• Venerdì 28 novembre, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha annunciato la promozione al grado di vice sovrintendente del comandante della Polizia di frontiera in Cisgiordania, responsabile dell’unità che il giorno prima aveva ucciso due palestinesi a Jenin, Cisgiordania occupata.

    Secondo testimonianze e filmati diffusi online, i due uomini – identificati successivamente come Al-Muntasir Billah Abdullah, 26 anni, e Youssef Asasa, 37 anni – avevano sollevato le magliette per mostrare di essere disarmati.

    Prima dell’esecuzione, i militari hanno ordinato loro di rientrare nell’edificio e, poco dopo, sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco.

    Un’esecuzione extragiudiziale in aperta violazione del diritto internazionale umanitario.

    Durante una visita all’unità responsabile dell’omicidio, Ben-Gvir ha dichiarato: “Sono venuto per rafforzare e abbracciare gli eroici combattenti qui. Stiamo combattendo nemici e assassini che vogliono violentare le donne e bruciare i bambini".

    Dopo la sparatoria di giovedì, Ben-Gvir ha scritto su X che fornisce “pieno sostegno ai membri della Polizia di Frontiera e ai combattenti delle IDF”.

    Le organizzazioni per i diritti umani hanno condannato duramente l’accaduto.

    Il gruppo palestinese per i diritti umani Al-Haq ha dichiarato che “le prove e i filmati mostrano chiaramente che i due uomini erano disarmati, si erano arresi e non rappresentavano alcuna minaccia”.

    A ciò si aggiunte la dichiarazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) che ha definito l’uccisione “un’apparente esecuzione sommaria”, parlando di un “omicidio sfacciato”.

    L'OHCHR ha verificato che dal 7 ottobre 2023, in Cisgiordania occupata l’IDF e i coloni israeliani hanno ucciso 1.030 palestinesi, tra cui 233 bambini.

    #westbankunderattack #jenin #palestine #israel #idf #bengvir

    Source: https://x.com/insideoverita/status/1995173292961845677?t=isfIzRwMTQ_sCLPkpdK1bQ&s=19
    Venerdì 28 novembre, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha annunciato la promozione al grado di vice sovrintendente del comandante della Polizia di frontiera in Cisgiordania, responsabile dell’unità che il giorno prima aveva ucciso due palestinesi a Jenin, Cisgiordania occupata. Secondo testimonianze e filmati diffusi online, i due uomini – identificati successivamente come Al-Muntasir Billah Abdullah, 26 anni, e Youssef Asasa, 37 anni – avevano sollevato le magliette per mostrare di essere disarmati. Prima dell’esecuzione, i militari hanno ordinato loro di rientrare nell’edificio e, poco dopo, sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco. Un’esecuzione extragiudiziale in aperta violazione del diritto internazionale umanitario. Durante una visita all’unità responsabile dell’omicidio, Ben-Gvir ha dichiarato: “Sono venuto per rafforzare e abbracciare gli eroici combattenti qui. Stiamo combattendo nemici e assassini che vogliono violentare le donne e bruciare i bambini". Dopo la sparatoria di giovedì, Ben-Gvir ha scritto su X che fornisce “pieno sostegno ai membri della Polizia di Frontiera e ai combattenti delle IDF”. Le organizzazioni per i diritti umani hanno condannato duramente l’accaduto. Il gruppo palestinese per i diritti umani Al-Haq ha dichiarato che “le prove e i filmati mostrano chiaramente che i due uomini erano disarmati, si erano arresi e non rappresentavano alcuna minaccia”. A ciò si aggiunte la dichiarazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) che ha definito l’uccisione “un’apparente esecuzione sommaria”, parlando di un “omicidio sfacciato”. L'OHCHR ha verificato che dal 7 ottobre 2023, in Cisgiordania occupata l’IDF e i coloni israeliani hanno ucciso 1.030 palestinesi, tra cui 233 bambini. #westbankunderattack #jenin #palestine #israel #idf #bengvir Source: https://x.com/insideoverita/status/1995173292961845677?t=isfIzRwMTQ_sCLPkpdK1bQ&s=19
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  • Israel wounds several in Gaza as settler attacks surge in West Bank
    Israeli forces have killed at least 93 people in Gaza since the October 10 ceasefire, the enclave's Health Ministry...
    Israele ferisce diverse persone a Gaza mentre aumentano gli attacchi dei coloni in Cisgiordania
    Le forze israeliane hanno ucciso almeno 93 persone a Gaza dal cessate il fuoco del 10 ottobre, secondo il Ministero della Salute dell'enclave...
    https://aje.io/4xjbsb
    Israel wounds several in Gaza as settler attacks surge in West Bank Israeli forces have killed at least 93 people in Gaza since the October 10 ceasefire, the enclave's Health Ministry... Israele ferisce diverse persone a Gaza mentre aumentano gli attacchi dei coloni in Cisgiordania Le forze israeliane hanno ucciso almeno 93 persone a Gaza dal cessate il fuoco del 10 ottobre, secondo il Ministero della Salute dell'enclave... https://aje.io/4xjbsb
    AJE.IO
    Israel wounds several in Gaza as settler attacks surge in West Bank
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  • l documentario No Other Land, Premio Oscar e dedicato alla resistenza palestinese in Cisgiordania, non andrà in onda il 7 ottobre come inizialmente annunciato dalla Rai. La scelta della data non era casuale: avrebbe avuto un forte valore simbolico, legato all’anniversario dell’attacco di Hamas a Israele e all’inizio della guerra e gen0cidi0 a Gaza. Ma qualcosa è cambiato all’ultimo momento.

    Chissà, è arrivato un improvviso dietrofront. Al posto del film, la Rai ha comunicato che il 7 ottobre sarà dedicato a uno speciale informativo sulla situazione in Medio Oriente, mentre No Other Land è stato riprogrammato al 21 ottobre, sempre in prima serata su Rai 3.

    Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, dietro la decisione ci sarebbe stata “un’imposizione dall’alto”. Una dinamica che ricorda altri episodi simili: prima l’annuncio, poi la cancellazione, e in mezzo telefonate, pressioni o segnalazioni che avrebbero spinto al cambio di rotta.

    La scelta ha scatenato reazioni dure. Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil, parla di “prova provata” della necessità di una riforma del servizio pubblico, accusando la Rai di aver abdicato al suo ruolo e di trattare i cittadini “come bambini” decidendo cosa possano o non possano vedere. Saccone denuncia inoltre un atteggiamento “paternalistico”, che finisce per penalizzare non solo il pluralismo, ma anche la stessa competitività dell’azienda.

    di @aridreamsoutloud

    #rai #televisione #serviziopubblico #nootherland
    l documentario No Other Land, Premio Oscar e dedicato alla resistenza palestinese in Cisgiordania, non andrà in onda il 7 ottobre come inizialmente annunciato dalla Rai. La scelta della data non era casuale: avrebbe avuto un forte valore simbolico, legato all’anniversario dell’attacco di Hamas a Israele e all’inizio della guerra e gen0cidi0 a Gaza. Ma qualcosa è cambiato all’ultimo momento. Chissà, è arrivato un improvviso dietrofront. Al posto del film, la Rai ha comunicato che il 7 ottobre sarà dedicato a uno speciale informativo sulla situazione in Medio Oriente, mentre No Other Land è stato riprogrammato al 21 ottobre, sempre in prima serata su Rai 3. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, dietro la decisione ci sarebbe stata “un’imposizione dall’alto”. Una dinamica che ricorda altri episodi simili: prima l’annuncio, poi la cancellazione, e in mezzo telefonate, pressioni o segnalazioni che avrebbero spinto al cambio di rotta. La scelta ha scatenato reazioni dure. Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil, parla di “prova provata” della necessità di una riforma del servizio pubblico, accusando la Rai di aver abdicato al suo ruolo e di trattare i cittadini “come bambini” decidendo cosa possano o non possano vedere. Saccone denuncia inoltre un atteggiamento “paternalistico”, che finisce per penalizzare non solo il pluralismo, ma anche la stessa competitività dell’azienda. di @aridreamsoutloud #rai #televisione #serviziopubblico #nootherland
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  • QUESTI ASSASSINI SIONISTI VANNO AVANTI INCURANTI di TUTTI e di TUTTO!
    Gaza, attacchi israeliani anche sul campo profughi di Nuseirat: 24 uccisi dall’alba. Un neonato morto per malnutrizione...

    Cristiani in Terra Santa: “Noi danneggiati da occupazione israeliana, non dall’Anp. Falsità da Netanyahu”
    “L’occupazione, non l’Autorità Nazionale Palestinese, danneggia i cristiani in Palestina”. Una rappresentanza di leader delle Chiese cristiane in Terra Santa – tra cui il patriarca latino emerito di Gerusalemme Michel Sabbah, l’arcivescovo greco-ortodosso Attallah Hanna e il vescovo luterano emerito di Terra Santa Munib Younan – contesta le affermazioni del premier israeliano Netanyahu all’Onu.
    “La ragione per cui i cristiani e molti altri stanno lasciando Betlemme è l’occupazione israeliana e le sue politiche di chiusure, permessi, diritti di residenza esclusivi, ecc., e non le politiche dell’Autorità Palestinese”, affermano con forza i leader cristiani, smentendo le parole di Netanyahu.
    Nel loro documento essi puntano il dito contro “una falsità” che riguarda in particolare i cristiani in Palestina, laddove Netanyahu ha affermato: “quando Betlemme, il luogo di nascita di Gesù, era sotto il controllo israeliano, l’80% dei suoi residenti era cristiano. Ma da quando l’Anp ha preso il controllo, tale numero è sceso a meno del 20%”.
    Netanyahu, proseguono i leader ecumenici, “non parla a nome dei cristiani palestinesi e non gli si può permettere di distorcere la verità. Betlemme è stata una città a maggioranza cristiana fino al 1948: allora più dell’80% della popolazione era cristiana. Con l’espulsione di circa 750.000 rifugiati palestinesi dalla loro patria nella Palestina storica durante la Nakba del 1948, tre campi profughi furono stabiliti a Betlemme, cambiando così la composizione demografica della città. Quando Israele ha occupato la Cisgiordania nel 1967, Betlemme aveva una popolazione composta da una maggioranza di musulmani”.
    Per i firmatari del documento, “decenni di occupazione israeliana, causando dure condizioni di vita, hanno provocato l’emigrazione di molti cristiani e musulmani, e questa realtà continua ancora oggi. Betlemme, una città dipendente dal turismo, ha sofferto in particolare negli ultimi due anni della guerra di Israele a Gaza con l’arresto quasi completo del turismo e dei pellegrinaggi. Centinaia di persone hanno lasciato Betlemme negli ultimi mesi a causa delle continue devastazioni dell’occupazione israeliana e della violenza militare”.

    1h fa
    10:03
    Almeno 24 morti dall’alba negli attacchi sulla Striscia. Un neonato morto per malnutrizione
    E’ di almeno 24 morti palestinesi il bilancio degli attacchi odierni delle forze israeliane nella Striscia. Lo riferisce al Jazeera citando fonti mediche, secondo le quali un raid contro due case nel campo profughi di Nuseirat ha causato almeno 10 vittime, “tra le quali donne e bambini”. Intanto, un neonato è morto per malnutrizione a Khan Younis, sono quasi 450 le vittime della fame nella Striscia secondo il ministero della Salute gestito da Hamas.

    1h fa
    10:02
    Attacchi israeliani al campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza: almeno 8 morti
    Almeno otto palestinesi sono stati uccisi durante la notte negli attacchi israeliani nel campo profughi di Nuseirat nel centro di Gaza. Lo riferiscono fonti mediche ad Al Jazeera. Muhammad Abu Salmiya, direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, il più grande complesso medico della Striscia di Gaza, ha spiegato che le équipe mediche sono preoccupate per i carri armati israeliani che si avvicinano alle vicinanze dell’ospedale e non consentono l’accesso ad esso. Si stima che 159 pazienti siano in trattamento.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/09/28/gaza-attacchi-israeliani-anche-sul-campo-profughi-di-nuseirat-24-uccisi-dallalba-un-neonato-morto-per-malnutrizione/8141878/
    QUESTI ASSASSINI SIONISTI VANNO AVANTI INCURANTI di TUTTI e di TUTTO! Gaza, attacchi israeliani anche sul campo profughi di Nuseirat: 24 uccisi dall’alba. Un neonato morto per malnutrizione... Cristiani in Terra Santa: “Noi danneggiati da occupazione israeliana, non dall’Anp. Falsità da Netanyahu” “L’occupazione, non l’Autorità Nazionale Palestinese, danneggia i cristiani in Palestina”. Una rappresentanza di leader delle Chiese cristiane in Terra Santa – tra cui il patriarca latino emerito di Gerusalemme Michel Sabbah, l’arcivescovo greco-ortodosso Attallah Hanna e il vescovo luterano emerito di Terra Santa Munib Younan – contesta le affermazioni del premier israeliano Netanyahu all’Onu. “La ragione per cui i cristiani e molti altri stanno lasciando Betlemme è l’occupazione israeliana e le sue politiche di chiusure, permessi, diritti di residenza esclusivi, ecc., e non le politiche dell’Autorità Palestinese”, affermano con forza i leader cristiani, smentendo le parole di Netanyahu. Nel loro documento essi puntano il dito contro “una falsità” che riguarda in particolare i cristiani in Palestina, laddove Netanyahu ha affermato: “quando Betlemme, il luogo di nascita di Gesù, era sotto il controllo israeliano, l’80% dei suoi residenti era cristiano. Ma da quando l’Anp ha preso il controllo, tale numero è sceso a meno del 20%”. Netanyahu, proseguono i leader ecumenici, “non parla a nome dei cristiani palestinesi e non gli si può permettere di distorcere la verità. Betlemme è stata una città a maggioranza cristiana fino al 1948: allora più dell’80% della popolazione era cristiana. Con l’espulsione di circa 750.000 rifugiati palestinesi dalla loro patria nella Palestina storica durante la Nakba del 1948, tre campi profughi furono stabiliti a Betlemme, cambiando così la composizione demografica della città. Quando Israele ha occupato la Cisgiordania nel 1967, Betlemme aveva una popolazione composta da una maggioranza di musulmani”. Per i firmatari del documento, “decenni di occupazione israeliana, causando dure condizioni di vita, hanno provocato l’emigrazione di molti cristiani e musulmani, e questa realtà continua ancora oggi. Betlemme, una città dipendente dal turismo, ha sofferto in particolare negli ultimi due anni della guerra di Israele a Gaza con l’arresto quasi completo del turismo e dei pellegrinaggi. Centinaia di persone hanno lasciato Betlemme negli ultimi mesi a causa delle continue devastazioni dell’occupazione israeliana e della violenza militare”. 1h fa 10:03 Almeno 24 morti dall’alba negli attacchi sulla Striscia. Un neonato morto per malnutrizione E’ di almeno 24 morti palestinesi il bilancio degli attacchi odierni delle forze israeliane nella Striscia. Lo riferisce al Jazeera citando fonti mediche, secondo le quali un raid contro due case nel campo profughi di Nuseirat ha causato almeno 10 vittime, “tra le quali donne e bambini”. Intanto, un neonato è morto per malnutrizione a Khan Younis, sono quasi 450 le vittime della fame nella Striscia secondo il ministero della Salute gestito da Hamas. 1h fa 10:02 Attacchi israeliani al campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza: almeno 8 morti Almeno otto palestinesi sono stati uccisi durante la notte negli attacchi israeliani nel campo profughi di Nuseirat nel centro di Gaza. Lo riferiscono fonti mediche ad Al Jazeera. Muhammad Abu Salmiya, direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, il più grande complesso medico della Striscia di Gaza, ha spiegato che le équipe mediche sono preoccupate per i carri armati israeliani che si avvicinano alle vicinanze dell’ospedale e non consentono l’accesso ad esso. Si stima che 159 pazienti siano in trattamento. https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/09/28/gaza-attacchi-israeliani-anche-sul-campo-profughi-di-nuseirat-24-uccisi-dallalba-un-neonato-morto-per-malnutrizione/8141878/
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  • QUESTI ASSASSINI SIONISTI VANNO AVANTI IMPERTERRITI NELLA DISTRIBUZIONE DI UN INTERO POPOLO.
    Gaza: tesori archeologici bombardati e siti storici annessi in Cisgiordania
    Israele colpisce il patrimonio culturale palestinese: oltre 110 siti danneggiati a Gaza e 60 località dichiarate di interesse archeologico in Cisgiordania
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/21/bombardamento-tesori-archeologici-palestina-cancellazione-culturale-news/8131055/
    QUESTI ASSASSINI SIONISTI VANNO AVANTI IMPERTERRITI NELLA DISTRIBUZIONE DI UN INTERO POPOLO. Gaza: tesori archeologici bombardati e siti storici annessi in Cisgiordania Israele colpisce il patrimonio culturale palestinese: oltre 110 siti danneggiati a Gaza e 60 località dichiarate di interesse archeologico in Cisgiordania https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/21/bombardamento-tesori-archeologici-palestina-cancellazione-culturale-news/8131055/
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  • QUESTI BASTARDI ASSASSINI SIONISTI NON SI FERMANO!
    Cisgiordania, così vivono gli agricoltori palestinesi: "La mia terra inquinata dai coloni. Sradicano gli ulivi e ci sfollano con la forza"
    Oxfam denuncia: "Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania costano miliardi all'economia palestinese e privano gli agricoltori locali della sussistenza...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/15/cisgiordania-cosi-vivono-gli-agricoltori-palestinesi-la-mia-terra-inquinata-dai-coloni-sradicano-gli-ulivi-e-ci-sfollano-con-la-forza/8126399/
    QUESTI BASTARDI ASSASSINI SIONISTI NON SI FERMANO! Cisgiordania, così vivono gli agricoltori palestinesi: "La mia terra inquinata dai coloni. Sradicano gli ulivi e ci sfollano con la forza" Oxfam denuncia: "Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania costano miliardi all'economia palestinese e privano gli agricoltori locali della sussistenza... https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/15/cisgiordania-cosi-vivono-gli-agricoltori-palestinesi-la-mia-terra-inquinata-dai-coloni-sradicano-gli-ulivi-e-ci-sfollano-con-la-forza/8126399/
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  • Sanzioni a Israele??? RIDICOLE!
    L'UE propone sanzioni a Israele, ma armi e colonie restano escluse
    Pacchetto da 227 milioni che colpisce solo il 37% dei commerci con Israele, mentre continua la vendita di armi europee...
    Come annunciato, la Commissione Ue ha proposto un pacchetto di sanzioni contro Israele. “L’operazione a Gaza City rappresenta un’escalation della guerra”, ha spiegato l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas, per questo “oggi presentiamo un robusto pacchetto di sanzioni: l’obiettivo non è punire Israele ma migliorare la situazione a Gaza”. “Oltre ai ministri israeliani estremisti“, quello per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir e per le Finanze Bezalel Smotrich, nel pacchetto – che deve essere approvato all’unanimità – “ci sono altri membri di Hamas e coloni violenti“, ha precisato Kallas. La proposta inoltre include misure sul commercio, ma i dubbi non mancano: tra queste non c’è nulla che colpisca gli insediamenti illegali in Cisgiordania e l’export di armi dall’Europa verso lo Stato ebraico.

    La proposta mira a sospendere una parte – “la più significativa” – del trattato commerciale tra l’Ue e Israele, che equivale al 37% del volume totale. Il resto, spiega un alto funzionario europeo, è regolato dai patti presi nel quadro del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) e non è soggetto alle misure. In termini pratici, si tratta di circa 227 milioni di euro all’anno, che ora saranno soggetti a dazi maggiorati e quindi applicati agli importatori europei: in tutto nel 2024 l’Ue ha importato beni da Israele per un valore totale di 16 miliardi di euro. Il grosso riguarderà i prodotti agricoli. L’accordo di associazione copre anche il settore dei servizi ma, fanno notare alla Commissione, si tratta di una parte rimasta essenzialmente sulla carta e dunque non significativa.

    Ora la proposta deve essere approvata dagli Stati membri con la maggioranza qualificata. “Se sarà votata dal Consiglio, notificheremo l’ente di gestione dell’accordo di associazione con Israele e le misure entreranno in vigore dopo 30 giorni, ovvero una pratica standard”, precisa il funzionario.

    Altro capitolo sono poi i programmi che fanno capo direttamente alla Commissione (gemellaggi o progetti per l’integrazione regionale, previsti ad esempio dagli accordi di Abramo). “Sospendiamo il sostegno bilaterale al governo israeliano. In particolare, 14 milioni di euro di fondi già stanziati per il periodo 2020-2024. Di tale importo, 4,3 milioni di euro sono stati contrattualizzati, mentre 9,4 milioni di euro rimangono non contrattualizzati. Fino a nuovo avviso, non procederemo all’identificazione congiunta di nuove azioni né alla firma di contratti”, ha annunciato la commissaria Ue per il Mediterraneo Dubravka Šuica sottolineando che in questo caso l’esecutivo comunitario ha potuto prendere una decisione “indipendente“.

    Le misure però sollevano diversi interrogativi. Ad esempio, non colpiranno i prodotti che vengono dalle colonie – ovvero tutto ciò che va oltre i confini del 1967 – dato che l’accordo copre solo ciò che l’Ue riconosce come Stato d’Israele e gli insediamenti, essendo illegali, non lo sono. Servirà dunque una proposta separata per colpire i beni provenienti dai territori occupati.

    C’è un altro aspetto della questione che solleva forti dubbi sulla credibilità delle misure. Il settore delle armi non sarà toccato dalla proposta della Commissione poiché non rientra nelle specificità dell’accordo di associazione, ma è coperto dal quadro generale del Wto, ha spiegato ancora il funzionario illustrando i dettagli della proposta dell’esecutivo e sottolineando che gli armamenti beneficiano spesso della “clausola di confidenzialità” per cui non è dato sapere con certezza quanto pesi sull’interscambio generale tra Ue e Israele.
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/17/sanzioni-israele-ue-armi-colonie-news/8129792/
    Sanzioni a Israele??? RIDICOLE! L'UE propone sanzioni a Israele, ma armi e colonie restano escluse Pacchetto da 227 milioni che colpisce solo il 37% dei commerci con Israele, mentre continua la vendita di armi europee... Come annunciato, la Commissione Ue ha proposto un pacchetto di sanzioni contro Israele. “L’operazione a Gaza City rappresenta un’escalation della guerra”, ha spiegato l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas, per questo “oggi presentiamo un robusto pacchetto di sanzioni: l’obiettivo non è punire Israele ma migliorare la situazione a Gaza”. “Oltre ai ministri israeliani estremisti“, quello per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir e per le Finanze Bezalel Smotrich, nel pacchetto – che deve essere approvato all’unanimità – “ci sono altri membri di Hamas e coloni violenti“, ha precisato Kallas. La proposta inoltre include misure sul commercio, ma i dubbi non mancano: tra queste non c’è nulla che colpisca gli insediamenti illegali in Cisgiordania e l’export di armi dall’Europa verso lo Stato ebraico. La proposta mira a sospendere una parte – “la più significativa” – del trattato commerciale tra l’Ue e Israele, che equivale al 37% del volume totale. Il resto, spiega un alto funzionario europeo, è regolato dai patti presi nel quadro del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) e non è soggetto alle misure. In termini pratici, si tratta di circa 227 milioni di euro all’anno, che ora saranno soggetti a dazi maggiorati e quindi applicati agli importatori europei: in tutto nel 2024 l’Ue ha importato beni da Israele per un valore totale di 16 miliardi di euro. Il grosso riguarderà i prodotti agricoli. L’accordo di associazione copre anche il settore dei servizi ma, fanno notare alla Commissione, si tratta di una parte rimasta essenzialmente sulla carta e dunque non significativa. Ora la proposta deve essere approvata dagli Stati membri con la maggioranza qualificata. “Se sarà votata dal Consiglio, notificheremo l’ente di gestione dell’accordo di associazione con Israele e le misure entreranno in vigore dopo 30 giorni, ovvero una pratica standard”, precisa il funzionario. Altro capitolo sono poi i programmi che fanno capo direttamente alla Commissione (gemellaggi o progetti per l’integrazione regionale, previsti ad esempio dagli accordi di Abramo). “Sospendiamo il sostegno bilaterale al governo israeliano. In particolare, 14 milioni di euro di fondi già stanziati per il periodo 2020-2024. Di tale importo, 4,3 milioni di euro sono stati contrattualizzati, mentre 9,4 milioni di euro rimangono non contrattualizzati. Fino a nuovo avviso, non procederemo all’identificazione congiunta di nuove azioni né alla firma di contratti”, ha annunciato la commissaria Ue per il Mediterraneo Dubravka Šuica sottolineando che in questo caso l’esecutivo comunitario ha potuto prendere una decisione “indipendente“. Le misure però sollevano diversi interrogativi. Ad esempio, non colpiranno i prodotti che vengono dalle colonie – ovvero tutto ciò che va oltre i confini del 1967 – dato che l’accordo copre solo ciò che l’Ue riconosce come Stato d’Israele e gli insediamenti, essendo illegali, non lo sono. Servirà dunque una proposta separata per colpire i beni provenienti dai territori occupati. C’è un altro aspetto della questione che solleva forti dubbi sulla credibilità delle misure. Il settore delle armi non sarà toccato dalla proposta della Commissione poiché non rientra nelle specificità dell’accordo di associazione, ma è coperto dal quadro generale del Wto, ha spiegato ancora il funzionario illustrando i dettagli della proposta dell’esecutivo e sottolineando che gli armamenti beneficiano spesso della “clausola di confidenzialità” per cui non è dato sapere con certezza quanto pesi sull’interscambio generale tra Ue e Israele. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/17/sanzioni-israele-ue-armi-colonie-news/8129792/
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  • BASILE / ALBANESE — la verità è donna

    Più passano i giorni e più mi sembra evidente che l'essere umano non sia programmato per la Pace.
    Perché, diciamolo, in queste ore un assassinio come quello di Charlie Kirk diventa occasione di scannamento e tiro al bersaglio — sia per i nostri magnanimi governanti sia per noi opinionisti da salotto digitale. Paradossale? Sì. Punto.
    Eppure esistono persone che — senza prediche dal piedistallo — riescono a parlare chiaro, a rimettere le posizioni ideologiche su un piano di verità e coraggio. Doti rare, ormai: tanti leader avrebbero visibilità, mezzi e possibilità per guidare verso il buonsenso, ma non lo fanno. Perché il profitto ha inquinato i pozzi da tempo.

    Che la donna sia fonte di ispirazione non è una novità. Ma in tempi di guerra e incertezza il pragmatismo femminile è necessario come l’aria.
    Nel contesto della festa del Fatto Quotidiano, due interventi sono spiccati — quasi passati sotto silenzio rispetto al frastuono dei TG — e meritano di essere ripresi. Li riportiamo per ricordare qual è il vero “succo” di ciò che accade, quello che molti fingono di non vedere.

    Aprire faide e polemiche infinite è sempre più semplice — soprattutto qui dove tutto serve a lanciare bordate tra centrodestra e centrosinistra. Ecco perché non saremo mai pronti alla pace.
    Ma torniamo al punto: gli interventi sono due. Possono sembrare scontati, triti e ritriti, ma non lasciano spazio a immaginazioni o allucinazioni.

    Elena Basile, ex ambasciatrice e voce critica della diplomazia italiana, ha affrontato con toni durissimi la questione palestinese e il sostegno occidentale alle politiche israeliane.
    “La politica che sta tenendo Israele oggi è una politica mafiosa, terrorista”, ha dichiarato dal palco, distinguendola persino dalle strategie dei primi governi israeliani: “Ben Gurion faceva interventi lampo perché teneva conto della situazione geografica e delle forze di Israele, metteva gli ostaggi in primo luogo. Oggi abbiamo un paese che mantiene sette fronti militari: Gaza, Cisgiordania, Libano, Yemen, Iran, Siria e Iraq. E con l’attacco a Doha sta mettendo in discussione le stesse alleanze con Egitto, Giordania e le monarchie del Golfo, gli interlocutori degli accordi di Abramo”.
    Secondo Basile, Israele appare oggi sempre più isolato: “Alle Nazioni Unite due terzi del mondo votano contro Israele. Grazie soprattutto al lavoro di Francesca Albanese, la società civile resiste e si oppone”. Tuttavia, ha sottolineato che anche Russia, Cina e paesi arabi “non sfidano apertamente Israele, pur non essendone complici come l’Occidente”.

    E rilancia :
    “Dobbiamo concentrarci in una mobilitazione dentro gli Stati europei e, se possibile, negli Stati Uniti, per chiedere la fine della cooperazione politica, militare ed economica con Israele. Grazie a Francesca Albanese, oggi abbiamo i nomi e cognomi di tutte le imprese che fanno profitto col genocidio”.

    E proprio Francesca Albanese subentra chiamando le cose con il loro nome: genocidio o atto di supremazia — non una semplice “guerra” — parlando con la franchezza di chi conosce il conflitto e con lo sguardo lucido di chi analizza i fatti:

    “Dinanzi a questa brutalità non si reagisce con le contromisure previste dal diritto: fermare trasferimenti e acquisti di armi, sospendere gli accordi commerciali. È un obbligo degli Stati”. E ha definito Israele nei territori occupati “una dittatura militare che ha governato 5 milioni di persone attraverso ordini scritti da soldati e rivisti da corti militari composte da soldati”.

    Sulla sua situazione personale mantiene una compostezza e un’obiettività invidiabili da che da questo luglio 2025, Francesca Albanese è finita nella lista nera degli Stati Uniti.
    ‘Vorrei non essere la notizia. Credo che la cosa più importante sia continuare a parlare di Gaza. Ma le sanzioni significano non poter entrare negli Stati Uniti, e per chi ha legami personali o familiari lì, come mia figlia, nata negli Usa, anche rischiare pene pecuniarie o persino l’arresto fino a 20 anni di carcere.
    L’obiettivo è intimidire, isolare, congelare chi denuncia’.”

    E chiude con una constatazione che fotografa la tossicità del dibattito pubblico:
    “Non credo neanche che sia giusta la frase che ho detto prima, e cioè che quello a Gaza sia il primo genocidio trasmesso in televisione. Le immagini passano, ma vengono accompagnate da una narrazione totalmente falsata. È questa tossicità del dibattito che non permette di capire cosa sta succedendo”.

    Cosa ne penso ?
    Questo è il nostro tempo: la spettacolarizzazione di ogni delitto o decesso e il disprezzo per un’informazione che rispetti i fatti hanno trasformato il dibattito in un’arena che uccide le ragioni. A chilometri da qui muoiono persone; nel cosiddetto “Occidente evoluto” muoiono valori e ideali. Stiamo scavando un fondo cui è difficile credere che non ci siamo già inabissati.

    La testimonianza di due “outsider” come Basile e Albanese è, in questo contesto, una boccata d’ossigeno a pochi metri dal baratro. È la lezione semplice e urgente del “parlare chiaro”: senza urlare, con rigore e sotto il frastuono di una cacofonia che noi stessi alimentiamo online.
    Serve un passo indietro rispetto agli interessi e un passo avanti verso verità e responsabilità. Serve un’informazione che sia veritiera, rigorosa e capace di restituire dignità alle vittime e senso alle azioni politiche.

    Siamo tutti, in una misura o nell’altra, parte del problema. Se vogliamo davvero costruire una nuova umanità, il primo gesto è scegliere di essere meritevoli di quella fiducia reciproca che oggi manca. Lo ripeto: al momento non lo siamo — ma possiamo decidere di cambiare.

    #Basile #Albanese #Informazione #Verità #Gaza #DirittiUmani #Pace #Responsabilità #StopProfittoSullaGuerra
    BASILE / ALBANESE — la verità è donna ✨👩‍⚖️ Più passano i giorni e più mi sembra evidente che l'essere umano non sia programmato per la Pace. Perché, diciamolo, in queste ore un assassinio come quello di Charlie Kirk diventa occasione di scannamento e tiro al bersaglio — sia per i nostri magnanimi governanti sia per noi opinionisti da salotto digitale. Paradossale? Sì. Punto. 🙄 Eppure esistono persone che — senza prediche dal piedistallo — riescono a parlare chiaro, a rimettere le posizioni ideologiche su un piano di verità e coraggio. Doti rare, ormai: tanti leader avrebbero visibilità, mezzi e possibilità per guidare verso il buonsenso, ma non lo fanno. Perché il profitto ha inquinato i pozzi da tempo. Che la donna sia fonte di ispirazione non è una novità. Ma in tempi di guerra e incertezza il pragmatismo femminile è necessario come l’aria. Nel contesto della festa del Fatto Quotidiano, due interventi sono spiccati — quasi passati sotto silenzio rispetto al frastuono dei TG — e meritano di essere ripresi. Li riportiamo per ricordare qual è il vero “succo” di ciò che accade, quello che molti fingono di non vedere. Aprire faide e polemiche infinite è sempre più semplice — soprattutto qui dove tutto serve a lanciare bordate tra centrodestra e centrosinistra. Ecco perché non saremo mai pronti alla pace. Ma torniamo al punto: gli interventi sono due. Possono sembrare scontati, triti e ritriti, ma non lasciano spazio a immaginazioni o allucinazioni. Elena Basile, ex ambasciatrice e voce critica della diplomazia italiana, ha affrontato con toni durissimi la questione palestinese e il sostegno occidentale alle politiche israeliane. “La politica che sta tenendo Israele oggi è una politica mafiosa, terrorista”, ha dichiarato dal palco, distinguendola persino dalle strategie dei primi governi israeliani: “Ben Gurion faceva interventi lampo perché teneva conto della situazione geografica e delle forze di Israele, metteva gli ostaggi in primo luogo. Oggi abbiamo un paese che mantiene sette fronti militari: Gaza, Cisgiordania, Libano, Yemen, Iran, Siria e Iraq. E con l’attacco a Doha sta mettendo in discussione le stesse alleanze con Egitto, Giordania e le monarchie del Golfo, gli interlocutori degli accordi di Abramo”. Secondo Basile, Israele appare oggi sempre più isolato: “Alle Nazioni Unite due terzi del mondo votano contro Israele. Grazie soprattutto al lavoro di Francesca Albanese, la società civile resiste e si oppone”. Tuttavia, ha sottolineato che anche Russia, Cina e paesi arabi “non sfidano apertamente Israele, pur non essendone complici come l’Occidente”. E rilancia : “Dobbiamo concentrarci in una mobilitazione dentro gli Stati europei e, se possibile, negli Stati Uniti, per chiedere la fine della cooperazione politica, militare ed economica con Israele. Grazie a Francesca Albanese, oggi abbiamo i nomi e cognomi di tutte le imprese che fanno profitto col genocidio”. E proprio Francesca Albanese subentra chiamando le cose con il loro nome: genocidio o atto di supremazia — non una semplice “guerra” — parlando con la franchezza di chi conosce il conflitto e con lo sguardo lucido di chi analizza i fatti: “Dinanzi a questa brutalità non si reagisce con le contromisure previste dal diritto: fermare trasferimenti e acquisti di armi, sospendere gli accordi commerciali. È un obbligo degli Stati”. E ha definito Israele nei territori occupati “una dittatura militare che ha governato 5 milioni di persone attraverso ordini scritti da soldati e rivisti da corti militari composte da soldati”. Sulla sua situazione personale mantiene una compostezza e un’obiettività invidiabili da che da questo luglio 2025, Francesca Albanese è finita nella lista nera degli Stati Uniti. ‘Vorrei non essere la notizia. Credo che la cosa più importante sia continuare a parlare di Gaza. Ma le sanzioni significano non poter entrare negli Stati Uniti, e per chi ha legami personali o familiari lì, come mia figlia, nata negli Usa, anche rischiare pene pecuniarie o persino l’arresto fino a 20 anni di carcere. L’obiettivo è intimidire, isolare, congelare chi denuncia’.” E chiude con una constatazione che fotografa la tossicità del dibattito pubblico: “Non credo neanche che sia giusta la frase che ho detto prima, e cioè che quello a Gaza sia il primo genocidio trasmesso in televisione. Le immagini passano, ma vengono accompagnate da una narrazione totalmente falsata. È questa tossicità del dibattito che non permette di capire cosa sta succedendo”. 📌Cosa ne penso ? Questo è il nostro tempo: la spettacolarizzazione di ogni delitto o decesso e il disprezzo per un’informazione che rispetti i fatti hanno trasformato il dibattito in un’arena che uccide le ragioni. A chilometri da qui muoiono persone; nel cosiddetto “Occidente evoluto” muoiono valori e ideali. Stiamo scavando un fondo cui è difficile credere che non ci siamo già inabissati. 😔 La testimonianza di due “outsider” come Basile e Albanese è, in questo contesto, una boccata d’ossigeno a pochi metri dal baratro. È la lezione semplice e urgente del “parlare chiaro”: senza urlare, con rigore e sotto il frastuono di una cacofonia che noi stessi alimentiamo online. Serve un passo indietro rispetto agli interessi e un passo avanti verso verità e responsabilità. Serve un’informazione che sia veritiera, rigorosa e capace di restituire dignità alle vittime e senso alle azioni politiche. Siamo tutti, in una misura o nell’altra, parte del problema. Se vogliamo davvero costruire una nuova umanità, il primo gesto è scegliere di essere meritevoli di quella fiducia reciproca che oggi manca. Lo ripeto: al momento non lo siamo — ma possiamo decidere di cambiare. #Basile #Albanese #Informazione #Verità #Gaza #DirittiUmani #Pace #Responsabilità #StopProfittoSullaGuerra
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  • GLI ASSASSINI SIONISTI PROCEDONO CON LA PULIZIA ETNICA! ISOLIAMOLI dal RESTO DEL MONDO!!!
    Gaza, Hamas: "Oltre 60mila palestinesi uccisi". Onu: "In corso carestia". Starmer: "Cessate il fuoco o a settembre riconosciamo la Palestina" - Il Fatto Quotidiano
    Smotrich: "Ritorno degli insediamenti ora è possibile. Ed è il momento migliore per annettere la Cisgiordania". L'Olanda vieta l'ingresso al ministro e al collega Ben Gvir. Solo oggi 62 uccisi dai raid israeliani...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/07/29/gaza-morti-raid-israeliani-hamas-59921-palestinesi-uccisi-diretta-news/8077196
    GLI ASSASSINI SIONISTI PROCEDONO CON LA PULIZIA ETNICA! ISOLIAMOLI dal RESTO DEL MONDO!!! Gaza, Hamas: "Oltre 60mila palestinesi uccisi". Onu: "In corso carestia". Starmer: "Cessate il fuoco o a settembre riconosciamo la Palestina" - Il Fatto Quotidiano Smotrich: "Ritorno degli insediamenti ora è possibile. Ed è il momento migliore per annettere la Cisgiordania". L'Olanda vieta l'ingresso al ministro e al collega Ben Gvir. Solo oggi 62 uccisi dai raid israeliani... https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/07/29/gaza-morti-raid-israeliani-hamas-59921-palestinesi-uccisi-diretta-news/8077196
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    Gaza, Hamas: "Oltre 60mila palestinesi uccisi". Onu: "In corso carestia". Starmer: "Cessate il fuoco o a settembre riconosciamo la Palestina" - Il Fatto Quotidiano
    Smotrich: "Ritorno degli insediamenti ora è possibile. Ed è il momento migliore per annettere la Cisgiordania". L'Olanda vieta l'ingresso al ministro e al collega Ben Gvir. Solo oggi 62 uccisi dai raid israeliani
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  • https://indisponente24.blogspot.com/2025/07/cisgiordania-cristiana-allo-stremo.html
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    CISGIORDANIA CRISTIANA ALLO STREMO
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