• SAN SIRO SVENDUTO, MILANO TRADITA Nessuna speranza senza opposizione...

    Normale essere indignati. Anzi, ormai è quasi scontato: il voto finale sulla delibera di San Siro era scritto da mesi.
    Ci si poteva illudere in un colpo di reni, in qualcuno che avesse la forza di ribaltare un destino già apparecchiato. Ma è arrivata solo l’ennesima colata di cemento e delusione.

    Chi ieri di noi era fuori da Palazzo Marino con cartelli e megafoni ha fatto più opposizione di tutti i consiglieri comunali messi insieme. La verità è semplice: la partita era truccata dall’inizio.

    In Consiglio non esiste destra né sinistra. Esiste una maggioranza trasversale di viltà e convenienze. Forza Italia si astiene per non disturbare, il PD si allinea docilmente al sindaco e ai poteri calcistici. Tutti complici, tutti già pronti a garantirsi la prossima candidatura. Non è politica, è spartizione. Non è democrazia, è svendita.

    E l’opposizione? Un fantasma. Qualche voce isolata, certo. Ma non esiste un’alternativa capace di resistere dentro le istituzioni. Fuori, i cittadini hanno fatto ricorsi, appelli, manifestazioni. Dentro, il vuoto.

    E allora la domanda resta: quando sapremo costruire una vera forza politica? Non eroi solitari, ma uomini e donne con la schiena dritta. Non soldatini da triplo mandato, ma persone disposte a servire la città invece dei capipartito.

    Io non credo che tutto sia perduto. Neanche San Siro. Il TAR ha già respinto il vincolo sul secondo anello, e possiamo discutere di cavilli burocratici fino all’infinito. Ma sul piano dell’etica non ci sono appelli: o ce l’hai, o non ce l’hai. O scegli la strada lunga della giustizia sociale, o le scorciatoie delle promesse di partito.

    Per ora resta la magra consolazione di un San Siro che sopravvivrà fino al 2026, per le Olimpiadi che Milano non ha mai chiesto né desiderato. Dopo? Sarà troppo tardi se non cominciamo a costruire l’alternativa politica adesso.

    #SanSiroResiste
    #MilanoTradita
    #OpposizioneFantasma
    #SvenditaDelFuturo
    #NoAllaSpeculazione
    #MilanoMeritaDiPiù
    #CostruireAlternativa
    #CittadiniInPiedi
    #StopCompromessi
    #difendiamomilano
    SAN SIRO SVENDUTO, MILANO TRADITA ⚡ Nessuna speranza senza opposizione... Normale essere indignati. Anzi, ormai è quasi scontato: il voto finale sulla delibera di San Siro era scritto da mesi. Ci si poteva illudere in un colpo di reni, in qualcuno che avesse la forza di ribaltare un destino già apparecchiato. Ma è arrivata solo l’ennesima colata di cemento e delusione. Chi ieri di noi era fuori da Palazzo Marino con cartelli e megafoni ha fatto più opposizione di tutti i consiglieri comunali messi insieme. La verità è semplice: la partita era truccata dall’inizio. In Consiglio non esiste destra né sinistra. Esiste una maggioranza trasversale di viltà e convenienze. Forza Italia si astiene per non disturbare, il PD si allinea docilmente al sindaco e ai poteri calcistici. Tutti complici, tutti già pronti a garantirsi la prossima candidatura. Non è politica, è spartizione. Non è democrazia, è svendita. E l’opposizione? Un fantasma. Qualche voce isolata, certo. Ma non esiste un’alternativa capace di resistere dentro le istituzioni. Fuori, i cittadini hanno fatto ricorsi, appelli, manifestazioni. Dentro, il vuoto. E allora la domanda resta: quando sapremo costruire una vera forza politica? Non eroi solitari, ma uomini e donne con la schiena dritta. Non soldatini da triplo mandato, ma persone disposte a servire la città invece dei capipartito. Io non credo che tutto sia perduto. Neanche San Siro. Il TAR ha già respinto il vincolo sul secondo anello, e possiamo discutere di cavilli burocratici fino all’infinito. Ma sul piano dell’etica non ci sono appelli: o ce l’hai, o non ce l’hai. O scegli la strada lunga della giustizia sociale, o le scorciatoie delle promesse di partito. Per ora resta la magra consolazione di un San Siro che sopravvivrà fino al 2026, per le Olimpiadi che Milano non ha mai chiesto né desiderato. Dopo? Sarà troppo tardi se non cominciamo a costruire l’alternativa politica adesso. #SanSiroResiste #MilanoTradita #OpposizioneFantasma #SvenditaDelFuturo #NoAllaSpeculazione #MilanoMeritaDiPiù #CostruireAlternativa #CittadiniInPiedi #StopCompromessi #difendiamomilano
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  • QUI LE COSE STANNO EVOLVENDO MOLTO VELOCEMENTE!
    Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione
    Perquisizioni nelle case dei famigliari di Sempio e indagato l'ex procuratore di Pavia per presunta corruzione sull'archiviazione del 2017...

    Le indagini sul delitto di Garlasco hanno preso una nuova direzione. Carabinieri e Guardia di Finanza hanno perquisito le abitazioni di 9 persone, tra cui quella dei genitori e degli zii di Andrea Sempio, unico indagato nel nuovo filone d’inchiesta sul caso aperto dalla Procura di Pavia. Sotto i fari anche ex investigatori e inquirenti che indagarono sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel paese della provincia di Pavia il 13 agosto 2007.

    L’operazione – coordinata dalla Procura di Brescia, competente ad indagare su eventuali reati commessi da magistrati in servizio nel distretto della Corte d’appello di Milano – è scattata dopo che, secondo indiscrezioni, gli investigatori sarebbero finiti sulle tracce dei flussi di denaro versati dai familiari di Sempio per ottenere l’archiviazione dell’indagine aperta a suo carico nel 2017. E c’è un indagato eccellente: Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che archiviò l’indagine, è sotto inchiesta con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Gli investigatori hanno perquisito anche le sue dimore a Pavia, Genova e a Campione d’Italia, oltre alle case di due appartenenti alle forze dell’ordine, ora in congedo, che lavoravano nella sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Pavia.

    L’ipotesi di chi indaga è che Venditti abbia archiviato in modo troppo rapido la precedente inchiesta sull’amico del fratello della ventiseienne uccisa nella villetta di via Pascoli. Un sospetto che nascerebbe da alcune vecchie intercettazioni e da un appunto a penna su un bloc notes in cui si legge “Venditti/gip archivia X 20-30 euro” con la data “febbraio 2016”. Un promemoria sequestrato il 14 maggio scorso nell’abitazione dei genitori dell’indagato che avrebbe la grafia di Giuseppe Sempio, padre del nuovo sospettato dell’omicidio di Chiara, ma con la data erroneamente anticipata di un anno dato che l’archiviazione arriva solo nel 2017.

    All’ex procuratore di Pavia nel 2017 sarebbe “stata proposta o comunque ipotizzata” “una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20/30mila euro, per favorire Andrea Sempio”, si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm di Brescia Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete nei confronti dello stesso Venditti, dei carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, di Andrea Sempio, i suoi genitori e una serie di parenti. L’archiviazione, si ricorda negli atti, è stata richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal giudice per le indagini preliminari il 23 marzo 2017.

    Sempre secondo la procura di Brescia “le indagini” condotte nel 2017 a carico di Sempio “sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della polizia giudiziaria incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali”. Sarebbero emersi “alcuni contatti opachi” con personale della sezione di polizia giudiziaria, “e la breve durata dell’interrogatorio” di Sempio lascia trasparire “la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri”. In particolare, il sospettato e anche i suoi familiari, secondo il decreto, avrebbero “intrattenuto” con i due investigatori dell’epoca “poco prima” delle audizioni in Procura “dei contatti non relazionati”, in particolare con Sapone, o di “durata incongrua”, in particolare con Spoto.

    I pm segnalano, ad esempio, anche che, quando a Sempio fu notificato l’invito a comparire per l’interrogatorio otto anni fa, l’allora maresciallo Spoto “si tratteneva presso Sempio Andrea per un tempo assai esteso, incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria”. Avrebbe raggiunto Sempio “alle ore 16.35” ed effettuava la notifica più di un’ora dopo, alle “17.45”. Stando alle indagini, poi, Sapone avrebbe avuto “rapporti di particolare confidenza e correlazione con l’indagato Venditti”, l’allora procuratore aggiunto. E avrebbe avuto “un contatto con Sempio Andrea in data antecedente”, rispetto alla notifica, “pur non risultando una ragione investigativa correlata a tale necessità”. Il sospetto dei pm bresciani è che Sempio e i suoi familiari sapessero dell’indagine prima che l’amico del fratello di Chiara Poggi fosse stato formalmente informato.

    A maggio Venditti aveva spiegato di aver chiesto e ottenuto due volte l’archiviazione di Sempio “considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica” di allora e “vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate ‘anomalie’ delle precedenti indagini” che si erano concluse, dopo un tortuoso iter processuale, con la condanna a 16 anni del fidanzato di Chiara, Alberto Stasi. Il secondo procedimento era lo sviluppo di una denuncia a Milano per molestie a una componente del collegio difensivo di Stasi. Il 24 maggio l’avvocato Domenico Aiello, legale di Venditti, aveva diramato una nota in cui affermava che nelle indagini il suo assistito “non ha mai svolto la funzione di magistrato” presso la Procura di Vigevano, allora competente, “né tantomeno nelle successive fasi dibattimentali e di impugnazione”. “Venditti dunque – concludeva Aiello – non ha mai rappresentato la pubblica accusa nel processo che ha condotto alla condanna di Alberto Stasi”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/26/delitto-garlasco-sempio-corruzione-procuratore-news/8139685/
    QUI LE COSE STANNO EVOLVENDO MOLTO VELOCEMENTE! Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione Perquisizioni nelle case dei famigliari di Sempio e indagato l'ex procuratore di Pavia per presunta corruzione sull'archiviazione del 2017... Le indagini sul delitto di Garlasco hanno preso una nuova direzione. Carabinieri e Guardia di Finanza hanno perquisito le abitazioni di 9 persone, tra cui quella dei genitori e degli zii di Andrea Sempio, unico indagato nel nuovo filone d’inchiesta sul caso aperto dalla Procura di Pavia. Sotto i fari anche ex investigatori e inquirenti che indagarono sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel paese della provincia di Pavia il 13 agosto 2007. L’operazione – coordinata dalla Procura di Brescia, competente ad indagare su eventuali reati commessi da magistrati in servizio nel distretto della Corte d’appello di Milano – è scattata dopo che, secondo indiscrezioni, gli investigatori sarebbero finiti sulle tracce dei flussi di denaro versati dai familiari di Sempio per ottenere l’archiviazione dell’indagine aperta a suo carico nel 2017. E c’è un indagato eccellente: Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che archiviò l’indagine, è sotto inchiesta con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Gli investigatori hanno perquisito anche le sue dimore a Pavia, Genova e a Campione d’Italia, oltre alle case di due appartenenti alle forze dell’ordine, ora in congedo, che lavoravano nella sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Pavia. L’ipotesi di chi indaga è che Venditti abbia archiviato in modo troppo rapido la precedente inchiesta sull’amico del fratello della ventiseienne uccisa nella villetta di via Pascoli. Un sospetto che nascerebbe da alcune vecchie intercettazioni e da un appunto a penna su un bloc notes in cui si legge “Venditti/gip archivia X 20-30 euro” con la data “febbraio 2016”. Un promemoria sequestrato il 14 maggio scorso nell’abitazione dei genitori dell’indagato che avrebbe la grafia di Giuseppe Sempio, padre del nuovo sospettato dell’omicidio di Chiara, ma con la data erroneamente anticipata di un anno dato che l’archiviazione arriva solo nel 2017. All’ex procuratore di Pavia nel 2017 sarebbe “stata proposta o comunque ipotizzata” “una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20/30mila euro, per favorire Andrea Sempio”, si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm di Brescia Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete nei confronti dello stesso Venditti, dei carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, di Andrea Sempio, i suoi genitori e una serie di parenti. L’archiviazione, si ricorda negli atti, è stata richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal giudice per le indagini preliminari il 23 marzo 2017. Sempre secondo la procura di Brescia “le indagini” condotte nel 2017 a carico di Sempio “sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della polizia giudiziaria incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali”. Sarebbero emersi “alcuni contatti opachi” con personale della sezione di polizia giudiziaria, “e la breve durata dell’interrogatorio” di Sempio lascia trasparire “la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri”. In particolare, il sospettato e anche i suoi familiari, secondo il decreto, avrebbero “intrattenuto” con i due investigatori dell’epoca “poco prima” delle audizioni in Procura “dei contatti non relazionati”, in particolare con Sapone, o di “durata incongrua”, in particolare con Spoto. I pm segnalano, ad esempio, anche che, quando a Sempio fu notificato l’invito a comparire per l’interrogatorio otto anni fa, l’allora maresciallo Spoto “si tratteneva presso Sempio Andrea per un tempo assai esteso, incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria”. Avrebbe raggiunto Sempio “alle ore 16.35” ed effettuava la notifica più di un’ora dopo, alle “17.45”. Stando alle indagini, poi, Sapone avrebbe avuto “rapporti di particolare confidenza e correlazione con l’indagato Venditti”, l’allora procuratore aggiunto. E avrebbe avuto “un contatto con Sempio Andrea in data antecedente”, rispetto alla notifica, “pur non risultando una ragione investigativa correlata a tale necessità”. Il sospetto dei pm bresciani è che Sempio e i suoi familiari sapessero dell’indagine prima che l’amico del fratello di Chiara Poggi fosse stato formalmente informato. A maggio Venditti aveva spiegato di aver chiesto e ottenuto due volte l’archiviazione di Sempio “considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica” di allora e “vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate ‘anomalie’ delle precedenti indagini” che si erano concluse, dopo un tortuoso iter processuale, con la condanna a 16 anni del fidanzato di Chiara, Alberto Stasi. Il secondo procedimento era lo sviluppo di una denuncia a Milano per molestie a una componente del collegio difensivo di Stasi. Il 24 maggio l’avvocato Domenico Aiello, legale di Venditti, aveva diramato una nota in cui affermava che nelle indagini il suo assistito “non ha mai svolto la funzione di magistrato” presso la Procura di Vigevano, allora competente, “né tantomeno nelle successive fasi dibattimentali e di impugnazione”. “Venditti dunque – concludeva Aiello – non ha mai rappresentato la pubblica accusa nel processo che ha condotto alla condanna di Alberto Stasi”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/26/delitto-garlasco-sempio-corruzione-procuratore-news/8139685/
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    Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione
    Perquisizioni nelle case dei famigliari di Sempio e indagato l'ex procuratore di Pavia per presunta corruzione sull'archiviazione del 2017
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  • L'ultima intervista a Claudia Cardinale: «Sono stata felice solo una volta, per amore. E ho un rimpianto, ma preferisco non pensarci»
    Claudia Cardinale con Alain Delon nella scena del ballo di Angelica e Tancredi deI Il gattopardo , (1963) di Luchino Visconti tratto dal romanzo omonimo di Tomasi di Lampedusa (TITANUS / Album)

    Ripubblichiamo l'ultima intervista a Claudia Cardinale pubblicata su 7, il magazine del Corriere, lo scorso gennaio: la diva parlava dell'unica volta in cui era stata felice e della sua nostalgia: «Ho un rimpianto, preferisco non pensarci»

    Claudia Cardinale è morta il 23 settembre 2025. Ripubblichiamo l'ultima intervista concessa a 7, il magazine del Corriere della Sera, nel gennaio di quest'anno.

    Con quel meraviglioso sorriso di donna irresistibile senza volerlo, Claudia Cardinale venne eletta nel 1957 “la più bella italiana di Tunisia” in un concorso al quale neppure sapeva di avere partecipato, primo passo per venire considerata rapidamente tra le più belle e affascinanti donne del mondo. Sex symbol involontario, soprattutto straordinaria attrice che ha fatto la storia del cinema, Claudia Cardinale è stata la diva che non si prendeva sul serio, così brava e forte da prestarsi a scherzare in televisione, ai tempi del bianco e nero, nello sketch in cui fingeva di saper suonare tutti gli strumenti dell’orchestra, o da accettare la proposta di Alberto Moravia che volle intervistarla «come se fosse un oggetto» per la rivista Esquire.

    «Quando ride, i suoi occhi diventano due fessure nere, scintillanti con qualche cosa di monellesco, di scatenato, di intenso, di meridionale», disse di lei lo scrittore prima di interrogarla passando in rassegna ogni parte del corpo. Ma lei usava il corpo «come una maschera, come rappresentazione di me stessa», disse poi, e si prestò al gioco.

    Marcello Mastroianni si innamorò follemente di lei ne Il Bell’Antonio di Mauro Bolognini: nel film, tanto da essere ridotto all’impotenza come nel romanzo di Vitaliano Brancati, e anche nella realtà. Lei lo respinse perché pensava che ci provasse con tutte le attrici, e lo trattò da amico. Di quella storia mancata, sul set e nella vita, resta l’indimenticabile scena sull’altalena.
    «Claudina», la chiamavano sia Luchino Visconti che Federico Fellini, i grandi maestri del cinema italiano che la scelsero per i due capolavori del 1963, Il Gattopardo con Alain Delon e Burt Lancaster e 8½ di nuovo con Mastroianni.

    Ma tra i 150 film di Claudia Cardinale ci sono anche quelli girati a Hollywood, o Le pistolere in cui le presunte rivali BB (Brigitte Bardot) e CC (Claudia Cardinale) recitano assieme, e il western di Sergio Leone C’era una volta il West, o Fitzcarraldo di Herzog con Klaus Kinski. Una carriera eccezionale, piena di ruoli diversi e imprevedibili, affrontata con l’impegno e la leggerezza dimostrati nell’intervista esclusiva realizzata in questo inizio del 2025 per 7.

    Quando si è accorta di essere diventata una diva senza volerlo?
    «Me ne sono accorta lentamente. Un momento cardine è stato l’anno 1963 quando in sala sono usciti Il Gattopardo e 8 1/2. Ecco, in quel momento ho capito che non ero più una giovane promessa ma che il mondo mi accoglieva come una sua “diva”…»

    Qual è il suo primo ricordo nel mondo del cinema?
    «In Tunisia. Davanti alla mia scuola quando René Vautier (un famoso regista e sceneggiatore francese; ndr) si è avvicinato e mi ha chiesto se poteva parlare a mio padre. Poco dopo avrei fatto la mia prima apparizione in un piccolo film, Les anneaux d’or. Ma in quel momento non pensavo assolutamente che sarebbe stato il mio destino».

    E l’ultimo set al quale ha partecipato?
    «Con la Fondazione Claudia Cardinale che ho fondato con mia figlia Claudia Squitieri. Abbiamo girato il cortometraggio Un Cardinale Donna di Manuel Maria Perrone. Era un ritratto poetico che mia figlia ha voluto fare di me. L’abbiamo girato nella nostra nuova casa a Nemours nel 2023. Il corto è stato presentato al MoMa di New York durante la retrospettiva di Cinecittà».

    Può descriverci la casa dove vive adesso? Come l’ha scelta?
    «È stata una scelta comune con mia figlia Claudia e mio figlio Patrick. Volevo restare in Francia ma ritrovare una vita più vicina alla natura, meno metropolitana. Quindi abbiamo deciso di trasferirci insieme a Nemours. La casa dove viviamo era un’ antica conceria sulla riva del fiume. In questo luogo oggi abbiamo creato un ristorante e dato spazio alla sede della Fondazione».

    Quali sono i suoi progetti artistici?
    «Attraverso la Fondazione Claudia Cardinale sosteniamo il percorso di artisti contemporanei nel mondo audio visivo ma non solo. Accogliamo artisti in residenza, facciamo delle mostre, collaboriamo con altre strutture. Oggi è mia figlia, insieme con la sua collaboratrice Perrine Gamot, che dirige la Fondazione, io assisto con gioia al movimento che si crea intorno a me e al quale collaboro volentieri. Abbiamo fatto delle foto con l’artista Marie Losier, ho prestato la mia voce per i progetti di giovani talenti come Friedreih Andreoni e Benedetta Fioravanti…»

    Ci racconterebbe una sua giornata tipo? C’è un hobby che le piace coltivare?
    «C’è sempre qualcosa da fare qui in casa. Con il ristorante, la Fondazione… Mi piace andare in giro, ascoltare musica…»

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    Perché tanto tempo fa ha scelto di vivere in Francia e non in Italia?
    «Chi lo sa… In fondo la mia prima lingua, e la mia prima cultura sono state quella francese, seppur attraverso la Tunisia. In Italia vivevo un po’ rinchiusa. Era difficile avere una vita normale. Fare la spesa, andare a passeggio. In Francia ho trovato un Paese amico in cui il rapporto con le persone pubbliche è un po’ più vivibile che in Italia. Almeno per me in quegli anni era così».

    Quale Paese ama di più?
    «La Tunisia. Lo ammetto. Amo la Francia, amo l’Italia ma la Tunisia resta per me il Paese del cuore».

    Che ricordo ne ha?
    «Tanti. Tutta la mia infanzia. Mi ricorda mia madre, mio padre, un tempo sospeso prima che la mia vita diventasse una corsa!»

    Lo sa che all’estero, quando si parla di Italia, accanto ai luoghi comuni sulla pizza c’è sempre qualcuno che cita il fascino delle donne, e quindi Claudia Cardinale? Come ha vissuto il ruolo di simbolo di un Paese?
    «Con piacere immenso. Sono molto onorata di fare parte della cultura (immensa) italiana».

    Vede spesso i suoi vecchi film?
    «Quando capita, magari in televisione, con piacere. Ancora meglio se capita al cinema».

    È vero che è stato Luchino Visconti a spingerla a cominciare a fumare?
    «Sì. Ma ora ho smesso! Ho fumato molto ma a 85 anni ho smesso. Meglio tardi che mai».

    Perché all’inizio della carriera la doppiavano?
    «Sicuramente non avevo una voce standard. Avevo una voce poco femminile per i modelli di quegli anni. In più non parlavo benissimo italiano all’inizio! In Tunisia si parlava un siciliano di casa… Ci ho messo un po’ a parlare bene. Non bisogna dimenticare poi che in quegli anni il doppiaggio in Italia era un’istituzione».

    Che ricordo ha di Marcello Mastroianni, che girò con lei Il bell’Antonio?
    «Che mi faceva la corte!»

    E del grande Alain Delon, da poco scomparso? Che rapporto avevate mentre giravate Il Gattopardo?
    «All’inizio un po’ scontroso. Poi quando ha capito che non sarei caduta tra le sue braccia siamo diventati amici e lo siamo rimasti fino alla fine. Ero stata invitata al suo funerale. Purtroppo, il dolore e la mia età non mi hanno dato la forza di andare».

    E Jean Paul Belmondo?
    «Con Belmondo ci divertivamo come bambini. Ci nascondevamo sotto ai tavoli alle cene noiose e ci buttavamo pezzi di pane».

    Saprebbe dire qual è stato il momento più felice della sua vita?
    «Per fortuna in una vita ce ne sono un paio! Ma sicuramente il momento in cui ho lasciato tutto e raggiunto Pasquale (Squitieri, ndr) a New York è stato un momento importante della mia vita».

    C’è un rimpianto, qualcosa che cambierebbe?
    «Sicuramente, ma preferisco non pensarci».

    Il suo più grande desiderio adesso?
    «Vivere serena in compagnia. E che la Fondazione Claudia Cardinale possa aiutare a realizzare opere che ci aiutino ad affrontare le sfide del nostro tempo».

    CHI È
    LA VITA
    Nata a Tunisi il 15 aprile 1938, quando la Tunisia era protettorato francese, da genitori lì natì ma di famiglie siciliane emigrate, Claudia Cardinale, primogenita di casa, ha una sorella e due fratelli. Madre a 20 anni di Patrick, nato dopo uno stupro, è stata moglie del produttore Franco Cristaldi fino al 1975 e poi sino al 1999 compagna del regista Pasquale Squitieri, con cui ha avuto una figlia, Claudia. Ha due nipoti, uno da ciascun figlio.

    LA CARRIERA
    Nella sua carriera lunga quasi 60 anni e cominciata nel 1958 con I soliti ignoti di Mario Monicelli, ha interpretato oltre 120 film.

    I PREMI
    Alla Mostra di Venezia ha vinto un Leone d’Oro alla carriera nel 1993 e un Premio Pasinetti come migliore attrice per Claretta nel 1984. Si è poi aggiudicata tre David di Donatello più uno alla carriera e quattro Nastri d’argento.

    Source: https://www.corriere.it/sette/25_settembre_24/ultima-intervista-claudia-cardinale-e4d64eac-acbc-4ea7-bb0f-a8b7d33e1xlk_amp.shtml
    L'ultima intervista a Claudia Cardinale: «Sono stata felice solo una volta, per amore. E ho un rimpianto, ma preferisco non pensarci» Claudia Cardinale con Alain Delon nella scena del ballo di Angelica e Tancredi deI Il gattopardo , (1963) di Luchino Visconti tratto dal romanzo omonimo di Tomasi di Lampedusa (TITANUS / Album) Ripubblichiamo l'ultima intervista a Claudia Cardinale pubblicata su 7, il magazine del Corriere, lo scorso gennaio: la diva parlava dell'unica volta in cui era stata felice e della sua nostalgia: «Ho un rimpianto, preferisco non pensarci» Claudia Cardinale è morta il 23 settembre 2025. Ripubblichiamo l'ultima intervista concessa a 7, il magazine del Corriere della Sera, nel gennaio di quest'anno. Con quel meraviglioso sorriso di donna irresistibile senza volerlo, Claudia Cardinale venne eletta nel 1957 “la più bella italiana di Tunisia” in un concorso al quale neppure sapeva di avere partecipato, primo passo per venire considerata rapidamente tra le più belle e affascinanti donne del mondo. Sex symbol involontario, soprattutto straordinaria attrice che ha fatto la storia del cinema, Claudia Cardinale è stata la diva che non si prendeva sul serio, così brava e forte da prestarsi a scherzare in televisione, ai tempi del bianco e nero, nello sketch in cui fingeva di saper suonare tutti gli strumenti dell’orchestra, o da accettare la proposta di Alberto Moravia che volle intervistarla «come se fosse un oggetto» per la rivista Esquire. «Quando ride, i suoi occhi diventano due fessure nere, scintillanti con qualche cosa di monellesco, di scatenato, di intenso, di meridionale», disse di lei lo scrittore prima di interrogarla passando in rassegna ogni parte del corpo. Ma lei usava il corpo «come una maschera, come rappresentazione di me stessa», disse poi, e si prestò al gioco. Marcello Mastroianni si innamorò follemente di lei ne Il Bell’Antonio di Mauro Bolognini: nel film, tanto da essere ridotto all’impotenza come nel romanzo di Vitaliano Brancati, e anche nella realtà. Lei lo respinse perché pensava che ci provasse con tutte le attrici, e lo trattò da amico. Di quella storia mancata, sul set e nella vita, resta l’indimenticabile scena sull’altalena. «Claudina», la chiamavano sia Luchino Visconti che Federico Fellini, i grandi maestri del cinema italiano che la scelsero per i due capolavori del 1963, Il Gattopardo con Alain Delon e Burt Lancaster e 8½ di nuovo con Mastroianni. Ma tra i 150 film di Claudia Cardinale ci sono anche quelli girati a Hollywood, o Le pistolere in cui le presunte rivali BB (Brigitte Bardot) e CC (Claudia Cardinale) recitano assieme, e il western di Sergio Leone C’era una volta il West, o Fitzcarraldo di Herzog con Klaus Kinski. Una carriera eccezionale, piena di ruoli diversi e imprevedibili, affrontata con l’impegno e la leggerezza dimostrati nell’intervista esclusiva realizzata in questo inizio del 2025 per 7. Quando si è accorta di essere diventata una diva senza volerlo? «Me ne sono accorta lentamente. Un momento cardine è stato l’anno 1963 quando in sala sono usciti Il Gattopardo e 8 1/2. Ecco, in quel momento ho capito che non ero più una giovane promessa ma che il mondo mi accoglieva come una sua “diva”…» Qual è il suo primo ricordo nel mondo del cinema? «In Tunisia. Davanti alla mia scuola quando René Vautier (un famoso regista e sceneggiatore francese; ndr) si è avvicinato e mi ha chiesto se poteva parlare a mio padre. Poco dopo avrei fatto la mia prima apparizione in un piccolo film, Les anneaux d’or. Ma in quel momento non pensavo assolutamente che sarebbe stato il mio destino». E l’ultimo set al quale ha partecipato? «Con la Fondazione Claudia Cardinale che ho fondato con mia figlia Claudia Squitieri. Abbiamo girato il cortometraggio Un Cardinale Donna di Manuel Maria Perrone. Era un ritratto poetico che mia figlia ha voluto fare di me. L’abbiamo girato nella nostra nuova casa a Nemours nel 2023. Il corto è stato presentato al MoMa di New York durante la retrospettiva di Cinecittà». Può descriverci la casa dove vive adesso? Come l’ha scelta? «È stata una scelta comune con mia figlia Claudia e mio figlio Patrick. Volevo restare in Francia ma ritrovare una vita più vicina alla natura, meno metropolitana. Quindi abbiamo deciso di trasferirci insieme a Nemours. La casa dove viviamo era un’ antica conceria sulla riva del fiume. In questo luogo oggi abbiamo creato un ristorante e dato spazio alla sede della Fondazione». Quali sono i suoi progetti artistici? «Attraverso la Fondazione Claudia Cardinale sosteniamo il percorso di artisti contemporanei nel mondo audio visivo ma non solo. Accogliamo artisti in residenza, facciamo delle mostre, collaboriamo con altre strutture. Oggi è mia figlia, insieme con la sua collaboratrice Perrine Gamot, che dirige la Fondazione, io assisto con gioia al movimento che si crea intorno a me e al quale collaboro volentieri. Abbiamo fatto delle foto con l’artista Marie Losier, ho prestato la mia voce per i progetti di giovani talenti come Friedreih Andreoni e Benedetta Fioravanti…» Ci racconterebbe una sua giornata tipo? C’è un hobby che le piace coltivare? «C’è sempre qualcosa da fare qui in casa. Con il ristorante, la Fondazione… Mi piace andare in giro, ascoltare musica…» LEGGI ANCHE L'attrice Claudia Cardinale è morta a 87 anni: viveva vicino a Parigi, i figli accanto a lei di Maurizio Porro Claudia Cardinale, la sua vita in un'intervista: «Dissi no a Brando e Delon. Su me e Chirac voci false. A Patrick avrei dovuto dire prima che era mio figlio, non mio fratello» di Aldo Cazzullo e Stefano Montefiori Claudia Cardinale, bellissima e inafferabile, non fu mai schiava di un solo personaggio di Paolo Mereghetti Le ultime ore di Claudia Cardinale a Nemours. La figlia: «Qui aveva ricreato la grande casa italiana in cui ha vissuto tutta la vita» di Stefano Montefiori Claudia Cardinale e Milano: addio alla «Ginetta», era l'ultima grande interprete di «Rocco e i suoi fratelli» di Maurizio Porro Perché tanto tempo fa ha scelto di vivere in Francia e non in Italia? «Chi lo sa… In fondo la mia prima lingua, e la mia prima cultura sono state quella francese, seppur attraverso la Tunisia. In Italia vivevo un po’ rinchiusa. Era difficile avere una vita normale. Fare la spesa, andare a passeggio. In Francia ho trovato un Paese amico in cui il rapporto con le persone pubbliche è un po’ più vivibile che in Italia. Almeno per me in quegli anni era così». Quale Paese ama di più? «La Tunisia. Lo ammetto. Amo la Francia, amo l’Italia ma la Tunisia resta per me il Paese del cuore». Che ricordo ne ha? «Tanti. Tutta la mia infanzia. Mi ricorda mia madre, mio padre, un tempo sospeso prima che la mia vita diventasse una corsa!» Lo sa che all’estero, quando si parla di Italia, accanto ai luoghi comuni sulla pizza c’è sempre qualcuno che cita il fascino delle donne, e quindi Claudia Cardinale? Come ha vissuto il ruolo di simbolo di un Paese? «Con piacere immenso. Sono molto onorata di fare parte della cultura (immensa) italiana». Vede spesso i suoi vecchi film? «Quando capita, magari in televisione, con piacere. Ancora meglio se capita al cinema». È vero che è stato Luchino Visconti a spingerla a cominciare a fumare? «Sì. Ma ora ho smesso! Ho fumato molto ma a 85 anni ho smesso. Meglio tardi che mai». Perché all’inizio della carriera la doppiavano? «Sicuramente non avevo una voce standard. Avevo una voce poco femminile per i modelli di quegli anni. In più non parlavo benissimo italiano all’inizio! In Tunisia si parlava un siciliano di casa… Ci ho messo un po’ a parlare bene. Non bisogna dimenticare poi che in quegli anni il doppiaggio in Italia era un’istituzione». Che ricordo ha di Marcello Mastroianni, che girò con lei Il bell’Antonio? «Che mi faceva la corte!» E del grande Alain Delon, da poco scomparso? Che rapporto avevate mentre giravate Il Gattopardo? «All’inizio un po’ scontroso. Poi quando ha capito che non sarei caduta tra le sue braccia siamo diventati amici e lo siamo rimasti fino alla fine. Ero stata invitata al suo funerale. Purtroppo, il dolore e la mia età non mi hanno dato la forza di andare». E Jean Paul Belmondo? «Con Belmondo ci divertivamo come bambini. Ci nascondevamo sotto ai tavoli alle cene noiose e ci buttavamo pezzi di pane». Saprebbe dire qual è stato il momento più felice della sua vita? «Per fortuna in una vita ce ne sono un paio! Ma sicuramente il momento in cui ho lasciato tutto e raggiunto Pasquale (Squitieri, ndr) a New York è stato un momento importante della mia vita». C’è un rimpianto, qualcosa che cambierebbe? «Sicuramente, ma preferisco non pensarci». Il suo più grande desiderio adesso? «Vivere serena in compagnia. E che la Fondazione Claudia Cardinale possa aiutare a realizzare opere che ci aiutino ad affrontare le sfide del nostro tempo». CHI È LA VITA Nata a Tunisi il 15 aprile 1938, quando la Tunisia era protettorato francese, da genitori lì natì ma di famiglie siciliane emigrate, Claudia Cardinale, primogenita di casa, ha una sorella e due fratelli. Madre a 20 anni di Patrick, nato dopo uno stupro, è stata moglie del produttore Franco Cristaldi fino al 1975 e poi sino al 1999 compagna del regista Pasquale Squitieri, con cui ha avuto una figlia, Claudia. Ha due nipoti, uno da ciascun figlio. LA CARRIERA Nella sua carriera lunga quasi 60 anni e cominciata nel 1958 con I soliti ignoti di Mario Monicelli, ha interpretato oltre 120 film. I PREMI Alla Mostra di Venezia ha vinto un Leone d’Oro alla carriera nel 1993 e un Premio Pasinetti come migliore attrice per Claretta nel 1984. Si è poi aggiudicata tre David di Donatello più uno alla carriera e quattro Nastri d’argento. Source: https://www.corriere.it/sette/25_settembre_24/ultima-intervista-claudia-cardinale-e4d64eac-acbc-4ea7-bb0f-a8b7d33e1xlk_amp.shtml
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  • “Lascia che quel miracolo della sua vita sia anche la tua svolta”

    Il discorso integrale di Erika Kirk

    Dio vi benedica tutti per essere venuti qui da tutto il mondo, per onorare e celebrare il mio Charlie. A pochi chilometri da qui, due anni fa, all'America Fest 2023, Charlie ha tenuto un discorso sul palco per il nostro evento TP USA Faith. Charlie ama parlare a braccio. È molto bravo in questo, senza un copione. Quindi personalmente non sapevo cosa avrebbe detto. E ciò di cui ha scelto di parlare quel giorno è stata la sua sottomissione alla volontà di Dio. Ha citato uno dei suoi versetti biblici preferiti, Isaia 6:8. "Eccomi, Signore. Manda me".

    Dopo che Charlie ebbe finito, l'ho incontrato nel backstage e gli ho parlato, non lo dimenticherò mai. Gli ho detto: "Charlie, tesoro, per favore parlami la prossima volta prima di dire quella frase. Perché quando dici una cosa del genere, c'è così tanta potenza, quando dici: ‘Eccomi, Signore, usami’, che Dio ti prenderà in parola”. E lo ha fatto con Charlie.

    Undici giorni fa Dio ha accettato quella totale resa di mio marito e lo ha chiamato al suo fianco. Più di ogni altra cosa, Charlie voleva fare non la sua volontà, ma quella di Dio. E in questi ultimi 11 giorni, nonostante tutto il dolore, mai prima d'ora ho trovato tanto conforto come ora nelle parole del Padre Nostro: "Sia fatta la tua volontà". L'amore di Dio mi è stato rivelato proprio il giorno in cui mio marito è stato assassinato.

    Nel pomeriggio del 10 settembre sono arrivata in un ospedale dello Utah per fare l'impensabile: vedere il corpo assassinato di mio marito. Ho visto la ferita che gli ha tolto la vita, ho provato tutto quello che ci si aspetterebbe di provare: h o provato shock, ho provato orrore e un dolore al cuore che non sapevo nemmeno esistesse, ma c'era anche qualcos'altro. Anche nella morte, potevo vedere l'uomo che amo. Ho visto l'unico capello grigio su un lato della sua testa, di cui non gli avevo mai parlato. Ora lo sa. Scusa, tesoro, te lo dico ora. Ma non gliel'ho mai detto. Non volevo. Ho visto anche questo. Ho visto anche sulle sue labbra un flebile sorriso. E questo mi ha detto qualcosa di importante. Mi ha rivelato una grande misericordia di Dio in questa tragedia. Quando l'ho visto, ho capito che Charlie non aveva sofferto. Persino il medico mi ha detto che la sua morte era stata qualcosa di così istantanea che, anche se Charlie fosse stato colpito dentro sala operatoria stessa, non si sarebbe potuto fare nulla. Non c'era dolore. Non c'è paura, non c'è agonia. Un attimo prima Charlie stava facendo ciò che amava: discuteva e dibatteva nel campus, lottava per il Vangelo e la verità di fronte a una grande folla e poi ha chiuso i suoi occhi e si è trovato di fronte al suo salvatore in Paradiso. E tutti i misteri celesti gli sono stati rivelati.

    L'amore di Dio ha continuato a rivelarsarsi su di me nei giorni successivi. Il giorno dopo, sulla pista dell'Air Force Two, mi sono confrontata con Usha Vance, una donna preziosa. Le tebevo la mano e le ho detto onestamente: "Non so come posso affrontare tutto questo". Mi ha risposto così: "Sai, quando sei su un aereo con i tuoi figli e sono gli ultimi 15 minuti di volo e la situazione è caotica. I bambini non collaborano, i giocattoli volano ovunque e tutti urlano. E pensi: "Non vedo l'ora che questo volo atterri. E mancano 15 minuti al tuo arrivo". E mi disse: "Supererai questi 15 minuti e anche i successivi 15 minuti". Usha, non credo che tu te ne sia resa conto allora, ma quelle parole erano esattamente ciò che avevo bisogno di sentire. Ma soprattutto, la misericordia e l'amore di Dio mi sono stati rivelati in questi ultimi dieci giorni.

    Dopo l'assassinio di Charlie, non abbiamo visto violenza. Non abbiamo visto rivolte. Non abbiamo visto la rivoluzione, invece, abbiamo visto ciò che mio marito ha sempre pregato di vedere in questo Paese: abbiamo visto un risveglio. La scorsa settimana, abbiamo visto persone aprire una Bibbia per la prima volta in un decennio, abbiamo visto persone pregare per la prima volta da quando erano bambini, abbiamo visto persone andare a una funzione religiosa per la prima volta in tutta la loro vita.

    A Charlie piaceva tenere un diario, e lo dico perché lo faceva per ricordare momenti importanti e frasi che lo avevano segnato. E una delle cose che scrisse nel suo diario era questa: Ogni volta che prendi una decisione, questa lascia un segno nella tua anima. A quelli di voi là fuori che hanno appena preso quella decisione e hanno fatto il primo passo verso una vita spirituale, dico “grazie e benvenuti”. Un giorno, spero che guardiate indietro e vi rendiate conto che è stata la decisione più importante della vostra vita. Perché lo è. Per tutti voi. Lo è. Per tutti voi che siete già credenti. È vostro compito guidare queste persone. Non prendetelo alla leggera. Annaffiate il seme della loro fede. Proteggetelo e aiutatelo a crescere.

    Ogni giorno, mentre Charlie entrava in ufficio, scorreva la sua lista dei contatti – e so che molti di voi erano tra questi – scorreva la sua lista dei contatti e inviava i versetti della Bibbia del giorno. Sapeva che la fede è un'abitudine, più la vivi, più cresce, ma sappi anche questo: il seme è stato appena piantato, il nemico ti tenterà di più in un momento come questo, Dio sarà sempre lì per te, ma tu devi scegliere di orientare la tua anima ogni giorno, ancora e ancora nella direzione di Cristo. Prega ancora, leggi di nuovo la Bibbia, vai in chiesa domenica, e la domenica successiva, e quella dopo ancoraE liberati dalle tentazioni e dalle catene di questo mondo. Essere un seguace di Cristo non è facile. Non è previsto che lo fosse.

    Gesù ha detto: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Ha detto che sarebbe stato perseguitato, ha detto che saremmo stati perseguitati. Charlie lo sapeva, e ha portato con letizia la sua croce fino alla fine. Voglio che tutti voi lo sappiate, certo Charlie è morto troppo presto, ma era anche pronto a morire. Non c'era niente, niente che stesse rimandando, che fosse troppo difficile o troppo faticoso o niente che semplicemente non volesse fare, ha lasciato questo mondo senza rimpianti. Ha fatto il 100% di quello che poteva ogni giorno. E vi dico un’altra cosa. Charlie è morto con un lavoro incompiuto, ma non con una missione in sospeso.

    Mi mancherà. Mi mancherà tantissimo. Perché il nostro matrimonio e la nostra famiglia erano bellissimi. Lo sono ancora. La causa più importante nella vita di Charlie era cercare di far rivivere la famiglia americana. Quando parlava ai giovani, era sempre desideroso di raccontare loro la visione di Dio sul matrimonio e di come, se avessero avuto il coraggio di viverla, avrebbe arricchito ogni aspetto della loro vita, proprio come aveva arricchito la nostra. Una volta qualcuno mi è stato chiesto come facessimo io e Charlie a mantenere così forte il nostro matrimonio quando lui era impegnato in viaggio. Era il nostro piccolo segreto, lettere d'amore. Ogni sabato, Charlie me ne scriveva uno. Non ha mai saltato un sabato. E in ognuno di quei bigliettini, mi raccontava qual era stato il momento clou della settimana, quanto fosse grato per me e per i nostri bambini. E alla fine, concludeva sempre con la domanda più bella, concludeva sempre chiedendo: "Per favore, fammi sapere come posso servirti meglio come marito, dimmi come posso essere un marito migliore".

    Charlie aveva perfettamente compreso il ruolo di Dio per un marito cristiano: un uomo che guida per poter essere a servizio. A tutti gli uomini che guardano da tutto il mondo, accettate la sfida di Charlie e abbracciate la vera virilità: siate forti e coraggiosi per le vostre famiglie, amate le vostre mogli e guidatele, amate i vostri figli e proteggeteli, siate la guida della vostra casa anche nella fede. Ma per favore, siate una guida degna di essere seguita da vostra moglie. Vostra moglie non è la vostra serva, vostra moglie non è la vostra dipendente, non è la vostra schiava. È la vostra alleata, non siete rivali. Siete una sola carne. Lavorate insieme per la gloria di Dio.

    Ero la confidente di Charlie. Ero la sua fortezza, la sua consigliera più vicina e fidata, la sua migliore amica. Mi sono riversata su di lui e l'ho amato profondamente. Gli ho dato forza perché il suo amore per me mi spingeva a essere una moglie migliore. Ogni giorno mi onorava. E pregavo di poter essere la moglie che Dio voleva che fossi per mio marito.

    Donne, ho una sfida anche per voi: siate virtuose. La nostra forza risiede nel disegno di Dio per il nostro ruolo, siamo le custodi, siamo quelle che incoraggiano, siamo quelle che preservano. Custodite il vostro cuore. Tutto ciò che fate scaturisce da esso. E se siete madri, vi prego di riconoscere che questo è il compito più importante che avete. Noi cercavamo di accompagnarlo quando potevamo, ma mi assicuravo che, quando Charlie tornava dal lavoro, quello fosse il suo luogo sacro, lontano dalle preoccupazioni del mondo. Non lo facevo sentire in colpa per essere stato via troppo a lungo o troppo a lungo, o per essere tornato a casa troppo tardi, gli dicevo sempre che la casa era qui per lui, pronta ad accoglierlo. E l'ho trasformata nel posto in cui voleva tornare il prima possibile quando era in viaggio.

    Non si tenevano i conti fra noi, eravamo una squadra che lavorava insieme per la stessa missione. Non ho mai voluto essere quella che si frapponeva tra Charlie e il compito che Dio aveva preparato per lui e gli aveva assegnato, e sapevo che Charlie avrebbe sempre fatto del suo meglio per esser mio alleato. Il mio matrimonio con Charlie è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, e so che è stata la cosa migliore che sia mai capitata anche a lui. Voleva che tutti provassero quella gioia.

    Ed è questo che rende così bello il progetto di Dio per il matrimonio: che tutti possono. Potrei parlarne all'infinito. Negli anni a venire, lo farò. Ma la missione di Charlie, soprattutto, era rivolta direttamente a coloro che non sono sposati. Aveva scelto un nome appropriato per la sua organizzazione, sapeva che le cose non andavano bene in America, e soprattutto tra i giovani, e che avevano bisogno di una nuova direzione. Charlie desiderava ardentemente raggiungere e salvare i Ragazzi Perduti del West, i giovani che si sentono senza direzione, senza scopo, senza fede e senza motivo di vivere, uomini che sprecano la loro vita in distrazioni, consumati dal risentimento, dalla rabbia e dall'odio. Charlie voleva aiutarli. Voleva che trovassero una casa con Turning Point USA, e quando andava al campus, voleva mostrare loro un percorso migliore e una vita migliore, che era a portata di tutti, lui volava mostrarglielo.

    Mio marito, Charlie. Voleva salvare giovani uomini, proprio come quello che gli ha tolto la vita, oh. quel giovane. Sulla croce il nostro Salvatore disse: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Quell'uomo, quel giovane, io lo perdono. Lo perdono perché è ciò che Cristo ha fatto nella sua vita. Ciò che Charlie avrebbe fatto. La risposta all'odio non è l'odio. La risposta che conosciamo dal Vangelo è l'amore, e sempre amore.

    Amore per i nostri nemici e amore per coloro che ci perseguitano.

    Il mondo ha bisogno di Turning Point USA. Ha bisogno di un gruppo che allontani i giovani dal sentiero della miseria e del peccato. Ha bisogno di qualcosa che allontani le persone dall'inferno in questo mondo e nell'altro. Ha bisogno di giovani indirizzati verso la verità e la bellezza. E quindi vi prometto, oggi, che ogni aspetto del nostro lavoro diventerà più grande.

    Sono immensamente onorato di essere il nuovo CEO di Turning Point USA, non lo prendo alla leggera, Charlie ed io eravamo uniti nello stesso obiettivo, la sua passione era la mia passione. E ora la sua missione è la mia missione. Tutto ciò che Turning Point USA ha costruito grazie alla visione e al duro lavoro di Charlie, lo renderò dieci volte più grande grazie al potere della sua memoria. USA Faith aggiungerà migliaia di nuovi pastori e decine di membri della congregazione. E sì, gli eventi del campus continueranno e continueremo a tenere dibattiti e confronti.

    Il Primo Emendamento della nostra Costituzione è l'emendamento più umano. Siamo esseri naturalmente parlanti, naturalmente credenti, e il Primo Emendamento protegge il nostro diritto a fare entrambe le cose. Nessun assassino ci impedirà mai di difendere questi diritti. Mai. Perché quando si mina il confronto, quando si spezza il dialogo, questo è ciò che accade. Quando perdiamo la capacità e la volontà di comunicare otteniamo violenza.

    E mentre sono qui ora e guardo questa bellissima foto di mio marito davanti a me, appesa allo stadio, penso a mio marito 13 anni fa. Non l'avevo ancora incontrato. Aveva 18 anni. Un uomo. Appena uscito dal liceo, che correva per i corridoi della Camera dei Rappresentanti senza un dollaro in tasca e un solo contatto sul telefono. Chi lo vedeva diceva che non sapeva cosa stava facendo, ma lui lo sapeva. Sapeva cosa stava facendo. Sapeva esattamente cosa stava facendo. Avrebbe cambiato il mondo. E lo ha fatto.

    La vita di Charlie è stata una svolta per questo Paese. È stato un miracolo. Lascia che quel miracolo della sua vita sia anche la tua svolta: scegli la preghiera, scegli il coraggio, scegli la bellezza, scegli l'avventura, scegli la famiglia, scegli una vita di fede, soprattutto, scegli Cristo. Ti amo, Charlie, tesoro. E ti renderò orgoglioso.

    Dio vi benedica tutti. E Dio benedica l'America.
    “Lascia che quel miracolo della sua vita sia anche la tua svolta” Il discorso integrale di Erika Kirk Dio vi benedica tutti per essere venuti qui da tutto il mondo, per onorare e celebrare il mio Charlie. A pochi chilometri da qui, due anni fa, all'America Fest 2023, Charlie ha tenuto un discorso sul palco per il nostro evento TP USA Faith. Charlie ama parlare a braccio. È molto bravo in questo, senza un copione. Quindi personalmente non sapevo cosa avrebbe detto. E ciò di cui ha scelto di parlare quel giorno è stata la sua sottomissione alla volontà di Dio. Ha citato uno dei suoi versetti biblici preferiti, Isaia 6:8. "Eccomi, Signore. Manda me". Dopo che Charlie ebbe finito, l'ho incontrato nel backstage e gli ho parlato, non lo dimenticherò mai. Gli ho detto: "Charlie, tesoro, per favore parlami la prossima volta prima di dire quella frase. Perché quando dici una cosa del genere, c'è così tanta potenza, quando dici: ‘Eccomi, Signore, usami’, che Dio ti prenderà in parola”. E lo ha fatto con Charlie. Undici giorni fa Dio ha accettato quella totale resa di mio marito e lo ha chiamato al suo fianco. Più di ogni altra cosa, Charlie voleva fare non la sua volontà, ma quella di Dio. E in questi ultimi 11 giorni, nonostante tutto il dolore, mai prima d'ora ho trovato tanto conforto come ora nelle parole del Padre Nostro: "Sia fatta la tua volontà". L'amore di Dio mi è stato rivelato proprio il giorno in cui mio marito è stato assassinato. Nel pomeriggio del 10 settembre sono arrivata in un ospedale dello Utah per fare l'impensabile: vedere il corpo assassinato di mio marito. Ho visto la ferita che gli ha tolto la vita, ho provato tutto quello che ci si aspetterebbe di provare: h o provato shock, ho provato orrore e un dolore al cuore che non sapevo nemmeno esistesse, ma c'era anche qualcos'altro. Anche nella morte, potevo vedere l'uomo che amo. Ho visto l'unico capello grigio su un lato della sua testa, di cui non gli avevo mai parlato. Ora lo sa. Scusa, tesoro, te lo dico ora. Ma non gliel'ho mai detto. Non volevo. Ho visto anche questo. Ho visto anche sulle sue labbra un flebile sorriso. E questo mi ha detto qualcosa di importante. Mi ha rivelato una grande misericordia di Dio in questa tragedia. Quando l'ho visto, ho capito che Charlie non aveva sofferto. Persino il medico mi ha detto che la sua morte era stata qualcosa di così istantanea che, anche se Charlie fosse stato colpito dentro sala operatoria stessa, non si sarebbe potuto fare nulla. Non c'era dolore. Non c'è paura, non c'è agonia. Un attimo prima Charlie stava facendo ciò che amava: discuteva e dibatteva nel campus, lottava per il Vangelo e la verità di fronte a una grande folla e poi ha chiuso i suoi occhi e si è trovato di fronte al suo salvatore in Paradiso. E tutti i misteri celesti gli sono stati rivelati. L'amore di Dio ha continuato a rivelarsarsi su di me nei giorni successivi. Il giorno dopo, sulla pista dell'Air Force Two, mi sono confrontata con Usha Vance, una donna preziosa. Le tebevo la mano e le ho detto onestamente: "Non so come posso affrontare tutto questo". Mi ha risposto così: "Sai, quando sei su un aereo con i tuoi figli e sono gli ultimi 15 minuti di volo e la situazione è caotica. I bambini non collaborano, i giocattoli volano ovunque e tutti urlano. E pensi: "Non vedo l'ora che questo volo atterri. E mancano 15 minuti al tuo arrivo". E mi disse: "Supererai questi 15 minuti e anche i successivi 15 minuti". Usha, non credo che tu te ne sia resa conto allora, ma quelle parole erano esattamente ciò che avevo bisogno di sentire. Ma soprattutto, la misericordia e l'amore di Dio mi sono stati rivelati in questi ultimi dieci giorni. Dopo l'assassinio di Charlie, non abbiamo visto violenza. Non abbiamo visto rivolte. Non abbiamo visto la rivoluzione, invece, abbiamo visto ciò che mio marito ha sempre pregato di vedere in questo Paese: abbiamo visto un risveglio. La scorsa settimana, abbiamo visto persone aprire una Bibbia per la prima volta in un decennio, abbiamo visto persone pregare per la prima volta da quando erano bambini, abbiamo visto persone andare a una funzione religiosa per la prima volta in tutta la loro vita. A Charlie piaceva tenere un diario, e lo dico perché lo faceva per ricordare momenti importanti e frasi che lo avevano segnato. E una delle cose che scrisse nel suo diario era questa: Ogni volta che prendi una decisione, questa lascia un segno nella tua anima. A quelli di voi là fuori che hanno appena preso quella decisione e hanno fatto il primo passo verso una vita spirituale, dico “grazie e benvenuti”. Un giorno, spero che guardiate indietro e vi rendiate conto che è stata la decisione più importante della vostra vita. Perché lo è. Per tutti voi. Lo è. Per tutti voi che siete già credenti. È vostro compito guidare queste persone. Non prendetelo alla leggera. Annaffiate il seme della loro fede. Proteggetelo e aiutatelo a crescere. Ogni giorno, mentre Charlie entrava in ufficio, scorreva la sua lista dei contatti – e so che molti di voi erano tra questi – scorreva la sua lista dei contatti e inviava i versetti della Bibbia del giorno. Sapeva che la fede è un'abitudine, più la vivi, più cresce, ma sappi anche questo: il seme è stato appena piantato, il nemico ti tenterà di più in un momento come questo, Dio sarà sempre lì per te, ma tu devi scegliere di orientare la tua anima ogni giorno, ancora e ancora nella direzione di Cristo. Prega ancora, leggi di nuovo la Bibbia, vai in chiesa domenica, e la domenica successiva, e quella dopo ancoraE liberati dalle tentazioni e dalle catene di questo mondo. Essere un seguace di Cristo non è facile. Non è previsto che lo fosse. Gesù ha detto: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Ha detto che sarebbe stato perseguitato, ha detto che saremmo stati perseguitati. Charlie lo sapeva, e ha portato con letizia la sua croce fino alla fine. Voglio che tutti voi lo sappiate, certo Charlie è morto troppo presto, ma era anche pronto a morire. Non c'era niente, niente che stesse rimandando, che fosse troppo difficile o troppo faticoso o niente che semplicemente non volesse fare, ha lasciato questo mondo senza rimpianti. Ha fatto il 100% di quello che poteva ogni giorno. E vi dico un’altra cosa. Charlie è morto con un lavoro incompiuto, ma non con una missione in sospeso. Mi mancherà. Mi mancherà tantissimo. Perché il nostro matrimonio e la nostra famiglia erano bellissimi. Lo sono ancora. La causa più importante nella vita di Charlie era cercare di far rivivere la famiglia americana. Quando parlava ai giovani, era sempre desideroso di raccontare loro la visione di Dio sul matrimonio e di come, se avessero avuto il coraggio di viverla, avrebbe arricchito ogni aspetto della loro vita, proprio come aveva arricchito la nostra. Una volta qualcuno mi è stato chiesto come facessimo io e Charlie a mantenere così forte il nostro matrimonio quando lui era impegnato in viaggio. Era il nostro piccolo segreto, lettere d'amore. Ogni sabato, Charlie me ne scriveva uno. Non ha mai saltato un sabato. E in ognuno di quei bigliettini, mi raccontava qual era stato il momento clou della settimana, quanto fosse grato per me e per i nostri bambini. E alla fine, concludeva sempre con la domanda più bella, concludeva sempre chiedendo: "Per favore, fammi sapere come posso servirti meglio come marito, dimmi come posso essere un marito migliore". Charlie aveva perfettamente compreso il ruolo di Dio per un marito cristiano: un uomo che guida per poter essere a servizio. A tutti gli uomini che guardano da tutto il mondo, accettate la sfida di Charlie e abbracciate la vera virilità: siate forti e coraggiosi per le vostre famiglie, amate le vostre mogli e guidatele, amate i vostri figli e proteggeteli, siate la guida della vostra casa anche nella fede. Ma per favore, siate una guida degna di essere seguita da vostra moglie. Vostra moglie non è la vostra serva, vostra moglie non è la vostra dipendente, non è la vostra schiava. È la vostra alleata, non siete rivali. Siete una sola carne. Lavorate insieme per la gloria di Dio. Ero la confidente di Charlie. Ero la sua fortezza, la sua consigliera più vicina e fidata, la sua migliore amica. Mi sono riversata su di lui e l'ho amato profondamente. Gli ho dato forza perché il suo amore per me mi spingeva a essere una moglie migliore. Ogni giorno mi onorava. E pregavo di poter essere la moglie che Dio voleva che fossi per mio marito. Donne, ho una sfida anche per voi: siate virtuose. La nostra forza risiede nel disegno di Dio per il nostro ruolo, siamo le custodi, siamo quelle che incoraggiano, siamo quelle che preservano. Custodite il vostro cuore. Tutto ciò che fate scaturisce da esso. E se siete madri, vi prego di riconoscere che questo è il compito più importante che avete. Noi cercavamo di accompagnarlo quando potevamo, ma mi assicuravo che, quando Charlie tornava dal lavoro, quello fosse il suo luogo sacro, lontano dalle preoccupazioni del mondo. Non lo facevo sentire in colpa per essere stato via troppo a lungo o troppo a lungo, o per essere tornato a casa troppo tardi, gli dicevo sempre che la casa era qui per lui, pronta ad accoglierlo. E l'ho trasformata nel posto in cui voleva tornare il prima possibile quando era in viaggio. Non si tenevano i conti fra noi, eravamo una squadra che lavorava insieme per la stessa missione. Non ho mai voluto essere quella che si frapponeva tra Charlie e il compito che Dio aveva preparato per lui e gli aveva assegnato, e sapevo che Charlie avrebbe sempre fatto del suo meglio per esser mio alleato. Il mio matrimonio con Charlie è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, e so che è stata la cosa migliore che sia mai capitata anche a lui. Voleva che tutti provassero quella gioia. Ed è questo che rende così bello il progetto di Dio per il matrimonio: che tutti possono. Potrei parlarne all'infinito. Negli anni a venire, lo farò. Ma la missione di Charlie, soprattutto, era rivolta direttamente a coloro che non sono sposati. Aveva scelto un nome appropriato per la sua organizzazione, sapeva che le cose non andavano bene in America, e soprattutto tra i giovani, e che avevano bisogno di una nuova direzione. Charlie desiderava ardentemente raggiungere e salvare i Ragazzi Perduti del West, i giovani che si sentono senza direzione, senza scopo, senza fede e senza motivo di vivere, uomini che sprecano la loro vita in distrazioni, consumati dal risentimento, dalla rabbia e dall'odio. Charlie voleva aiutarli. Voleva che trovassero una casa con Turning Point USA, e quando andava al campus, voleva mostrare loro un percorso migliore e una vita migliore, che era a portata di tutti, lui volava mostrarglielo. Mio marito, Charlie. Voleva salvare giovani uomini, proprio come quello che gli ha tolto la vita, oh. quel giovane. Sulla croce il nostro Salvatore disse: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Quell'uomo, quel giovane, io lo perdono. Lo perdono perché è ciò che Cristo ha fatto nella sua vita. Ciò che Charlie avrebbe fatto. La risposta all'odio non è l'odio. La risposta che conosciamo dal Vangelo è l'amore, e sempre amore. Amore per i nostri nemici e amore per coloro che ci perseguitano. Il mondo ha bisogno di Turning Point USA. Ha bisogno di un gruppo che allontani i giovani dal sentiero della miseria e del peccato. Ha bisogno di qualcosa che allontani le persone dall'inferno in questo mondo e nell'altro. Ha bisogno di giovani indirizzati verso la verità e la bellezza. E quindi vi prometto, oggi, che ogni aspetto del nostro lavoro diventerà più grande. Sono immensamente onorato di essere il nuovo CEO di Turning Point USA, non lo prendo alla leggera, Charlie ed io eravamo uniti nello stesso obiettivo, la sua passione era la mia passione. E ora la sua missione è la mia missione. Tutto ciò che Turning Point USA ha costruito grazie alla visione e al duro lavoro di Charlie, lo renderò dieci volte più grande grazie al potere della sua memoria. USA Faith aggiungerà migliaia di nuovi pastori e decine di membri della congregazione. E sì, gli eventi del campus continueranno e continueremo a tenere dibattiti e confronti. Il Primo Emendamento della nostra Costituzione è l'emendamento più umano. Siamo esseri naturalmente parlanti, naturalmente credenti, e il Primo Emendamento protegge il nostro diritto a fare entrambe le cose. Nessun assassino ci impedirà mai di difendere questi diritti. Mai. Perché quando si mina il confronto, quando si spezza il dialogo, questo è ciò che accade. Quando perdiamo la capacità e la volontà di comunicare otteniamo violenza. E mentre sono qui ora e guardo questa bellissima foto di mio marito davanti a me, appesa allo stadio, penso a mio marito 13 anni fa. Non l'avevo ancora incontrato. Aveva 18 anni. Un uomo. Appena uscito dal liceo, che correva per i corridoi della Camera dei Rappresentanti senza un dollaro in tasca e un solo contatto sul telefono. Chi lo vedeva diceva che non sapeva cosa stava facendo, ma lui lo sapeva. Sapeva cosa stava facendo. Sapeva esattamente cosa stava facendo. Avrebbe cambiato il mondo. E lo ha fatto. La vita di Charlie è stata una svolta per questo Paese. È stato un miracolo. Lascia che quel miracolo della sua vita sia anche la tua svolta: scegli la preghiera, scegli il coraggio, scegli la bellezza, scegli l'avventura, scegli la famiglia, scegli una vita di fede, soprattutto, scegli Cristo. Ti amo, Charlie, tesoro. E ti renderò orgoglioso. Dio vi benedica tutti. E Dio benedica l'America.
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  • QUESTO MI SEMBRA VERAMENTE SCANDALOSO!!!
    Solo tre patteggiamenti: così si chiude il processo per la strage del Mottarone. La madre di una vittima: “Questo è il valore che danno alla vita delle persone”
    di F. Q.
    Il gup di Verbania ha accolto le istanze a 3 anni e 10 mesi avanzata da Luigi Nerini, il titolare della Ferrovia del Mottarone, e a 4 anni e 11 mesi e 4 anni e 5 mesi proposte da Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, rispettivamente direttore d’esercizio e capo servizio dell’impianto. Nessuno dei tre va in carcere.

    Si è chiuso il capitolo giudiziario nell’ambito del procedimento sulla strage della funivia Stresa-Mottarone. Il giudice per l’udienza preliminare ha accolto tre patteggiamenti e pronunciato sentenza di non luogo a procedere per altri due imputati che sono stati prosciolti. Il gup di Verbania, Gianni Macchioni, ha accolto le istanze a patteggiare a 3 anni e 10 mesi avanzata da Luigi Nerini, il titolare della Ferrovia del Mottarone, e a 4 anni e 11 mesi e 4 anni e 5 mesi proposte da Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, rispettivamente direttore d’esercizio e capo servizio dell’impianto. Con tale pena nessuno dei tre va in carcere. Gli indagati all’epoca erano stati fermati e poi scarcerati dal gip tra le polemiche, salvo poi essere rimessi ai domiciliari dal Riesame. La Cassazione infine aveva annullato gli arresti. La Procura aveva chiesto il proscioglimento di Martin Leitner, consigliere delegato della omonima società, e di Peter Rabanser, responsabile del Customer Service. La Regione Piemonte, ha revocato la costituzione di parte civile dopo un risarcimento di circa 100mila euro.

    “Questo è il valore che danno alla vita delle persone” ha detto Vincenza Minutella, la mamma di Silvia Malnati. “Dal signor Nerini non c’è mai stata una lettera di scusa ai famigliari delle vittime, questo ci lascia con un po’ di amaro in bocca. Siamo comunque soddisfatti dell’esito del processo perché c’è stata una condanna severa per le persone contro cui ci eravamo costituiti parte civile, cioè Nerini e Tadini” ha detto Lo ha detto l’avvocato Emanuele Zanalda, legale di alcuni parenti del ramo paterno di Eitan, il bimbo israeliano unico sopravvissuto alla tragedia.

    La strage
    Il 23 maggio del 2021 morirono 14 passeggeri a bordo della cabina precipitata per la rottura della fune traente dell’impianto e del concomitante inserimento dei ‘forchettoni’ che impedirono l’attivazione dei freni di emergenza. A tre mesi dall’ultima udienza, nella quale i pm di Verbania avevano riformulato le accuse eliminando quella di attentato alla sicurezza dei trasporti aggravato dal disastro. Secondo i periti incaricati la funivia del Mottarone era precipitata “a causa del degrado della fune” traente. Di conseguenza, “una corretta attuazione dei controlli” avrebbe evitato la morte delle persone a bordo.

    I pm
    “Nessuna pena, nessun risarcimento potrà mai lenire il dolore per quanto accaduto. Chiudere ora, in una maniera complessivamente adeguata, è un modo per tutti di cominciare a ricucire quello strappo” aveva detto il rappresentante dell’accusa in udienza aggiungendo che si tratta di una “decisione non facile. Spero che le parti offese possano non dico accettare, ma comprendere questo esito”. I pm in aula hanno illustrato i motivi della richiesta di proscioglimento per i due dirigenti della Leitner. Peter Rabanser, che dell’azienda altoatesina è il responsabile del customer service, non può essere ritenuto responsabile di quanto inizialmente contestato – hanno spiegato – perché non spettava a lui il controllo sull’operato del direttore d’esercizio dell’impianto Enrico Perocchio, pubblico ufficiale sul cui operato i controlli spettavano all’Ustif, l’acronimo che indica l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi.

    Le reazioni
    “Non sono sorpresa, era già previsto dalla scorsa udienza. Ma sono molto amareggiata: loro (i pm, ndr) forse non sono stati sette ore su in mezzo ai morti come me. Rispetto la decisione, però l’intervento della Procura mi è sembrato piuttosto da brivido. Giustificano il fatto che non vai a processo perché in questo modo si rinnova il dolore?” aveva detto la sindaca di Stresa, Marcella Severino, prima della decisione. La prima cittadina ha poi ribadito il concetto: “Il solco era già stato tracciato l’udienza precedente, dove si era capito benissimo, quando sono stati rivisti i capi d’imputazione dove si voleva andare. Sono molto, molto amareggiata. Forse, avendo vissuto la tragedia in prima persona, l’ho un pò cucita sulla pelle, speravo veramente ci fosse giustizia. In questo momento devo riflettere ma sono molto perplessa”.

    “La società Leitner non può che esprimere il proprio apprezzamento per la sentenza di non luogo a procedere – si legge in una nota – in relazione alla posizione del proprio vicepresidente Martin Leitner e del dirigente Peter Rabanser. Una decisione che si pone in linea di totale continuità con le già avvenute archiviazioni della posizione del proprio presidente Anton Seeber e della stessa Società per gli addebiti 231/01. Sin dall’inizio del procedimento la società Leitner ha costantemente ribadito la propria condotta improntata a diligenza, coscienza e responsabilità, nell’esecuzione del contratto di manutenzione vigente con la società Ferrovie del Mottarone”.

    Il procuratore e il rischio prescrizione
    “Questo risultato non è il migliore, ma è una soluzione complessivamente adeguata. Siamo consapevoli della profondità del dolore dei familiari delle vittime, ma il processo penale non può mirare a restituire nulla e neppure ad attenuare il dolore. Non devono pensare all’entità della pena, ma che questo patteggiamento rappresenta un accertamento dei fatti e delle responsabilità. Questo anche la persona offesa può prenderlo in considerazione per provare a girare pagina nel limite di quanto umanamente possibile” ha detto ai giornalisti il procuratore di Verbania, Alessandro Pepè.

    “Questa non è la soluzione migliore, non è quella a cui il procuratore pensava nel corso delle indagini, ma è la soluzione che si basa su un dato di fatto: i tempi di indagini e dell’udienza preliminari sono stati particolarmente lunghi, ci siamo trovati a iniziare la seconda udienza preliminare dopo oltre quattro anni dai fatti e dobbiamo prendere atto di questa situazione. Riteniamo – ha concluso – che questo tipo di atteggiamento, che certamente non applica pene particolarmente severe, possa essere preferibile rispetto all’inizio di un percorso dibattimentale che sarebbe stato molto lungo e anche dall’esito incerto visto il tempo già decorso e considerato che si trattava solo più di reati colposi. I tempi della prescrizione li conosciamo e non sono particolarmente lunghi”.

    Le difese
    “Tadini è sempre stato trasparente e presente, ha scritto una lettera breve e toccante. Secondo me abbiamo chiuso nella maniera tecnicamente giusta. Chiaramente qualcuno sarà insoddisfatto, ma io credo che sia la scelta corretta e definitiva. Alla luce di tutto quello che è accaduto, per quanto mi riguarda sono molto soddisfatto, credo di aver fatto un buon lavoro” dice l’avvocato Marcello Perillo. “Il mio cliente subisce una condanna severa ma che gli consente di pensare di non dover tornare in un carcere: questo era il nostro obiettivo primario rispetto a un disastro che avrebbe potuto avere delle conseguenze gravissime anche su di lui” commenta l’avvocato Andrea Da Prato, difensore di Perocchio. “Sentenza giusta? La verità storica è un’altra cosa, ci vorrebbe un dibattimento ma non era il caso di affrontarlo“, ha concluso.

    La lettera dell’imputato
    “Sono profondamente addolorato per tutto il dolore, per le tante, troppe sofferenze causate dal mio comportamento, le cui conseguenze sono andate ben al di là di quanto potessi immaginare nei giorni che hanno preceduto la tragedia. Da quando è accaduto il fatto, non so darmi pace” si legge nella lettera che Tadini ha scritto per accompagnare la richiesta di patteggiamento. “So bene – afferma – che per quanto io possa essere pentito, il mio dolore, la contrizione del mio cuore non potrà alleviare la sofferenza dei famigliari delle vittime. Più che la condanna, temo il loro mancato perdono. Possa Dio darmi l’occasione di espirare il male compiuto dando loro al contempo tutto ciò che la loro vita necessita per tornare a fiorire”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/18/strage-mottarone-patteggiamento-imputati-notizie/8130804/
    QUESTO MI SEMBRA VERAMENTE SCANDALOSO!!! Solo tre patteggiamenti: così si chiude il processo per la strage del Mottarone. La madre di una vittima: “Questo è il valore che danno alla vita delle persone” di F. Q. Il gup di Verbania ha accolto le istanze a 3 anni e 10 mesi avanzata da Luigi Nerini, il titolare della Ferrovia del Mottarone, e a 4 anni e 11 mesi e 4 anni e 5 mesi proposte da Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, rispettivamente direttore d’esercizio e capo servizio dell’impianto. Nessuno dei tre va in carcere. Si è chiuso il capitolo giudiziario nell’ambito del procedimento sulla strage della funivia Stresa-Mottarone. Il giudice per l’udienza preliminare ha accolto tre patteggiamenti e pronunciato sentenza di non luogo a procedere per altri due imputati che sono stati prosciolti. Il gup di Verbania, Gianni Macchioni, ha accolto le istanze a patteggiare a 3 anni e 10 mesi avanzata da Luigi Nerini, il titolare della Ferrovia del Mottarone, e a 4 anni e 11 mesi e 4 anni e 5 mesi proposte da Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, rispettivamente direttore d’esercizio e capo servizio dell’impianto. Con tale pena nessuno dei tre va in carcere. Gli indagati all’epoca erano stati fermati e poi scarcerati dal gip tra le polemiche, salvo poi essere rimessi ai domiciliari dal Riesame. La Cassazione infine aveva annullato gli arresti. La Procura aveva chiesto il proscioglimento di Martin Leitner, consigliere delegato della omonima società, e di Peter Rabanser, responsabile del Customer Service. La Regione Piemonte, ha revocato la costituzione di parte civile dopo un risarcimento di circa 100mila euro. “Questo è il valore che danno alla vita delle persone” ha detto Vincenza Minutella, la mamma di Silvia Malnati. “Dal signor Nerini non c’è mai stata una lettera di scusa ai famigliari delle vittime, questo ci lascia con un po’ di amaro in bocca. Siamo comunque soddisfatti dell’esito del processo perché c’è stata una condanna severa per le persone contro cui ci eravamo costituiti parte civile, cioè Nerini e Tadini” ha detto Lo ha detto l’avvocato Emanuele Zanalda, legale di alcuni parenti del ramo paterno di Eitan, il bimbo israeliano unico sopravvissuto alla tragedia. La strage Il 23 maggio del 2021 morirono 14 passeggeri a bordo della cabina precipitata per la rottura della fune traente dell’impianto e del concomitante inserimento dei ‘forchettoni’ che impedirono l’attivazione dei freni di emergenza. A tre mesi dall’ultima udienza, nella quale i pm di Verbania avevano riformulato le accuse eliminando quella di attentato alla sicurezza dei trasporti aggravato dal disastro. Secondo i periti incaricati la funivia del Mottarone era precipitata “a causa del degrado della fune” traente. Di conseguenza, “una corretta attuazione dei controlli” avrebbe evitato la morte delle persone a bordo. I pm “Nessuna pena, nessun risarcimento potrà mai lenire il dolore per quanto accaduto. Chiudere ora, in una maniera complessivamente adeguata, è un modo per tutti di cominciare a ricucire quello strappo” aveva detto il rappresentante dell’accusa in udienza aggiungendo che si tratta di una “decisione non facile. Spero che le parti offese possano non dico accettare, ma comprendere questo esito”. I pm in aula hanno illustrato i motivi della richiesta di proscioglimento per i due dirigenti della Leitner. Peter Rabanser, che dell’azienda altoatesina è il responsabile del customer service, non può essere ritenuto responsabile di quanto inizialmente contestato – hanno spiegato – perché non spettava a lui il controllo sull’operato del direttore d’esercizio dell’impianto Enrico Perocchio, pubblico ufficiale sul cui operato i controlli spettavano all’Ustif, l’acronimo che indica l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi. Le reazioni “Non sono sorpresa, era già previsto dalla scorsa udienza. Ma sono molto amareggiata: loro (i pm, ndr) forse non sono stati sette ore su in mezzo ai morti come me. Rispetto la decisione, però l’intervento della Procura mi è sembrato piuttosto da brivido. Giustificano il fatto che non vai a processo perché in questo modo si rinnova il dolore?” aveva detto la sindaca di Stresa, Marcella Severino, prima della decisione. La prima cittadina ha poi ribadito il concetto: “Il solco era già stato tracciato l’udienza precedente, dove si era capito benissimo, quando sono stati rivisti i capi d’imputazione dove si voleva andare. Sono molto, molto amareggiata. Forse, avendo vissuto la tragedia in prima persona, l’ho un pò cucita sulla pelle, speravo veramente ci fosse giustizia. In questo momento devo riflettere ma sono molto perplessa”. “La società Leitner non può che esprimere il proprio apprezzamento per la sentenza di non luogo a procedere – si legge in una nota – in relazione alla posizione del proprio vicepresidente Martin Leitner e del dirigente Peter Rabanser. Una decisione che si pone in linea di totale continuità con le già avvenute archiviazioni della posizione del proprio presidente Anton Seeber e della stessa Società per gli addebiti 231/01. Sin dall’inizio del procedimento la società Leitner ha costantemente ribadito la propria condotta improntata a diligenza, coscienza e responsabilità, nell’esecuzione del contratto di manutenzione vigente con la società Ferrovie del Mottarone”. Il procuratore e il rischio prescrizione “Questo risultato non è il migliore, ma è una soluzione complessivamente adeguata. Siamo consapevoli della profondità del dolore dei familiari delle vittime, ma il processo penale non può mirare a restituire nulla e neppure ad attenuare il dolore. Non devono pensare all’entità della pena, ma che questo patteggiamento rappresenta un accertamento dei fatti e delle responsabilità. Questo anche la persona offesa può prenderlo in considerazione per provare a girare pagina nel limite di quanto umanamente possibile” ha detto ai giornalisti il procuratore di Verbania, Alessandro Pepè. “Questa non è la soluzione migliore, non è quella a cui il procuratore pensava nel corso delle indagini, ma è la soluzione che si basa su un dato di fatto: i tempi di indagini e dell’udienza preliminari sono stati particolarmente lunghi, ci siamo trovati a iniziare la seconda udienza preliminare dopo oltre quattro anni dai fatti e dobbiamo prendere atto di questa situazione. Riteniamo – ha concluso – che questo tipo di atteggiamento, che certamente non applica pene particolarmente severe, possa essere preferibile rispetto all’inizio di un percorso dibattimentale che sarebbe stato molto lungo e anche dall’esito incerto visto il tempo già decorso e considerato che si trattava solo più di reati colposi. I tempi della prescrizione li conosciamo e non sono particolarmente lunghi”. Le difese “Tadini è sempre stato trasparente e presente, ha scritto una lettera breve e toccante. Secondo me abbiamo chiuso nella maniera tecnicamente giusta. Chiaramente qualcuno sarà insoddisfatto, ma io credo che sia la scelta corretta e definitiva. Alla luce di tutto quello che è accaduto, per quanto mi riguarda sono molto soddisfatto, credo di aver fatto un buon lavoro” dice l’avvocato Marcello Perillo. “Il mio cliente subisce una condanna severa ma che gli consente di pensare di non dover tornare in un carcere: questo era il nostro obiettivo primario rispetto a un disastro che avrebbe potuto avere delle conseguenze gravissime anche su di lui” commenta l’avvocato Andrea Da Prato, difensore di Perocchio. “Sentenza giusta? La verità storica è un’altra cosa, ci vorrebbe un dibattimento ma non era il caso di affrontarlo“, ha concluso. La lettera dell’imputato “Sono profondamente addolorato per tutto il dolore, per le tante, troppe sofferenze causate dal mio comportamento, le cui conseguenze sono andate ben al di là di quanto potessi immaginare nei giorni che hanno preceduto la tragedia. Da quando è accaduto il fatto, non so darmi pace” si legge nella lettera che Tadini ha scritto per accompagnare la richiesta di patteggiamento. “So bene – afferma – che per quanto io possa essere pentito, il mio dolore, la contrizione del mio cuore non potrà alleviare la sofferenza dei famigliari delle vittime. Più che la condanna, temo il loro mancato perdono. Possa Dio darmi l’occasione di espirare il male compiuto dando loro al contempo tutto ciò che la loro vita necessita per tornare a fiorire”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/18/strage-mottarone-patteggiamento-imputati-notizie/8130804/
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    Strage del Mottarone, tre imputati chiedono di patteggiare
    Per la strage della funivia Stresa-Mottarone del 23 maggio 2021 tre imputati hanno chiesto di patteggiare con pene fino a 4 anni e 5 mesi
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  • IL CREPUSCOLO DI SAN SIRO
    (Ma di che c… stiamo parlando??! )

    Tutto è cominciato a metà della scorsa consiliatura al Comune di Milano e, da allora, non abbiamo visto altro che un indecente saliscendi: cambi di fronte, revisioni, documenti tenuti sotto chiave e accordi sotterranei che oggi si materializzano in una Delibera di Giunta che sa tanto di “cronaca di una merda annunciata”.

    Non mi illudevo certo che sarebbe stata una passeggiata. Ma persino un inguaribile idealista finisce per perdere la pazienza di fronte a scorrettezze così plateali, ormai esibite alla luce del sole senza più nemmeno la pudica ipocrisia degli anni ’80.

    Sorvoliamo sul lungo calvario di San Siro negli anni: ciò che lascia attoniti oggi è la farsa finale di una delibera che contiene delle perle indimenticabili:

    1️⃣ Prezzo di vendita di stadio + aree limitrofe: 197 milioni di euro, di cui 73 subito e il resto a rate. E ovviamente, “sconto” del Comune per tunnel Patroclo e bonifiche.

    2️⃣ Il Comune ci mette pure del suo: 22 milioni di soldi pubblici per coprire parte dei costi. Una bella “mano tesa” ai club, no?

    3️⃣ Dulcis in fundo: lo “scudo penale” chiesto da Inter e Milan, inserito all’ultimo. Tradotto: se ci fossero indagini o procedimenti che bloccano i lavori o ne mettono a rischio la “bancabilità”… i club possono tirarsi indietro. E a quel punto vien quasi da fare il tifo per la Corte dei Conti!

    Ma la vergogna più grande è un’altra: questa Delibera n.1323 NON È EMENDABILE.
    O con noi o contro di noi. Prendere o lasciare. Alla faccia del confronto democratico (curioso per chi si chiama Partito Democratico). Mai vista una roba del genere.
    San Siro, oggi, va ben oltre la questione edilizia o ambientale. È il simbolo di un atto di supremazia del potere, che calpesta la storia, la memoria collettiva e il benessere dei cittadini, per fare un regalo a due società calcistiche (anzi, a due fondi) di cui non sappiamo nemmeno chi siano i veri padroni.
    E intanto ci dicono che non si può discutere, che non si può modificare nulla perché “si comprometterebbe l’equilibrio delle relazioni”.
    Ma di che c… stiamo parlando???
    Il silenzio sul vincolo storico dello stadio grida vendetta. Perché non si attiva subito una causa su questo fronte?

    Il 25 settembre tireremo le somme. Ma oggi più che mai serve ricordare a noi stessi che la vera forza sta nel mantenere un fronte cittadino unito, oltre i personalismi e le differenze. Non servono lotte armate né violenze – ce n’è già abbastanza nel mondo. Ma quando il cittadino milanese inizierà a sentirsi davvero preso per il culo?
    Io resto un idealista, lo so. E rivendico quella stagione politica in cui eravamo chiamati “quelli del NO”. Non un no cieco, ma un no ragionato, basato su studi e buonsenso, che puntava al bene collettivo.
    E allora sì, mi viene da mettere in guardia anche gli ex compagni di viaggio: attenti a un campo largo che rischia di diventare il banchetto di volpi e affaristi.

    Un vero campo allargato dobbiamo entrare nell’ottica di costruirlo noi cittadini, addetti ai lavori, teorici e pensatori. Tutti insieme sotto lo stesso fronte.
    Perché forse non ci è chiaro che il piano di scontro non è più orizzontale, fra contradaioli o parrocchiani, ma verticale: fra chi subisce e chi comanda, forte soltanto di un’arma chiamata “dinero” .
    Inutile girarci intorno.

    #SanSiro #Milano #NoAllaSpeculazione #BastaRegaliAiPoteriForti #CittadiniUniti #resistenzacivile
    🏟️ IL CREPUSCOLO DI SAN SIRO (Ma di che c… stiamo parlando??! 🤬) Tutto è cominciato a metà della scorsa consiliatura al Comune di Milano e, da allora, non abbiamo visto altro che un indecente saliscendi: cambi di fronte, revisioni, documenti tenuti sotto chiave e accordi sotterranei che oggi si materializzano in una Delibera di Giunta che sa tanto di “cronaca di una merda annunciata”. Non mi illudevo certo che sarebbe stata una passeggiata. Ma persino un inguaribile idealista finisce per perdere la pazienza di fronte a scorrettezze così plateali, ormai esibite alla luce del sole senza più nemmeno la pudica ipocrisia degli anni ’80. Sorvoliamo sul lungo calvario di San Siro negli anni: ciò che lascia attoniti oggi è la farsa finale di una delibera che contiene delle perle indimenticabili: 1️⃣ Prezzo di vendita di stadio + aree limitrofe: 197 milioni di euro, di cui 73 subito e il resto a rate. E ovviamente, “sconto” del Comune per tunnel Patroclo e bonifiche. 2️⃣ Il Comune ci mette pure del suo: 22 milioni di soldi pubblici per coprire parte dei costi. Una bella “mano tesa” ai club, no? 3️⃣ Dulcis in fundo: lo “scudo penale” chiesto da Inter e Milan, inserito all’ultimo. Tradotto: se ci fossero indagini o procedimenti che bloccano i lavori o ne mettono a rischio la “bancabilità”… i club possono tirarsi indietro. E a quel punto vien quasi da fare il tifo per la Corte dei Conti! ⚖️ 👉 Ma la vergogna più grande è un’altra: questa Delibera n.1323 NON È EMENDABILE. O con noi o contro di noi. Prendere o lasciare. Alla faccia del confronto democratico (curioso per chi si chiama Partito Democratico). Mai vista una roba del genere. San Siro, oggi, va ben oltre la questione edilizia o ambientale. È il simbolo di un atto di supremazia del potere, che calpesta la storia, la memoria collettiva e il benessere dei cittadini, per fare un regalo a due società calcistiche (anzi, a due fondi) di cui non sappiamo nemmeno chi siano i veri padroni. E intanto ci dicono che non si può discutere, che non si può modificare nulla perché “si comprometterebbe l’equilibrio delle relazioni”. Ma di che c… stiamo parlando??? 😡 Il silenzio sul vincolo storico dello stadio grida vendetta. Perché non si attiva subito una causa su questo fronte? 📅 Il 25 settembre tireremo le somme. Ma oggi più che mai serve ricordare a noi stessi che la vera forza sta nel mantenere un fronte cittadino unito, oltre i personalismi e le differenze. Non servono lotte armate né violenze – ce n’è già abbastanza nel mondo. Ma quando il cittadino milanese inizierà a sentirsi davvero preso per il culo? Io resto un idealista, lo so. E rivendico quella stagione politica in cui eravamo chiamati “quelli del NO”. Non un no cieco, ma un no ragionato, basato su studi e buonsenso, che puntava al bene collettivo. E allora sì, mi viene da mettere in guardia anche gli ex compagni di viaggio: attenti a un campo largo che rischia di diventare il banchetto di volpi e affaristi. 🔥 Un vero campo allargato dobbiamo entrare nell’ottica di costruirlo noi cittadini, addetti ai lavori, teorici e pensatori. Tutti insieme sotto lo stesso fronte. Perché forse non ci è chiaro che il piano di scontro non è più orizzontale, fra contradaioli o parrocchiani, ma verticale: fra chi subisce e chi comanda, forte soltanto di un’arma chiamata “dinero” 💰. Inutile girarci intorno. #SanSiro #Milano #NoAllaSpeculazione #BastaRegaliAiPoteriForti #CittadiniUniti #resistenzacivile
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  • Ieri quindici aerei dell' aviazione militare israeliana hanno sorvolato il Qatar e sganciato complessivamente dieci bombe su due palazzine all' interno delle quali vi si trovavano dei capi di Hamas.. Stando alle notizie quei miliziani stavano discutendo della proposta per porre fine al conflitto in Palestina inviata loro dall' amministrazione Trump.
    Prima dell' attacco le autorità sioniste hanno avvisato sia l' amministrazione statunitense che il governo qatariota. In un tempo necessario e sufficiente affinché il Qatar e/o gli USA potessero impedire quanto poi è occorso ?
    Il Qatar ha elevato una protesta ( presumo molto stizzita ) per la violazione della propria sovranità e non ha disdegnato di prospettare addirittura una reazione ( invierà una lettera a Netanyahu racchiudente il proprio sdegno e livore a nome di tutta la comunità qatariota per l' oltraggio patito al primo ministro israeliano? ).
    La nostra presidente del Consiglio ha rivolto una " sincera vicinanza all' emiro del Qatar e alla nazione tutta "
    Un accorato pensiero ai familiari e al popolo palestinese no perché, come insegna la narrazione sionista, non lo meritano avendo partorito siffatti loschi figuri.
    Netanyahu: " la guerra a Gaza potrebbe ( il condizionale è d' obbligo...quando ad esprimersi è un sionista ossessivo compulsivo) finire immediatamente se la proposta di Trump venisse accolta. Noi l' abbiamo accettata ".
    D' accordo, ma se uccidete proprio coloro ai quali si è chiesto di discuterla e quindi di formulare una risposta, da chi vi attendete una decisione ?
    Nel contempo il comando dell' idf ha intimato alla popolazione di Gaza City di abbondare la città e dirigersi verso sud.
    Si abbattono i capi di Hamas, si sventrano ( tre giorni fa) altri due grattacieli a Gaza ( bisogna pure radere tutto per poi far sorgere sulle rovine una Gaza resort...!), si intralciano i soccorsi....e i soli a volere la pace sono solo e sempre i sionisti...da oltre settant'anni .
    Ieri quindici aerei dell' aviazione militare israeliana hanno sorvolato il Qatar e sganciato complessivamente dieci bombe su due palazzine all' interno delle quali vi si trovavano dei capi di Hamas.. Stando alle notizie quei miliziani stavano discutendo della proposta per porre fine al conflitto in Palestina inviata loro dall' amministrazione Trump. Prima dell' attacco le autorità sioniste hanno avvisato sia l' amministrazione statunitense che il governo qatariota. In un tempo necessario e sufficiente affinché il Qatar e/o gli USA potessero impedire quanto poi è occorso ? Il Qatar ha elevato una protesta ( presumo molto stizzita ) per la violazione della propria sovranità e non ha disdegnato di prospettare addirittura una reazione ( invierà una lettera a Netanyahu racchiudente il proprio sdegno e livore a nome di tutta la comunità qatariota per l' oltraggio patito al primo ministro israeliano? ). La nostra presidente del Consiglio ha rivolto una " sincera vicinanza all' emiro del Qatar e alla nazione tutta " Un accorato pensiero ai familiari e al popolo palestinese no perché, come insegna la narrazione sionista, non lo meritano avendo partorito siffatti loschi figuri. Netanyahu: " la guerra a Gaza potrebbe ( il condizionale è d' obbligo...quando ad esprimersi è un sionista ossessivo compulsivo) finire immediatamente se la proposta di Trump venisse accolta. Noi l' abbiamo accettata ". D' accordo, ma se uccidete proprio coloro ai quali si è chiesto di discuterla e quindi di formulare una risposta, da chi vi attendete una decisione ? Nel contempo il comando dell' idf ha intimato alla popolazione di Gaza City di abbondare la città e dirigersi verso sud. Si abbattono i capi di Hamas, si sventrano ( tre giorni fa) altri due grattacieli a Gaza ( bisogna pure radere tutto per poi far sorgere sulle rovine una Gaza resort...!), si intralciano i soccorsi....e i soli a volere la pace sono solo e sempre i sionisti...da oltre settant'anni .
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  • NO GRAZIE. NOI i CARNEFICI ASSASSINI SIONISTI non LI VOGLIAMO NEL NOSTRO PAESE!
    Soldati Idf nelle Marche per smaltire lo stress (sorvegliati dalla Digos) - Il Fatto Quotidiano
    Leggi su Il Fatto Quotidiano l'articolo in edicola "Soldati Idf nelle Marche per smaltire lo stress (sorvegliati dalla Digos)" pubblicato il 7 Settembre 2025 a firma di Stefania Maurizi e Ferruccio Sansa...
    “Non era una ragazzo come gli altri, spensierato come noi che prendevamo il sole sotto gli ombrelloni. L’ho capito quando gli ho chiesto di fare una foto e lui si è messo una mano davanti alla faccia, ‘no, niente foto’, ha quasi urlato”. Valentina è una ragazza di 22 anni di Porto San Giorgio in […]
    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/09/07/soldati-idf-nelle-marc-he-per-smaltire-lo-stress/8118151/
    NO GRAZIE. NOI i CARNEFICI ASSASSINI SIONISTI non LI VOGLIAMO NEL NOSTRO PAESE! Soldati Idf nelle Marche per smaltire lo stress (sorvegliati dalla Digos) - Il Fatto Quotidiano Leggi su Il Fatto Quotidiano l'articolo in edicola "Soldati Idf nelle Marche per smaltire lo stress (sorvegliati dalla Digos)" pubblicato il 7 Settembre 2025 a firma di Stefania Maurizi e Ferruccio Sansa... “Non era una ragazzo come gli altri, spensierato come noi che prendevamo il sole sotto gli ombrelloni. L’ho capito quando gli ho chiesto di fare una foto e lui si è messo una mano davanti alla faccia, ‘no, niente foto’, ha quasi urlato”. Valentina è una ragazza di 22 anni di Porto San Giorgio in […] https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/09/07/soldati-idf-nelle-marc-he-per-smaltire-lo-stress/8118151/
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  • NOI TUTTI SIAMO CON IL SINDACO di UDINE.
    ISRAELE deve ESSERE ESTROMESSA da OGNI COMPETIZIONE SPORTIVA!
    Il sindaco di Udine: "Fermiamo Italia-Israele, giocare ora è inopportuno"
    Chiesto il rinvio del match: "Siamo di fronte a un dramma che non ha eguali negli ultimi 80 anni"

    WE ALL ARE WITH THE MAYOR OF UDINE.
    ISRAEL MUST BE ELIMINATED FROM ALL SPORTING COMPETITIONS!
    The mayor of Udine: "Let's stop Italy-Israel; playing now is inappropriate."
    The match's postponement has been requested: "We are facing a tragedy unparalleled in the last 80 years."

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/01/italia-israele-udine-sindaco-propone-rinvio-fermiamoci-di-fronte-al-dramma-giocare-inopportuno/8110960/
    NOI TUTTI SIAMO CON IL SINDACO di UDINE. ISRAELE deve ESSERE ESTROMESSA da OGNI COMPETIZIONE SPORTIVA! Il sindaco di Udine: "Fermiamo Italia-Israele, giocare ora è inopportuno" Chiesto il rinvio del match: "Siamo di fronte a un dramma che non ha eguali negli ultimi 80 anni" WE ALL ARE WITH THE MAYOR OF UDINE. ISRAEL MUST BE ELIMINATED FROM ALL SPORTING COMPETITIONS! The mayor of Udine: "Let's stop Italy-Israel; playing now is inappropriate." The match's postponement has been requested: "We are facing a tragedy unparalleled in the last 80 years." https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/01/italia-israele-udine-sindaco-propone-rinvio-fermiamoci-di-fronte-al-dramma-giocare-inopportuno/8110960/
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    Il sindaco di Udine: "Fermiamo Italia-Israele, giocare ora è inopportuno"
    Chiesto il rinvio del match: "Siamo di fronte a un dramma che non ha eguali negli ultimi 80 anni"
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  • QUESTA MI SEMBRA un'OTTIMA INIZIATIVA!
    FORZA ADERIAMO IN CENTINAIA di MIGLIAIA!
    Oltre mille insegnanti italiani si mobilitano contro il genocidio a Gaza
    Da un gruppo WhatsApp nato a Brescia a un movimento nazionale: docenti uniti per sensibilizzare sul conflitto a Gaza e chiedere lo stop alle armi.
    “Sentiamo l’esigenza di fare qualcosa - raccontano - Per questo chiediamo che si indica uno sciopero unitario della scuola, ma capace di coinvolgere anche studenti e famiglie, con lo scopo di fare pressione sul governo affinché interrompa le relazioni militari e commerciali con lo Stato di Israele”
    Più di mille insegnanti si mobilitano per Gaza: “Servono progetti per sensibilizzare i nostri bambini”


    Mobilitazione del mondo della scuola per alzare la voce e dire no al genocidio in corso nella Striscia di Gaza ad opera del governo israeliano. Una iniziativa, nata quasi per caso, spontaneamente, pochi giorni fa a Brescia e che oggi sta coinvolgendo istituti scolastici di tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, dall’Alto Adige alla Toscana. Un gruppo WhatsApp che oggi ha raggiunto una dimensione nazionale e che conta oltre mille iscritti tra insegnanti, educatori e operatori che lavorano nell’universo scolastico, dall’asilo nido fino all’università. “Un paio di settimane fa – racconta a ilfattoquotidiano.it Emanuela De Rocco, una delle promotrici della mobilitazione che insegna alla scuola primaria Torricella di Brescia – ho scritto un messaggio sul gruppo ‘Coordinamento bresciano contro la guerra per la pace e il disarmo’. Non potevo immaginare di riprendere la scuola facendo finta di niente. Mi sono chiesta, angosciata e impotente, se fosse possibile trovarsi e condividere questi pensieri, oltre che muovere i sindacati avendo l’impressione che le istituzioni stiano facendo ben poco”. Subito ha risposto Sara Girelli Carasi, insegnante della scuola media Pascoli di Brescia, che ha lanciato l’idea di creare una community di cui ora fanno parte, mentre scriviamo, 1.050 membri.

    “Sentiamo l’esigenza di fare qualcosa – ha detto invece Fernando Scarlata, docente del centro di formazione professionale Canossa di Brescia, anche lui tra i promotori dell’iniziativa pro Gaza – Non possiamo più rimandare. Per questo chiediamo che si indica uno sciopero unitario della scuola, ma capace di coinvolgere anche studenti e famiglie, con lo scopo di fare pressione sul governo affinché interrompa le relazioni militari e commerciali con lo Stato di Israele”. E aggiunge: “Di iniziative in questo periodo ce ne sono parecchie, ma spesso quelle legate al mondo della scuola sono scollegate tra loro. Il nostro obiettivo è dare a questi progetti la giusta visibilità e far uscire queste progettualità dalla scuola per coinvolgere unitariamente tutte le istituzioni”.

    Per questo i promotori della mobilitazione hanno scritto, tre giorni fa in occasione della loro prima assemblea che si è tenuta aula magna dell’Itis Castelli di Brescia, una lettera che spediranno a presidente della Repubblica, governo, Parlamento, sindacati e uffici scolastici territoriali. Nel documento, una sorta di manifesto programmatico che ci si aspetta verrà sottoscritto da migliaia di persone. Si chiede, tra le altre cose, che il governo cessi immediatamente l’invio di armi verso Israele e ogni forma di collaborazione militare con Tel Aviv, che si assuma una posizione di ferma condanna verso i crimini di guerra e contro l’umanità commessi, che si sospenda ogni forma di collaborazione politica ed economica fino a quando non si porrà fine al genocidio in corso e all’occupazione dei territori palestinesi, l’immediato riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina (come già hanno fatto altri 143 Stati) per affermare un diritto universale e inalienabile, ossia il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.

    In vista dell’avvio dell’anno scolastico e dei primi collegi-docenti, Girelli Carasi spiega che la community sta pensando a un evento di sensibilizzazione per il primo giorno di scuola. Inoltre, i promotori hanno chiesto al ministero dell’Istruzione di inserire nella normale programmazione didattica spazi e momenti di educazione alla pace e alla non violenza, oltre ad approfondimenti storici su sionismo e anti-semitismo. Argomenti che andranno tarati per tipologia di scuola e utenza. Vi è anche l’idea di suggerire ai ragazzi di intrattenere una corrispondenza epistolare con studenti gazawi e per i bimbi più piccoli la possibilità di avere accanto a loro, in un forte legame ideale, uno degli oltre 18mila bambini uccisi dal 7 ottobre 2023.

    “Il primo settembre riprenderò la scuola – racconta ancora De Rocco – e non posso immaginare di iniziare così, come se niente fosse, di partecipare al primo collegio docenti come fosse routine e poi ritrovare i miei alunni allegri, fiduciosi e giocosi, come dovrebbero essere tutti i bambini del mondo, senza pensare ai bambini di Gaza. Io non posso iniziare facendo finta di niente, non ce la faccio”.

    Le maestre si occupano dei bambini, della loro cura, cercando di trasmettere loro valori e speranze e dunque “come è possibile dedicarsi a tutto ciò – si legge ancora nel documento programmatico – sapendo che ci sono bambini e famiglie che vengo intenzionalmente uccise, lasciate morire di fame e di sete, sapendo che il nostro Paese è complice di simili atrocità?”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/29/insegnanti-mobilitazione-gaza-stop-armi-notizie/8107979/
    QUESTA MI SEMBRA un'OTTIMA INIZIATIVA! FORZA ADERIAMO IN CENTINAIA di MIGLIAIA! Oltre mille insegnanti italiani si mobilitano contro il genocidio a Gaza Da un gruppo WhatsApp nato a Brescia a un movimento nazionale: docenti uniti per sensibilizzare sul conflitto a Gaza e chiedere lo stop alle armi. “Sentiamo l’esigenza di fare qualcosa - raccontano - Per questo chiediamo che si indica uno sciopero unitario della scuola, ma capace di coinvolgere anche studenti e famiglie, con lo scopo di fare pressione sul governo affinché interrompa le relazioni militari e commerciali con lo Stato di Israele” Più di mille insegnanti si mobilitano per Gaza: “Servono progetti per sensibilizzare i nostri bambini” Mobilitazione del mondo della scuola per alzare la voce e dire no al genocidio in corso nella Striscia di Gaza ad opera del governo israeliano. Una iniziativa, nata quasi per caso, spontaneamente, pochi giorni fa a Brescia e che oggi sta coinvolgendo istituti scolastici di tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, dall’Alto Adige alla Toscana. Un gruppo WhatsApp che oggi ha raggiunto una dimensione nazionale e che conta oltre mille iscritti tra insegnanti, educatori e operatori che lavorano nell’universo scolastico, dall’asilo nido fino all’università. “Un paio di settimane fa – racconta a ilfattoquotidiano.it Emanuela De Rocco, una delle promotrici della mobilitazione che insegna alla scuola primaria Torricella di Brescia – ho scritto un messaggio sul gruppo ‘Coordinamento bresciano contro la guerra per la pace e il disarmo’. Non potevo immaginare di riprendere la scuola facendo finta di niente. Mi sono chiesta, angosciata e impotente, se fosse possibile trovarsi e condividere questi pensieri, oltre che muovere i sindacati avendo l’impressione che le istituzioni stiano facendo ben poco”. Subito ha risposto Sara Girelli Carasi, insegnante della scuola media Pascoli di Brescia, che ha lanciato l’idea di creare una community di cui ora fanno parte, mentre scriviamo, 1.050 membri. “Sentiamo l’esigenza di fare qualcosa – ha detto invece Fernando Scarlata, docente del centro di formazione professionale Canossa di Brescia, anche lui tra i promotori dell’iniziativa pro Gaza – Non possiamo più rimandare. Per questo chiediamo che si indica uno sciopero unitario della scuola, ma capace di coinvolgere anche studenti e famiglie, con lo scopo di fare pressione sul governo affinché interrompa le relazioni militari e commerciali con lo Stato di Israele”. E aggiunge: “Di iniziative in questo periodo ce ne sono parecchie, ma spesso quelle legate al mondo della scuola sono scollegate tra loro. Il nostro obiettivo è dare a questi progetti la giusta visibilità e far uscire queste progettualità dalla scuola per coinvolgere unitariamente tutte le istituzioni”. Per questo i promotori della mobilitazione hanno scritto, tre giorni fa in occasione della loro prima assemblea che si è tenuta aula magna dell’Itis Castelli di Brescia, una lettera che spediranno a presidente della Repubblica, governo, Parlamento, sindacati e uffici scolastici territoriali. Nel documento, una sorta di manifesto programmatico che ci si aspetta verrà sottoscritto da migliaia di persone. Si chiede, tra le altre cose, che il governo cessi immediatamente l’invio di armi verso Israele e ogni forma di collaborazione militare con Tel Aviv, che si assuma una posizione di ferma condanna verso i crimini di guerra e contro l’umanità commessi, che si sospenda ogni forma di collaborazione politica ed economica fino a quando non si porrà fine al genocidio in corso e all’occupazione dei territori palestinesi, l’immediato riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina (come già hanno fatto altri 143 Stati) per affermare un diritto universale e inalienabile, ossia il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. In vista dell’avvio dell’anno scolastico e dei primi collegi-docenti, Girelli Carasi spiega che la community sta pensando a un evento di sensibilizzazione per il primo giorno di scuola. Inoltre, i promotori hanno chiesto al ministero dell’Istruzione di inserire nella normale programmazione didattica spazi e momenti di educazione alla pace e alla non violenza, oltre ad approfondimenti storici su sionismo e anti-semitismo. Argomenti che andranno tarati per tipologia di scuola e utenza. Vi è anche l’idea di suggerire ai ragazzi di intrattenere una corrispondenza epistolare con studenti gazawi e per i bimbi più piccoli la possibilità di avere accanto a loro, in un forte legame ideale, uno degli oltre 18mila bambini uccisi dal 7 ottobre 2023. “Il primo settembre riprenderò la scuola – racconta ancora De Rocco – e non posso immaginare di iniziare così, come se niente fosse, di partecipare al primo collegio docenti come fosse routine e poi ritrovare i miei alunni allegri, fiduciosi e giocosi, come dovrebbero essere tutti i bambini del mondo, senza pensare ai bambini di Gaza. Io non posso iniziare facendo finta di niente, non ce la faccio”. Le maestre si occupano dei bambini, della loro cura, cercando di trasmettere loro valori e speranze e dunque “come è possibile dedicarsi a tutto ciò – si legge ancora nel documento programmatico – sapendo che ci sono bambini e famiglie che vengo intenzionalmente uccise, lasciate morire di fame e di sete, sapendo che il nostro Paese è complice di simili atrocità?”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/29/insegnanti-mobilitazione-gaza-stop-armi-notizie/8107979/
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    Oltre mille insegnanti italiani si mobilitano contro il genocidio a Gaza
    Da un gruppo WhatsApp nato a Brescia a un movimento nazionale: docenti uniti per sensibilizzare sul conflitto a Gaza e chiedere lo stop alle armi
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