• ASCOLTATE TRAVAGLIO. Sembrano barzellette eppure le hanno scritte veramente!
    un cancro per l'Italia.......ora assieme a fanatici filosionisti di destra..
    Siam messi proprio male, eh..!
    -
    @LaVeritaWeb @lindipende @MaxMazzucco @MoriMrc @Quinto_Polo_ @dessere88fenice @itsmeback_ @marcotravaglio @pigiodi @Robertonuzzoam ->
    ASCOLTATE TRAVAGLIO. Sembrano barzellette eppure le hanno scritte veramente! un cancro per l'Italia.......ora assieme a fanatici filosionisti di destra.. Siam messi proprio male, eh..! - @LaVeritaWeb @lindipende @MaxMazzucco @MoriMrc @Quinto_Polo_ @dessere88fenice @itsmeback_ @marcotravaglio @pigiodi @Robertonuzzoam ->
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  • FATE MOLTA ATTENZIONE!
    "Attenzione, questi farmaci comuni alterano l'intestino anche anni dopo l'uso": l'allarme nel nuovo studio. L'esperto: “I farmaci restano sicuri, priorità resta la cura del paziente”
    Nuova ricerca rivela che beta-bloccanti, antidepressivi e inibitori della pompa protonica modificano la flora intestinale anche dopo la sospensione...
    Per capire meglio la portata di questo studio abbiamo intervistato Danilo De Gregorio, professore associato di Farmacologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano
    “Attenzione, questi farmaci comuni alterano l’intestino anche anni dopo l’uso”: l’allarme nel nuovo studio. L’esperto: “Restano sicuri, priorità resta la cura del paziente”


    Negli ultimi decenni abbiamo imparato a guardare al microbioma intestinale come a un organo chiave del nostro benessere. Non più soltanto un “aiutante digestivo”, ma un attore attivo nella salute immunitaria, metabolica e persino mentale. Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista mSystems aggiunge però un tassello inatteso: molti farmaci di uso comune – dai beta-bloccanti agli antidepressivi, fino agli inibitori della pompa protonica – possono alterare l’equilibrio dei batteri intestinali per anni, anche dopo la sospensione della terapia.

    Non si tratta soltanto degli antibiotici, da tempo noti per il loro impatto sul microbiota, ma di molecole largamente prescritte nella pratica quotidiana per disturbi cronici come ipertensione, insonnia, ansia e reflusso gastrico. I ricercatori dell’Università di Groningen, nei Paesi Bassi, hanno osservato che gli effetti di questi farmaci si protraggono nel tempo, modificando la composizione e la funzione della flora intestinale ben oltre la durata del trattamento. Si tratta di conclusioni di uno studio che richiedono altre conferme e approfondimenti, tuttavia suscita interrogativi cruciali: fino a che punto la “memoria farmacologica” del nostro intestino influenza la salute generale? E come possiamo bilanciare la necessità di cura con la tutela del microbioma, considerato ormai un alleato essenziale del cervello e del sistema immunitario? Per capire meglio la portata di questi risultati abbiamo intervistato Danilo De Gregorio, professore associato di Farmacologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
    L’esperto: “Risultati interessanti, ma da leggere con prudenza”

    “Lo studio è sicuramente interessante, anche per l’ampiezza della coorte analizzata – spiega De Gregorio – perché parliamo di oltre 2.500 individui sottoposti a screening per valutare l’impatto di diversi farmaci sul microbioma. Tuttavia, da farmacologo, ritengo che i risultati vadano interpretati con cautela. Gli autori hanno analizzato un numero molto elevato di farmaci su una popolazione eterogenea, dai giovani agli anziani, molti dei quali in politerapia. In queste condizioni è complesso isolare l’effetto di un singolo farmaco, poiché le interazioni tra molecole possono già di per sé modificare il microbioma, spesso in modo reversibile e non necessariamente negativo”. Il professore ricorda che il microbioma è un sistema dinamico, influenzato da molte variabili: “Dieta, stress, processi infiammatori, perfino fattori ambientali. Anche bere un bicchiere di latte può, nell’immediato, modificare la flora intestinale. Attribuire alterazioni durature esclusivamente ai farmaci, quindi, può essere fuorviante. I dati olandesi sono utili per generare ipotesi di lavoro, ma è prematuro trarre conclusioni cliniche definitive sulla salute a lungo termine”.
    “I farmaci restano sicuri: la priorità è sempre la cura del paziente”

    In ogni caso, come gestire il possibile impatto dei farmaci più diffusi? De Gregorio è netto: “La priorità resta la cura del paziente. I beta-bloccanti, gli antidepressivi o gli inibitori della pompa protonica hanno benefici consolidati e non ci sono motivi per sospenderli per timore di alterazioni microbiche. È però importante prescriverli sempre in modo appropriato, alla dose minima efficace e per il tempo strettamente necessario. Inoltre, bisognerebbe evitare politerapie superflue: quando si combinano troppi farmaci, le interazioni aumentano e l’effetto complessivo sul microbioma può diventare meno prevedibile”. Dal punto di vista del paziente, aggiunge, è possibile comunque adottare alcune buone pratiche: “Ridurre lo stress e seguire un’alimentazione equilibrata aiuta a mantenere l’omeostasi intestinale. Ma non ci sono, al momento, motivi per limitare o modificare le terapie consolidate sulla base dei risultati di un singolo studio”.

    Come “riparare” un microbioma alterato

    E se un trattamento farmacologico avesse effettivamente modificato la flora intestinale? “Uno dei modi per preservare o riequilibrare il microbioma – spiega l’esperto – è l’utilizzo di prebiotici o probiotici selezionati, combinati con una dieta ricca di fibre e alimenti fermentati. Anche la riduzione dello stress gioca un ruolo importante”. Il farmacologo cita le ricerche del neuroscienziato irlandese John Cryan, tra i pionieri dello studio del cosiddetto asse intestino-cervello: “Alcuni studi sperimentali hanno mostrato che nei pazienti depressi il microbioma risulta alterato e che, nei casi resistenti agli antidepressivi tradizionali, un trapianto fecale da donatori sani può migliorare i sintomi. Non è ancora una terapia clinicamente approvata, ma ci dà la misura di quanto la modulazione del microbioma possa influenzare anche la salute mentale”.
    Un sistema complesso, da rispettare

    Di fatto, lo studio olandese rappresenta più un punto di partenza che un allarme: “I risultati vanno presi con cautela, perché influenzati da molteplici fattori, in particolare nelle persone che assumono più farmaci contemporaneamente. Queste molecole – conclude De Gregorio – restano sicure e utili: ci ricordano soltanto che il corpo è un sistema complesso, e che ogni terapia deve essere calibrata con attenzione”.


    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/11/12/attenzione-questi-farmaci-comuni-alterano-lintestino-anche-anni-dopo-luso-lallarme-nel-nuovo-studio-lesperto-restano-sicuri-priorita-resta-la-cura-del-paziente/8184689/
    FATE MOLTA ATTENZIONE! "Attenzione, questi farmaci comuni alterano l'intestino anche anni dopo l'uso": l'allarme nel nuovo studio. L'esperto: “I farmaci restano sicuri, priorità resta la cura del paziente” Nuova ricerca rivela che beta-bloccanti, antidepressivi e inibitori della pompa protonica modificano la flora intestinale anche dopo la sospensione... Per capire meglio la portata di questo studio abbiamo intervistato Danilo De Gregorio, professore associato di Farmacologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano “Attenzione, questi farmaci comuni alterano l’intestino anche anni dopo l’uso”: l’allarme nel nuovo studio. L’esperto: “Restano sicuri, priorità resta la cura del paziente” Negli ultimi decenni abbiamo imparato a guardare al microbioma intestinale come a un organo chiave del nostro benessere. Non più soltanto un “aiutante digestivo”, ma un attore attivo nella salute immunitaria, metabolica e persino mentale. Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista mSystems aggiunge però un tassello inatteso: molti farmaci di uso comune – dai beta-bloccanti agli antidepressivi, fino agli inibitori della pompa protonica – possono alterare l’equilibrio dei batteri intestinali per anni, anche dopo la sospensione della terapia. Non si tratta soltanto degli antibiotici, da tempo noti per il loro impatto sul microbiota, ma di molecole largamente prescritte nella pratica quotidiana per disturbi cronici come ipertensione, insonnia, ansia e reflusso gastrico. I ricercatori dell’Università di Groningen, nei Paesi Bassi, hanno osservato che gli effetti di questi farmaci si protraggono nel tempo, modificando la composizione e la funzione della flora intestinale ben oltre la durata del trattamento. Si tratta di conclusioni di uno studio che richiedono altre conferme e approfondimenti, tuttavia suscita interrogativi cruciali: fino a che punto la “memoria farmacologica” del nostro intestino influenza la salute generale? E come possiamo bilanciare la necessità di cura con la tutela del microbioma, considerato ormai un alleato essenziale del cervello e del sistema immunitario? Per capire meglio la portata di questi risultati abbiamo intervistato Danilo De Gregorio, professore associato di Farmacologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. L’esperto: “Risultati interessanti, ma da leggere con prudenza” “Lo studio è sicuramente interessante, anche per l’ampiezza della coorte analizzata – spiega De Gregorio – perché parliamo di oltre 2.500 individui sottoposti a screening per valutare l’impatto di diversi farmaci sul microbioma. Tuttavia, da farmacologo, ritengo che i risultati vadano interpretati con cautela. Gli autori hanno analizzato un numero molto elevato di farmaci su una popolazione eterogenea, dai giovani agli anziani, molti dei quali in politerapia. In queste condizioni è complesso isolare l’effetto di un singolo farmaco, poiché le interazioni tra molecole possono già di per sé modificare il microbioma, spesso in modo reversibile e non necessariamente negativo”. Il professore ricorda che il microbioma è un sistema dinamico, influenzato da molte variabili: “Dieta, stress, processi infiammatori, perfino fattori ambientali. Anche bere un bicchiere di latte può, nell’immediato, modificare la flora intestinale. Attribuire alterazioni durature esclusivamente ai farmaci, quindi, può essere fuorviante. I dati olandesi sono utili per generare ipotesi di lavoro, ma è prematuro trarre conclusioni cliniche definitive sulla salute a lungo termine”. “I farmaci restano sicuri: la priorità è sempre la cura del paziente” In ogni caso, come gestire il possibile impatto dei farmaci più diffusi? De Gregorio è netto: “La priorità resta la cura del paziente. I beta-bloccanti, gli antidepressivi o gli inibitori della pompa protonica hanno benefici consolidati e non ci sono motivi per sospenderli per timore di alterazioni microbiche. È però importante prescriverli sempre in modo appropriato, alla dose minima efficace e per il tempo strettamente necessario. Inoltre, bisognerebbe evitare politerapie superflue: quando si combinano troppi farmaci, le interazioni aumentano e l’effetto complessivo sul microbioma può diventare meno prevedibile”. Dal punto di vista del paziente, aggiunge, è possibile comunque adottare alcune buone pratiche: “Ridurre lo stress e seguire un’alimentazione equilibrata aiuta a mantenere l’omeostasi intestinale. Ma non ci sono, al momento, motivi per limitare o modificare le terapie consolidate sulla base dei risultati di un singolo studio”. Come “riparare” un microbioma alterato E se un trattamento farmacologico avesse effettivamente modificato la flora intestinale? “Uno dei modi per preservare o riequilibrare il microbioma – spiega l’esperto – è l’utilizzo di prebiotici o probiotici selezionati, combinati con una dieta ricca di fibre e alimenti fermentati. Anche la riduzione dello stress gioca un ruolo importante”. Il farmacologo cita le ricerche del neuroscienziato irlandese John Cryan, tra i pionieri dello studio del cosiddetto asse intestino-cervello: “Alcuni studi sperimentali hanno mostrato che nei pazienti depressi il microbioma risulta alterato e che, nei casi resistenti agli antidepressivi tradizionali, un trapianto fecale da donatori sani può migliorare i sintomi. Non è ancora una terapia clinicamente approvata, ma ci dà la misura di quanto la modulazione del microbioma possa influenzare anche la salute mentale”. Un sistema complesso, da rispettare Di fatto, lo studio olandese rappresenta più un punto di partenza che un allarme: “I risultati vanno presi con cautela, perché influenzati da molteplici fattori, in particolare nelle persone che assumono più farmaci contemporaneamente. Queste molecole – conclude De Gregorio – restano sicure e utili: ci ricordano soltanto che il corpo è un sistema complesso, e che ogni terapia deve essere calibrata con attenzione”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/11/12/attenzione-questi-farmaci-comuni-alterano-lintestino-anche-anni-dopo-luso-lallarme-nel-nuovo-studio-lesperto-restano-sicuri-priorita-resta-la-cura-del-paziente/8184689/
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    "Attenzione, questi farmaci comuni alterano l'intestino anche anni dopo l'uso": l'allarme nel nuovo studio. L'esperto: “I farmaci restano sicuri, priorità resta la cura del paziente”
    Nuova ricerca rivela che beta-bloccanti, antidepressivi e inibitori della pompa protonica modificano la flora intestinale anche dopo la sospensione
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  • Non toccare chi ha più di cinquant’anni. Sul serio.
    Non sono solo un’altra generazione: sono veri sopravvissuti.
    Duri come pane raffermo, rapidi come la ciabatta di una nonna arrabbiata, quella che volava con precisione chirurgica.

    A cinque anni capivano l’umore della madre dal rumore del coperchio sulla pentola.
    A sette, avevano già le chiavi di casa e le istruzioni:
    «C’è da mangiare in frigo. Scaldalo, ma non rovesciare niente.»

    A nove preparavano la pastina per i fratelli.
    A dieci sapevano chiudere il rubinetto dell’acqua e scappare dal cane del vicino con un secchio in testa.
    Stavano fuori tutto il giorno, senza cellulare,
    con un programma preciso: sbarra, campo, bicicletta, rientro a casa quando faceva buio.
    Le ginocchia, coperte di croste e cicatrici, erano una mappa vivente delle loro avventure.

    E sono sopravvissuti.
    Le sbucciature si curavano con la saliva o con una foglia di piantaggine.
    E quando si lamentavano, la risposta era:
    «Se non c’è sangue, non è niente.»

    Mangiavano pane e zucchero, oppure pane e olio.
    Bevevano dal tubo dell’acqua del giardino,
    un sistema immunitario che oggi farebbe scuola.
    e se avevano allergie, nessuno ci badava.

    Sanno come togliere le macchie di erba, di sugo, di biro o di ruggine,
    perché “non si usciva di casa vestiti male”, neanche per andare a giocare.

    E poi… hanno visto e vissuto cose che oggi sembrano preistoria:
    – la radio col manopolone,
    – la TV in bianco e nero,
    – il giradischi con i vinili,
    – il mangianastri, le cassette,
    – il walkman e i CD…
    e oggi ascoltano migliaia di canzoni dallo smartphone,
    ma rimpiangono il suono della cassetta che frusciava e si riavvolgeva con una penna.

    Con la patente appena presa attraversavano l’Italia con la 127,
    senza aria condizionata, senza hotel, senza navigatore.
    Solo una cartina stradale dell’ACI e un panino avvolto nella stagnola.
    Eppure arrivavano sempre a destinazione.
    Senza Google Translate. Con un sorriso e due parole in dialetto.

    Sono l’ultima generazione cresciuta senza internet,
    senza powerbank,
    senza ansia da “batteria al 2%”.
    Si ricordano il telefono a disco nel corridoio,
    i quaderni di ricette scritte a mano,
    e i compleanni segnati sul calendario della cucina.

    Loro:
    – aggiustano tutto con lo scotch, una graffetta o una molletta,
    – avevano un solo canale TV (poi due), e non si annoiavano,
    – “sfogliavano” l’elenco telefonico, non le notifiche,
    – e una chiamata persa voleva dire solo: “Ti ho pensato.”

    Sono diversi.
    Hanno una specie di “amianto emotivo”,
    un sistema immunitario forgiato tra freddo, strada e poco zucchero,
    e riflessi da ninja metropolitano.

    Non stuzzicare un cinquantenne o un sessantenne.
    Ha visto più cose di te, ha vissuto più in profondità.
    E in tasca ha ancora una caramella alla menta
    rimasta lì “per ogni evenienza”.

    È sopravvissuto a un’infanzia senza seggiolino, senza casco, senza crema solare.
    Alla scuola senza LIM, senza computer, con il sussidiario in cartella.
    Alla giovinezza senza social, senza filtri, senza selfie.

    Non cerca risposte su Google: si fida del suo istinto.
    E ha più ricordi di quante foto tu abbia nel tuo cloud.

    - Dal web
    Non toccare chi ha più di cinquant’anni. Sul serio. Non sono solo un’altra generazione: sono veri sopravvissuti. Duri come pane raffermo, rapidi come la ciabatta di una nonna arrabbiata, quella che volava con precisione chirurgica. A cinque anni capivano l’umore della madre dal rumore del coperchio sulla pentola. A sette, avevano già le chiavi di casa e le istruzioni: «C’è da mangiare in frigo. Scaldalo, ma non rovesciare niente.» A nove preparavano la pastina per i fratelli. A dieci sapevano chiudere il rubinetto dell’acqua e scappare dal cane del vicino con un secchio in testa. Stavano fuori tutto il giorno, senza cellulare, con un programma preciso: sbarra, campo, bicicletta, rientro a casa quando faceva buio. Le ginocchia, coperte di croste e cicatrici, erano una mappa vivente delle loro avventure. E sono sopravvissuti. Le sbucciature si curavano con la saliva o con una foglia di piantaggine. E quando si lamentavano, la risposta era: «Se non c’è sangue, non è niente.» Mangiavano pane e zucchero, oppure pane e olio. Bevevano dal tubo dell’acqua del giardino, un sistema immunitario che oggi farebbe scuola. e se avevano allergie, nessuno ci badava. Sanno come togliere le macchie di erba, di sugo, di biro o di ruggine, perché “non si usciva di casa vestiti male”, neanche per andare a giocare. E poi… hanno visto e vissuto cose che oggi sembrano preistoria: – la radio col manopolone, – la TV in bianco e nero, – il giradischi con i vinili, – il mangianastri, le cassette, – il walkman e i CD… e oggi ascoltano migliaia di canzoni dallo smartphone, ma rimpiangono il suono della cassetta che frusciava e si riavvolgeva con una penna. Con la patente appena presa attraversavano l’Italia con la 127, senza aria condizionata, senza hotel, senza navigatore. Solo una cartina stradale dell’ACI e un panino avvolto nella stagnola. Eppure arrivavano sempre a destinazione. Senza Google Translate. Con un sorriso e due parole in dialetto. Sono l’ultima generazione cresciuta senza internet, senza powerbank, senza ansia da “batteria al 2%”. Si ricordano il telefono a disco nel corridoio, i quaderni di ricette scritte a mano, e i compleanni segnati sul calendario della cucina. Loro: – aggiustano tutto con lo scotch, una graffetta o una molletta, – avevano un solo canale TV (poi due), e non si annoiavano, – “sfogliavano” l’elenco telefonico, non le notifiche, – e una chiamata persa voleva dire solo: “Ti ho pensato.” Sono diversi. Hanno una specie di “amianto emotivo”, un sistema immunitario forgiato tra freddo, strada e poco zucchero, e riflessi da ninja metropolitano. Non stuzzicare un cinquantenne o un sessantenne. Ha visto più cose di te, ha vissuto più in profondità. E in tasca ha ancora una caramella alla menta rimasta lì “per ogni evenienza”. È sopravvissuto a un’infanzia senza seggiolino, senza casco, senza crema solare. Alla scuola senza LIM, senza computer, con il sussidiario in cartella. Alla giovinezza senza social, senza filtri, senza selfie. Non cerca risposte su Google: si fida del suo istinto. E ha più ricordi di quante foto tu abbia nel tuo cloud. - Dal web
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  • SAN SIRO NEL CUORE

    San Siro non è solo uno stadio. È il battito di Milano, il tempio delle emozioni, il teatro di notti indimenticabili. Qui si sono scritte pagine di storia calcistica e musicale, qui generazioni di tifosi e appassionati hanno vissuto momenti che restano impressi nel cuore.
    Oggi, però, il futuro del Meazza è in bilico. Mentre carte, studi legali e progetti di business si accumulano, possiamo ancora fare la differenza. Non lasciamo che un altro pezzo di storia venga cancellato!

    Votiamo San Siro tra i Luoghi del Cuore FAI!
    Basta un click per dire: "San Siro deve restare!"

    Vota qui:
    https://fondoambiente.it/luoghi/stadio-meazza-san-siro?ldc

    Facciamolo insieme, per Milano, per la storia, per il nostro cuore!

    #SanSiroNelCuore #FAI #Milano #StadioMeazza #SalviamoSanSiro #LuoghiDelCuore
    ⚽ SAN SIRO NEL CUORE ❤️ ⚽ San Siro non è solo uno stadio. È il battito di Milano, il tempio delle emozioni, il teatro di notti indimenticabili. Qui si sono scritte pagine di storia calcistica e musicale, qui generazioni di tifosi e appassionati hanno vissuto momenti che restano impressi nel cuore. Oggi, però, il futuro del Meazza è in bilico. Mentre carte, studi legali e progetti di business si accumulano, possiamo ancora fare la differenza. ✊ Non lasciamo che un altro pezzo di storia venga cancellato! Votiamo San Siro tra i Luoghi del Cuore FAI! 🏟️💙 📌 Basta un click per dire: "San Siro deve restare!" 👉 Vota qui: https://fondoambiente.it/luoghi/stadio-meazza-san-siro?ldc Facciamolo insieme, per Milano, per la storia, per il nostro cuore! ❤️ #SanSiroNelCuore #FAI #Milano #StadioMeazza #SalviamoSanSiro #LuoghiDelCuore
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  • PER NON DIMENTICARE!
    Rovesciamo il paradigma - Prof. Sergio Barbesta alla manif. di Libera Piazza Genova - 19/02/22

    "Proprio ieri ho sentito dire dal Presidente del Consiglio imposto, davanti alla solita pletora di giornalisti compiaciuti e compiacenti: “Governo Bellissimo”.
    Si guardi in giro Signor Presidente, alberghi chiusi, bar e ristoranti vuoti, città d’arte deserte, ponti che crollano, negozi con le scritte Affittasi/Vendesi.

    Un governo che spaventa, terrorizza, non fa entrare in università, in biblioteca, nei musei, nei cinema, in palestra, in piscina, sui mezzi pubblici i suoi giovani e che uccide i propri figli, non è un “Governo Bellissimo” ma è il peggior Governo che questa Repubblica abbia mai avuto e sarà ricordato per questo!

    CHI SI VACCINA MUORE e FA MORIRE!
    SI' FA MORIRE di dolore e di crepacuore le persone che gli stanno accanto!

    GRAZIE A TUTTI!"

    https://rumble.com/vvfh3h-rovesciamo-il-paradigma-prof.-sergio-barbesta-alla-manif.-di-libera-piazza-.html
    PER NON DIMENTICARE! Rovesciamo il paradigma - Prof. Sergio Barbesta alla manif. di Libera Piazza Genova - 19/02/22 "Proprio ieri ho sentito dire dal Presidente del Consiglio imposto, davanti alla solita pletora di giornalisti compiaciuti e compiacenti: “Governo Bellissimo”. Si guardi in giro Signor Presidente, alberghi chiusi, bar e ristoranti vuoti, città d’arte deserte, ponti che crollano, negozi con le scritte Affittasi/Vendesi. Un governo che spaventa, terrorizza, non fa entrare in università, in biblioteca, nei musei, nei cinema, in palestra, in piscina, sui mezzi pubblici i suoi giovani e che uccide i propri figli, non è un “Governo Bellissimo” ma è il peggior Governo che questa Repubblica abbia mai avuto e sarà ricordato per questo! CHI SI VACCINA MUORE e FA MORIRE! SI' FA MORIRE di dolore e di crepacuore le persone che gli stanno accanto! GRAZIE A TUTTI!" https://rumble.com/vvfh3h-rovesciamo-il-paradigma-prof.-sergio-barbesta-alla-manif.-di-libera-piazza-.html
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  • "A Washington DC, in una stazione della metropolitana, in una fredda mattina di gennaio del 2007, un uomo con un violino suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante quel periodo, circa 2000 persone attraversarono la stazione, la maggior parte delle quali si recava al lavoro.

    Dopo circa quattro minuti, un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per qualche secondo, poi riprese a camminare in fretta per rispettare i suoi impegni. Circa quattro minuti dopo, il violinista ricevette il suo primo dollaro. Una donna gettò del denaro nel cappello e, senza fermarsi, continuò a camminare. Dopo sei minuti, un giovane si appoggiò al muro per ascoltare, poi guardò l'orologio e riprese a camminare. Dopo dieci minuti, un bambino di tre anni si fermò, ma la madre lo tirò via in fretta. Il bambino si fermò di nuovo a guardare il violinista, ma la madre lo spinse con forza e il bambino continuò a camminare, girando la testa tutto il tempo. Questa scena si ripeté con diversi altri bambini, ma ogni genitore - senza eccezione - costrinse i propri figli a proseguire in fretta.

    Dopo quarantacinque minuti: Il musicista suonò ininterrottamente. Solo sei persone si fermarono e ascoltarono per un breve momento. Circa venti persone diedero del denaro, ma continuarono a camminare al loro ritmo normale. L'uomo raccolse un totale di 32 dollari.

    Dopo un'ora:
    Finì di suonare e il silenzio prese il sopravvento. Nessuno se ne accorse e nessuno applaudì. Non ci fu alcun riconoscimento.

    Nessuno sapeva che il violinista fosse Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti del mondo. Suonò uno dei pezzi più intricati mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima, Joshua Bell aveva fatto il tutto esaurito in un teatro di Boston, dove i biglietti avevano un prezzo medio di 100 dollari per ascoltarlo suonare la stessa musica.

    Questa è una storia vera. Joshua Bell, che suonava in incognito nella stazione della metropolitana di D.C., fu organizzato dal Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone.

    Questo esperimento sollevò diverse domande:
    In un ambiente comune, in un'ora inappropriata, siamo in grado di percepire la bellezza?
    E se sì, ci fermiamo ad apprezzarla?
    Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?

    Una possibile conclusione raggiunta da questo esperimento potrebbe essere questa:
    Se non abbiamo un momento per fermarci e ascoltare uno dei migliori musicisti del mondo, che suona alcune delle migliori musiche mai scritte, con uno degli strumenti più belli mai creati…
    Quante altre cose stiamo perdendo mentre corriamo attraverso la vita?"**

    The Love Rabbi - Yisroel Bernath
    "A Washington DC, in una stazione della metropolitana, in una fredda mattina di gennaio del 2007, un uomo con un violino suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante quel periodo, circa 2000 persone attraversarono la stazione, la maggior parte delle quali si recava al lavoro. Dopo circa quattro minuti, un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per qualche secondo, poi riprese a camminare in fretta per rispettare i suoi impegni. Circa quattro minuti dopo, il violinista ricevette il suo primo dollaro. Una donna gettò del denaro nel cappello e, senza fermarsi, continuò a camminare. Dopo sei minuti, un giovane si appoggiò al muro per ascoltare, poi guardò l'orologio e riprese a camminare. Dopo dieci minuti, un bambino di tre anni si fermò, ma la madre lo tirò via in fretta. Il bambino si fermò di nuovo a guardare il violinista, ma la madre lo spinse con forza e il bambino continuò a camminare, girando la testa tutto il tempo. Questa scena si ripeté con diversi altri bambini, ma ogni genitore - senza eccezione - costrinse i propri figli a proseguire in fretta. Dopo quarantacinque minuti: Il musicista suonò ininterrottamente. Solo sei persone si fermarono e ascoltarono per un breve momento. Circa venti persone diedero del denaro, ma continuarono a camminare al loro ritmo normale. L'uomo raccolse un totale di 32 dollari. Dopo un'ora: Finì di suonare e il silenzio prese il sopravvento. Nessuno se ne accorse e nessuno applaudì. Non ci fu alcun riconoscimento. Nessuno sapeva che il violinista fosse Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti del mondo. Suonò uno dei pezzi più intricati mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima, Joshua Bell aveva fatto il tutto esaurito in un teatro di Boston, dove i biglietti avevano un prezzo medio di 100 dollari per ascoltarlo suonare la stessa musica. Questa è una storia vera. Joshua Bell, che suonava in incognito nella stazione della metropolitana di D.C., fu organizzato dal Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. Questo esperimento sollevò diverse domande: In un ambiente comune, in un'ora inappropriata, siamo in grado di percepire la bellezza? E se sì, ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato? Una possibile conclusione raggiunta da questo esperimento potrebbe essere questa: Se non abbiamo un momento per fermarci e ascoltare uno dei migliori musicisti del mondo, che suona alcune delle migliori musiche mai scritte, con uno degli strumenti più belli mai creati… Quante altre cose stiamo perdendo mentre corriamo attraverso la vita?"** The Love Rabbi - Yisroel Bernath
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  • NUOVA V_V AZIONE

    CIMITERO MOTTAZIANA
    BORGONOVO VAL TIDONE (PIACENZA)

    V_V MURALES



    https://www.piacenzasera.it/2024/08/scritte-complottistiche-e-no-vax-imbrattati-i-muri-del-cimitero-di-mottaziana/552643/
    🩸💉☠️🩸💉☠️🩸💉☠️🩸💉 ‼️NUOVA V_V AZIONE‼️ 👉CIMITERO MOTTAZIANA 🎯BORGONOVO VAL TIDONE (PIACENZA) ‼️V_V MURALES‼️ 🩸💉☠️🩸💉☠️🩸💉☠️🩸💉 https://www.piacenzasera.it/2024/08/scritte-complottistiche-e-no-vax-imbrattati-i-muri-del-cimitero-di-mottaziana/552643/
    WWW.PIACENZASERA.IT
    Scritte complottistiche e no vax, imbrattati i muri del cimitero di Mottaziana
    Atti vandalici sui muri del cimitero di Mottaziana, nel territorio comunale di Borgonovo Val Tidone. Ignoti hanno imbrattato le pareti esterne del
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  • #Graffiti in #Darsena
    dopo un po.. tornano!
    altre foto:
    https://x.com/lostarnazzo/status/1796075570834362523

    #Milano #Arte #nocomply #scritte
    #Graffiti in #Darsena 😎 🌅 dopo un po.. tornano! altre foto: https://x.com/lostarnazzo/status/1796075570834362523 #Milano #Arte #nocomply #scritte
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  • "Medici pro vax infami assassini"
    “Troppi malori improvvisi”
    “Lo Stato tace che sono uccisi dai vax”
    “I vaccini uccidono”

    https://www.ansa.it/puglia/notizie/2024/04/11/scritte-no-vax-su-muri-e-mezzi-dellasl-nel-leccese_24444f16-9291-4624-91f2-fdce28b196c4.html
    "Medici pro vax infami assassini" “Troppi malori improvvisi” “Lo Stato tace che sono uccisi dai vax” “I vaccini uccidono” https://www.ansa.it/puglia/notizie/2024/04/11/scritte-no-vax-su-muri-e-mezzi-dellasl-nel-leccese_24444f16-9291-4624-91f2-fdce28b196c4.html
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    Scritte no vax su muri e mezzi dell'Asl nel Leccese - Notizie - Ansa.it
    "I vaccini uccidono", "Medici pro vax infami assassini", "Troppi malori improvvisi, lo Stato tace che sono dai vax uccisi": sono alcune delle scritte comparse questa mattina sulle pareti, sui gazebi esterni e su alcune auto in dotazione all'Asl di Maglie, ... (ANSA)
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  • VIETATE LE SCRITTE "PALESTINA"" NEL PADIGLIONE DELLA FIERA DELL'ARTIGIANATO A MILANO

    Chi ha occasione di andarci ci vada, per manifestare solidarietà a un popolo cui viene negato addirittura il diritto di esporre le proprie insegne

    Da Associazione Palestina Milano

    Artigiano in Fiera, Milano, 7 dicembre.
    La discriminazione e l'umiliazione passano anche attraverso gli stand della fiera dell'artigianato di Milano. Come potete vedere, agli artigiani palestinesi è stato vietato di esporre la bandiera della Palestina. I cartelli degli stand non possono recare il nome nazionale Palestina ma solo il continente, Asia. Gli artigiani di Hebron sono stati costretti a nascondere anche le ceramiche con impresso il nome "Palestine". In particolare, le disposizioni si sono accanite contro i magneti (vedi foto) con la scritta "Palestina".
    La motivazione? "Il nome Palestina crea conflitto". Un magnete, quindi, è un vero e proprio incitamento al terrorismo, a quanto pare. Il nome della stessa Hebron, città palestinese della Cisgiordania occupata, famosa proprio per la produzione di ceramiche oltre che per la Quercia di Abramo e la Tomba dei Patriarchi, compare soltanto su un foglio scritto a mano, come potete vedere nelle foto.
    Anche tra i banchi degli artigiani, dunque, la Palestina non esiste più, c'è solo l'Asia. Non riusciamo a formulare parole abbastanza efficaci per esprimere la rabbia e l'indignazione. Un popolo martire è anche costretto a negare di esistere agli occhi del mondo.
    VIETATE LE SCRITTE "PALESTINA"" NEL PADIGLIONE DELLA FIERA DELL'ARTIGIANATO A MILANO Chi ha occasione di andarci ci vada, per manifestare solidarietà a un popolo cui viene negato addirittura il diritto di esporre le proprie insegne Da Associazione Palestina Milano Artigiano in Fiera, Milano, 7 dicembre. La discriminazione e l'umiliazione passano anche attraverso gli stand della fiera dell'artigianato di Milano. Come potete vedere, agli artigiani palestinesi è stato vietato di esporre la bandiera della Palestina. I cartelli degli stand non possono recare il nome nazionale Palestina ma solo il continente, Asia. Gli artigiani di Hebron sono stati costretti a nascondere anche le ceramiche con impresso il nome "Palestine". In particolare, le disposizioni si sono accanite contro i magneti (vedi foto) con la scritta "Palestina". La motivazione? "Il nome Palestina crea conflitto". Un magnete, quindi, è un vero e proprio incitamento al terrorismo, a quanto pare. Il nome della stessa Hebron, città palestinese della Cisgiordania occupata, famosa proprio per la produzione di ceramiche oltre che per la Quercia di Abramo e la Tomba dei Patriarchi, compare soltanto su un foglio scritto a mano, come potete vedere nelle foto. Anche tra i banchi degli artigiani, dunque, la Palestina non esiste più, c'è solo l'Asia. Non riusciamo a formulare parole abbastanza efficaci per esprimere la rabbia e l'indignazione. Un popolo martire è anche costretto a negare di esistere agli occhi del mondo.
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