davvero spiacevole che il gran rabbino si senta "ferito" non per civili di Gaza, musulmani e cristiani, morti sotto le macerie delle loro case , o se sopravvissuti costretti alla fame e agli stenti. Donne e bambini, a migliaia. Non terroristi.
    Forse per il rabbino Weisz le vite dei non ebrei valgono poco o niente?

    In realtà il paragone azzardato di Prevost non sta in piedi, ma per le ragioni opposte di quelle asserite dal rabbino Weisz.
    I giovani ucraini soffrono sicuramente per la guerra. Ma la Russia non sta facendo una guerra di sterminio. Ha invaso l'Ucraina con una guerra convenzionale. Non di sterminio. O di "genocidio".
    Israele a Gaza, invece, compie una guerra di sterminio. Ha prima distrutto tutte le abitazioni, tutti gli edifici, facendo tabula rasa. Oggi costringe i sopravvissuti alla fame e alla disperazione tra le macerie. E' pulizia etnica.
    La Russia non sta facendo pulizia etnica, e questo è un fatto. In Ucraina le persone muoiono anche sotto i bambardamenti Ma non é genocidio come a Gaza.
    La mezza bugia di Prevost - perché di mezza bugia si tratta - non basta comunque al gran rabbino. Egli si sente "ferito". Ma non per le sofferenze dei civili palestinesi. Per il paragone con l'Ucraina.
    Il cuore dei Weisz e dei Netanyahu é più duro della pietra. Basta leggere il Vangelo per capire perché.
    La nostra immensa, modernissima ignoranza spirituale ci ha portato a dimenticare che esiste un libro in cui tutto ciò che è davvero essenziale é già stato detto.

    Martino Mora
    Eliezer Simcha Weisz, membro del Gran Rabbinato di Israele, supremo organo religioso israeliano (che riunisce insieme sefarditi e askenaziti) ha scritto a Papa Leone XIV, dicendosi "ferito". Da cosa? Dal paragone azzardato del nuovo pontefice tra le sofferenze dei giovani ucraini e quelle dei palestinesi di Gaza. E' lo stesso rabbino che nel gennaio scorso aveva accusato Bergoglio di "antisemitismo". “Siamo più vicini che mai ai giovani che soffrono i mali più gravi, causati da altri esseri umani. Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell’Ucraina", aveva detto Prevost. E' davvero spiacevole che il gran rabbino si senta "ferito" non per civili di Gaza, musulmani e cristiani, morti sotto le macerie delle loro case , o se sopravvissuti costretti alla fame e agli stenti. Donne e bambini, a migliaia. Non terroristi. Forse per il rabbino Weisz le vite dei non ebrei valgono poco o niente? In realtà il paragone azzardato di Prevost non sta in piedi, ma per le ragioni opposte di quelle asserite dal rabbino Weisz. I giovani ucraini soffrono sicuramente per la guerra. Ma la Russia non sta facendo una guerra di sterminio. Ha invaso l'Ucraina con una guerra convenzionale. Non di sterminio. O di "genocidio". Israele a Gaza, invece, compie una guerra di sterminio. Ha prima distrutto tutte le abitazioni, tutti gli edifici, facendo tabula rasa. Oggi costringe i sopravvissuti alla fame e alla disperazione tra le macerie. E' pulizia etnica. La Russia non sta facendo pulizia etnica, e questo è un fatto. In Ucraina le persone muoiono anche sotto i bambardamenti Ma non é genocidio come a Gaza. La mezza bugia di Prevost - perché di mezza bugia si tratta - non basta comunque al gran rabbino. Egli si sente "ferito". Ma non per le sofferenze dei civili palestinesi. Per il paragone con l'Ucraina. Il cuore dei Weisz e dei Netanyahu é più duro della pietra. Basta leggere il Vangelo per capire perché. La nostra immensa, modernissima ignoranza spirituale ci ha portato a dimenticare che esiste un libro in cui tutto ciò che è davvero essenziale é già stato detto. Martino Mora
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  • “Israele fuori dalle competizioni sportive? No, lo sport deve unire, non dividere. Per la Russia è stato un fatto molto più cruento, molto più aggressivo”.

    Lo ha detto davvero.

    È la giustificazione del ministro dello Sport Abodi per spiegare perché la Russia è stata esclusa dalle competizioni sportive internazionali, mentre Israele continua a parteciparvi.

    Perché, a suo dire, quello che sta accadendo a Gaza non è abbastanza cruento.

    60.000 morti non bastano.
    18.000 bambini sterminati? Troppo pochi.
    Corpi scheletriti di neonati morti di fame? Ordinaria amministrazione.
    Operatori umanitari giustiziati a sangue freddo e gettati in una fosse comune? Robetta.
    Civili arsi vivi? Famiglie intere sepolte sotto le bombe?
    No. Non è ancora abbastanza “cruento”.

    Secondo il ministro Abodi, evidentemente, lo sterminio dei palestinesi ha ancora margini di spettacolarità da colmare.

    Magari gli ultimi medici che si impiccano in massa per disperazione. O gli ultimi giornalisti che si danno fuoco davanti alle telecamere per protesta. Un genocidio più cinematografico, magari con il logo del Ministero dello Sport in sovrimpressione.

    La verità è che a Gaza il cruento c’è già stato.
    C’è ogni giorno, ma è un cruento che a questo Governo di servi non interessa.

    Che enorme miseria.
    “Israele fuori dalle competizioni sportive? No, lo sport deve unire, non dividere. Per la Russia è stato un fatto molto più cruento, molto più aggressivo”. Lo ha detto davvero. È la giustificazione del ministro dello Sport Abodi per spiegare perché la Russia è stata esclusa dalle competizioni sportive internazionali, mentre Israele continua a parteciparvi. Perché, a suo dire, quello che sta accadendo a Gaza non è abbastanza cruento. 60.000 morti non bastano. 18.000 bambini sterminati? Troppo pochi. Corpi scheletriti di neonati morti di fame? Ordinaria amministrazione. Operatori umanitari giustiziati a sangue freddo e gettati in una fosse comune? Robetta. Civili arsi vivi? Famiglie intere sepolte sotto le bombe? No. Non è ancora abbastanza “cruento”. Secondo il ministro Abodi, evidentemente, lo sterminio dei palestinesi ha ancora margini di spettacolarità da colmare. Magari gli ultimi medici che si impiccano in massa per disperazione. O gli ultimi giornalisti che si danno fuoco davanti alle telecamere per protesta. Un genocidio più cinematografico, magari con il logo del Ministero dello Sport in sovrimpressione. La verità è che a Gaza il cruento c’è già stato. C’è ogni giorno, ma è un cruento che a questo Governo di servi non interessa. Che enorme miseria.
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  • MILANO – Lo stato del degrado

    Stiamo osservando insieme uno stato ormai avanzato di deperimento e degenerazione di Milano. Non solo dal punto di vista ambientale o economico, ma soprattutto sociale. È inutile negarlo.

    Mi dispiace dover usare un termine così crudo, ma la città appare oggi come affetta da una vera e propria cancrena, una metastasi diffusa su cui diventa necessario intervenire in modo "chirurgico".
    Non basta più la prima ondata di indignazione, le classiche urla allo scandalo di turno: rischiano solo di essere insabbiate dal prossimo scandalo, previsto — puntuale come un orologio svizzero — tra qualche mese o anno.
    E noi, come sempre, pronti a commentare ma incapaci di agire davvero.

    ⚫️Questo è il problema.
    Milano ha un “tumore” da estirpare. E, nonostante lo stadio avanzato, non tutto è compromesso: molto dipende dalla volontà dei cittadini di recuperare il proprio "spirito critico" e il coraggio di sapersi “schierare” (ogni riferimento, naturalmente, è davvero puramente casuale giuro).

    ⚫️Già ben prima di Expo 2015 si era fatta strada nel tessuto sociale e politico una vera e propria politica di lavaggio del cervello, con tratti più mafiosi che democratici, e soprattutto di marca “neoliberista”. L’obiettivo dichiarato era rendere Milano più vivibile, attrattiva e competitiva, per residenti e visitatori. Il risultato, invece, è stata la benedizione delle peggiori porcate: eventi spacciati per progresso, strategie di “marketing culturale” che hanno avuto ben poco a che fare con la cultura. Una sorta di cultural-washing in piena regola.

    ⚫️A ciò si è aggiunto il teatrino del coinvolgimento civico: finti processi di “partecipazione”, convocati in fasce orarie improbabili o con modalità lontane da qualsiasi confronto democratico e civile. Di referendum cittadini o di altre forme di question time autentico meglio non parlare: tentativi abortiti prima ancora di arrivare al confronto.

    ⚫️Ma il nodo più doloroso è forse un altro: la nostra stessa incapacità di fare squadra. È difficile già tra comitati e associazioni civiche, che si battono per centimetri di diritti nei rispettivi quartieri; figuriamoci tra partiti e movimenti, impegnati a contendersi percentuali minime di consenso. Tutti elementi che aggravano ulteriormente il quadro, rendendo Milano una città sempre più disaggregata e disgregante.

    A questo si somma l’aumento vertiginoso del costo della vita e della gestione delle economie familiari, che colpisce indiscriminatamente single, famiglie, anziani. Quando la priorità quotidiana diventa “arrivare a fine mese”, è difficile coltivare un’autentica esperienza di politica collettiva. La sopravvivenza sostituisce la partecipazione.

    Negli ultimi anni si è poi aggiunta un’altra forma di cecità: quella dell’empatia totale. Da due anni a questa parte siamo comprensibilmente assorbiti dalle tragedie internazionali, dall’Ucraina alla Palestina. È giusto provare dolore di fronte alla perdita di centinaia di bambini e civili innocenti. Ma questo sentimento, pur necessario, ha contribuito a distogliere la nostra attenzione dal terreno di casa. Nel frattempo Milano è scivolata fuori controllo, ostaggio di decenni di politiche affidate a arraffoni, furbacchioni e affaristi di ogni colore politico. Una visione “neoliberista” che non conosce distinzione tra centrodestra e centrosinistra.

    Se questo scenario ci piace, continuiamo pure con il nostro masochismo urbano. Se invece dentro di noi sopravvive ancora un fuoco interiore, allora è tempo di ribaltare il “paradigma”: abbassare le difese intellettuali, mettere da parte i pregiudizi, smettere di fare gli schizzinosi.

    È tempo di provare davvero a fare squadra. Perché se Milano è malata, la cura dipende solo da noi.

    #Milano #Politica #Società #Neoliberismo #CulturalWashing #CittadinanzaAttiva #Carovita #Partecipazione #Comunità #RigenerazioneSociale #SpiritoCritico
    MILANO – Lo stato del degrado 🏙️ Stiamo osservando insieme uno stato ormai avanzato di deperimento e degenerazione di Milano. Non solo dal punto di vista ambientale o economico, ma soprattutto sociale. È inutile negarlo. Mi dispiace dover usare un termine così crudo, ma la città appare oggi come affetta da una vera e propria cancrena, una metastasi diffusa su cui diventa necessario intervenire in modo "chirurgico". Non basta più la prima ondata di indignazione, le classiche urla allo scandalo di turno: rischiano solo di essere insabbiate dal prossimo scandalo, previsto — puntuale come un orologio svizzero — tra qualche mese o anno. E noi, come sempre, pronti a commentare ma incapaci di agire davvero. ⚫️Questo è il problema. Milano ha un “tumore” da estirpare. E, nonostante lo stadio avanzato, non tutto è compromesso: molto dipende dalla volontà dei cittadini di recuperare il proprio "spirito critico" e il coraggio di sapersi “schierare” (ogni riferimento, naturalmente, è davvero puramente casuale giuro). ⚫️Già ben prima di Expo 2015 si era fatta strada nel tessuto sociale e politico una vera e propria politica di lavaggio del cervello, con tratti più mafiosi che democratici, e soprattutto di marca “neoliberista”. L’obiettivo dichiarato era rendere Milano più vivibile, attrattiva e competitiva, per residenti e visitatori. Il risultato, invece, è stata la benedizione delle peggiori porcate: eventi spacciati per progresso, strategie di “marketing culturale” che hanno avuto ben poco a che fare con la cultura. Una sorta di cultural-washing in piena regola. ⚫️A ciò si è aggiunto il teatrino del coinvolgimento civico: finti processi di “partecipazione”, convocati in fasce orarie improbabili o con modalità lontane da qualsiasi confronto democratico e civile. Di referendum cittadini o di altre forme di question time autentico meglio non parlare: tentativi abortiti prima ancora di arrivare al confronto. ⚫️Ma il nodo più doloroso è forse un altro: la nostra stessa incapacità di fare squadra. È difficile già tra comitati e associazioni civiche, che si battono per centimetri di diritti nei rispettivi quartieri; figuriamoci tra partiti e movimenti, impegnati a contendersi percentuali minime di consenso. Tutti elementi che aggravano ulteriormente il quadro, rendendo Milano una città sempre più disaggregata e disgregante. A questo si somma l’aumento vertiginoso del costo della vita e della gestione delle economie familiari, che colpisce indiscriminatamente single, famiglie, anziani. Quando la priorità quotidiana diventa “arrivare a fine mese”, è difficile coltivare un’autentica esperienza di politica collettiva. La sopravvivenza sostituisce la partecipazione. Negli ultimi anni si è poi aggiunta un’altra forma di cecità: quella dell’empatia totale. Da due anni a questa parte siamo comprensibilmente assorbiti dalle tragedie internazionali, dall’Ucraina alla Palestina. È giusto provare dolore di fronte alla perdita di centinaia di bambini e civili innocenti. Ma questo sentimento, pur necessario, ha contribuito a distogliere la nostra attenzione dal terreno di casa. Nel frattempo Milano è scivolata fuori controllo, ostaggio di decenni di politiche affidate a arraffoni, furbacchioni e affaristi di ogni colore politico. Una visione “neoliberista” che non conosce distinzione tra centrodestra e centrosinistra. 🙏Se questo scenario ci piace, continuiamo pure con il nostro masochismo urbano. Se invece dentro di noi sopravvive ancora un fuoco interiore, allora è tempo di ribaltare il “paradigma”: abbassare le difese intellettuali, mettere da parte i pregiudizi, smettere di fare gli schizzinosi. 👉È tempo di provare davvero a fare squadra. Perché se Milano è malata, la cura dipende solo da noi. #Milano #Politica #Società #Neoliberismo #CulturalWashing #CittadinanzaAttiva #Carovita #Partecipazione #Comunità #RigenerazioneSociale #SpiritoCritico
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  • MI SEMBRA UNA RICHIESTA PIU' CHE LEGITTIMA DA CONDIVIDERE. MASSIMA CONDIVISIONE!
    Navalnaya a Putin e Trump: liberate chi è stato imprigionato per la pace
    La vedova di Navalny esorta i leader a rilasciare attivisti, giornalisti e civili detenuti per essersi opposti alla guerra in Ucraina...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/15/navalnaya-putin-trump-liberazione-prigionieri-news/8095904/
    MI SEMBRA UNA RICHIESTA PIU' CHE LEGITTIMA DA CONDIVIDERE. MASSIMA CONDIVISIONE! Navalnaya a Putin e Trump: liberate chi è stato imprigionato per la pace La vedova di Navalny esorta i leader a rilasciare attivisti, giornalisti e civili detenuti per essersi opposti alla guerra in Ucraina... https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/15/navalnaya-putin-trump-liberazione-prigionieri-news/8095904/
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  • Le crudeltà perpetrate contro i civili a #Gaza ci riguardano tutti: è in gioco la indisponibilità di ogni essere umano.
    Dalla stessa violazione della dignità della persona nascono certe politiche dannose e liberticide, dai #vaccini al #green: è ora di capire che c’è continuità
    Le crudeltà perpetrate contro i civili a #Gaza ci riguardano tutti: è in gioco la indisponibilità di ogni essere umano. Dalla stessa violazione della dignità della persona nascono certe politiche dannose e liberticide, dai #vaccini al #green: è ora di capire che c’è continuità
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  • E' UN VERO E PROPRIO OLOCAUSTO!
    Gaza, oltre 100 ong denunciano carestia: "I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo"
    MSF, Save the Children e Oxfam tra i 111 firmatari che chiedono un cessate il fuoco immediato e libero flusso di aiuti umanitari.

    Mentre a Gaza i civili continuano a essere uccisi nei siti di distribuzione di aiuti, oltre 100 organizzazioni umanitarie hanno denunciato che una “carestia di massa” si sta diffondendo nella Striscia e che anche i loro operatori stanno soffrendo gravemente a causa della carenza di cibo. Sono i totale 111 i firmatari della dichiarazione, tra cui Medici Senza Frontiere (MSF), Save the Children e Oxfam, che ha avvertito: “I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo”. “Mentre l’assedio del governo israeliano affama la popolazione di Gaza, gli operatori umanitari si uniscono alle stesse file per il cibo, rischiando di essere colpiti solo per sfamare le loro famiglie”, si legge.

    Le Ong chiedono un cessate il fuoco “immediato e negoziato”, l’apertura di tutti i valichi di frontiera e il libero flusso di aiuti attraverso i meccanismi guidati dalle Nazioni Unite. Martedì le Nazioni Unite hanno affermato che le forze israeliane hanno ucciso più di 1.000 palestinesi che cercavano di ottenere aiuti alimentari da quando la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele, ha iniziato le operazioni il 26 maggio.

    I quattro siti di distribuzione militarizzati della Ghf, organizzazione senza esperienza nella distribuzione di aiuti nelle zone di crisi, hanno di fatto soppiantato il sistema precedente guidato dalle Nazioni Unite che vedeva più di 400 centri per gli aiuti. Israele intanto afferma che gli aiuti umanitari sono autorizzati a entrare a Gaza e accusa Hamas di sfruttare le sofferenze dei civili, anche rubando cibo per venderlo a prezzi gonfiati o sparando a chi è in attesa di aiuti.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/23/carestia-gaza-ong-aiuti-umanitari-news/8071020/
    E' UN VERO E PROPRIO OLOCAUSTO! Gaza, oltre 100 ong denunciano carestia: "I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo" MSF, Save the Children e Oxfam tra i 111 firmatari che chiedono un cessate il fuoco immediato e libero flusso di aiuti umanitari. Mentre a Gaza i civili continuano a essere uccisi nei siti di distribuzione di aiuti, oltre 100 organizzazioni umanitarie hanno denunciato che una “carestia di massa” si sta diffondendo nella Striscia e che anche i loro operatori stanno soffrendo gravemente a causa della carenza di cibo. Sono i totale 111 i firmatari della dichiarazione, tra cui Medici Senza Frontiere (MSF), Save the Children e Oxfam, che ha avvertito: “I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo”. “Mentre l’assedio del governo israeliano affama la popolazione di Gaza, gli operatori umanitari si uniscono alle stesse file per il cibo, rischiando di essere colpiti solo per sfamare le loro famiglie”, si legge. Le Ong chiedono un cessate il fuoco “immediato e negoziato”, l’apertura di tutti i valichi di frontiera e il libero flusso di aiuti attraverso i meccanismi guidati dalle Nazioni Unite. Martedì le Nazioni Unite hanno affermato che le forze israeliane hanno ucciso più di 1.000 palestinesi che cercavano di ottenere aiuti alimentari da quando la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele, ha iniziato le operazioni il 26 maggio. I quattro siti di distribuzione militarizzati della Ghf, organizzazione senza esperienza nella distribuzione di aiuti nelle zone di crisi, hanno di fatto soppiantato il sistema precedente guidato dalle Nazioni Unite che vedeva più di 400 centri per gli aiuti. Israele intanto afferma che gli aiuti umanitari sono autorizzati a entrare a Gaza e accusa Hamas di sfruttare le sofferenze dei civili, anche rubando cibo per venderlo a prezzi gonfiati o sparando a chi è in attesa di aiuti. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/23/carestia-gaza-ong-aiuti-umanitari-news/8071020/
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