• Risposte del Ministro degli Affari Esteri della Russia S.V. Lavrov alle domande del quotidiano italiano «Corriere della Sera», che ha rifiutato di pubblicare integralmente senza tagli e censura (Mosca, 13 novembre 2025)

    Testo completo dell'intervista

    Tesi chiave:

    • Gli accordi di Anchorage rappresentano una tappa importante nel percorso verso una pace duratura in Ucraina. <...> Siamo ancora pronti a tenere a Budapest il secondo vertice russo-americano, se si baserà realmente su risultati ben elaborati dell'Alaska.

    • A differenza dei paesi occidentali, che hanno raso al suolo interi quartieri cittadini, noi rispettiamo le persone — civili e militari. Le nostre forze armate agiscono con la massima responsabilità, infliggendo colpi di precisione esclusivamente a obiettivi militari e alle infrastrutture di trasporto ed energetiche che li supportano.

    • Gli obiettivi dell’operazione militare speciale (SVO) sono stati definiti dal Presidente della Russia V.V. Putin nel 2022 e sono ancora attuali. Non si tratta di sfere di influenza, ma di riportare l’Ucraina a uno status neutrale, non allineato e denuclearizzato, con il rigoroso rispetto dei diritti umani e di tutti i diritti delle minoranze russe e di altre nazionalità. Proprio così questi impegni sono stati registrati nella Dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina del 1990 e nella sua Costituzione, ed è tenendo conto di tali impegni proclamati che la Russia ha riconosciuto l’indipendenza dello Stato ucraino.

    ❗️ Vogliamo e otterremo il ritorno dell’Ucraina a radici sane e stabili della sua statualità, che implica il rifiuto di concedere servilmente il suo territorio per l’uso militare da parte della NATO, la purificazione dall’ideologia nazista proibita a Norimberga, il ripristino di tutti i diritti ai russi, agli ungheresi e a tutte le altre minoranze nazionali.

    • È significativo che le élite di Bruxelles, trascinando il regime di Kiev nell’UE, tacciano sulla flagrante discriminazione dei cosiddetti “popoli non autoctoni” e allo stesso tempo lodino la giunta di Zelensky come difensore dei “valori europei”. Ciò conferma ulteriormente che il nazismo sta rialzando la testa in Europa.

    • La maggior parte delle capitali europee costituiscono ora il nucleo della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, che desidera solo una cosa — che le ostilità in Ucraina durino il più a lungo possibile, “fino all’ultimo ucraino”. A quanto pare, non hanno altro modo per distogliere l’attenzione del loro elettorato dai problemi socio-economici interni fortemente aggravati.

    • La conflittualità, a cui ha portato la politica sconsiderata e senza prospettive delle élite europee, non è una scelta della Russia. La situazione attuale non risponde agli interessi dei nostri popoli.

    • Non “promuoviamo” un ordine mondiale multipolare, esso si sta formando oggettivamente — non attraverso conquiste, schiavitù, oppressione e sfruttamento, come hanno fatto i colonizzatori per costruire il loro “ordine” (e poi il capitalismo), ma attraverso la cooperazione, il rispetto reciproco degli interessi, la distribuzione razionale del lavoro basata sull’unione dei vantaggi competitivi comparativi dei paesi partecipanti e delle strutture di integrazione.

    • Per la Russia non esistono paesi e popoli ostili, ma paesi con governi ostili. A causa della presenza di uno di questi a Roma, le relazioni russo-italiane stanno attraversando la crisi più grave della loro storia del dopoguerra. Ciò non è avvenuto per nostra iniziativa.

    • La cooperazione paritaria e reciprocamente vantaggiosa tra Russia e Italia risponde agli interessi dei nostri popoli. Se a Roma saranno pronti a muoversi verso il ripristino del dialogo basato sul rispetto reciproco e sul rispetto degli interessi, ce lo facciano sapere, siamo sempre pronti ad ascoltare.
    🇷🇺 Risposte del Ministro degli Affari Esteri della Russia S.V. Lavrov alle domande del quotidiano italiano «Corriere della Sera», che ha rifiutato di pubblicare integralmente senza tagli e censura (Mosca, 13 novembre 2025) Testo completo dell'intervista Tesi chiave: • Gli accordi di Anchorage rappresentano una tappa importante nel percorso verso una pace duratura in Ucraina. <...> Siamo ancora pronti a tenere a Budapest il secondo vertice russo-americano, se si baserà realmente su risultati ben elaborati dell'Alaska. • A differenza dei paesi occidentali, che hanno raso al suolo interi quartieri cittadini, noi rispettiamo le persone — civili e militari. Le nostre forze armate agiscono con la massima responsabilità, infliggendo colpi di precisione esclusivamente a obiettivi militari e alle infrastrutture di trasporto ed energetiche che li supportano. • Gli obiettivi dell’operazione militare speciale (SVO) sono stati definiti dal Presidente della Russia V.V. Putin nel 2022 e sono ancora attuali. Non si tratta di sfere di influenza, ma di riportare l’Ucraina a uno status neutrale, non allineato e denuclearizzato, con il rigoroso rispetto dei diritti umani e di tutti i diritti delle minoranze russe e di altre nazionalità. Proprio così questi impegni sono stati registrati nella Dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina del 1990 e nella sua Costituzione, ed è tenendo conto di tali impegni proclamati che la Russia ha riconosciuto l’indipendenza dello Stato ucraino. ❗️ Vogliamo e otterremo il ritorno dell’Ucraina a radici sane e stabili della sua statualità, che implica il rifiuto di concedere servilmente il suo territorio per l’uso militare da parte della NATO, la purificazione dall’ideologia nazista proibita a Norimberga, il ripristino di tutti i diritti ai russi, agli ungheresi e a tutte le altre minoranze nazionali. • È significativo che le élite di Bruxelles, trascinando il regime di Kiev nell’UE, tacciano sulla flagrante discriminazione dei cosiddetti “popoli non autoctoni” e allo stesso tempo lodino la giunta di Zelensky come difensore dei “valori europei”. Ciò conferma ulteriormente che il nazismo sta rialzando la testa in Europa. • La maggior parte delle capitali europee costituiscono ora il nucleo della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, che desidera solo una cosa — che le ostilità in Ucraina durino il più a lungo possibile, “fino all’ultimo ucraino”. A quanto pare, non hanno altro modo per distogliere l’attenzione del loro elettorato dai problemi socio-economici interni fortemente aggravati. • La conflittualità, a cui ha portato la politica sconsiderata e senza prospettive delle élite europee, non è una scelta della Russia. La situazione attuale non risponde agli interessi dei nostri popoli. • Non “promuoviamo” un ordine mondiale multipolare, esso si sta formando oggettivamente — non attraverso conquiste, schiavitù, oppressione e sfruttamento, come hanno fatto i colonizzatori per costruire il loro “ordine” (e poi il capitalismo), ma attraverso la cooperazione, il rispetto reciproco degli interessi, la distribuzione razionale del lavoro basata sull’unione dei vantaggi competitivi comparativi dei paesi partecipanti e delle strutture di integrazione. • Per la Russia non esistono paesi e popoli ostili, ma paesi con governi ostili. A causa della presenza di uno di questi a Roma, le relazioni russo-italiane stanno attraversando la crisi più grave della loro storia del dopoguerra. Ciò non è avvenuto per nostra iniziativa. • La cooperazione paritaria e reciprocamente vantaggiosa tra Russia e Italia risponde agli interessi dei nostri popoli. Se a Roma saranno pronti a muoversi verso il ripristino del dialogo basato sul rispetto reciproco e sul rispetto degli interessi, ce lo facciano sapere, siamo sempre pronti ad ascoltare.
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  • CIAK, SI CHIUDE!

    Un popolo totalmente a digiuno di cultura è un popolo senza spirito critico, e quindi controllabile.
    Non serve una scienza occulta per capirlo: è esattamente ciò che vogliono i signori seduti sugli scranni più decisivi del governo di questo paese.

    E ci voleva davvero del talento — credetemi — per tirare fuori dal cilindro una bestialità simile. Nel silenzio generale, nel disinteresse generale. Eppure è successo.

    Sì, perché se Sangiuliano era già riuscito a coprirsi di vergogna e ridicolo, il suo successore, Giuli, è riuscito nella sacra impresa di fare addirittura meglio.
    Un fuoriclasse del disastro.
    Un talento raro nel rendere il Ministero della Cultura un paradosso vivente: quello di chi chiede, con convinzione, di tagliare i fondi alla cultura che dovrebbe tutelare.

    E qui, signore e signori, la maschera cade del tutto: nessun pregiudizio politico, solo fatti.
    C’era la possibilità — questa volta sì — di ribaltare l’idea di un centrodestra privo di cultura, visione e passione per le arti.
    E invece no: dignità e credibilità vengono sacrificate in nome di una manovra “di bilancio” che odora di restaurazione culturale.
    Una retromarcia verso le retrovie, come non se ne vedevano da anni.
    E a farne le spese, ancora una volta, sarà il Cinema italiano.


    Siamo nel pieno della bufera: la Ragioneria dello Stato ha bloccato il piano del MIC che avrebbe dovuto reintegrare di 100 milioni il Fondo Cinema 2026, già falcidiato dalla legge di bilancio.
    Fin qui, tutto grave ma “ordinario”.
    Poi arriva il colpo di scena: il 11 novembre, Repubblica svela una mail del 17 ottobre indirizzata al Ministero dell’Economia, nella quale sarebbe stato lo stesso gabinetto di Giuli a suggerire di tagliare di circa un terzo il Fondo per lo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo.

    Sì, avete letto bene.
    Il taglio non arriva da fuori. Parte da dentro.
    Dal Ministero stesso.
    Dal ministro stesso.

    Un taglio di circa un terzo, con una riduzione che porterebbe il fondo dai 696 milioni attuali a circa 400 milioni nel 2026, e quasi 300 milioni nel 2027.
    Un ritorno al 2017, quando il settore arrancava, ma con un contesto oggi infinitamente più fragile.
    Ora ditemi voi: da che mondo è mondo, quale ministro chiede tagli al proprio ministero?
    O è follia, o è una linea precisa. E in entrambi i casi, è un disastro annunciato.


    E qui, sì, ci piace “pensare male”. Perché è facile prevedere dove andremo a finire:

    Il cinema italiano verrà ulteriormente penalizzato, lasciando spazio alle grandi produzioni internazionali — soprattutto statunitensi — che controllano i flussi economici e mediatici.

    Meno fondi significa meno sviluppo, e quindi un arretramento culturale e industriale: sopravviverà solo il cinema d’incasso facile, mentre il cinema d’autore scomparirà lentamente dai nostri schermi.

    Meno produzioni sul territorio, meno indotto, meno promozione per l’Italia stessa. Sparisce il marketing territoriale, resta solo un contenitore vuoto di storie importate.

    Addio ai giovani autori, ai tecnici, agli interpreti emergenti, ai ricercatori e agli studenti che ogni anno escono dai nostri atenei sognando un’industria viva.
    Il loro futuro è già scritto: disoccupazione culturale.


    Era difficile vent’anni fa. Oggi è impossibile.
    Un finale amaro che sa di titoli di coda per il cinema italiano.


    Riusciranno i nostri eroi dell’opposizione a farsi sentire?
    Mah.

    Da fuori, possiamo solo urlare il nostro disgusto e la nostra rabbia.
    Perché la cultura, in questo paese, viene ignorata quando le cose vanno bene e violentata quando vanno male.
    E per favore, basta scuse: non è colpa delle piattaforme, né dei social, né dell’intelligenza artificiale.

    Qui la colpa è una sola.
    Ed è fottutamente politica.
    Ed è profondamente umana.

    Fine.
    Ma senza applausi.

    #CinemaItaliano #CulturaSottoAttacco #Giuli #MIC #TagliAllaCultura #CiakSiChiude #RetromarciaVersoLeRetroVie #PoliticaCulturale #DifendiamoIlCinema
    🎬 CIAK, SI CHIUDE! Un popolo totalmente a digiuno di cultura è un popolo senza spirito critico, e quindi controllabile. Non serve una scienza occulta per capirlo: è esattamente ciò che vogliono i signori seduti sugli scranni più decisivi del governo di questo paese. E ci voleva davvero del talento — credetemi — per tirare fuori dal cilindro una bestialità simile. Nel silenzio generale, nel disinteresse generale. Eppure è successo. Sì, perché se Sangiuliano era già riuscito a coprirsi di vergogna e ridicolo, il suo successore, Giuli, è riuscito nella sacra impresa di fare addirittura meglio. Un fuoriclasse del disastro. Un talento raro nel rendere il Ministero della Cultura un paradosso vivente: quello di chi chiede, con convinzione, di tagliare i fondi alla cultura che dovrebbe tutelare. E qui, signore e signori, la maschera cade del tutto: nessun pregiudizio politico, solo fatti. C’era la possibilità — questa volta sì — di ribaltare l’idea di un centrodestra privo di cultura, visione e passione per le arti. E invece no: dignità e credibilità vengono sacrificate in nome di una manovra “di bilancio” che odora di restaurazione culturale. Una retromarcia verso le retrovie, come non se ne vedevano da anni. E a farne le spese, ancora una volta, sarà il Cinema italiano. 🎞️ Siamo nel pieno della bufera: la Ragioneria dello Stato ha bloccato il piano del MIC che avrebbe dovuto reintegrare di 100 milioni il Fondo Cinema 2026, già falcidiato dalla legge di bilancio. Fin qui, tutto grave ma “ordinario”. Poi arriva il colpo di scena: il 11 novembre, Repubblica svela una mail del 17 ottobre indirizzata al Ministero dell’Economia, nella quale sarebbe stato lo stesso gabinetto di Giuli a suggerire di tagliare di circa un terzo il Fondo per lo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo. Sì, avete letto bene. Il taglio non arriva da fuori. Parte da dentro. Dal Ministero stesso. Dal ministro stesso. 🤯 Un taglio di circa un terzo, con una riduzione che porterebbe il fondo dai 696 milioni attuali a circa 400 milioni nel 2026, e quasi 300 milioni nel 2027. Un ritorno al 2017, quando il settore arrancava, ma con un contesto oggi infinitamente più fragile. Ora ditemi voi: da che mondo è mondo, quale ministro chiede tagli al proprio ministero? O è follia, o è una linea precisa. E in entrambi i casi, è un disastro annunciato. E qui, sì, ci piace “pensare male”. Perché è facile prevedere dove andremo a finire: Il cinema italiano verrà ulteriormente penalizzato, lasciando spazio alle grandi produzioni internazionali — soprattutto statunitensi — che controllano i flussi economici e mediatici. Meno fondi significa meno sviluppo, e quindi un arretramento culturale e industriale: sopravviverà solo il cinema d’incasso facile, mentre il cinema d’autore scomparirà lentamente dai nostri schermi. Meno produzioni sul territorio, meno indotto, meno promozione per l’Italia stessa. Sparisce il marketing territoriale, resta solo un contenitore vuoto di storie importate. Addio ai giovani autori, ai tecnici, agli interpreti emergenti, ai ricercatori e agli studenti che ogni anno escono dai nostri atenei sognando un’industria viva. Il loro futuro è già scritto: disoccupazione culturale. Era difficile vent’anni fa. Oggi è impossibile. Un finale amaro che sa di titoli di coda per il cinema italiano. 🎞️💔 Riusciranno i nostri eroi dell’opposizione a farsi sentire? Mah. Da fuori, possiamo solo urlare il nostro disgusto e la nostra rabbia. Perché la cultura, in questo paese, viene ignorata quando le cose vanno bene e violentata quando vanno male. E per favore, basta scuse: non è colpa delle piattaforme, né dei social, né dell’intelligenza artificiale. Qui la colpa è una sola. Ed è fottutamente politica. Ed è profondamente umana. 🎬 Fine. Ma senza applausi. #CinemaItaliano #CulturaSottoAttacco #Giuli #MIC #TagliAllaCultura #CiakSiChiude #RetromarciaVersoLeRetroVie #PoliticaCulturale #DifendiamoIlCinema
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  • La guerra in Ucraina ha inflitto una dolorosissima umiliazione all’Europa.

    Putin ha messo in ginocchio tutti i leader europei convinti di sconfiggerlo. Giorgia Meloni è stata una delle più spavalde. Nel G20 presieduto dall’India, il 22 novembre 2023,

    Putin esortò i leader europei a dialogare per porre fine alla guerra. Meloni disse a Putin che l’unico modo per porre fine alla guerra era la resa senza condizioni della Russia. Meloni esortò Putin a ritirarsi da tutti i territori occupati, senza chiedere nulla in cambio: “Per ottenere la pace in Ucraina la cosa più facile sarebbe ritirare le truppe russe dall’Ucraina”. (Una vera statista!)

    Davanti al disastro di Pokrovsk e all’incapacità dell’Europa di proteggere l’Ucraina, Meloni e Crosetto cercano di costruirsi una nuova immagine. Fingono di essere sempre stati moderati e ragionevoli. In realtà hanno sempre dichiarato che l’Italia avrebbe dovuto armare l’Ucraina per sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, esecrando la diplomazia. Questa era la linea di Biden, e questa è stata la linea di Meloni e Crosetto.

    La leader di Fratelli d’Italia era talmente obbediente alla Casa Bianca da meritarsi un bacio in fronte da parte di Biden. Chi, come il sottoscritto, invitava al dialogo con Putin all’inizio della guerra per salvare l’Ucraina, veniva insultato e diffamato.

    Il 17 luglio 2022, fui invitato al Giffoni Festival, che Crosetto attaccò immediatamente con questo tweet: “Nati come festival del cinema per ragazzi e finiti a luogo di parte. Complimenti per essere riusciti a rovinare una stupenda idea”. Il Giffoni Festival precipitò in un caos mediatico pieno di insulti e maledizioni.

    Oggi che l’Ucraina cade a pezzi, tutti fingono di non ricordarlo. Secondo il “Crosetto 2022”, gli unici titolati a parlare erano i propagandisti della Nato per istupidire gli studenti con le loro analisi grottesche secondo cui l’Ucraina avrebbe distrutto la Russia.

    Secondo il “Crosetto 2025”, l’Europa dovrebbe offrire a Putin una via d’uscita. Il “Crosetto 2025” è soltanto un disperato che cerca di cancellare il “Crosetto 2022” con l’aiuto della stampa compiacente. Meloni ha addirittura diffuso la notizia falsa secondo cui il suo governo ha armato l’Ucraina non per sconfiggere i russi, ma per impedire a Putin di arrivare a Kiev. Nella sua trasmissione, Giovanni Floris si è dilettato a trasmettere le numerose volte in cui Meloni, accanto a Zelensky in conferenza stampa, dichiarava: “Io scommetto sulla vittoria dell’Ucraina”.

    I traumi troppo intensi causano smarrimento. Per ridurre il disorientamento, gli individui ricorrono a una molteplicità di strategie. La prima è l’oblio. Non parlare, non ricordare. Rimuovere. Altre volte, l’uomo non riesce ad accettare la realtà, quindi deve capovolgerla.

    È il caso di chi dice che i russi hanno perso la guerra perché impiegano troppo tempo a conquistare le roccaforti ucraine. Ovviamente non esiste alcun criterio scientifico che stabilisca in quanti mesi un esercito invasore debba occupare le roccaforti nemiche per essere considerato “efficiente”. Tuttavia, gli umiliati d’Europa hanno stabilito che la Russia avrebbe dovuto conquistare il Donbass in tre giorni, cosa che non sarebbe riuscita nemmeno all’esercito americano, peraltro sconfitto dai talebani, privi delle armi che la Nato ha dato agli ucraini. E poi c’è la strategia del nemico interno che spinge Crosetto a parlare continuamente del pericolo della propaganda russa in un Paese in cui l’unica propaganda è quella della Casa Bianca.

    A guardare l’Ucraina c’è soltanto da piangere. A guardare Crosetto, c’è soltanto da ridere.

    Alessandro Orsini
    La guerra in Ucraina ha inflitto una dolorosissima umiliazione all’Europa. Putin ha messo in ginocchio tutti i leader europei convinti di sconfiggerlo. Giorgia Meloni è stata una delle più spavalde. Nel G20 presieduto dall’India, il 22 novembre 2023, Putin esortò i leader europei a dialogare per porre fine alla guerra. Meloni disse a Putin che l’unico modo per porre fine alla guerra era la resa senza condizioni della Russia. Meloni esortò Putin a ritirarsi da tutti i territori occupati, senza chiedere nulla in cambio: “Per ottenere la pace in Ucraina la cosa più facile sarebbe ritirare le truppe russe dall’Ucraina”. (💥Una vera statista!) Davanti al disastro di Pokrovsk e all’incapacità dell’Europa di proteggere l’Ucraina, Meloni e Crosetto cercano di costruirsi una nuova immagine. Fingono di essere sempre stati moderati e ragionevoli. In realtà hanno sempre dichiarato che l’Italia avrebbe dovuto armare l’Ucraina per sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, esecrando la diplomazia. Questa era la linea di Biden, e questa è stata la linea di Meloni e Crosetto. La leader di Fratelli d’Italia era talmente obbediente alla Casa Bianca da meritarsi un bacio in fronte da parte di Biden. Chi, come il sottoscritto, invitava al dialogo con Putin all’inizio della guerra per salvare l’Ucraina, veniva insultato e diffamato. Il 17 luglio 2022, fui invitato al Giffoni Festival, che Crosetto attaccò immediatamente con questo tweet: “Nati come festival del cinema per ragazzi e finiti a luogo di parte. Complimenti per essere riusciti a rovinare una stupenda idea”. Il Giffoni Festival precipitò in un caos mediatico pieno di insulti e maledizioni. Oggi che l’Ucraina cade a pezzi, tutti fingono di non ricordarlo. Secondo il “Crosetto 2022”, gli unici titolati a parlare erano i propagandisti della Nato per istupidire gli studenti con le loro analisi grottesche secondo cui l’Ucraina avrebbe distrutto la Russia. Secondo il “Crosetto 2025”, l’Europa dovrebbe offrire a Putin una via d’uscita. Il “Crosetto 2025” è soltanto un disperato che cerca di cancellare il “Crosetto 2022” con l’aiuto della stampa compiacente. Meloni ha addirittura diffuso la notizia falsa secondo cui il suo governo ha armato l’Ucraina non per sconfiggere i russi, ma per impedire a Putin di arrivare a Kiev. Nella sua trasmissione, Giovanni Floris si è dilettato a trasmettere le numerose volte in cui Meloni, accanto a Zelensky in conferenza stampa, dichiarava: “Io scommetto sulla vittoria dell’Ucraina”. I traumi troppo intensi causano smarrimento. Per ridurre il disorientamento, gli individui ricorrono a una molteplicità di strategie. La prima è l’oblio. Non parlare, non ricordare. Rimuovere. Altre volte, l’uomo non riesce ad accettare la realtà, quindi deve capovolgerla. È il caso di chi dice che i russi hanno perso la guerra perché impiegano troppo tempo a conquistare le roccaforti ucraine. Ovviamente non esiste alcun criterio scientifico che stabilisca in quanti mesi un esercito invasore debba occupare le roccaforti nemiche per essere considerato “efficiente”. Tuttavia, gli umiliati d’Europa hanno stabilito che la Russia avrebbe dovuto conquistare il Donbass in tre giorni, cosa che non sarebbe riuscita nemmeno all’esercito americano, peraltro sconfitto dai talebani, privi delle armi che la Nato ha dato agli ucraini. E poi c’è la strategia del nemico interno che spinge Crosetto a parlare continuamente del pericolo della propaganda russa in un Paese in cui l’unica propaganda è quella della Casa Bianca. A guardare l’Ucraina c’è soltanto da piangere. A guardare Crosetto, c’è soltanto da ridere. Alessandro Orsini
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  • "Mi vaccino e vinco: chi si vaccina VINCE 2 volte!". La trovata dell'Asl1 della Regione Liguria intende lo intende letteralmente. In palio a chi si fa il vaccino anti influenzale c'è un'occasione di vincere la lotteria. Si legge sul sito: "Asl1 lancia un’iniziativa speciale per promuovere la vaccinazione tra i dipendenti: la lotteria “Mi vaccino & vinco”, un modo semplice e divertente per premiare chi sceglie di proteggere sé stesso e gli altri. Asl1 invita aziende, enti e realtà del territorio a contribuire offrendo beni o servizi (valore massimo 100 € per singola offerta) da destinare ai vincitori della lotteria".

    Il commento in diretta con Alberto Contri.
    https://youtu.be/jZDtSTAMp_w?si=6rzo6pSBTmNWZo_e
    "Mi vaccino e vinco: chi si vaccina VINCE 2 volte!". La trovata dell'Asl1 della Regione Liguria intende lo intende letteralmente. In palio a chi si fa il vaccino anti influenzale c'è un'occasione di vincere la lotteria. Si legge sul sito: "Asl1 lancia un’iniziativa speciale per promuovere la vaccinazione tra i dipendenti: la lotteria “Mi vaccino & vinco”, un modo semplice e divertente per premiare chi sceglie di proteggere sé stesso e gli altri. Asl1 invita aziende, enti e realtà del territorio a contribuire offrendo beni o servizi (valore massimo 100 € per singola offerta) da destinare ai vincitori della lotteria". Il commento in diretta con Alberto Contri. https://youtu.be/jZDtSTAMp_w?si=6rzo6pSBTmNWZo_e
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  • È uscito il nuovo numero de Il SUD Milano – Novembre 2025!

    Torna l’appuntamento con l’informazione libera e partecipata dei quartieri del Sud Milano.
    Un numero intenso, che apre con un approfondimento sui femminicidi, con un’intervista esclusiva alle operatrici di Di.Re – Donne in rete contro la violenza.

    All’interno trovi anche:
    Le storie di rinascita della Cascina Campazzino e del Centro Asteria
    Interviste, cultura, teatro e musica
    Le rubriche su libri, serie TV, pet therapy e gite fuori porta

    In distribuzione da mercoledì 5 novembre nei Municipi 4, 5 e 6.
    Leggilo anche online o scarica la versione digitale https://share.google/nP8tITck3oqMOj2W3

    Seguici su Facebook per rimanere aggiornato: facebook.com/ilSUDMilano

    #ilSudMilano #Novembre2025 #giornalismoindipendente #cronacalocale #MilanoSud #cultura #territori #attualità #freepress
    📢 È uscito il nuovo numero de Il SUD Milano – Novembre 2025! 🗞️ Torna l’appuntamento con l’informazione libera e partecipata dei quartieri del Sud Milano. Un numero intenso, che apre con un approfondimento sui femminicidi, con un’intervista esclusiva alle operatrici di Di.Re – Donne in rete contro la violenza. 👉 All’interno trovi anche: ✔️ Le storie di rinascita della Cascina Campazzino e del Centro Asteria ✔️ Interviste, cultura, teatro e musica ✔️ Le rubriche su libri, serie TV, pet therapy e gite fuori porta 📖 In distribuzione da mercoledì 5 novembre nei Municipi 4, 5 e 6. 💻 Leggilo anche online o scarica la versione digitale 👉 https://share.google/nP8tITck3oqMOj2W3 🔗 Seguici su Facebook per rimanere aggiornato: facebook.com/ilSUDMilano #ilSudMilano #Novembre2025 #giornalismoindipendente #cronacalocale #MilanoSud #cultura #territori #attualità #freepress
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  • La sfida dei missili: Mosca risponde alla minaccia dei Tomahawk con i Burevestnik (prima che scada il trattato New Start con gli Usa)
    Già il nome dice tutto. O, quantomeno, ci prova. In russo Burevestnik significa «uccello delle tempeste» o «procellaria», uccello marino che annuncia l’arrivo delle tempeste nonché protagonista di una celebre poesia rivoluzionaria di Maksim Gorkij. Mentre tramonta l’ipotesi di un nuovo faccia a faccia tra Trump e Putin a Budapest, il presidente russo annuncia il successo del test del Burevestnik 9M730.

    Il missile da crociera superficie-superficie a propulsione nucleare — ribattezzato dalla Nato SSC-X-9 Skyfall — secondo il Cremlino possiede una gittata praticamente illimitata e una traiettoria di volo imprevedibile, caratteristiche che lo renderebbero «invincibile» rispetto agli attuali e futuri scudi antimissile, oltre che nella definizione di Putin «un’arma che nessun altro Paese al mondo possiede».

    Propulsione e manovra
    Secondo la stampa russa, al momento del lancio il Burevestnik misura circa 12 metri, per poi ridursi a 9 in volo. La propulsione è affidata a un motore termico nucleare che entra in funzione soltanto dopo il decollo. Svelato nel 2018, insieme al supersiluro Poseidon, al nuovo missile balistico intercontinentale RS-28 Sarmat, alla testata ipersonica planante (Hgv) Avangard e al missile ipersonico Kinzhal, è il «gioiello» dell’arsenale strategico russo. Secondo il generale Valery Gerasimov capo di stato maggiore delle forze armate russe, durante il test effettuato il 21 ottobre, il Burevestnik ha percorso 14 mila chilometri rimanendo in volo per circa 15 ore sempre grazie alla propulsione nucleare.

    La sfida dei missili
    Il test si inserisce in una più ampia serie di esercitazioni strategiche condotte la scorsa settimana, durante le quali Putin ha supervisionato manovre nucleari su terra, mare e aria. Ma non solo. Arriva anche in un momento particolarmente teso delle relazioni di Mosca con Washington che ha minacciato di fornire a Kiev missili Tomahawk, in grado di colpire obiettivi in profondità nel territorio russo.

    Ma soprattutto, se la Russia possiede 5.459 testate nucleari mentre gli Stati Uniti ne hanno 5.177 (insieme, i due Paesi detengono circa l’87% dell’arsenale nucleare mondiale, una potenza distruttiva sufficiente a cancellare il nostro pianeta più volte), da considerare anche che il trattato New Start (Strategic Arms Reduction Treaty), firmato da Russia e Stati Uniti nel 2010, scade tra pochi mesi, nel febbraio 2026.


    Ed ad oggi i negoziati per una nuova ratifica dell’accordo sembrano inesistenti. Da non dimenticare poi che a fine 2024 le autorità russe hanno approvato alcuni cambiamenti formali alla dottrina nucleare, consentendo l’utilizzo di tali armamenti qualora venga minacciata la «sovranità e l’integrità territoriale» della Russia e della Bielorussia, anche attraverso attacchi con «armi convenzionali», cioè non nucleari.

    Tradotto: l’artificio retorico dell’impiego di armi atomiche come minaccia o extrema ratio non è più un tabù, anzi. Dall’altra parte, il dialogo in materia non sembra tra le priorità della Casa Bianca almeno per ora. Sia perché eventuali negoziazioni fornirebbero ulteriore potere contrattuale alla Russia nella trattativa per la fine della guerra in Ucraina, sia perché Washington vuole un trattato più ampio, che tenga conto del crescente ruolo della Cina come potenza nucleare.

    Dottrina e trattati
    Secondo la Nuclear Threat Initiative, la Russia ha condotto almeno 13 lanci di prova del Burevestnik, di cui solo due sono stati considerati parzialmente riusciti. Lo sviluppo stesso del super missile non è stato privo di passi falsi e, per alcuni, restano dubbi sulla possibilità di ridurre a sufficienza le dimensioni di un propulsore nucleare. Nel 2019 cinque persone morirono nel tentativo di recuperarne uno dal fondale marino, perso durante un test fallito. Infine, secondo gli esperti, il Burevestnik rappresenta un’opzione valida per un secondo attacco nucleare.

    Può raggiungere obiettivi di controvalore negli Stati Uniti o in Europa, penetrare le difese missilistiche e causare danni aggiuntivi al territorio e ai centri abitati lungo la sua traiettoria di volo, ma dal momento che presenta rischi di radiazioni durante il volo a partire dal decollo è una scelta poco adatta per il primo strike. In sintesi, l’uccello delle tempeste può volare, sì. Ma non più in alto di tutti.

    https://www.corriere.it/esteri/25_ottobre_27/missili-mosca-russia-new-start-usa-23b0548c-dd2a-4356-996e-0f9106604xlk.shtml
    La sfida dei missili: Mosca risponde alla minaccia dei Tomahawk con i Burevestnik (prima che scada il trattato New Start con gli Usa) Già il nome dice tutto. O, quantomeno, ci prova. In russo Burevestnik significa «uccello delle tempeste» o «procellaria», uccello marino che annuncia l’arrivo delle tempeste nonché protagonista di una celebre poesia rivoluzionaria di Maksim Gorkij. Mentre tramonta l’ipotesi di un nuovo faccia a faccia tra Trump e Putin a Budapest, il presidente russo annuncia il successo del test del Burevestnik 9M730. Il missile da crociera superficie-superficie a propulsione nucleare — ribattezzato dalla Nato SSC-X-9 Skyfall — secondo il Cremlino possiede una gittata praticamente illimitata e una traiettoria di volo imprevedibile, caratteristiche che lo renderebbero «invincibile» rispetto agli attuali e futuri scudi antimissile, oltre che nella definizione di Putin «un’arma che nessun altro Paese al mondo possiede». Propulsione e manovra Secondo la stampa russa, al momento del lancio il Burevestnik misura circa 12 metri, per poi ridursi a 9 in volo. La propulsione è affidata a un motore termico nucleare che entra in funzione soltanto dopo il decollo. Svelato nel 2018, insieme al supersiluro Poseidon, al nuovo missile balistico intercontinentale RS-28 Sarmat, alla testata ipersonica planante (Hgv) Avangard e al missile ipersonico Kinzhal, è il «gioiello» dell’arsenale strategico russo. Secondo il generale Valery Gerasimov capo di stato maggiore delle forze armate russe, durante il test effettuato il 21 ottobre, il Burevestnik ha percorso 14 mila chilometri rimanendo in volo per circa 15 ore sempre grazie alla propulsione nucleare. La sfida dei missili Il test si inserisce in una più ampia serie di esercitazioni strategiche condotte la scorsa settimana, durante le quali Putin ha supervisionato manovre nucleari su terra, mare e aria. Ma non solo. Arriva anche in un momento particolarmente teso delle relazioni di Mosca con Washington che ha minacciato di fornire a Kiev missili Tomahawk, in grado di colpire obiettivi in profondità nel territorio russo. Ma soprattutto, se la Russia possiede 5.459 testate nucleari mentre gli Stati Uniti ne hanno 5.177 (insieme, i due Paesi detengono circa l’87% dell’arsenale nucleare mondiale, una potenza distruttiva sufficiente a cancellare il nostro pianeta più volte), da considerare anche che il trattato New Start (Strategic Arms Reduction Treaty), firmato da Russia e Stati Uniti nel 2010, scade tra pochi mesi, nel febbraio 2026. Ed ad oggi i negoziati per una nuova ratifica dell’accordo sembrano inesistenti. Da non dimenticare poi che a fine 2024 le autorità russe hanno approvato alcuni cambiamenti formali alla dottrina nucleare, consentendo l’utilizzo di tali armamenti qualora venga minacciata la «sovranità e l’integrità territoriale» della Russia e della Bielorussia, anche attraverso attacchi con «armi convenzionali», cioè non nucleari. Tradotto: l’artificio retorico dell’impiego di armi atomiche come minaccia o extrema ratio non è più un tabù, anzi. Dall’altra parte, il dialogo in materia non sembra tra le priorità della Casa Bianca almeno per ora. Sia perché eventuali negoziazioni fornirebbero ulteriore potere contrattuale alla Russia nella trattativa per la fine della guerra in Ucraina, sia perché Washington vuole un trattato più ampio, che tenga conto del crescente ruolo della Cina come potenza nucleare. Dottrina e trattati Secondo la Nuclear Threat Initiative, la Russia ha condotto almeno 13 lanci di prova del Burevestnik, di cui solo due sono stati considerati parzialmente riusciti. Lo sviluppo stesso del super missile non è stato privo di passi falsi e, per alcuni, restano dubbi sulla possibilità di ridurre a sufficienza le dimensioni di un propulsore nucleare. Nel 2019 cinque persone morirono nel tentativo di recuperarne uno dal fondale marino, perso durante un test fallito. Infine, secondo gli esperti, il Burevestnik rappresenta un’opzione valida per un secondo attacco nucleare. Può raggiungere obiettivi di controvalore negli Stati Uniti o in Europa, penetrare le difese missilistiche e causare danni aggiuntivi al territorio e ai centri abitati lungo la sua traiettoria di volo, ma dal momento che presenta rischi di radiazioni durante il volo a partire dal decollo è una scelta poco adatta per il primo strike. In sintesi, l’uccello delle tempeste può volare, sì. Ma non più in alto di tutti. https://www.corriere.it/esteri/25_ottobre_27/missili-mosca-russia-new-start-usa-23b0548c-dd2a-4356-996e-0f9106604xlk.shtml
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  • (Adesso) NIENTE SCUSE
    Quando la giustizia internazionale diventa “opinione”

    Non ci sono più alibi.
    Non c'è più la scusa della accusa di improvvisazione e incoscienza per una Flotilla o per il troppo rumore sollevato dalle manifestazioni e i cortei sparsi per il mondo.
    Non serve essere esperti di geopolitica per vedere che qualcuno non sta rispettando patti sottoscritti — e che la "fame"è diventata oggi un’arma di guerra indiretta.
    Un attacco silenzioso, che continua nonostante un accordo di tregua, siglato oltre due settimane fa.

    Avevamo ragione a non lasciarci trascinare dall’entusiasmo.
    Per cosa avremmo dovuto esultare?
    Per una giustizia che vale come carta straccia, o che — peggio — diventa opinione?
    Siamo entrati nell’epoca in cui la giustizia internazionale è discrezionale, interpretata a seconda della convenienza del momento.

    “Lo Stato di Israele, in quanto Potenza occupante, è tenuto a garantire alla popolazione dei territori palestinesi occupati beni essenziali quali cibo, acqua, indumenti, rifugio, combustibile, medicine e servizi medici.”
    — Corte Internazionale di Giustizia, L’Aia

    Eppure, nei fatti, siamo punto e a capo.
    Secondo Oxfam e oltre 40 organizzazioni umanitarie, tra il 10 e il 21 ottobre sono state negate 99 richieste di Ong internazionali e 6 delle Nazioni Unite per fornire aiuti a Gaza.
    Pari a circa 50 milioni di dollari di aiuti bloccati: acqua, cibo, tende, medicine.

    Da questa circolazione di aiuti dipende la sopravvivenza di 2 milioni di persone, per lo più donne e bambini.
    Senza interventi immediati, l’inverno a Gaza sarà una condanna: rifugi improvvisati, nessun riscaldamento, acqua contaminata.
    E altri moriranno — quando tutto questo sarebbe evitabile.

    Posso non fidarmi della giustizia italiana, e avremmo fascicoli infiniti a dimostrarlo.
    Ma quando vengono calpestati accordi internazionali e ignorati gli appelli delle istituzioni più autorevoli, che cosa resta?
    Solo indignazione.
    E un dubbio legittimo: se la nostra Premier definiva “inutile” ogni iniziativa umanitaria nata dal basso, cosa resta allora della solidarietà autentica?

    Davvero crediamo che basti un intervento governativo per aprire i valichi?
    E come si sarebbero potuti garantire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza? Allungando mazzette o tangenti alle autorità israeliane ?

    Il paradosso è questo: oggi ogni accordo è carta straccia di fronte a volontà politiche che non si piegano.
    Siamo nel tempo del “vale tutto”.
    Non esiste più una linea chiara di giustizia.
    E la parola umanità sembra un concetto arcaico, quasi estinto.

    Ma una speranza resta.
    Sta nella voce di chi non accetta di restare in silenzio, nella scelta di chi si impegna davvero in politica per riportare giustizia e umanità al centro.
    A patto che ci sia anche coraggio — quella virtù ormai dimenticata che distingue chi parla da chi agisce.

    E allora, ditemi voi:
    come cittadini milanesi, come italiani, dovevamo davvero tollerare un gemellaggio del genere?

    #GiustiziaInternazionale #DirittiUmani #GazaUnderAttack #Oxfam #HumanityFirst #CessateIlFuoco #Milano #TelAviv #PoliticaEtica #StopWar #Solidarietà #Verità #CoraggioCivile #Flotilla #ONU #Pace #InternationalLaw
    ✊ (Adesso) NIENTE SCUSE 🕊️ Quando la giustizia internazionale diventa “opinione” Non ci sono più alibi. Non c'è più la scusa della accusa di improvvisazione e incoscienza per una Flotilla o per il troppo rumore sollevato dalle manifestazioni e i cortei sparsi per il mondo. 📉 Non serve essere esperti di geopolitica per vedere che qualcuno non sta rispettando patti sottoscritti — e che la "fame"è diventata oggi un’arma di guerra indiretta. Un attacco silenzioso, che continua nonostante un accordo di tregua, siglato oltre due settimane fa. Avevamo ragione a non lasciarci trascinare dall’entusiasmo. Per cosa avremmo dovuto esultare? Per una giustizia che vale come carta straccia, o che — peggio — diventa opinione? Siamo entrati nell’epoca in cui la giustizia internazionale è discrezionale, interpretata a seconda della convenienza del momento. ⚖️ “Lo Stato di Israele, in quanto Potenza occupante, è tenuto a garantire alla popolazione dei territori palestinesi occupati beni essenziali quali cibo, acqua, indumenti, rifugio, combustibile, medicine e servizi medici.” — Corte Internazionale di Giustizia, L’Aia Eppure, nei fatti, siamo punto e a capo. 🔒 Secondo Oxfam e oltre 40 organizzazioni umanitarie, tra il 10 e il 21 ottobre sono state negate 99 richieste di Ong internazionali e 6 delle Nazioni Unite per fornire aiuti a Gaza. 💰 Pari a circa 50 milioni di dollari di aiuti bloccati: acqua, cibo, tende, medicine. Da questa circolazione di aiuti dipende la sopravvivenza di 2 milioni di persone, per lo più donne e bambini. Senza interventi immediati, l’inverno a Gaza sarà una condanna: rifugi improvvisati, nessun riscaldamento, acqua contaminata. E altri moriranno — quando tutto questo sarebbe evitabile. 🇮🇹 Posso non fidarmi della giustizia italiana, e avremmo fascicoli infiniti a dimostrarlo. Ma quando vengono calpestati accordi internazionali e ignorati gli appelli delle istituzioni più autorevoli, che cosa resta? Solo indignazione. E un dubbio legittimo: se la nostra Premier definiva “inutile” ogni iniziativa umanitaria nata dal basso, cosa resta allora della solidarietà autentica? Davvero crediamo che basti un intervento governativo per aprire i valichi? E come si sarebbero potuti garantire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza? Allungando mazzette o tangenti alle autorità israeliane ? 🎭 Il paradosso è questo: oggi ogni accordo è carta straccia di fronte a volontà politiche che non si piegano. Siamo nel tempo del “vale tutto”. Non esiste più una linea chiara di giustizia. E la parola umanità sembra un concetto arcaico, quasi estinto. Ma una speranza resta. 🌱 Sta nella voce di chi non accetta di restare in silenzio, nella scelta di chi si impegna davvero in politica per riportare giustizia e umanità al centro. A patto che ci sia anche coraggio — quella virtù ormai dimenticata che distingue chi parla da chi agisce. E allora, ditemi voi: come cittadini milanesi, come italiani, dovevamo davvero tollerare un gemellaggio del genere? 🇮🇹🤝🇮🇱 #GiustiziaInternazionale #DirittiUmani #GazaUnderAttack #Oxfam #HumanityFirst #CessateIlFuoco #Milano #TelAviv #PoliticaEtica #StopWar #Solidarietà #Verità #CoraggioCivile #Flotilla #ONU #Pace #InternationalLaw
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  • QUESTI DILETTANTI NON SANNO CON CHI HANNO a che FARE!
    La Francia annuncia missili e caccia per Kiev. Bloomberg: "Altre armi anche dall'Italia". Il ministero della Difesa smentisce - Il Fatto Quotidiano
    I leader europei e il segretario della Nato, Mark Rutte, incontrano Zelensky a Londra. Starmer: "Il Cremlino ha richieste ridicole sui territori di Kiev". Dazi sul petrolio, l’inviato di Putin è negli Usa. Orban: "L’Ungheria lavora per aggirare le sanzioni imposte dagli Usa...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/10/24/dazi-petrolio-inviato-putin-usa-ucraina-stazione-morti-diretta-news/8172041/
    QUESTI DILETTANTI NON SANNO CON CHI HANNO a che FARE! La Francia annuncia missili e caccia per Kiev. Bloomberg: "Altre armi anche dall'Italia". Il ministero della Difesa smentisce - Il Fatto Quotidiano I leader europei e il segretario della Nato, Mark Rutte, incontrano Zelensky a Londra. Starmer: "Il Cremlino ha richieste ridicole sui territori di Kiev". Dazi sul petrolio, l’inviato di Putin è negli Usa. Orban: "L’Ungheria lavora per aggirare le sanzioni imposte dagli Usa... https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/10/24/dazi-petrolio-inviato-putin-usa-ucraina-stazione-morti-diretta-news/8172041/
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    La Francia annuncia missili e caccia per Kiev. Bloomberg: "Altre armi anche dall'Italia". Il ministero della Difesa smentisce - Il Fatto Quotidiano
    I leader europei e il segretario della Nato, Mark Rutte, incontrano Zelensky a Londra. Starmer: "Il Cremlino ha richieste ridicole sui territori di Kiev". Dazi sul petrolio, l’inviato di Putin è negli Usa. Orban: "L’Ungheria lavora per aggirare le sanzioni imposte dagli Usa sul greggio di Mosca"
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  • Ucraina, Trump: Kiev e Mosca si fermino. Confini territoriali sono stati definiti dalla guerra
    ''Lasciamo che entrambi rivendichino la vittoria, lasciamo che sia la storia a decidere'', ha dertto Trump
    https://www.imolaoggi.it/2025/10/18/ucraina-trump-kiev-e-mosca-si-fermino/
    Ucraina, Trump: Kiev e Mosca si fermino. Confini territoriali sono stati definiti dalla guerra ''Lasciamo che entrambi rivendichino la vittoria, lasciamo che sia la storia a decidere'', ha dertto Trump https://www.imolaoggi.it/2025/10/18/ucraina-trump-kiev-e-mosca-si-fermino/
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    Ucraina, Trump: Kiev e Mosca si fermino. Confini territoriali sono stati definiti dalla guerra
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  • Federico Faggin: “L’amore è l’unico significato”. L’inventore del microprocessore insegna ai ragazzi cosa conta davvero
    Al Teatro di Varese con oltre mille studenti delle superiori, il fisico racconta la sua vita straordinaria e la notte che lo ha cambiato per sempre.

    DA BIMBO CON IL MECCANO A INVENTORE DEL PRESENTE

    Nell’incontro, moderato dal neodirettore di RMF – Radio Missione Francescana, organizzatrice della giornata – Antonio Franzi , e che ha visto a fianco a lui Luca Guido Molinari, professore di fisica teorica dell’Università degli Studi di Milano e presidente della Società Astronomica Schiaparelli, e Andrea Tomasi, docente di Informatica per le Discipline umanistiche all’Università di Pisa e membro del consiglio direttivo di Weca, Associazione web cattolici e in collegamento audio Davide Tosi, professore dell’Università dell’Insubria e delegato della Rettrice all’Intelligenza Artificiale Faggin ha innanzitutto raccontato la sua vita: agli oltre mille ragazzi e agli ospiti in prima fila tra i quali c’erano gli assessori Stefano Malerba, e Nicoletta San Martino, e il Direttore dell’ufficio scolastico territoriale Giuseppe Carcano.

    https://share.google/fw6OYcwEaXmMau81L
    Federico Faggin: “L’amore è l’unico significato”. L’inventore del microprocessore insegna ai ragazzi cosa conta davvero Al Teatro di Varese con oltre mille studenti delle superiori, il fisico racconta la sua vita straordinaria e la notte che lo ha cambiato per sempre. DA BIMBO CON IL MECCANO A INVENTORE DEL PRESENTE Nell’incontro, moderato dal neodirettore di RMF – Radio Missione Francescana, organizzatrice della giornata – Antonio Franzi , e che ha visto a fianco a lui Luca Guido Molinari, professore di fisica teorica dell’Università degli Studi di Milano e presidente della Società Astronomica Schiaparelli, e Andrea Tomasi, docente di Informatica per le Discipline umanistiche all’Università di Pisa e membro del consiglio direttivo di Weca, Associazione web cattolici e in collegamento audio Davide Tosi, professore dell’Università dell’Insubria e delegato della Rettrice all’Intelligenza Artificiale Faggin ha innanzitutto raccontato la sua vita: agli oltre mille ragazzi e agli ospiti in prima fila tra i quali c’erano gli assessori Stefano Malerba, e Nicoletta San Martino, e il Direttore dell’ufficio scolastico territoriale Giuseppe Carcano. https://share.google/fw6OYcwEaXmMau81L
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