• Una streamer è collegata da 3 anni, 24 ore al giorno, su Twitch. Dice: e allora? E allora, anche se non sembra, è qualcosa che ci riguarda tutti.

    #streamer #connessione #spettacolo #spettatori #passività #GuyDebord #filosofia #rossaperpendicolare #virginiaveludo #poesia #poesie #poeta #poetessa #autore #autoriitaliani #autrice #poesiariflessiva #testipoetici

    Fonte: https://www.instagram.com/reel/DLFmKEVNIGe/?igsh=MW56a21ydzg1YTBlYw%3D%3D
    Una streamer è collegata da 3 anni, 24 ore al giorno, su Twitch. Dice: e allora? E allora, anche se non sembra, è qualcosa che ci riguarda tutti. #streamer #connessione #spettacolo #spettatori #passività #GuyDebord #filosofia #rossaperpendicolare #virginiaveludo #poesia #poesie #poeta #poetessa #autore #autoriitaliani #autrice #poesiariflessiva #testipoetici Fonte: https://www.instagram.com/reel/DLFmKEVNIGe/?igsh=MW56a21ydzg1YTBlYw%3D%3D
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  • USCIAMO DALLA GUERRE CON UN RISVEGLIO COLLETTIVO!

    In che modo possiamo uscire da questo delirio catastrofista in cui una èlite di persone che hanno perso il senso della Vita stanno portando l’Umanità?
    In che modo possiamo dare manifestazione alla nostra resistenza interiore che si oppone alle atrocità a cui stiamo assistendo in Palestina ma di fronte alle quali ci sentiamo impotenti?
    Come posso contribuire concretamente a coltivare una Cultura di Pace?

    Sono queste le sfide a cui tutti noi siamo chiamati in questo tempo storico così complesso.

    Nel film “Il Grande Risveglio”, che sto realizzando insieme a Tiziana Alterio, risponderemo a queste importanti domande attraverso le interviste e le esperienze di grandi personalità. Una di queste è Marco Guzzi, il filosofo e poeta che da anni con i gruppi da lui fondati Darsi Pace sta contribuendo al risveglio delle Coscienze.

    Paolo Cassina intervista Marco Guzzi, filosofo e poeta
    USCIAMO DALLA GUERRE CON UN RISVEGLIO COLLETTIVO! In che modo possiamo uscire da questo delirio catastrofista in cui una èlite di persone che hanno perso il senso della Vita stanno portando l’Umanità? In che modo possiamo dare manifestazione alla nostra resistenza interiore che si oppone alle atrocità a cui stiamo assistendo in Palestina ma di fronte alle quali ci sentiamo impotenti? Come posso contribuire concretamente a coltivare una Cultura di Pace? Sono queste le sfide a cui tutti noi siamo chiamati in questo tempo storico così complesso. Nel film “Il Grande Risveglio”, che sto realizzando insieme a Tiziana Alterio, risponderemo a queste importanti domande attraverso le interviste e le esperienze di grandi personalità. Una di queste è Marco Guzzi, il filosofo e poeta che da anni con i gruppi da lui fondati Darsi Pace sta contribuendo al risveglio delle Coscienze. Paolo Cassina intervista Marco Guzzi, filosofo e poeta
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  • Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele.

    https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/

    Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria".

    Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori.

    Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti".

    Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran.

    Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli"

    Here’s the English translation of your text:

    Eng Version

    On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist.

    [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/)

    While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management."

    Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories.

    Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals."

    This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran.

    For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140:
    "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples."


    https://t.me/canalemiracolomilano
    Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele. https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/ 👉 Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria". Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori. Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti". 👉 Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran. Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento 👉 Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli" Here’s the English translation of your text: Eng Version On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist. [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/) 👉 While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management." Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories. Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals." 👉 This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran. For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140: "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples." https://t.me/canalemiracolomilano
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  • ROCK SALVATION
    La terza via tra caos e coscienza

    Credo nella via "mediana". Credo nella mediazione e nella ricerca di un equilibrio che oggi ci serve come il pane . E quando dico via mediana, mi riferisco a quell’onda che abbiamo cercato anni fa, chiamata anche “terza via”. No, non è quell'equidistanza democristiana fluttuante che odora di compromessi sterili. Sia chiaro, per i malpensanti.

    E oggi mi fa piacere che questa via del dialogo, questo fragile sentiero d'equilibrio, arrivi ancora una volta dal #Rock. Da chi, dentro al caos creativo, ha saputo sublimare la propria inquietudine in suono e parola. Thom Yorke, come altri poeti del suono – Roger Waters, o in forma più silenziosa Eric Clapton (che sale sul palco con una chitarra palestinese) – oggi ci offre parole che hanno il sapore di un coraggio diverso. Di un equilibrio pensato, sofferto. E io, quelle parole, le sento mie. Le condivido. Le rilancio.

    â—ī¸Perché no, non sempre nella vita esiste l’obbligo di schierarsi. Non sempre serve scegliere tra una contrada o l’altra, in queste moderne guerre tribali tra vax e no vax, palestinesi e israeliani, russi e ucraini. Sembrano gironi di Champions League della coscienza, con tanto di quote da scommessa pseudocalcistica .
    La vita non è solo dicotomia. Ci vuole coraggio – vero coraggio – per voler (e saper) percorrere la via mediana. Quella in cui i problemi si affrontano con precisione chirurgica, dove si cerca la negoziazione come strumento di civiltà. Una via che tarda ad arrivare perché il mondo, oggi, ha disimparato a praticarla.
    Ed è allora che arte, cultura, e in questo caso il rock sperimentale di chi non ha padroni, tornano a farci da bussola.

    Ecco, le parole di Thom Yorke non sono un j’accuse né un manifesto pacifista da bacheca scolastica. Sono riflessioni lucide, scomode, profondamente umane. Le sue parole riecheggiano proprio quella terza via che rivendichiamo.

    “Spero che per chiunque abbia mai ascoltato una nota della musica della mia band o di qualsiasi altra musica che ho creato nel corso degli anni, o abbia guardato la copertina o letto un qualsiasi testo, sia ovvio che non potrei mai supportare alcuna forma di estremismo o disumanizzazione degli altri.”

    Parole che non si piegano né a slogan né a tifoserie. Yorke lo dice senza infingimenti, quando denuncia l’agire dell’attuale governo israeliano:

    “Penso che Netanyahu e la sua banda di estremisti siano totalmente fuori controllo e debbano essere fermati, e che la comunità internazionale dovrebbe esercitare tutta la pressione possibile su di loro affinché cessino. La loro scusa di autodifesa si è esaurita da tempo ed è stata sostituita da un palese desiderio di prendere il controllo di Gaza e della Cisgiordania permanentemente.”

    “Credo che questa amministrazione ultranazionalista si sia nascosta dietro un popolo terrorizzato e addolorato e lo abbia usato per deviare ogni critica, usando quella paura e quel dolore per promuovere la sua agenda ultranazionalista con conseguenze terribili, come vediamo ora con l'orribile blocco degli aiuti a Gaza.”

    Ma attenzione: non c'è parzialità. Non c'è adesione cieca a una sola parte. Yorke mette sotto lente anche l’altro lato:

    “Allo stesso tempo, l'incondizionato ritornello di Palestina Libera che ci circonda non risponde alla semplice domanda: perché gli ostaggi non sono ancora stati tutti restituiti? Per quale possibile motivo? Perché Hamas ha scelto gli atti davvero orribili del 7 ottobre?”

    “La risposta sembra ovvia, e credo che anche Hamas scelga di nascondersi dietro le sofferenze del suo popolo, in modo altrettanto cinico, per i propri scopi.”

    Yorke non gioca a fare il moderato da talk show. Prende posizione. Ma la sua è una posizione mediana, non neutrale. È il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, senza rinunciare alla complessità. Senza cedere alle tifoserie.

    No, non è paraculaggine questa. Né mancanza di coraggio. Tutt’altro.
    Perché è proprio quando ci dividiamo in fazioni d’opinionismo e in sacche di resistenza ideologica, che diventiamo la caricatura di quella pace che diciamo di voler costruire. Anche qui, sui social, tra commenti urlati e condivisioni da tastiera.


    Serve invece il coraggio di guardare in faccia le contraddizioni. Di non avere paura della complessità. Di non cercare scorciatoie morali. Perché la vera pace non è mai un atto di schieramento. È un lavoro chirurgico, continuo, spesso ingrato.
    E non è un caso se anni fa fu un poeta del rock – non un politico – a cantare:
    "Give peace a chance".

    Rock docet.

    #ThomYorke #TheSmile #Radiohead #PeaceNotSides #MusicaImpegnata #RockPoetico #ArteEDialogo #ViaMediana #RockSalvation #NoToExtremism #MusicaChePensa #ThirdWay #StopHamas #StopNetanyahu #TomYorkeQuotes #GivePeaceAChance #MusicForPeace #Palestina #Israele #RockAndPolitics #ThinkBeforeYouShout #Equilibrio
    🎸 ROCK SALVATION 🤘 La terza via tra caos e coscienza đŸŒĒī¸đŸ•Šī¸ Credo nella via "mediana". Credo nella mediazione e nella ricerca di un equilibrio che oggi ci serve come il pane 🍞. E quando dico via mediana, mi riferisco a quell’onda che abbiamo cercato anni fa, chiamata anche “terza via”. No, non è quell'equidistanza democristiana fluttuante che odora di compromessi sterili. Sia chiaro, per i malpensanti. E oggi mi fa piacere che questa via del dialogo, questo fragile sentiero d'equilibrio, arrivi ancora una volta dal #Rock. Da chi, dentro al caos creativo, ha saputo sublimare la propria inquietudine in suono e parola. Thom Yorke, come altri poeti del suono – Roger Waters, o in forma più silenziosa Eric Clapton (che sale sul palco con una chitarra palestinese) – oggi ci offre parole che hanno il sapore di un coraggio diverso. Di un equilibrio pensato, sofferto. E io, quelle parole, le sento mie. Le condivido. Le rilancio. â—ī¸Perché no, non sempre nella vita esiste l’obbligo di schierarsi. Non sempre serve scegliere tra una contrada o l’altra, in queste moderne guerre tribali tra vax e no vax, palestinesi e israeliani, russi e ucraini. Sembrano gironi di Champions League della coscienza, con tanto di quote da scommessa pseudocalcistica 🎲âšŊ. La vita non è solo dicotomia. Ci vuole coraggio – vero coraggio – per voler (e saper) percorrere la via mediana. Quella in cui i problemi si affrontano con precisione chirurgica, dove si cerca la negoziazione come strumento di civiltà. Una via che tarda ad arrivare perché il mondo, oggi, ha disimparato a praticarla. Ed è allora che arte, cultura, e in questo caso il rock sperimentale di chi non ha padroni, tornano a farci da bussola. 🎧🌍 👉Ecco, le parole di Thom Yorke non sono un j’accuse né un manifesto pacifista da bacheca scolastica. Sono riflessioni lucide, scomode, profondamente umane. Le sue parole riecheggiano proprio quella terza via che rivendichiamo. “Spero che per chiunque abbia mai ascoltato una nota della musica della mia band o di qualsiasi altra musica che ho creato nel corso degli anni, o abbia guardato la copertina o letto un qualsiasi testo, sia ovvio che non potrei mai supportare alcuna forma di estremismo o disumanizzazione degli altri.” Parole che non si piegano né a slogan né a tifoserie. Yorke lo dice senza infingimenti, quando denuncia l’agire dell’attuale governo israeliano: “Penso che Netanyahu e la sua banda di estremisti siano totalmente fuori controllo e debbano essere fermati, e che la comunità internazionale dovrebbe esercitare tutta la pressione possibile su di loro affinché cessino. La loro scusa di autodifesa si è esaurita da tempo ed è stata sostituita da un palese desiderio di prendere il controllo di Gaza e della Cisgiordania permanentemente.” “Credo che questa amministrazione ultranazionalista si sia nascosta dietro un popolo terrorizzato e addolorato e lo abbia usato per deviare ogni critica, usando quella paura e quel dolore per promuovere la sua agenda ultranazionalista con conseguenze terribili, come vediamo ora con l'orribile blocco degli aiuti a Gaza.” Ma attenzione: non c'è parzialità. Non c'è adesione cieca a una sola parte. Yorke mette sotto lente anche l’altro lato: “Allo stesso tempo, l'incondizionato ritornello di Palestina Libera che ci circonda non risponde alla semplice domanda: perché gli ostaggi non sono ancora stati tutti restituiti? Per quale possibile motivo? Perché Hamas ha scelto gli atti davvero orribili del 7 ottobre?” “La risposta sembra ovvia, e credo che anche Hamas scelga di nascondersi dietro le sofferenze del suo popolo, in modo altrettanto cinico, per i propri scopi.” Yorke non gioca a fare il moderato da talk show. Prende posizione. Ma la sua è una posizione mediana, non neutrale. È il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, senza rinunciare alla complessità. Senza cedere alle tifoserie. No, non è paraculaggine questa. Né mancanza di coraggio. Tutt’altro. Perché è proprio quando ci dividiamo in fazioni d’opinionismo e in sacche di resistenza ideologica, che diventiamo la caricatura di quella pace che diciamo di voler costruire. Anche qui, sui social, tra commenti urlati e condivisioni da tastiera. 🎭📱 Serve invece il coraggio di guardare in faccia le contraddizioni. Di non avere paura della complessità. Di non cercare scorciatoie morali. Perché la vera pace non è mai un atto di schieramento. È un lavoro chirurgico, continuo, spesso ingrato. E non è un caso se anni fa fu un poeta del rock – non un politico – a cantare: đŸŽĩ "Give peace a chance". Rock docet. #ThomYorke #TheSmile #Radiohead #PeaceNotSides #MusicaImpegnata #RockPoetico #ArteEDialogo #ViaMediana #RockSalvation #NoToExtremism #MusicaChePensa #ThirdWay #StopHamas #StopNetanyahu #TomYorkeQuotes #GivePeaceAChance #MusicForPeace #Palestina #Israele #RockAndPolitics #ThinkBeforeYouShout #Equilibrio
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  • ANIMA COMBATTENTE
    Tanto è solo un post su musica e cultura. Cosa vuoi che sia una canzone, dopotutto?

    Eppure, i cantautori spesso riescono a esprimere con più credibilità della politica quei concetti che sanno già rendere universali attraverso un giro di note e versi.
    Non hanno bisogno di fondare partiti o candidarsi: il loro vortice creativo gli permette di osservare il mondo dall’alto di una nuvola o in pieno volo pindarico tra suoni, testi e riff di chitarra . A volte, tre minuti di musica colpiscono più di un comizio di ore...

    Matt Johnson, per molti, potrebbe essere solo un nome tra tanti. Ma per chi conosce THE THE, sa che si tratta di uno dei progetti più poetici e poliedrici degli ultimi 40 anni. Cantautore inglese, classe ‘61, autore di un sound che mescola pop e rock mai banali, colonne sonore ricercate e un’elettronica blues del nuovo millennio.

    Non riporto spesso estratti di interviste, ma questa—rilasciata a Onda Rock da Giuliano Delli Paoli—è una sintesi perfetta della sensazione che ci riguarda tutti. E la forza delle parole di Johnson sta proprio nel fatto che non provengono da un populista qualunque, ma da un poeta vero , capace di tradurre in musica e pensiero la maturità artistica e umana. Parole che non si limitano a promuovere un tour, ma che affondano nel cuore della desolazione politica e sociale in cui ci troviamo in questo secondo decennio dei ‘20.

    Estratto dall'intervista

    "Una cosa che non sembra mai cambiare è il cinismo di chi è al potere."

    "Penso che l'arma più potente sia promuovere i propri ideali, far sì che il pubblico si svegli. Ma ottenere spazio è difficile, perché i media—come ben sai—sono controllati dalle stesse persone che controllano i politici. Il pubblico è trattato come una mandria di bovini o un gregge di pecore , da mungere e tosare attraverso le tasse. È il solito panem et circenses . Finché sarà così, nulla cambierà mai. Si punta a mantenere una popolazione distratta e sconcertata: se sei al comando, puoi fare quello che vuoi. E poi c'è sempre il vecchio dividi et impera, ancora attualissimo. La società si frammenta, la gente litiga per niente, mentre la piccola élite che possiede e controlla tutto continua a fare il suo gioco."
    "Un disastro. Ma è la solita vecchia storia: non c'è nulla di nuovo, va avanti da migliaia di anni. Tuttavia, nella natura umana c'è anche la gentilezza , la pace , l'affetto , la speranza . E credo che la maggior parte delle persone sia in fondo perbene e gentile. La speranza che tutto cambi non morirà mai."

    Se la speranza non risiede nella politica, forse rimane nelle mani di chi—che sia un giovane esordiente o un veterano della musica—trova ancora la voglia di raccontare e deliziare attraverso parole e suoni. Diventano anime pensanti. Quindi, anime combattenti.

    #AnimaCombattente #MattJohnson #THETHE #MusicaECoscienza #PoliticaECultura #DividiEtImpera #RockComeRivoluzione #ResistenzaSonora
    đŸ”Ĩ ANIMA COMBATTENTE đŸ”Ĩ Tanto è solo un post su musica e cultura. Cosa vuoi che sia una canzone, dopotutto? đŸŽļ Eppure, i cantautori spesso riescono a esprimere con più credibilità della politica quei concetti che sanno già rendere universali attraverso un giro di note e versi. Non hanno bisogno di fondare partiti o candidarsi: il loro vortice creativo gli permette di osservare il mondo dall’alto di una nuvola â˜ī¸ o in pieno volo pindarico tra suoni, testi e riff di chitarra 🎸. A volte, tre minuti di musica colpiscono più di un comizio di ore... Matt Johnson, per molti, potrebbe essere solo un nome tra tanti. Ma per chi conosce THE THE, sa che si tratta di uno dei progetti più poetici e poliedrici degli ultimi 40 anni. Cantautore inglese, classe ‘61, autore di un sound che mescola pop e rock mai banali, colonne sonore ricercate e un’elettronica blues del nuovo millennio. Non riporto spesso estratti di interviste, ma questa—rilasciata a Onda Rock da Giuliano Delli Paoli—è una sintesi perfetta della sensazione che ci riguarda tutti. E la forza delle parole di Johnson sta proprio nel fatto che non provengono da un populista qualunque, ma da un poeta vero âœī¸, capace di tradurre in musica e pensiero la maturità artistica e umana. Parole che non si limitano a promuovere un tour, ma che affondano nel cuore della desolazione politica e sociale in cui ci troviamo in questo secondo decennio dei ‘20. đŸ“ĸ Estratto dall'intervista "Una cosa che non sembra mai cambiare è il cinismo di chi è al potere." "Penso che l'arma più potente sia promuovere i propri ideali, far sì che il pubblico si svegli. Ma ottenere spazio è difficile, perché i media—come ben sai—sono controllati dalle stesse persone che controllano i politici. Il pubblico è trattato come una mandria di bovini 🐄 o un gregge di pecore 🐑, da mungere e tosare attraverso le tasse. È il solito panem et circenses 🍞🎭. Finché sarà così, nulla cambierà mai. Si punta a mantenere una popolazione distratta e sconcertata: se sei al comando, puoi fare quello che vuoi. E poi c'è sempre il vecchio dividi et impera, ancora attualissimo. La società si frammenta, la gente litiga per niente, mentre la piccola élite che possiede e controlla tutto continua a fare il suo gioco." "Un disastro. Ma è la solita vecchia storia: non c'è nulla di nuovo, va avanti da migliaia di anni. Tuttavia, nella natura umana c'è anche la gentilezza 💛, la pace âœŒī¸, l'affetto 🤝, la speranza 🌱. E credo che la maggior parte delle persone sia in fondo perbene e gentile. La speranza che tutto cambi non morirà mai." Se la speranza non risiede nella politica, forse rimane nelle mani di chi—che sia un giovane esordiente o un veterano della musica—trova ancora la voglia di raccontare e deliziare attraverso parole e suoni. Diventano anime pensanti. Quindi, anime combattenti. #AnimaCombattente #MattJohnson #THETHE #MusicaECoscienza #PoliticaECultura #DividiEtImpera #RockComeRivoluzione #ResistenzaSonora
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  • Sereno

    "Dopo tanta
    nebbia
    a una
    a una
    si svelano
    le stelle.

    Respiro
    il fresco
    che mi lascia
    il colore
    del cielo.

    Mi riconosco
    immagine
    passeggera
    presa in un giro
    immortale".

    "Sereno", poesia di Giuseppe Ungaretti.
    Tratto da "Bosco di Courton", luglio 1918.

    Giuseppe Ungaretti è stato un poeta, scrittore, traduttore, giornalista e accademico italiano.
    È stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo.
    Sereno "Dopo tanta nebbia a una a una si svelano le stelle. Respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo. Mi riconosco immagine passeggera presa in un giro immortale". "Sereno", poesia di Giuseppe Ungaretti. Tratto da "Bosco di Courton", luglio 1918. Giuseppe Ungaretti è stato un poeta, scrittore, traduttore, giornalista e accademico italiano. È stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo.
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