• LIBERTÀ DI STAMPA: fake o farsa?


    Anche oggi è una di quelle giornate mondiali che spuntano sul calendario come i funghi: “oggi pensiamo a questa cosa importante, domani ce ne dimentichiamo”. Ma stavolta, neanche la fatica di far finta. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa fa già ridere di suo — o meglio, fa piangere.

    Ma tranquilli: il popolo italico si beve tutto come sempre, fa spallucce e rispolvera la sua qualità più grande: l’adattamento all’assurdo.
    Che poi, diciamolo chiaramente: come si fa a festeggiare oggi qualcosa che non esiste?
    Sì, proprio oggi celebriamo quella giornata istituita dalle Nazioni Unite nel lontano 1993 per ribadire quanto la libertà di stampa sia fondamentale e vada protetta dai governi. Ah sì? E con quali prove a sostegno, scusate?
    NESSUNA. Solo dati che sputtanano (scusate il francesismo) questa favola da calendario.

    A parlare, infatti, è la classifica annuale di Reporters sans frontières e lo fa senza mezze misure: l’Italia è il Paese peggiore dell’Europa occidentale per libertà di stampa, scesa dal 46° al 49° posto. Bravi tutti.

    Il report parla chiaro: mafia, gruppi estremisti, minacce, violenze, pressioni politiche. Ah, e ciliegina sulla torta: la famigerata “legge bavaglio”, che blocca la pubblicazione delle intercettazioni. Un capolavoro di oscurantismo, giustificato dalla tutela della privacy.
    Nel frattempo, i giornalisti subiscono cause civili pretestuose, intimidazioni legali, e chi prova a informare viene zittito — a volte con gli avvocati, a volte con la paura. Il diritto a sapere? Optional.

    E no, non pensiate che fuori dai confini vada meglio: la libertà di stampa nel mondo è ai minimi storici. Secondo RSF, oltre la metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione “molto grave”.
    Chiudono la classifica: Corea del Nord, Cina, Eritrea. Ma anche gli Stati Uniti sono in discesa libera: dal 55° al 57°, con un clima sempre più tossico. Europa? Ancora il continente meno peggio, ma con tante crepe.
    Solo 7 Paesi su 180 hanno una situazione “buona”. In testa la Norvegia (solita imbattibile), seguita da Estonia e Paesi Bassi. Intanto il Regno Unito è al 20°, la Germania retrocede a causa dell’estrema destra e la Francia si fa superare da Taiwan e Trinidad & Tobago.

    E noi che facciamo?
    Siamo qui a sventolare bandierine in nome della libertà mentre la stampa muore tra tagli, pressioni editoriali, mancanza di fondi, precarietà e silenzi. La verità è che il giornalismo libero non fa comodo a nessuno: né ai governi, né alle lobby, né alle piattaforme social che moderano, cancellano e manipolano a piacere.
    E ora arriva anche il Ddl Sicurezza: manifestare? Nemmeno in silenzio. Scrivere? Solo se non dai fastidio. Parlare? Fino a quando non urta la sensibilità del potere.
    Allora sapete che vi dico?

    Torniamo a fare giornalismo vero, quello scomodo, quello rotocalco ciclostilato nei garage, quello dei leaflet porta a porta, quello che dava fastidio e per questo aveva senso.

    Questa è la nostra resistenza.
    La nostra libertà non è un hashtag. È una lotta.

    #WorldPressFreedomDay #LibertàDiStampa #FakeOrFarsa #Censura #Bavaglio #InformazioneIndipendente #GiornalismoLibero #RSF2025 #DirittoDiSapere #PressFreedom #Italia49esima #ZittiMaLiberi #SatiraSociale #vocealsilenzio
    LIBERTÀ DI STAMPA: fake o farsa? šŸ—žļøšŸ¤šŸŽ­ Anche oggi è una di quelle giornate mondiali che spuntano sul calendario come i funghi: “oggi pensiamo a questa cosa importante, domani ce ne dimentichiamo”. Ma stavolta, neanche la fatica di far finta. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa fa già ridere di suo — o meglio, fa piangere. Ma tranquilli: il popolo italico si beve tutto come sempre, fa spallucce e rispolvera la sua qualità più grande: l’adattamento all’assurdo. Che poi, diciamolo chiaramente: come si fa a festeggiare oggi qualcosa che non esiste? Sì, proprio oggi celebriamo quella giornata istituita dalle Nazioni Unite nel lontano 1993 per ribadire quanto la libertà di stampa sia fondamentale e vada protetta dai governi. Ah sì? E con quali prove a sostegno, scusate? NESSUNA. Solo dati che sputtanano (scusate il francesismo) questa favola da calendario. A parlare, infatti, è la classifica annuale di Reporters sans frontières e lo fa senza mezze misure: l’Italia è il Paese peggiore dell’Europa occidentale per libertà di stampa, scesa dal 46° al 49° posto. Bravi tutti. Il report parla chiaro: mafia, gruppi estremisti, minacce, violenze, pressioni politiche. Ah, e ciliegina sulla torta: la famigerata “legge bavaglio”, che blocca la pubblicazione delle intercettazioni. Un capolavoro di oscurantismo, giustificato dalla tutela della privacy. Nel frattempo, i giornalisti subiscono cause civili pretestuose, intimidazioni legali, e chi prova a informare viene zittito — a volte con gli avvocati, a volte con la paura. Il diritto a sapere? Optional. E no, non pensiate che fuori dai confini vada meglio: la libertà di stampa nel mondo è ai minimi storici. Secondo RSF, oltre la metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione “molto grave”. Chiudono la classifica: Corea del Nord, Cina, Eritrea. Ma anche gli Stati Uniti sono in discesa libera: dal 55° al 57°, con un clima sempre più tossico. Europa? Ancora il continente meno peggio, ma con tante crepe. Solo 7 Paesi su 180 hanno una situazione “buona”. In testa la Norvegia (solita imbattibile), seguita da Estonia e Paesi Bassi. Intanto il Regno Unito è al 20°, la Germania retrocede a causa dell’estrema destra e la Francia si fa superare da Taiwan e Trinidad & Tobago. E noi che facciamo? Siamo qui a sventolare bandierine in nome della libertà mentre la stampa muore tra tagli, pressioni editoriali, mancanza di fondi, precarietà e silenzi. La verità è che il giornalismo libero non fa comodo a nessuno: né ai governi, né alle lobby, né alle piattaforme social che moderano, cancellano e manipolano a piacere. E ora arriva anche il Ddl Sicurezza: manifestare? Nemmeno in silenzio. Scrivere? Solo se non dai fastidio. Parlare? Fino a quando non urta la sensibilità del potere. Allora sapete che vi dico? šŸ’ŖšŸ‘‰ Torniamo a fare giornalismo vero, quello scomodo, quello rotocalco ciclostilato nei garage, quello dei leaflet porta a porta, quello che dava fastidio e per questo aveva senso. Questa è la nostra resistenza. La nostra libertà non è un hashtag. È una lotta. #WorldPressFreedomDay #LibertàDiStampa #FakeOrFarsa #Censura #Bavaglio #InformazioneIndipendente #GiornalismoLibero #RSF2025 #DirittoDiSapere #PressFreedom #Italia49esima #ZittiMaLiberi #SatiraSociale #vocealsilenzio
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  • APPLAUSI A SCENA APERTA!

    -Lettera aperta a Mattarella del Prof. Avv. Augusto Sinagra :-

    “Egregio Signore, per lungo tempo abbiamo assistito a sue firme di convalida di decreti-legge o di promulgazione di leggi di dubbia costituzionalità a parere di molti. Prescindo dalle sue conoscenze del diritto costituzionale ma molti hanno pure nutrito il dubbio in ordine alla sua consapevolezza.
    Ora accade che dopo la gravità delle sue dichiarazioni a Mar§iglia lei, pensando di giustificarsi, ha aggravato la situazione affermando a Cettigne (Montenegro) che la Russia deve rispettare la Carta dell’ONU e astenersi per il futuro dall’aggredire altri Stati.
    Premesso che la Russia storicamente non ha mai aggredito nessuno e, viceversa, è stata sempre aggredita (anche dall’Italia nel 1941) e premesso anche che la veste da “vecchio saggio” non le si addice quanto alla saggezza, le ricordo che, secondo la Costituzione, non appartiene alle competenze del Capo dello Stato la gestione o l’orientamento della politica estera della Nazione, che è prerogativa del governo e del parlamento.
    Conseguentemente si potrebbe opportunamente riflettere sulla possibilità che la sua condotta possa configurare, sul piano tecnico- giuridico, l’ipotesi dell’”attentato alla Costituzione della Repubblica” che, in caso di stato di messa di accusa, comporterebbe il giudizio dinanzi alla Corte costituzionale.
    Tuttavia, al di là di ogni considerazione tecnico-giuridica, resta il giudizio politico e storico che graverà sulla sua persona. Nel merito lei dovrebbe ben sapere che il diritto internazionale conosce l’Istituto della “legittima difesa preventiva”. Come pure dovrebbe sapere che proprio la Carta dell’ONU da lei evocata consente il legittimo intervento armato di uno Stato contro altro Stato se ciò appare veramente finalizzato a porre fine ad una violazione sistematica e massiccia dei diritti umani fondamentali. A cominciare dal diritto alla vita.
    È esattamente ciò che è accaduto nel Donbass, in Ucraina, dal 2014 e fino all’intervento militare russo del 2022. Le sue improvvide dichiarazioni espongono a serio pericolo gli interessi della Nazione e i suoi cittadini. Le sue dichiarazioni sembrano difendere gli interessi dell’Unione europea più rivolta verso un’opzione militare che di pace; una Unione europea ormai in stato di putrescenza morale, politica ed economica, come ben detto dal Vicepresidente USA Vance che questa Unione europea ha “schiaffeggiato” quasi con brutalità in occasione del Vertice di Monaco sulla sicurezza.
    Ricordo inoltre che lei era Vicepresidente del Consiglio e Ministro della Difesa nel governo D’Alema quando l’Italia intraprese un’azione di aggressione bellica sotto comando USA senza alcuna autorizzazione dell’ONU e senza neanche una deliberazione della stessa NATO; aggressione bellica che vide pesanti bombardamenti della Serbia (nostra storica amica) e della sua capitale Belgrado.
    E ciò con buona pace dell’art. 11 della Costituzione che consente soltanto la guerra difensiva.
    Dunque, egregio Signore, non crede che il suo non richiesto ammonimento alla Russia in Montenegro debba essere rivolto ad altri Stati, a cominciare dalla stessa Italia?
    Da ultimo, registro che proprio oggi, con fasti e onori lei ha ricevuto il Signor Isaak Herzog Presidente dello Stato di Israele che ad oggi ha disatteso ben 73 Risoluzioni dell’ONU e che si è consegnato al vituperio delle genti per quel che ha fatto e continua a fare nel preordinato e continuato sterminio del Popolo palestinese.
    Lei non ha nulla da dire allo Stato di Israele in tema di rispetto dello Statuto delle Nazioni Unite?
    Ancora la invito calorosamente a presentare sue pubbliche scuse al Presidente e al Popolo russo.”
    Prof. Avv. Augusto Sinagra. Già Ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Direttore della Rivista della Cooperazione giuridica internazionale (fascia A) ed avvocato del Foro di Roma)"

    Source: https://italiaveranews.it/2025/03/01/lettera-aperta-a-mattarella-del-prof-avv-augusto-sinagra/
    APPLAUSI A SCENA APERTA! -Lettera aperta a Mattarella del Prof. Avv. Augusto Sinagra :- “Egregio Signore, per lungo tempo abbiamo assistito a sue firme di convalida di decreti-legge o di promulgazione di leggi di dubbia costituzionalità a parere di molti. Prescindo dalle sue conoscenze del diritto costituzionale ma molti hanno pure nutrito il dubbio in ordine alla sua consapevolezza. Ora accade che dopo la gravità delle sue dichiarazioni a Mar§iglia lei, pensando di giustificarsi, ha aggravato la situazione affermando a Cettigne (Montenegro) che la Russia deve rispettare la Carta dell’ONU e astenersi per il futuro dall’aggredire altri Stati. Premesso che la Russia storicamente non ha mai aggredito nessuno e, viceversa, è stata sempre aggredita (anche dall’Italia nel 1941) e premesso anche che la veste da “vecchio saggio” non le si addice quanto alla saggezza, le ricordo che, secondo la Costituzione, non appartiene alle competenze del Capo dello Stato la gestione o l’orientamento della politica estera della Nazione, che è prerogativa del governo e del parlamento. Conseguentemente si potrebbe opportunamente riflettere sulla possibilità che la sua condotta possa configurare, sul piano tecnico- giuridico, l’ipotesi dell’”attentato alla Costituzione della Repubblica” che, in caso di stato di messa di accusa, comporterebbe il giudizio dinanzi alla Corte costituzionale. Tuttavia, al di là di ogni considerazione tecnico-giuridica, resta il giudizio politico e storico che graverà sulla sua persona. Nel merito lei dovrebbe ben sapere che il diritto internazionale conosce l’Istituto della “legittima difesa preventiva”. Come pure dovrebbe sapere che proprio la Carta dell’ONU da lei evocata consente il legittimo intervento armato di uno Stato contro altro Stato se ciò appare veramente finalizzato a porre fine ad una violazione sistematica e massiccia dei diritti umani fondamentali. A cominciare dal diritto alla vita. È esattamente ciò che è accaduto nel Donbass, in Ucraina, dal 2014 e fino all’intervento militare russo del 2022. Le sue improvvide dichiarazioni espongono a serio pericolo gli interessi della Nazione e i suoi cittadini. Le sue dichiarazioni sembrano difendere gli interessi dell’Unione europea più rivolta verso un’opzione militare che di pace; una Unione europea ormai in stato di putrescenza morale, politica ed economica, come ben detto dal Vicepresidente USA Vance che questa Unione europea ha “schiaffeggiato” quasi con brutalità in occasione del Vertice di Monaco sulla sicurezza. Ricordo inoltre che lei era Vicepresidente del Consiglio e Ministro della Difesa nel governo D’Alema quando l’Italia intraprese un’azione di aggressione bellica sotto comando USA senza alcuna autorizzazione dell’ONU e senza neanche una deliberazione della stessa NATO; aggressione bellica che vide pesanti bombardamenti della Serbia (nostra storica amica) e della sua capitale Belgrado. E ciò con buona pace dell’art. 11 della Costituzione che consente soltanto la guerra difensiva. Dunque, egregio Signore, non crede che il suo non richiesto ammonimento alla Russia in Montenegro debba essere rivolto ad altri Stati, a cominciare dalla stessa Italia? Da ultimo, registro che proprio oggi, con fasti e onori lei ha ricevuto il Signor Isaak Herzog Presidente dello Stato di Israele che ad oggi ha disatteso ben 73 Risoluzioni dell’ONU e che si è consegnato al vituperio delle genti per quel che ha fatto e continua a fare nel preordinato e continuato sterminio del Popolo palestinese. Lei non ha nulla da dire allo Stato di Israele in tema di rispetto dello Statuto delle Nazioni Unite? Ancora la invito calorosamente a presentare sue pubbliche scuse al Presidente e al Popolo russo.” Prof. Avv. Augusto Sinagra. Già Ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Direttore della Rivista della Cooperazione giuridica internazionale (fascia A) ed avvocato del Foro di Roma)" Source: https://italiaveranews.it/2025/03/01/lettera-aperta-a-mattarella-del-prof-avv-augusto-sinagra/
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  • QUI in ITALIA bisognerebbe togliarli a quasi tutte le emittenti.

    "Fanno propaganda di sinistra": Trump taglia i fondi alle emittenti pubbliche federali Pbs e Npr - Il Fatto Quotidiano
    La Casa Bianca vuole ritirare oltre un miliardo di dollari già stanziati per i prossimi due anni. Solo il 15% del budget di Pbs proviene da finanziamenti del Congresso
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/fanno-propaganda-di-sinistra-trump-taglia-fondi-federali-media-pbs-npr/7972159/
    QUI in ITALIA bisognerebbe togliarli a quasi tutte le emittenti. "Fanno propaganda di sinistra": Trump taglia i fondi alle emittenti pubbliche federali Pbs e Npr - Il Fatto Quotidiano La Casa Bianca vuole ritirare oltre un miliardo di dollari già stanziati per i prossimi due anni. Solo il 15% del budget di Pbs proviene da finanziamenti del Congresso https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/fanno-propaganda-di-sinistra-trump-taglia-fondi-federali-media-pbs-npr/7972159/
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  • Travaglio smonta i numeri di Meloni sul lavoro: "Se l’Italia che soffre si incazza, per lei cambia tutto". Su La7 - Il Fatto Quotidiano
    Mentre Meloni parla di miracolo occupazionale, Travaglio snocciola i numeri reali, tra record di povertà e stipendi da fame...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/travaglio-lavoro-meloni-poverta/7972474/amp/
    Travaglio smonta i numeri di Meloni sul lavoro: "Se l’Italia che soffre si incazza, per lei cambia tutto". Su La7 - Il Fatto Quotidiano Mentre Meloni parla di miracolo occupazionale, Travaglio snocciola i numeri reali, tra record di povertà e stipendi da fame... https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/travaglio-lavoro-meloni-poverta/7972474/amp/
    Travaglio smonta i numeri di Meloni sul lavoro: "Se l’Italia che soffre si incazza, per lei cambia tutto". Su La7 - Il Fatto Quotidiano
    Mentre Meloni parla di miracolo occupazionale, Travaglio snocciola i numeri reali, tra record di povertà e stipendi da fame
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  • Italia e la libertà di stampa: un declino che preoccupa

    Il nuovo rapporto annuale di Reporters sans frontières (RSF) fotografa una realtà allarmante: la libertà di stampa nel mondo è al “minimo storico” e l’Italia scivola al 49esimo posto, il peggiore dell’Europa occidentale, perdendo tre posizioni rispetto all’anno precedente.
    Un dato che non sorprende chi segue da tempo le dinamiche del nostro Paese, ma che dovrebbe comunque indignare e preoccupare ogni cittadino consapevole del ruolo cruciale dell’informazione in una democrazia.

    I motivi della retrocessione

    Secondo RSF, le minacce alla libertà di stampa in Italia sono molteplici e strutturali:
    • Le organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud, continuano a intimidire e condizionare i giornalisti.
    • Gruppi estremisti compiono atti di violenza contro chi fa informazione.
    • La classe politica tenta di ostacolare la libera informazione, in particolare sulle inchieste giudiziarie, attraverso la cosiddetta “legge bavaglio” che limita la pubblicazione delle intercettazioni.
    • Proliferano le azioni legali strumentali (le cosiddette “querele temerarie”) per intimidire, imbavagliare o punire chi cerca di raccontare fatti di interesse pubblico.

    Un quadro internazionale cupo, ma l’Italia spicca in negativo

    La situazione globale è grave: oltre metà della popolazione mondiale vive in Paesi dove la stampa è sotto attacco. In fondo alla classifica troviamo regimi notoriamente autoritari come Cina, Corea del Nord ed Eritrea. Tuttavia, l’Italia, pur restando formalmente una democrazia, mostra segnali preoccupanti di deriva autoritaria proprio nel modo in cui tratta l’informazione e chi la produce.

    La deriva autoritaria: segnali da non sottovalutare

    Il progressivo restringimento degli spazi di libertà per la stampa è un indicatore chiave della salute democratica di un Paese. In Italia, il tentativo di limitare la pubblicazione delle intercettazioni, la pressione giudiziaria sui giornalisti e la violenza – fisica e verbale – contro chi esercita il diritto di cronaca, sono segnali inequivocabili di una deriva autoritaria.
    Non si tratta di semplici “incidenti di percorso”, ma di una strategia sistematica volta a ridurre la capacità dei media di svolgere il loro ruolo di controllo del potere.
    “Il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, ricorda la direttrice generale di RSF Anja Osterhaus.
    Se i media sono finanziariamente in difficoltà e sotto pressione politica e giudiziaria, chi smaschererà disinformazione e propaganda?

    Cosa resta della democrazia senza una stampa libera?

    La libertà di stampa non è un lusso, ma il fondamento di ogni democrazia reale. Senza la possibilità per i giornalisti di indagare, raccontare e criticare senza timori di ritorsioni, la democrazia si svuota di significato e diventa una mera facciata. La discesa dell’Italia nella classifica RSF non è solo un dato statistico: è il sintomo di una malattia profonda che rischia di uccidere quel poco di democrazia che ancora ci resta.

    Conclusione

    Davanti a questi dati, non basta indignarsi: serve una presa di coscienza collettiva e una mobilitazione concreta per difendere la libertà di stampa. Perché dove muore l’informazione, muore anche la democrazia. E la deriva autoritaria, oggi, non è più solo una minaccia lontana, ma una realtà che avanza silenziosa, giorno dopo giorno, anche in Italia.

    COMMENTO all'ARTICOLO uscito oggi:
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/nel-mondo-la-liberta-di-stampa-e-al-minimo-storico-litalia-scende-al-49esimo-posto-il-report-di-rsf/7972129
    Italia e la libertà di stampa: un declino che preoccupa Il nuovo rapporto annuale di Reporters sans frontières (RSF) fotografa una realtà allarmante: la libertà di stampa nel mondo è al “minimo storico” e l’Italia scivola al 49esimo posto, il peggiore dell’Europa occidentale, perdendo tre posizioni rispetto all’anno precedente. Un dato che non sorprende chi segue da tempo le dinamiche del nostro Paese, ma che dovrebbe comunque indignare e preoccupare ogni cittadino consapevole del ruolo cruciale dell’informazione in una democrazia. I motivi della retrocessione Secondo RSF, le minacce alla libertà di stampa in Italia sono molteplici e strutturali: • Le organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud, continuano a intimidire e condizionare i giornalisti. • Gruppi estremisti compiono atti di violenza contro chi fa informazione. • La classe politica tenta di ostacolare la libera informazione, in particolare sulle inchieste giudiziarie, attraverso la cosiddetta “legge bavaglio” che limita la pubblicazione delle intercettazioni. • Proliferano le azioni legali strumentali (le cosiddette “querele temerarie”) per intimidire, imbavagliare o punire chi cerca di raccontare fatti di interesse pubblico. Un quadro internazionale cupo, ma l’Italia spicca in negativo La situazione globale è grave: oltre metà della popolazione mondiale vive in Paesi dove la stampa è sotto attacco. In fondo alla classifica troviamo regimi notoriamente autoritari come Cina, Corea del Nord ed Eritrea. Tuttavia, l’Italia, pur restando formalmente una democrazia, mostra segnali preoccupanti di deriva autoritaria proprio nel modo in cui tratta l’informazione e chi la produce. La deriva autoritaria: segnali da non sottovalutare Il progressivo restringimento degli spazi di libertà per la stampa è un indicatore chiave della salute democratica di un Paese. In Italia, il tentativo di limitare la pubblicazione delle intercettazioni, la pressione giudiziaria sui giornalisti e la violenza – fisica e verbale – contro chi esercita il diritto di cronaca, sono segnali inequivocabili di una deriva autoritaria. Non si tratta di semplici “incidenti di percorso”, ma di una strategia sistematica volta a ridurre la capacità dei media di svolgere il loro ruolo di controllo del potere. “Il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, ricorda la direttrice generale di RSF Anja Osterhaus. Se i media sono finanziariamente in difficoltà e sotto pressione politica e giudiziaria, chi smaschererà disinformazione e propaganda? Cosa resta della democrazia senza una stampa libera? La libertà di stampa non è un lusso, ma il fondamento di ogni democrazia reale. Senza la possibilità per i giornalisti di indagare, raccontare e criticare senza timori di ritorsioni, la democrazia si svuota di significato e diventa una mera facciata. La discesa dell’Italia nella classifica RSF non è solo un dato statistico: è il sintomo di una malattia profonda che rischia di uccidere quel poco di democrazia che ancora ci resta. Conclusione Davanti a questi dati, non basta indignarsi: serve una presa di coscienza collettiva e una mobilitazione concreta per difendere la libertà di stampa. Perché dove muore l’informazione, muore anche la democrazia. E la deriva autoritaria, oggi, non è più solo una minaccia lontana, ma una realtà che avanza silenziosa, giorno dopo giorno, anche in Italia. COMMENTO all'ARTICOLO uscito oggi: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/nel-mondo-la-liberta-di-stampa-e-al-minimo-storico-litalia-scende-al-49esimo-posto-il-report-di-rsf/7972129
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    Nel mondo la libertà di stampa è al "minimo storico", l'Italia scende al 49esimo posto. Il report di Rsf - Il Fatto Quotidiano
    Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione …
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  • Ma va? Non ce n'eravamo accorti? SI VUOLE ASSASSINARE la DEMOCRAZIA o quel POCO che NE RIMANE!

    Nel mondo la libertà di stampa è al "minimo storico", l'Italia scende al 49esimo posto. Il report di Rsf - Il Fatto Quotidiano
    Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione …

    Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione no profit anticipa i risultati del suo report annuale (basato su cinque categorie: politica, diritti, economia, socio-cultura e sicurezza) e, a proposito del nostro Paese, scrive: “La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, nonché da vari gruppi estremisti che commettono atti di violenza. I giornalisti lamentano anche il tentativo della classe politica di ostacolare la libera informazione in materia giudiziaria attraverso una ‘legge bavaglio‘ – quella che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni, ndr – che si aggiunge alla prassi di azioni legali intentate per intimidire, imbavagliare o punire coloro che cercano di partecipare e di esprimersi su questioni di interesse pubblico”.

    Non è, però, che al resto del mondo vada molto meglio. “La situazione della libertà di stampa globale nel 2025 è ai minimi storici – spiega l’organizzazione nella sua analisi –. Più di metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione molto grave”. In fondo alla classifica ci sono Cina, Corea del Nord ed Eritrea, che si collocano rispettivamente alla 178ma, 179ma e 180ma posizione. Male anche gli Stati Uniti, e già nei mesi prima del ritorno del tycoon: passano dal 55mo al 57mo posto con “il primo significativo e prolungato declino della libertà di stampa nella storia moderna, mentre il ritorno di Donald Trump alla presidenza sta aggravando notevolmente la situazione”.

    L’Europa rimane ancora il posto del mondo in cui i giornalisti possono fare informazione con maggiore libertà: nel nostro continente troviamo sette Paesi (sui 180) in cui la situazione è “buona”.

    A guidare la classifica mondiale c’è infatti la Norvegia, primato che si rinnova, seguita da Estonia e Paesi Bassi. Il Regno Unito si piazza ventesimo, surclassato – ed è la sorpresa – da Trinidad e Tobago, la Francia segue Taiwan al 25esimo posto. Ci sono poi delle retrocessioni ancora più eclatanti: la Germania, lo scorso anno al decimo posto, è finita undicesima a causa del “clima di lavoro sempre più ostile per i professionisti dei media in Germania, in particolare a causa degli attacchi dell’estrema destra”. Nel 2024, scrive Rsf, i giornalisti tedeschi che hanno avuto a che fare con ambienti di estrema destra e partiti come Alternativa per la Germania sono stati nuovamente a rischio, denunciando minacce, insulti e timore di violenza fisica. Anche in termini editoriali, la Germania è stata criticata, con il rapporto che indica “numerosi casi documentati in cui i professionisti dei media hanno segnalato ostacoli sproporzionatamente elevati nel riportare informazioni sul conflitto in Medio Oriente”.

    In generale, per la libertà di stampa in tutto il mondo non è un buon momento: “Oltre a una situazione di sicurezza fragile e al crescente autoritarismo, la pressione economica in particolare sta causando problemi ai media di tutto il mondo”, ha affermato Reporters Sans Frontieres. Come sottolinea la direttrice generale Anja Osterhaus, “il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, ma “se i media sono finanziariamente in difficoltà, chi smaschererà disinformazione, disinformazione e propaganda? Oltre alla nostra lotta quotidiana per la sicurezza dei giornalisti, ci impegniamo quindi anche a rafforzare le basi economiche del giornalismo”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/nel-mondo-la-liberta-di-stampa-e-al-minimo-storico-litalia-scende-al-49esimo-posto-il-report-di-rsf/7972129/
    Ma va? Non ce n'eravamo accorti? SI VUOLE ASSASSINARE la DEMOCRAZIA o quel POCO che NE RIMANE! Nel mondo la libertà di stampa è al "minimo storico", l'Italia scende al 49esimo posto. Il report di Rsf - Il Fatto Quotidiano Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione … Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione no profit anticipa i risultati del suo report annuale (basato su cinque categorie: politica, diritti, economia, socio-cultura e sicurezza) e, a proposito del nostro Paese, scrive: “La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, nonché da vari gruppi estremisti che commettono atti di violenza. I giornalisti lamentano anche il tentativo della classe politica di ostacolare la libera informazione in materia giudiziaria attraverso una ‘legge bavaglio‘ – quella che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni, ndr – che si aggiunge alla prassi di azioni legali intentate per intimidire, imbavagliare o punire coloro che cercano di partecipare e di esprimersi su questioni di interesse pubblico”. Non è, però, che al resto del mondo vada molto meglio. “La situazione della libertà di stampa globale nel 2025 è ai minimi storici – spiega l’organizzazione nella sua analisi –. Più di metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione molto grave”. In fondo alla classifica ci sono Cina, Corea del Nord ed Eritrea, che si collocano rispettivamente alla 178ma, 179ma e 180ma posizione. Male anche gli Stati Uniti, e già nei mesi prima del ritorno del tycoon: passano dal 55mo al 57mo posto con “il primo significativo e prolungato declino della libertà di stampa nella storia moderna, mentre il ritorno di Donald Trump alla presidenza sta aggravando notevolmente la situazione”. L’Europa rimane ancora il posto del mondo in cui i giornalisti possono fare informazione con maggiore libertà: nel nostro continente troviamo sette Paesi (sui 180) in cui la situazione è “buona”. A guidare la classifica mondiale c’è infatti la Norvegia, primato che si rinnova, seguita da Estonia e Paesi Bassi. Il Regno Unito si piazza ventesimo, surclassato – ed è la sorpresa – da Trinidad e Tobago, la Francia segue Taiwan al 25esimo posto. Ci sono poi delle retrocessioni ancora più eclatanti: la Germania, lo scorso anno al decimo posto, è finita undicesima a causa del “clima di lavoro sempre più ostile per i professionisti dei media in Germania, in particolare a causa degli attacchi dell’estrema destra”. Nel 2024, scrive Rsf, i giornalisti tedeschi che hanno avuto a che fare con ambienti di estrema destra e partiti come Alternativa per la Germania sono stati nuovamente a rischio, denunciando minacce, insulti e timore di violenza fisica. Anche in termini editoriali, la Germania è stata criticata, con il rapporto che indica “numerosi casi documentati in cui i professionisti dei media hanno segnalato ostacoli sproporzionatamente elevati nel riportare informazioni sul conflitto in Medio Oriente”. In generale, per la libertà di stampa in tutto il mondo non è un buon momento: “Oltre a una situazione di sicurezza fragile e al crescente autoritarismo, la pressione economica in particolare sta causando problemi ai media di tutto il mondo”, ha affermato Reporters Sans Frontieres. Come sottolinea la direttrice generale Anja Osterhaus, “il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, ma “se i media sono finanziariamente in difficoltà, chi smaschererà disinformazione, disinformazione e propaganda? Oltre alla nostra lotta quotidiana per la sicurezza dei giornalisti, ci impegniamo quindi anche a rafforzare le basi economiche del giornalismo”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/nel-mondo-la-liberta-di-stampa-e-al-minimo-storico-litalia-scende-al-49esimo-posto-il-report-di-rsf/7972129/
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    Nel mondo la libertà di stampa è al "minimo storico", l'Italia scende al 49esimo posto. Il report di Rsf - Il Fatto Quotidiano
    Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione …
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  • CARI AMICI, GRAZIE DEI VOSTRI LIKE. FINO ALLA NOMINA DEL NUOVO PAPA,CI DIREMO SOLO BUONA GIORNATA . INFATTI CONTINUA IL SILENZIO DELLA POLITICA ITALIANA, ROTTO SOLO DALLA STORIA DEL FASCISMO E DELL'ANTIFASCISMO E DALLA FESTA DEL LAVORO CHE IN ITALIA NON C'E' !!!! IL PD HA INVITATO LA MELONA AL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE . NON C'E' ALTRO SE NON L'ATTESA DEGLI ITALIANI ATEI, MISCREDENTI, MASSONI, DELLA ELEZIONE DEL NUOVO PAPA, NELLA CHIESA CATTOLICA, MOLTO LONTANA DA QUELLA CHE CRISTO AVREBBE VOLUTO E VORREBBE. BUON MARTEDI. UN ABBRACCIO.
    CARI AMICI, GRAZIE DEI VOSTRI LIKE. FINO ALLA NOMINA DEL NUOVO PAPA,CI DIREMO SOLO BUONA GIORNATA . INFATTI CONTINUA IL SILENZIO DELLA POLITICA ITALIANA, ROTTO SOLO DALLA STORIA DEL FASCISMO E DELL'ANTIFASCISMO E DALLA FESTA DEL LAVORO CHE IN ITALIA NON C'E' !!!! IL PD HA INVITATO LA MELONA AL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE . NON C'E' ALTRO SE NON L'ATTESA DEGLI ITALIANI ATEI, MISCREDENTI, MASSONI, DELLA ELEZIONE DEL NUOVO PAPA, NELLA CHIESA CATTOLICA, MOLTO LONTANA DA QUELLA CHE CRISTO AVREBBE VOLUTO E VORREBBE. BUON MARTEDI. UN ABBRACCIO.
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  • Market Overview
    The global leather goods market has been a longstanding pillar of the luxury, fashion, and accessories industry, with leather products ranging from handbags, wallets, belts, and footwear to luxury items like coats, jackets, and luggage. The leather goods market size is expected to reach USD 507.14 billion by 2034, according to a new study by Polaris Market Research.

    The expansion of the leather goods market is primarily attributed to the rising disposable income among consumers, increasing demand for luxury and premium products, and the growing popularity of leather as a durable, versatile, and timeless material. With an increasing shift toward sustainable leather production, the market is also witnessing a wave of innovation, with many companies focusing on eco-friendly leather alternatives and ethical sourcing practices.

    In addition, the market is supported by a global shift toward personalization and customization, with consumers seeking bespoke leather products that reflect their individual style and preferences.

    Key Market Growth Drivers
    1. Rising Demand for Luxury and Fashion Leather Goods
    One of the major factors contributing to the growth of the leather goods market is the increasing consumer preference for high-quality, luxury leather products. Premium leather goods such as handbags, wallets, shoes, belts, and jackets are associated with sophistication and status, prompting both men and women to seek out these products.

    As fashion trends continue to evolve, leather products remain a staple in luxury wardrobes. High-end fashion brands such as Louis Vuitton, Gucci, Prada, and Hermès continue to drive demand for luxury leather items. This demand is further fueled by a growing number of affluent consumers in emerging markets who aspire to own luxury leather goods.

    Additionally, the increasing popularity of designer leather accessories has led to a surge in demand for leather handbags, totes, and briefcases, particularly in regions like North America, Europe, and Asia-Pacific.

    2. Sustainable Leather Production
    Sustainability has become a key focus for both consumers and manufacturers in the leather goods market. The growing awareness of environmental issues and the negative impact of traditional leather production on ecosystems has prompted a shift toward more sustainable practices.

    Innovations in vegetable-tanned leather, recycled leather, and bio-based leather are gaining popularity among both producers and consumers. Brands are adopting eco-friendly materials and processes to reduce carbon footprints and minimize waste. This includes using vegetable-based dyes, ethical sourcing of hides, and exploring alternatives like apple leather or mushroom leather.

    Furthermore, companies are increasingly transparent about their sourcing practices, aligning with consumer values and demonstrating a commitment to ethical production methods. This has attracted eco-conscious buyers, particularly among millennials and Gen Z, who prioritize sustainability when making purchasing decisions.

    3. Customization and Personalization Trends
    The demand for personalized and custom-made leather goods has risen significantly in recent years. Consumers are looking for products that reflect their unique tastes and styles. From monogrammed wallets and engraved belts to custom-designed leather bags and jackets, personalization has become a significant market driver.

    Luxury brands are responding to this demand by offering bespoke services, where customers can personalize their products in terms of color, size, design, and material. This shift toward personalization not only enhances customer satisfaction but also contributes to higher sales volumes and premium pricing.

    In addition, small-scale leather goods manufacturers are capitalizing on this trend by offering handcrafted, one-of-a-kind products, allowing consumers to feel more connected to the brand and its story.

    4. Growing Middle-Class Population in Emerging Markets
    The rapid expansion of the middle class in emerging markets, particularly in Asia-Pacific, Latin America, and the Middle East, is further accelerating demand for leather goods. As disposable incomes rise, consumers are spending more on luxury and fashion products, including leather items.

    In countries like India and China, where there is a growing appetite for premium goods, the market for leather handbags, belts, wallets, and footwear is booming. These regions also offer a significant growth opportunity for global leather brands, as consumer tastes shift toward international luxury labels.

    Market Challenges
    While the leather goods market shows strong growth potential, there are several challenges that could hinder its progress.

    1. Ethical and Environmental Concerns
    Despite the increasing adoption of sustainable practices, the traditional leather industry faces significant scrutiny over its environmental impact. Leather production, particularly in the tanning process, involves the use of toxic chemicals, excessive water consumption, and a significant carbon footprint.

    Consumers and environmental activists are pushing for more eco-friendly alternatives and pushing the industry to innovate further. While alternatives like synthetic leather and plant-based leather are gaining ground, the challenge lies in scaling up production to meet the increasing demand for sustainable options without compromising quality and durability.

    2. Competition from Synthetic Leather
    As the demand for eco-friendly products grows, synthetic leather or faux leather has emerged as a popular alternative. Made from petroleum-based materials or plant-derived sources, synthetic leather offers a cruelty-free, lower-cost option that can mimic the appearance and feel of real leather.

    While synthetic leather has made significant improvements in quality, there are concerns regarding its environmental impact, especially if it is not biodegradable. Nevertheless, as synthetic leather continues to improve in both aesthetics and functionality, it poses a growing threat to the traditional leather goods market.

    3. Volatility in Raw Material Prices
    Leather production relies heavily on the supply of animal hides, which are influenced by agricultural and livestock conditions. Price fluctuations in raw materials can lead to increased production costs, which may be passed on to consumers. Additionally, the fluctuation in demand for leather products due to changes in consumer preferences or economic downturns can impact the overall market.

    š„š±š©š„šØš«šž š“š”šž š‚šØš¦š©š„šžš­šž š‚šØš¦š©š«šžš”šžš§š¬š¢šÆšž š‘šžš©šØš«š­ š‡šžš«šž https://www.polarismarketresearch.com/industry-analysis/leather-goods-market
    Regional Analysis
    North America
    North America is one of the largest markets for leather goods, driven by high demand for luxury products and premium leather accessories. The United States, in particular, is home to several leading luxury brands, and consumer interest in high-end leather goods remains strong. The rise of online retail and the growing e-commerce sector also contribute to the market's growth in this region.

    Europe
    Europe has long been a key player in the leather goods market, with countries like Italy and France known for their high-quality leather craftsmanship. Italian leather, in particular, is synonymous with luxury and premium quality, attracting both local and international consumers. As fashion hubs, Paris, Milan, and London continue to influence global leather goods trends, the European market remains robust.

    Additionally, sustainability has become a core value for European consumers, with many brands and retailers embracing eco-friendly production practices.

    Asia-Pacific
    Asia-Pacific is expected to witness the highest growth in the leather goods market, driven by rapid urbanization, rising disposable incomes, and a growing preference for luxury items. Countries like China, India, Japan, and South Korea are key markets for leather goods, with a particular emphasis on handbags, footwear, and accessories.

    As consumer tastes shift toward global luxury brands, companies are focusing on expanding their presence in these emerging markets through retail stores and online platforms.

    Latin America and Middle East & Africa
    While the leather goods market in Latin America and the Middle East & Africa remains relatively small compared to other regions, it is showing promising growth. In Latin America, countries like Brazil and Mexico are seeing increasing demand for leather products, particularly in the fashion and accessories sector.

    In the Middle East, affluent consumers in countries like the UAE, Saudi Arabia, and Qatar are driving demand for luxury leather goods, creating opportunities for global brands to expand their presence in the region.

    Key Companies and Competitive Landscape
    The leather goods market is highly competitive, with several global and regional players vying for market share. Major players in the market include:

    Louis Vuitton (LVMH): A leading luxury brand known for its premium leather handbags, luggage, and accessories.

    Gucci: Renowned for its high-end leather products, including handbags, belts, and shoes.

    Prada: Offers a wide range of luxury leather goods, from handbags to wallets and footwear.

    Coach: Known for its leather handbags and accessories, Coach is a prominent player in the affordable luxury segment.

    Tumi: Specializes in premium leather luggage and travel accessories.

    Chanel: Known for its iconic leather handbags and luxury accessories.

    Other notable companies include Michael Kors, Kate Spade, Fossil, and Bvlgari, as well as regional players like Tod's and Hugo Boss.

    Conclusion
    The leather goods market is poised for continued growth, driven by rising demand for luxury products, sustainable production practices, and personalization trends. While challenges such as ethical concerns, competition from synthetic leather, and raw material price volatility remain, the market’s potential is strong, particularly in emerging economies and with an increasing focus on sustainable, high-quality leather goods. The future of the leather goods market will depend on how companies innovate and adapt to changing consumer preferences for eco-friendly products and luxury experiences.

    More Trending Latest Reports By Polaris Market Research:

    Non-Automotive Rubber Transmission Belts Market

    Thermal Insulation Coating Market

    Safety Helmet Market

    Fermentation Chemicals Market

    Impregnating Resins Market

    Drug Discovery Informatics Market

    Legionella Testing Market

    Packaged Sprout Market

    Emission Monitoring System (EMS) Market
    Market Overview The global leather goods market has been a longstanding pillar of the luxury, fashion, and accessories industry, with leather products ranging from handbags, wallets, belts, and footwear to luxury items like coats, jackets, and luggage. The leather goods market size is expected to reach USD 507.14 billion by 2034, according to a new study by Polaris Market Research. The expansion of the leather goods market is primarily attributed to the rising disposable income among consumers, increasing demand for luxury and premium products, and the growing popularity of leather as a durable, versatile, and timeless material. With an increasing shift toward sustainable leather production, the market is also witnessing a wave of innovation, with many companies focusing on eco-friendly leather alternatives and ethical sourcing practices. In addition, the market is supported by a global shift toward personalization and customization, with consumers seeking bespoke leather products that reflect their individual style and preferences. Key Market Growth Drivers 1. Rising Demand for Luxury and Fashion Leather Goods One of the major factors contributing to the growth of the leather goods market is the increasing consumer preference for high-quality, luxury leather products. Premium leather goods such as handbags, wallets, shoes, belts, and jackets are associated with sophistication and status, prompting both men and women to seek out these products. As fashion trends continue to evolve, leather products remain a staple in luxury wardrobes. High-end fashion brands such as Louis Vuitton, Gucci, Prada, and Hermès continue to drive demand for luxury leather items. This demand is further fueled by a growing number of affluent consumers in emerging markets who aspire to own luxury leather goods. Additionally, the increasing popularity of designer leather accessories has led to a surge in demand for leather handbags, totes, and briefcases, particularly in regions like North America, Europe, and Asia-Pacific. 2. Sustainable Leather Production Sustainability has become a key focus for both consumers and manufacturers in the leather goods market. The growing awareness of environmental issues and the negative impact of traditional leather production on ecosystems has prompted a shift toward more sustainable practices. Innovations in vegetable-tanned leather, recycled leather, and bio-based leather are gaining popularity among both producers and consumers. Brands are adopting eco-friendly materials and processes to reduce carbon footprints and minimize waste. This includes using vegetable-based dyes, ethical sourcing of hides, and exploring alternatives like apple leather or mushroom leather. Furthermore, companies are increasingly transparent about their sourcing practices, aligning with consumer values and demonstrating a commitment to ethical production methods. This has attracted eco-conscious buyers, particularly among millennials and Gen Z, who prioritize sustainability when making purchasing decisions. 3. Customization and Personalization Trends The demand for personalized and custom-made leather goods has risen significantly in recent years. Consumers are looking for products that reflect their unique tastes and styles. From monogrammed wallets and engraved belts to custom-designed leather bags and jackets, personalization has become a significant market driver. Luxury brands are responding to this demand by offering bespoke services, where customers can personalize their products in terms of color, size, design, and material. This shift toward personalization not only enhances customer satisfaction but also contributes to higher sales volumes and premium pricing. In addition, small-scale leather goods manufacturers are capitalizing on this trend by offering handcrafted, one-of-a-kind products, allowing consumers to feel more connected to the brand and its story. 4. Growing Middle-Class Population in Emerging Markets The rapid expansion of the middle class in emerging markets, particularly in Asia-Pacific, Latin America, and the Middle East, is further accelerating demand for leather goods. As disposable incomes rise, consumers are spending more on luxury and fashion products, including leather items. In countries like India and China, where there is a growing appetite for premium goods, the market for leather handbags, belts, wallets, and footwear is booming. These regions also offer a significant growth opportunity for global leather brands, as consumer tastes shift toward international luxury labels. Market Challenges While the leather goods market shows strong growth potential, there are several challenges that could hinder its progress. 1. Ethical and Environmental Concerns Despite the increasing adoption of sustainable practices, the traditional leather industry faces significant scrutiny over its environmental impact. Leather production, particularly in the tanning process, involves the use of toxic chemicals, excessive water consumption, and a significant carbon footprint. Consumers and environmental activists are pushing for more eco-friendly alternatives and pushing the industry to innovate further. While alternatives like synthetic leather and plant-based leather are gaining ground, the challenge lies in scaling up production to meet the increasing demand for sustainable options without compromising quality and durability. 2. Competition from Synthetic Leather As the demand for eco-friendly products grows, synthetic leather or faux leather has emerged as a popular alternative. Made from petroleum-based materials or plant-derived sources, synthetic leather offers a cruelty-free, lower-cost option that can mimic the appearance and feel of real leather. While synthetic leather has made significant improvements in quality, there are concerns regarding its environmental impact, especially if it is not biodegradable. Nevertheless, as synthetic leather continues to improve in both aesthetics and functionality, it poses a growing threat to the traditional leather goods market. 3. Volatility in Raw Material Prices Leather production relies heavily on the supply of animal hides, which are influenced by agricultural and livestock conditions. Price fluctuations in raw materials can lead to increased production costs, which may be passed on to consumers. Additionally, the fluctuation in demand for leather products due to changes in consumer preferences or economic downturns can impact the overall market. š„š±š©š„šØš«šž š“š”šž š‚šØš¦š©š„šžš­šž š‚šØš¦š©š«šžš”šžš§š¬š¢šÆšž š‘šžš©šØš«š­ š‡šžš«šž https://www.polarismarketresearch.com/industry-analysis/leather-goods-market Regional Analysis North America North America is one of the largest markets for leather goods, driven by high demand for luxury products and premium leather accessories. The United States, in particular, is home to several leading luxury brands, and consumer interest in high-end leather goods remains strong. The rise of online retail and the growing e-commerce sector also contribute to the market's growth in this region. Europe Europe has long been a key player in the leather goods market, with countries like Italy and France known for their high-quality leather craftsmanship. Italian leather, in particular, is synonymous with luxury and premium quality, attracting both local and international consumers. As fashion hubs, Paris, Milan, and London continue to influence global leather goods trends, the European market remains robust. Additionally, sustainability has become a core value for European consumers, with many brands and retailers embracing eco-friendly production practices. Asia-Pacific Asia-Pacific is expected to witness the highest growth in the leather goods market, driven by rapid urbanization, rising disposable incomes, and a growing preference for luxury items. Countries like China, India, Japan, and South Korea are key markets for leather goods, with a particular emphasis on handbags, footwear, and accessories. As consumer tastes shift toward global luxury brands, companies are focusing on expanding their presence in these emerging markets through retail stores and online platforms. Latin America and Middle East & Africa While the leather goods market in Latin America and the Middle East & Africa remains relatively small compared to other regions, it is showing promising growth. In Latin America, countries like Brazil and Mexico are seeing increasing demand for leather products, particularly in the fashion and accessories sector. In the Middle East, affluent consumers in countries like the UAE, Saudi Arabia, and Qatar are driving demand for luxury leather goods, creating opportunities for global brands to expand their presence in the region. Key Companies and Competitive Landscape The leather goods market is highly competitive, with several global and regional players vying for market share. Major players in the market include: Louis Vuitton (LVMH): A leading luxury brand known for its premium leather handbags, luggage, and accessories. Gucci: Renowned for its high-end leather products, including handbags, belts, and shoes. Prada: Offers a wide range of luxury leather goods, from handbags to wallets and footwear. Coach: Known for its leather handbags and accessories, Coach is a prominent player in the affordable luxury segment. Tumi: Specializes in premium leather luggage and travel accessories. Chanel: Known for its iconic leather handbags and luxury accessories. Other notable companies include Michael Kors, Kate Spade, Fossil, and Bvlgari, as well as regional players like Tod's and Hugo Boss. Conclusion The leather goods market is poised for continued growth, driven by rising demand for luxury products, sustainable production practices, and personalization trends. While challenges such as ethical concerns, competition from synthetic leather, and raw material price volatility remain, the market’s potential is strong, particularly in emerging economies and with an increasing focus on sustainable, high-quality leather goods. The future of the leather goods market will depend on how companies innovate and adapt to changing consumer preferences for eco-friendly products and luxury experiences. More Trending Latest Reports By Polaris Market Research: Non-Automotive Rubber Transmission Belts Market Thermal Insulation Coating Market Safety Helmet Market Fermentation Chemicals Market Impregnating Resins Market Drug Discovery Informatics Market Legionella Testing Market Packaged Sprout Market Emission Monitoring System (EMS) Market
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    The global Leather Goods Market in terms of revenue was estimated to be worth 288.64 billion in 2025 & is poised to reach 507.14 billion by 2034, growing at a CAGR of 6.5% from 2025 to 2034.
    The global Leather Goods Market in terms of revenue was estimated to be worth 288.64 billion in 2025 & is poised to reach 507.14 billion by 2034, growing at a CAGR of 6.5% from 2025 to 2034.
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  • CARI AMICI, FINO ALLA NOMINA DEL NUOVO PAPA, TUTTO TACE NELLA POLITICA ITALIANA. NON C'E' ALCUNA SPERANZA DI VEDERE AFFRONTARE ALCUNA QUESTIONE CHE RIGUARDI LA VITA DELL'ITALIA !!!! BUONA GIORNATA A TUTTI. UN ABBRACCIO.
    CARI AMICI, FINO ALLA NOMINA DEL NUOVO PAPA, TUTTO TACE NELLA POLITICA ITALIANA. NON C'E' ALCUNA SPERANZA DI VEDERE AFFRONTARE ALCUNA QUESTIONE CHE RIGUARDI LA VITA DELL'ITALIA !!!! BUONA GIORNATA A TUTTI. UN ABBRACCIO.
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  • Un patologo italiano di fama mondiale, Fabio Zoffi, ha lanciato l'allarme dopo aver scoperto che i “vaccini” a base di mRNA Covid-19 hanno “completamente distrutto” la ghiandola pineale dei riceventi, causando diffusi “cambiamenti di personalità”.

    A world-renowned Italian pathologist, Fabio Zoffi, has raised the alarm after discovering that Covid-19 mRNA “vaccines” have “completely destroyed” the pineal gland of recipients, causing widespread “personality changes.”

    Source: https://x.com/Wondercri1982/status/1916908527622201635
    Un patologo italiano di fama mondiale, Fabio Zoffi, ha lanciato l'allarme dopo aver scoperto che i “vaccini” a base di mRNA Covid-19 hanno “completamente distrutto” la ghiandola pineale dei riceventi, causando diffusi “cambiamenti di personalità”. A world-renowned Italian pathologist, Fabio Zoffi, has raised the alarm after discovering that Covid-19 mRNA “vaccines” have “completely destroyed” the pineal gland of recipients, causing widespread “personality changes.” Source: https://x.com/Wondercri1982/status/1916908527622201635
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