• "Per il vino si conferma il nuovo regime di dazi al 15%: una stangata per il settore, con un'incidenza al 24% sul totale export globale e un controvalore di 2 miliardi di euro l'anno". È lo scenario delineato dal presidente di Unione italiana vini #ANSA

    https://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/vino/2025/08/21/uiv-conferma-dazi-costa-a-vino-317-milioni-e-una-stangata_8ac5342a-a7b0-47c0-9d85-3780a46978d2.html?s=08
    "Per il vino si conferma il nuovo regime di dazi al 15%: una stangata per il settore, con un'incidenza al 24% sul totale export globale e un controvalore di 2 miliardi di euro l'anno". È lo scenario delineato dal presidente di Unione italiana vini #ANSA https://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/vino/2025/08/21/uiv-conferma-dazi-costa-a-vino-317-milioni-e-una-stangata_8ac5342a-a7b0-47c0-9d85-3780a46978d2.html?s=08
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  • CATELLA’S DAY – altro da aggiungere...?

    "Oh oh oh Catella’s Day…
    Oh oh oh Catella’s free…"

    Qualcuno si stupisce ancora?
    C’è ancora qualcuno che si indigna sul serio?
    Nulla che non si potesse già immaginare. Finale scontato come nella più prevedibile delle serie Netflix , con il protagonista che torna a recitare lo stesso copione — magari per un’altra stagione da 5 puntate.

    Non rinnego ciò che scrissi giorni fa: lungi da me fare da cassa di risonanza al “vero sindaco di Milano” , ma quella di oggi è l’immagine plastica di una duplice sconfitta. La prima è della magistratura . La seconda, non meno grave, è della cittadinanza.

    Molti milanesi (e ancor più gli abitanti dell’hinterland) non hanno idea di chi sia Manfredi Catella. E se lo sanno, spesso si limitano ad applaudire i suoi grattacieli "modern London style" . Sta di fatto che oggi ci becchiamo l’ennesimo finale già scritto: un epilogo “telefonato”, concluso col più classico dei tarallucci e vino . Alla faccia nostra. Anzi, sulle nostre tasche .

    Il Tribunale del Riesame di Milano ha annullato i domiciliari di Manfredi Catella, patron di Coima, arrestato il 31 luglio nell’inchiesta sull’urbanistica. Accusato di aver “oliato” l’architetto Alessandro Scandurra con consulenze gonfiate (per il Pirellino e il villaggio olimpico), Catella era l’ultimo dei sei indagati ancora ai domiciliari.

    Uno a uno, infatti, tutti gli arresti sono stati smontati: dall’assessore Tancredi al manager Pella, passando per Scandurra stesso. Ora anche Catella torna libero, in attesa delle motivazioni che i giudici depositeranno nei prossimi 45 giorni.

    Insomma: un’inchiesta che partiva col botto e che, per ora, si chiude con il più classico degli sbadigli .

    Secondo voi, onestamente… può succedere qualcosa di diverso da quanto abbiamo già immaginato?
    Vogliamo ancora credere nei cambiamenti come a miracoli piovuti dal cielo?
    Se sì, accomodiamoci pure: continuiamo a sognare.

    Quella di oggi non è solo una sentenza, è una lezione al contrario. Milano non è più la città delle opportunità, è un feudo per pochi. Una terra di nessuno… o meglio, di qualcuno. Qui chi ha soldi vince, comanda e detta le regole. Gli altri? La plebaglia che non si può permettere neppure i privilegi “legali” di chi ha un team di avvocati da Champions League .

    Questa è Milano.
    La città del Marchese del Grillo : “Io so’ io, e voi non siete un c…”.
    La città dove vince sempre il più furbo, mentre tu arrivi a fatica a fine mese.
    La città dove, se vuoi restare, devi accettare di vivere ai margini, lasciando il centro a studenti fuori sede, imprenditori globali e stakeholders di passaggio che ingrassano il grande Luna Park urbano .

    Questa è Milano. Anche dopo questo affronto.
    Indigniamoci pure.
    Ma le cose sono due:

    1. O un giorno nascerà un cittadino/a con le tasche piene stile Elon Musk pronto a smuovere tribunali e giustizia.

    2. Oppure servirà una vera alternativa politica, fatta di gente integerrima che abbia la volontà di cambiare davvero ogni angolo dell’amministrazione.

    Altrimenti… Milano resta questa.
    O la accetti e la subisci.
    O te ne vai.

    #Milano #CatellasDay #Urbanistica #Corruzione #GiustiziaItaliana #CittàDaBere #MilanoLunapark #indignazionecivile
    🎭 CATELLA’S DAY – altro da aggiungere...? 🏙️🍷 "Oh oh oh Catella’s Day… Oh oh oh Catella’s free…" Qualcuno si stupisce ancora? 🤔 C’è ancora qualcuno che si indigna sul serio? 😑 Nulla che non si potesse già immaginare. Finale scontato come nella più prevedibile delle serie Netflix 📺, con il protagonista che torna a recitare lo stesso copione — magari per un’altra stagione da 5 puntate. Non rinnego ciò che scrissi giorni fa: lungi da me fare da cassa di risonanza al “vero sindaco di Milano” 🏛️, ma quella di oggi è l’immagine plastica di una duplice sconfitta. La prima è della magistratura ⚖️. La seconda, non meno grave, è della cittadinanza. Molti milanesi (e ancor più gli abitanti dell’hinterland) non hanno idea di chi sia Manfredi Catella. E se lo sanno, spesso si limitano ad applaudire i suoi grattacieli "modern London style" 🏗️✨. Sta di fatto che oggi ci becchiamo l’ennesimo finale già scritto: un epilogo “telefonato”, concluso col più classico dei tarallucci e vino 🍪🍷. Alla faccia nostra. Anzi, sulle nostre tasche 💸. Il Tribunale del Riesame di Milano ha annullato i domiciliari di Manfredi Catella, patron di Coima, arrestato il 31 luglio nell’inchiesta sull’urbanistica. Accusato di aver “oliato” l’architetto Alessandro Scandurra con consulenze gonfiate (per il Pirellino e il villaggio olimpico), Catella era l’ultimo dei sei indagati ancora ai domiciliari. Uno a uno, infatti, tutti gli arresti sono stati smontati: dall’assessore Tancredi al manager Pella, passando per Scandurra stesso. Ora anche Catella torna libero, in attesa delle motivazioni che i giudici depositeranno nei prossimi 45 giorni. Insomma: un’inchiesta che partiva col botto 💥 e che, per ora, si chiude con il più classico degli sbadigli 😴. Secondo voi, onestamente… può succedere qualcosa di diverso da quanto abbiamo già immaginato? 🤨 Vogliamo ancora credere nei cambiamenti come a miracoli piovuti dal cielo? 🌩️ Se sì, accomodiamoci pure: continuiamo a sognare. Quella di oggi non è solo una sentenza, è una lezione al contrario. Milano non è più la città delle opportunità, è un feudo per pochi. Una terra di nessuno… o meglio, di qualcuno. Qui chi ha soldi 💰 vince, comanda e detta le regole. Gli altri? La plebaglia che non si può permettere neppure i privilegi “legali” di chi ha un team di avvocati da Champions League ⚽👔. Questa è Milano. La città del Marchese del Grillo 🕴️: “Io so’ io, e voi non siete un c…”. La città dove vince sempre il più furbo, mentre tu arrivi a fatica a fine mese. La città dove, se vuoi restare, devi accettare di vivere ai margini, lasciando il centro a studenti fuori sede, imprenditori globali e stakeholders di passaggio che ingrassano il grande Luna Park urbano 🎡. Questa è Milano. Anche dopo questo affronto. Indigniamoci pure. Ma le cose sono due: 1. O un giorno nascerà un cittadino/a con le tasche piene stile Elon Musk 🚀 pronto a smuovere tribunali e giustizia. 2. Oppure servirà una vera alternativa politica, fatta di gente integerrima che abbia la volontà di cambiare davvero ogni angolo dell’amministrazione. Altrimenti… Milano resta questa. O la accetti e la subisci. O te ne vai. #Milano #CatellasDay #Urbanistica #Corruzione #GiustiziaItaliana #CittàDaBere #MilanoLunapark #indignazionecivile
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  • CEMENTOPOLI - Summer Remix

    Fra tre settimane si torna alla solita giostra di settembre: scuole aperte, lavori a manetta, e le polemiche estive che dovrebbero calare… ma no, qui a Milano il Festivalbar della corruzione continua .
    Cementopoli 2.0 si sta rivelando più un fiasco che un vaso di Pandora. E, diciamocelo, il copione lo conosciamo a memoria — solo che ogni giorno salta fuori una nuova “traccia bonus” che ci fa perdere tempo e fiducia.

    Questa volta il singolo più chiacchierato è tratto dalla chat “Pirellino”:
    “Ma mi confermi come assessore?” scrive l’ex assessore Tancredi a Catella.
    “Voi siete i best ever. Io se volete vi faccio da segretario”, risponde il re dell’immobiliare milanese.
    E il DG Malangone, entusiasta: “Me lo tatuo sulla schiena”.
    La Procura non ride: parla di mercimonio della funzione pubblica, di sfregio delle leggi e di attentato alla democrazia urbanistica.

    Tradotto: qui i pubblici ufficiali agiscono come dipendenti privati, deferenti agli ordini di un privato cittadino… che, a leggere i messaggi, pare fosse considerato il vero sindaco di Milano .

    Ma non è certo il primo episodio, anzi: è solo l’ultimo capitolo di un palinsesto di tormentoni politici che sembrano fatti apposta per tenerci incollati allo schermo mentre altrove si consumano altri scippi silenziosi ai danni della città.

    Scarcerazione di Scandurra & Bezzicheri
    Presentata come il colpo di scena della stagione, ma alla fine è solo il solito giro di giostra giudiziaria. Tanto clamore per nulla: il tempo mediatico speso qui è lo stesso che potrebbe servire per discutere di come evitare che simili figure abbiano ancora margini di manovra… e invece no, si resta a commentare la sentenza come se fosse la finale di Champions.

    Proteste delle famiglie senza casa
    Una tragedia sociale trasformata in “servizio di colore” per i telegiornali, senza un vero seguito politico. Il problema resta lì, irrisolto, e intanto il dibattito pubblico si sposta rapidamente su chi ha scritto cosa nelle chat. Nel frattempo, mentre si litiga sui messaggini, la città continua a perdere case accessibili e spazi vivibili.

    Il silenzio imbarazzante del PD e le frasi di circostanza del centro-sinistra
    La fiera dell’ipocrisia: si evitano prese di posizione nette per paura di perdere voti o poltrone, e si preferisce il linguaggio da comunicato stampa, tanto vuoto quanto “corretto”. Così il rumore resta alto ma il significato vicino allo zero.

    E noi? Restiamo qui, spettatori di questa telenovela politica, sapendo già che finirà a tarallucci e vino , esattamente come ogni altro scandalo in salsa italiana.

    Nel frattempo, sotto silenzio, è in stadio avanzato il processo di chiusura del Leonardo3, un pezzo di patrimonio culturale milanese, stessa sorte toccata ad altrettante realtà importanti. Ma su questo, silenzio totale: niente titoloni, niente “chat bollenti”, nessuna indignazione virale.

    Forse è il momento di spegnere per un attimo le nostre “bioporte” digitali e investire energia nel creare un’alternativa politica vera: fatta di cittadini e non di lobby, capace di proteggere la città e la qualità della vita da questo lento saccheggio.
    Finché non lo faremo, resteremo bloccati nel solito loop: stallo, decadenza… e noia pura.

    #Cementopoli #Milano #Corruzione #PoliticaItaliana #Urbanistica #DenunciaSociale #Giustizia #MilanoSvegliati #estatemilanese
    🎭 CEMENTOPOLI - Summer Remix 🎷🍹 Fra tre settimane si torna alla solita giostra di settembre: scuole aperte, lavori a manetta, e le polemiche estive che dovrebbero calare… ma no, qui a Milano il Festivalbar della corruzione continua 🎶. Cementopoli 2.0 si sta rivelando più un fiasco che un vaso di Pandora. E, diciamocelo, il copione lo conosciamo a memoria — solo che ogni giorno salta fuori una nuova “traccia bonus” che ci fa perdere tempo e fiducia. Questa volta il singolo più chiacchierato è tratto dalla chat “Pirellino”: 📱 “Ma mi confermi come assessore?” scrive l’ex assessore Tancredi a Catella. 📱 “Voi siete i best ever. Io se volete vi faccio da segretario”, risponde il re dell’immobiliare milanese. 📱 E il DG Malangone, entusiasta: “Me lo tatuo sulla schiena”. La Procura non ride: parla di mercimonio della funzione pubblica, di sfregio delle leggi e di attentato alla democrazia urbanistica. Tradotto: qui i pubblici ufficiali agiscono come dipendenti privati, deferenti agli ordini di un privato cittadino… che, a leggere i messaggi, pare fosse considerato il vero sindaco di Milano 🏙️. Ma non è certo il primo episodio, anzi: è solo l’ultimo capitolo di un palinsesto di tormentoni politici che sembrano fatti apposta per tenerci incollati allo schermo mentre altrove si consumano altri scippi silenziosi ai danni della città. Scarcerazione di Scandurra & Bezzicheri🎢 Presentata come il colpo di scena della stagione, ma alla fine è solo il solito giro di giostra giudiziaria. Tanto clamore per nulla: il tempo mediatico speso qui è lo stesso che potrebbe servire per discutere di come evitare che simili figure abbiano ancora margini di manovra… e invece no, si resta a commentare la sentenza come se fosse la finale di Champions. Proteste delle famiglie senza casa 🏚️ Una tragedia sociale trasformata in “servizio di colore” per i telegiornali, senza un vero seguito politico. Il problema resta lì, irrisolto, e intanto il dibattito pubblico si sposta rapidamente su chi ha scritto cosa nelle chat. Nel frattempo, mentre si litiga sui messaggini, la città continua a perdere case accessibili e spazi vivibili. Il silenzio imbarazzante del PD e le frasi di circostanza del centro-sinistra 🙄 La fiera dell’ipocrisia: si evitano prese di posizione nette per paura di perdere voti o poltrone, e si preferisce il linguaggio da comunicato stampa, tanto vuoto quanto “corretto”. Così il rumore resta alto ma il significato vicino allo zero. E noi? Restiamo qui, spettatori di questa telenovela politica, sapendo già che finirà a tarallucci e vino 🍷, esattamente come ogni altro scandalo in salsa italiana. 💡 Nel frattempo, sotto silenzio, è in stadio avanzato il processo di chiusura del Leonardo3, un pezzo di patrimonio culturale milanese, stessa sorte toccata ad altrettante realtà importanti. Ma su questo, silenzio totale: niente titoloni, niente “chat bollenti”, nessuna indignazione virale. Forse è il momento di spegnere per un attimo le nostre “bioporte” digitali e investire energia nel creare un’alternativa politica vera: fatta di cittadini e non di lobby, capace di proteggere la città e la qualità della vita da questo lento saccheggio. Finché non lo faremo, resteremo bloccati nel solito loop: stallo, decadenza… e noia pura. #Cementopoli #Milano #Corruzione #PoliticaItaliana #Urbanistica #DenunciaSociale #Giustizia #MilanoSvegliati #estatemilanese
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  • Chiara Poggi e Giuseppe Fava hanno molti aspetti in comune. Entrambi erano arrivati a conoscere o a percepire azioni protette da un certo livello, giungendo da posizioni molto diverse, per ragioni diverse, mossi dal senso del dovere e dal rispetto per la verità. Che la loro vita integra e la loro fine, segnata tragicamente da un sistema corrotto e marcio, che vuole cancellare la civiltà e conservarsi contando sull'ignavia e l'indifferenza, sia per noi una guida. Siamo in tanti a tenere vivo il ricordo di cittadini che hanno assunto la dignità personale e sociale come scelta di vita. Riguardo alle nuove indagini sul delitto di Chiara Poggi siamo in tanti a volere la verità, seguendo attivamente una Procura che sta revisionando tutto l'impianto precedente. Che dall'informazione di regime arrivino moniti a lasciare parlare gli esperti poco importa. Essi hanno perso ogni credibilità. Si parli fra noi e si concorra a cercare la verità, come ci hanno insegnato un coraggioso e fiero giornalista e una giovane donna fiera e tenace.
    Chiara Poggi e Giuseppe Fava hanno molti aspetti in comune. Entrambi erano arrivati a conoscere o a percepire azioni protette da un certo livello, giungendo da posizioni molto diverse, per ragioni diverse, mossi dal senso del dovere e dal rispetto per la verità. Che la loro vita integra e la loro fine, segnata tragicamente da un sistema corrotto e marcio, che vuole cancellare la civiltà e conservarsi contando sull'ignavia e l'indifferenza, sia per noi una guida. Siamo in tanti a tenere vivo il ricordo di cittadini che hanno assunto la dignità personale e sociale come scelta di vita. Riguardo alle nuove indagini sul delitto di Chiara Poggi siamo in tanti a volere la verità, seguendo attivamente una Procura che sta revisionando tutto l'impianto precedente. Che dall'informazione di regime arrivino moniti a lasciare parlare gli esperti poco importa. Essi hanno perso ogni credibilità. Si parli fra noi e si concorra a cercare la verità, come ci hanno insegnato un coraggioso e fiero giornalista e una giovane donna fiera e tenace.
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  • ENO / ALBARN & CO. – La musica colpisce ancora

    Se insisto a dire che la Cultura e l'Arte sono la "chiave" di lettura e riconciliazione delle parti nel mondo non è a caso. Perché a differenza di tanti fuffaguru, santoni del web o letterati moderni che devono per forza vendere e accedere alla categoria best seller, gli artisti operano su canoni emozionali e valori condivisi che riescono ad accomunare davvero le persone al di sopra dei soliti criteri politici. E questa non è sola e semplice ricerca di visibilità, perché una kermesse fatta di più interpreti di stili diversi che si unicorno per una performance di un giorno ha un valore maggiore di un comizio. Negli anni ’80 ringraziammo Bob Geldof che con il “Live Aid” lanciò insieme a una schiera di artisti un segnale storico per la lotta alla fame nel mondo. I problemi non sono cambiati purtroppo e si ritornerà di nuovo a Wembley. Magari con meno sfarzo e magniloquenza da anni ’80 ma con una musica che colpisce ancora e lancia i suoi segnali. Possiamo ritenerci fortunati che in questa metà di anni ’20 possiamo ancora contare su “gegnacci” come Brian Eno e Damon Albarn che, con la solita compostezza, occupano ora le prime pagine per un evento degno di nota.

    Il 17 settembre, Wembley Arena: Together For Palestine. Brian Eno e Damon Albarn guidano una lineup che mescola star globali (James Blake, Jamie xx, Bastille, Paloma Faith…) e voci palestinesi come Adnan Joubran, Faraj Suleiman e Nai Barghouti. L’obiettivo? Eno lo dice chiaro: «Gli artisti hanno sempre aiutato a denunciare le ingiustizie e a immaginare futuri migliori. È il momento di unirci, alzare la voce e riaffermare la nostra umanità condivisa».

    E poi Albarn, che davanti a Channel 4 News non si nasconde più: «Bisogna riconoscere il genocidio che avviene a Gaza. I palestinesi appartengono a quei territori, non si possono semplicemente cacciare via. Non è accettabile». Il musicista inglese già
    durante la promozione del nuovo progetto del collettivo Africa Express, Bahidorà, aveva inoltre espresso il desiderio di lavorare con musicisti palestinesi e israeliani: “Africa Express potrebbe andare in Palestina,” aveva detto. “Non è politica, è cultura. Vorrei andare anche in Israele per unire le persone”.

    Semplice e senza doppie interpretazioni.
    La musica non ha mai smesso di lanciare i suoi segnali nei decenni. Segnali e simboli che non si vogliono considerare forse con le dovute attenzioni e riguardi, relegando come sempre la cultura in un piano secondario.
    Per fortuna ci sono ancora personalità motivate e pronte e rialzare la testa oltre che il suono.
    La Cultura è la strada e l'arte è la sua forma più profonda e precisa per segnarne il percorso.
    Restiamo sintonizzati. Soprattutto col cervello. E che questi suoni arrivino alle orecchie da "mercante"del governante.

    #TogetherForPalestine #BrianEno #DamonAlbarn #MusicaPerLaPace #ArteAttivismo #CulturaResistenza #FreePalestine #StopWar #Wembley2025
    🎶 ENO / ALBARN & CO. – La musica colpisce ancora 🎤✊ Se insisto a dire che la Cultura e l'Arte sono la "chiave" di lettura e riconciliazione delle parti nel mondo non è a caso. Perché a differenza di tanti fuffaguru, santoni del web o letterati moderni che devono per forza vendere e accedere alla categoria best seller, gli artisti operano su canoni emozionali e valori condivisi che riescono ad accomunare davvero le persone al di sopra dei soliti criteri politici. E questa non è sola e semplice ricerca di visibilità, perché una kermesse fatta di più interpreti di stili diversi che si unicorno per una performance di un giorno ha un valore maggiore di un comizio. Negli anni ’80 ringraziammo Bob Geldof che con il “Live Aid” lanciò insieme a una schiera di artisti un segnale storico per la lotta alla fame nel mondo. I problemi non sono cambiati purtroppo e si ritornerà di nuovo a Wembley. Magari con meno sfarzo e magniloquenza da anni ’80 ma con una musica che colpisce ancora e lancia i suoi segnali. Possiamo ritenerci fortunati che in questa metà di anni ’20 possiamo ancora contare su “gegnacci” come Brian Eno e Damon Albarn che, con la solita compostezza, occupano ora le prime pagine per un evento degno di nota. Il 17 settembre, Wembley Arena: Together For Palestine. Brian Eno e Damon Albarn guidano una lineup che mescola star globali (James Blake, Jamie xx, Bastille, Paloma Faith…) e voci palestinesi come Adnan Joubran, Faraj Suleiman e Nai Barghouti. L’obiettivo? Eno lo dice chiaro: «Gli artisti hanno sempre aiutato a denunciare le ingiustizie e a immaginare futuri migliori. È il momento di unirci, alzare la voce e riaffermare la nostra umanità condivisa». E poi Albarn, che davanti a Channel 4 News non si nasconde più: «Bisogna riconoscere il genocidio che avviene a Gaza. I palestinesi appartengono a quei territori, non si possono semplicemente cacciare via. Non è accettabile». Il musicista inglese già durante la promozione del nuovo progetto del collettivo Africa Express, Bahidorà, aveva inoltre espresso il desiderio di lavorare con musicisti palestinesi e israeliani: “Africa Express potrebbe andare in Palestina,” aveva detto. “Non è politica, è cultura. Vorrei andare anche in Israele per unire le persone”. Semplice e senza doppie interpretazioni. La musica non ha mai smesso di lanciare i suoi segnali nei decenni. Segnali e simboli che non si vogliono considerare forse con le dovute attenzioni e riguardi, relegando come sempre la cultura in un piano secondario. Per fortuna ci sono ancora personalità motivate e pronte e rialzare la testa oltre che il suono. La Cultura è la strada e l'arte è la sua forma più profonda e precisa per segnarne il percorso. Restiamo sintonizzati. Soprattutto col cervello. E che questi suoni arrivino alle orecchie da "mercante"del governante. #TogetherForPalestine #BrianEno #DamonAlbarn #MusicaPerLaPace #ArteAttivismo #CulturaResistenza #FreePalestine #StopWar #Wembley2025
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  • "Temperatura globale: 2 anni in caduta libera.
    Da aprile 2024 (15 mesi), la temperatura globale è crollata di ben 0,6 °C. A questo ritmo, tra soli 5 anni ci troveremmo nella prossima era glaciale (-3 °C).
    Le Nazioni Unite dovrebbero preoccuparsene e chiederci di aumentare le nostre emissioni di CO ₂"
    J. Vinos

    Source:
    https://x.com/climacritic/status/1952412235579478313?t=l6ELYgh_luupD2tEWTxbZA&s=19
    "Temperatura globale: 2 anni in caduta libera. Da aprile 2024 (15 mesi), la temperatura globale è crollata di ben 0,6 °C. A questo ritmo, tra soli 5 anni ci troveremmo nella prossima era glaciale (-3 °C). Le Nazioni Unite dovrebbero preoccuparsene e chiederci di aumentare le nostre emissioni di CO ₂" J. Vinos Source: https://x.com/climacritic/status/1952412235579478313?t=l6ELYgh_luupD2tEWTxbZA&s=19
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  • DA ASCOLTARE con molta ATTENZIONE. MASSIMA DIFFUSIONE!
    "Merz è un personaggio molto pericoloso. Quello che non riuscì a Hitler con l'atomica potrebbe riuscire a lui". L'analisi di Luciano Canfora - Video
    Canfora: “La Russia non ha mai attaccato l’Occidente. È sempre stata invasa” - Video

    A Battitori liberi, su Radio Cusano Campus, lo storico Luciano Canfora traccia una lettura di lungo periodo del conflitto tra Mosca e Kiev, muovendo dalla genesi della Russia sovietica fino agli equilibri attuali. “Il panorama più ampio si può ricavare anche dall’esperienza del secolo precedente – afferma Canfora – Quando nacque la Russia sovietica nel ’18, praticamente si cercò di strangolarla in culla. Ci fu l’intervento militare inglese, francese, cecoslovacco, anche un pugno di italiani».

    Lo storico spiega che la Russia sopravvisse a quell’assedio iniziale grazie anche al presidente americano Woodrow Wilson, che cercò un compromesso per evitare una nuova guerra mondiale. Ma l’accerchiamento occidentale proseguì per decenni: “La Russia fu riconosciuta tardi, molto tardi. L’Italia e l’Inghilterra nel 1924, gli Stati Uniti molto dopo”.
    La seconda guerra mondiale segna una svolta. “Nel 1941 arriva l’attacco proditorio tedesco. La Russia reagisce in maniera corale, nazionale. Al termine del conflitto ottiene un punto fermo, una cintura di sicurezza intorno ai propri confini“.

    Canfora sottolinea che la Russia ha una lunga memoria storica delle invasioni: “Da Bonaparte nel 1800, da Pietro il Grande nel 1700. È sempre stata invasa da Occidente”. Fu il patto di sicurezza ottenuto dopo il 1945 a rappresentare una risposta a quella storia.

    Dopo il crollo dell’Urss, “non come statualità, ma come impalcatura politica”, la Nato, “per iniziativa essenzialmente americana”, si espande verso Est. “Ha pensato di mangiare tutto lo spazio intermedio arrivando fino ai confini“. Per Canfora, “la causa del conflitto Russia–Ucraina è quella lì”. E aggiunge: “La soluzione verrà quando si capirà che un nuovo ordine comporta una cintura di sicurezza che separi dei corpi tendenti al conflitto. Questo è il punto. Avverrà domani? Avverrà tra un mese? Questo non lo sappiamo”.

    Il focus si sposta sulla Germania. “L’elemento nuovo, preoccupante, è la Germania di Merz – puntualizza lo storico – L’attuale Germania, dopo la vittoria del cancelliere Merz, rappresenta la parte più conservatrice della Cdu”. Canfora cita le parole del leader tedesco: “Avremo in Germania il più potente esercito di tutta l’Europa”. E commenta: “Non escludo che, come ha fatto Israele, che si è impadronita della bomba atomica senza averne il permesso, anche la Germania voglia arrivare a questo. Quello che non riuscì a fare Hitler, perché non arrivò a tempo a fare l’atomica, potrebbe riuscire a Merz “.

    Canfora considera Merz “un pericolo“, perché “è un convinto sostenitore dell’egemonia tedesca sull’Europa“. Il mezzo è una propaganda allarmistica: “Consiste nel dire che esiste il pericolo russo. Se conoscesse la storia, saprebbe che la Russia non ha mai attaccato a Occidente in tutti i suoi secoli di storia. Quella di Merz è una menzogna spudorata che mira ad accentuare la tensione fino ai limiti che potrebbero diventare insostenibili».

    Canfora definisce “stravagante” e “paradossale” la posizione del governo Meloni: “Guarda contemporaneamente all’America e alla Germania. Sarebbe auspicabile seguire le vampate pacifiste di Trump, ammesso che riesca a fare qualcosa, cosa che l’Europa non vuole”. Per questo, osserva, “non si può essere contemporaneamente amici di Trump, che vuole arrivare ad accordi di pace, e amici di Merz, che vuole riarmarci fino ai denti. È una politica contraddittoria”.

    Quando il conduttore Savino Balzano gli chiede conto del doppiopesismo nei confronti di Russia e Israele, in particolare del capo dello Stato Sergio Mattarella, Canfora risponde: “Se la memoria non mi inganna, il nostro presidente della Repubblica era ministro della Difesa nel governo D’Alema, nel 1999, che partecipò all’attacco assolutamente ingiustificato contro la Jugoslavia“. Ricorda i bombardamenti su Belgrado e sottolinea: “Anche allora fu violato il cosiddetto principio del diritto internazionale“.
    Il suggerimento di Canfora a Mattarella è lapidario: “Consiglio memoria, coerenza e autocritica“.

    Infine, sull’identità geopolitica del continente, lo storico ricorda: “L’Europa non è mai stata un posto proteso alla pace, l’Europa ha provocato ben due guerre mondiali, una sull’altra, la seconda peggio della prima, sostanzialmente per spinta imperialistica, violenta. Nella prima guerra mondiale addirittura si volevano spartire il mondo togliendo spazio alla Germania e dandolo all’Inghilterra e alla Francia”.
    La conclusione di Canfora è tranchant: “L’Europa ha colpe spaventose, ipocrisia a non finire. Quando ha perso quota politica militare, è diventata buona di animo. Adesso alcuni personaggi pericolosi, soprattutto Merz, a suo modo il povero Macron, poi i volenterosi di Starmer che è uscito dall’Europa ma di fatto comanda sulla Ue, hanno ripreso la voglia di fare politica guerresca in proprio. Quindi, se c’è una caratteristica dell’Europa, è proprio quella di provocare guerre”.


    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/09/canfora-russia-germania-merz-ucraina-europa-meloni/8056197/
    DA ASCOLTARE con molta ATTENZIONE. MASSIMA DIFFUSIONE! "Merz è un personaggio molto pericoloso. Quello che non riuscì a Hitler con l'atomica potrebbe riuscire a lui". L'analisi di Luciano Canfora - Video Canfora: “La Russia non ha mai attaccato l’Occidente. È sempre stata invasa” - Video A Battitori liberi, su Radio Cusano Campus, lo storico Luciano Canfora traccia una lettura di lungo periodo del conflitto tra Mosca e Kiev, muovendo dalla genesi della Russia sovietica fino agli equilibri attuali. “Il panorama più ampio si può ricavare anche dall’esperienza del secolo precedente – afferma Canfora – Quando nacque la Russia sovietica nel ’18, praticamente si cercò di strangolarla in culla. Ci fu l’intervento militare inglese, francese, cecoslovacco, anche un pugno di italiani». Lo storico spiega che la Russia sopravvisse a quell’assedio iniziale grazie anche al presidente americano Woodrow Wilson, che cercò un compromesso per evitare una nuova guerra mondiale. Ma l’accerchiamento occidentale proseguì per decenni: “La Russia fu riconosciuta tardi, molto tardi. L’Italia e l’Inghilterra nel 1924, gli Stati Uniti molto dopo”. La seconda guerra mondiale segna una svolta. “Nel 1941 arriva l’attacco proditorio tedesco. La Russia reagisce in maniera corale, nazionale. Al termine del conflitto ottiene un punto fermo, una cintura di sicurezza intorno ai propri confini“. Canfora sottolinea che la Russia ha una lunga memoria storica delle invasioni: “Da Bonaparte nel 1800, da Pietro il Grande nel 1700. È sempre stata invasa da Occidente”. Fu il patto di sicurezza ottenuto dopo il 1945 a rappresentare una risposta a quella storia. Dopo il crollo dell’Urss, “non come statualità, ma come impalcatura politica”, la Nato, “per iniziativa essenzialmente americana”, si espande verso Est. “Ha pensato di mangiare tutto lo spazio intermedio arrivando fino ai confini“. Per Canfora, “la causa del conflitto Russia–Ucraina è quella lì”. E aggiunge: “La soluzione verrà quando si capirà che un nuovo ordine comporta una cintura di sicurezza che separi dei corpi tendenti al conflitto. Questo è il punto. Avverrà domani? Avverrà tra un mese? Questo non lo sappiamo”. Il focus si sposta sulla Germania. “L’elemento nuovo, preoccupante, è la Germania di Merz – puntualizza lo storico – L’attuale Germania, dopo la vittoria del cancelliere Merz, rappresenta la parte più conservatrice della Cdu”. Canfora cita le parole del leader tedesco: “Avremo in Germania il più potente esercito di tutta l’Europa”. E commenta: “Non escludo che, come ha fatto Israele, che si è impadronita della bomba atomica senza averne il permesso, anche la Germania voglia arrivare a questo. Quello che non riuscì a fare Hitler, perché non arrivò a tempo a fare l’atomica, potrebbe riuscire a Merz “. Canfora considera Merz “un pericolo“, perché “è un convinto sostenitore dell’egemonia tedesca sull’Europa“. Il mezzo è una propaganda allarmistica: “Consiste nel dire che esiste il pericolo russo. Se conoscesse la storia, saprebbe che la Russia non ha mai attaccato a Occidente in tutti i suoi secoli di storia. Quella di Merz è una menzogna spudorata che mira ad accentuare la tensione fino ai limiti che potrebbero diventare insostenibili». Canfora definisce “stravagante” e “paradossale” la posizione del governo Meloni: “Guarda contemporaneamente all’America e alla Germania. Sarebbe auspicabile seguire le vampate pacifiste di Trump, ammesso che riesca a fare qualcosa, cosa che l’Europa non vuole”. Per questo, osserva, “non si può essere contemporaneamente amici di Trump, che vuole arrivare ad accordi di pace, e amici di Merz, che vuole riarmarci fino ai denti. È una politica contraddittoria”. Quando il conduttore Savino Balzano gli chiede conto del doppiopesismo nei confronti di Russia e Israele, in particolare del capo dello Stato Sergio Mattarella, Canfora risponde: “Se la memoria non mi inganna, il nostro presidente della Repubblica era ministro della Difesa nel governo D’Alema, nel 1999, che partecipò all’attacco assolutamente ingiustificato contro la Jugoslavia“. Ricorda i bombardamenti su Belgrado e sottolinea: “Anche allora fu violato il cosiddetto principio del diritto internazionale“. Il suggerimento di Canfora a Mattarella è lapidario: “Consiglio memoria, coerenza e autocritica“. Infine, sull’identità geopolitica del continente, lo storico ricorda: “L’Europa non è mai stata un posto proteso alla pace, l’Europa ha provocato ben due guerre mondiali, una sull’altra, la seconda peggio della prima, sostanzialmente per spinta imperialistica, violenta. Nella prima guerra mondiale addirittura si volevano spartire il mondo togliendo spazio alla Germania e dandolo all’Inghilterra e alla Francia”. La conclusione di Canfora è tranchant: “L’Europa ha colpe spaventose, ipocrisia a non finire. Quando ha perso quota politica militare, è diventata buona di animo. Adesso alcuni personaggi pericolosi, soprattutto Merz, a suo modo il povero Macron, poi i volenterosi di Starmer che è uscito dall’Europa ma di fatto comanda sulla Ue, hanno ripreso la voglia di fare politica guerresca in proprio. Quindi, se c’è una caratteristica dell’Europa, è proprio quella di provocare guerre”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/09/canfora-russia-germania-merz-ucraina-europa-meloni/8056197/
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  • Soldati sionisti rubano una cassaforte da una delle aziende palestinesi che hanno distrutto nella zona industriale di #Gaza e cercano di aprirla con un martello per rubare il denaro al suo interno
    Ladri comuni e ladri gen@cidi, spero non trovino niente

    Zionist soldiers steal a safe from one of the Palestinian businesses they destroyed in the industrial zone of #Gaza and try to open it with a hammer to steal the money inside.
    Common thieves and genocidal thieves, I hope they don't find anything.
    Soldati sionisti rubano una cassaforte da una delle aziende palestinesi che hanno distrutto nella zona industriale di #Gaza e cercano di aprirla con un martello per rubare il denaro al suo interno Ladri comuni e ladri gen@cidi, spero non trovino niente Zionist soldiers steal a safe from one of the Palestinian businesses they destroyed in the industrial zone of #Gaza and try to open it with a hammer to steal the money inside. Common thieves and genocidal thieves, I hope they don't find anything.
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  • QUESTI FOLLI VOGLINO PORTARCI ALLA TERZA GUERRA MONDIALE!

    “Il coinvolgimento diretto nella guerra è evidente, la Germania sta scivolando lungo lo stesso piano inclinato che l’ha già portata al collasso un paio di volte nel secolo scorso. Spero che politici responsabili in questo Paese arrivino alla giusta conclusione e fermino la follia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Sergei Lavrov in un’intervista alla tv di Stato russa, dopo che il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha confermato la revoca di ogni restrizione all’Ucraina sull’uso degli armamenti forniti da Berlino e l’intenzione di aiutare Kiev a costruire missili a lungo raggio.

    Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/05/28/ucraina-zelensky-mosca-ha-inviato-50mila-uomini-verso-sumy-per-una-nuova-offensiva-oggi-vede-merz-a-berlino/8005435/
    QUESTI FOLLI VOGLINO PORTARCI ALLA TERZA GUERRA MONDIALE! “Il coinvolgimento diretto nella guerra è evidente, la Germania sta scivolando lungo lo stesso piano inclinato che l’ha già portata al collasso un paio di volte nel secolo scorso. Spero che politici responsabili in questo Paese arrivino alla giusta conclusione e fermino la follia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Sergei Lavrov in un’intervista alla tv di Stato russa, dopo che il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha confermato la revoca di ogni restrizione all’Ucraina sull’uso degli armamenti forniti da Berlino e l’intenzione di aiutare Kiev a costruire missili a lungo raggio. Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/05/28/ucraina-zelensky-mosca-ha-inviato-50mila-uomini-verso-sumy-per-una-nuova-offensiva-oggi-vede-merz-a-berlino/8005435/
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  • “La Scure di Trump: L’inizio della Fine per l’Impero dei Burocrati Europei”
    Seconda edizione.
    Trump non è più una minaccia. È un fatto. Una presenza. Una diga crollata, uno tsunami di realtà in un’epoca che galleggia nel latte di soia e nelle illusioni green. Ha fatto ciò che solo un vero leader fa: non ha chiesto permesso. Ha impugnato la penna, firmato dazi al 50% sull’export europeo, e guardato Bruxelles negli occhi mentre prendeva fuoco. La UE? Uno zombie tecnocratico
    Incatenata ai suoi dogmi climatico-fiscali, allineata alle agenzie ONU come fossero i Dieci Comandamenti. Intanto la Germania piange per l’auto, la Francia per il vino, e l’Italia... per essere sempre stata troppo pavida per battere i pugni. Ma ora cambia tutto.Trump non tratterà con la UE.
    Trump non crede nella UE.
    Trump vuole gli Stati sovrani.E qui scatta la domanda: L’Italia ha ancora un governo sovrano, o è solo un corridoio tra Berlino e Bruxelles?Perché l’unica strategia che funziona con Trump è la trattativa bilaterale.
    Singoli Stati, con interessi chiari e attributi saldi. Se vai da lui in gruppo, sei un gregge. Se ci vai da solo, sei un partner. La mossa è geniale!
    Dazi brutali: colpisce dove fa più male, l’export tedesco-francese.
    Divisione interna: Francia, Germania, Olanda si contorcono. L’Italia può scegliere.
    Offerta implicita: “Chi si stacca, può negoziare.”Altro che guerra commerciale. È chirurgia geopolitica. È la Thatcher con la voce di Reagan e la mano di Napoleone.
    Trump è qui per demolire l’impero delle regole e costruire un’alleanza tra nazioni libere, vere, forti.E noi?
    O restiamo schiavi degli eurocrati col badge e il prosecco warm, oppure trattiamo come Stato sovrano. Il momento è adesso. La finestra si chiuderà.Churchill disse:
    “Ci sono momenti in cui è meglio fare la guerra che subire l’umiliazione.”Bene, eccoci.
    Trump ha fatto la guerra.
    Ora tocca a noi decidere se combattere o inginocchiarci.

    https://x.com/drcinismo/status/1926910890638557190?t=Tv2cFlsZ4L_Vk-F-uAhleQ&s=19
    “La Scure di Trump: L’inizio della Fine per l’Impero dei Burocrati Europei” Seconda edizione. Trump non è più una minaccia. È un fatto. Una presenza. Una diga crollata, uno tsunami di realtà in un’epoca che galleggia nel latte di soia e nelle illusioni green. Ha fatto ciò che solo un vero leader fa: non ha chiesto permesso. Ha impugnato la penna, firmato dazi al 50% sull’export europeo, e guardato Bruxelles negli occhi mentre prendeva fuoco. La UE? Uno zombie tecnocratico Incatenata ai suoi dogmi climatico-fiscali, allineata alle agenzie ONU come fossero i Dieci Comandamenti. Intanto la Germania piange per l’auto, la Francia per il vino, e l’Italia... per essere sempre stata troppo pavida per battere i pugni. Ma ora cambia tutto.Trump non tratterà con la UE. Trump non crede nella UE. Trump vuole gli Stati sovrani.E qui scatta la domanda: L’Italia ha ancora un governo sovrano, o è solo un corridoio tra Berlino e Bruxelles?Perché l’unica strategia che funziona con Trump è la trattativa bilaterale. Singoli Stati, con interessi chiari e attributi saldi. Se vai da lui in gruppo, sei un gregge. Se ci vai da solo, sei un partner. La mossa è geniale! Dazi brutali: colpisce dove fa più male, l’export tedesco-francese. Divisione interna: Francia, Germania, Olanda si contorcono. L’Italia può scegliere. Offerta implicita: “Chi si stacca, può negoziare.”Altro che guerra commerciale. È chirurgia geopolitica. È la Thatcher con la voce di Reagan e la mano di Napoleone. Trump è qui per demolire l’impero delle regole e costruire un’alleanza tra nazioni libere, vere, forti.E noi? O restiamo schiavi degli eurocrati col badge e il prosecco warm, oppure trattiamo come Stato sovrano. Il momento è adesso. La finestra si chiuderà.Churchill disse: “Ci sono momenti in cui è meglio fare la guerra che subire l’umiliazione.”Bene, eccoci. Trump ha fatto la guerra. Ora tocca a noi decidere se combattere o inginocchiarci. https://x.com/drcinismo/status/1926910890638557190?t=Tv2cFlsZ4L_Vk-F-uAhleQ&s=19
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