• LA FOLLIA EUROPEA contro IL PARERE della MAGGIORANZA dei CITTADINI EUROPEI! Bene la Spagna! Ci sono altre priorità!
    Nato, via libera al 5% del Pil per la Difesa entro il 2035. La Spagna si sfila e Trump attacca: “È terribile. Pagherà il doppio sui dazi”
    Nel testo finale del summit a L'Aia nessun accenno all’ingresso di Kiev: "La Russia una minaccia". Il presidente Usa: “Vertice fantastico, un grande successo”
    NOI CITTADINI EUROPEI ma non dell'UE NON CI STIAMO!
    Investite per l'educazione, per la sanità e per il sostegno alle persone diversamente abili, altro che armamenti. MASSIMA DIFFUSIONE!

    https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/06/25/nato-5-percento-difesa-news-diretta-live-oggi/8038764/

    Leggi anche: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/25/carrozzine-per-persone-con-disabilita-e-caso-paragon-alla-camera-il-question-time-con-piantedosi-ciriani-nordio-schillaci-e-locatelli/8039099/
    LA FOLLIA EUROPEA contro IL PARERE della MAGGIORANZA dei CITTADINI EUROPEI! Bene la Spagna! Ci sono altre priorità! Nato, via libera al 5% del Pil per la Difesa entro il 2035. La Spagna si sfila e Trump attacca: “È terribile. Pagherà il doppio sui dazi” Nel testo finale del summit a L'Aia nessun accenno all’ingresso di Kiev: "La Russia una minaccia". Il presidente Usa: “Vertice fantastico, un grande successo” NOI CITTADINI EUROPEI ma non dell'UE NON CI STIAMO! Investite per l'educazione, per la sanità e per il sostegno alle persone diversamente abili, altro che armamenti. MASSIMA DIFFUSIONE! https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/06/25/nato-5-percento-difesa-news-diretta-live-oggi/8038764/ Leggi anche: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/25/carrozzine-per-persone-con-disabilita-e-caso-paragon-alla-camera-il-question-time-con-piantedosi-ciriani-nordio-schillaci-e-locatelli/8039099/
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  • ⭕️La Commissione Medico Scientifica Indipendente ha pubblicato un comunicato allarmante, che si basa sulle conclusioni di uno studio di Maurizio Federico, ricercatore virologo e responsabile del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità. Dunque uno dei massimi esperti italiani.
    In estrema sintesi:
    • Sta per essere commercializzato in Europa Kostaive, il primo vaccino antiCovid autoreplicante. Ultima frontiera della vaccinologia, ha la capacità di riprodursi per un tempo indefinito non solo nel corpo di chi lo riceve, ma può trasmettersi anche ad altre persone e animali, senza barriere di specie persino per via aerea.
    • Il meccanismo biologico di diffusione e i gravi possibili effetti avversi sono descritti in dettaglio in una recente ricerca pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences a firma appunto di Maurizio Federico, dell’Istituto Superiore di Sanità.
    • Si tratta di un azzardo senza precedenti, che coinvolge tutta l’umanità e di cui non si capisce né l'utilità né la necessità. La Commissione indipendente ritiene che gli studi effettuati a livello europeo per l'approvazione di un prodotto farmaceutico inedito siano decisamente lacunosi. Tuttavia la Commissione europea lo ha approvato lo scorso febbraio, dando tempo agli Stati membri di esprimersi. Il tema è rimasto sotto traccia ma sta emergendo prepotentemente in queste ore.
    • L’Italia infatti può opporsi alla decisione della Commissione Europea entro lunedì 9 giugno. Tale decisione meriterebbe un serio confronto scientifico e un ampio dibattito pubblico. Vogliamo davvero correre il rischio di contaminare il Pianeta con un ‘vaccino’ autoreplicante dagli effetti in gran parte sconosciuti?

    Mi associo pertanto all'appello della Commissione indipendente al #Governo Meloni presti ascolto ai parlamentari della maggioranza e agli scienziati che in queste ore si stanno prodigando, nonostante il silenzio dei media, affinché l'Italia si opponga a questo provvedimento in via prudenziale, nell'attesa di valutare appieno utilità e rischi di questa nuova tecnica.
    Sei d'accordo? Diffondi questo appello.

    @GiorgiaMeloni @FDI_Parlamento @LegaSalvini

    Source: https://x.com/MarcelloFoa/status/1930856848908800256?t=86WRghuvLfS7IuHpR7M4HA&s=19
    ‼️⭕️La Commissione Medico Scientifica Indipendente ha pubblicato un comunicato allarmante, che si basa sulle conclusioni di uno studio di Maurizio Federico, ricercatore virologo e responsabile del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità. Dunque uno dei massimi esperti italiani. In estrema sintesi: • Sta per essere commercializzato in Europa Kostaive, il primo vaccino antiCovid autoreplicante. Ultima frontiera della vaccinologia, ha la capacità di riprodursi per un tempo indefinito non solo nel corpo di chi lo riceve, ma può trasmettersi anche ad altre persone e animali, senza barriere di specie persino per via aerea. • Il meccanismo biologico di diffusione e i gravi possibili effetti avversi sono descritti in dettaglio in una recente ricerca pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences a firma appunto di Maurizio Federico, dell’Istituto Superiore di Sanità. • Si tratta di un azzardo senza precedenti, che coinvolge tutta l’umanità e di cui non si capisce né l'utilità né la necessità. La Commissione indipendente ritiene che gli studi effettuati a livello europeo per l'approvazione di un prodotto farmaceutico inedito siano decisamente lacunosi. Tuttavia la Commissione europea lo ha approvato lo scorso febbraio, dando tempo agli Stati membri di esprimersi. Il tema è rimasto sotto traccia ma sta emergendo prepotentemente in queste ore. • L’Italia infatti può opporsi alla decisione della Commissione Europea entro lunedì 9 giugno. Tale decisione meriterebbe un serio confronto scientifico e un ampio dibattito pubblico. Vogliamo davvero correre il rischio di contaminare il Pianeta con un ‘vaccino’ autoreplicante dagli effetti in gran parte sconosciuti? Mi associo pertanto all'appello della Commissione indipendente al #Governo Meloni presti ascolto ai parlamentari della maggioranza e agli scienziati che in queste ore si stanno prodigando, nonostante il silenzio dei media, affinché l'Italia si opponga a questo provvedimento in via prudenziale, nell'attesa di valutare appieno utilità e rischi di questa nuova tecnica. Sei d'accordo? Diffondi questo appello. @GiorgiaMeloni @FDI_Parlamento @LegaSalvini Source: https://x.com/MarcelloFoa/status/1930856848908800256?t=86WRghuvLfS7IuHpR7M4HA&s=19
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  • “Siete mucche da mungere”. Ed è sciopero a Max Mara - Il Fatto Quotidiano
    Definite “obese”, apostrofate come “mucche da mungere”, costrette a lavorare “praticamente a cottimo”, sempre sotto pressione, in un clima “tossico” con sofferenza “fisica e psicologica”. È la denuncia che arriva dalle lavoratrici della Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia, azienda del gruppo Max Mara con circa 220 addetti, in stragrande maggioranza donne, per lo più …
    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/07/siete-mucche-da-mungere-ed-e-sciopero-a-max-mara/8017712/
    “Siete mucche da mungere”. Ed è sciopero a Max Mara - Il Fatto Quotidiano Definite “obese”, apostrofate come “mucche da mungere”, costrette a lavorare “praticamente a cottimo”, sempre sotto pressione, in un clima “tossico” con sofferenza “fisica e psicologica”. È la denuncia che arriva dalle lavoratrici della Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia, azienda del gruppo Max Mara con circa 220 addetti, in stragrande maggioranza donne, per lo più … https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/07/siete-mucche-da-mungere-ed-e-sciopero-a-max-mara/8017712/
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    “Siete mucche da mungere”. Ed è sciopero a Max Mara - Il Fatto Quotidiano
    Definite “obese”, apostrofate come “mucche da mungere”, costrette a lavorare “praticamente a cottimo”, sempre sotto pressione, in un clima “tossico” con sofferenza “fisica e psicologica”. È la denuncia che arriva dalle lavoratrici della Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia, azienda del gruppo Max Mara con circa 220 addetti, in stragrande maggioranza donne, per lo più …
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  • BASTARDI ASSASSINI!
    Plenaria di Bruxelles

    La maggioranza vota NO ad una commissione che faccia chiarezza sugli SMS che la VDL ed il CEO di Pfizer si mandavano durante la pandemia

    No comment

    Brussels Plenary

    Majority votes NO to a commission that sheds light on the text messages that VDL and the CEO of Pfizer sent each other during the pandemic

    No comment

    https://x.com/LaPiera7/status/1925427805849837975?t=oD70TzJifxPhiNXlqxM6vw&s=19
    BASTARDI ASSASSINI! Plenaria di Bruxelles La maggioranza vota NO ad una commissione che faccia chiarezza sugli SMS che la VDL ed il CEO di Pfizer si mandavano durante la pandemia No comment Brussels Plenary Majority votes NO to a commission that sheds light on the text messages that VDL and the CEO of Pfizer sent each other during the pandemic No comment https://x.com/LaPiera7/status/1925427805849837975?t=oD70TzJifxPhiNXlqxM6vw&s=19
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  • 🟰🟰🟰ISRAELE HA APPROVATO IL DEFINITIVO PIANO DI PULIZIA ETNICA DEI PALESTINESI A GAZA: SIAMO ALLA SOLUZIONE FINALE🟰🟰🟰

    Israele ha approvato all'unanimità il piano di completa pulizia etnica dei palestinesi a Gaza

    Israele prevede di conquistare militarmente il 90% del territorio della striscia e rinchiudere l’intera popolazione nel restante 10%, dentro una piccolissima area al confine con l’Egitto

    Due milioni e duecentomila persone verranno deportate a forza, a tempo indeterminato, in un’area di 45 chilometri quadrati, stiamo parlando di c.a. cinquantamila persone per chilometro quadrato, una persona ogni 20 mt quadrati, uno spazio 5 metri per 4

    È la stessa identica cosa che fecero i nazisti con gli ebrei nel ghetto di Varsavia

    La gente palestinese che si ribellerà, verrà convinta dietro una raffica di mitra AK47. Dentro la striscia di Gaza non ci sono più nemmeno gli osservatori dell'ONU cacciati anch'essi con violenza inaudita, nell'area in cui si prevedono di deportare oltre 2 milioni di esseri umani in maggioranza bambini, donne, persone fragili, non c’è nulla di nulla, niente acqua potabile, niente servizi igienici, niente elettricità, niente ospedali, niente scuole, il nulla assoluto

    Per questi reclusi, dopo 500 giorni di bombardamenti e massacri, adesso in attesa di essere etnicamente spazzati via, a discrezione dell'esercito israeliano è previsto solo un pacco alimentare, col minimo di calorie appena necessarie per sopravvivere, il pacco verrà consegnato solo dietro riconoscimento facciale

    Le razioni prevedono solo cibo secco o conservato, senza nulla di fresco

    Gli assassini genocidari concederanno in tutto solo sessanta camion di merci al giorno, contro i seicento che prima del genocidio erano considerati dall'ONU il minimo indispensabile

    Il tutto per una popolazione che conta il 30% di bambini con malnutrizione acuta, con diversi casi di malattie, con feriti, con invalidi, persone fragili, percentuale destinata a salire ulteriormente perchè Israele ha comunque deciso di continuare il blocco totale del cibo fino a quando vorrà

    I vari ministri del governo Netanyahu parlano apertamente di conquista definitiva di Gaza, vuol dire che da questa “zona umanitaria” i palestinesi potranno uscire solo da morti oppure rinunciando per sempre alla loro terra…
    ammesso sempre ci sia qualche paese disposto ad accoglierli, con tutto il gigantesco carico di problemi che Israele ha impresso indelebilmente nelle vite di questi milioni di persone

    Rivolto agli ipocriti benpensanti, che finora non si sono voluti schierare, a coloro che si indignavano piccati, sostenendo che ciò che succedeva a Gaza non si poteva definire genocidio, a tutti coloro che parlavano di diritto di Israele alla difesa, a coloro che ancora ora solidarizzano con gli arroganti provocatori sionisti, che adesso vengono pure in Italia e anche in altri paesi, a portare la stessa identica arroganza, la stessa mentalità violenta, dispotica, e di sopraffazione, che hanno usato contro il popolo palestinese per 80 anni

    Questo era dall'inizio il piano di pulizia etnica e genocidio previsto per il popolo palestinese

    In questo pezzo di Luca Cellini c’è il piano dettagliato della soluzione finale ai danni di Gaza e della Palestina di cui tante volte (anche nelle live) in tempi dunque non sospetti, vi ho raccontato nei minimi dettagli.

    Cosa possiamo fare? Non fare è ciò che non dobbiamo fare: iniziamo condividendo, per esempio

    Fonte: T.me/Davide_Zedda
    🟰🟰🟰ISRAELE HA APPROVATO IL DEFINITIVO PIANO DI PULIZIA ETNICA DEI PALESTINESI A GAZA: SIAMO ALLA SOLUZIONE FINALE🟰🟰🟰 ✔️Israele ha approvato all'unanimità il piano di completa pulizia etnica dei palestinesi a Gaza ✔️Israele prevede di conquistare militarmente il 90% del territorio della striscia e rinchiudere l’intera popolazione nel restante 10%, dentro una piccolissima area al confine con l’Egitto ✔️Due milioni e duecentomila persone verranno deportate a forza, a tempo indeterminato, in un’area di 45 chilometri quadrati, stiamo parlando di c.a. cinquantamila persone per chilometro quadrato, una persona ogni 20 mt quadrati, uno spazio 5 metri per 4 ✔️È la stessa identica cosa che fecero i nazisti con gli ebrei nel ghetto di Varsavia ✔️La gente palestinese che si ribellerà, verrà convinta dietro una raffica di mitra AK47. Dentro la striscia di Gaza non ci sono più nemmeno gli osservatori dell'ONU cacciati anch'essi con violenza inaudita, nell'area in cui si prevedono di deportare oltre 2 milioni di esseri umani in maggioranza bambini, donne, persone fragili, non c’è nulla di nulla, niente acqua potabile, niente servizi igienici, niente elettricità, niente ospedali, niente scuole, il nulla assoluto ✔️Per questi reclusi, dopo 500 giorni di bombardamenti e massacri, adesso in attesa di essere etnicamente spazzati via, a discrezione dell'esercito israeliano è previsto solo un pacco alimentare, col minimo di calorie appena necessarie per sopravvivere, il pacco verrà consegnato solo dietro riconoscimento facciale ✔️Le razioni prevedono solo cibo secco o conservato, senza nulla di fresco ✔️Gli assassini genocidari concederanno in tutto solo sessanta camion di merci al giorno, contro i seicento che prima del genocidio erano considerati dall'ONU il minimo indispensabile ✔️Il tutto per una popolazione che conta il 30% di bambini con malnutrizione acuta, con diversi casi di malattie, con feriti, con invalidi, persone fragili, percentuale destinata a salire ulteriormente perchè Israele ha comunque deciso di continuare il blocco totale del cibo fino a quando vorrà ✔️I vari ministri del governo Netanyahu parlano apertamente di conquista definitiva di Gaza, vuol dire che da questa “zona umanitaria” i palestinesi potranno uscire solo da morti oppure rinunciando per sempre alla loro terra… ammesso sempre ci sia qualche paese disposto ad accoglierli, con tutto il gigantesco carico di problemi che Israele ha impresso indelebilmente nelle vite di questi milioni di persone ✔️Rivolto agli ipocriti benpensanti, che finora non si sono voluti schierare, a coloro che si indignavano piccati, sostenendo che ciò che succedeva a Gaza non si poteva definire genocidio, a tutti coloro che parlavano di diritto di Israele alla difesa, a coloro che ancora ora solidarizzano con gli arroganti provocatori sionisti, che adesso vengono pure in Italia e anche in altri paesi, a portare la stessa identica arroganza, la stessa mentalità violenta, dispotica, e di sopraffazione, che hanno usato contro il popolo palestinese per 80 anni ✔️Questo era dall'inizio il piano di pulizia etnica e genocidio previsto per il popolo palestinese ✔️In questo pezzo di Luca Cellini c’è il piano dettagliato della soluzione finale ai danni di Gaza e della Palestina di cui tante volte (anche nelle live) in tempi dunque non sospetti, vi ho raccontato nei minimi dettagli. ✔️Cosa possiamo fare? Non fare è ciò che non dobbiamo fare: iniziamo condividendo, per esempio Fonte: T.me/Davide_Zedda
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  • Secondo uno studio, il 78% delle morti infantili improvvise si verifica entro pochi giorni dalla somministrazione dei vaccini.

    Uno studio approfondito ha confermato che la stragrande maggioranza dei casi di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) si verifica entro la prima settimana successiva alle vaccinazioni infantili di routine.

    TRADUZIONE ARTICOLO:

    Lo studio ha analizzato i dati ufficiali del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) degli Stati Uniti.

    Le statistiche del database VAERS sono state combinate con ricerche sottoposte a revisione paritaria per un'analisi innovativa.

    In modo allarmante, lo studio ha rilevato che un sorprendente 78% dei decessi per SIDS si verifica entro 7 giorni dalla somministrazione del vaccino.

    Sorprendentemente, il 58% delle morti infantili improvvise si è verificato entro soli tre giorni dalla somministrazione del vaccino.
    Inoltre, due giorni dopo la vaccinazione si è registrato un aumento di 69 volte dei decessi rispetto alle aspettative iniziali.

    I risultati sono stati confermati in sei distinti studi sottoposti a revisione paritaria.

    Lo studio è stato condotto dal Dott. Neil Z. Miller dell'Institute of Medical and Scientific Inquiry di Santa Fe, New Mexico.

    I risultati sono stati pubblicati sulla rinomata rivista Toxicology Reports.



    CLICCA QUI PER LEGGERE LO STUDIO ORIGINALE

    Lo studio ha analizzato 2.605 decessi infantili segnalati al VAERS tra il 1990 e il 2019.

    "L'eccesso di decessi durante questi primi periodi post-vaccinazione è stato statisticamente significativo", hanno concluso i ricercatori.

    "Hai portato un neonato sano in ambulatorio, gli hai fatto una serie di vaccini e poi lo hai trovato morto.

    “La maggior parte dei decessi avviene il primo giorno [dopo la vaccinazione], il giorno zero.



    CLICCA QUI: https://slaynews.com/news/78-sudden-infant-deaths-days-vaccines-study-finds/ PER LEGGERE L'ARTICOLO ORIGINALE COMPLETO

    #vannifrajese #giovannifrajese #piccolelucinelbuio #frajeseofficial #dati #studi #vaccinazioni #mortalità #infantile #vaers

    Fonte:

    https://t.me/vannifrajeseofficial
    Secondo uno studio, il 78% delle morti infantili improvvise si verifica entro pochi giorni dalla somministrazione dei vaccini. ▶️ Uno studio approfondito ha confermato che la stragrande maggioranza dei casi di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) si verifica entro la prima settimana successiva alle vaccinazioni infantili di routine. 📝 TRADUZIONE ARTICOLO: Lo studio ha analizzato i dati ufficiali del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) degli Stati Uniti. Le statistiche del database VAERS sono state combinate con ricerche sottoposte a revisione paritaria per un'analisi innovativa. In modo allarmante, lo studio ha rilevato che un sorprendente 78% dei decessi per SIDS si verifica entro 7 giorni dalla somministrazione del vaccino. Sorprendentemente, il 58% delle morti infantili improvvise si è verificato entro soli tre giorni dalla somministrazione del vaccino. Inoltre, due giorni dopo la vaccinazione si è registrato un aumento di 69 volte dei decessi rispetto alle aspettative iniziali. I risultati sono stati confermati in sei distinti studi sottoposti a revisione paritaria. Lo studio è stato condotto dal Dott. Neil Z. Miller dell'Institute of Medical and Scientific Inquiry di Santa Fe, New Mexico. I risultati sono stati pubblicati sulla rinomata rivista Toxicology Reports. 🔗 CLICCA QUI PER LEGGERE LO STUDIO ORIGINALE Lo studio ha analizzato 2.605 decessi infantili segnalati al VAERS tra il 1990 e il 2019. "L'eccesso di decessi durante questi primi periodi post-vaccinazione è stato statisticamente significativo", hanno concluso i ricercatori. "Hai portato un neonato sano in ambulatorio, gli hai fatto una serie di vaccini e poi lo hai trovato morto. “La maggior parte dei decessi avviene il primo giorno [dopo la vaccinazione], il giorno zero. 🔗 CLICCA QUI: https://slaynews.com/news/78-sudden-infant-deaths-days-vaccines-study-finds/ PER LEGGERE L'ARTICOLO ORIGINALE COMPLETO #vannifrajese #giovannifrajese #piccolelucinelbuio #frajeseofficial #dati #studi #vaccinazioni #mortalità #infantile #vaers Fonte: 👇👇👇 https://t.me/vannifrajeseofficial
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  • MILANO? Non è più lei - La Milano romantica scompare sotto i grattacieli
    Insicurezza, degrado, divieti, i milanesi scappano

    2° ASSEMBLEA CITTADINA
    Per una città vivibile, produttiva, tranquilla, stimolante, elegante, popolare, sobria, pulita, onesta, sicura.
    Non c’è futuro se distruggi il passato!

    https://www.scenario.press/posts/100415

    CAM corso Garibaldi 27 Milano
    Venerdì 9 Maggio ore 20,30

    Programma: ore 20,30 Relazioni:

    Anziani
    Inquinamento elettrosmog
    Trasporto pubblico
    ZTL area B-C perché sono da abolire
    Situazione Sicurezza
    Manutenzione verde
    No alla distruzione stadio S. Siro

    ore 22,00 dibattito aperto. Introduce Maurizio Blondet:
    collocazione politica della Lista, come essere maggioranza

    Collabora a lista e programma: t.me/agendamilano

    INGRESSO LIBERO
    contributo spese gradito

    Sponsor della serata: www.scenario.press - libera espressione

    L'invito è rivolto a tutti i cittadini milanesi e a tutti coloro che vogliono lavorare per costruire una città a misura d'uomo e non più in mano alle grosse multinazionali e ai grossi fondi di investimento.
    MILANO? Non è più lei - La Milano romantica scompare sotto i grattacieli Insicurezza, degrado, divieti, i milanesi scappano 2° ASSEMBLEA CITTADINA Per una città vivibile, produttiva, tranquilla, stimolante, elegante, popolare, sobria, pulita, onesta, sicura. Non c’è futuro se distruggi il passato! https://www.scenario.press/posts/100415 CAM corso Garibaldi 27 Milano Venerdì 9 Maggio ore 20,30 Programma: ore 20,30 Relazioni: Anziani Inquinamento elettrosmog Trasporto pubblico ZTL area B-C perché sono da abolire Situazione Sicurezza Manutenzione verde No alla distruzione stadio S. Siro ore 22,00 dibattito aperto. Introduce Maurizio Blondet: collocazione politica della Lista, come essere maggioranza Collabora a lista e programma: t.me/agendamilano INGRESSO LIBERO contributo spese gradito Sponsor della serata: www.scenario.press - libera espressione L'invito è rivolto a tutti i cittadini milanesi e a tutti coloro che vogliono lavorare per costruire una città a misura d'uomo e non più in mano alle grosse multinazionali e ai grossi fondi di investimento.
    WWW.SCENARIO.PRESS
    maximo - MILANO? Non è più lei - La Milano romantica...
    MILANO? Non è più lei - La Milano romantica scompare sotto i grattacieli Insicurezza, degrado, divieti, i milanesi scappano 2° ASSEMBLEA CITTADINA Per una città vivibile, produttiva, tranquilla, stimolante, elegante, popolare, sobria, pulita, onesta, sicura. Non...
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  • Sono assolutamente affermazioni false e prive di ogni fondamento. La stragrande maggioranza dei cittadini europei sono per la Pace e contro il riarmo. Bisogna destituirla immediatamente.

    Von der Leyen: "I cittadini Ue sono in gran parte a favore del riarmo. Estrema destra e sinistra sono per la pace? No, sono per Putin" - Il Fatto Quotidiano
    Von der Leyen dice che chi è favore della pace sta con Putin...

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/29/von-der-leyen-riarmo-cittadini-favore-estrema-destra-sinistra-putin-utlime-notizie/7969938/
    Sono assolutamente affermazioni false e prive di ogni fondamento. La stragrande maggioranza dei cittadini europei sono per la Pace e contro il riarmo. Bisogna destituirla immediatamente. Von der Leyen: "I cittadini Ue sono in gran parte a favore del riarmo. Estrema destra e sinistra sono per la pace? No, sono per Putin" - Il Fatto Quotidiano Von der Leyen dice che chi è favore della pace sta con Putin... https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/29/von-der-leyen-riarmo-cittadini-favore-estrema-destra-sinistra-putin-utlime-notizie/7969938/
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  • Storie della Resistenza che ci piacciono.

    La rivolta pacifica delle donne che salvò 63 uomini in Emilia: "Per 11 giorni in corteo fino alla prigione dopo il rastrellamento dei nazisti" - Il Fatto Quotidiano
    Solo la determinazione delle donne ha permesso di salvare oltre 60 uomini: ecco cosa è successo

    Il 12 marzo 1945 i tedeschi fanno un rastrellamento tra Reggio e Modena. Le donne decidono di andare ogni giorno a piedi (circa due ore solo andata) per chiedere il rilascio di mariti e padri. Barbieri, che all'epoca aveva 13 anni: "Ricordo la paura". Ferrari (Anpi): "Qui la partecipazione popolare ha permesso la lotta partigiana"

    La rivolta pacifica delle donne che salvò 63 uomini in Emilia: “Per 11 giorni in corteo fino alla prigione dopo il rastrellamento dei nazisti”
    di Martina Castigliani
    Il 12 marzo 1945 i tedeschi fanno un rastrellamento tra Reggio e Modena. Le donne decidono di andare ogni giorno a piedi (circa due ore solo andata) per chiedere il rilascio di mariti e padri. Barbieri, che all'epoca aveva 13 anni: "Ricordo la paura". Ferrari (Anpi): "Qui la partecipazione popolare ha permesso la lotta partigiana"

    La nebbia, quel giorno, è fittissima. “Di quelle pesanti e piovose che penetrano nelle ossa”, racconta chi c’era. In Pianura Padana, nel lembo di terra che separa Correggio e Carpi, tra Reggio Emilia e Modena, vuol dire non riuscire a vedere oltre i propri piedi. Che il 12 marzo 1945 c’è un rastrellamento in corso, gli abitanti della frazione di Budrione lo capiscono dalle voci serrate dei comandi: ogni 10 metri c’è una testa e gli ordini si passano da uomo a uomo “come in una battuta di caccia”. Quello che avviene a un mese dalla Liberazione dal Nazifascismo è uno dei tanti episodi quasi sconosciuti di una guerra che ha travolto le campagne dove si nascondevano i partigiani. Questa volta però, l’epilogo è unico: a risolvere e impedire l’ennesimo eccidio sarà la resistenza civile e pacifica delle donne. Un atto raccontato in un libro preziosissimo del 2005, voluto dall’Anpi di Carpi (circolo E. Goldoni) e curato da Annamaria Loschi. Si intitola “Il coraggio delle donne” ed è un documento storico: contiene decine di testimonianze, molte delle quali di persone che ora non ci sono più, e che ricostruiscono un fatto mai arrivato sulle cronache nazionali. Ma che nelle campagne della bassa emiliana nessuno, finora, ha mai scordato. A raccontarlo sono i figli di chi quel giorno nero venne catturato: “Io avevo 13 anni e presero mio padre”, dice a ilfattoquotidiano.it Augusto Barbieri che ora di anni ne ha 93. “Anzi, di casa mia presero quattro uomini. Ricordo la paura. Tantissima paura”. Il rastrellamento lo fanno i tedeschi per vendicare l’agguato a un auto dei loro, avvenuto una settimana prima. A bordo c’erano un ufficiale e un sottoufficiale della Wehrmacht e un soldato mongolo: i primi due sapevano troppo e sono stati eliminati, il terzo ha chiesto e ottenuto di unirsi ai partigiani. I tedeschi non lo sanno e organizzano una controffensiva per liberarli che inizia alle 6 del mattino: catturano più di sessanta uomini (se ne contano almeno 63) e poi, in colonna, li portano in carcere a Correggio. Ma a quel punto succede qualcosa che nessun soldato nemico avrebbe potuto prevedere: i prigionieri vengono seguiti dalle donne in corteo che, sfidando armi e bombardamenti, ne chiedono il rilascio. Sono quasi due ore di cammino, quattro andata e ritorno, che ripeteranno ogni giorno per undici giorni. Fino alla liberazione.

    Il rastrellamento – Siamo a pochi km da Fossoli, dove sorgeva il campo di concentramento e transito verso i lager nazisti. In questa piana infinita, dove a sprazzi sorgono casolari e stalle, si nascondono i partigiani. Qui trovano accoglienza, mentre la vita quotidiana fatta di albe e lavoro va avanti. Il rastrellamento arriva all’improvviso e stravolge le comunità di Budrione, Fossoli e Migliarina. Se oggi sappiamo cosa è avvenuto, è grazie alle voci dei testimoni raccolte da Loschi in collaborazione con Augusto Barbieri, Pierino Bassoli e Lauro Cestelli. “Abbiamo cercato di parlare con più persone possibile”, ricorda Barbieri. Qui riportiamo alcune delle testimonianze contenute nel libro, ancora disponibile presso l’Anpi di Carpi. “Avevo 22 anni, quella mattina eravamo già tutti al lavoro”, dice Isden Morelli. “I tedeschi sono arrivati a casa nostra e hanno portato via con sé mio padre Bortolomeo e mio fratello Brenno”. Dante Bonatti parla del papà Dario che era “falegname e fabbro” ed era “anche addetto alle riparazioni delle armi dei partigiani. Eravamo tutti svegli”, “il rastrellamento è iniziato alle 5.30 del mattino”. Insieme ai tedeschi ci sono anche dei componenti della Brigata Nera di Carpi, che “in tuta grigioverde, avanzava nella nebbia fittissima. Questi ultimi erano ragazzi di 15-16 anni che noi conoscevamo, perché venivano a prendere i cocomeri durante la stagione. Per dissimulare la loro identità, però, tentavano di esprimersi in tedesco”. Luciano Bonatti ricorda che lo zio Dorno “venne preso dall’ultimo tedesco della fila mentre andava di corsa ad avvisare gli altri abitanti”. Bruno Dodi dice di essere rimasto in casa “sperando nella protezione della nebbia”. Ma è arrivato un tedesco che conosceva – “perché gli davamo qualcosa” – e al quale ha ubbidito, fidandosi che l’avrebbe liberato poi. “Invece la realtà è che io ero un ragazzo, ma i tedeschi erano uomini fatti, soldati abituati alla guerra”, dice.

    La maggior parte sono semplici contadini. Ma tra loro vengono catturati anche partigiani. Ad esempio, Bruno Cavazzoli che faceva la ronda e non riesce a prevenire il rastrellamento. Per “la nebbia tremenda”, “non abbiamo visto né sentito i tedeschi arrivare”. Cerca di scappare, ma viene fermato da due uomini a fucili spianati: “La mia prima reazione è stata molto umana”, confessa. “Ho sentito un rivolo caldo scendere lungo la gamba. È stato il massimo dell’angoscia che ho mai provato in vita mia”. Prima di essere catturato, prova a togliere la cravatta rossa per non provocarli: viene visto e schiaffeggiato.

    La rivolta delle donne – Il corteo dei 64 prigionieri parte da Budrione e va verso il carcere di Correggio: circa un’ora e mezza di cammino a piedi. “Disposti in fila per due o per quattro, i rastrellati si sono avviati senza nessun mezzo di trasporto”, raccontano. Erano tutti uomini, tranne una: fra di loro c’era Ardilia o Arsilia Goldoni, catturata mentre andava a lavorare al servizio della famiglia Pisa perché scambiata per una staffetta. Ma piano piano succede l’impensabile: lungo la strada il corteo comincia a ingrossarsi. “Il corteo, formato da tedeschi, fascisti e prigionieri non camminava solo: nonostante il grande pericolo, le donne hanno iniziato a seguirlo, chiamandosi l’una con l’altra”, racconta Vinicio Magnanini. Che ricorda come quel gesto, così forte e d’autonomia, avesse radici lontane. “Non si trattava tuttavia di una manifestazione semplice e spontanea: dietro c’era un’organizzazione politica e culturale, messa in atto da molti mesi, che poteva in questo frangente dare il coraggio alle donne, da sempre abituate a lavorare stando in secondo piano, (…) di affrontare e sfidare per chilometri soldati di un esercito feroce, ormai incalzato dagli eventi e per questo tanto più pericoloso”.

    Secondo i testimoni, il corteo a Correggio raduna più di 500 donne. Maria Allegretti racconta: “Un giorno il comandante partigiano, mi disse: devi organizzare le donne e dovete andare a Correggio a manifestare per gli uomini di Budrione! lo avevo mobilitato tutte le donne della zona e loro venivano volentieri, perché avevano tutte il marito, o un figlio, o un parente in prigione”. Prima di arrivare a Correggio, Allegretti avverte: state attente, perché potrebbero sparare dai tetti. “Loro però erano tutte con me perché volevano tentare di liberare i propri cari. La nostra manifestazione era pacifica: non avevamo armi, ma eravamo molto determinate. E cosi è stato fatto: noi, staffette e simpatizzanti, siamo andate a casa dei contadini a chiedere il cavallo, il biroccio, ma la maggioranza quel giorno è andata a piedi”.

    Ad un certo punto, i tedeschi sparano qualche colpo sulle manifestanti per disperderle: la tensione si alza. “Li seguimmo per circa 3 o 4 Km”, continua Zoe Busi. “Poi, in un momento di disperazione, incominciammo tutte a parlare: chiedevamo ai tedeschi di rilasciare i prigionieri”. È un gesto di sfida che richiede un enorme coraggio e non ci pensano due volte. “Zelmira Marchi si avvicinò loro e rimproverò il comportamento crudele. Un tedesco le lanciò una bomba a mano”. Anche Bruna Malavasi rimane ferita: “Io avevo 17 anni, ma in campagna allora si cresceva in fretta… Non mi ricordo neanche da dove sono partita io o chi mi avesse informata: so solo che con tutto un passaggio di voci ci siamo radunate in tante donne. Proprio in quella località ci hanno sparato: a me è arrivata una scheggia nell’avambraccio sinistro; ho sentito gli spari e mi sono trovata sanguinante. Mi è rimasto il segno, ancora oggi, dopo tanti anni”.

    Il corteo tuttavia riesce da arrivare fino a Correggio e qui le 500 donne che ormai si sono raggruppate inscenano una grande manifestazione davanti alla casa del fascio adibita a prigione. Lì, iniziano a sparare e arrestano Allegretti: “Le donne si sono
    spaventate moltissimo e si sono tutte sparpagliate, mentre io ed altre staffette siamo rimaste al centro della strada. Mi si sono avvicinati due fascisti che ci hanno accusate di fare una manifestazione senza l’autorizzazione, ma noi siamo ugualmente entrate nel cortile della prigione per fare sentire le nostre proteste”. Allora, vanno a cercare il comandante della Brigata Nera di Correggio, Alberto Giorgi: “Le donne sono entrate nel cortile”, dice Vanda Veroni, “e hanno tirato giù dal letto il comandante, anche se era indisposto, in modo che si interessasse della cosa. Lui fu costretto a occuparsi del fatto”.

    La resistenza civile e pacifica delle donne va avanti per undici giorni. Sono undici giorni di cortei che partivano al mattino e rientravano a metà giornata. Sempre e solo animati dalle donne. Di tutte le età. “Per tutto il tempo che rimasero chiusi, noi, con qualsiasi mezzo, carri, biciclette poche o a piedi, eravamo là davanti alla prigione“. Racconta ancora Vanda che a pranzo, spesso, si fermavano dal salumificio Veroni che dava loro “una minestra” e la signora cercava di tranquillizzarle. Si erano schierati con loro. Per le donne il lavoro era doppio: quando tornavano a casa, dovevano fare anche tutto quello che di solito spettava agli uomini nelle stalle. “Fu un periodo durissimo”. Maria viene liberata dopo tre giorni e solo perché nega di conoscere le altre: quando viene scortata dai soldati mongoli e tutte le vengono incontro, riesce a salvarsi perché parla in dialetto e loro non la capiscono.

    Barbieri ricorda molto bene quei giorni: “Come adesso”, dice a ilfattoquotidiano.it. “Sarò anche in difficoltà a muovere la lingua, ma ricordo tutto. Anche perché di casa mia avevo quattro prigionieri. E io, a 13 anni, all’improvviso ero rimasto l’uomo più grande della casa. E allora restavo a casa a tenere dietro alle mucche. Mia mamma e le mie zie andavano tutte le mattine”. E aggiunge: “All’inizio era molto difficile perché le donne si erano divise in commissioni e andavano a parlare con le varie autorità. Ma loro facevano degli ultimatum e dicevano che se non liberavamo i tre soldati, loro avrebbero fucilato tutti i prigionieri”. E poi, dice, “erano semi-analfabete e andare a parlare per una cosa così importante non era facile”. Un giorno, anche il piccolo Barbieri si unisce al corteo e riesce a vedere il padre: “Papà quando vi liberano?”, gli chiede. “E sapete cosa mi ha risposto? Quando tirano via il catenaccio”, ride. “Aveva fatto una battuta per non spaventarmi. Anche perché erano giorni di grande paura”. Si temeva che gli uomini non sarebbero usciti vivi, che ci sarebbe stata una strage. “Ma anche le colonne di donne nelle campagne ogni mattina erano un pericolo perché giravano gli apparecchi e potevano bombardarle. Il loro impegno è stato molto importante”, chiude.

    Dopo i primi giorni, vengono individuati e fucilati cinque partigiani: Mauro Bompani, Enzo Cremonini, Ettore Giovanardi. Ferruccio Tusberti, Augusto Armani. Poi iniziano lunghe ed estenuanti trattative: i tedeschi vogliono indietro i tre, ma non sanno che è impossibile. Alla fine avviene la liberazione dei sessanta, grazie all’intervento del commissario prefettizio di Carpi Enzo Scaltriti, che si dimostra aperto ai partigiani, e alla mediazione di monsignor Giuseppe Bonacini. Ma soprattutto grazie alla pressione esercitata dalla comunità femminile che non ha mai ceduto.

    Bruno racconta gli attimi successivi alla liberazione: “Siamo andati di corsa dalle donne che ci aspettavano fuori. Tutto il rientro è stata una gioia immensa: per la strada ci portavano dei pezzi di gnocco fritto e, quando siamo arrivati a Budrione, c’era una festa inimmaginabile. Le campane suonavano a distesa”. Dice Vanda: “Eravamo tutte contente. Durante il cammino, mi ricordo che un tale è salito sul rimorchio, anche se io ero davanti sul biroccio e poi voleva prendere la guida. Io allora mi sono detta: per undici giorni sono venuta qua, quindi adesso sto davanti io”. Parole importantissime, di un cambiamento che era avvenuto anche fuori dalla prigione. E ancora: “Io ed alcune signore, con le gambe penzoloni dal carretto, facevamo quasi ridere. Tutta la gente, lungo le strade, batteva le mani, con le lacrime agli occhi perché tutti erano soddisfatti di vedere che era stata una bella cosa che l’avventura era finita bene”.

    La partecipazione popolare oltre i partigiani – I racconti di chi c’era sono come fotografie che rimangono nel tempo. Scatti di un avvenimento che ha fatto la storia locale, ma non ha trovato abbastanza spazio nei libri di scuola o sui giornali. Il lavoro di memoria è stato possibile, “grazie ad Annamaria Loschi, insegnante animatrice dell’Associazione Memoria Storica di Budrione”, morta nel 2024, ricorda Lucio Ferrari, presidente dell’Anpi di Carpi. “Lei era appassionatissima”, dice. “Budrione è stato un centro di Resistenza molto forte qui nel Carpigiano e nella zona partigiana della provincia di Modena che è quella più vivace. Qui ci sono stati molti caduti: abbiamo 57 tra cippi e lapidi. In occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione, siamo andati a rendere omaggio a tutti. E il 23 marzo scorso, abbiamo ricordato il rastrellamento”.Questo episodio, racconta, “è stata un’esperienza così forte che è rimasta” nel ricordo della comunità. “Da parte delle donne c’è voluto un grande coraggio perché lì c’erano tedeschi e fascisti che si sentivano un po’ accerchiati ed erano particolarmente aggressivi e violenti. Soprattutto nei confronti delle donne”. E la loro rivolta “è stata fondamentale per fare pressione e per liberare i prigionieri. È stata decisiva”. Ma in tutti gli anni della Resistenza, le donne hanno avuto un ruolo importante. Anche e non solo tra i partigiani: “Ricordiamo lo sciopero delle operaie della Manifattura tabacchi, quello delle mondine o quello per il pane”. E pure la battaglia della trebbiatura, “quando uomini e donne tolsero le cinghie alle trebbie per evitare che i tedeschi prendessero il grano da portare in Germania”. E “parteciparono anche le donne”. La resistenza “è diventato un momento di grande emancipazione perché la donna nella famiglia qui non aveva un posto. Il nonno e la nonna erano i cosiddetti comandanti della famiglia. E nella gerarchia c’era un posto solo per la moglie del nonno, che si chiamava la resdora. Quando è iniziata la lotta di Liberazione anche le donne hanno cominciato a cercare di conquistare uno spazio dentro e fuori la famiglia. Prima non era così”.

    Quello che i fatti di Budrione, Migliarina e Fossoli dimostrano è che non c’erano solo i partigiani e le partigiane. Ma anche una società civile attiva e comunità mobilitate per la Resistenza. “Il 22 aprile”, continua Ferrari, “giorno della Liberazione di Carpi, abbiamo inaugurato la mostra ‘Noi stavamo con i partigiani’ che racconta proprio tutta la partecipazione popolare. Nella nostra zona più di 100 case sono diventate rifugio, nascondendo le persone nelle stalle o nei fienili. Ci fu una grande copertura della popolazione. Certo ci furono anche le spie, ma in generale ci fu una grande partecipazione. Anche di altre formazioni: cattolici, socialisti e naturalmente comunisti”. Proprio “la partecipazione popolare pacifica”, chiude Ferrari, “ha reso possibile la lotta partigiana”. E senza la resistenza de “la” Maria, “la” Vanda, “la” Isden e di tutte le altre, probabilmente il lembo di terra tra Correggio e Carpi avrebbe pianto altri sessanta uomini.

    *Foto da “Il coraggio delle donne. 12-23 marzo 1945” (a cura di Annamaria Loschi e di Anpi Carpi – Circolo E.Goldoni Budrione)

    Source: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/25/la-rivolta-pacifica-delle-donne-che-salvo-63-uomini-in-emilia-per-11-giorni-in-corteo-fino-alla-prigione-dopo-il-rastrellamento-dei-nazisti/7961324/
    Storie della Resistenza che ci piacciono. La rivolta pacifica delle donne che salvò 63 uomini in Emilia: "Per 11 giorni in corteo fino alla prigione dopo il rastrellamento dei nazisti" - Il Fatto Quotidiano Solo la determinazione delle donne ha permesso di salvare oltre 60 uomini: ecco cosa è successo Il 12 marzo 1945 i tedeschi fanno un rastrellamento tra Reggio e Modena. Le donne decidono di andare ogni giorno a piedi (circa due ore solo andata) per chiedere il rilascio di mariti e padri. Barbieri, che all'epoca aveva 13 anni: "Ricordo la paura". Ferrari (Anpi): "Qui la partecipazione popolare ha permesso la lotta partigiana" La rivolta pacifica delle donne che salvò 63 uomini in Emilia: “Per 11 giorni in corteo fino alla prigione dopo il rastrellamento dei nazisti” di Martina Castigliani Il 12 marzo 1945 i tedeschi fanno un rastrellamento tra Reggio e Modena. Le donne decidono di andare ogni giorno a piedi (circa due ore solo andata) per chiedere il rilascio di mariti e padri. Barbieri, che all'epoca aveva 13 anni: "Ricordo la paura". Ferrari (Anpi): "Qui la partecipazione popolare ha permesso la lotta partigiana" La nebbia, quel giorno, è fittissima. “Di quelle pesanti e piovose che penetrano nelle ossa”, racconta chi c’era. In Pianura Padana, nel lembo di terra che separa Correggio e Carpi, tra Reggio Emilia e Modena, vuol dire non riuscire a vedere oltre i propri piedi. Che il 12 marzo 1945 c’è un rastrellamento in corso, gli abitanti della frazione di Budrione lo capiscono dalle voci serrate dei comandi: ogni 10 metri c’è una testa e gli ordini si passano da uomo a uomo “come in una battuta di caccia”. Quello che avviene a un mese dalla Liberazione dal Nazifascismo è uno dei tanti episodi quasi sconosciuti di una guerra che ha travolto le campagne dove si nascondevano i partigiani. Questa volta però, l’epilogo è unico: a risolvere e impedire l’ennesimo eccidio sarà la resistenza civile e pacifica delle donne. Un atto raccontato in un libro preziosissimo del 2005, voluto dall’Anpi di Carpi (circolo E. Goldoni) e curato da Annamaria Loschi. Si intitola “Il coraggio delle donne” ed è un documento storico: contiene decine di testimonianze, molte delle quali di persone che ora non ci sono più, e che ricostruiscono un fatto mai arrivato sulle cronache nazionali. Ma che nelle campagne della bassa emiliana nessuno, finora, ha mai scordato. A raccontarlo sono i figli di chi quel giorno nero venne catturato: “Io avevo 13 anni e presero mio padre”, dice a ilfattoquotidiano.it Augusto Barbieri che ora di anni ne ha 93. “Anzi, di casa mia presero quattro uomini. Ricordo la paura. Tantissima paura”. Il rastrellamento lo fanno i tedeschi per vendicare l’agguato a un auto dei loro, avvenuto una settimana prima. A bordo c’erano un ufficiale e un sottoufficiale della Wehrmacht e un soldato mongolo: i primi due sapevano troppo e sono stati eliminati, il terzo ha chiesto e ottenuto di unirsi ai partigiani. I tedeschi non lo sanno e organizzano una controffensiva per liberarli che inizia alle 6 del mattino: catturano più di sessanta uomini (se ne contano almeno 63) e poi, in colonna, li portano in carcere a Correggio. Ma a quel punto succede qualcosa che nessun soldato nemico avrebbe potuto prevedere: i prigionieri vengono seguiti dalle donne in corteo che, sfidando armi e bombardamenti, ne chiedono il rilascio. Sono quasi due ore di cammino, quattro andata e ritorno, che ripeteranno ogni giorno per undici giorni. Fino alla liberazione. Il rastrellamento – Siamo a pochi km da Fossoli, dove sorgeva il campo di concentramento e transito verso i lager nazisti. In questa piana infinita, dove a sprazzi sorgono casolari e stalle, si nascondono i partigiani. Qui trovano accoglienza, mentre la vita quotidiana fatta di albe e lavoro va avanti. Il rastrellamento arriva all’improvviso e stravolge le comunità di Budrione, Fossoli e Migliarina. Se oggi sappiamo cosa è avvenuto, è grazie alle voci dei testimoni raccolte da Loschi in collaborazione con Augusto Barbieri, Pierino Bassoli e Lauro Cestelli. “Abbiamo cercato di parlare con più persone possibile”, ricorda Barbieri. Qui riportiamo alcune delle testimonianze contenute nel libro, ancora disponibile presso l’Anpi di Carpi. “Avevo 22 anni, quella mattina eravamo già tutti al lavoro”, dice Isden Morelli. “I tedeschi sono arrivati a casa nostra e hanno portato via con sé mio padre Bortolomeo e mio fratello Brenno”. Dante Bonatti parla del papà Dario che era “falegname e fabbro” ed era “anche addetto alle riparazioni delle armi dei partigiani. Eravamo tutti svegli”, “il rastrellamento è iniziato alle 5.30 del mattino”. Insieme ai tedeschi ci sono anche dei componenti della Brigata Nera di Carpi, che “in tuta grigioverde, avanzava nella nebbia fittissima. Questi ultimi erano ragazzi di 15-16 anni che noi conoscevamo, perché venivano a prendere i cocomeri durante la stagione. Per dissimulare la loro identità, però, tentavano di esprimersi in tedesco”. Luciano Bonatti ricorda che lo zio Dorno “venne preso dall’ultimo tedesco della fila mentre andava di corsa ad avvisare gli altri abitanti”. Bruno Dodi dice di essere rimasto in casa “sperando nella protezione della nebbia”. Ma è arrivato un tedesco che conosceva – “perché gli davamo qualcosa” – e al quale ha ubbidito, fidandosi che l’avrebbe liberato poi. “Invece la realtà è che io ero un ragazzo, ma i tedeschi erano uomini fatti, soldati abituati alla guerra”, dice. La maggior parte sono semplici contadini. Ma tra loro vengono catturati anche partigiani. Ad esempio, Bruno Cavazzoli che faceva la ronda e non riesce a prevenire il rastrellamento. Per “la nebbia tremenda”, “non abbiamo visto né sentito i tedeschi arrivare”. Cerca di scappare, ma viene fermato da due uomini a fucili spianati: “La mia prima reazione è stata molto umana”, confessa. “Ho sentito un rivolo caldo scendere lungo la gamba. È stato il massimo dell’angoscia che ho mai provato in vita mia”. Prima di essere catturato, prova a togliere la cravatta rossa per non provocarli: viene visto e schiaffeggiato. La rivolta delle donne – Il corteo dei 64 prigionieri parte da Budrione e va verso il carcere di Correggio: circa un’ora e mezza di cammino a piedi. “Disposti in fila per due o per quattro, i rastrellati si sono avviati senza nessun mezzo di trasporto”, raccontano. Erano tutti uomini, tranne una: fra di loro c’era Ardilia o Arsilia Goldoni, catturata mentre andava a lavorare al servizio della famiglia Pisa perché scambiata per una staffetta. Ma piano piano succede l’impensabile: lungo la strada il corteo comincia a ingrossarsi. “Il corteo, formato da tedeschi, fascisti e prigionieri non camminava solo: nonostante il grande pericolo, le donne hanno iniziato a seguirlo, chiamandosi l’una con l’altra”, racconta Vinicio Magnanini. Che ricorda come quel gesto, così forte e d’autonomia, avesse radici lontane. “Non si trattava tuttavia di una manifestazione semplice e spontanea: dietro c’era un’organizzazione politica e culturale, messa in atto da molti mesi, che poteva in questo frangente dare il coraggio alle donne, da sempre abituate a lavorare stando in secondo piano, (…) di affrontare e sfidare per chilometri soldati di un esercito feroce, ormai incalzato dagli eventi e per questo tanto più pericoloso”. Secondo i testimoni, il corteo a Correggio raduna più di 500 donne. Maria Allegretti racconta: “Un giorno il comandante partigiano, mi disse: devi organizzare le donne e dovete andare a Correggio a manifestare per gli uomini di Budrione! lo avevo mobilitato tutte le donne della zona e loro venivano volentieri, perché avevano tutte il marito, o un figlio, o un parente in prigione”. Prima di arrivare a Correggio, Allegretti avverte: state attente, perché potrebbero sparare dai tetti. “Loro però erano tutte con me perché volevano tentare di liberare i propri cari. La nostra manifestazione era pacifica: non avevamo armi, ma eravamo molto determinate. E cosi è stato fatto: noi, staffette e simpatizzanti, siamo andate a casa dei contadini a chiedere il cavallo, il biroccio, ma la maggioranza quel giorno è andata a piedi”. Ad un certo punto, i tedeschi sparano qualche colpo sulle manifestanti per disperderle: la tensione si alza. “Li seguimmo per circa 3 o 4 Km”, continua Zoe Busi. “Poi, in un momento di disperazione, incominciammo tutte a parlare: chiedevamo ai tedeschi di rilasciare i prigionieri”. È un gesto di sfida che richiede un enorme coraggio e non ci pensano due volte. “Zelmira Marchi si avvicinò loro e rimproverò il comportamento crudele. Un tedesco le lanciò una bomba a mano”. Anche Bruna Malavasi rimane ferita: “Io avevo 17 anni, ma in campagna allora si cresceva in fretta… Non mi ricordo neanche da dove sono partita io o chi mi avesse informata: so solo che con tutto un passaggio di voci ci siamo radunate in tante donne. Proprio in quella località ci hanno sparato: a me è arrivata una scheggia nell’avambraccio sinistro; ho sentito gli spari e mi sono trovata sanguinante. Mi è rimasto il segno, ancora oggi, dopo tanti anni”. Il corteo tuttavia riesce da arrivare fino a Correggio e qui le 500 donne che ormai si sono raggruppate inscenano una grande manifestazione davanti alla casa del fascio adibita a prigione. Lì, iniziano a sparare e arrestano Allegretti: “Le donne si sono spaventate moltissimo e si sono tutte sparpagliate, mentre io ed altre staffette siamo rimaste al centro della strada. Mi si sono avvicinati due fascisti che ci hanno accusate di fare una manifestazione senza l’autorizzazione, ma noi siamo ugualmente entrate nel cortile della prigione per fare sentire le nostre proteste”. Allora, vanno a cercare il comandante della Brigata Nera di Correggio, Alberto Giorgi: “Le donne sono entrate nel cortile”, dice Vanda Veroni, “e hanno tirato giù dal letto il comandante, anche se era indisposto, in modo che si interessasse della cosa. Lui fu costretto a occuparsi del fatto”. La resistenza civile e pacifica delle donne va avanti per undici giorni. Sono undici giorni di cortei che partivano al mattino e rientravano a metà giornata. Sempre e solo animati dalle donne. Di tutte le età. “Per tutto il tempo che rimasero chiusi, noi, con qualsiasi mezzo, carri, biciclette poche o a piedi, eravamo là davanti alla prigione“. Racconta ancora Vanda che a pranzo, spesso, si fermavano dal salumificio Veroni che dava loro “una minestra” e la signora cercava di tranquillizzarle. Si erano schierati con loro. Per le donne il lavoro era doppio: quando tornavano a casa, dovevano fare anche tutto quello che di solito spettava agli uomini nelle stalle. “Fu un periodo durissimo”. Maria viene liberata dopo tre giorni e solo perché nega di conoscere le altre: quando viene scortata dai soldati mongoli e tutte le vengono incontro, riesce a salvarsi perché parla in dialetto e loro non la capiscono. Barbieri ricorda molto bene quei giorni: “Come adesso”, dice a ilfattoquotidiano.it. “Sarò anche in difficoltà a muovere la lingua, ma ricordo tutto. Anche perché di casa mia avevo quattro prigionieri. E io, a 13 anni, all’improvviso ero rimasto l’uomo più grande della casa. E allora restavo a casa a tenere dietro alle mucche. Mia mamma e le mie zie andavano tutte le mattine”. E aggiunge: “All’inizio era molto difficile perché le donne si erano divise in commissioni e andavano a parlare con le varie autorità. Ma loro facevano degli ultimatum e dicevano che se non liberavamo i tre soldati, loro avrebbero fucilato tutti i prigionieri”. E poi, dice, “erano semi-analfabete e andare a parlare per una cosa così importante non era facile”. Un giorno, anche il piccolo Barbieri si unisce al corteo e riesce a vedere il padre: “Papà quando vi liberano?”, gli chiede. “E sapete cosa mi ha risposto? Quando tirano via il catenaccio”, ride. “Aveva fatto una battuta per non spaventarmi. Anche perché erano giorni di grande paura”. Si temeva che gli uomini non sarebbero usciti vivi, che ci sarebbe stata una strage. “Ma anche le colonne di donne nelle campagne ogni mattina erano un pericolo perché giravano gli apparecchi e potevano bombardarle. Il loro impegno è stato molto importante”, chiude. Dopo i primi giorni, vengono individuati e fucilati cinque partigiani: Mauro Bompani, Enzo Cremonini, Ettore Giovanardi. Ferruccio Tusberti, Augusto Armani. Poi iniziano lunghe ed estenuanti trattative: i tedeschi vogliono indietro i tre, ma non sanno che è impossibile. Alla fine avviene la liberazione dei sessanta, grazie all’intervento del commissario prefettizio di Carpi Enzo Scaltriti, che si dimostra aperto ai partigiani, e alla mediazione di monsignor Giuseppe Bonacini. Ma soprattutto grazie alla pressione esercitata dalla comunità femminile che non ha mai ceduto. Bruno racconta gli attimi successivi alla liberazione: “Siamo andati di corsa dalle donne che ci aspettavano fuori. Tutto il rientro è stata una gioia immensa: per la strada ci portavano dei pezzi di gnocco fritto e, quando siamo arrivati a Budrione, c’era una festa inimmaginabile. Le campane suonavano a distesa”. Dice Vanda: “Eravamo tutte contente. Durante il cammino, mi ricordo che un tale è salito sul rimorchio, anche se io ero davanti sul biroccio e poi voleva prendere la guida. Io allora mi sono detta: per undici giorni sono venuta qua, quindi adesso sto davanti io”. Parole importantissime, di un cambiamento che era avvenuto anche fuori dalla prigione. E ancora: “Io ed alcune signore, con le gambe penzoloni dal carretto, facevamo quasi ridere. Tutta la gente, lungo le strade, batteva le mani, con le lacrime agli occhi perché tutti erano soddisfatti di vedere che era stata una bella cosa che l’avventura era finita bene”. La partecipazione popolare oltre i partigiani – I racconti di chi c’era sono come fotografie che rimangono nel tempo. Scatti di un avvenimento che ha fatto la storia locale, ma non ha trovato abbastanza spazio nei libri di scuola o sui giornali. Il lavoro di memoria è stato possibile, “grazie ad Annamaria Loschi, insegnante animatrice dell’Associazione Memoria Storica di Budrione”, morta nel 2024, ricorda Lucio Ferrari, presidente dell’Anpi di Carpi. “Lei era appassionatissima”, dice. “Budrione è stato un centro di Resistenza molto forte qui nel Carpigiano e nella zona partigiana della provincia di Modena che è quella più vivace. Qui ci sono stati molti caduti: abbiamo 57 tra cippi e lapidi. In occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione, siamo andati a rendere omaggio a tutti. E il 23 marzo scorso, abbiamo ricordato il rastrellamento”.Questo episodio, racconta, “è stata un’esperienza così forte che è rimasta” nel ricordo della comunità. “Da parte delle donne c’è voluto un grande coraggio perché lì c’erano tedeschi e fascisti che si sentivano un po’ accerchiati ed erano particolarmente aggressivi e violenti. Soprattutto nei confronti delle donne”. E la loro rivolta “è stata fondamentale per fare pressione e per liberare i prigionieri. È stata decisiva”. Ma in tutti gli anni della Resistenza, le donne hanno avuto un ruolo importante. Anche e non solo tra i partigiani: “Ricordiamo lo sciopero delle operaie della Manifattura tabacchi, quello delle mondine o quello per il pane”. E pure la battaglia della trebbiatura, “quando uomini e donne tolsero le cinghie alle trebbie per evitare che i tedeschi prendessero il grano da portare in Germania”. E “parteciparono anche le donne”. La resistenza “è diventato un momento di grande emancipazione perché la donna nella famiglia qui non aveva un posto. Il nonno e la nonna erano i cosiddetti comandanti della famiglia. E nella gerarchia c’era un posto solo per la moglie del nonno, che si chiamava la resdora. Quando è iniziata la lotta di Liberazione anche le donne hanno cominciato a cercare di conquistare uno spazio dentro e fuori la famiglia. Prima non era così”. Quello che i fatti di Budrione, Migliarina e Fossoli dimostrano è che non c’erano solo i partigiani e le partigiane. Ma anche una società civile attiva e comunità mobilitate per la Resistenza. “Il 22 aprile”, continua Ferrari, “giorno della Liberazione di Carpi, abbiamo inaugurato la mostra ‘Noi stavamo con i partigiani’ che racconta proprio tutta la partecipazione popolare. Nella nostra zona più di 100 case sono diventate rifugio, nascondendo le persone nelle stalle o nei fienili. Ci fu una grande copertura della popolazione. Certo ci furono anche le spie, ma in generale ci fu una grande partecipazione. Anche di altre formazioni: cattolici, socialisti e naturalmente comunisti”. Proprio “la partecipazione popolare pacifica”, chiude Ferrari, “ha reso possibile la lotta partigiana”. E senza la resistenza de “la” Maria, “la” Vanda, “la” Isden e di tutte le altre, probabilmente il lembo di terra tra Correggio e Carpi avrebbe pianto altri sessanta uomini. *Foto da “Il coraggio delle donne. 12-23 marzo 1945” (a cura di Annamaria Loschi e di Anpi Carpi – Circolo E.Goldoni Budrione) Source: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/25/la-rivolta-pacifica-delle-donne-che-salvo-63-uomini-in-emilia-per-11-giorni-in-corteo-fino-alla-prigione-dopo-il-rastrellamento-dei-nazisti/7961324/
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  • MA CHE GOVERNO E' QUESTO?
    Non è solo l'ignoranza e l'incompetenza di molti suoi componenti, ormai assurti al barzellettismo e a caricature da cabaret, che lo caratterizza.

    Che governo è un governo privo di sovranità e meno ancora di autorità morale? Che è privo del senso dell'etica e anche dell'estetica? Un governo sostenuto da una "classe politica"(si fa per dire) squalificata. Un governo che vede suoi componenti e parlamentari di maggioranza più presenti nelle aule giudiziarie che in quelle parlamentari.

    Che governo è un governo servo dello straniero e che serve interessi stranieri? Che "schiavo d'altrui si rende ". È un governo quello che disattende primordiali istanze sociali, che non si cura dei poveri e dei più deboli? È un governo quello che taglia fondi alla sanità, alla istruzione e alla sicurezza pubblica e privata per destinarli agli armamenti? Che espone lo Stato ad una guerra distruttiva?

    Che governo è un governo che si rende complice e servo di banche, multinazionali, lobby affaristiche e inconfessabili interessi stranieri? È un governo quello che favorisce parenti, amici, complici e "clienti"?

    E che governo è un governo che ha tradito ogni impegno elettorale e "programmatico", che ha tradito i suoi stessi elettori, ed è unicamente preoccupato di rimanere in carica per progredire in una inammissibile "carriera" politica dei suoi componenti, e per proseguire a godere di immeritati privilegi personali? Un governo che non ha orgoglio e non conosce la nobiltà delle dimissioni e dunque il senso politico della sfida, non è un governo ma un comitato d'affari.

    Un governo che sa di rimanere in carica sol perché ogni altro diverso governo sarebbe peggio, non ha il senso della dignità e della vergogna. È un governo che offende se stesso. E neppure lo hanno coloro (suoi elettori o meno)che lo accettano perché ritengono che ogni altro governo sarebbe peggiore. O meno funzionale ai loro interessi clientelari.

    Augusto Sinagra
    MA CHE GOVERNO E' QUESTO? Non è solo l'ignoranza e l'incompetenza di molti suoi componenti, ormai assurti al barzellettismo e a caricature da cabaret, che lo caratterizza. Che governo è un governo privo di sovranità e meno ancora di autorità morale? Che è privo del senso dell'etica e anche dell'estetica? Un governo sostenuto da una "classe politica"(si fa per dire) squalificata. Un governo che vede suoi componenti e parlamentari di maggioranza più presenti nelle aule giudiziarie che in quelle parlamentari. Che governo è un governo servo dello straniero e che serve interessi stranieri? Che "schiavo d'altrui si rende ". È un governo quello che disattende primordiali istanze sociali, che non si cura dei poveri e dei più deboli? È un governo quello che taglia fondi alla sanità, alla istruzione e alla sicurezza pubblica e privata per destinarli agli armamenti? Che espone lo Stato ad una guerra distruttiva? Che governo è un governo che si rende complice e servo di banche, multinazionali, lobby affaristiche e inconfessabili interessi stranieri? È un governo quello che favorisce parenti, amici, complici e "clienti"? E che governo è un governo che ha tradito ogni impegno elettorale e "programmatico", che ha tradito i suoi stessi elettori, ed è unicamente preoccupato di rimanere in carica per progredire in una inammissibile "carriera" politica dei suoi componenti, e per proseguire a godere di immeritati privilegi personali? Un governo che non ha orgoglio e non conosce la nobiltà delle dimissioni e dunque il senso politico della sfida, non è un governo ma un comitato d'affari. Un governo che sa di rimanere in carica sol perché ogni altro diverso governo sarebbe peggio, non ha il senso della dignità e della vergogna. È un governo che offende se stesso. E neppure lo hanno coloro (suoi elettori o meno)che lo accettano perché ritengono che ogni altro governo sarebbe peggiore. O meno funzionale ai loro interessi clientelari. Augusto Sinagra
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