• IL BIVIO È ADESSO

    Amici e amiche,
    stiamo assistendo in questi giorni a un caso giudiziario che potrebbe rappresentare molto più di uno scandalo. Potrebbe essere il bivio storico per Milano.
    Da una parte c’è chi spera nello "scoperchiamento del vaso di Pandora", dall’altra chi già teme – o si augura – che tutto finisca in quel tipico “grande boh” milanese. Tradotto: nulla di fatto, come accadde dopo Expo 2015, quando la città si prese uno schiaffo giuridico condito da assoluzioni e pernacchie.

    Ma oggi, lasciatemelo dire, il clima è diverso. E forse persino più incerto.

    Stiamo tutti aspettando le parole del Sindaco Sala in aula lunedì 21 luglio, ma il centro del discorso non può e non deve essere la solita gara a chi spara il colpo più duro. Non si tratta di delegittimare con nuove invettive o rincorrere il titolo più roboante.
    Tutto questo lo conosciamo già. E sappiamo anche che potrebbe concludersi, come spesso accade, in un buco nell'acqua per chi non è attivista, per chi vive Milano senza partecipare.

    Nel frattempo, si è aperta la solita danza delle ipocrisie politiche.
    Il centrodestra, da sempre vicino agli affari col centrosinistra quando c’era da spartirsi opportunità, oggi alza la voce. Chiede la testa del Sindaco, come se non fosse stato “compagno di merende” nel sostegno alle Olimpiadi invernali e ad altri progetti di potere condiviso.

    Così, tra un centrodestra ambivalente e un centrosinistra frantumato in mille sensibilità e rivoli ideologici, chi ne paga il prezzo è sempre e solo la cittadinanza attiva.
    Quella vera. Quella che ha già dato tanto e ricevuto troppo poco.

    Allora la vera domanda oggi è:
    Che cosa vogliamo fare noi?
    Che cosa vogliamo scegliere davanti a un’estate che rischia di passare, ancora una volta, tra indignazione passeggera, una manifestazione sotto il sole e un ritorno alla vita di sempre… fino al prossimo scandalo?

    Per questo ho scritto, giorni fa, “Se non ora, quando?”.
    E oggi torno con forza a dire: non è una battaglia tra opposti politici.
    Non è una sfida tra destra e sinistra.
    La vera battaglia è psicologica. Ed è nostra.

    Perché il problema non è scegliere il male minore.
    Il problema è che non vogliamo più scegliere affatto.
    Per paura. Per stanchezza. Per cinismo.
    Perché crediamo che la politica sia solo di chi comanda, e non di chi vive.

    Eppure, non possiamo più permetterci di restare immobili.

    O decidiamo di aprire un fronte comune, per scrivere insieme un programma vero per la città – fatto di lavoro, servizi, cultura, spazi pubblici, trasparenza –
    oppure restiamo nel solito loop:
    scandalo → indignazione → corteo → commenti → silenzio → nuovo scandalo.

    È un copione che conosciamo. E non possiamo più accettarlo.

    Non è questione di ideologie. È questione di decidere se vogliamo ancora partecipare o se preferiamo vivere da spettatori, lamentandoci del palcoscenico.

    Non è il momento dei “troppo occupati”.
    Non è il momento degli “io ve l’avevo detto”.
    Non è nemmeno il momento dei “meglio restare fuori, tanto non serve a niente”.

    Non serve fare gli splendidi. Non serve fare gli schizzinosi.
    E soprattutto, non serve aspettare che qualcun altro si muova al posto nostro.

    Non è un “armiamoci e partite”.
    È un “rigiochiamocela”. È un “riproviamoci”.
    È un “usciamo dal loop”.

    Io ci sono. E vi aspetto.

    #MilanoCambia
    #Riproviamoci
    #OltreIlLoop
    #MilanoCivica
    #PartecipazioneAttiva
    #RinascitaPolitica
    #Rigiochiamocela
    #IlBivioÈOra
    #ControLaRassegnazione
    #milanoèditutti
    ⚖️ IL BIVIO È ADESSO⏳ Amici e amiche, stiamo assistendo in questi giorni a un caso giudiziario che potrebbe rappresentare molto più di uno scandalo. Potrebbe essere il bivio storico per Milano. Da una parte c’è chi spera nello "scoperchiamento del vaso di Pandora", dall’altra chi già teme – o si augura – che tutto finisca in quel tipico “grande boh” milanese. Tradotto: nulla di fatto, come accadde dopo Expo 2015, quando la città si prese uno schiaffo giuridico condito da assoluzioni e pernacchie. Ma oggi, lasciatemelo dire, il clima è diverso. E forse persino più incerto. Stiamo tutti aspettando le parole del Sindaco Sala in aula lunedì 21 luglio, ma il centro del discorso non può e non deve essere la solita gara a chi spara il colpo più duro. Non si tratta di delegittimare con nuove invettive o rincorrere il titolo più roboante. Tutto questo lo conosciamo già. E sappiamo anche che potrebbe concludersi, come spesso accade, in un buco nell'acqua per chi non è attivista, per chi vive Milano senza partecipare. Nel frattempo, si è aperta la solita danza delle ipocrisie politiche. Il centrodestra, da sempre vicino agli affari col centrosinistra quando c’era da spartirsi opportunità, oggi alza la voce. Chiede la testa del Sindaco, come se non fosse stato “compagno di merende” nel sostegno alle Olimpiadi invernali e ad altri progetti di potere condiviso. Così, tra un centrodestra ambivalente e un centrosinistra frantumato in mille sensibilità e rivoli ideologici, chi ne paga il prezzo è sempre e solo la cittadinanza attiva. Quella vera. Quella che ha già dato tanto e ricevuto troppo poco. Allora la vera domanda oggi è: Che cosa vogliamo fare noi? Che cosa vogliamo scegliere davanti a un’estate che rischia di passare, ancora una volta, tra indignazione passeggera, una manifestazione sotto il sole e un ritorno alla vita di sempre… fino al prossimo scandalo? Per questo ho scritto, giorni fa, “Se non ora, quando?”. E oggi torno con forza a dire: non è una battaglia tra opposti politici. Non è una sfida tra destra e sinistra. La vera battaglia è psicologica. Ed è nostra. Perché il problema non è scegliere il male minore. Il problema è che non vogliamo più scegliere affatto. Per paura. Per stanchezza. Per cinismo. Perché crediamo che la politica sia solo di chi comanda, e non di chi vive. Eppure, non possiamo più permetterci di restare immobili. O decidiamo di aprire un fronte comune, per scrivere insieme un programma vero per la città – fatto di lavoro, servizi, cultura, spazi pubblici, trasparenza – oppure restiamo nel solito loop: scandalo → indignazione → corteo → commenti → silenzio → nuovo scandalo. È un copione che conosciamo. E non possiamo più accettarlo. Non è questione di ideologie. È questione di decidere se vogliamo ancora partecipare o se preferiamo vivere da spettatori, lamentandoci del palcoscenico. Non è il momento dei “troppo occupati”. Non è il momento degli “io ve l’avevo detto”. Non è nemmeno il momento dei “meglio restare fuori, tanto non serve a niente”. Non serve fare gli splendidi. Non serve fare gli schizzinosi. E soprattutto, non serve aspettare che qualcun altro si muova al posto nostro. Non è un “armiamoci e partite”. È un “rigiochiamocela”. È un “riproviamoci”. È un “usciamo dal loop”. Io ci sono. E vi aspetto. #MilanoCambia #Riproviamoci #OltreIlLoop #MilanoCivica #PartecipazioneAttiva #RinascitaPolitica #Rigiochiamocela #IlBivioÈOra #ControLaRassegnazione #milanoèditutti
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  • SE NON ORA, QUANDO?

    Quante volte abbiamo rimandato, aspettando “tempi migliori”?
    Ecco la verità: quei tempi non arriveranno mai, se non siamo noi a cambiarli.
    Non userò mezze parole.
    Parlo di Milano, oggi.
    E non perderò tempo a commentare oltre ciò che già sappiamo: un terremoto giudiziario senza precedenti ha travolto la “premiata ditta” Tancredi & Friends, con la supervisione politica di Sala.
    Per chi ancora non avesse letto: 21 indagati, tra cui l’assessore Tancredi e il costruttore Catella. La Procura parla di corruzione sistemica, sono coinvolti ex membri della Commissione Paesaggio e grandi gruppi immobiliari. Al centro ci sono nove aree chiave della città, incluso il progetto del Pirellino. È stata chiesta la custodia cautelare per sei figure chiave.
    Tutto già visto? Sì.
    Tutto già insabbiato, in passato? Sì.
    Expo 2015 ve lo ricordate? Anche allora, polvere sotto il tappeto. Eppure, sempre le stesse facce restano a galla.
    Ma stavolta è diverso.
    Non per ciò che accade in procura, ma per ciò che possiamo scegliere di fare NOI.

    È IL MOMENTO DEL CORAGGIO COLLETTIVO

    Indipendentemente da come finirà quest'inchiesta, questo è un punto di rottura.
    Un segnale. Un’occasione storica per voltare pagina.
    Serve un nuovo inizio.
    Non l’ennesimo movimento, non l’ennesimo hashtag. Ma una forza concreta, popolare, trasversale, che unisca cittadini, attivisti, comitati, professionisti e realtà indipendenti.
    Niente più parrocchie ideologiche.
    Niente più tribù autoreferenziali.
    Solo un obiettivo comune: riportare la politica nelle mani dei cittadini, ripristinare trasparenza, etica e competenza, costruire una Milano che non svenda i suoi spazi pubblici.

    È TEMPO DI UN’ONDA. UNA NOUVELLE VAGUE CIVILE

    Immagina un’onda nuova. Non un’onda di rabbia, ma di rivalsa consapevole.
    Una forza ispirata a Hokusai, alla bellezza che travolge e rigenera.
    Un’onda civile fatta di cultura, giustizia sociale, politica viva e partecipata, spirito di servizio.
    Basta con i compromessi.
    Basta con chi svende la città pezzo dopo pezzo.
    È ora di prenderci lo spazio che ci spetta.

    È IL TEMPO DEL FARE

    Ogni giorno mi confronto con persone stanche, sfiduciate, deluse.
    Ma io vi dico: non è finita.
    Non dobbiamo chiuderci in comunità parallele, ma tornare al centro.
    Controllare, vigilare, proporre, agire.
    Siamo in grado di farlo?
    Sì, se ci uniamo. Ora.
    Chi ci sta?
    Chi è pronto a costruire, insieme, un nuovo soggetto civico e politico per Milano?
    Chi è pronto a mettersi in gioco, senza paura?
    Oggi non lanciamo un appello.
    Oggi lanciamo una sfida.
    Una sfida che parte dal basso e punta in alto.
    Una sfida che non aspetta permessi.
    Parte oggi. Parte da qui. E parte da NOI.

    SE NON ORA, QUANDO?

    #OndaCivile
    #MilanoLibera
    #StopCorruzione
    #TrasparenzaSubito
    #PoliticaDalBasso
    #NouvelleVagueMilano
    #MilanoRinasce
    #MilanoÈNostra
    #AgireOra
    🔥 SE NON ORA, QUANDO? 🔥 Quante volte abbiamo rimandato, aspettando “tempi migliori”? Ecco la verità: quei tempi non arriveranno mai, se non siamo noi a cambiarli. Non userò mezze parole. Parlo di Milano, oggi. E non perderò tempo a commentare oltre ciò che già sappiamo: un terremoto giudiziario senza precedenti ha travolto la “premiata ditta” Tancredi & Friends, con la supervisione politica di Sala. Per chi ancora non avesse letto: 21 indagati, tra cui l’assessore Tancredi e il costruttore Catella. La Procura parla di corruzione sistemica, sono coinvolti ex membri della Commissione Paesaggio e grandi gruppi immobiliari. Al centro ci sono nove aree chiave della città, incluso il progetto del Pirellino. È stata chiesta la custodia cautelare per sei figure chiave. Tutto già visto? Sì. Tutto già insabbiato, in passato? Sì. Expo 2015 ve lo ricordate? Anche allora, polvere sotto il tappeto. Eppure, sempre le stesse facce restano a galla. Ma stavolta è diverso. Non per ciò che accade in procura, ma per ciò che possiamo scegliere di fare NOI. È IL MOMENTO DEL CORAGGIO COLLETTIVO Indipendentemente da come finirà quest'inchiesta, questo è un punto di rottura. Un segnale. Un’occasione storica per voltare pagina. Serve un nuovo inizio. Non l’ennesimo movimento, non l’ennesimo hashtag. Ma una forza concreta, popolare, trasversale, che unisca cittadini, attivisti, comitati, professionisti e realtà indipendenti. Niente più parrocchie ideologiche. Niente più tribù autoreferenziali. Solo un obiettivo comune: riportare la politica nelle mani dei cittadini, ripristinare trasparenza, etica e competenza, costruire una Milano che non svenda i suoi spazi pubblici. È TEMPO DI UN’ONDA. UNA NOUVELLE VAGUE CIVILE Immagina un’onda nuova. Non un’onda di rabbia, ma di rivalsa consapevole. Una forza ispirata a Hokusai, alla bellezza che travolge e rigenera. Un’onda civile fatta di cultura, giustizia sociale, politica viva e partecipata, spirito di servizio. Basta con i compromessi. Basta con chi svende la città pezzo dopo pezzo. È ora di prenderci lo spazio che ci spetta. È IL TEMPO DEL FARE Ogni giorno mi confronto con persone stanche, sfiduciate, deluse. Ma io vi dico: non è finita. Non dobbiamo chiuderci in comunità parallele, ma tornare al centro. Controllare, vigilare, proporre, agire. Siamo in grado di farlo? Sì, se ci uniamo. Ora. Chi ci sta? Chi è pronto a costruire, insieme, un nuovo soggetto civico e politico per Milano? Chi è pronto a mettersi in gioco, senza paura? Oggi non lanciamo un appello. Oggi lanciamo una sfida. Una sfida che parte dal basso e punta in alto. Una sfida che non aspetta permessi. Parte oggi. Parte da qui. E parte da NOI. 👉 SE NON ORA, QUANDO? #OndaCivile #MilanoLibera #StopCorruzione #TrasparenzaSubito #PoliticaDalBasso #NouvelleVagueMilano #MilanoRinasce #MilanoÈNostra #AgireOra
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  • SCIE CHIMICHE, CHI È IL COMPLOTTISTA ORA?

    Le scie chimiche non esistono, tranne quando sono vietate da diversi stati USA.

    Ora anchs il nuovo capo dell'EPA, l'agenzia del governo americano per la protezione dell'ambiente, Lee Zeldin, ha dichiarato: "Gli americani hanno domande sulla geoingegneria e sulle scie chimiche. Si aspettano onestà e trasparenza dal loro governo quando cercano risposte. Per anni, le persone che hanno posto domande in buona fede sono state respinte, persino diffamate dai media e dal loro stesso governo. Oggi tutto questo finisce".

    CHEMTRAILS, WHO IS THE CONSPIRACY NOW?

    Chemtrails do not exist, except when they are banned by several US states.

    Now also the new head of the EPA, the US government's environmental protection agency, Lee Zeldin, said: "Americans have questions about geoengineering and chemtrails. They expect honesty and transparency from their government when they seek answers. For years, people who have asked questions in good faith have been rejected, even vilified by the media and their own government. Today all this ends."
    SCIE CHIMICHE, CHI È IL COMPLOTTISTA ORA? Le scie chimiche non esistono, tranne quando sono vietate da diversi stati USA. Ora anchs il nuovo capo dell'EPA, l'agenzia del governo americano per la protezione dell'ambiente, Lee Zeldin, ha dichiarato: "Gli americani hanno domande sulla geoingegneria e sulle scie chimiche. Si aspettano onestà e trasparenza dal loro governo quando cercano risposte. Per anni, le persone che hanno posto domande in buona fede sono state respinte, persino diffamate dai media e dal loro stesso governo. Oggi tutto questo finisce". CHEMTRAILS, WHO IS THE CONSPIRACY NOW? Chemtrails do not exist, except when they are banned by several US states. Now also the new head of the EPA, the US government's environmental protection agency, Lee Zeldin, said: "Americans have questions about geoengineering and chemtrails. They expect honesty and transparency from their government when they seek answers. For years, people who have asked questions in good faith have been rejected, even vilified by the media and their own government. Today all this ends."
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  • In Francia, il deputato Olivier Marleix, che stava indagando su un caso di corruzione che coinvolgeva Macron, è stato trovato morto.

    Il corpo è stato trovato impiccato, quindi la pista privilegiata sembra quella del suicidio. Il Parlamento gli ha reso omaggio e il Presidente Macron ha espresso le sue condoglianze.

    Marleix era un aspro critico di Macron e stava indagando sul possibile finanziamento della campagna presidenziale del 2017 attraverso la vendita di Alstom a General Electric.

    La procura ha aperto un'inchiesta sulle circostanze della morte del deputato mentre il Parlamento ha promesso di effettuare l’indagine con la massima trasparenza.

    In France, MP Olivier Marleix, who was investigating a corruption case involving Macron, was found dead.

    The body was found hanging, so the preferred path seems to be that of suicide. Parliament paid tribute to him and President Macron expressed his condolences.

    Marleix was a harsh critic of Macron and was investigating the possible financing of the 2017 presidential campaign through the sale of Alstom to General Electric.

    The prosecutor's office opened an investigation into the circumstances of the MP's death while Parliament promised to carry out the investigation with maximum transparency.
    In Francia, il deputato Olivier Marleix, che stava indagando su un caso di corruzione che coinvolgeva Macron, è stato trovato morto. 🚑Il corpo è stato trovato impiccato, quindi la pista privilegiata sembra quella del suicidio. Il Parlamento gli ha reso omaggio e il Presidente Macron ha espresso le sue condoglianze. Marleix era un aspro critico di Macron e stava indagando sul possibile finanziamento della campagna presidenziale del 2017 attraverso la vendita di Alstom a General Electric. 🔎La procura ha aperto un'inchiesta sulle circostanze della morte del deputato mentre il Parlamento ha promesso di effettuare l’indagine con la massima trasparenza. In France, MP Olivier Marleix, who was investigating a corruption case involving Macron, was found dead. 🚑The body was found hanging, so the preferred path seems to be that of suicide. Parliament paid tribute to him and President Macron expressed his condolences. Marleix was a harsh critic of Macron and was investigating the possible financing of the 2017 presidential campaign through the sale of Alstom to General Electric. 🔎The prosecutor's office opened an investigation into the circumstances of the MP's death while Parliament promised to carry out the investigation with maximum transparency.
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  • ECCO SERVITO IL CONTROLLO GLOBALE e TOTALITARIO!

    Censura Made in EU: da “volontaria” a obbligatoria (ma sempre per il nostro bene, ovvio)

    Dal 1° luglio l’Unione Europea ha deciso di togliersi la maschera: il famigerato Codice di condotta contro la disinformazione, fino a ieri “volontario” (cioè facoltativo, ma con il colpo in canna), è ora ufficialmente un obbligo vincolante grazie al Digital Services Act, la legge che Bruxelles spaccia come salvaguardia della libertà ma che puzza di censura centralizzata da lontano un chilometro.

    Le piattaforme digitali - quelle statunitensi, ovviamente nel mirino - ora devono dimostrare di non promuovere quella che l’UE, con zelo da Ministero della Verità, definisce “disinformazione”. A stabilire cosa sia vero e cosa no ci pensa la Commissione stessa: se non sei un media finanziato da qualche ente europeo o statale, è molto probabile che tu sia tacciato di diffondere fake news. Alla faccia della stampa indipendente.

    E chi non si adegua? Audit annuali, standard di trasparenza “rafforzati”, e la promessa che “chi non supera una verifica deve aspettarsi di essere ritenuto responsabile dalle autorità”. La responsabilità, sia chiaro, non è verso i cittadini ma verso l’apparato.

    Gli attivisti di Reclaim the Net lo dicono chiaro: il messaggio è intimidatorio e politicamente mirato. E le conseguenze potrebbero non limitarsi all’ambito digitale. Negli Stati Uniti, dove le aziende Big Tech vedono questa normativa come un attacco diretto, il malumore è palese. E non è solo un problema industriale: tocca anche la diplomazia e il commercio.

    Non è un caso che gli americani abbiano ricordato quanto accaduto con il Canada quando osò introdurre una tassa simile: Trump la definì “una copia sbiadita dell’UE” e bloccò i negoziati finché Ottawa non fece marcia indietro. Una lezione che Bruxelles sembra voler ignorare, nel suo tentativo disperato di diventare la maestra del web e il giudice supremo della verità.

    Intanto, i funzionari europei balbettano difese penose: “Non censuriamo i contenuti, regoliamo i rischi sistemici degli algoritmi”. Certo. E la libertà di parola? Un fastidioso effetto collaterale.

    Per non apparire troppo totalitari, si sottolinea che aderire al Codice è “tecnicamente volontario”. Peccato che il rispetto del DSA sia tutto fuorché facoltativo.

    In sostanza, l’UE ha costruito un regime di censura soft, che nessuno può rifiutare senza pagarne le conseguenze. E ora deve venderlo come progresso. Buona fortuna, Bruxelles. Washington guarda e prende appunti. E il clima si fa sempre più gelido.

    Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1
    ECCO SERVITO IL CONTROLLO GLOBALE e TOTALITARIO! Censura Made in EU: da “volontaria” a obbligatoria (ma sempre per il nostro bene, ovvio) Dal 1° luglio l’Unione Europea ha deciso di togliersi la maschera: il famigerato Codice di condotta contro la disinformazione, fino a ieri “volontario” (cioè facoltativo, ma con il colpo in canna), è ora ufficialmente un obbligo vincolante grazie al Digital Services Act, la legge che Bruxelles spaccia come salvaguardia della libertà ma che puzza di censura centralizzata da lontano un chilometro. Le piattaforme digitali - quelle statunitensi, ovviamente nel mirino - ora devono dimostrare di non promuovere quella che l’UE, con zelo da Ministero della Verità, definisce “disinformazione”. A stabilire cosa sia vero e cosa no ci pensa la Commissione stessa: se non sei un media finanziato da qualche ente europeo o statale, è molto probabile che tu sia tacciato di diffondere fake news. Alla faccia della stampa indipendente. E chi non si adegua? Audit annuali, standard di trasparenza “rafforzati”, e la promessa che “chi non supera una verifica deve aspettarsi di essere ritenuto responsabile dalle autorità”. La responsabilità, sia chiaro, non è verso i cittadini ma verso l’apparato. Gli attivisti di Reclaim the Net lo dicono chiaro: il messaggio è intimidatorio e politicamente mirato. E le conseguenze potrebbero non limitarsi all’ambito digitale. Negli Stati Uniti, dove le aziende Big Tech vedono questa normativa come un attacco diretto, il malumore è palese. E non è solo un problema industriale: tocca anche la diplomazia e il commercio. Non è un caso che gli americani abbiano ricordato quanto accaduto con il Canada quando osò introdurre una tassa simile: Trump la definì “una copia sbiadita dell’UE” e bloccò i negoziati finché Ottawa non fece marcia indietro. Una lezione che Bruxelles sembra voler ignorare, nel suo tentativo disperato di diventare la maestra del web e il giudice supremo della verità. Intanto, i funzionari europei balbettano difese penose: “Non censuriamo i contenuti, regoliamo i rischi sistemici degli algoritmi”. Certo. E la libertà di parola? Un fastidioso effetto collaterale. Per non apparire troppo totalitari, si sottolinea che aderire al Codice è “tecnicamente volontario”. Peccato che il rispetto del DSA sia tutto fuorché facoltativo. In sostanza, l’UE ha costruito un regime di censura soft, che nessuno può rifiutare senza pagarne le conseguenze. E ora deve venderlo come progresso. Buona fortuna, Bruxelles. Washington guarda e prende appunti. E il clima si fa sempre più gelido. Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1
    T.ME
    Carmen Tortora
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  • «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è...
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"»

    Il gigante tecnologico cinese Baidu ha dichiarato di voler rendere open source il suo modello di linguaggio di intelligenza artificiale generativa Ernie a partire da oggi, lunedì 30 giugno. La scelta rappresenta un notevole cambiamento per Baidu, storicamente protezionista nei confronti della sua tecnologia. Un modello open source significa infatti che il codice sorgente è disponibile al pubblico e può essere modificato e distribuito in formati diversi. Un portavoce di Baidu ha sottolineato che l'implementazione open source sarà graduale.

    Il chatbot Ernie era stato lanciato sul mercato cinese il 31 agosto 2023, con un pubblico potenziale di un miliardo e mezzo di utenti (e senza la possibilità di accesso ad altri rivali occidentali), che ha contribuito ad allenare la nuova intelligenza artificiale generativa.

    Che cosa significa per il mercato
    Sarà uno choc per il mercato come fu DeepSeek, anch'essa open source cinese e gratuita? Gli esperti di IA sono divisi sull'impatto di questa decisione: alcuni dubitano che sarà un «momento DeepSeek» per il mercato statunitense, mentre altri ritengono che potrebbe consolidare la posizione della Cina come leader dell'IA.
    Sean Ren, professore associato di informatica presso la University of Southern California, intervistato da CNBC, ha sottolineato come tutto ciò non sia solo una questione cinese, visto che «ogni volta che un laboratorio importante rende open-source un modello potente, l'asticella si alza per l'intero settore».

    Una minaccia per il modelli americani
    La decisione di Baidu è vista come una potenziale minaccia per fornitori di modelli «chiusi» come OpenAI e Anthropic perché viene messa sotto pressione la loro strategia di prezzi.
    Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot, ha dichiarato che «Baidu ha appena lanciato una molotov nel mondo dell'AI», prevedendo che Baidu offrirà qualcosa di altrettanto potente, ma «praticamente gratis». «OpenAI, Anthropic, DeepSeek, tutti coloro che pensavano di vendere champagne di prima qualità stanno per rendersi conto che Baidu sta per regalare qualcosa di altrettanto potente. Questa non è una competizione, ma una dichiarazione di guerra dei prezzi» ha aggiunto Strasmore. Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: «Smettetela di pagare cifre esorbitanti». Il ceo di Baidu, Robin Li, ha chiarito che l'obiettivo dell'open source è consentire agli sviluppatori di creare le migliori applicazioni senza preoccuparsi di capacità, costi o strumenti.

    Il movimento open source
    Baidu aveva già annunciato a marzo che il suo modello Ernie X1, focalizzato sul ragionamento e sulla soluzione di problemi complessi, offre prestazioni paragonabili a DeepSeek R1, ma a metà prezzo. Non c’è dubbio che il movimento open source nell’intelligenza artificiale rappresenti una minaccia per i modelli di business dei principali attori del settore. Lo stesso ceo di OpenAI, Sam Altman ha riconosciuto che il movimento open source rappresenta una minaccia ai modelli di business consolidati spiegando che OpenAI ha in programma di rilasciare un modello di open source quest'estate.

    DeepSeek, Manus e non solo: come funzionano e quali sono le intelligenze artificiali generative in arrivo dalla Cina

    Le criticità
    La mossa di Baidu costringerà gli investitori a riconsiderare le dinamiche dei costi di accesso ai modelli di IA. Tuttavia non mancano le preoccupazioni riguardo a sicurezza, trasparenza dei dati e fiducia del mercato. Sean Ren ha infatti sottolineato che, sebbene un'open source trasmetta un senso di trasparenza, il fatto che i codici siano pubblici non significa che si conosca esattamente su quali dati il modello sia stato addestrato, se chi ha fornito i dati abbia fornito il consenso o sia stato compensato. Infine un aspetto preoccupante - ha sottolineato Strasmore - è che non sappiamo se i sistemi siano collegati all'API (Application Programming Interface) Badiu, e cioé un insieme di protocolli che consentono a diverse applicazioni sofware di comunicare tra loro e scambiarsi funzionalità: «Questo equivarrebbe a dare alla Cina accesso a tutte le appa su tutti i telefoni e certamente sarebbe inquietante».
    https://www.corriere.it/tecnologia/25_giugno_30/come-una-molotov-lanciata-sul-mercato-dell-ai-il-colosso-cinese-baidu-rende-open-source-il-suo-modello-ernie-aee1753d-ec98-4184-9587-1ffe3b885xlk_amp.shtml
    «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è... La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"» Il gigante tecnologico cinese Baidu ha dichiarato di voler rendere open source il suo modello di linguaggio di intelligenza artificiale generativa Ernie a partire da oggi, lunedì 30 giugno. La scelta rappresenta un notevole cambiamento per Baidu, storicamente protezionista nei confronti della sua tecnologia. Un modello open source significa infatti che il codice sorgente è disponibile al pubblico e può essere modificato e distribuito in formati diversi. Un portavoce di Baidu ha sottolineato che l'implementazione open source sarà graduale. Il chatbot Ernie era stato lanciato sul mercato cinese il 31 agosto 2023, con un pubblico potenziale di un miliardo e mezzo di utenti (e senza la possibilità di accesso ad altri rivali occidentali), che ha contribuito ad allenare la nuova intelligenza artificiale generativa. Che cosa significa per il mercato Sarà uno choc per il mercato come fu DeepSeek, anch'essa open source cinese e gratuita? Gli esperti di IA sono divisi sull'impatto di questa decisione: alcuni dubitano che sarà un «momento DeepSeek» per il mercato statunitense, mentre altri ritengono che potrebbe consolidare la posizione della Cina come leader dell'IA. Sean Ren, professore associato di informatica presso la University of Southern California, intervistato da CNBC, ha sottolineato come tutto ciò non sia solo una questione cinese, visto che «ogni volta che un laboratorio importante rende open-source un modello potente, l'asticella si alza per l'intero settore». Una minaccia per il modelli americani La decisione di Baidu è vista come una potenziale minaccia per fornitori di modelli «chiusi» come OpenAI e Anthropic perché viene messa sotto pressione la loro strategia di prezzi. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot, ha dichiarato che «Baidu ha appena lanciato una molotov nel mondo dell'AI», prevedendo che Baidu offrirà qualcosa di altrettanto potente, ma «praticamente gratis». «OpenAI, Anthropic, DeepSeek, tutti coloro che pensavano di vendere champagne di prima qualità stanno per rendersi conto che Baidu sta per regalare qualcosa di altrettanto potente. Questa non è una competizione, ma una dichiarazione di guerra dei prezzi» ha aggiunto Strasmore. Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: «Smettetela di pagare cifre esorbitanti». Il ceo di Baidu, Robin Li, ha chiarito che l'obiettivo dell'open source è consentire agli sviluppatori di creare le migliori applicazioni senza preoccuparsi di capacità, costi o strumenti. Il movimento open source Baidu aveva già annunciato a marzo che il suo modello Ernie X1, focalizzato sul ragionamento e sulla soluzione di problemi complessi, offre prestazioni paragonabili a DeepSeek R1, ma a metà prezzo. Non c’è dubbio che il movimento open source nell’intelligenza artificiale rappresenti una minaccia per i modelli di business dei principali attori del settore. Lo stesso ceo di OpenAI, Sam Altman ha riconosciuto che il movimento open source rappresenta una minaccia ai modelli di business consolidati spiegando che OpenAI ha in programma di rilasciare un modello di open source quest'estate. DeepSeek, Manus e non solo: come funzionano e quali sono le intelligenze artificiali generative in arrivo dalla Cina Le criticità La mossa di Baidu costringerà gli investitori a riconsiderare le dinamiche dei costi di accesso ai modelli di IA. Tuttavia non mancano le preoccupazioni riguardo a sicurezza, trasparenza dei dati e fiducia del mercato. Sean Ren ha infatti sottolineato che, sebbene un'open source trasmetta un senso di trasparenza, il fatto che i codici siano pubblici non significa che si conosca esattamente su quali dati il modello sia stato addestrato, se chi ha fornito i dati abbia fornito il consenso o sia stato compensato. Infine un aspetto preoccupante - ha sottolineato Strasmore - è che non sappiamo se i sistemi siano collegati all'API (Application Programming Interface) Badiu, e cioé un insieme di protocolli che consentono a diverse applicazioni sofware di comunicare tra loro e scambiarsi funzionalità: «Questo equivarrebbe a dare alla Cina accesso a tutte le appa su tutti i telefoni e certamente sarebbe inquietante». https://www.corriere.it/tecnologia/25_giugno_30/come-una-molotov-lanciata-sul-mercato-dell-ai-il-colosso-cinese-baidu-rende-open-source-il-suo-modello-ernie-aee1753d-ec98-4184-9587-1ffe3b885xlk_amp.shtml
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    «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"»
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  • Mentre i telegiornali italiani mandavano in onda servizi su gossip e meteo, qualcosa di ben più grave veniva deciso lontano dai riflettori. I leader della NATO, con in testa il presidente americano Donald Trump, siglavano un accordo destinato a cambiare per sempre la vita di ogni cittadino europeo. Si tratta dell’impegno a portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035; una cifra enorme che trasformerà inevitabilmente il bilancio pubblico, costringendo a tagli su welfare, sanità, scuola e servizi essenziali. Mentre la retorica ufficiale parla di “sicurezza” e “difesa”, la realtà è che questo patto rappresenta un giuramento di obbedienza al Nuovo Ordine Mondiale, un vincolo che obbliga l’Italia a investire miliardi nelle guerre del futuro.
    Nel summit, il Presidente Trump ha rivestito un ruolo chiave. Non più solo voce fuori dal coro, ma il volto autorevole che ha imposto il diktat agli alleati europei. Con minacce di dazi e pressioni serrate, ha costretto paesi come la Spagna a cedere, segnando il tono duro di un’alleanza sempre più militarizzata e meno democratica. La sua immagine da salvatore populista è servita a mascherare la realtà: Trump ha legittimato e accelerato la trasformazione della NATO in un apparato di potere globale, a cui l’Italia ha consegnato mani e piedi.
    Dal 2026, gli effetti di questo accordo si faranno sentire pesantemente nelle tasche e nella vita quotidiana di ogni italiano. Le tasse aumenteranno, mentre i servizi essenziali diminuiranno. Il sistema scolastico sarà sottoposto a una militarizzazione silenziosa: programmi di “resilienza” e “educazione digitale” che celano un controllo sempre più capillare sulle giovani generazioni.
    Le famiglie saranno al centro di un attacco che mira a spezzare l’unità e a instaurare una sorveglianza capillare, dal controllo sanitario obbligatorio a bonus sociali condizionati all’obbedienza digitale.
    La guerra del futuro non esploderà con armi convenzionali, ma con pandemie simulate, blackout mirati, cyberattacchi pilotati e campagne di disinformazione. Ogni emergenza servirà a giustificare misure di controllo più stringenti: dalla censura preventiva alla profilazione digitale.
    Nel 2035, questa guerra simulata diventerà realtà consolidata: un sistema di sorveglianza totale, una digitalizzazione integrale della vita, con il cittadino ridotto a pedina di un gioco globale che non perdona. E i media tacciono o minimizzano.
    Il messaggio ufficiale resta rassicurante: tutto è per il bene comune, per la pace, per la sicurezza. Ma dietro le quinte, la NATO si trasforma in un ordine autoritario mascherato da alleanza difensiva, perché l’Italia ha firmato un patto che la lega a un futuro di guerre, controlli e sacrifici. Lo ha fatto senza consultare i cittadini, senza un dibattito reale, senza trasparenza.
    Chi capisce oggi questo ha una responsabilità enorme: svegliarsi, informarsi, raccontare la verità. Perché domani potrebbe essere troppo tardi.

    Mauro Bertamè
    Mentre i telegiornali italiani mandavano in onda servizi su gossip e meteo, qualcosa di ben più grave veniva deciso lontano dai riflettori. I leader della NATO, con in testa il presidente americano Donald Trump, siglavano un accordo destinato a cambiare per sempre la vita di ogni cittadino europeo. Si tratta dell’impegno a portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035; una cifra enorme che trasformerà inevitabilmente il bilancio pubblico, costringendo a tagli su welfare, sanità, scuola e servizi essenziali. Mentre la retorica ufficiale parla di “sicurezza” e “difesa”, la realtà è che questo patto rappresenta un giuramento di obbedienza al Nuovo Ordine Mondiale, un vincolo che obbliga l’Italia a investire miliardi nelle guerre del futuro. Nel summit, il Presidente Trump ha rivestito un ruolo chiave. Non più solo voce fuori dal coro, ma il volto autorevole che ha imposto il diktat agli alleati europei. Con minacce di dazi e pressioni serrate, ha costretto paesi come la Spagna a cedere, segnando il tono duro di un’alleanza sempre più militarizzata e meno democratica. La sua immagine da salvatore populista è servita a mascherare la realtà: Trump ha legittimato e accelerato la trasformazione della NATO in un apparato di potere globale, a cui l’Italia ha consegnato mani e piedi. Dal 2026, gli effetti di questo accordo si faranno sentire pesantemente nelle tasche e nella vita quotidiana di ogni italiano. Le tasse aumenteranno, mentre i servizi essenziali diminuiranno. Il sistema scolastico sarà sottoposto a una militarizzazione silenziosa: programmi di “resilienza” e “educazione digitale” che celano un controllo sempre più capillare sulle giovani generazioni. Le famiglie saranno al centro di un attacco che mira a spezzare l’unità e a instaurare una sorveglianza capillare, dal controllo sanitario obbligatorio a bonus sociali condizionati all’obbedienza digitale. La guerra del futuro non esploderà con armi convenzionali, ma con pandemie simulate, blackout mirati, cyberattacchi pilotati e campagne di disinformazione. Ogni emergenza servirà a giustificare misure di controllo più stringenti: dalla censura preventiva alla profilazione digitale. Nel 2035, questa guerra simulata diventerà realtà consolidata: un sistema di sorveglianza totale, una digitalizzazione integrale della vita, con il cittadino ridotto a pedina di un gioco globale che non perdona. E i media tacciono o minimizzano. Il messaggio ufficiale resta rassicurante: tutto è per il bene comune, per la pace, per la sicurezza. Ma dietro le quinte, la NATO si trasforma in un ordine autoritario mascherato da alleanza difensiva, perché l’Italia ha firmato un patto che la lega a un futuro di guerre, controlli e sacrifici. Lo ha fatto senza consultare i cittadini, senza un dibattito reale, senza trasparenza. Chi capisce oggi questo ha una responsabilità enorme: svegliarsi, informarsi, raccontare la verità. Perché domani potrebbe essere troppo tardi. Mauro Bertamè
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  • Gemini CLI: Google porta l’IA nel terminale degli sviluppatori. Gratis e open-source
    Google ha lanciato Gemini CLI, un assistente AI open source che porta la potenza di Gemini direttamente nel terminale. Una mossa strategica che sfida direttamente GitHub Copilot e Claude Code, puntando sulla trasparenza...
    https://www.dday.it/redazione/53477/gemini-cli-google-porta-lia-nel-terminale-degli-sviluppatori-gratis-e-open-source
    Gemini CLI: Google porta l’IA nel terminale degli sviluppatori. Gratis e open-source Google ha lanciato Gemini CLI, un assistente AI open source che porta la potenza di Gemini direttamente nel terminale. Una mossa strategica che sfida direttamente GitHub Copilot e Claude Code, puntando sulla trasparenza... https://www.dday.it/redazione/53477/gemini-cli-google-porta-lia-nel-terminale-degli-sviluppatori-gratis-e-open-source
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    Gemini CLI: Google porta l’IA nel terminale degli sviluppatori. Gratis e open-source
    Google ha lanciato Gemini CLI, un assistente AI open source che porta la potenza di Gemini direttamente nel terminale. Una mossa strategica che sfida direttamente GitHub Copilot e Claude Code, puntando sulla trasparenza e sull’integrazione nell'ecosistema esistente degli sviluppatori.
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  • STOP WAR ON JOURNALISM!

    #PardonAssangeNow

    La battaglia non è mai terminata veramente.
    È proprio adesso che la nostra voce si risolleva per difendere valori universali: libertà d'informazione, verità e giustizia.
    Dalla figura di Julian Assange si dipana un filo che tocca ogni angolo del mondo del giornalismo e della comunicazione libera.

    Martedì 24 giugno 2025
    Dalle ore 19.00
    Piazza dei Mercanti, Milano
    Presidio parallelo a Napoli, in Piazza Dante, a cura degli amici di Free Assange Napoli

    Partecipa all’evento su Facebook:
    https://facebook.com/events/s/stop-war-on-journalism-pardona/1891404388065215/

    Il 24 giugno 2024 Julian Assange ha riacquistato la libertà dopo 14 anni di persecuzione.
    Una libertà ottenuta al prezzo di un’ammissione paradossale: essersi "dichiarato colpevole"… di giornalismo.
    Ma la verità non può essere un crimine.

    Il suo caso è solo la punta dell’iceberg di un sistema bellico globale che colpisce per primo la trasparenza e il diritto all'informazione.

    Ne sono prova:

    L’assassinio del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, ucciso da fuoco ucraino.

    Gli oltre 200 giornalisti palestinesi assassinati nel genocidio in corso.

    Unisciti a noi!
    Questa non è solo una commemorazione, ma il proseguimento di un lungo cammino di resistenza e consapevolezza.
    Abbiamo bisogno del contributo di tutte e tutti.
    Facciamoci sentire: per Julian, per il giornalismo, per la verità.

    #FreeAssange
    #StopWarOnJournalism
    #FreedomOfPress
    #GiornalismoNonÈUnCrimine
    #AssangeLibero
    #MilanoPerAssange
    #NoMoreCensorship
    #TruthMatters
    .
    🗞️ STOP WAR ON JOURNALISM! ✊ #PardonAssangeNow 🗣️ La battaglia non è mai terminata veramente. È proprio adesso che la nostra voce si risolleva per difendere valori universali: libertà d'informazione, verità e giustizia. Dalla figura di Julian Assange si dipana un filo che tocca ogni angolo del mondo del giornalismo e della comunicazione libera. 📅 Martedì 24 giugno 2025 🕖 Dalle ore 19.00 📍 Piazza dei Mercanti, Milano 📍 Presidio parallelo a Napoli, in Piazza Dante, a cura degli amici di Free Assange Napoli 🔗 Partecipa all’evento su Facebook: 👉 https://facebook.com/events/s/stop-war-on-journalism-pardona/1891404388065215/ Il 24 giugno 2024 Julian Assange ha riacquistato la libertà dopo 14 anni di persecuzione. Una libertà ottenuta al prezzo di un’ammissione paradossale: essersi "dichiarato colpevole"… di giornalismo. Ma la verità non può essere un crimine. Il suo caso è solo la punta dell’iceberg di un sistema bellico globale che colpisce per primo la trasparenza e il diritto all'informazione. 📸 Ne sono prova: L’assassinio del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, ucciso da fuoco ucraino. Gli oltre 200 giornalisti palestinesi assassinati nel genocidio in corso. ✊ Unisciti a noi! Questa non è solo una commemorazione, ma il proseguimento di un lungo cammino di resistenza e consapevolezza. Abbiamo bisogno del contributo di tutte e tutti. 📢 Facciamoci sentire: per Julian, per il giornalismo, per la verità. 🔖 #FreeAssange #StopWarOnJournalism #FreedomOfPress #GiornalismoNonÈUnCrimine #AssangeLibero #MilanoPerAssange #NoMoreCensorship #TruthMatters .
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  • RAI – Oscurantismo nostrano in prima serata

    Abbiamo fatto della libertà di espressione una bandiera. Abbiamo difeso voci scomode, icone come Julian Assange, abbiamo creduto che un servizio pubblico dovesse servire... il pubblico. E invece? Ecco l’ennesima dimostrazione che servizio pubblico non significa più informazione pluralista, ma piuttosto esecuzione di ordini dall’alto.

    Mentre politici di primo piano invitano apertamente a disertare le urne (una roba che in altri Paesi suonerebbe come un golpe), la RAI – che ricordiamolo, paghiamo noi – si chiude in un silenzio assordante.
    Zero dibattiti, zero servizi informativi, zero spazio ai cittadini.
    Il referendum? Non pervenuto.
    Eppure, si parla di un voto che riguarda diritti, libertà, e futuro. Ma il grande assente in questa democrazia mutilata è proprio lui: l’accesso all’informazione.
    Questo blackout mediatico non è una svista: è una scelta.

    E allora ci chiediamo: con quale faccia si ripresenteranno tra qualche mese a chiederci fiducia, consenso, legittimità

    Ma attenzione: non è il momento di scivolare nel vittimismo o nella sterile indignazione da social. Il cambiamento non passa solo dalle denunce, ma dall’azione. E oggi l’azione concreta è firmare e diffondere questa petizione nata dal basso, da chi crede ancora nella Democrazia Diretta e nella partecipazione attiva:

    FIRMA QUI:

    https://www.change.org/p/la-rai-deve-informare-non-censurare-stop-all-oscuramento-dei-referendum

    Unisciti anche tu alla richiesta di trasparenza: la RAI deve informare, non censurare.

    Le contraddizioni del nostro Paese le conosciamo bene. Ma non possono diventare un alibi per arrenderci.
    Non lasciamo che l’informazione diventi un privilegio riservato a pochi.

    Non deleghiamo, partecipiamo.
    Facciamoci sentire. Adesso.

    #StopCensuraRAI #Referendum2025 #LibertàDiInformazione #ServizioPubblico #DemocraziaDiretta #PartecipazioneAttiva #InformazioneÈPotere #FirmaLaPetizione #ControLOscurantismo #LaRAISeiTu
    RAI – Oscurantismo nostrano in prima serata 📺🕳️ Abbiamo fatto della libertà di espressione una bandiera. Abbiamo difeso voci scomode, icone come Julian Assange, abbiamo creduto che un servizio pubblico dovesse servire... il pubblico. E invece? Ecco l’ennesima dimostrazione che servizio pubblico non significa più informazione pluralista, ma piuttosto esecuzione di ordini dall’alto. Mentre politici di primo piano invitano apertamente a disertare le urne (una roba che in altri Paesi suonerebbe come un golpe), la RAI – che ricordiamolo, paghiamo noi – si chiude in un silenzio assordante. Zero dibattiti, zero servizi informativi, zero spazio ai cittadini. Il referendum? Non pervenuto. Eppure, si parla di un voto che riguarda diritti, libertà, e futuro. Ma il grande assente in questa democrazia mutilata è proprio lui: l’accesso all’informazione. Questo blackout mediatico non è una svista: è una scelta. E allora ci chiediamo: con quale faccia si ripresenteranno tra qualche mese a chiederci fiducia, consenso, legittimità⁉️ Ma attenzione: non è il momento di scivolare nel vittimismo o nella sterile indignazione da social. Il cambiamento non passa solo dalle denunce, ma dall’azione. E oggi l’azione concreta è firmare e diffondere questa petizione nata dal basso, da chi crede ancora nella Democrazia Diretta e nella partecipazione attiva: 👉FIRMA QUI: https://www.change.org/p/la-rai-deve-informare-non-censurare-stop-all-oscuramento-dei-referendum Unisciti anche tu alla richiesta di trasparenza: la RAI deve informare, non censurare. Le contraddizioni del nostro Paese le conosciamo bene. Ma non possono diventare un alibi per arrenderci. Non lasciamo che l’informazione diventi un privilegio riservato a pochi. Non deleghiamo, partecipiamo. Facciamoci sentire. Adesso. #StopCensuraRAI #Referendum2025 #LibertàDiInformazione #ServizioPubblico #DemocraziaDiretta #PartecipazioneAttiva #InformazioneÈPotere #FirmaLaPetizione #ControLOscurantismo #LaRAISeiTu
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