• Una streamer è collegata da 3 anni, 24 ore al giorno, su Twitch. Dice: e allora? E allora, anche se non sembra, è qualcosa che ci riguarda tutti.

    #streamer #connessione #spettacolo #spettatori #passività #GuyDebord #filosofia #rossaperpendicolare #virginiaveludo #poesia #poesie #poeta #poetessa #autore #autoriitaliani #autrice #poesiariflessiva #testipoetici

    Fonte: https://www.instagram.com/reel/DLFmKEVNIGe/?igsh=MW56a21ydzg1YTBlYw%3D%3D
    Una streamer è collegata da 3 anni, 24 ore al giorno, su Twitch. Dice: e allora? E allora, anche se non sembra, è qualcosa che ci riguarda tutti. #streamer #connessione #spettacolo #spettatori #passività #GuyDebord #filosofia #rossaperpendicolare #virginiaveludo #poesia #poesie #poeta #poetessa #autore #autoriitaliani #autrice #poesiariflessiva #testipoetici Fonte: https://www.instagram.com/reel/DLFmKEVNIGe/?igsh=MW56a21ydzg1YTBlYw%3D%3D
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  • APPELLO AL MONDO DELLO SPETTACOLO PER GAZA!!
    https://www.youtube.com/watch?v=JEW2gIUOizs
    APPELLO AL MONDO DELLO SPETTACOLO PER GAZA!! https://www.youtube.com/watch?v=JEW2gIUOizs
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  • PALESTINA : Convergenza o Concorrenza?
    Manifestare uniti... per restare divisi.
    (Spoiler: sempre la seconda)

    Niente da fare. In questo Paese – e nella sua tragicomica politica – la parola "convergenza" continua a suonare come una barzelletta di cattivo gusto. Piuttosto, siamo al solito derby di concorrenza tra opposizioni: chi la spara più giusta, chi la piazza più identitaria, chi riesce a far pesare di più il proprio nome sul volantino della manifestazione.

    E intanto, di mezzo, ci va la Palestina. O meglio, ci vanno le istanze, le vite, i diritti. Perché se anche ci fosse un barlume di buona volontà, viene subito spazzato via da calcoli elettorali, esigenze di partito e smanie di protagonismo.

    E allora succede questo: Pd, M5S e AVS indicono una manifestazione nazionale per sabato 7 giugno a Roma. Mozione unitaria in Parlamento, richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina, cessate il fuoco a Gaza, stop alla vendita di armi a Israele, mandati d’arresto della CPI contro Netanyahu e Gallant da rispettare. Un punto di partenza... che però non va giù a Iv e Azione.

    Calenda e compagnia vogliono integrare la piattaforma: parlano di coccarde gialle per gli ostaggi israeliani, solidarietà agli israeliani anti-Netanyahu (giusto), condanna dell’antisemitismo (sacrosanta), smantellamento di Hamas (tema delicato), due popoli e due Stati (teoricamente condivisibile). Ma la verità è che ogni aggiunta ha l’aria di una clausola di salvaguardia elettorale.

    E così, invece di manifestare insieme, assistiamo all’ennesimo spettacolo di opposizione nell’opposizione. Bellissimo. Proprio quello che serve per fermare un genocidio, no

    E mentre si litiga su quale piazza prenotare (Piazza del Popolo è occupata, ironia della sorte), si resta tutti a metà tra indignazione e calcolo, tra pace da esibire e personalismi da coltivare.
    Complimenti vivissimi...

    Alla fine, si farà qualcosa. Forse. Ma senza unità di intenti, sarà solo l’ennesima passerella utile per i selfie e per le stories da campagna elettorale. La gente però – sorpresa! – non è stupida. E ha smesso da tempo di bersi le faide tra guelfi e ghibellini versione XXI secolo.

    Io continuo a pensare che serva un nuovo umanesimo politico. Quello che mette le persone al centro, non le sigle. Quello che smette di fare strategie sulla pelle degli altri.

    È estremismo? No. È solo disperato bisogno di buon senso. Quello che manca da troppo tempo.

    #Palestina #7giugno #ManifestazioneRoma #Opposizione #M5S #PD #AVS #Calenda #ItaliaViva #Pace #DirittiUmani #StopGenocidio #DirittoInternazionale #DuePopoliDueStati #HumanityFirst
    PALESTINA : Convergenza o Concorrenza? ✌️⚔️ Manifestare uniti... per restare divisi. (Spoiler: sempre la seconda) Niente da fare. In questo Paese – e nella sua tragicomica politica – la parola "convergenza" continua a suonare come una barzelletta di cattivo gusto. Piuttosto, siamo al solito derby di concorrenza tra opposizioni: chi la spara più giusta, chi la piazza più identitaria, chi riesce a far pesare di più il proprio nome sul volantino della manifestazione. E intanto, di mezzo, ci va la Palestina. O meglio, ci vanno le istanze, le vite, i diritti. Perché se anche ci fosse un barlume di buona volontà, viene subito spazzato via da calcoli elettorali, esigenze di partito e smanie di protagonismo. E allora succede questo: Pd, M5S e AVS indicono una manifestazione nazionale per sabato 7 giugno a Roma. Mozione unitaria in Parlamento, richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina, cessate il fuoco a Gaza, stop alla vendita di armi a Israele, mandati d’arresto della CPI contro Netanyahu e Gallant da rispettare. Un punto di partenza... che però non va giù a Iv e Azione. Calenda e compagnia vogliono integrare la piattaforma: parlano di coccarde gialle per gli ostaggi israeliani, solidarietà agli israeliani anti-Netanyahu (giusto), condanna dell’antisemitismo (sacrosanta), smantellamento di Hamas (tema delicato), due popoli e due Stati (teoricamente condivisibile). Ma la verità è che ogni aggiunta ha l’aria di una clausola di salvaguardia elettorale. E così, invece di manifestare insieme, assistiamo all’ennesimo spettacolo di opposizione nell’opposizione. Bellissimo. Proprio quello che serve per fermare un genocidio, no⁉️ E mentre si litiga su quale piazza prenotare (Piazza del Popolo è occupata, ironia della sorte), si resta tutti a metà tra indignazione e calcolo, tra pace da esibire e personalismi da coltivare. Complimenti vivissimi... Alla fine, si farà qualcosa. Forse. Ma senza unità di intenti, sarà solo l’ennesima passerella utile per i selfie e per le stories da campagna elettorale. La gente però – sorpresa! – non è stupida. E ha smesso da tempo di bersi le faide tra guelfi e ghibellini versione XXI secolo. Io continuo a pensare che serva un nuovo umanesimo politico. Quello che mette le persone al centro, non le sigle. Quello che smette di fare strategie sulla pelle degli altri. È estremismo? No. È solo disperato bisogno di buon senso. Quello che manca da troppo tempo. #Palestina #7giugno #ManifestazioneRoma #Opposizione #M5S #PD #AVS #Calenda #ItaliaViva #Pace #DirittiUmani #StopGenocidio #DirittoInternazionale #DuePopoliDueStati #HumanityFirst
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  • CANNES POLITIK
    (Qualcosa brucia ancora…)


    I festival sono spesso vissuti come passerelle di glamour, selfie e tappeti rossi. Cannes, come Berlino e Venezia, non fa eccezione. Ma da qualche anno, la Croisette sta mutando pelle. Non più solo vetrina patinata, ma fronte culturale e politico dove il cinema torna a essere arma, testimonianza, urlo necessario.
    In un’Italia assuefatta all’indifferenza, Cannes 2025 si erge come un fronte di resistenza, in cui l’arte si ribella, i corpi ritornano scena e le parole graffiano. Per chi — come il sottoscritto — sogna ancora una Nouvelle Vague che parta dalle strade di Milano e arrivi al cuore dell’Europa, è ossigeno puro.
    Quest’anno, sulla Croisette, qualcosa brucia ancora. E noi dobbiamo raccogliere quelle fiamme.

    3⃣ momenti CULT per riscrivere la storia

    1. JULIAN ASSANGE: un corpo politico sulla terrazza del Palais
    Non ha mai abbassato lo sguardo, e anche stavolta lo fa con stile e sostanza. Julian Assange irrompe a Cannes con una camicia kaki e una t-shirt che urla giustizia: stampati, i nomi di quasi 5.000 bambini uccisi a Gaza. Sulla schiena, una sola scritta: STOP ISRAEL.
    Al suo fianco, Stella Morris, moglie e avvocata, e il regista Eugene Jarecki che presenta The Six Billion Dollar Man. Il film-documento su Assange — già vincitore del primo Golden Globe dedicato al documentario — è fuori concorso, ma dentro ogni battito politico del festival.
    “Fare il giornalista è diventato il mestiere più pericoloso al mondo” — dichiara Jarecki. E a Gaza, questo, lo abbiamo visto fin troppo bene.
    Assange non è solo simbolo. È lotta incarnata.

    2. JAFAR PANAHI: la libertà (ri)trovata
    Un altro volto, un’altra prigione, un’altra resistenza.
    Jafar Panahi torna a Cannes dopo anni di silenzi forzati, prigionia e censura. Dal 1995 — anno in cui vinse la Camera d’Or — la sua sedia era rimasta vuota. Oggi la occupa di nuovo. E lo fa con A Simple Accident, film girato senza autorizzazione iraniana.
    Accanto a lui, la figlia Solmaz e la moglie. Un ritorno che è una ferita che si rimargina, ma che sanguina ancora: quattro membri della troupe sono stati recentemente interrogati in Iran.
    Panahi non è solo regista. È memoria vivente della libertà negata.
    E la Croisette applaude.


    3. IL MANIFESTO EUROPEO: cinema contro l’impero delle merci
    A sigillare quest’edizione infuocata, ecco il Manifesto dei Cineasti Europei.
    Lo firmano Sorrentino, Tornatore, i fratelli Dardenne, Rohrwacher, Amelio, Costa-Gavras e decine di altri.
    Lettura pubblica sulla Plage de la Quinzaine. Parole chiare contro i dazi di Trump e contro la Commissione Europea che, a forza di rincorrere il mercato, rischia di svendere l’identità culturale del cinema.
    “Il cinema è arte. E in quanto arte ha una responsabilità: proporre pensiero, punto di vista e spettacolo. Non possiamo essere ridotti a semplici merci.”
    Un appello alla difesa della diversità culturale, della libertà d’espressione, della dignità artistica.
    Il cinema europeo resiste. E rilancia.


    In un mondo che anestetizza, il cinema che brucia è rivoluzione.
    Assange, Panahi, il Manifesto: tre atti di un’unica ribellione che ci chiama a raccolta.
    È in questi momenti che la cultura torna ad essere strumento di giustizia e rito collettivo di riconciliazione. Una dialettica perfetta tra arte, politica e visione.
    Cannes 2025 ci ricorda che qualcosa, ancora, brucia.
    E non possiamo permetterci di lasciarlo spegnere.
    Anzi. Soffiamoci sopra.

    #Cannes2025 #CinemaPolitico #Assange #JafarPanahi #ManifestoCineastiEuropei #NouvelleVague #CinemaComeResistenza #ArtIsNotACommodity #CannesPolitik #CulturaÈLotta #StopIsrael #FreePress #Iran #ResistenzaCreativa
    CANNES POLITIK (Qualcosa brucia ancora…) 🔥✊ I festival sono spesso vissuti come passerelle di glamour, selfie e tappeti rossi. Cannes, come Berlino e Venezia, non fa eccezione. Ma da qualche anno, la Croisette sta mutando pelle. Non più solo vetrina patinata, ma fronte culturale e politico dove il cinema torna a essere arma, testimonianza, urlo necessario. In un’Italia assuefatta all’indifferenza, Cannes 2025 si erge come un fronte di resistenza, in cui l’arte si ribella, i corpi ritornano scena e le parole graffiano. Per chi — come il sottoscritto — sogna ancora una Nouvelle Vague che parta dalle strade di Milano e arrivi al cuore dell’Europa, è ossigeno puro. Quest’anno, sulla Croisette, qualcosa brucia ancora. E noi dobbiamo raccogliere quelle fiamme. 3⃣ momenti CULT per riscrivere la storia 1. JULIAN ASSANGE: un corpo politico sulla terrazza del Palais Non ha mai abbassato lo sguardo, e anche stavolta lo fa con stile e sostanza. Julian Assange irrompe a Cannes con una camicia kaki e una t-shirt che urla giustizia: stampati, i nomi di quasi 5.000 bambini uccisi a Gaza. Sulla schiena, una sola scritta: STOP ISRAEL. Al suo fianco, Stella Morris, moglie e avvocata, e il regista Eugene Jarecki che presenta The Six Billion Dollar Man. Il film-documento su Assange — già vincitore del primo Golden Globe dedicato al documentario — è fuori concorso, ma dentro ogni battito politico del festival. “Fare il giornalista è diventato il mestiere più pericoloso al mondo” — dichiara Jarecki. E a Gaza, questo, lo abbiamo visto fin troppo bene. Assange non è solo simbolo. È lotta incarnata. 2. JAFAR PANAHI: la libertà (ri)trovata Un altro volto, un’altra prigione, un’altra resistenza. Jafar Panahi torna a Cannes dopo anni di silenzi forzati, prigionia e censura. Dal 1995 — anno in cui vinse la Camera d’Or — la sua sedia era rimasta vuota. Oggi la occupa di nuovo. E lo fa con A Simple Accident, film girato senza autorizzazione iraniana. Accanto a lui, la figlia Solmaz e la moglie. Un ritorno che è una ferita che si rimargina, ma che sanguina ancora: quattro membri della troupe sono stati recentemente interrogati in Iran. Panahi non è solo regista. È memoria vivente della libertà negata. E la Croisette applaude. 🎬✊ 3. IL MANIFESTO EUROPEO: cinema contro l’impero delle merci A sigillare quest’edizione infuocata, ecco il Manifesto dei Cineasti Europei. Lo firmano Sorrentino, Tornatore, i fratelli Dardenne, Rohrwacher, Amelio, Costa-Gavras e decine di altri. Lettura pubblica sulla Plage de la Quinzaine. Parole chiare contro i dazi di Trump e contro la Commissione Europea che, a forza di rincorrere il mercato, rischia di svendere l’identità culturale del cinema. “Il cinema è arte. E in quanto arte ha una responsabilità: proporre pensiero, punto di vista e spettacolo. Non possiamo essere ridotti a semplici merci.” Un appello alla difesa della diversità culturale, della libertà d’espressione, della dignità artistica. Il cinema europeo resiste. E rilancia. 🎥 In un mondo che anestetizza, il cinema che brucia è rivoluzione. Assange, Panahi, il Manifesto: tre atti di un’unica ribellione che ci chiama a raccolta. È in questi momenti che la cultura torna ad essere strumento di giustizia e rito collettivo di riconciliazione. Una dialettica perfetta tra arte, politica e visione. Cannes 2025 ci ricorda che qualcosa, ancora, brucia. E non possiamo permetterci di lasciarlo spegnere. Anzi. Soffiamoci sopra. #Cannes2025 #CinemaPolitico #Assange #JafarPanahi #ManifestoCineastiEuropei #NouvelleVague #CinemaComeResistenza #ArtIsNotACommodity #CannesPolitik #CulturaÈLotta #StopIsrael #FreePress #Iran #ResistenzaCreativa
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  • Inizia oggi a New York il processo contro Puff Diddy


    Per due decenni ha dominato l’hip hop americano, produttore potentissimo, musicista da tre Grammy, rapper, cantante, imprenditore. Il suo impero si è sgretolato sotto le accuse pesantissime di abusi sessuali, violenze e sfruttamento della prostituzione. Puff Diddy, è detenuto in carcere a Brooklyn da settembre.

    A novembre scorso i giudici avevano deciso di tenerlo in carcere perché “influenzava i testimoni”. La selezione della giuria è prevista per questa mattina e potrebbe durare diversi giorni.

    Combs si è dichiarato non colpevole di tutte le accuse. Si prevede che il processo duri almeno otto settimane.

    Sean John Combs, conosciuto sotto mille pseudonimi Diddy e Puffy, Puff Daddy, P. Diddy e Love, dovrà affrontare le accuse di aver usato l'influenza e le risorse del suo impero commerciale per abusare sessualmente di donne che venivano manipolate per partecipare a spettacoli sessuali a base di droga con prostituti maschili che Combs chiamava "Freak Off". Per tenere le donne sotto controllo, i pubblici ministeri affermano che Combs faceva uso di un mix di influenza e violenza: si offriva di dare una spinta alle loro carriere nel mondo dello spettacolo se avessero fatto ciò che chiedeva, o le interrompeva in caso contrario.

    L'atto d'accusa di 17 pagine contro Combs è secondo i media americani un atto contro un capo mafioso o il capo di una banda di narcotrafficanti, coinvolto nel traffico di esseri umani a fini sessuali. Le feste a casa sua tragicamente leggendarie sarebbero state luoghi di violenze e orrori sotto l’effetto di droghe, per anni nessuno avrebbe avuto il coraggio di andare contro quello che è già stato definito l’Harvey Weinstein della musica.

    Il processo è l'ultimo e il più grave di una lunga serie di problemi legali per Combs; il rapper sta affrontando anche un procedimento civile intentato da oltre 120 presunte vittime, tra cui 25 minorenni all'epoca dei fatti, che lo accusano di violenza sessuale.

    GOODBYE PEDOWOOD potrebbe diventare la migliore produzione hollywoodiana di tutti i tempi


    Source:  t.me/ArsenaleKappa
    Inizia oggi a New York il processo contro Puff Diddy Per due decenni ha dominato l’hip hop americano, produttore potentissimo, musicista da tre Grammy, rapper, cantante, imprenditore. Il suo impero si è sgretolato sotto le accuse pesantissime di abusi sessuali, violenze e sfruttamento della prostituzione. Puff Diddy, è detenuto in carcere a Brooklyn da settembre. A novembre scorso i giudici avevano deciso di tenerlo in carcere perché “influenzava i testimoni”. La selezione della giuria è prevista per questa mattina e potrebbe durare diversi giorni. Combs si è dichiarato non colpevole di tutte le accuse. Si prevede che il processo duri almeno otto settimane. Sean John Combs, conosciuto sotto mille pseudonimi Diddy e Puffy, Puff Daddy, P. Diddy e Love, dovrà affrontare le accuse di aver usato l'influenza e le risorse del suo impero commerciale per abusare sessualmente di donne che venivano manipolate per partecipare a spettacoli sessuali a base di droga con prostituti maschili che Combs chiamava "Freak Off". Per tenere le donne sotto controllo, i pubblici ministeri affermano che Combs faceva uso di un mix di influenza e violenza: si offriva di dare una spinta alle loro carriere nel mondo dello spettacolo se avessero fatto ciò che chiedeva, o le interrompeva in caso contrario. L'atto d'accusa di 17 pagine contro Combs è secondo i media americani un atto contro un capo mafioso o il capo di una banda di narcotrafficanti, coinvolto nel traffico di esseri umani a fini sessuali. Le feste a casa sua tragicamente leggendarie sarebbero state luoghi di violenze e orrori sotto l’effetto di droghe, per anni nessuno avrebbe avuto il coraggio di andare contro quello che è già stato definito l’Harvey Weinstein della musica. Il processo è l'ultimo e il più grave di una lunga serie di problemi legali per Combs; il rapper sta affrontando anche un procedimento civile intentato da oltre 120 presunte vittime, tra cui 25 minorenni all'epoca dei fatti, che lo accusano di violenza sessuale. GOODBYE PEDOWOOD potrebbe diventare la migliore produzione hollywoodiana di tutti i tempi 😎🍿 Source:  t.me/ArsenaleKappa 🅰️ 💥💥 ㅤ
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  • Che tristezza vedere questi "vip" morire così. Sono andati sorridenti a farsi il vaccino, erano "fieri" di fare campagna per il siero, e dopo che lo hanno fatto non solo non hanno denunciato chi li ha rovinati ma hanno trasformato invece la loro morte in un vero e proprio reality show. Questo sistema criminale che ha sterminato le persone con i vaccini vuole santificare tumori e malattie, e i vari membri malati del mondo dello spettacolo sono lì a recitare la loro parte nonostante il potere che ancora difendono li stia uccidendo.

    Fonte: https://t.me/c/1696580152/13879
    Che tristezza vedere questi "vip" morire così. Sono andati sorridenti a farsi il vaccino, erano "fieri" di fare campagna per il siero, e dopo che lo hanno fatto non solo non hanno denunciato chi li ha rovinati ma hanno trasformato invece la loro morte in un vero e proprio reality show. Questo sistema criminale che ha sterminato le persone con i vaccini vuole santificare tumori e malattie, e i vari membri malati del mondo dello spettacolo sono lì a recitare la loro parte nonostante il potere che ancora difendono li stia uccidendo. Fonte: https://t.me/c/1696580152/13879
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  • SALVATE IL SOLDATO ZELENSKY
    Diplomazia o spettacolo? Il paradosso della politica internazionale

    La saggezza popolare suggerisce che chi è più maturo lo dimostri con i fatti. Ma osservando la gestione della crisi internazionale, la maturità sembra un valore in declino. Se la pace deve dipendere da logiche di potere e dinamiche mediatiche, allora lo scenario è tutt'altro che rassicurante. L’incontro di ieri alla Casa Bianca—se così si può definire—ha rappresentato un ulteriore episodio di imbarazzo e stallo, con la cacciata di Zelensky e l'annullamento della conferenza stampa di rito. Un momento che, al di là delle simpatie e delle narrazioni di parte, impone riflessioni profonde su ciò che è rimasto della diplomazia internazionale.

    Il tramonto della diplomazia tradizionale. L'incontro tra il presidente-tycoon Trump e il "soldato" Zelensky ha sancito definitivamente un cambio di paradigma: il dialogo diplomatico, inteso come disciplina dell'equilibrio e del confronto strategico, sembra superato. Al suo posto, domina la logica dello show system, in linea con una politica ormai plasmata dalle dinamiche mediatiche e dallo spin doctoring degli apparati governativi. La gestione delle crisi è diventata un prodotto da confezionare per il pubblico globale, più che un processo da costruire con lucidità.

    Spettacolarizzazione e trasparenza distorta. La trattativa di pace, per sua natura, richiederebbe discrezione, strategia e negoziati approfonditi. Tuttavia, oggi il concetto di trasparenza è spesso utilizzato per giustificare una narrazione spettacolare degli eventi, trasformando la politica estera in un format da prime time. Churchill e altri grandi leader hanno scritto la storia senza la necessità di telecamere accese: il loro peso politico derivava dall'azione, non dalla messinscena.

    L'Europa? Spettatore passivo. I nostri leader, invece di mantenere una posizione neutrale e responsabile, continuano a farsi trascinare nel tifo da stadio, difendendo l’aggredito di turno che viene però trattato dagli USA come un venditore porta a porta. L'Italia? Ancora una volta in una posizione defilata, intrappolata nella sua insignificanza politica. E ora che si fa? Un altro summit tra alleati? Certo, ma magari senza isterismi da prima serata.

    Una narrazione mediatica tossica. Oggi, i titoli dei media parlano di "agguato", "trappola", "sberla diplomatica". Un linguaggio volutamente incendiario, che contribuisce ad alimentare una guerra psicologica ancor prima che militare. Ma il vero punto non è l'ennesimo scontro verbale tra leader, né la prevedibile rigidità delle loro posizioni. Il tema centrale è la totale assenza di una visione diplomatica autentica.

    L'incontro di ieri non è stato un passo avanti, né una svolta strategica. È stato un capitolo inutile, privo di sostanza e prospettiva. Da archiviare immediatamente.

    #TrumpVsZelensky #Geopolitica #CasaBianca #ShowPolitico #UkraineCrisis #politicainternazionale
    SALVATE IL SOLDATO ZELENSKY 🎭 Diplomazia o spettacolo? Il paradosso della politica internazionale La saggezza popolare suggerisce che chi è più maturo lo dimostri con i fatti. Ma osservando la gestione della crisi internazionale, la maturità sembra un valore in declino. Se la pace deve dipendere da logiche di potere e dinamiche mediatiche, allora lo scenario è tutt'altro che rassicurante. L’incontro di ieri alla Casa Bianca—se così si può definire—ha rappresentato un ulteriore episodio di imbarazzo e stallo, con la cacciata di Zelensky e l'annullamento della conferenza stampa di rito. Un momento che, al di là delle simpatie e delle narrazioni di parte, impone riflessioni profonde su ciò che è rimasto della diplomazia internazionale. ⚫ Il tramonto della diplomazia tradizionale. L'incontro tra il presidente-tycoon Trump e il "soldato" Zelensky ha sancito definitivamente un cambio di paradigma: il dialogo diplomatico, inteso come disciplina dell'equilibrio e del confronto strategico, sembra superato. Al suo posto, domina la logica dello show system, in linea con una politica ormai plasmata dalle dinamiche mediatiche e dallo spin doctoring degli apparati governativi. La gestione delle crisi è diventata un prodotto da confezionare per il pubblico globale, più che un processo da costruire con lucidità. ⚫ Spettacolarizzazione e trasparenza distorta. La trattativa di pace, per sua natura, richiederebbe discrezione, strategia e negoziati approfonditi. Tuttavia, oggi il concetto di trasparenza è spesso utilizzato per giustificare una narrazione spettacolare degli eventi, trasformando la politica estera in un format da prime time. Churchill e altri grandi leader hanno scritto la storia senza la necessità di telecamere accese: il loro peso politico derivava dall'azione, non dalla messinscena. ⚫ L'Europa? Spettatore passivo. I nostri leader, invece di mantenere una posizione neutrale e responsabile, continuano a farsi trascinare nel tifo da stadio, difendendo l’aggredito di turno che viene però trattato dagli USA come un venditore porta a porta. L'Italia? Ancora una volta in una posizione defilata, intrappolata nella sua insignificanza politica. E ora che si fa? Un altro summit tra alleati? Certo, ma magari senza isterismi da prima serata. ⚫ Una narrazione mediatica tossica. Oggi, i titoli dei media parlano di "agguato", "trappola", "sberla diplomatica". Un linguaggio volutamente incendiario, che contribuisce ad alimentare una guerra psicologica ancor prima che militare. Ma il vero punto non è l'ennesimo scontro verbale tra leader, né la prevedibile rigidità delle loro posizioni. Il tema centrale è la totale assenza di una visione diplomatica autentica. L'incontro di ieri non è stato un passo avanti, né una svolta strategica. È stato un capitolo inutile, privo di sostanza e prospettiva. Da archiviare immediatamente. #TrumpVsZelensky #Geopolitica #CasaBianca #ShowPolitico #UkraineCrisis #politicainternazionale
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  • ERAVAMO 8 AMICI AL BAR...

    Mini Micron non esita mai un attimo quando intravede la possibilità di accaparrarsi il ruolo di prima donna , il problema è sorto dopo, quando messi a sedere gli 8 nani da giardino
    cercavano di capire perché fossero lì, ma soprattutto per fare cosa.
    Musi lunghi , espressioni evidenti di uno stato depressivo conclamato il Club degli esclusi ha
    ricevuto pure la rabbia dei 19 non invitati assai risentiti ...in pratica chi c'era avrebbe preferito non esserci e chi non c'era era imbufalito perché avrebbe voluto esserci.
    Uno spettacolo tragico mentre il resto del mondo stava ad osservare la commedia modello " Le baruffe chioggiotte" di Goldoni , si perché di teatro si tratta più che di politica.

    A Ryadh oggi si incontreranno i grandi , mentre i nani continueranno quanto già impostato ieri : rosicare .
    Ma tra un rosicamento e l' altro , mandiamo soldati...più armi...più soldi ...più sanzioni , dall' altra parte del mondo oggi si farà sul serio.
    Talmente sul serio che la stecca sui dentini da latte degli oligarchi europei è arrivata puntuale
    e micidiale :
    " Fate pure, ma se inviate i vostri soldati e i russi vi fanno la festa, escludete l' attivazione
    dell' art 5 della NATO. Scordatevelo"

    Il messaggio è chiaro , danni ne avete fatti abbastanza , ora ve li ciucciate.

    Ma il peggio è arrivato dopo .
    Mentre Ursula sogna il pacchetto di sanzioni n.
    147 della sua collezione , Rubio e Lavrov sono pronti ad accordi commerciali ....accordi commerciali ????
    Esatto.
    Gli USA hanno perso 300 miliardi con le sanzioni , e non intendono andare oltre con i danni .
    Non è fantastico ?

    Cornuti e mazziati .

    Renata Girardi 18/02/2025

    Ps. Nella foto la donna più impotente d' Europa
    ERAVAMO 8 AMICI AL BAR... Mini Micron non esita mai un attimo quando intravede la possibilità di accaparrarsi il ruolo di prima donna , il problema è sorto dopo, quando messi a sedere gli 8 nani da giardino cercavano di capire perché fossero lì, ma soprattutto per fare cosa. Musi lunghi , espressioni evidenti di uno stato depressivo conclamato il Club degli esclusi ha ricevuto pure la rabbia dei 19 non invitati assai risentiti ...in pratica chi c'era avrebbe preferito non esserci e chi non c'era era imbufalito perché avrebbe voluto esserci. Uno spettacolo tragico mentre il resto del mondo stava ad osservare la commedia modello " Le baruffe chioggiotte" di Goldoni , si perché di teatro si tratta più che di politica. A Ryadh oggi si incontreranno i grandi , mentre i nani continueranno quanto già impostato ieri : rosicare . Ma tra un rosicamento e l' altro , mandiamo soldati...più armi...più soldi ...più sanzioni , dall' altra parte del mondo oggi si farà sul serio. Talmente sul serio che la stecca sui dentini da latte degli oligarchi europei è arrivata puntuale e micidiale : " Fate pure, ma se inviate i vostri soldati e i russi vi fanno la festa, escludete l' attivazione dell' art 5 della NATO. Scordatevelo" Il messaggio è chiaro , danni ne avete fatti abbastanza , ora ve li ciucciate. Ma il peggio è arrivato dopo . Mentre Ursula sogna il pacchetto di sanzioni n. 147 della sua collezione , Rubio e Lavrov sono pronti ad accordi commerciali ....accordi commerciali ???? Esatto. Gli USA hanno perso 300 miliardi con le sanzioni , e non intendono andare oltre con i danni . Non è fantastico ? Cornuti e mazziati . Renata Girardi 18/02/2025 Ps. Nella foto la donna più impotente d' Europa
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  • Il 13 novembre 1833 si verificò un fenomeno nei cieli di tutto il mondo: una tempesta di stelle cadenti investì la terra per 4 ore. Migliaia al minuto.

    Le meteore sembravano provenire dalla costellazione del Leone, si trattava infatti dello sciame delle Leonidi. Anche i giornali dell’epoca riportarono il fenomeno, uno spettacolo talmente incredibile che le persone venivano svegliate dai lampi di luce proiettati dai bolidi più luminosi che letteralmente apparivano esplodere nel cielo.

    La tempesta si manifestò ancora nel 1866, le meteore furono avvistate con cadenza compresa tra 2000 e 5000 all’ora. Anche nei due anni successivi si verificarono altre tempeste: nel 1867, malgrado il disturbo della Luna sopra l’orizzonte, si contarono fino a 1000 meteore l’ora e successe anche nel 1868, grazie a un propizio cielo scuro.

    Il 19 dicembre 1865 Ernst Wilhelm Tempel scoprì un oggetto circolare vicino alla stella Beta Ursae Majoris, che fu avvistato anche da Horace Parnell Tuttle il 6 gennaio 1866: si trattava della cometa 55P/Tempel-Tuttle, responsabile delle Leonidi.

    Le Leonidi sono le "stelle cadenti" più belle e famose. La loro notorietà, quasi leggendaria, deriva dal fatto che nel 1833 e nel 1966 vi furono due spropositate tempeste meteoriche. Questo termine indica una pioggia di stelle cadenti con uno ZHR superiore a 1000.

    Lo ZHR è il principale indice tra quelli che sintetizzano l’attività di sciame: indica il numero di stelle cadenti che un osservatore potrebbe vedere in un’ora, in condizioni ideali.

    La cometa che origina la pioggia di Leonidi, la 55/P Tempel - Tuttle, è passata al perielio (punto dell’orbita più vicino al Sole) nel 1998. Conseguentemente, ci si attendeva una copiosa tempesta meteorica per il novembre 1998. Ma la tempesta non avvenne.
    Il 13 novembre 1833 si verificò un fenomeno nei cieli di tutto il mondo: una tempesta di stelle cadenti investì la terra per 4 ore. Migliaia al minuto. Le meteore sembravano provenire dalla costellazione del Leone, si trattava infatti dello sciame delle Leonidi. Anche i giornali dell’epoca riportarono il fenomeno, uno spettacolo talmente incredibile che le persone venivano svegliate dai lampi di luce proiettati dai bolidi più luminosi che letteralmente apparivano esplodere nel cielo. La tempesta si manifestò ancora nel 1866, le meteore furono avvistate con cadenza compresa tra 2000 e 5000 all’ora. Anche nei due anni successivi si verificarono altre tempeste: nel 1867, malgrado il disturbo della Luna sopra l’orizzonte, si contarono fino a 1000 meteore l’ora e successe anche nel 1868, grazie a un propizio cielo scuro. Il 19 dicembre 1865 Ernst Wilhelm Tempel scoprì un oggetto circolare vicino alla stella Beta Ursae Majoris, che fu avvistato anche da Horace Parnell Tuttle il 6 gennaio 1866: si trattava della cometa 55P/Tempel-Tuttle, responsabile delle Leonidi. Le Leonidi sono le "stelle cadenti" più belle e famose. La loro notorietà, quasi leggendaria, deriva dal fatto che nel 1833 e nel 1966 vi furono due spropositate tempeste meteoriche. Questo termine indica una pioggia di stelle cadenti con uno ZHR superiore a 1000. Lo ZHR è il principale indice tra quelli che sintetizzano l’attività di sciame: indica il numero di stelle cadenti che un osservatore potrebbe vedere in un’ora, in condizioni ideali. La cometa che origina la pioggia di Leonidi, la 55/P Tempel - Tuttle, è passata al perielio (punto dell’orbita più vicino al Sole) nel 1998. Conseguentemente, ci si attendeva una copiosa tempesta meteorica per il novembre 1998. Ma la tempesta non avvenne.
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  • Quotidiano " La Verità " 31 gennaio.
    La terza pagina è dedicata alla Commissione parlamentare covid che riporta alcune dichiarazioni rilasciate dal direttore di epidemiologia dell' Istituto superiore della sanità ( I.S.S. l' acronimo che da un po' di tempo riecheggia nella mia mente come equipollente all' ISIS . Sì, esagero lo riconosco). Il direttore in questione, tal Patrizio Pezzotti, si è così espresso:

    " Ora cerchiamo delle colpe, ma allora ci siamo mossi in una fase di incertezza molto elevata. La scienza non aveva risposte ma opinioni "
    Quindi all' epoca lor signori avevano delle opinioni in forza delle quali, a motivo delle quali ritennero doveroso non confrontarsi, non interloquire con chi esprimeva delle opinioni diverse. Preferirono i Pezzotti e compagni relegare nel silenzio medici come Mariano Amici, Fraiese... ricercatrici rinomate come le dottoresse Loretta Bolgan, Antonietta Gatti...Quei figuri oggi sostengono che all' epoca non avevano delle certezze scientifiche, tuttavia hanno sempre sostenuto di essere guidati dalla scienza e in nome di quest' ultima decretarono che il prodotto farmaceutico a mRNA era l' appropriato farmaco sicuro ed efficace per rendere l' organismo immune dalla malattia....Ora ci dicono, personaggi da avanspettacolo di mediocre categoria, che avevano opinato di aver trovato qualcosa di utile....Avevano delle opinioni per asserire che era necessario obbligare la gente a rinchiudersi in casa, negare le visite ai degenti, richiudere le salme nei sacchi occultandone la vista ai loro familiari. Quando si hanno delle opinioni ci si confronta con chi ne ha di diverse ...La dottoressa Maria Rita Gismondi, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e bio emergenze del polo universitario Luigi Sacco di Milano dotato della struttura BLS 4 ( il livello più alto che contraddistingue quei laboratori che studiano, maneggiano i virus tra i più letali), a novembre del 2020, se mal non rammento, invitata dalla redazione dell' emittente web Radio Radio ebbe a dichiarare in merito agli studi sui nuovi prodotti a mRNA che in un futuro prossimo venturo, molto in là nel tempo, potrebbero rivelarsi significativamente utili per debellare delle malattie, ma non potevano ancora trovare applicazione. Aggiunse, a conclusione, che non era un' opinione...Certo, pochissimi mesi dopo quell' intervista il suo pensiero cambiò radicalmente....L' avevano minacciata di escluderla dai suoi prestigiosi incarichi? Chi lo sa ?

    Non so se la commissione parlamentare covid porterà giustizia. Di certo è servita, mi si perdoni per quanto sto per scrivere, per vomitare in quell' aula della commissione la rabbia, il dolore, i lutti di molti cittadini ... Rammento che nella primavera del 2021 i senatori di Fratelli d'Italia ( oggi la commissione parlamentare d'inchiesta covid è presieduta da componente dello stesso partito ) rivolsero un' interrogazione all' allora governo guidato dal settantaquattrenne Mario Draghi (ritirarsi in pensione..?) sulla base di dati che indicavano in modo incontrovertibile che il vaccino a mRNA stava causando delle miocarditi nei giovani.
    Alle neo mamme nessun vaccinatore disse che la Pfizer non aveva sufficienti dati per affermare che nel latte materno potesse finirvi qualche elemento del vaccino e nulla altrettanto si sapeva di eventuali effetti nocivi sul lattante...eppure i vaccinatori opinarono che nulla di male sarebbe accaduto ...
    Io spero sempre che nei sanitari, in particolare dagli ospedalieri e in specie dai primari, dai capi di dipartimento, dagli Ordini dei medici e degli infermieri, si abbia quanto prima un risveglio, un sussulto di orgoglio intellettuale, un ritorno ai sacri principi della professione, sola condizione, a mio modesto parere, perché si abbia finalmente giustizia, lo si deve in primo luogo a chi non ha piu al suo fianco il proprio caro ...Da coloro che costituiscono la commissione parlamentare d'inchiesta covid non mi attendo che il poco del nulla.

    Lieta giornata
    Quotidiano " La Verità " 31 gennaio. La terza pagina è dedicata alla Commissione parlamentare covid che riporta alcune dichiarazioni rilasciate dal direttore di epidemiologia dell' Istituto superiore della sanità ( I.S.S. l' acronimo che da un po' di tempo riecheggia nella mia mente come equipollente all' ISIS . Sì, esagero lo riconosco). Il direttore in questione, tal Patrizio Pezzotti, si è così espresso: " Ora cerchiamo delle colpe, ma allora ci siamo mossi in una fase di incertezza molto elevata. La scienza non aveva risposte ma opinioni " Quindi all' epoca lor signori avevano delle opinioni in forza delle quali, a motivo delle quali ritennero doveroso non confrontarsi, non interloquire con chi esprimeva delle opinioni diverse. Preferirono i Pezzotti e compagni relegare nel silenzio medici come Mariano Amici, Fraiese... ricercatrici rinomate come le dottoresse Loretta Bolgan, Antonietta Gatti...Quei figuri oggi sostengono che all' epoca non avevano delle certezze scientifiche, tuttavia hanno sempre sostenuto di essere guidati dalla scienza e in nome di quest' ultima decretarono che il prodotto farmaceutico a mRNA era l' appropriato farmaco sicuro ed efficace per rendere l' organismo immune dalla malattia....Ora ci dicono, personaggi da avanspettacolo di mediocre categoria, che avevano opinato di aver trovato qualcosa di utile....Avevano delle opinioni per asserire che era necessario obbligare la gente a rinchiudersi in casa, negare le visite ai degenti, richiudere le salme nei sacchi occultandone la vista ai loro familiari. Quando si hanno delle opinioni ci si confronta con chi ne ha di diverse ...La dottoressa Maria Rita Gismondi, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e bio emergenze del polo universitario Luigi Sacco di Milano dotato della struttura BLS 4 ( il livello più alto che contraddistingue quei laboratori che studiano, maneggiano i virus tra i più letali), a novembre del 2020, se mal non rammento, invitata dalla redazione dell' emittente web Radio Radio ebbe a dichiarare in merito agli studi sui nuovi prodotti a mRNA che in un futuro prossimo venturo, molto in là nel tempo, potrebbero rivelarsi significativamente utili per debellare delle malattie, ma non potevano ancora trovare applicazione. Aggiunse, a conclusione, che non era un' opinione...Certo, pochissimi mesi dopo quell' intervista il suo pensiero cambiò radicalmente....L' avevano minacciata di escluderla dai suoi prestigiosi incarichi? Chi lo sa ? Non so se la commissione parlamentare covid porterà giustizia. Di certo è servita, mi si perdoni per quanto sto per scrivere, per vomitare in quell' aula della commissione la rabbia, il dolore, i lutti di molti cittadini ... Rammento che nella primavera del 2021 i senatori di Fratelli d'Italia ( oggi la commissione parlamentare d'inchiesta covid è presieduta da componente dello stesso partito ) rivolsero un' interrogazione all' allora governo guidato dal settantaquattrenne Mario Draghi (ritirarsi in pensione..?) sulla base di dati che indicavano in modo incontrovertibile che il vaccino a mRNA stava causando delle miocarditi nei giovani. Alle neo mamme nessun vaccinatore disse che la Pfizer non aveva sufficienti dati per affermare che nel latte materno potesse finirvi qualche elemento del vaccino e nulla altrettanto si sapeva di eventuali effetti nocivi sul lattante...eppure i vaccinatori opinarono che nulla di male sarebbe accaduto ... Io spero sempre che nei sanitari, in particolare dagli ospedalieri e in specie dai primari, dai capi di dipartimento, dagli Ordini dei medici e degli infermieri, si abbia quanto prima un risveglio, un sussulto di orgoglio intellettuale, un ritorno ai sacri principi della professione, sola condizione, a mio modesto parere, perché si abbia finalmente giustizia, lo si deve in primo luogo a chi non ha piu al suo fianco il proprio caro ...Da coloro che costituiscono la commissione parlamentare d'inchiesta covid non mi attendo che il poco del nulla. Lieta giornata
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