• MILANO – Lo stato del degrado

    Stiamo osservando insieme uno stato ormai avanzato di deperimento e degenerazione di Milano. Non solo dal punto di vista ambientale o economico, ma soprattutto sociale. È inutile negarlo.

    Mi dispiace dover usare un termine così crudo, ma la città appare oggi come affetta da una vera e propria cancrena, una metastasi diffusa su cui diventa necessario intervenire in modo "chirurgico".
    Non basta più la prima ondata di indignazione, le classiche urla allo scandalo di turno: rischiano solo di essere insabbiate dal prossimo scandalo, previsto — puntuale come un orologio svizzero — tra qualche mese o anno.
    E noi, come sempre, pronti a commentare ma incapaci di agire davvero.

    ⚫️Questo è il problema.
    Milano ha un “tumore” da estirpare. E, nonostante lo stadio avanzato, non tutto è compromesso: molto dipende dalla volontà dei cittadini di recuperare il proprio "spirito critico" e il coraggio di sapersi “schierare” (ogni riferimento, naturalmente, è davvero puramente casuale giuro).

    ⚫️Già ben prima di Expo 2015 si era fatta strada nel tessuto sociale e politico una vera e propria politica di lavaggio del cervello, con tratti più mafiosi che democratici, e soprattutto di marca “neoliberista”. L’obiettivo dichiarato era rendere Milano più vivibile, attrattiva e competitiva, per residenti e visitatori. Il risultato, invece, è stata la benedizione delle peggiori porcate: eventi spacciati per progresso, strategie di “marketing culturale” che hanno avuto ben poco a che fare con la cultura. Una sorta di cultural-washing in piena regola.

    ⚫️A ciò si è aggiunto il teatrino del coinvolgimento civico: finti processi di “partecipazione”, convocati in fasce orarie improbabili o con modalità lontane da qualsiasi confronto democratico e civile. Di referendum cittadini o di altre forme di question time autentico meglio non parlare: tentativi abortiti prima ancora di arrivare al confronto.

    ⚫️Ma il nodo più doloroso è forse un altro: la nostra stessa incapacità di fare squadra. È difficile già tra comitati e associazioni civiche, che si battono per centimetri di diritti nei rispettivi quartieri; figuriamoci tra partiti e movimenti, impegnati a contendersi percentuali minime di consenso. Tutti elementi che aggravano ulteriormente il quadro, rendendo Milano una città sempre più disaggregata e disgregante.

    A questo si somma l’aumento vertiginoso del costo della vita e della gestione delle economie familiari, che colpisce indiscriminatamente single, famiglie, anziani. Quando la priorità quotidiana diventa “arrivare a fine mese”, è difficile coltivare un’autentica esperienza di politica collettiva. La sopravvivenza sostituisce la partecipazione.

    Negli ultimi anni si è poi aggiunta un’altra forma di cecità: quella dell’empatia totale. Da due anni a questa parte siamo comprensibilmente assorbiti dalle tragedie internazionali, dall’Ucraina alla Palestina. È giusto provare dolore di fronte alla perdita di centinaia di bambini e civili innocenti. Ma questo sentimento, pur necessario, ha contribuito a distogliere la nostra attenzione dal terreno di casa. Nel frattempo Milano è scivolata fuori controllo, ostaggio di decenni di politiche affidate a arraffoni, furbacchioni e affaristi di ogni colore politico. Una visione “neoliberista” che non conosce distinzione tra centrodestra e centrosinistra.

    Se questo scenario ci piace, continuiamo pure con il nostro masochismo urbano. Se invece dentro di noi sopravvive ancora un fuoco interiore, allora è tempo di ribaltare il “paradigma”: abbassare le difese intellettuali, mettere da parte i pregiudizi, smettere di fare gli schizzinosi.

    È tempo di provare davvero a fare squadra. Perché se Milano è malata, la cura dipende solo da noi.

    #Milano #Politica #Società #Neoliberismo #CulturalWashing #CittadinanzaAttiva #Carovita #Partecipazione #Comunità #RigenerazioneSociale #SpiritoCritico
    MILANO – Lo stato del degrado 🏙️ Stiamo osservando insieme uno stato ormai avanzato di deperimento e degenerazione di Milano. Non solo dal punto di vista ambientale o economico, ma soprattutto sociale. È inutile negarlo. Mi dispiace dover usare un termine così crudo, ma la città appare oggi come affetta da una vera e propria cancrena, una metastasi diffusa su cui diventa necessario intervenire in modo "chirurgico". Non basta più la prima ondata di indignazione, le classiche urla allo scandalo di turno: rischiano solo di essere insabbiate dal prossimo scandalo, previsto — puntuale come un orologio svizzero — tra qualche mese o anno. E noi, come sempre, pronti a commentare ma incapaci di agire davvero. ⚫️Questo è il problema. Milano ha un “tumore” da estirpare. E, nonostante lo stadio avanzato, non tutto è compromesso: molto dipende dalla volontà dei cittadini di recuperare il proprio "spirito critico" e il coraggio di sapersi “schierare” (ogni riferimento, naturalmente, è davvero puramente casuale giuro). ⚫️Già ben prima di Expo 2015 si era fatta strada nel tessuto sociale e politico una vera e propria politica di lavaggio del cervello, con tratti più mafiosi che democratici, e soprattutto di marca “neoliberista”. L’obiettivo dichiarato era rendere Milano più vivibile, attrattiva e competitiva, per residenti e visitatori. Il risultato, invece, è stata la benedizione delle peggiori porcate: eventi spacciati per progresso, strategie di “marketing culturale” che hanno avuto ben poco a che fare con la cultura. Una sorta di cultural-washing in piena regola. ⚫️A ciò si è aggiunto il teatrino del coinvolgimento civico: finti processi di “partecipazione”, convocati in fasce orarie improbabili o con modalità lontane da qualsiasi confronto democratico e civile. Di referendum cittadini o di altre forme di question time autentico meglio non parlare: tentativi abortiti prima ancora di arrivare al confronto. ⚫️Ma il nodo più doloroso è forse un altro: la nostra stessa incapacità di fare squadra. È difficile già tra comitati e associazioni civiche, che si battono per centimetri di diritti nei rispettivi quartieri; figuriamoci tra partiti e movimenti, impegnati a contendersi percentuali minime di consenso. Tutti elementi che aggravano ulteriormente il quadro, rendendo Milano una città sempre più disaggregata e disgregante. A questo si somma l’aumento vertiginoso del costo della vita e della gestione delle economie familiari, che colpisce indiscriminatamente single, famiglie, anziani. Quando la priorità quotidiana diventa “arrivare a fine mese”, è difficile coltivare un’autentica esperienza di politica collettiva. La sopravvivenza sostituisce la partecipazione. Negli ultimi anni si è poi aggiunta un’altra forma di cecità: quella dell’empatia totale. Da due anni a questa parte siamo comprensibilmente assorbiti dalle tragedie internazionali, dall’Ucraina alla Palestina. È giusto provare dolore di fronte alla perdita di centinaia di bambini e civili innocenti. Ma questo sentimento, pur necessario, ha contribuito a distogliere la nostra attenzione dal terreno di casa. Nel frattempo Milano è scivolata fuori controllo, ostaggio di decenni di politiche affidate a arraffoni, furbacchioni e affaristi di ogni colore politico. Una visione “neoliberista” che non conosce distinzione tra centrodestra e centrosinistra. 🙏Se questo scenario ci piace, continuiamo pure con il nostro masochismo urbano. Se invece dentro di noi sopravvive ancora un fuoco interiore, allora è tempo di ribaltare il “paradigma”: abbassare le difese intellettuali, mettere da parte i pregiudizi, smettere di fare gli schizzinosi. 👉È tempo di provare davvero a fare squadra. Perché se Milano è malata, la cura dipende solo da noi. #Milano #Politica #Società #Neoliberismo #CulturalWashing #CittadinanzaAttiva #Carovita #Partecipazione #Comunità #RigenerazioneSociale #SpiritoCritico
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  • La vestale del neoliberismo europeo Ursula von der Leyen e il presidente del partito popolare europeo, Weber (da non confondersi in alcun modo con il grande filosofo), hanno recentemente dichiarato che il demenziale programma rearm Europe potrebbe costituire per l'Italia "una grande opportunità". La scena, tragicamente comica, ricorda inevitabilmente quella del gatto e la volpe che, nel celebre libro di Collodi, provano a persuadere l'ingenuo Pinocchio a seppellire le proprie monete nel campo miracoloso della città di Acchiappacitrulli affinché, in poco tempo, si moltiplichino a suo beneficio. Nel tempo in cui ormai Orwell stesso appare come un dilettante rispetto a una realtà che ha superato la fantasia distopica, non soltanto ci spiegano con zelo che la guerra è pace ("guerra è pace", variando il titolo del capolavoro di Tolstoj): adesso ci insegnano pure che sprecare i soldi per le armi, evitando accuratamente di investirli nella sanità e nell'istruzione pubbliche, rappresenta una grande opportunità per l'Italia. Forse per le industrie belliche italiane, ci permettiamo di precisare. Non certo per i lavoratori, per i ceti medi e per le classi nazionali popolari, che con ogni probabilità dovranno anzi finanziare di tasca propria il folle programma di riarmo con cui l'Unione Europea dice di volersi difendere da una aggressione inventata dai menestrelli dell'ordine mentale dominante con il solo scopo di giustificare gli investimenti nel capitale finanziario. L'abbiamo detto infinite volte: se la Russia avesse realmente voluto invadere l'Europa, l'avrebbe già fatto, senza attendere il suo riarmo. La verità è che è semmai l'Europa che vuole continuare sciaguratamente a provocare la Russia magari fino al punto da costringerla ad attaccare davvero l'Europa stessa. Ciò mi permette di ribadire, una volta di più, che il nostro nemico non è a Mosca e non è a Pechino, ma è a Bruxelles. Il nostro nemico è chi ci vuole trascinare nella Guerra, chiamandola ipocritamente pace, e adesso anzi spiegandoci che il riarmo a spese dei cittadini rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese. Ancora una volta, la situazione è tragica senza però riuscire in alcun modo a essere seria.

    Source:
    http://youtube.com/post/UgkxQqr2CkA-gSWYvx5EJn0je39fnpfCNhpx?si=AIC-QL-E3uL1b5qk
    La vestale del neoliberismo europeo Ursula von der Leyen e il presidente del partito popolare europeo, Weber (da non confondersi in alcun modo con il grande filosofo), hanno recentemente dichiarato che il demenziale programma rearm Europe potrebbe costituire per l'Italia "una grande opportunità". La scena, tragicamente comica, ricorda inevitabilmente quella del gatto e la volpe che, nel celebre libro di Collodi, provano a persuadere l'ingenuo Pinocchio a seppellire le proprie monete nel campo miracoloso della città di Acchiappacitrulli affinché, in poco tempo, si moltiplichino a suo beneficio. Nel tempo in cui ormai Orwell stesso appare come un dilettante rispetto a una realtà che ha superato la fantasia distopica, non soltanto ci spiegano con zelo che la guerra è pace ("guerra è pace", variando il titolo del capolavoro di Tolstoj): adesso ci insegnano pure che sprecare i soldi per le armi, evitando accuratamente di investirli nella sanità e nell'istruzione pubbliche, rappresenta una grande opportunità per l'Italia. Forse per le industrie belliche italiane, ci permettiamo di precisare. Non certo per i lavoratori, per i ceti medi e per le classi nazionali popolari, che con ogni probabilità dovranno anzi finanziare di tasca propria il folle programma di riarmo con cui l'Unione Europea dice di volersi difendere da una aggressione inventata dai menestrelli dell'ordine mentale dominante con il solo scopo di giustificare gli investimenti nel capitale finanziario. L'abbiamo detto infinite volte: se la Russia avesse realmente voluto invadere l'Europa, l'avrebbe già fatto, senza attendere il suo riarmo. La verità è che è semmai l'Europa che vuole continuare sciaguratamente a provocare la Russia magari fino al punto da costringerla ad attaccare davvero l'Europa stessa. Ciò mi permette di ribadire, una volta di più, che il nostro nemico non è a Mosca e non è a Pechino, ma è a Bruxelles. Il nostro nemico è chi ci vuole trascinare nella Guerra, chiamandola ipocritamente pace, e adesso anzi spiegandoci che il riarmo a spese dei cittadini rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese. Ancora una volta, la situazione è tragica senza però riuscire in alcun modo a essere seria. Source: http://youtube.com/post/UgkxQqr2CkA-gSWYvx5EJn0je39fnpfCNhpx?si=AIC-QL-E3uL1b5qk
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    La vestale del neoliberismo europeo Ursula von der Leyen e il presidente del partito popolare europeo, Weber (da non confondersi in alcun modo con il grande ...
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  • Commento a margine del caucus del CLN di Ieri 22 Maggio 2022. CLN deve diventare realmente inclusivo togliendo quel riferimento al neoliberismo incomprensibile ai più e la possibilità del gruppo dirigente di escludere a piacere loro gruppi o persone di ispirazione conservatrice, ( neoliberismo, liberalismo, libertario, libertà, sono tutti termini interpretabili, si usi totalitario o globalista o elitario invece di neoliberismo )
    La matrice del draghismo è nella ideologia del controllo statale pervasivo, di matrice di sinistra, non a caso il Pd ne è il più acceso sostenitore.
    Il rischio è che vi sia uno schieramento di gruppi novax non unito, già diviso tra destra e sinistra.
    Se CLN dovesse produrre questo effetto comincerei a pensare male.
    E cioè che sia l'ennesimo specchietto per allodole. Tipo M5S.
    Con Mattei al posto di Grillo.
    Quindi il chiarimento è indispensabile. Se Lidia che stimo per il suo impegno, non riuscirà o potrà farlo come rappresentante regionale, dovremo farlo noi alla prima occasione di un confronto diretto con Mattei, per capire.
    Mi scuso di non essere riuscito ieri a trasmettere tutta la importanza di questo concetto nella mia candidatura.
    Mi sono perso nella ricerca degli applausi invece che puntare dritto al nocciolo e temevo di essere aggrssivo con gli organizzatori.
    Non succederà più.
    Commento a margine del caucus del CLN di Ieri 22 Maggio 2022. CLN deve diventare realmente inclusivo togliendo quel riferimento al neoliberismo incomprensibile ai più e la possibilità del gruppo dirigente di escludere a piacere loro gruppi o persone di ispirazione conservatrice, ( neoliberismo, liberalismo, libertario, libertà, sono tutti termini interpretabili, si usi totalitario o globalista o elitario invece di neoliberismo ) La matrice del draghismo è nella ideologia del controllo statale pervasivo, di matrice di sinistra, non a caso il Pd ne è il più acceso sostenitore. Il rischio è che vi sia uno schieramento di gruppi novax non unito, già diviso tra destra e sinistra. Se CLN dovesse produrre questo effetto comincerei a pensare male. E cioè che sia l'ennesimo specchietto per allodole. Tipo M5S. Con Mattei al posto di Grillo. Quindi il chiarimento è indispensabile. Se Lidia che stimo per il suo impegno, non riuscirà o potrà farlo come rappresentante regionale, dovremo farlo noi alla prima occasione di un confronto diretto con Mattei, per capire. Mi scuso di non essere riuscito ieri a trasmettere tutta la importanza di questo concetto nella mia candidatura. Mi sono perso nella ricerca degli applausi invece che puntare dritto al nocciolo e temevo di essere aggrssivo con gli organizzatori. Non succederà più.
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