• MILANO 2025 – Fra bollettino di guerra e m2 di sofferenza

    Quando si avvicina la fine dell’anno arriva anche il momento dei bilanci.
    E per la nostra città i conti sono, ancora una volta, in passivo.
    Non è un caso se sempre più testate giornalistiche snocciolano percentuali, grafici e numeri che raccontano una Milano che non è più la “locomotiva d’Italia”, ma assomiglia sempre di più a un girone urbano dei dannati. Il dato più inquietante, però, non è nei report: è nella nostra assuefazione collettiva.
    Stiamo accettando tutto questo con una calma sospetta. Forse perché siamo – giustamente – presi dal dimostrare empatia e solidarietà verso conflitti e sofferenze che si consumano a migliaia di chilometri da qui. È umano, è giusto, è necessario.
    Ma permettetemi una riflessione, rapportata alle nostre vite e alle nostre dimensioni quotidiane.
    È come vivere in un condominio che cade a pezzi e scegliere di ignorarlo perché siamo emotivamente assorbiti dai problemi di un altro palazzo, lontano chilometri dal nostro. La solidarietà non è in discussione. La rimozione del reale, sì.

    Con un nuovo anno alle porte e le prossime amministrative che si avvicinano, forse è arrivato il momento di rivolgere a Milano attenzioni maggiori, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Se siamo in grado di occuparci del mondo intero, dobbiamo essere capaci di guardare anche alle gravi carenze di casa nostra.
    Vogliamo dare un’occhiata insieme al bollettino di guerra del 2025?
    Eccolo.

    A Milano si guadagna più che nel resto d’Italia.
    Ma lavorare, oggi, non è più sufficiente per vivere bene.
    Secondo lo studio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (CGIL), un lavoratore su tre percepisce un reddito incompatibile con il costo della vita cittadina. Non stiamo parlando di marginalità estrema, ma di una fascia sempre più ampia di persone intrappolate in una normalità impoverita, dove il lavoro garantisce la sopravvivenza ma non la dignità.
    Il nodo è strutturale: casa e sanità assorbono oltre il 50% del salario.
    Solo l’abitazione pesa tra il 30 e il 40%, mentre la spesa sanitaria supera il 20%. Il resto dello stipendio evapora tra inflazione, trasporti e spese obbligate. Il risultato è una città che costringe i suoi lavoratori ad adottare comportamenti difensivi, a partire dall’espulsione verso l’hinterland.
    Milano diventa così una città che si lavora ma non si abita.
    E chi non può permettersi di viverla viene progressivamente escluso anche dal punto di vista sociale e culturale: tempo libero, relazioni, partecipazione, accesso alla vita urbana. Tutto ciò che non coincide con l’orario di lavoro viene sacrificato.
    Questa dinamica colpisce in modo violento il lavoro pubblico. In appena due anni, i dipendenti pubblici in città sono diminuiti di circa il 14%. Scuola, sanità, amministrazioni locali: Milano non è più attrattiva nemmeno per chi garantisce i servizi essenziali. Una fuga silenziosa che compromette la qualità stessa della vita urbana.

    Nel frattempo i salari nominali crescono, ma meno dell’inflazione, che a Milano ha superato l’11% nel periodo 2022–2024. Tradotto: si lavora di più, si guadagna “sulla carta”, ma si perde potere d’acquisto reale.
    La crescita c’è, ma non viene redistribuita. E una crescita senza equità non è sviluppo: è estrazione sociale.
    Milano continua a produrre ricchezza, ma non benessere.
    E una città che consuma le persone che la tengono in piedi è una città che sta ipotecando il proprio futuro.

    Queste ragioni dovrebbero essere più che sufficienti per risvegliarci dal torpore e dall’accettazione passiva di una degenerazione che, fino ad oggi, abbiamo avuto il coraggio di denunciare solo parlando di malapolitica.

    Esistono gruppi politici di potere? Vero.
    Le lobby sono forze reali che comandano Milano? Vero anche questo.
    Ma la domanda più scomoda resta un’altra: noi dove eravamo quando era il momento di contrastare tutto questo da dentro?
    Troppo spesso abbiamo preferito allontanare il pensiero, rifugiandoci in mobilitazioni che, per quanto giuste, lavano la coscienza ma non attivano la responsabilità. Cortei, riflessioni, prese di posizione sacrosante — ma raramente radicate fino in fondo nel nostro territorio.

    Milano oggi merita di essere liberata.
    Non solo dagli episodi di malagestione, ma da quello che è diventato il nostro male moderno: la pigrizia mentale, la rinuncia a immaginare un’alternativa, la mancanza di motivazioni a giocarsi davvero la partita.
    Se non lo facciamo ora, tra un anno, a pochi giorni da un nuovo Capodanno, rileggeremo le stesse statistiche impietose. La stessa insoddisfazione generale. La stessa insicurezza.
    E una fila ancora più lunga ad attendere un pacco di sostegno e di dignità davanti al Pane Quotidiano.

    Vogliamo davvero questo?
    Se la risposta è no, allora è il tempo di mettersi a lavorare seriamente per curare Milano e liberarla.
    Perché solo ripartendo dal nostro territorio avremo la serenità e la forza per aiutare anche il resto del mondo.
    Il primo passo si fa sempre da qui.
    Dal nostro metro quadrato di sofferenza.

    #MilanoLibera #Milano2025 #CostoDellaVita
    #LavoroEDignità #CasaÈUnDiritto #CittàPerChiLavora
    🚨 MILANO 2025 – Fra bollettino di guerra e m2 di sofferenza ⚠️🏙️ Quando si avvicina la fine dell’anno arriva anche il momento dei bilanci. E per la nostra città i conti sono, ancora una volta, in passivo. 📉 Non è un caso se sempre più testate giornalistiche snocciolano percentuali, grafici e numeri che raccontano una Milano che non è più la “locomotiva d’Italia”, ma assomiglia sempre di più a un girone urbano dei dannati. Il dato più inquietante, però, non è nei report: è nella nostra assuefazione collettiva. Stiamo accettando tutto questo con una calma sospetta. Forse perché siamo – giustamente – presi dal dimostrare empatia e solidarietà verso conflitti e sofferenze che si consumano a migliaia di chilometri da qui. È umano, è giusto, è necessario. ❤️‍🩹 Ma permettetemi una riflessione, rapportata alle nostre vite e alle nostre dimensioni quotidiane. È come vivere in un condominio che cade a pezzi e scegliere di ignorarlo perché siamo emotivamente assorbiti dai problemi di un altro palazzo, lontano chilometri dal nostro. La solidarietà non è in discussione. La rimozione del reale, sì. Con un nuovo anno alle porte e le prossime amministrative che si avvicinano, forse è arrivato il momento di rivolgere a Milano attenzioni maggiori, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Se siamo in grado di occuparci del mondo intero, dobbiamo essere capaci di guardare anche alle gravi carenze di casa nostra. Vogliamo dare un’occhiata insieme al bollettino di guerra del 2025? Eccolo. 🧾🔥 A Milano si guadagna più che nel resto d’Italia. Ma lavorare, oggi, non è più sufficiente per vivere bene. Secondo lo studio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (CGIL), un lavoratore su tre percepisce un reddito incompatibile con il costo della vita cittadina. Non stiamo parlando di marginalità estrema, ma di una fascia sempre più ampia di persone intrappolate in una normalità impoverita, dove il lavoro garantisce la sopravvivenza ma non la dignità. Il nodo è strutturale: casa e sanità assorbono oltre il 50% del salario. Solo l’abitazione pesa tra il 30 e il 40%, mentre la spesa sanitaria supera il 20%. Il resto dello stipendio evapora tra inflazione, trasporti e spese obbligate. Il risultato è una città che costringe i suoi lavoratori ad adottare comportamenti difensivi, a partire dall’espulsione verso l’hinterland. Milano diventa così una città che si lavora ma non si abita. E chi non può permettersi di viverla viene progressivamente escluso anche dal punto di vista sociale e culturale: tempo libero, relazioni, partecipazione, accesso alla vita urbana. Tutto ciò che non coincide con l’orario di lavoro viene sacrificato. Questa dinamica colpisce in modo violento il lavoro pubblico. In appena due anni, i dipendenti pubblici in città sono diminuiti di circa il 14%. Scuola, sanità, amministrazioni locali: Milano non è più attrattiva nemmeno per chi garantisce i servizi essenziali. Una fuga silenziosa che compromette la qualità stessa della vita urbana. Nel frattempo i salari nominali crescono, ma meno dell’inflazione, che a Milano ha superato l’11% nel periodo 2022–2024. Tradotto: si lavora di più, si guadagna “sulla carta”, ma si perde potere d’acquisto reale. La crescita c’è, ma non viene redistribuita. E una crescita senza equità non è sviluppo: è estrazione sociale. Milano continua a produrre ricchezza, ma non benessere. E una città che consuma le persone che la tengono in piedi è una città che sta ipotecando il proprio futuro. Queste ragioni dovrebbero essere più che sufficienti per risvegliarci dal torpore e dall’accettazione passiva di una degenerazione che, fino ad oggi, abbiamo avuto il coraggio di denunciare solo parlando di malapolitica. Esistono gruppi politici di potere? Vero. Le lobby sono forze reali che comandano Milano? Vero anche questo. Ma la domanda più scomoda resta un’altra: noi dove eravamo quando era il momento di contrastare tutto questo da dentro? Troppo spesso abbiamo preferito allontanare il pensiero, rifugiandoci in mobilitazioni che, per quanto giuste, lavano la coscienza ma non attivano la responsabilità. Cortei, riflessioni, prese di posizione sacrosante — ma raramente radicate fino in fondo nel nostro territorio. 🪧 👉Milano oggi merita di essere liberata. Non solo dagli episodi di malagestione, ma da quello che è diventato il nostro male moderno: la pigrizia mentale, la rinuncia a immaginare un’alternativa, la mancanza di motivazioni a giocarsi davvero la partita. Se non lo facciamo ora, tra un anno, a pochi giorni da un nuovo Capodanno, rileggeremo le stesse statistiche impietose. La stessa insoddisfazione generale. La stessa insicurezza. E una fila ancora più lunga ad attendere un pacco di sostegno e di dignità davanti al Pane Quotidiano. 🍞 Vogliamo davvero questo? Se la risposta è no, allora è il tempo di mettersi a lavorare seriamente per curare Milano e liberarla. Perché solo ripartendo dal nostro territorio avremo la serenità e la forza per aiutare anche il resto del mondo. Il primo passo si fa sempre da qui. Dal nostro metro quadrato di sofferenza. 📐🔥 #MilanoLibera #Milano2025 #CostoDellaVita #LavoroEDignità #CasaÈUnDiritto #CittàPerChiLavora
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  • Best magazine in india 2026 - Buddylifemagazine
    India Today is widely regarded as India’s best magazine for news and analysis. It offers credible journalism, in-depth political coverage, business insights, social issues, and culture. Known for balanced reporting and strong storytelling, it reaches millions weekly, shaping informed opinions and reflecting contemporary India with authority, clarity, and relevance across print and digital platforms nationwide. https://www.buddylifemagazine.com/magazine
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  • L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron:
    "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
    L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron: "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
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  • CARI AMICI, COME BEN SAPETE, IN POLITICA E' TUTTO FERMO E LA NANA MASSONA E' IMPEGNATA NELLA SUA PROTEZIONE ALL'AMICO COCAINOMANE E DEPRAVATO, UCRAINO !!!! HA PAURA DI PARLARE DELLA POSSIBILITA' DI INVIARE I 2 MILIARDI E MEZZO DI EURO , IN PIENO ACCORDO CON LA UE, RICAVANDOLI DAGLI ASSET RUSSI DI ABRAMOVICH. INVIO CHE NON PUO' ESSERE FATTO, IN QUANTO OCCORRE IL CONSENSO DI TUTTI GLI STATI DELLA UE, CONSENSO CHE NON C'E'. UN ABBRACCIO E BUONA GIORNATA A TUTTI:
    CARI AMICI, COME BEN SAPETE, IN POLITICA E' TUTTO FERMO E LA NANA MASSONA E' IMPEGNATA NELLA SUA PROTEZIONE ALL'AMICO COCAINOMANE E DEPRAVATO, UCRAINO !!!! HA PAURA DI PARLARE DELLA POSSIBILITA' DI INVIARE I 2 MILIARDI E MEZZO DI EURO , IN PIENO ACCORDO CON LA UE, RICAVANDOLI DAGLI ASSET RUSSI DI ABRAMOVICH. INVIO CHE NON PUO' ESSERE FATTO, IN QUANTO OCCORRE IL CONSENSO DI TUTTI GLI STATI DELLA UE, CONSENSO CHE NON C'E'. UN ABBRACCIO E BUONA GIORNATA A TUTTI:
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  • CARI AMICI, COME SEMPRE, GRAZIE DELLA VOSTRA AMICIZIA E STIMA. NESSUNA NOVITA' IN POLITICA SALVO LA NOTZIA DELLA MASSONA MELONI CHE L'ITALIA NON MANDERA' LE TRUPPE IN UCRAINA !!!!! VI ABBRACCIO E BUONA GIORNATA A TUTTI.
    CARI AMICI, COME SEMPRE, GRAZIE DELLA VOSTRA AMICIZIA E STIMA. NESSUNA NOVITA' IN POLITICA SALVO LA NOTZIA DELLA MASSONA MELONI CHE L'ITALIA NON MANDERA' LE TRUPPE IN UCRAINA !!!!! VI ABBRACCIO E BUONA GIORNATA A TUTTI.
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  • GRANDE risposta e un'attenta analisi. Well done Mr. Putin.
    L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron:
    "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
    GRANDE risposta e un'attenta analisi. Well done Mr. Putin. L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron: "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
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  • ALTERNATIVA (Politica)

    Potrei passare ore a scrivere dei mille mali di #Milano. Farne l’ennesima lista della spesa. Ma a cosa serve, davvero?

    Elencare ciò che non funziona non sposta nulla, non muove coscienze, non cambia i rapporti di forza. È come ripetere che il governo fa schifo o indignarsi per l’ennesimo capo di Stato sanguinario: vero, sacrosanto, ma sterile se resta solo sfogo.
    L’ho già detto e lo ribadisco: Milano non è immune dal dolore, dalla frustrazione, dall’insoddisfazione. Ma questo non è il tempo dei pianti greci. È il tempo del fare. O, se vogliamo dirla fino in fondo, del ritrovare il coraggio.

    C’è una convinzione tossica che circola da troppo tempo: che non sia più possibile costruire un’alternativa duratura e credibile. È un errore grave. Finché siamo vivi abbiamo il dovere politico e morale di migliorarci e di cambiare la realtà quando non funziona. Sempre.

    Ci sono almeno tre mali che dobbiamo avere il coraggio di estirpare.

    Primo.
    I milanesi – come molti italiani – non hanno più voglia, o forza, o motivazioni per costruire un progetto nuovo che si prenda davvero cura della città. E allora succede questo: un percorso silenzioso di colonizzazione, l’egemonia di pochi, sempre gli stessi. Non perché siano invincibili, ma perché non li contrastiamo più dove dovremmo.
    Ci piace criticare da fuori, dai social, dai cortei. È legittimo. Ma non basta.

    Secondo.
    Si pensa che una lista civica, un simbolo nuovo, poco conosciuto, sia sinonimo di inefficienza, inesperienza, inutilità. Davvero?
    E votando da decenni gli stessi nomi e gli stessi simboli… cosa sarebbe cambiato? Vogliamo ridurre la politica a una questione da stadio? Tifo per la squadra più forte, altrimenti non vale?
    È troppo facile. Troppo comodo. Troppo coerente con una città che vive di apparenze e di grandi firme – anche in politica – che difenderanno sempre prima la propria azienda e solo dopo, forse, la città. Pensateci bene.

    Terzo.
    Il ritornello più pigro di tutti: “tanto rubano tutti”, “sono tutti uguali”. Stessa musica, stesso alibi.
    Sì, il passato recente ci ha vaccinati male, a colpi di delusioni. Ma esistono ancora uomini e donne capaci di imparare dagli errori, di uscirne più solidi. Esistono ancora valori che spingono qualcuno a impegnarsi per pura passione civile.
    E non c’è nulla di più gratificante che vedere un tuo concittadino sorriderti perché, anche solo un po’, gli hai migliorato la vita. Vale più di un bonifico, più di un selfie, più di qualsiasi applauso.

    Servono scelte di coraggio.
    Segnatevelo tra i buoni propositi per il 2026. Se siamo davvero dialoganti, dovremmo esserlo anche verso una sfida nuova. Si può perdere o si può vincere. Nessuna scorciatoia, nessuna zona grigia.
    Ma la cosa essenziale è rimettersi in gioco. Mettersi in discussione. Sempre.

    È questo, oggi, l’atto politico più radicale.

    #Alternativa #Milano #Coraggio #PoliticaSeria #MilanoLibera #SpiritoCritico #FareNonLamentarsi #Responsabilità #Futuro
    ALTERNATIVA (Politica) ✊🧭 Potrei passare ore a scrivere dei mille mali di #Milano. Farne l’ennesima lista della spesa. Ma a cosa serve, davvero? Elencare ciò che non funziona non sposta nulla, non muove coscienze, non cambia i rapporti di forza. È come ripetere che il governo fa schifo o indignarsi per l’ennesimo capo di Stato sanguinario: vero, sacrosanto, ma sterile se resta solo sfogo. L’ho già detto e lo ribadisco: Milano non è immune dal dolore, dalla frustrazione, dall’insoddisfazione. Ma questo non è il tempo dei pianti greci. È il tempo del fare. O, se vogliamo dirla fino in fondo, del ritrovare il coraggio. 💥 C’è una convinzione tossica che circola da troppo tempo: che non sia più possibile costruire un’alternativa duratura e credibile. È un errore grave. Finché siamo vivi abbiamo il dovere politico e morale di migliorarci e di cambiare la realtà quando non funziona. Sempre. Ci sono almeno tre mali che dobbiamo avere il coraggio di estirpare. Primo. I milanesi – come molti italiani – non hanno più voglia, o forza, o motivazioni per costruire un progetto nuovo che si prenda davvero cura della città. E allora succede questo: un percorso silenzioso di colonizzazione, l’egemonia di pochi, sempre gli stessi. Non perché siano invincibili, ma perché non li contrastiamo più dove dovremmo. Ci piace criticare da fuori, dai social, dai cortei. È legittimo. Ma non basta. Secondo. Si pensa che una lista civica, un simbolo nuovo, poco conosciuto, sia sinonimo di inefficienza, inesperienza, inutilità. Davvero? E votando da decenni gli stessi nomi e gli stessi simboli… cosa sarebbe cambiato? Vogliamo ridurre la politica a una questione da stadio? Tifo per la squadra più forte, altrimenti non vale? È troppo facile. Troppo comodo. Troppo coerente con una città che vive di apparenze e di grandi firme – anche in politica – che difenderanno sempre prima la propria azienda e solo dopo, forse, la città. Pensateci bene. Terzo. Il ritornello più pigro di tutti: “tanto rubano tutti”, “sono tutti uguali”. Stessa musica, stesso alibi. Sì, il passato recente ci ha vaccinati male, a colpi di delusioni. Ma esistono ancora uomini e donne capaci di imparare dagli errori, di uscirne più solidi. Esistono ancora valori che spingono qualcuno a impegnarsi per pura passione civile. E non c’è nulla di più gratificante che vedere un tuo concittadino sorriderti perché, anche solo un po’, gli hai migliorato la vita. Vale più di un bonifico, più di un selfie, più di qualsiasi applauso. 🙂 Servono scelte di coraggio. Segnatevelo tra i buoni propositi per il 2026. Se siamo davvero dialoganti, dovremmo esserlo anche verso una sfida nuova. Si può perdere o si può vincere. Nessuna scorciatoia, nessuna zona grigia. Ma la cosa essenziale è rimettersi in gioco. Mettersi in discussione. Sempre. È questo, oggi, l’atto politico più radicale. #Alternativa #Milano #Coraggio #PoliticaSeria #MilanoLibera #SpiritoCritico #FareNonLamentarsi #Responsabilità #Futuro
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  • 𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗭𝗘𝗥𝗕𝗜𝗡𝗔𝗧𝗔: 𝗙𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗙𝗔𝗩𝗢𝗟𝗔 𝗔𝗧𝗟𝗔𝗡𝗧𝗜𝗦𝗧𝗔.
    Di Pino Cabras

    [PRIMA PARTE]
    La scena è tragica e comica insieme: i guerrapiattisti No Pax, quelli che fino a ieri ci spiegavano con tutto il sussiego possibile che “l’America ci protegge”, oggi piangono perché il “daddy” geopolitico ha pubblicato nero su bianco ciò che ogni adulto poteva già sapere: l’Europa per gli USA è solo un concorrente da manipolare, un vassallo da spremere, non certo un alleato da difendere.
    E così, nel campo NAFO - quel curioso esercito di meme-warriors filo-NATO che passa le giornate su X o su Facebook a fare propaganda come se fosse un videogioco - si passa dal pianto greco alla disperazione isterica. C’è chi frigna perché “daddy ci ha lasciati soli”, chi delira perché “gli USA sono stati corrotti” (e riprende ogni leggenda nera su Trump “asset di Adolf Putin”) e chi continua a recitare la liturgia dell’Occidente faro di civiltà proprio mentre affoga nei suoi stessi dogmi. Ho visto perfino Gramellini e Floris dire che l’Europa non ha mai preteso di imporre una visione, perché invece include con rispetto. Interi continenti colonizzati prenderanno nota di questa strabiliante novità.
    Poi ci sono i furbi che stanno già riposizionandosi: almeno loro non credono alle favole che raccontano.
    Tutti gli altri, come ricorda Francesco Dall’Aglio, farebbero bene a tatuarsi addosso la semplice verità: gli USA non ci hanno mai voluto bene. Ci ha hanno semmai usati e continueranno a farlo finché l’Europa resterà legata a questa spiazzatissima infrastruttura di vecchie illusioni tecnocratiche e nuovi avventurismi militari del tutto velleitari.
    “**** EU”, diceva Victoria Nuland nelle segrete stanze, proprio nei giorni in cui manipolava legioni di europeisti servili e illusi che assecondavano il suo “regime change” a Kiev. Non era una frase qualsiasi, ma il vero manuale operativo.
    In questo cimitero di ingenuità ecco che arriva Calenda. Molti dei lettori, quando lo nomino, obiettano che non conta nulla e che quindi è meglio ignorarlo. Ma non si tratta di lui, è l’apparato che lo pompa e me lo fa apparire ovunque a contare davvero. E quello non si deve ignorare. Dunque andiamo avanti. Calenda, dicevo, con la serietà corrucciata di chi è arrivato tardi alla lezione e non ha capito l’argomento, annuncia che “bisogna rispondere agli americani” e che l’Europa deve “rigettare interferenze, preparare piani, rilevare strutture NATO”. Sembra uno di quei topolini della favola che proponevano di attaccare un campanello alla coda del gatto per accorgersi quando arrivava ma non sapevano spiegare come attaccare la campanella. Diciamo che Calenda dimentica un dettaglio grande quanto una base militare: l’Europa non ha più sovranità. Ha solo basi USA. Una caterva di basi. E non esiste un ufficietto europeo con un modulo per “rilevarle”.
    È sublime: Calenda propone un “Yankee go home” senza avere una “home” da cui farli andare. Un piano di difesa europea senza autonomia industriale, energetica o strategica. La caricatura perfetta dell’europeismo moralista che ha svenduto tutto in nome dei “valori”.

    I No Pax e i guerrapiattisti oggi soffrono il contraccolpo della loro stessa propaganda.
    Per anni hanno urlato: “liberiamoci dalla dipendenza russa!” (sostituendo un rapporto stabile che era di mutua convenienza ed era il contrario di una minaccia con una dipendenza totale dagli USA, pagata tre volte e senza contropartite).
    Poi dicevano “difendiamo l’Europa dagli autoritari!” (mentre consegnavano l’Europa a decisioni prese a Washington, nel Pentagono e nelle sale operative NATO, mentre dicevano che i crimini di Bibi il g3N0cida erano un buon “lavoro sporco” fatto nel nostro interesse). Poi urlavano “l’autonomia strategica!” (mentre firmavano l’atto di morte dell’autonomia energetica, industriale e diplomatica).

    [SECONDA PARTE]

    Il risultato è un’Europa che non decide nulla, non influenza nulla, non guida nulla. Semplicemente subisce e non ha nessuna traiettoria tecnologica in atto per risollevarsi. Questa è la tragedia: i No Pax hanno militarizzato l’immaginario, ma disarmato l’economia del continente. Più parlavano di competitività e altre parole vacue, più ci facevano arretrare in ogni statistica, fino al colpo di grazia delle sanzioni, l’auto-sabotaggio perfetto.
    E qui tornano utili le tesi che ha esibito Francesco Forciniti, da scolpire sul frontone dell’UE:
    • doveva darci forza → ci ha resi irrilevanti,
    • doveva difendere il benessere → ha prodotto impoverimento,
    • doveva garantire pace → prepara riarmo e leva,
    • doveva creare coesione → ha generato fratture e rancori,
    • doveva essere democratica → è diventata l’anticamera ottusa di un’oligarchia lobbistica,
    • doveva renderci competitivi → ha costruito la stagnazione come regime.
    Il re è nudo, si usa dire. Ma qui è peggio. È un re morto, circondato solo da cortigiani che litigano sulle decorazioni del feretro.
    Calenda vuole opporsi agli USA? Wow, vastissimo programma, bello. Ma con cosa? Con quale sovranità? Con quali strutture? Con quali élite che per trent’anni hanno considerato l’obbedienza a Washington l’unica forma di politica estera possibile? Dove li trova gli euro-entusiasti dopo la desertificazione ultratrentennale della forza economica dell’Italia, ad esempio? L’Europa non può rispondere agli americani perché non esiste più come soggetto politico. Esiste come appendice tecnico–militare di un alleato che la considera zavorra.
    I No Pax e i guerrapiattisti possono continuare a urlare, a piangere e a giocare alla geopolitica su X e sui giornali illeggibili che vendono sempre meno. Ma la realtà ormai è chiara: gli USA fanno i loro interessi. E noi abbiamo dimenticato come si fa a difendere i nostri.
    Pazienza se Calenda dice sciocchezze e Musk, pur con tutti i suoi conflitti di interesse, dice su questo la cosa giusta. Pazienza se Dmitry Medvedev dice anche lui il giusto. Una via d’uscita esiste e non passa da questa UE ormai prossima all’implosione.
    Per salvarsi serve una separazione lucida e ordinata che restituisca agli Stati europei ciò che hanno ceduto: sovranità politica, autonomia economica, libertà energetica e monetaria.
    La direzione non è Washington, che ci vuole subalterni, ma il mondo che cresce: i BRICS+, dove cooperazione e sviluppo non richiedono abiure di indipendenza.
    Il futuro è multipolare. Ma per entrarci dobbiamo prima liberarci da questa architettura europea che sta affondando. Uscirne non è un tabù, ma una questione di sopravvivenza.
    [FINE]
    𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗭𝗘𝗥𝗕𝗜𝗡𝗔𝗧𝗔: 𝗙𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗙𝗔𝗩𝗢𝗟𝗔 𝗔𝗧𝗟𝗔𝗡𝗧𝗜𝗦𝗧𝗔. Di Pino Cabras [PRIMA PARTE] La scena è tragica e comica insieme: i guerrapiattisti No Pax, quelli che fino a ieri ci spiegavano con tutto il sussiego possibile che “l’America ci protegge”, oggi piangono perché il “daddy” geopolitico ha pubblicato nero su bianco ciò che ogni adulto poteva già sapere: l’Europa per gli USA è solo un concorrente da manipolare, un vassallo da spremere, non certo un alleato da difendere. E così, nel campo NAFO - quel curioso esercito di meme-warriors filo-NATO che passa le giornate su X o su Facebook a fare propaganda come se fosse un videogioco - si passa dal pianto greco alla disperazione isterica. C’è chi frigna perché “daddy ci ha lasciati soli”, chi delira perché “gli USA sono stati corrotti” (e riprende ogni leggenda nera su Trump “asset di Adolf Putin”) e chi continua a recitare la liturgia dell’Occidente faro di civiltà proprio mentre affoga nei suoi stessi dogmi. Ho visto perfino Gramellini e Floris dire che l’Europa non ha mai preteso di imporre una visione, perché invece include con rispetto. Interi continenti colonizzati prenderanno nota di questa strabiliante novità. Poi ci sono i furbi che stanno già riposizionandosi: almeno loro non credono alle favole che raccontano. Tutti gli altri, come ricorda Francesco Dall’Aglio, farebbero bene a tatuarsi addosso la semplice verità: gli USA non ci hanno mai voluto bene. Ci ha hanno semmai usati e continueranno a farlo finché l’Europa resterà legata a questa spiazzatissima infrastruttura di vecchie illusioni tecnocratiche e nuovi avventurismi militari del tutto velleitari. “Fuck EU”, diceva Victoria Nuland nelle segrete stanze, proprio nei giorni in cui manipolava legioni di europeisti servili e illusi che assecondavano il suo “regime change” a Kiev. Non era una frase qualsiasi, ma il vero manuale operativo. In questo cimitero di ingenuità ecco che arriva Calenda. Molti dei lettori, quando lo nomino, obiettano che non conta nulla e che quindi è meglio ignorarlo. Ma non si tratta di lui, è l’apparato che lo pompa e me lo fa apparire ovunque a contare davvero. E quello non si deve ignorare. Dunque andiamo avanti. Calenda, dicevo, con la serietà corrucciata di chi è arrivato tardi alla lezione e non ha capito l’argomento, annuncia che “bisogna rispondere agli americani” e che l’Europa deve “rigettare interferenze, preparare piani, rilevare strutture NATO”. Sembra uno di quei topolini della favola che proponevano di attaccare un campanello alla coda del gatto per accorgersi quando arrivava ma non sapevano spiegare come attaccare la campanella. Diciamo che Calenda dimentica un dettaglio grande quanto una base militare: l’Europa non ha più sovranità. Ha solo basi USA. Una caterva di basi. E non esiste un ufficietto europeo con un modulo per “rilevarle”. È sublime: Calenda propone un “Yankee go home” senza avere una “home” da cui farli andare. Un piano di difesa europea senza autonomia industriale, energetica o strategica. La caricatura perfetta dell’europeismo moralista che ha svenduto tutto in nome dei “valori”. I No Pax e i guerrapiattisti oggi soffrono il contraccolpo della loro stessa propaganda. Per anni hanno urlato: “liberiamoci dalla dipendenza russa!” (sostituendo un rapporto stabile che era di mutua convenienza ed era il contrario di una minaccia con una dipendenza totale dagli USA, pagata tre volte e senza contropartite). Poi dicevano “difendiamo l’Europa dagli autoritari!” (mentre consegnavano l’Europa a decisioni prese a Washington, nel Pentagono e nelle sale operative NATO, mentre dicevano che i crimini di Bibi il g3N0cida erano un buon “lavoro sporco” fatto nel nostro interesse). Poi urlavano “l’autonomia strategica!” (mentre firmavano l’atto di morte dell’autonomia energetica, industriale e diplomatica). [SECONDA PARTE] Il risultato è un’Europa che non decide nulla, non influenza nulla, non guida nulla. Semplicemente subisce e non ha nessuna traiettoria tecnologica in atto per risollevarsi. Questa è la tragedia: i No Pax hanno militarizzato l’immaginario, ma disarmato l’economia del continente. Più parlavano di competitività e altre parole vacue, più ci facevano arretrare in ogni statistica, fino al colpo di grazia delle sanzioni, l’auto-sabotaggio perfetto. E qui tornano utili le tesi che ha esibito Francesco Forciniti, da scolpire sul frontone dell’UE: • doveva darci forza → ci ha resi irrilevanti, • doveva difendere il benessere → ha prodotto impoverimento, • doveva garantire pace → prepara riarmo e leva, • doveva creare coesione → ha generato fratture e rancori, • doveva essere democratica → è diventata l’anticamera ottusa di un’oligarchia lobbistica, • doveva renderci competitivi → ha costruito la stagnazione come regime. Il re è nudo, si usa dire. Ma qui è peggio. È un re morto, circondato solo da cortigiani che litigano sulle decorazioni del feretro. Calenda vuole opporsi agli USA? Wow, vastissimo programma, bello. Ma con cosa? Con quale sovranità? Con quali strutture? Con quali élite che per trent’anni hanno considerato l’obbedienza a Washington l’unica forma di politica estera possibile? Dove li trova gli euro-entusiasti dopo la desertificazione ultratrentennale della forza economica dell’Italia, ad esempio? L’Europa non può rispondere agli americani perché non esiste più come soggetto politico. Esiste come appendice tecnico–militare di un alleato che la considera zavorra. I No Pax e i guerrapiattisti possono continuare a urlare, a piangere e a giocare alla geopolitica su X e sui giornali illeggibili che vendono sempre meno. Ma la realtà ormai è chiara: gli USA fanno i loro interessi. E noi abbiamo dimenticato come si fa a difendere i nostri. Pazienza se Calenda dice sciocchezze e Musk, pur con tutti i suoi conflitti di interesse, dice su questo la cosa giusta. Pazienza se Dmitry Medvedev dice anche lui il giusto. Una via d’uscita esiste e non passa da questa UE ormai prossima all’implosione. Per salvarsi serve una separazione lucida e ordinata che restituisca agli Stati europei ciò che hanno ceduto: sovranità politica, autonomia economica, libertà energetica e monetaria. La direzione non è Washington, che ci vuole subalterni, ma il mondo che cresce: i BRICS+, dove cooperazione e sviluppo non richiedono abiure di indipendenza. Il futuro è multipolare. Ma per entrarci dobbiamo prima liberarci da questa architettura europea che sta affondando. Uscirne non è un tabù, ma una questione di sopravvivenza. [FINE]
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  • Environment News Today: Human Stories After the Shaking — Japan’s Journey of Recovery and Community Strength
    Environment News Today explores the emotional and social impact of Japan’s powerful 7.5-magnitude quake and the megaquake advisory that followed. This piece captures the experiences of families who fled coastal towns, the dedication of emergency workers, and the unity shown in crowded shelters. It reflects on how sudden disaster alerts disrupt everyday life, pushing communities to rely on preparedness, courage, and cooperation. Through these stories, we see how resilience grows even in moments of fear, reminding the world that environmental emergencies are not just events — they are human challenges that demand awareness, readiness, and collective strength
    Trump Claims “Ended Wars” & Punjab Assembly Bans Imran Khan! Global Political Update
    Former U.S. President Donald Trump claims he has “ended eight wars,” but experts argue the conflicts he cites are far from solved. From Armenia–Azerbaijan to Israel–Hamas and Iran tensions, several regions have seen renewed violence despite U.S. involvement. Critics ask: has Trump truly created peace—or simply declared it?
    Meanwhile, Pakistan’s political crisis deepens as the Punjab Assembly passes a resolution to ban Imran Khan and PTI, accusing them of “anti-state activities.” The military, government, and opposition are locked in a growing confrontation as national security concerns rise
    https://youtu.be/BTZ5SZICXuI?si=kVcYlTZsrYLQY_KF

    Environment News Today: Human Stories After the Shaking — Japan’s Journey of Recovery and Community Strength Environment News Today explores the emotional and social impact of Japan’s powerful 7.5-magnitude quake and the megaquake advisory that followed. This piece captures the experiences of families who fled coastal towns, the dedication of emergency workers, and the unity shown in crowded shelters. It reflects on how sudden disaster alerts disrupt everyday life, pushing communities to rely on preparedness, courage, and cooperation. Through these stories, we see how resilience grows even in moments of fear, reminding the world that environmental emergencies are not just events — they are human challenges that demand awareness, readiness, and collective strength Trump Claims “Ended Wars” & Punjab Assembly Bans Imran Khan! Global Political Update Former U.S. President Donald Trump claims he has “ended eight wars,” but experts argue the conflicts he cites are far from solved. From Armenia–Azerbaijan to Israel–Hamas and Iran tensions, several regions have seen renewed violence despite U.S. involvement. Critics ask: has Trump truly created peace—or simply declared it? Meanwhile, Pakistan’s political crisis deepens as the Punjab Assembly passes a resolution to ban Imran Khan and PTI, accusing them of “anti-state activities.” The military, government, and opposition are locked in a growing confrontation as national security concerns rise https://youtu.be/BTZ5SZICXuI?si=kVcYlTZsrYLQY_KF
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  • India–Russia Strategic Reset: How Putin’s Visit Signals a New Phase in Global Power Politics
    In recent political news, Russian President Vladimir Putin’s visit to India has highlighted a major shift in global power dynamics. As the world navigates geopolitical uncertainty, the India–Russia partnership is entering a stronger, more strategic phase.
    India continues to rely on Russian systems for military modernization, but the relationship now extends far beyond defense. Both nations are pushing for deeper collaboration in oil and gas supply chains, nuclear energy projects, Arctic exploration, and emerging technologies like space cooperation and quantum research. These areas reflect India’s push for energy security and technological self-reliance.
    For Russia, India offers a stable and influential partner in Asia at a time when Moscow faces intensifying Western sanctions and shifting geopolitical equations. Strengthening ties with New Delhi helps Russia diversify its economic engagements and maintain strategic influence across Eurasia.
    Putin’s visit also underscores a broader diplomatic message: India and Russia are committed to supporting a multipolar global order, where no single superpower dominates international decision-making. As the world navigates new geopolitical uncertainties, the evolving partnership between the two countries is set to play a pivotal role in shaping regional stability and global power balances.
    Weapons in Space: The Secret War Unfolding Above Our Heads and the Future of Conflict in Orbi
    High above our peaceful night skies, an invisible arms race is unfolding. Satellites, surveillance systems, cyber tools, and directed-energy weapons are quietly shaping the future of global conflict. From anti-satellite missiles to orbital “inspector” spacecraft, jamming, hacking, and even rumored kinetic bombardment concepts, space weapons are becoming a central part of this new military frontier. This breakdown explores what these systems really are, why nations are developing them, and how a war in orbit could impact life on Earth—without the sci-fi exaggeration, and in simple language anyone can understand.
    https://youtu.be/jvBQ4-6UQaE?si=oF7zsx1XQHf31yBe
    https://sutranetwork.com/Politics
    India–Russia Strategic Reset: How Putin’s Visit Signals a New Phase in Global Power Politics In recent political news, Russian President Vladimir Putin’s visit to India has highlighted a major shift in global power dynamics. As the world navigates geopolitical uncertainty, the India–Russia partnership is entering a stronger, more strategic phase. India continues to rely on Russian systems for military modernization, but the relationship now extends far beyond defense. Both nations are pushing for deeper collaboration in oil and gas supply chains, nuclear energy projects, Arctic exploration, and emerging technologies like space cooperation and quantum research. These areas reflect India’s push for energy security and technological self-reliance. For Russia, India offers a stable and influential partner in Asia at a time when Moscow faces intensifying Western sanctions and shifting geopolitical equations. Strengthening ties with New Delhi helps Russia diversify its economic engagements and maintain strategic influence across Eurasia. Putin’s visit also underscores a broader diplomatic message: India and Russia are committed to supporting a multipolar global order, where no single superpower dominates international decision-making. As the world navigates new geopolitical uncertainties, the evolving partnership between the two countries is set to play a pivotal role in shaping regional stability and global power balances. Weapons in Space: The Secret War Unfolding Above Our Heads and the Future of Conflict in Orbi High above our peaceful night skies, an invisible arms race is unfolding. Satellites, surveillance systems, cyber tools, and directed-energy weapons are quietly shaping the future of global conflict. From anti-satellite missiles to orbital “inspector” spacecraft, jamming, hacking, and even rumored kinetic bombardment concepts, space weapons are becoming a central part of this new military frontier. This breakdown explores what these systems really are, why nations are developing them, and how a war in orbit could impact life on Earth—without the sci-fi exaggeration, and in simple language anyone can understand. https://youtu.be/jvBQ4-6UQaE?si=oF7zsx1XQHf31yBe https://sutranetwork.com/Politics
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