• LA SECONDA MORTE

    Una perdita umana è il pensiero ricorrente, la ferita più profonda e l’ossessione che accompagna ogni conflitto. Nulla da obiettare.
    Eppure, esiste una ferita ancora più silenziosa e nascosta, perché raramente percepita nella sua interezza. È la ferita della cancellazione.

    Un conflitto non porta con sé soltanto morti e dolore: diventa sinonimo di “annullamento”, di rimozione totale della memoria, della storia, dell’identità stessa di un popolo. Come se la sua cultura non avesse mai avuto diritto di esistere. Come se le sue pietre, le sue strade, i suoi teatri e le sue biblioteche non avessero mai parlato.

    Dal 2022 abbiamo pianto la distruzione del teatro di Odessa, simbolo di arte e bellezza in tempo di guerra. Ebbene, oggi lo stesso copione si ripete nella Gaza che non riconosce più se stessa, dove è difficile persino trovare qualcosa da salvare, se non la tenacia di chi, ancora, sopravvive fra le macerie.
    E sia chiaro: nessun edificio, nessuna chiesa, nessun archivio potrà mai valere quanto una vita umana.
    Ma distruggere i luoghi della memoria significa anche questo: lasciare che la verità di un popolo venga raccontata da altri.
    Da un sistema mediatico e storiografico che non può garantire il sacrosanto principio di imparzialità.

    Ci resta allora solo l’immaginazione.
    Immaginare ciò che non esiste più — o che forse tornerà a vivere, ma secondo i canoni della speculazione e dei progetti di chi costruirà nuovi viadotti, resort, infrastrutture che nulla hanno a che vedere con la memoria palestinese.

    E non è retorica.
    Secondo il report “All That is Lost” dell’organizzazione PEN America, sono oltre 300 i siti culturali distrutti o gravemente danneggiati a Gaza.
    Fra essi, la casa di Yasser Arafat, trasformata in centro culturale dopo la sua morte, oggi ridotta in rovina.
    Il Centro Culturale Rashad El Shawa, dove negli anni ’90 si discuteva di pace con Bill Clinton, è stato raso al suolo nel novembre 2024.
    E ancora la libreria di Samir Mansour, simbolo di resilienza culturale, e la Moschea Omari, che custodiva 20.000 volumi antichi — oggi polvere.

    Polvere come il pavimento a mosaico della Chiesa bizantina di Jabalia, costruita nel 444 d.C., testimone di secoli di convivenza religiosa e di storia condivisa. Colpita anch’essa, cancellata.

    E così, la cultura scivola via, insieme alla memoria.
    Perché la distruzione del patrimonio artistico non è mai solo un “danno collaterale”: è la seconda morte di un popolo, quella che lo priva della sua voce e del suo diritto di esistere nel racconto della storia.

    Forse, di tutto questo, resteranno solo le parole — e il dovere morale di ricordare che anche le pietre, come gli uomini, sanno gridare.

    #Palestina #MemoriaCulturale #PatrimoniPerduti #LaSecondaMorte #CulturaEDistruzione #Gaza #DirittiUmani #MemoriaStorica #ArteESopravvivenza #StoriaNegata #HumanityInRuins #PeaceThroughCulture
    🕯️ LA SECONDA MORTE Una perdita umana è il pensiero ricorrente, la ferita più profonda e l’ossessione che accompagna ogni conflitto. Nulla da obiettare. Eppure, esiste una ferita ancora più silenziosa e nascosta, perché raramente percepita nella sua interezza. È la ferita della cancellazione. Un conflitto non porta con sé soltanto morti e dolore: diventa sinonimo di “annullamento”, di rimozione totale della memoria, della storia, dell’identità stessa di un popolo. Come se la sua cultura non avesse mai avuto diritto di esistere. Come se le sue pietre, le sue strade, i suoi teatri e le sue biblioteche non avessero mai parlato. Dal 2022 abbiamo pianto la distruzione del teatro di Odessa, simbolo di arte e bellezza in tempo di guerra. Ebbene, oggi lo stesso copione si ripete nella Gaza che non riconosce più se stessa, dove è difficile persino trovare qualcosa da salvare, se non la tenacia di chi, ancora, sopravvive fra le macerie. E sia chiaro: nessun edificio, nessuna chiesa, nessun archivio potrà mai valere quanto una vita umana. 👉 Ma distruggere i luoghi della memoria significa anche questo: lasciare che la verità di un popolo venga raccontata da altri. Da un sistema mediatico e storiografico che non può garantire il sacrosanto principio di imparzialità. Ci resta allora solo l’immaginazione. Immaginare ciò che non esiste più — o che forse tornerà a vivere, ma secondo i canoni della speculazione e dei progetti di chi costruirà nuovi viadotti, resort, infrastrutture che nulla hanno a che vedere con la memoria palestinese. E non è retorica. Secondo il report “All That is Lost” dell’organizzazione PEN America, sono oltre 300 i siti culturali distrutti o gravemente danneggiati a Gaza. Fra essi, la casa di Yasser Arafat, trasformata in centro culturale dopo la sua morte, oggi ridotta in rovina. Il Centro Culturale Rashad El Shawa, dove negli anni ’90 si discuteva di pace con Bill Clinton, è stato raso al suolo nel novembre 2024. E ancora la libreria di Samir Mansour, simbolo di resilienza culturale, e la Moschea Omari, che custodiva 20.000 volumi antichi — oggi polvere. Polvere come il pavimento a mosaico della Chiesa bizantina di Jabalia, costruita nel 444 d.C., testimone di secoli di convivenza religiosa e di storia condivisa. Colpita anch’essa, cancellata. E così, la cultura scivola via, insieme alla memoria. Perché la distruzione del patrimonio artistico non è mai solo un “danno collaterale”: è la seconda morte di un popolo, quella che lo priva della sua voce e del suo diritto di esistere nel racconto della storia. Forse, di tutto questo, resteranno solo le parole — e il dovere morale di ricordare che anche le pietre, come gli uomini, sanno gridare. 🕯️ #Palestina #MemoriaCulturale #PatrimoniPerduti #LaSecondaMorte #CulturaEDistruzione #Gaza #DirittiUmani #MemoriaStorica #ArteESopravvivenza #StoriaNegata #HumanityInRuins #PeaceThroughCulture
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  • S.O.S. COMUNICAZIONE URGENTISSIMA E IMPORTANTE : FERMIAMO LO SCANDALO EDILIZIO PIÙ IMPORTANTE DELLA STORIA DI MILANO , LA (S)VENDITA DI SAN SIRO E DELLE AREE CIRCOSTANTI

    Carissime e carissimi,
    come saprete da stampa e TV in Consiglio Comunale è stata approvata la Delibera che prevede la più grande operazione di (S)vendita di un bene pubblico della storia di Milano. Lo Stadio Meazza e l’area circostante di oltre 280.000 mq verranno acquistati da Fondi finanziari esteri, proprietari di Inter e Milan, che vogliono demolirlo per fare spazio ad una speculazione edilizia di enormi proporzioni oltre a costruire un nuovo stadio al posto del Parco dei Capitani a 74 mt (= 80 PASSI) dalle abitazioni dei residenti.
    Per fermare la devastazione e il saccheggio del nostro quartiere è INDISPENSABILE fare un nuovo ricorso al TAR contro la vergognosa vendita del Meazza per demolirlo e raccogliere ancora firme e soldi per l’avvocato in base alle vostre possibilità.
    La Delibera confusa, contraddittoria e piena di lacune, presenta molti punti attaccabili e va impugnata prima del Rogito tra Comune e Fondi in modo da consentire che la Soprintendenza possa apporre il Vincolo .
    IN QUESTO MOMENTO PER PRIMA COSA SONO URGENTISSIME LE FIRME DELLE DELEGHE DEI RESIDENTI CORREDATE DA UNA FOTOCOPIA DELLA CI.
    Per questo vi invitiamo LUNEDI 13 dalle 17 alle 19 al ristorante la Barchetta di via Tesio dove due Avvocati raccoglieranno le deleghe per il nostro legale Stefano Nespor che ha già fatto i precedenti ricorsi pendenti al TAR, perché il Comune continua a cambiare “strumenti” amministrativi per arrivare alla vendita il prima possibile e aggirare tutte le norme possibili e immaginabili previste in questi casi.
    Se non vogliamo che il nostro quartiere diventi invivibile, con cantieri per 10 anni e polveri cariche di amianto, piombo e altre sostanze tossiche rilasciate durante la demolizione del Meazza, mettendo a rischio la salute nostra, dei nostri figli, degli anziani e dei fragili, VI INVITO AD ADERIRE SOLLECITAMENTE A QUESTO NUOVO RICORSO.
    Se lasciamo che scadano i tempi tecnici sarà tutto inutile e la nostra vita e la nostra salute diventeranno un incubo
    Per quanto riguarda i soldi per questo nuovo ricorso è possibile partecipare al crowdfunding oppure fare un versamento sul c/c dell’Associazione GVSS per bloccare la demolizione e difendere il quartiere San Siro la nostra salute e la storia di Milano.
    1) Crowdfunding https://gofund.me/eb10c45d
    (Puoi contribuire senza lasciare il 10% alla piattaforma scegliendo l’opzione “Altro”)

    2) Bonifico IBAN: IT98Q 050340 17560000 00006388 Intestato: Associazione Gruppo Verde San Siro - Causale: Contributo per ricorso al TAR contro il progetto nuovo stadio a San Siro 2025
    Per ulteriori informazioni, contattatemi.
    Grazie.
    silvana

    ALL VOLANTINO PER IL PASSAPAROLA
    S.O.S. COMUNICAZIONE URGENTISSIMA E IMPORTANTE : FERMIAMO LO SCANDALO EDILIZIO PIÙ IMPORTANTE DELLA STORIA DI MILANO , LA (S)VENDITA DI SAN SIRO E DELLE AREE CIRCOSTANTI Carissime e carissimi, come saprete da stampa e TV in Consiglio Comunale è stata approvata la Delibera che prevede la più grande operazione di (S)vendita di un bene pubblico della storia di Milano. Lo Stadio Meazza e l’area circostante di oltre 280.000 mq verranno acquistati da Fondi finanziari esteri, proprietari di Inter e Milan, che vogliono demolirlo per fare spazio ad una speculazione edilizia di enormi proporzioni oltre a costruire un nuovo stadio al posto del Parco dei Capitani a 74 mt (= 80 PASSI) dalle abitazioni dei residenti. Per fermare la devastazione e il saccheggio del nostro quartiere è INDISPENSABILE fare un nuovo ricorso al TAR contro la vergognosa vendita del Meazza per demolirlo e raccogliere ancora firme e soldi per l’avvocato in base alle vostre possibilità. La Delibera confusa, contraddittoria e piena di lacune, presenta molti punti attaccabili e va impugnata prima del Rogito tra Comune e Fondi in modo da consentire che la Soprintendenza possa apporre il Vincolo . IN QUESTO MOMENTO PER PRIMA COSA SONO URGENTISSIME LE FIRME DELLE DELEGHE DEI RESIDENTI CORREDATE DA UNA FOTOCOPIA DELLA CI. Per questo vi invitiamo LUNEDI 13 dalle 17 alle 19 al ristorante la Barchetta di via Tesio dove due Avvocati raccoglieranno le deleghe per il nostro legale Stefano Nespor che ha già fatto i precedenti ricorsi pendenti al TAR, perché il Comune continua a cambiare “strumenti” amministrativi per arrivare alla vendita il prima possibile e aggirare tutte le norme possibili e immaginabili previste in questi casi. Se non vogliamo che il nostro quartiere diventi invivibile, con cantieri per 10 anni e polveri cariche di amianto, piombo e altre sostanze tossiche rilasciate durante la demolizione del Meazza, mettendo a rischio la salute nostra, dei nostri figli, degli anziani e dei fragili, VI INVITO AD ADERIRE SOLLECITAMENTE A QUESTO NUOVO RICORSO. Se lasciamo che scadano i tempi tecnici sarà tutto inutile e la nostra vita e la nostra salute diventeranno un incubo Per quanto riguarda i soldi per questo nuovo ricorso è possibile partecipare al crowdfunding oppure fare un versamento sul c/c dell’Associazione GVSS per bloccare la demolizione e difendere il quartiere San Siro la nostra salute e la storia di Milano. 1) Crowdfunding https://gofund.me/eb10c45d (Puoi contribuire senza lasciare il 10% alla piattaforma scegliendo l’opzione “Altro”) 2) Bonifico IBAN: IT98Q 050340 17560000 00006388 Intestato: Associazione Gruppo Verde San Siro - Causale: Contributo per ricorso al TAR contro il progetto nuovo stadio a San Siro 2025 Per ulteriori informazioni, contattatemi. Grazie. silvana ALL VOLANTINO PER IL PASSAPAROLA
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    Fermiamo l'abbattimento del Meazza!, organized by AGVSS Associazione Gruppo Verde San Siro
    RISTRUTTURIAMO INSIEME LO STADIO DI SAN SIRO! Lo Stadio d… AGVSS Associazione Gruppo Verde San Siro ha bisogno del tuo sostegno per Fermiamo l'abbattimento del Meazza!
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  • SAN SIRO SVENDUTO, MILANO TRADITA Nessuna speranza senza opposizione...

    Normale essere indignati. Anzi, ormai è quasi scontato: il voto finale sulla delibera di San Siro era scritto da mesi.
    Ci si poteva illudere in un colpo di reni, in qualcuno che avesse la forza di ribaltare un destino già apparecchiato. Ma è arrivata solo l’ennesima colata di cemento e delusione.

    Chi ieri di noi era fuori da Palazzo Marino con cartelli e megafoni ha fatto più opposizione di tutti i consiglieri comunali messi insieme. La verità è semplice: la partita era truccata dall’inizio.

    In Consiglio non esiste destra né sinistra. Esiste una maggioranza trasversale di viltà e convenienze. Forza Italia si astiene per non disturbare, il PD si allinea docilmente al sindaco e ai poteri calcistici. Tutti complici, tutti già pronti a garantirsi la prossima candidatura. Non è politica, è spartizione. Non è democrazia, è svendita.

    E l’opposizione? Un fantasma. Qualche voce isolata, certo. Ma non esiste un’alternativa capace di resistere dentro le istituzioni. Fuori, i cittadini hanno fatto ricorsi, appelli, manifestazioni. Dentro, il vuoto.

    E allora la domanda resta: quando sapremo costruire una vera forza politica? Non eroi solitari, ma uomini e donne con la schiena dritta. Non soldatini da triplo mandato, ma persone disposte a servire la città invece dei capipartito.

    Io non credo che tutto sia perduto. Neanche San Siro. Il TAR ha già respinto il vincolo sul secondo anello, e possiamo discutere di cavilli burocratici fino all’infinito. Ma sul piano dell’etica non ci sono appelli: o ce l’hai, o non ce l’hai. O scegli la strada lunga della giustizia sociale, o le scorciatoie delle promesse di partito.

    Per ora resta la magra consolazione di un San Siro che sopravvivrà fino al 2026, per le Olimpiadi che Milano non ha mai chiesto né desiderato. Dopo? Sarà troppo tardi se non cominciamo a costruire l’alternativa politica adesso.

    #SanSiroResiste
    #MilanoTradita
    #OpposizioneFantasma
    #SvenditaDelFuturo
    #NoAllaSpeculazione
    #MilanoMeritaDiPiù
    #CostruireAlternativa
    #CittadiniInPiedi
    #StopCompromessi
    #difendiamomilano
    SAN SIRO SVENDUTO, MILANO TRADITA ⚡ Nessuna speranza senza opposizione... Normale essere indignati. Anzi, ormai è quasi scontato: il voto finale sulla delibera di San Siro era scritto da mesi. Ci si poteva illudere in un colpo di reni, in qualcuno che avesse la forza di ribaltare un destino già apparecchiato. Ma è arrivata solo l’ennesima colata di cemento e delusione. Chi ieri di noi era fuori da Palazzo Marino con cartelli e megafoni ha fatto più opposizione di tutti i consiglieri comunali messi insieme. La verità è semplice: la partita era truccata dall’inizio. In Consiglio non esiste destra né sinistra. Esiste una maggioranza trasversale di viltà e convenienze. Forza Italia si astiene per non disturbare, il PD si allinea docilmente al sindaco e ai poteri calcistici. Tutti complici, tutti già pronti a garantirsi la prossima candidatura. Non è politica, è spartizione. Non è democrazia, è svendita. E l’opposizione? Un fantasma. Qualche voce isolata, certo. Ma non esiste un’alternativa capace di resistere dentro le istituzioni. Fuori, i cittadini hanno fatto ricorsi, appelli, manifestazioni. Dentro, il vuoto. E allora la domanda resta: quando sapremo costruire una vera forza politica? Non eroi solitari, ma uomini e donne con la schiena dritta. Non soldatini da triplo mandato, ma persone disposte a servire la città invece dei capipartito. Io non credo che tutto sia perduto. Neanche San Siro. Il TAR ha già respinto il vincolo sul secondo anello, e possiamo discutere di cavilli burocratici fino all’infinito. Ma sul piano dell’etica non ci sono appelli: o ce l’hai, o non ce l’hai. O scegli la strada lunga della giustizia sociale, o le scorciatoie delle promesse di partito. Per ora resta la magra consolazione di un San Siro che sopravvivrà fino al 2026, per le Olimpiadi che Milano non ha mai chiesto né desiderato. Dopo? Sarà troppo tardi se non cominciamo a costruire l’alternativa politica adesso. #SanSiroResiste #MilanoTradita #OpposizioneFantasma #SvenditaDelFuturo #NoAllaSpeculazione #MilanoMeritaDiPiù #CostruireAlternativa #CittadiniInPiedi #StopCompromessi #difendiamomilano
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  • CON I SOLDI DELL'EUROPA E IL SANGUE DEGLI UCRAINI

    In Ucraina sono in guerra! al Molo Ichnusa festa grande!
    #Sardegna

    A Cagliari l’oligarca che finanzia la guerra, e manda il popolo ucraino al massacro, fa festa!

    Bagordi sul mega yacht di Rinat Akhemetov, il magnate che sta comprando centinaia di ettari in Sardegna per partecipare alla grande speculazione finanziaria- energetica che sta travolgendo della Sardegna!

    Feste e bagordi alla faccia dell’Ucraina e della Sardegna.

    - Mauro Pili su FB.
    CON I SOLDI DELL'EUROPA E IL SANGUE DEGLI UCRAINI 🔴🔴🔴 In Ucraina sono in guerra! al Molo Ichnusa festa grande! #Sardegna 🔴 A Cagliari l’oligarca che finanzia la guerra, e manda il popolo ucraino al massacro, fa festa! 🔴🔴🔴 Bagordi sul mega yacht di Rinat Akhemetov, il magnate che sta comprando centinaia di ettari in Sardegna per partecipare alla grande speculazione finanziaria- energetica che sta travolgendo della Sardegna! 🔴 Feste e bagordi alla faccia dell’Ucraina e della Sardegna. - Mauro Pili su FB.
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  • IL CREPUSCOLO DI SAN SIRO
    (Ma di che c… stiamo parlando??! )

    Tutto è cominciato a metà della scorsa consiliatura al Comune di Milano e, da allora, non abbiamo visto altro che un indecente saliscendi: cambi di fronte, revisioni, documenti tenuti sotto chiave e accordi sotterranei che oggi si materializzano in una Delibera di Giunta che sa tanto di “cronaca di una merda annunciata”.

    Non mi illudevo certo che sarebbe stata una passeggiata. Ma persino un inguaribile idealista finisce per perdere la pazienza di fronte a scorrettezze così plateali, ormai esibite alla luce del sole senza più nemmeno la pudica ipocrisia degli anni ’80.

    Sorvoliamo sul lungo calvario di San Siro negli anni: ciò che lascia attoniti oggi è la farsa finale di una delibera che contiene delle perle indimenticabili:

    1️⃣ Prezzo di vendita di stadio + aree limitrofe: 197 milioni di euro, di cui 73 subito e il resto a rate. E ovviamente, “sconto” del Comune per tunnel Patroclo e bonifiche.

    2️⃣ Il Comune ci mette pure del suo: 22 milioni di soldi pubblici per coprire parte dei costi. Una bella “mano tesa” ai club, no?

    3️⃣ Dulcis in fundo: lo “scudo penale” chiesto da Inter e Milan, inserito all’ultimo. Tradotto: se ci fossero indagini o procedimenti che bloccano i lavori o ne mettono a rischio la “bancabilità”… i club possono tirarsi indietro. E a quel punto vien quasi da fare il tifo per la Corte dei Conti!

    Ma la vergogna più grande è un’altra: questa Delibera n.1323 NON È EMENDABILE.
    O con noi o contro di noi. Prendere o lasciare. Alla faccia del confronto democratico (curioso per chi si chiama Partito Democratico). Mai vista una roba del genere.
    San Siro, oggi, va ben oltre la questione edilizia o ambientale. È il simbolo di un atto di supremazia del potere, che calpesta la storia, la memoria collettiva e il benessere dei cittadini, per fare un regalo a due società calcistiche (anzi, a due fondi) di cui non sappiamo nemmeno chi siano i veri padroni.
    E intanto ci dicono che non si può discutere, che non si può modificare nulla perché “si comprometterebbe l’equilibrio delle relazioni”.
    Ma di che c… stiamo parlando???
    Il silenzio sul vincolo storico dello stadio grida vendetta. Perché non si attiva subito una causa su questo fronte?

    Il 25 settembre tireremo le somme. Ma oggi più che mai serve ricordare a noi stessi che la vera forza sta nel mantenere un fronte cittadino unito, oltre i personalismi e le differenze. Non servono lotte armate né violenze – ce n’è già abbastanza nel mondo. Ma quando il cittadino milanese inizierà a sentirsi davvero preso per il culo?
    Io resto un idealista, lo so. E rivendico quella stagione politica in cui eravamo chiamati “quelli del NO”. Non un no cieco, ma un no ragionato, basato su studi e buonsenso, che puntava al bene collettivo.
    E allora sì, mi viene da mettere in guardia anche gli ex compagni di viaggio: attenti a un campo largo che rischia di diventare il banchetto di volpi e affaristi.

    Un vero campo allargato dobbiamo entrare nell’ottica di costruirlo noi cittadini, addetti ai lavori, teorici e pensatori. Tutti insieme sotto lo stesso fronte.
    Perché forse non ci è chiaro che il piano di scontro non è più orizzontale, fra contradaioli o parrocchiani, ma verticale: fra chi subisce e chi comanda, forte soltanto di un’arma chiamata “dinero” .
    Inutile girarci intorno.

    #SanSiro #Milano #NoAllaSpeculazione #BastaRegaliAiPoteriForti #CittadiniUniti #resistenzacivile
    🏟️ IL CREPUSCOLO DI SAN SIRO (Ma di che c… stiamo parlando??! 🤬) Tutto è cominciato a metà della scorsa consiliatura al Comune di Milano e, da allora, non abbiamo visto altro che un indecente saliscendi: cambi di fronte, revisioni, documenti tenuti sotto chiave e accordi sotterranei che oggi si materializzano in una Delibera di Giunta che sa tanto di “cronaca di una merda annunciata”. Non mi illudevo certo che sarebbe stata una passeggiata. Ma persino un inguaribile idealista finisce per perdere la pazienza di fronte a scorrettezze così plateali, ormai esibite alla luce del sole senza più nemmeno la pudica ipocrisia degli anni ’80. Sorvoliamo sul lungo calvario di San Siro negli anni: ciò che lascia attoniti oggi è la farsa finale di una delibera che contiene delle perle indimenticabili: 1️⃣ Prezzo di vendita di stadio + aree limitrofe: 197 milioni di euro, di cui 73 subito e il resto a rate. E ovviamente, “sconto” del Comune per tunnel Patroclo e bonifiche. 2️⃣ Il Comune ci mette pure del suo: 22 milioni di soldi pubblici per coprire parte dei costi. Una bella “mano tesa” ai club, no? 3️⃣ Dulcis in fundo: lo “scudo penale” chiesto da Inter e Milan, inserito all’ultimo. Tradotto: se ci fossero indagini o procedimenti che bloccano i lavori o ne mettono a rischio la “bancabilità”… i club possono tirarsi indietro. E a quel punto vien quasi da fare il tifo per la Corte dei Conti! ⚖️ 👉 Ma la vergogna più grande è un’altra: questa Delibera n.1323 NON È EMENDABILE. O con noi o contro di noi. Prendere o lasciare. Alla faccia del confronto democratico (curioso per chi si chiama Partito Democratico). Mai vista una roba del genere. San Siro, oggi, va ben oltre la questione edilizia o ambientale. È il simbolo di un atto di supremazia del potere, che calpesta la storia, la memoria collettiva e il benessere dei cittadini, per fare un regalo a due società calcistiche (anzi, a due fondi) di cui non sappiamo nemmeno chi siano i veri padroni. E intanto ci dicono che non si può discutere, che non si può modificare nulla perché “si comprometterebbe l’equilibrio delle relazioni”. Ma di che c… stiamo parlando??? 😡 Il silenzio sul vincolo storico dello stadio grida vendetta. Perché non si attiva subito una causa su questo fronte? 📅 Il 25 settembre tireremo le somme. Ma oggi più che mai serve ricordare a noi stessi che la vera forza sta nel mantenere un fronte cittadino unito, oltre i personalismi e le differenze. Non servono lotte armate né violenze – ce n’è già abbastanza nel mondo. Ma quando il cittadino milanese inizierà a sentirsi davvero preso per il culo? Io resto un idealista, lo so. E rivendico quella stagione politica in cui eravamo chiamati “quelli del NO”. Non un no cieco, ma un no ragionato, basato su studi e buonsenso, che puntava al bene collettivo. E allora sì, mi viene da mettere in guardia anche gli ex compagni di viaggio: attenti a un campo largo che rischia di diventare il banchetto di volpi e affaristi. 🔥 Un vero campo allargato dobbiamo entrare nell’ottica di costruirlo noi cittadini, addetti ai lavori, teorici e pensatori. Tutti insieme sotto lo stesso fronte. Perché forse non ci è chiaro che il piano di scontro non è più orizzontale, fra contradaioli o parrocchiani, ma verticale: fra chi subisce e chi comanda, forte soltanto di un’arma chiamata “dinero” 💰. Inutile girarci intorno. #SanSiro #Milano #NoAllaSpeculazione #BastaRegaliAiPoteriForti #CittadiniUniti #resistenzacivile
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  • QUESTO È L'EFFETTO SALA!!!
    Milano, i negozi chiudono e gli abitanti si spostano: esiste una ricetta contro la «londrizzazione» dei prezzi? La palla passa (davvero) alla politica
    Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso.

    Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso

    La chiamano «decommercializzazione», sulla scia della deindustrializzazione. In pratica, le saracinesche si abbassano, le botteghe spariscono, i centri storici si spopolano. Le cause sono note. I salari reali degli italiani sono calati del 7,5 per cento dal 2021. Son finiti i soldi. E quei pochi che ci sono, si spendono nei grandi centri commerciali, o meglio, nei discount. O ancora sulle grandi piattaforme online, voraci idrovore del commercio. I grandi fondi di investimenti acquistano interi palazzi e danno le carte: se non stai ai loro prezzi folli, te ne puoi andare. E al tuo posto, avanza una teoria infinita di b&b. Milano, come sempre, è all’avanguardia: nella sperequazione tra ricchi e poveri, nella «londrizzazione» dei prezzi, nel diradarsi dei negozi strozzati dagli affitti e nella fuga degli abitanti, in cerca di aria migliore e più economica.

    In 50 anni le quotazioni delle case sono salite di 35 volte. Così anche il numero dei super ricchi: ci sono in città 115 mila milionari e 17 miliardari. E gli altri? Sopravvivono. Vanno a vivere in montagna o sul lago oppure si danno al pendolarismo lavorativo, con l’aiuto di quel che rimane dello smart working. Manfredi Catella, re dei grattacieli, suggeriva di andare a vivere a Genova: con l’alta velocità ce la si farà in soli 40 minuti, anche se poi bisogna pagarli i treni.
    Ma si può far qualcosa contro questo scenario apocalittico? In effetti sì, ci sarebbe qualcuno deputato a intervenire: la politica.

    Che però non sembra avere questa priorità. Eppure non si può credere che si accetti la deriva attuale. Perché poi questi poveri turisti, cosa ci verranno a fare in città svuotate e deserte? Andranno al discount a comprare le buste d’insalata? Le città vivono anche e soprattutto della presenza capillare di un commercio a misura d’uomo, per strade che sanno alternare pasticcerie e boutique di moda, wine bar e botteghe artigianali. Non è passatismo, non è il solito refrain «piccolo è bello», è la ricerca di quell’equilibrio, di quell’armonia che rende ricche e vivibili le nostre città.

    A Milano la speculazione rischia di trasformarsi in una bolla e in un boomerang per gli stessi affaristi. E allora i governi dovrebbero intervenire con sgravi fiscali e i sindaci potrebbero inaugurare una politica di agevolazione per gli esercizi commerciali, abbattendo la ragnatela di lacci e lacciuoli imposti da una politica indifferente e da una burocrazia ottusa. Le regole che servono, poche e chiare, dovranno presiedere al controllo del territorio. Per bloccare la gentrificazione selvaggia di alcune zone (via Melzo ha più locali che abitanti) e per favorire una ripartizione più equa di negozi e attività (senza dimenticare le periferie, naturalmente, che soffrono per altri motivi). Si può fare molto: introdurre meccanismi per calmierare gli affitti, sostenere il piccolo commercio, valorizzare i centri storici, tutelare alcune attività. Insomma, si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso.

    https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_12/milano-i-negozi-chiudono-e-gli-abitanti-si-spostano-esiste-una-ricetta-contro-la-londrizzazione-dei-prezzi-la-palla-passa-47ca34ed-7d4f-45a1-82e1-d9bbc2311xlk_amp.shtml
    QUESTO È L'EFFETTO SALA!!! Milano, i negozi chiudono e gli abitanti si spostano: esiste una ricetta contro la «londrizzazione» dei prezzi? La palla passa (davvero) alla politica Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso. Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso La chiamano «decommercializzazione», sulla scia della deindustrializzazione. In pratica, le saracinesche si abbassano, le botteghe spariscono, i centri storici si spopolano. Le cause sono note. I salari reali degli italiani sono calati del 7,5 per cento dal 2021. Son finiti i soldi. E quei pochi che ci sono, si spendono nei grandi centri commerciali, o meglio, nei discount. O ancora sulle grandi piattaforme online, voraci idrovore del commercio. I grandi fondi di investimenti acquistano interi palazzi e danno le carte: se non stai ai loro prezzi folli, te ne puoi andare. E al tuo posto, avanza una teoria infinita di b&b. Milano, come sempre, è all’avanguardia: nella sperequazione tra ricchi e poveri, nella «londrizzazione» dei prezzi, nel diradarsi dei negozi strozzati dagli affitti e nella fuga degli abitanti, in cerca di aria migliore e più economica. In 50 anni le quotazioni delle case sono salite di 35 volte. Così anche il numero dei super ricchi: ci sono in città 115 mila milionari e 17 miliardari. E gli altri? Sopravvivono. Vanno a vivere in montagna o sul lago oppure si danno al pendolarismo lavorativo, con l’aiuto di quel che rimane dello smart working. Manfredi Catella, re dei grattacieli, suggeriva di andare a vivere a Genova: con l’alta velocità ce la si farà in soli 40 minuti, anche se poi bisogna pagarli i treni. Ma si può far qualcosa contro questo scenario apocalittico? In effetti sì, ci sarebbe qualcuno deputato a intervenire: la politica. Che però non sembra avere questa priorità. Eppure non si può credere che si accetti la deriva attuale. Perché poi questi poveri turisti, cosa ci verranno a fare in città svuotate e deserte? Andranno al discount a comprare le buste d’insalata? Le città vivono anche e soprattutto della presenza capillare di un commercio a misura d’uomo, per strade che sanno alternare pasticcerie e boutique di moda, wine bar e botteghe artigianali. Non è passatismo, non è il solito refrain «piccolo è bello», è la ricerca di quell’equilibrio, di quell’armonia che rende ricche e vivibili le nostre città. A Milano la speculazione rischia di trasformarsi in una bolla e in un boomerang per gli stessi affaristi. E allora i governi dovrebbero intervenire con sgravi fiscali e i sindaci potrebbero inaugurare una politica di agevolazione per gli esercizi commerciali, abbattendo la ragnatela di lacci e lacciuoli imposti da una politica indifferente e da una burocrazia ottusa. Le regole che servono, poche e chiare, dovranno presiedere al controllo del territorio. Per bloccare la gentrificazione selvaggia di alcune zone (via Melzo ha più locali che abitanti) e per favorire una ripartizione più equa di negozi e attività (senza dimenticare le periferie, naturalmente, che soffrono per altri motivi). Si può fare molto: introdurre meccanismi per calmierare gli affitti, sostenere il piccolo commercio, valorizzare i centri storici, tutelare alcune attività. Insomma, si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso. https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_12/milano-i-negozi-chiudono-e-gli-abitanti-si-spostano-esiste-una-ricetta-contro-la-londrizzazione-dei-prezzi-la-palla-passa-47ca34ed-7d4f-45a1-82e1-d9bbc2311xlk_amp.shtml
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  • CITTÀ PUBBLICA E CASE PER TUTTI!

    Abbiamo una sfida collettiva qui a Milano che non può più essere rimandata. È la stessa che investe tutte le principali città italiane: ripensare radicalmente le politiche dell’abitare.

    Non si tratta semplicemente di spazi vuoti o di affitti troppo alti: parliamo del diritto a una vita dignitosa per tutti, giovani e anziani, precari e studenti, famiglie e persone sole.

    Il 3 luglio scendiamo in piazza per dire basta a caro affitti, sfratti, sgomberi e speculazione immobiliare.
    Piazzale Lodi (MM3) | Ore 18:30

    Una manifestazione cittadina con sindacati inquilini, studenti, comitati, spazi sociali, reti territoriali, associazioni civiche e forze politiche: uniti e unite per il diritto alla casa e alla città.

    Questa è anche un’occasione per fare squadra , perché solo insieme possiamo costruire una Milano che metta al centro le persone, e non i profitti.

    PARTECIPA. CONDIVIDI. ORGANIZZATI.

    #3luglioMilano #DirittoAllaCasa #CittàPubblica #CaroAffitti #StopSfratti #SpeculazioneZero #CasePerTutti #TettoAgliAffitti #StudentatiPubblici #QuartieriAccessibili #RecuperoCasePopolari #WelfareMetropolitano #AltaTensioneAbitativa #DirittiSociali #milanosolidale
    CITTÀ PUBBLICA E CASE PER TUTTI! Abbiamo una sfida collettiva qui a Milano che non può più essere rimandata. È la stessa che investe tutte le principali città italiane: ripensare radicalmente le politiche dell’abitare. Non si tratta semplicemente di spazi vuoti o di affitti troppo alti: parliamo del diritto a una vita dignitosa per tutti, giovani e anziani, precari e studenti, famiglie e persone sole. Il 3 luglio scendiamo in piazza per dire basta a caro affitti, sfratti, sgomberi e speculazione immobiliare. Piazzale Lodi (MM3) | Ore 18:30 Una manifestazione cittadina con sindacati inquilini, studenti, comitati, spazi sociali, reti territoriali, associazioni civiche e forze politiche: uniti e unite per il diritto alla casa e alla città. Questa è anche un’occasione per fare squadra , perché solo insieme possiamo costruire una Milano che metta al centro le persone, e non i profitti. PARTECIPA. CONDIVIDI. ORGANIZZATI. #3luglioMilano #DirittoAllaCasa #CittàPubblica #CaroAffitti #StopSfratti #SpeculazioneZero #CasePerTutti #TettoAgliAffitti #StudentatiPubblici #QuartieriAccessibili #RecuperoCasePopolari #WelfareMetropolitano #AltaTensioneAbitativa #DirittiSociali #milanosolidale
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  • COMUNICAZIONE IMPORTANTE PRESIDENTE AGVSS L'operazione di Svendita e speculazione sull'area del Meazza avviata dalla Giunta ha un'unica possibilità per andare in porto: contare sul silenzio omertoso di molti.
    Per questo è fondamentale far girare il più possibile, ovunque, questo messaggio
    e il video di presentazione: https://www.facebook.com/share/v/14JwQzL6ifC/?mibextid=wwXIfr

    Non perdete la puntata di Report sull'affare-Meazza
    DOMENICA 22 GIUGNO ore 20.30 su RAITRE! ‎
    Passaparola e fate girare su tutti i social: FB, Instagram. Scenario.press, ecc.
    COMUNICAZIONE IMPORTANTE PRESIDENTE AGVSS L'operazione di Svendita e speculazione sull'area del Meazza avviata dalla Giunta ha un'unica possibilità per andare in porto: contare sul silenzio omertoso di molti. Per questo è fondamentale far girare il più possibile, ovunque, questo messaggio e il video di presentazione: https://www.facebook.com/share/v/14JwQzL6ifC/?mibextid=wwXIfr Non perdete la puntata di Report sull'affare-Meazza DOMENICA 22 GIUGNO ore 20.30 su RAITRE! ‎ Passaparola e fate girare su tutti i social: FB, Instagram. Scenario.press, ecc.
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  • MILANO – Fattore 3C
    Contaminata. Costosa. Cattiva.


    Se sono rimasto ancora a Milano, credo che ci sia un interesse, una passione di fondo, un legame ancora forte con le mie origini. Non si può semplificare tutto riducendolo a scadenze, obblighi, lavoro. La mobilità c’è e in futuro non la escludo, ma intanto sono qui. E voglio battermi per salvaguardare il rapporto con questa città.

    Come si fa con un legame affettivo, anche quando si logora.
    E nel nostro caso, fra noi e Milano, il rapporto si è logorato. Non è tutto perduto, ma è tempo di fare il punto, senza drammi e senza illusioni.
    Capire da dove ripartire.

    Le 3 C che oggi raccontano il declino di Milano:

    CONTAMINATA

    Milano è una città che respira male. Non solo per l’aria, ma per ciò che ha scelto di diventare: un terreno di conquista per la speculazione, dove ogni albero abbattuto è una riga in più sul conto della collettività. Si costruisce in verticale, si consuma in orizzontale. Si celebra la grandeur nei mesi dell’evento, ma si dimenticano i quartieri quando finisce la passerella. È una città che si è contaminata culturalmente, arrendendosi all’estetica del profitto.

    COSTOSA

    Milano è diventata inaccessibile. Troppo cara per viverci, troppo competitiva per restarci, troppo indifferente per sentirsi accolti. La forbice sociale si allarga, e la città premia chi ha già. Le opportunità esistono, ma sempre più ristrette. I giovani partono, chi resta spesso si adatta, e chi prova a resistere lo fa a caro prezzo.
    Milano non è più inclusiva: è un supermercato a più corsie, dove la dignità si misura con l’IBAN.

    CATTIVA

    C’è una cattiveria diffusa, strisciante, che nasce non solo dal disagio ma dalla rassegnazione. È l’indifferenza sui mezzi pubblici, la tensione per strada, la freddezza nei condomìni. Milano ha smarrito il senso della prossimità. Ci si difende più che riconoscersi.
    Non è solo insicurezza, è mancanza di legami. Una città dove tutto scorre veloce, ma niente si lega più.

    ❗️Se pensate che il mio sia il solito pianto greco o una lamentela populista, liberissimi di farlo.
    Ma se anche solo in parte vi riconoscete in queste parole, se riuscite a guardare oltre la retorica e il vaneggiamento, allora forse potete concordare con me:
    quella che una volta era una realtà luccicante e piena di opportunità è oggi una terra arida, fatta di contraddizioni e disuguaglianze sempre più evidenti.
    Abbiamo identificato i problemi. Ora tocca a noi lavorare per cambiare le cose.

    ❗️Per questo rivolgo un appello a tutti i comitati, i gruppi, le realtà esistenti: superiamo le differenze, le sensibilità, le gelosie. Facciamo il salto. Ricominciamo a cooperare e torniamo nei luoghi decisionali, nelle istituzioni, dove si può ancora incidere.
    Ma dobbiamo volerlo davvero. Non per una leadership, ma per una maturità collettiva.
    Se vogliamo farlo, troviamoci. Parliamo di lavoro politico.
    Se non vogliamo, allora tanti auguri a ognuno di noi.
    Nell’accettazione della duplice fatica: la miseria… e l’assuefazione a una realtà che non si vuole cambiare.

    "If Winter comes, can Spring be far behind?"
    (Cit. Percy Bysshe Shelley – Ode al vento d’Occidente)

    #Milano #Fattore3C #Cambiamento #Attivismo #CittàDaRifare #GiustiziaSociale #TreC #Speculazione #Carovita #SolitudineUrbana #RomanticismoPolitico #Partecipa #RivoltaCivile
    MILANO – Fattore 3C Contaminata. Costosa. Cattiva. ⚠️🏙️💔 Se sono rimasto ancora a Milano, credo che ci sia un interesse, una passione di fondo, un legame ancora forte con le mie origini. Non si può semplificare tutto riducendolo a scadenze, obblighi, lavoro. La mobilità c’è e in futuro non la escludo, ma intanto sono qui. E voglio battermi per salvaguardare il rapporto con questa città. Come si fa con un legame affettivo, anche quando si logora. E nel nostro caso, fra noi e Milano, il rapporto si è logorato. Non è tutto perduto, ma è tempo di fare il punto, senza drammi e senza illusioni. Capire da dove ripartire. Le 3 C che oggi raccontano il declino di Milano: CONTAMINATA Milano è una città che respira male. Non solo per l’aria, ma per ciò che ha scelto di diventare: un terreno di conquista per la speculazione, dove ogni albero abbattuto è una riga in più sul conto della collettività. Si costruisce in verticale, si consuma in orizzontale. Si celebra la grandeur nei mesi dell’evento, ma si dimenticano i quartieri quando finisce la passerella. È una città che si è contaminata culturalmente, arrendendosi all’estetica del profitto. COSTOSA Milano è diventata inaccessibile. Troppo cara per viverci, troppo competitiva per restarci, troppo indifferente per sentirsi accolti. La forbice sociale si allarga, e la città premia chi ha già. Le opportunità esistono, ma sempre più ristrette. I giovani partono, chi resta spesso si adatta, e chi prova a resistere lo fa a caro prezzo. Milano non è più inclusiva: è un supermercato a più corsie, dove la dignità si misura con l’IBAN. CATTIVA C’è una cattiveria diffusa, strisciante, che nasce non solo dal disagio ma dalla rassegnazione. È l’indifferenza sui mezzi pubblici, la tensione per strada, la freddezza nei condomìni. Milano ha smarrito il senso della prossimità. Ci si difende più che riconoscersi. Non è solo insicurezza, è mancanza di legami. Una città dove tutto scorre veloce, ma niente si lega più. ❗️Se pensate che il mio sia il solito pianto greco o una lamentela populista, liberissimi di farlo. Ma se anche solo in parte vi riconoscete in queste parole, se riuscite a guardare oltre la retorica e il vaneggiamento, allora forse potete concordare con me: quella che una volta era una realtà luccicante e piena di opportunità è oggi una terra arida, fatta di contraddizioni e disuguaglianze sempre più evidenti. Abbiamo identificato i problemi. Ora tocca a noi lavorare per cambiare le cose. ❗️👉🙏Per questo rivolgo un appello a tutti i comitati, i gruppi, le realtà esistenti: superiamo le differenze, le sensibilità, le gelosie. Facciamo il salto. Ricominciamo a cooperare e torniamo nei luoghi decisionali, nelle istituzioni, dove si può ancora incidere. Ma dobbiamo volerlo davvero. Non per una leadership, ma per una maturità collettiva. Se vogliamo farlo, troviamoci. Parliamo di lavoro politico. Se non vogliamo, allora tanti auguri a ognuno di noi. Nell’accettazione della duplice fatica: la miseria… e l’assuefazione a una realtà che non si vuole cambiare. "If Winter comes, can Spring be far behind?" (Cit. Percy Bysshe Shelley – Ode al vento d’Occidente) #Milano #Fattore3C #Cambiamento #Attivismo #CittàDaRifare #GiustiziaSociale #TreC #Speculazione #Carovita #SolitudineUrbana #RomanticismoPolitico #Partecipa #RivoltaCivile
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  • KEN LOACH – Difesa all’inglese per San Siro ⚽️

    Irrompe nel cielo milanese di questa primavera una voce imprevista, potente, straniera eppure così profondamente nostra.

    È la voce di Ken Loach, maestro del cinema militante, che attraversa la Manica per prendere posizione in una “battaglia cittadina” che oggi è diventata simbolo di qualcosa di molto più ampio: la difesa della cultura popolare contro la speculazione.
    In un tempo in cui l’arte tende a ritirarsi nei suoi spazi comodi, Loach dimostra che è ancora possibile – e necessario – uscire dalla propria “comfort zone” e mettersi in gioco. Il suo intervento in difesa dello stadio di San Siro, affidato a una lettera inviata a Lucia Tozzi, è una scossa, un sussulto di poesia civile.

    Parla un inglese, sì. Ma lo fa da uomo del popolo, da regista che ha raccontato con onestà e dolore la classe operaia britannica in capolavori come Piovono pietre e Il vento che accarezza l’erba.
    Parla da tifoso, ma anche da cittadino impegnato, da artista che non si rassegna alla cancellazione dei luoghi dove il popolo ritrova se stesso, il proprio tempo, la propria memoria.

    Queste le parole del maestro:
    “È difficile credere che lo stadio di San Siro sia in pericolo. È uno dei più grandi e storici stadi di calcio al mondo, rispettato dai tifosi di tutto il mondo. L'idea della sua distruzione è sconvolgente e non deve essere permesso che accada… Quando la capienza viene ridotta e i prezzi dei biglietti aumentano, molti tifosi della classe operaia e popolare saranno esclusi... Confidiamo tutti che i milanesi, appassionati di calcio, non permetteranno che questa distruzione si verifichi.”

    Un appello limpido e drammaticamente necessario, che centra quattro punti cardinali attorno a cui ricostruire un'idea di città e comunità:
    Valore storico e culturale: San Siro è patrimonio mondiale, non merce.
    Difesa della classe operaia: l’esclusione sociale passa anche dagli spalti.
    L’atmosfera popolare: ciò che rende vivo uno stadio è la voce del popolo.
    Passione contro profitto: il calcio nasce popolare, morirà se resta solo business.

    E tutto questo mentre scade oggi, 30 aprile, alle 23:59, il bando del Comune di Milano sulle manifestazioni d’interesse per la vendita del Meazza. E mentre ci avviciniamo a un Primo Maggio che puzza di precarietà e futuro negato. In un tempo in cui mancano persino quei momenti rituali fatti di panem et circenses, l’arte e la cultura possono tornare a essere opposizione, militanza, resistenza.
    Oggi Ken Loach ci ha ricordato che la Cultura può salvarci. Che esiste ancora una voce capace di attraversare i confini per difendere non solo uno stadio, ma un’idea di società.

    Uno a zero per la Cultura.
    Due a zero con quella “inglesità” fatta di coraggio.
    Palla al centro.
    Prendi nota, Milano.

    #KenLoach #SanSiroNonSiTocca #DifendiamoSanSiro #CinemaMilitante #CalcioPopolare #StopSpeculazione #CulturaAttiva #MeazzaPerSempre #MilanoResiste #ArteCheResiste #NoAlNuovoStadio
    KEN LOACH – Difesa all’inglese per San Siro ⚽️ Irrompe nel cielo milanese di questa primavera una voce imprevista, potente, straniera eppure così profondamente nostra. È la voce di Ken Loach, maestro del cinema militante, che attraversa la Manica per prendere posizione in una “battaglia cittadina” che oggi è diventata simbolo di qualcosa di molto più ampio: la difesa della cultura popolare contro la speculazione. In un tempo in cui l’arte tende a ritirarsi nei suoi spazi comodi, Loach dimostra che è ancora possibile – e necessario – uscire dalla propria “comfort zone” e mettersi in gioco. Il suo intervento in difesa dello stadio di San Siro, affidato a una lettera inviata a Lucia Tozzi, è una scossa, un sussulto di poesia civile. Parla un inglese, sì. Ma lo fa da uomo del popolo, da regista che ha raccontato con onestà e dolore la classe operaia britannica in capolavori come Piovono pietre e Il vento che accarezza l’erba. Parla da tifoso, ma anche da cittadino impegnato, da artista che non si rassegna alla cancellazione dei luoghi dove il popolo ritrova se stesso, il proprio tempo, la propria memoria. Queste le parole del maestro: “È difficile credere che lo stadio di San Siro sia in pericolo. È uno dei più grandi e storici stadi di calcio al mondo, rispettato dai tifosi di tutto il mondo. L'idea della sua distruzione è sconvolgente e non deve essere permesso che accada… Quando la capienza viene ridotta e i prezzi dei biglietti aumentano, molti tifosi della classe operaia e popolare saranno esclusi... Confidiamo tutti che i milanesi, appassionati di calcio, non permetteranno che questa distruzione si verifichi.” Un appello limpido e drammaticamente necessario, che centra quattro punti cardinali attorno a cui ricostruire un'idea di città e comunità: Valore storico e culturale: San Siro è patrimonio mondiale, non merce. Difesa della classe operaia: l’esclusione sociale passa anche dagli spalti. L’atmosfera popolare: ciò che rende vivo uno stadio è la voce del popolo. Passione contro profitto: il calcio nasce popolare, morirà se resta solo business. E tutto questo mentre scade oggi, 30 aprile, alle 23:59, il bando del Comune di Milano sulle manifestazioni d’interesse per la vendita del Meazza. E mentre ci avviciniamo a un Primo Maggio che puzza di precarietà e futuro negato. In un tempo in cui mancano persino quei momenti rituali fatti di panem et circenses, l’arte e la cultura possono tornare a essere opposizione, militanza, resistenza. Oggi Ken Loach ci ha ricordato che la Cultura può salvarci. Che esiste ancora una voce capace di attraversare i confini per difendere non solo uno stadio, ma un’idea di società. Uno a zero per la Cultura. Due a zero con quella “inglesità” fatta di coraggio. Palla al centro. Prendi nota, Milano. #KenLoach #SanSiroNonSiTocca #DifendiamoSanSiro #CinemaMilitante #CalcioPopolare #StopSpeculazione #CulturaAttiva #MeazzaPerSempre #MilanoResiste #ArteCheResiste #NoAlNuovoStadio
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