• "L'incidenza della SIDS è "SCOMPARSA" in Giappone dopo l'innalzamento dell'età vaccinale a 2 anni."
    Dott. Pierre Kory, MD

    Nel 1981, il Giappone ha posticipato la vaccinazione contro la pertosse (DTaP) fino all'età di 2 anni.

    La mortalità infantile in Giappone è la più bassa al mondo, mentre gli Stati Uniti sono al primo posto per numero di decessi.

    Negli anni '70, due decessi infantili sono stati collegati al vaccino contro la pertosse a cellule intere (DTwP). Ciò ha suscitato preoccupazione nell'opinione pubblica e il governo giapponese ha sospeso la vaccinazione di routine contro la pertosse.

    Il governo ha poi introdotto il vaccino contro la pertosse acellulare (DTaP) nel 1981, per i bambini dai due anni in su.

    Nel 1993, il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese interruppe l'uso del vaccino combinato contro morbillo, parotite e rosolia (MPR) a causa di un'elevata incidenza di reazioni avverse, in particolare meningite asettica che provocò gravi lesioni e decessi.

    Il Giappone attualmente offre vaccini monovalenti separati contro morbillo e rosolia. E non ha mai più reintrodotto il vaccino contro la parotite o il MPR combinato.

    Nel 1994, la legge giapponese sull'immunizzazione fu rivista, trasformando tutte le vaccinazioni infantili da obbligatorie a "raccomandate" o volontarie.

    Questa modifica politica significò l'eliminazione delle sanzioni per la mancata vaccinazione e il programma passò dalle vaccinazioni di massa presso i centri sanitari pubblici alle vaccinazioni individuali da parte di medici privati.

    La modifica del 1994 rappresenta uno spostamento dell'enfasi politica dal dovere civico al rispetto della volontà individuale e al processo di consenso informato.

    Il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti è "sproporzionatamente" più alto rispetto ad altri 16 Paesi...
    Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nel 2022 il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti era di 5,6 decessi ogni 1.000 nati vivi.

    I bambini negli Stati Uniti muoiono a tassi più elevati rispetto ai loro coetanei in altri 16 Paesi ad alto reddito. Il tasso di mortalità infantile in Giappone è tra i più bassi al mondo, con 1,7 decessi ogni 1.000 nati vivi.

    Il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti è il triplo.

    Dott. Paul Thomas, pediatra e autore del libro "Vax Facts"...
    "Oltre 20.000 neonati muoiono ogni anno negli Stati Uniti, con un tasso di mortalità infantile complessivo di 5,6 decessi ogni 1.000 nati vivi. Il CDC classifica la SIDS come terza causa di morte, dopo difetti congeniti e parto pretermine, con 1.389 casi.

    "I decessi che un tempo venivano classificati come indotti post-vaccino oggi sono classificati come 'sconosciuti'."

    "Quando un neonato muore, indipendentemente da quanto tempo dopo la vaccinazione, medici legali e patologi non hanno più codici di decesso correlati al vaccino disponibili come opzioni; quel codice ICD è stato rimosso, quindi questi decessi vengono codificati come SIDS, sconosciuti o soffocamento."

    "I pediatri non sono informati sul nesso causale tra morte infantile, vaccini e adiuvanti di alluminio che bloccano il centro respiratorio del cervello, quindi anche quando si verifica chiaramente, non lo fanno." riconoscerlo."

    Ricerca citata linkata qui sotto nelle risposte...

    "The Incidence of SIDS ‘DISAPPEARED’ In Japan After Raising The Age of Vaccination To 2yrs Old."
    Dr Pierre Kory, MD

    In 1981, Japan Delayed The DTaP Vaccine Until Children Were 2yrs old.

    Japan's Infant Mortality Is The Lowest In The World, While The US Ranks #1 In Deaths.

    In the 70s, 2 infant deaths were linked to the whole-cell pertussis vaccine (DTwP) caused public concern, the Japanese government suspended routine DTwP vaccination.

    The government then introduced the acellular pertussis vaccine (DTaP) in 1981, for children aged two years & older.

    In 1993, Japan's Ministry of Health, Labor & Welfare discontinued the use of the combined measles, mumps & rubella (MMR) vaccine due to a high incidence of adverse reactions, specifically aseptic meningitis that resulted in major injury & deaths.

    Japan currently offers separate monovalent measles & rubella vaccines. And never re-introduced mumps vaccine or combination mmr again.

    In 1994, Japan's Immunization Act was revised, changing all childhood vaccinations from mandatory to "recommended" or voluntary.

    This policy change meant that there were no longer penalties for not vaccinating & the program shifted from mass immunizations at public health centers to individual vaccinations by private physicians.

    The 1994 change represents a shift in policy emphasis from a civic duty to respecting the individual's will & the informed consent process.

    U.S. Infant Mortality Rate Is ‘Disproportionately’ Higher Than 16 Other Countries...
    Infant mortality rates in the U.S. as of 2022 are 5.6 infant deaths per 1,000 live births, according to the Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

    Children in the U.S. are dying at higher rates than their peers in 16 other high-income countries. The infant mortality rate in Japan is among the lowest in the world at 1.7 deaths per 1,000 live births.

    The United States infant mortality is triple that rate.

    Dr. Paul Thomas, MD Pediatrician & author of the book, 'Vax Facts'...
    “Over 20,000 infants die in the USA annually, for an overall infant mortality rate of 5.6 deaths per 1,000 live births. The CDC lists SIDS as the number three cause of death, following birth defects and preterm birth, with 1,389 cases.

    "Deaths that used to be classified as post vaccine induced are classified ‘unknown’ these days."

    "When an infant dies, no matter how soon after vaccination, coroners & pathologists do not have any codes for vaccine-related death available as options anymore, that ICD code was removed, so these deaths are coded as SIDS, unknown, or suffocation."

    "Pediatricians are not educated about the causal link between infant death, vaccines & aluminum adjuvants shutting down the breathing center of the brain, so even when it clearly occurs, they don’t recognize it."

    Cited research linked below in replies...

    Source: https://x.com/ValerieAnne1970/status/2005223552539033608?t=vPk-7iBdyQnrdURA3PP5lw&s=19
    🚨"L'incidenza della SIDS è "SCOMPARSA" in Giappone dopo l'innalzamento dell'età vaccinale a 2 anni." Dott. Pierre Kory, MD Nel 1981, il Giappone ha posticipato la vaccinazione contro la pertosse (DTaP) fino all'età di 2 anni. La mortalità infantile in Giappone è la più bassa al mondo, mentre gli Stati Uniti sono al primo posto per numero di decessi. Negli anni '70, due decessi infantili sono stati collegati al vaccino contro la pertosse a cellule intere (DTwP). Ciò ha suscitato preoccupazione nell'opinione pubblica e il governo giapponese ha sospeso la vaccinazione di routine contro la pertosse. Il governo ha poi introdotto il vaccino contro la pertosse acellulare (DTaP) nel 1981, per i bambini dai due anni in su. Nel 1993, il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese interruppe l'uso del vaccino combinato contro morbillo, parotite e rosolia (MPR) a causa di un'elevata incidenza di reazioni avverse, in particolare meningite asettica che provocò gravi lesioni e decessi. Il Giappone attualmente offre vaccini monovalenti separati contro morbillo e rosolia. E non ha mai più reintrodotto il vaccino contro la parotite o il MPR combinato. Nel 1994, la legge giapponese sull'immunizzazione fu rivista, trasformando tutte le vaccinazioni infantili da obbligatorie a "raccomandate" o volontarie. Questa modifica politica significò l'eliminazione delle sanzioni per la mancata vaccinazione e il programma passò dalle vaccinazioni di massa presso i centri sanitari pubblici alle vaccinazioni individuali da parte di medici privati. La modifica del 1994 rappresenta uno spostamento dell'enfasi politica dal dovere civico al rispetto della volontà individuale e al processo di consenso informato. Il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti è "sproporzionatamente" più alto rispetto ad altri 16 Paesi... Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nel 2022 il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti era di 5,6 decessi ogni 1.000 nati vivi. I bambini negli Stati Uniti muoiono a tassi più elevati rispetto ai loro coetanei in altri 16 Paesi ad alto reddito. Il tasso di mortalità infantile in Giappone è tra i più bassi al mondo, con 1,7 decessi ogni 1.000 nati vivi. Il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti è il triplo. Dott. Paul Thomas, pediatra e autore del libro "Vax Facts"... "Oltre 20.000 neonati muoiono ogni anno negli Stati Uniti, con un tasso di mortalità infantile complessivo di 5,6 decessi ogni 1.000 nati vivi. Il CDC classifica la SIDS come terza causa di morte, dopo difetti congeniti e parto pretermine, con 1.389 casi. "I decessi che un tempo venivano classificati come indotti post-vaccino oggi sono classificati come 'sconosciuti'." "Quando un neonato muore, indipendentemente da quanto tempo dopo la vaccinazione, medici legali e patologi non hanno più codici di decesso correlati al vaccino disponibili come opzioni; quel codice ICD è stato rimosso, quindi questi decessi vengono codificati come SIDS, sconosciuti o soffocamento." "I pediatri non sono informati sul nesso causale tra morte infantile, vaccini e adiuvanti di alluminio che bloccano il centro respiratorio del cervello, quindi anche quando si verifica chiaramente, non lo fanno." riconoscerlo." Ricerca citata linkata qui sotto nelle risposte... 🚨"The Incidence of SIDS ‘DISAPPEARED’ In Japan After Raising The Age of Vaccination To 2yrs Old." Dr Pierre Kory, MD In 1981, Japan Delayed The DTaP Vaccine Until Children Were 2yrs old. Japan's Infant Mortality Is The Lowest In The World, While The US Ranks #1 In Deaths. In the 70s, 2 infant deaths were linked to the whole-cell pertussis vaccine (DTwP) caused public concern, the Japanese government suspended routine DTwP vaccination. The government then introduced the acellular pertussis vaccine (DTaP) in 1981, for children aged two years & older. In 1993, Japan's Ministry of Health, Labor & Welfare discontinued the use of the combined measles, mumps & rubella (MMR) vaccine due to a high incidence of adverse reactions, specifically aseptic meningitis that resulted in major injury & deaths. Japan currently offers separate monovalent measles & rubella vaccines. And never re-introduced mumps vaccine or combination mmr again. In 1994, Japan's Immunization Act was revised, changing all childhood vaccinations from mandatory to "recommended" or voluntary. This policy change meant that there were no longer penalties for not vaccinating & the program shifted from mass immunizations at public health centers to individual vaccinations by private physicians. The 1994 change represents a shift in policy emphasis from a civic duty to respecting the individual's will & the informed consent process. U.S. Infant Mortality Rate Is ‘Disproportionately’ Higher Than 16 Other Countries... Infant mortality rates in the U.S. as of 2022 are 5.6 infant deaths per 1,000 live births, according to the Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Children in the U.S. are dying at higher rates than their peers in 16 other high-income countries. The infant mortality rate in Japan is among the lowest in the world at 1.7 deaths per 1,000 live births. The United States infant mortality is triple that rate. Dr. Paul Thomas, MD Pediatrician & author of the book, 'Vax Facts'... “Over 20,000 infants die in the USA annually, for an overall infant mortality rate of 5.6 deaths per 1,000 live births. The CDC lists SIDS as the number three cause of death, following birth defects and preterm birth, with 1,389 cases. "Deaths that used to be classified as post vaccine induced are classified ‘unknown’ these days." "When an infant dies, no matter how soon after vaccination, coroners & pathologists do not have any codes for vaccine-related death available as options anymore, that ICD code was removed, so these deaths are coded as SIDS, unknown, or suffocation." "Pediatricians are not educated about the causal link between infant death, vaccines & aluminum adjuvants shutting down the breathing center of the brain, so even when it clearly occurs, they don’t recognize it." Cited research linked below in replies... Source: https://x.com/ValerieAnne1970/status/2005223552539033608?t=vPk-7iBdyQnrdURA3PP5lw&s=19
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  • MANI LEGATE

    Ci sono materie — soprattutto quelle giuridiche — che per loro natura risultano ostiche alla maggioranza delle persone. Tecniche, noiose, apparentemente lontane dalla vita quotidiana.
    Ed è proprio lì che il gioco riesce meglio.

    Perché mentre siamo immersi tra abbuffate, sonnolenza post-festiva e distrazioni mediatiche, va in scena il più vecchio dei trucchi: far passare le peggiori porcate sotto il naso, quando l’attenzione collettiva è ai minimi storici. Quando ce ne accorgiamo è tardi. Siamo ancora ubriachi di festeggiamenti.

    E credetemi: la riforma della Giustizia che ci faranno “consultare” nel 2026 è roba leggera rispetto allo scempio approvato il 26 dicembre in Senato.
    93 sì, 51 no, 5 astenuti.
    È legge dello Stato.

    Parliamo della riforma della Corte dei Conti.
    Uno degli ultimi baluardi di tutela dell’interesse pubblico rimasti.
    Oggi? Penalizzata, limitata, svuotata, ridotta a un organo di controllo blando, centralizzato e politicamente innocuo.

    Con cinque mosse chirurgiche si è riusciti a legare le mani alle amministrazioni locali — che già navigano con strumenti ridotti — e, di riflesso, a noi cittadini, che vediamo drasticamente ridotte le possibilità di controllo e di azione.

    Le cinque mosse:

    Danno erariale ridotto al 30%
    Lo “scudo” Covid del 2020 diventa permanente. I risarcimenti vengono limitati al 30% del danno, salvo dolo o colpa grave.
    Tradotto: meno responsabilità personale, meno deterrenza contro sprechi e mala gestione.

    Silenzio-assenso sui pareri preventivi
    Se la Corte non risponde entro un mese su bilanci e atti, il silenzio vale come via libera.
    Velocità? Forse.
    Controlli seri? Sempre meno.

    Controlli preventivi sugli appalti PNRR sopra il milione
    Se la Corte approva prima, nessuna responsabilità dopo.
    Un regalo enorme, che sottrae risorse ai controlli successivi sugli enti locali.

    Riorganizzazione della Corte
    Accorpamento delle sezioni regionali, separazione dei ruoli, poteri rafforzati al Procuratore generale.
    Efficienza sulla carta, desertificazione territoriale nella realtà. Le amministrazioni locali restano senza un presidio vicino.

    Delega al Governo sui decreti attuativi
    12 mesi di mano libera per “riordino, digitalizzazione e razionalizzazione”.
    Parole eleganti per dire: ulteriore indebolimento dei controlli, a colpi di decreti.

    Nel frattempo, mentre commentavamo l’ennesima operazione di polizia contro esponenti palestinesi in Italia, questa nuova “schiforma” passava liscia.
    Le conseguenze non saranno immediate.
    Saranno profonde, strutturali, e a medio-lungo termine.
    Milano inclusa.

    Perché secondo voi?
    Perché una Corte dei Conti indebolita significa:
    – meno controlli sulla spesa pubblica
    – più inerzia sugli atti irregolari
    – meno risarcimenti
    – più squilibri di bilancio post-PNRR

    E alla fine il conto arriva sempre lì:
    tasse locali più alte
    tagli a scuole, welfare, servizi essenziali
    opere pubbliche fatte male e mai verificate

    Semplice.
    Forse non immediato.
    Ma il disegno è fin troppo chiaro.
    Una grande riforma della Giustizia da votare “democraticamente” in primavera.
    E questo colpo basso a fine 2025.
    Risultato? Mani legate definitivamente.

    Ecco perché serve prendere coscienza della necessità di costruire un’alternativa credibile, capace di stare dentro le istituzioni, non solo fuori.
    Ci sono battaglie che non si vincono solo in piazza.
    La mobilitazione scuote coscienze — quando va bene — ma il potere si combatte nelle stanze del potere.
    Con competenza, presenza e strategia.
    Il resto è testimonianza.
    Qui serve confronto politico vero.

    #CorteDeiConti #Schiforma #ManiLegate #ControlloPubblico #PoliticaIstituzionale
    ✋ MANI LEGATE 🔒 Ci sono materie — soprattutto quelle giuridiche — che per loro natura risultano ostiche alla maggioranza delle persone. Tecniche, noiose, apparentemente lontane dalla vita quotidiana. Ed è proprio lì che il gioco riesce meglio. 🎩 Perché mentre siamo immersi tra abbuffate, sonnolenza post-festiva e distrazioni mediatiche, va in scena il più vecchio dei trucchi: far passare le peggiori porcate sotto il naso, quando l’attenzione collettiva è ai minimi storici. Quando ce ne accorgiamo è tardi. Siamo ancora ubriachi di festeggiamenti. E credetemi: la riforma della Giustizia che ci faranno “consultare” nel 2026 è roba leggera rispetto allo scempio approvato il 26 dicembre in Senato. 93 sì, 51 no, 5 astenuti. È legge dello Stato. 👉Parliamo della riforma della Corte dei Conti. Uno degli ultimi baluardi di tutela dell’interesse pubblico rimasti. Oggi? Penalizzata, limitata, svuotata, ridotta a un organo di controllo blando, centralizzato e politicamente innocuo. Con cinque mosse chirurgiche si è riusciti a legare le mani alle amministrazioni locali — che già navigano con strumenti ridotti — e, di riflesso, a noi cittadini, che vediamo drasticamente ridotte le possibilità di controllo e di azione. Le cinque mosse: 🔹 Danno erariale ridotto al 30% Lo “scudo” Covid del 2020 diventa permanente. I risarcimenti vengono limitati al 30% del danno, salvo dolo o colpa grave. Tradotto: meno responsabilità personale, meno deterrenza contro sprechi e mala gestione. 🔹 Silenzio-assenso sui pareri preventivi Se la Corte non risponde entro un mese su bilanci e atti, il silenzio vale come via libera. Velocità? Forse. Controlli seri? Sempre meno. 🔹 Controlli preventivi sugli appalti PNRR sopra il milione Se la Corte approva prima, nessuna responsabilità dopo. Un regalo enorme, che sottrae risorse ai controlli successivi sugli enti locali. 🔹 Riorganizzazione della Corte Accorpamento delle sezioni regionali, separazione dei ruoli, poteri rafforzati al Procuratore generale. Efficienza sulla carta, desertificazione territoriale nella realtà. Le amministrazioni locali restano senza un presidio vicino. 🔹 Delega al Governo sui decreti attuativi 12 mesi di mano libera per “riordino, digitalizzazione e razionalizzazione”. Parole eleganti per dire: ulteriore indebolimento dei controlli, a colpi di decreti. Nel frattempo, mentre commentavamo l’ennesima operazione di polizia contro esponenti palestinesi in Italia, questa nuova “schiforma” passava liscia. Le conseguenze non saranno immediate. Saranno profonde, strutturali, e a medio-lungo termine. Milano inclusa. 🏙️ Perché secondo voi? Perché una Corte dei Conti indebolita significa: – meno controlli sulla spesa pubblica – più inerzia sugli atti irregolari – meno risarcimenti – più squilibri di bilancio post-PNRR E alla fine il conto arriva sempre lì: 💸 tasse locali più alte ✂️ tagli a scuole, welfare, servizi essenziali 🏗️ opere pubbliche fatte male e mai verificate Semplice. Forse non immediato. Ma il disegno è fin troppo chiaro. Una grande riforma della Giustizia da votare “democraticamente” in primavera. E questo colpo basso a fine 2025. Risultato? Mani legate definitivamente. 🔗 Ecco perché serve prendere coscienza della necessità di costruire un’alternativa credibile, capace di stare dentro le istituzioni, non solo fuori. Ci sono battaglie che non si vincono solo in piazza. La mobilitazione scuote coscienze — quando va bene — ma il potere si combatte nelle stanze del potere. Con competenza, presenza e strategia. Il resto è testimonianza. Qui serve confronto politico vero. ⚖️ #CorteDeiConti #Schiforma #ManiLegate #ControlloPubblico #PoliticaIstituzionale
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  • https://www.databridgemarketresearch.com/reports/india-health-and-wellness-food-market

    #healthandwellnessfoodmarketinindia #healthandwellnessfoodmarketsizeinindia #isfoodsafetoeatinindia #isfoodfromindiasafe #whichstatefoodishealthyinindia #indiahealthfood #indiahealthandwellnessexpo #indiahealthandwellnessawards #indiawellnessindustry #indiahealthandfamilywelfare #healthandwellnessfoodbrands #healthdrinksinindia #healthandwellnessbrandsinindia #healthandwellnessindia #isindianrestaurantfoodhealthy #indianhealthfood #indiawellnessmarket #isfoodinindiasafetoeat
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    India Health and Wellness Food Market Size, Trends, Growth Report 2032
    The India Health and Wellness Food Market was valued at USD 35.89 Million in 2024 and is expected to reach USD 139.56 Million by 2032, growing at a CAGR of 18.5% (2025-2032).
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  • CATEGORIE INVISIBILI
    Beffa ai caregivers

    Ci sono tematiche che, purtroppo, passano inevitabilmente in secondo piano.
    Di sicuro perché viviamo in un Paese “strano” — per usare un eufemismo — capace di empatizzare con il dolore di popoli lontani, eppure totalmente indifferente davanti alle “peggio porcate” che ogni anno ci servono in tavola con la Manovra economica.
    Un piatto indigesto, puntuale come le abbuffate natalizie.

    E per chi, come il sottoscritto, proviene da percorsi di vita e di studio di carattere umanistico, è impossibile non volgere lo sguardo al dato umano.
    Quello che manda avanti una società, che tiene in piedi un partito o un movimento politico, nonostante tutto.

    Mi spiace dover constatare, ancora una volta, che dopo la cultura, a non godere dei dovuti riguardi siano le politiche sociali.
    Nonostante gli appelli di organizzazioni e associazioni di settore, certe riforme rimangono in un eterno “limbo”, fino a concretizzarsi in reali beffe.
    E ogni volta c’è qualcuno pronto a giustificarle con la solita scusa della coperta corta, vero?
    Oppure, diciamola tutta: ci sono argomenti che non sono “politicamente cavalcabili”.
    Basta ipocrisie, non siamo più bambini.

    Stavolta tocca ai Caregiver di tutta Italia.
    Persone che da anni attendono una legge capace di offrire un riconoscimento sociale, giuridico ed economico, oltreché dignità.
    Parliamo di decine di migliaia di caregiver familiari, in larghissima parte donne over 40, conviventi con chi assistono, impegnate in turni infiniti di cura: 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
    Persone che sacrificano salute, tempo, vita professionale e spesso anche la propria identità pur di garantire assistenza continua a un familiare.

    E cosa prevede la nuova Manovra?
    Secondo l’art. 53, sarà istituito un fondo per il “finanziamento delle iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione di 1,15 milioni di euro per l’anno 2026, e di 207 milioni annui a decorrere dal 2027”.

    Una mancetta.
    Una cifra ridicola se rapportata al fabbisogno reale di un Paese in cui il welfare familiare regge spesso dove lo Stato si dissolve.

    E la cosa più triste è che il Ministero — nella figura di Alessandra Locatelli — si dà alla macchia.
    Complice forse il fatto di giovare di un anonimato comodo, al riparo dai riflettori che illuminano ministri più “macchiettistici” come Giuli, Tajani, Crosetto & Friends.

    Il Governo tace anche di fronte agli appelli e alle legittime richieste di realtà associative come
    “Genitori Tosti in Tutti i Posti”, FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e CONFAD (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità).

    E allora diciamolo: non è una questione di ideologia politica.
    La vera colpa, di qualunque governo, è non voler guardare in faccia la realtà.
    Non voler ascoltare chi vive quotidianamente le fragilità del Paese reale.

    Perché le categorie invisibili sono tante.
    Padri separati, nuclei monogenitoriali in stato di vedovanza, famiglie schiacciate da un ISEE che punisce invece di tutelare.
    Tutti ignorati in nome di “altre priorità”.
    Oppure, peggio ancora, scaricati sulle Regioni.

    Ridurre tutto all’ennesimo scontro di contrade ideologiche è il più grande errore di chi governa e di chi si oppone.
    Perché non è una questione di colore politico, ma di sensibilità.
    Quando la politica tornerà a essere studio, ascolto e visione, e non semplice folclore di piazza, forse potremo scrivere un’agenda reale delle priorità di questo Paese.
    Ma servirà qualcosa che oggi manca più di ogni altra risorsa:
    uomini e donne di buona volontà.

    #Caregiver #Manovra2025 #PoliticheSociali #Invisibili #Welfare #DirittiNegati #GiustiziaSociale #Politica #SocietàCivile #dignità
    CATEGORIE INVISIBILI Beffa ai caregivers Ci sono tematiche che, purtroppo, passano inevitabilmente in secondo piano. Di sicuro perché viviamo in un Paese “strano” — per usare un eufemismo — capace di empatizzare con il dolore di popoli lontani, eppure totalmente indifferente davanti alle “peggio porcate” che ogni anno ci servono in tavola con la Manovra economica. Un piatto indigesto, puntuale come le abbuffate natalizie. E per chi, come il sottoscritto, proviene da percorsi di vita e di studio di carattere umanistico, è impossibile non volgere lo sguardo al dato umano. Quello che manda avanti una società, che tiene in piedi un partito o un movimento politico, nonostante tutto. Mi spiace dover constatare, ancora una volta, che dopo la cultura, a non godere dei dovuti riguardi siano le politiche sociali. Nonostante gli appelli di organizzazioni e associazioni di settore, certe riforme rimangono in un eterno “limbo”, fino a concretizzarsi in reali beffe. E ogni volta c’è qualcuno pronto a giustificarle con la solita scusa della coperta corta, vero? Oppure, diciamola tutta: ci sono argomenti che non sono “politicamente cavalcabili”. Basta ipocrisie, non siamo più bambini. Stavolta tocca ai Caregiver di tutta Italia. Persone che da anni attendono una legge capace di offrire un riconoscimento sociale, giuridico ed economico, oltreché dignità. Parliamo di decine di migliaia di caregiver familiari, in larghissima parte donne over 40, conviventi con chi assistono, impegnate in turni infiniti di cura: 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Persone che sacrificano salute, tempo, vita professionale e spesso anche la propria identità pur di garantire assistenza continua a un familiare. 👉E cosa prevede la nuova Manovra? Secondo l’art. 53, sarà istituito un fondo per il “finanziamento delle iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione di 1,15 milioni di euro per l’anno 2026, e di 207 milioni annui a decorrere dal 2027”. Una mancetta. Una cifra ridicola se rapportata al fabbisogno reale di un Paese in cui il welfare familiare regge spesso dove lo Stato si dissolve. E la cosa più triste è che il Ministero — nella figura di Alessandra Locatelli — si dà alla macchia. Complice forse il fatto di giovare di un anonimato comodo, al riparo dai riflettori che illuminano ministri più “macchiettistici” come Giuli, Tajani, Crosetto & Friends. Il Governo tace anche di fronte agli appelli e alle legittime richieste di realtà associative come “Genitori Tosti in Tutti i Posti”, FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e CONFAD (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità). E allora diciamolo: non è una questione di ideologia politica. La vera colpa, di qualunque governo, è non voler guardare in faccia la realtà. Non voler ascoltare chi vive quotidianamente le fragilità del Paese reale. Perché le categorie invisibili sono tante. Padri separati, nuclei monogenitoriali in stato di vedovanza, famiglie schiacciate da un ISEE che punisce invece di tutelare. Tutti ignorati in nome di “altre priorità”. Oppure, peggio ancora, scaricati sulle Regioni. Ridurre tutto all’ennesimo scontro di contrade ideologiche è il più grande errore di chi governa e di chi si oppone. Perché non è una questione di colore politico, ma di sensibilità. Quando la politica tornerà a essere studio, ascolto e visione, e non semplice folclore di piazza, forse potremo scrivere un’agenda reale delle priorità di questo Paese. Ma servirà qualcosa che oggi manca più di ogni altra risorsa: uomini e donne di buona volontà. #Caregiver #Manovra2025 #PoliticheSociali #Invisibili #Welfare #DirittiNegati #GiustiziaSociale #Politica #SocietàCivile #dignità
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  • UK: lavoro in cambio di catena digitale

    Il governo britannico ha tolto la maschera: entro la fine della legislatura l’identità digitale diventerà obbligatoria per dimostrare il diritto al lavoro. Non un servizio, ma una condizione. Senza ID non lavori.
    https://www.gov.uk/government/news/new-digital-id-scheme-to-be-rolled-out-across-uk
    Starmer la spaccia come «un’enorme opportunità», raccontando che servirà a blindare i confini e ad agevolare i cittadini. In realtà è la riduzione della libertà a permesso digitale, concesso solo se sei allineato.

    Il comunicato ufficiale non lascia dubbi: «Digital ID will be mandatory for Right to Work checks by the end of the Parliament». La stampa ha fatto da eco: AP ha scritto che «one must possess it to work», Reuters ha parlato di obbligo per chi inizia un impiego, e il Guardian ha riportato testuale che diventerà «mandatory to prove the right to work». Tre formule, un solo concetto: senza ID sei fuori.

    Il meccanismo è pronto: GOV.UK One Login e Wallet digitale centralizzeranno identità e attributi. Oggi è “comodità”, domani sarà la chiave di accesso a fisco, welfare e persino alla vita quotidiana. In Austria è già successo: l’ID Austria, dichiarato “volontario”, è diventato di fatto obbligatorio perché la burocrazia si è spostata tutta lì. L’UE con eIDAS 2.0 punta allo stesso traguardo: entro il 2030 ogni cittadino dovrà avere un wallet digitale.

    La Gran Bretagna fa un passo in più e lo aggancia subito al lavoro, trasformandosi nel primo Paese occidentale ad ammetterlo senza infingimenti. Non stupisce che Big Brother Watch e Liberty parlino di “Checkpoint Britain”, ricordando che i cittadini britannici avevano già respinto le ID card di Blair vent’anni fa. Ma stavolta la scusa è più appetibile: “fermare i clandestini”. Peccato che a pagare saranno tutti gli altri, quelli che lavorano regolarmente e che verranno schedati per legge.

    E non si ferma qui. Anche la Svizzera sta entrando nella gabbia digitale: dopo il referendum del 2021 che aveva bocciato l’ID, il Parlamento ha approvato nel 2023 la nuova legge sull’E-ID, operativa dal 2026. Ufficialmente sarà “volontaria”, ma già si annuncia indispensabile per banche, sanità e servizi pubblici. Quando l’alternativa diventa un percorso a ostacoli, la scelta non è più libera.

    Dietro le quinte, sempre gli stessi nomi: Bill Gates con ID2020, Tony Blair che da anni spinge per l’adozione globale, e Bruxelles che prepara l’impalcatura normativa. La fiaba è sempre uguale: sicurezza, modernità, inclusione. La realtà è che senza credenziali digitali diventi un paria.

    Così il Regno Unito inaugura il modello: il lavoro - il diritto di vivere - trasformato in un QR code. L’Austria e la Svizzera seguono, l’UE accelera. E a noi resta una sola certezza: quando i diritti diventano concessioni elettroniche, basta un clic per spegnere la libertà.

    Per aggiornamenti senza filtri: t.me/carmen_tortora1
    UK: lavoro in cambio di catena digitale Il governo britannico ha tolto la maschera: entro la fine della legislatura l’identità digitale diventerà obbligatoria per dimostrare il diritto al lavoro. Non un servizio, ma una condizione. Senza ID non lavori. https://www.gov.uk/government/news/new-digital-id-scheme-to-be-rolled-out-across-uk Starmer la spaccia come «un’enorme opportunità», raccontando che servirà a blindare i confini e ad agevolare i cittadini. In realtà è la riduzione della libertà a permesso digitale, concesso solo se sei allineato. Il comunicato ufficiale non lascia dubbi: «Digital ID will be mandatory for Right to Work checks by the end of the Parliament». La stampa ha fatto da eco: AP ha scritto che «one must possess it to work», Reuters ha parlato di obbligo per chi inizia un impiego, e il Guardian ha riportato testuale che diventerà «mandatory to prove the right to work». Tre formule, un solo concetto: senza ID sei fuori. Il meccanismo è pronto: GOV.UK One Login e Wallet digitale centralizzeranno identità e attributi. Oggi è “comodità”, domani sarà la chiave di accesso a fisco, welfare e persino alla vita quotidiana. In Austria è già successo: l’ID Austria, dichiarato “volontario”, è diventato di fatto obbligatorio perché la burocrazia si è spostata tutta lì. L’UE con eIDAS 2.0 punta allo stesso traguardo: entro il 2030 ogni cittadino dovrà avere un wallet digitale. La Gran Bretagna fa un passo in più e lo aggancia subito al lavoro, trasformandosi nel primo Paese occidentale ad ammetterlo senza infingimenti. Non stupisce che Big Brother Watch e Liberty parlino di “Checkpoint Britain”, ricordando che i cittadini britannici avevano già respinto le ID card di Blair vent’anni fa. Ma stavolta la scusa è più appetibile: “fermare i clandestini”. Peccato che a pagare saranno tutti gli altri, quelli che lavorano regolarmente e che verranno schedati per legge. E non si ferma qui. Anche la Svizzera sta entrando nella gabbia digitale: dopo il referendum del 2021 che aveva bocciato l’ID, il Parlamento ha approvato nel 2023 la nuova legge sull’E-ID, operativa dal 2026. Ufficialmente sarà “volontaria”, ma già si annuncia indispensabile per banche, sanità e servizi pubblici. Quando l’alternativa diventa un percorso a ostacoli, la scelta non è più libera. Dietro le quinte, sempre gli stessi nomi: Bill Gates con ID2020, Tony Blair che da anni spinge per l’adozione globale, e Bruxelles che prepara l’impalcatura normativa. La fiaba è sempre uguale: sicurezza, modernità, inclusione. La realtà è che senza credenziali digitali diventi un paria. Così il Regno Unito inaugura il modello: il lavoro - il diritto di vivere - trasformato in un QR code. L’Austria e la Svizzera seguono, l’UE accelera. E a noi resta una sola certezza: quando i diritti diventano concessioni elettroniche, basta un clic per spegnere la libertà. Per aggiornamenti senza filtri: t.me/carmen_tortora1
    WWW.GOV.UK
    New digital ID scheme to be rolled out across UK
    A new digital ID scheme will help combat illegal working while making it easier for the vast majority of people to use vital government services. Digital ID will be mandatory for Right to Work checks by the end of the Parliament.
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  • Io non credo che i Vecchioni, i Jovanotti, i Bisio, i Serra, Amendola, Littizzetto, Fazio e gli altri VIP che hanno partecipato alla manifestazione di Roma rappresentino gli Italiani.
    Non credo rappresentino nemmeno la maggioranza degli Italiani.
    Anzi, io credo che questi privilegiati da salotto con i loro luoghi comuni moraleggianti, le capriole retoriche per giustificare l'ingiustificabile, le finte citazioni e gli slogan imbolsiti, siano sempre più lontani dai problemi della gente.
    Secondo la loro spiccia morale, tirarsi ora indietro dai sacrifici per sborsare 800 miliardi per le armi, è da viziati con la pancia piena e da impigriti dal benessere.
    Per questi privilegiati, l'Italia che vive con poco per colpa di trent’anni di salari bassi e tagli al welfare, semplicemente non esiste.
    E non sono qualche migliaio di partecipanti raccattati con i pullman per l'Italia con la promessa di una gita a Roma, a renderli "rappresentanti della gente".
    Questi privilegiati rappresentano solo sé stessi e le élites che vogliono ingraziarsi.

    - Heather Parisi
    @heather_parisi

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/1966181438656589929
    Io non credo che i Vecchioni, i Jovanotti, i Bisio, i Serra, Amendola, Littizzetto, Fazio e gli altri VIP che hanno partecipato alla manifestazione di Roma rappresentino gli Italiani. Non credo rappresentino nemmeno la maggioranza degli Italiani. Anzi, io credo che questi privilegiati da salotto con i loro luoghi comuni moraleggianti, le capriole retoriche per giustificare l'ingiustificabile, le finte citazioni e gli slogan imbolsiti, siano sempre più lontani dai problemi della gente. Secondo la loro spiccia morale, tirarsi ora indietro dai sacrifici per sborsare 800 miliardi per le armi, è da viziati con la pancia piena e da impigriti dal benessere. Per questi privilegiati, l'Italia che vive con poco per colpa di trent’anni di salari bassi e tagli al welfare, semplicemente non esiste. E non sono qualche migliaio di partecipanti raccattati con i pullman per l'Italia con la promessa di una gita a Roma, a renderli "rappresentanti della gente". Questi privilegiati rappresentano solo sé stessi e le élites che vogliono ingraziarsi. - Heather Parisi @heather_parisi Source: https://x.com/itsmeback_/status/1966181438656589929
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  • Quick and Efficient ESI PF Registration

    The Tax Sahab's expert ESI PF registration services guarantee employee welfare and legal compliance. We acknowledge that every business faces distinct challenges and requirements, which is the reason we customize our approach to suit your particular circumstances.

    Our team of experts will help you comprehend the advantages of the Employee State Insurance and Provident Fund schemes while facilitating the registration process.

    Learn More: https://share.google/vVdKLdVbxAqN14dIs
    Quick and Efficient ESI PF Registration The Tax Sahab's expert ESI PF registration services guarantee employee welfare and legal compliance. We acknowledge that every business faces distinct challenges and requirements, which is the reason we customize our approach to suit your particular circumstances. Our team of experts will help you comprehend the advantages of the Employee State Insurance and Provident Fund schemes while facilitating the registration process. Learn More: https://share.google/vVdKLdVbxAqN14dIs
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  • CITTÀ PUBBLICA E CASE PER TUTTI!

    Abbiamo una sfida collettiva qui a Milano che non può più essere rimandata. È la stessa che investe tutte le principali città italiane: ripensare radicalmente le politiche dell’abitare.

    Non si tratta semplicemente di spazi vuoti o di affitti troppo alti: parliamo del diritto a una vita dignitosa per tutti, giovani e anziani, precari e studenti, famiglie e persone sole.

    Il 3 luglio scendiamo in piazza per dire basta a caro affitti, sfratti, sgomberi e speculazione immobiliare.
    Piazzale Lodi (MM3) | Ore 18:30

    Una manifestazione cittadina con sindacati inquilini, studenti, comitati, spazi sociali, reti territoriali, associazioni civiche e forze politiche: uniti e unite per il diritto alla casa e alla città.

    Questa è anche un’occasione per fare squadra , perché solo insieme possiamo costruire una Milano che metta al centro le persone, e non i profitti.

    PARTECIPA. CONDIVIDI. ORGANIZZATI.

    #3luglioMilano #DirittoAllaCasa #CittàPubblica #CaroAffitti #StopSfratti #SpeculazioneZero #CasePerTutti #TettoAgliAffitti #StudentatiPubblici #QuartieriAccessibili #RecuperoCasePopolari #WelfareMetropolitano #AltaTensioneAbitativa #DirittiSociali #milanosolidale
    CITTÀ PUBBLICA E CASE PER TUTTI! Abbiamo una sfida collettiva qui a Milano che non può più essere rimandata. È la stessa che investe tutte le principali città italiane: ripensare radicalmente le politiche dell’abitare. Non si tratta semplicemente di spazi vuoti o di affitti troppo alti: parliamo del diritto a una vita dignitosa per tutti, giovani e anziani, precari e studenti, famiglie e persone sole. Il 3 luglio scendiamo in piazza per dire basta a caro affitti, sfratti, sgomberi e speculazione immobiliare. Piazzale Lodi (MM3) | Ore 18:30 Una manifestazione cittadina con sindacati inquilini, studenti, comitati, spazi sociali, reti territoriali, associazioni civiche e forze politiche: uniti e unite per il diritto alla casa e alla città. Questa è anche un’occasione per fare squadra , perché solo insieme possiamo costruire una Milano che metta al centro le persone, e non i profitti. PARTECIPA. CONDIVIDI. ORGANIZZATI. #3luglioMilano #DirittoAllaCasa #CittàPubblica #CaroAffitti #StopSfratti #SpeculazioneZero #CasePerTutti #TettoAgliAffitti #StudentatiPubblici #QuartieriAccessibili #RecuperoCasePopolari #WelfareMetropolitano #AltaTensioneAbitativa #DirittiSociali #milanosolidale
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  • Mentre i telegiornali italiani mandavano in onda servizi su gossip e meteo, qualcosa di ben più grave veniva deciso lontano dai riflettori. I leader della NATO, con in testa il presidente americano Donald Trump, siglavano un accordo destinato a cambiare per sempre la vita di ogni cittadino europeo. Si tratta dell’impegno a portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035; una cifra enorme che trasformerà inevitabilmente il bilancio pubblico, costringendo a tagli su welfare, sanità, scuola e servizi essenziali. Mentre la retorica ufficiale parla di “sicurezza” e “difesa”, la realtà è che questo patto rappresenta un giuramento di obbedienza al Nuovo Ordine Mondiale, un vincolo che obbliga l’Italia a investire miliardi nelle guerre del futuro.
    Nel summit, il Presidente Trump ha rivestito un ruolo chiave. Non più solo voce fuori dal coro, ma il volto autorevole che ha imposto il diktat agli alleati europei. Con minacce di dazi e pressioni serrate, ha costretto paesi come la Spagna a cedere, segnando il tono duro di un’alleanza sempre più militarizzata e meno democratica. La sua immagine da salvatore populista è servita a mascherare la realtà: Trump ha legittimato e accelerato la trasformazione della NATO in un apparato di potere globale, a cui l’Italia ha consegnato mani e piedi.
    Dal 2026, gli effetti di questo accordo si faranno sentire pesantemente nelle tasche e nella vita quotidiana di ogni italiano. Le tasse aumenteranno, mentre i servizi essenziali diminuiranno. Il sistema scolastico sarà sottoposto a una militarizzazione silenziosa: programmi di “resilienza” e “educazione digitale” che celano un controllo sempre più capillare sulle giovani generazioni.
    Le famiglie saranno al centro di un attacco che mira a spezzare l’unità e a instaurare una sorveglianza capillare, dal controllo sanitario obbligatorio a bonus sociali condizionati all’obbedienza digitale.
    La guerra del futuro non esploderà con armi convenzionali, ma con pandemie simulate, blackout mirati, cyberattacchi pilotati e campagne di disinformazione. Ogni emergenza servirà a giustificare misure di controllo più stringenti: dalla censura preventiva alla profilazione digitale.
    Nel 2035, questa guerra simulata diventerà realtà consolidata: un sistema di sorveglianza totale, una digitalizzazione integrale della vita, con il cittadino ridotto a pedina di un gioco globale che non perdona. E i media tacciono o minimizzano.
    Il messaggio ufficiale resta rassicurante: tutto è per il bene comune, per la pace, per la sicurezza. Ma dietro le quinte, la NATO si trasforma in un ordine autoritario mascherato da alleanza difensiva, perché l’Italia ha firmato un patto che la lega a un futuro di guerre, controlli e sacrifici. Lo ha fatto senza consultare i cittadini, senza un dibattito reale, senza trasparenza.
    Chi capisce oggi questo ha una responsabilità enorme: svegliarsi, informarsi, raccontare la verità. Perché domani potrebbe essere troppo tardi.

    Mauro Bertamè
    Mentre i telegiornali italiani mandavano in onda servizi su gossip e meteo, qualcosa di ben più grave veniva deciso lontano dai riflettori. I leader della NATO, con in testa il presidente americano Donald Trump, siglavano un accordo destinato a cambiare per sempre la vita di ogni cittadino europeo. Si tratta dell’impegno a portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035; una cifra enorme che trasformerà inevitabilmente il bilancio pubblico, costringendo a tagli su welfare, sanità, scuola e servizi essenziali. Mentre la retorica ufficiale parla di “sicurezza” e “difesa”, la realtà è che questo patto rappresenta un giuramento di obbedienza al Nuovo Ordine Mondiale, un vincolo che obbliga l’Italia a investire miliardi nelle guerre del futuro. Nel summit, il Presidente Trump ha rivestito un ruolo chiave. Non più solo voce fuori dal coro, ma il volto autorevole che ha imposto il diktat agli alleati europei. Con minacce di dazi e pressioni serrate, ha costretto paesi come la Spagna a cedere, segnando il tono duro di un’alleanza sempre più militarizzata e meno democratica. La sua immagine da salvatore populista è servita a mascherare la realtà: Trump ha legittimato e accelerato la trasformazione della NATO in un apparato di potere globale, a cui l’Italia ha consegnato mani e piedi. Dal 2026, gli effetti di questo accordo si faranno sentire pesantemente nelle tasche e nella vita quotidiana di ogni italiano. Le tasse aumenteranno, mentre i servizi essenziali diminuiranno. Il sistema scolastico sarà sottoposto a una militarizzazione silenziosa: programmi di “resilienza” e “educazione digitale” che celano un controllo sempre più capillare sulle giovani generazioni. Le famiglie saranno al centro di un attacco che mira a spezzare l’unità e a instaurare una sorveglianza capillare, dal controllo sanitario obbligatorio a bonus sociali condizionati all’obbedienza digitale. La guerra del futuro non esploderà con armi convenzionali, ma con pandemie simulate, blackout mirati, cyberattacchi pilotati e campagne di disinformazione. Ogni emergenza servirà a giustificare misure di controllo più stringenti: dalla censura preventiva alla profilazione digitale. Nel 2035, questa guerra simulata diventerà realtà consolidata: un sistema di sorveglianza totale, una digitalizzazione integrale della vita, con il cittadino ridotto a pedina di un gioco globale che non perdona. E i media tacciono o minimizzano. Il messaggio ufficiale resta rassicurante: tutto è per il bene comune, per la pace, per la sicurezza. Ma dietro le quinte, la NATO si trasforma in un ordine autoritario mascherato da alleanza difensiva, perché l’Italia ha firmato un patto che la lega a un futuro di guerre, controlli e sacrifici. Lo ha fatto senza consultare i cittadini, senza un dibattito reale, senza trasparenza. Chi capisce oggi questo ha una responsabilità enorme: svegliarsi, informarsi, raccontare la verità. Perché domani potrebbe essere troppo tardi. Mauro Bertamè
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  • SMEMBRANDO QUARTIERI

    Quello che fa inorridire non è solo la solita speculazione edilizia, l’ennesima cementificazione selvaggia che di certo non arricchirà il tessuto sociale, ma piuttosto i conti bancari di qualche investitore. No, la vera tragedia è culturale. Perché il problema non è solo cosa si costruisce, ma cosa si distrugge per farlo.

    Milano sta vivendo un lento processo di cancellazione della propria storia urbana, una rimozione sistematica di edifici e simboli che hanno dato identità ai quartieri. Non sono solo palazzi da riempire e svuotare come camere d’albergo, ma spazi che hanno segnato la crescita e l’evoluzione di intere comunità. Eppure, la città continua a smantellare tutto senza memoria, senza rispetto, senza una visione che vada oltre il profitto immediato. Decostruendo i quartieri, si cancella la storia. E nemmeno con la certezza che le casse pubbliche ne trarranno beneficio.

    Il caso del "Tamburello" di Affori

    L’ultimo esempio di questa politica dello sfregio urbano è il Tamburello, storico edificio tra via Astesani e la stazione FN di Affori. Un nome che forse non tutti conoscono, ma che per decenni ha rappresentato un punto fermo per il Municipio 9. Costruito negli anni ’60 su progetto degli architetti Vito e Gustavo Latis, ha ospitato una filiale della Banca Nazionale del Lavoro, poi un’edicola, un parcheggio, e infine è diventato uno spazio sociale con il collettivo Ri-make, prima dello sgombero nel 2018.
    Oggi, il Tamburello è destinato alla demolizione per far posto all’ennesimo complesso residenziale: nove piani, 21 appartamenti, spazi commerciali. Un progetto curato dalla società immobiliare Rehalta, parte del gruppo FG Invest, e affidato a Coima Image. La costruzione sarebbe dovuta partire da tempo, ma i lavori ancora non sono iniziati.

    Non si tratta solo di un vecchio edificio abbandonato. Il Tamburello era e poteva essere ancora un luogo di aggregazione, un punto di riferimento per il quartiere. La cittadinanza, consapevole di ciò che si sta per perdere, non è rimasta a guardare e ha lanciato una raccolta firme per chiedere al Comune di Milano di fermare la demolizione e valutare alternative concrete. La proposta è chiara: riqualificare invece di abbattere, trasformando l’edificio in un centro polifunzionale per associazioni, eventi culturali, laboratori artigianali e servizi di welfare.

    Ancora una volta, la città si muove senza la politica, perché tanto l’interesse per i quartieri si accende solo sotto elezioni. Milano si racconta come città europea, innovativa, inclusiva. Ma la verità è che le manca quella mentalità creativa che altrove ha permesso di valorizzare il patrimonio esistente senza distruggerlo.

    A Rotterdam bastano quattro case cubiche per fare scuola di architettura. A Londra si reinventano interi quartieri con moduli abitativi sostenibili. Qui, invece, si abbatte e si ricostruisce senza logica, senza sensibilità, senza una strategia che non sia quella del guadagno immediato.
    Ma tutto si altera. E tutto si deteriora. E comunque, il passato non ritorna.

    #SalviamoIlTamburello #Affori #Milano #RigenerazioneUrbana #SpeculazioneEdilizia #PartecipazioneCivica #CulturaNonSiDemolisce
    SMEMBRANDO QUARTIERI 🏗️💔 Quello che fa inorridire non è solo la solita speculazione edilizia, l’ennesima cementificazione selvaggia che di certo non arricchirà il tessuto sociale, ma piuttosto i conti bancari di qualche investitore. No, la vera tragedia è culturale. Perché il problema non è solo cosa si costruisce, ma cosa si distrugge per farlo. Milano sta vivendo un lento processo di cancellazione della propria storia urbana, una rimozione sistematica di edifici e simboli che hanno dato identità ai quartieri. Non sono solo palazzi da riempire e svuotare come camere d’albergo, ma spazi che hanno segnato la crescita e l’evoluzione di intere comunità. Eppure, la città continua a smantellare tutto senza memoria, senza rispetto, senza una visione che vada oltre il profitto immediato. Decostruendo i quartieri, si cancella la storia. E nemmeno con la certezza che le casse pubbliche ne trarranno beneficio. 📍 Il caso del "Tamburello" di Affori L’ultimo esempio di questa politica dello sfregio urbano è il Tamburello, storico edificio tra via Astesani e la stazione FN di Affori. Un nome che forse non tutti conoscono, ma che per decenni ha rappresentato un punto fermo per il Municipio 9. Costruito negli anni ’60 su progetto degli architetti Vito e Gustavo Latis, ha ospitato una filiale della Banca Nazionale del Lavoro, poi un’edicola, un parcheggio, e infine è diventato uno spazio sociale con il collettivo Ri-make, prima dello sgombero nel 2018. Oggi, il Tamburello è destinato alla demolizione per far posto all’ennesimo complesso residenziale: nove piani, 21 appartamenti, spazi commerciali. Un progetto curato dalla società immobiliare Rehalta, parte del gruppo FG Invest, e affidato a Coima Image. La costruzione sarebbe dovuta partire da tempo, ma i lavori ancora non sono iniziati. 🔎 Non si tratta solo di un vecchio edificio abbandonato. Il Tamburello era e poteva essere ancora un luogo di aggregazione, un punto di riferimento per il quartiere. La cittadinanza, consapevole di ciò che si sta per perdere, non è rimasta a guardare e ha lanciato una raccolta firme per chiedere al Comune di Milano di fermare la demolizione e valutare alternative concrete. La proposta è chiara: riqualificare invece di abbattere, trasformando l’edificio in un centro polifunzionale per associazioni, eventi culturali, laboratori artigianali e servizi di welfare. 💬 Ancora una volta, la città si muove senza la politica, perché tanto l’interesse per i quartieri si accende solo sotto elezioni. Milano si racconta come città europea, innovativa, inclusiva. Ma la verità è che le manca quella mentalità creativa che altrove ha permesso di valorizzare il patrimonio esistente senza distruggerlo. A Rotterdam bastano quattro case cubiche per fare scuola di architettura. A Londra si reinventano interi quartieri con moduli abitativi sostenibili. Qui, invece, si abbatte e si ricostruisce senza logica, senza sensibilità, senza una strategia che non sia quella del guadagno immediato. Ma tutto si altera. E tutto si deteriora. E comunque, il passato non ritorna. #SalviamoIlTamburello 🥁 #Affori #Milano #RigenerazioneUrbana #SpeculazioneEdilizia #PartecipazioneCivica #CulturaNonSiDemolisce
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