• MANI LEGATE

    Ci sono materie — soprattutto quelle giuridiche — che per loro natura risultano ostiche alla maggioranza delle persone. Tecniche, noiose, apparentemente lontane dalla vita quotidiana.
    Ed è proprio lì che il gioco riesce meglio.

    Perché mentre siamo immersi tra abbuffate, sonnolenza post-festiva e distrazioni mediatiche, va in scena il più vecchio dei trucchi: far passare le peggiori porcate sotto il naso, quando l’attenzione collettiva è ai minimi storici. Quando ce ne accorgiamo è tardi. Siamo ancora ubriachi di festeggiamenti.

    E credetemi: la riforma della Giustizia che ci faranno “consultare” nel 2026 è roba leggera rispetto allo scempio approvato il 26 dicembre in Senato.
    93 sì, 51 no, 5 astenuti.
    È legge dello Stato.

    Parliamo della riforma della Corte dei Conti.
    Uno degli ultimi baluardi di tutela dell’interesse pubblico rimasti.
    Oggi? Penalizzata, limitata, svuotata, ridotta a un organo di controllo blando, centralizzato e politicamente innocuo.

    Con cinque mosse chirurgiche si è riusciti a legare le mani alle amministrazioni locali — che già navigano con strumenti ridotti — e, di riflesso, a noi cittadini, che vediamo drasticamente ridotte le possibilità di controllo e di azione.

    Le cinque mosse:

    Danno erariale ridotto al 30%
    Lo “scudo” Covid del 2020 diventa permanente. I risarcimenti vengono limitati al 30% del danno, salvo dolo o colpa grave.
    Tradotto: meno responsabilità personale, meno deterrenza contro sprechi e mala gestione.

    Silenzio-assenso sui pareri preventivi
    Se la Corte non risponde entro un mese su bilanci e atti, il silenzio vale come via libera.
    Velocità? Forse.
    Controlli seri? Sempre meno.

    Controlli preventivi sugli appalti PNRR sopra il milione
    Se la Corte approva prima, nessuna responsabilità dopo.
    Un regalo enorme, che sottrae risorse ai controlli successivi sugli enti locali.

    Riorganizzazione della Corte
    Accorpamento delle sezioni regionali, separazione dei ruoli, poteri rafforzati al Procuratore generale.
    Efficienza sulla carta, desertificazione territoriale nella realtà. Le amministrazioni locali restano senza un presidio vicino.

    Delega al Governo sui decreti attuativi
    12 mesi di mano libera per “riordino, digitalizzazione e razionalizzazione”.
    Parole eleganti per dire: ulteriore indebolimento dei controlli, a colpi di decreti.

    Nel frattempo, mentre commentavamo l’ennesima operazione di polizia contro esponenti palestinesi in Italia, questa nuova “schiforma” passava liscia.
    Le conseguenze non saranno immediate.
    Saranno profonde, strutturali, e a medio-lungo termine.
    Milano inclusa.

    Perché secondo voi?
    Perché una Corte dei Conti indebolita significa:
    – meno controlli sulla spesa pubblica
    – più inerzia sugli atti irregolari
    – meno risarcimenti
    – più squilibri di bilancio post-PNRR

    E alla fine il conto arriva sempre lì:
    tasse locali più alte
    tagli a scuole, welfare, servizi essenziali
    opere pubbliche fatte male e mai verificate

    Semplice.
    Forse non immediato.
    Ma il disegno è fin troppo chiaro.
    Una grande riforma della Giustizia da votare “democraticamente” in primavera.
    E questo colpo basso a fine 2025.
    Risultato? Mani legate definitivamente.

    Ecco perché serve prendere coscienza della necessità di costruire un’alternativa credibile, capace di stare dentro le istituzioni, non solo fuori.
    Ci sono battaglie che non si vincono solo in piazza.
    La mobilitazione scuote coscienze — quando va bene — ma il potere si combatte nelle stanze del potere.
    Con competenza, presenza e strategia.
    Il resto è testimonianza.
    Qui serve confronto politico vero.

    #CorteDeiConti #Schiforma #ManiLegate #ControlloPubblico #PoliticaIstituzionale
    βœ‹ MANI LEGATE πŸ”’ Ci sono materie — soprattutto quelle giuridiche — che per loro natura risultano ostiche alla maggioranza delle persone. Tecniche, noiose, apparentemente lontane dalla vita quotidiana. Ed è proprio lì che il gioco riesce meglio. 🎩 Perché mentre siamo immersi tra abbuffate, sonnolenza post-festiva e distrazioni mediatiche, va in scena il più vecchio dei trucchi: far passare le peggiori porcate sotto il naso, quando l’attenzione collettiva è ai minimi storici. Quando ce ne accorgiamo è tardi. Siamo ancora ubriachi di festeggiamenti. E credetemi: la riforma della Giustizia che ci faranno “consultare” nel 2026 è roba leggera rispetto allo scempio approvato il 26 dicembre in Senato. 93 sì, 51 no, 5 astenuti. È legge dello Stato. πŸ‘‰Parliamo della riforma della Corte dei Conti. Uno degli ultimi baluardi di tutela dell’interesse pubblico rimasti. Oggi? Penalizzata, limitata, svuotata, ridotta a un organo di controllo blando, centralizzato e politicamente innocuo. Con cinque mosse chirurgiche si è riusciti a legare le mani alle amministrazioni locali — che già navigano con strumenti ridotti — e, di riflesso, a noi cittadini, che vediamo drasticamente ridotte le possibilità di controllo e di azione. Le cinque mosse: πŸ”Ή Danno erariale ridotto al 30% Lo “scudo” Covid del 2020 diventa permanente. I risarcimenti vengono limitati al 30% del danno, salvo dolo o colpa grave. Tradotto: meno responsabilità personale, meno deterrenza contro sprechi e mala gestione. πŸ”Ή Silenzio-assenso sui pareri preventivi Se la Corte non risponde entro un mese su bilanci e atti, il silenzio vale come via libera. Velocità? Forse. Controlli seri? Sempre meno. πŸ”Ή Controlli preventivi sugli appalti PNRR sopra il milione Se la Corte approva prima, nessuna responsabilità dopo. Un regalo enorme, che sottrae risorse ai controlli successivi sugli enti locali. πŸ”Ή Riorganizzazione della Corte Accorpamento delle sezioni regionali, separazione dei ruoli, poteri rafforzati al Procuratore generale. Efficienza sulla carta, desertificazione territoriale nella realtà. Le amministrazioni locali restano senza un presidio vicino. πŸ”Ή Delega al Governo sui decreti attuativi 12 mesi di mano libera per “riordino, digitalizzazione e razionalizzazione”. Parole eleganti per dire: ulteriore indebolimento dei controlli, a colpi di decreti. Nel frattempo, mentre commentavamo l’ennesima operazione di polizia contro esponenti palestinesi in Italia, questa nuova “schiforma” passava liscia. Le conseguenze non saranno immediate. Saranno profonde, strutturali, e a medio-lungo termine. Milano inclusa. πŸ™οΈ Perché secondo voi? Perché una Corte dei Conti indebolita significa: – meno controlli sulla spesa pubblica – più inerzia sugli atti irregolari – meno risarcimenti – più squilibri di bilancio post-PNRR E alla fine il conto arriva sempre lì: πŸ’Έ tasse locali più alte βœ‚οΈ tagli a scuole, welfare, servizi essenziali πŸ—οΈ opere pubbliche fatte male e mai verificate Semplice. Forse non immediato. Ma il disegno è fin troppo chiaro. Una grande riforma della Giustizia da votare “democraticamente” in primavera. E questo colpo basso a fine 2025. Risultato? Mani legate definitivamente. πŸ”— Ecco perché serve prendere coscienza della necessità di costruire un’alternativa credibile, capace di stare dentro le istituzioni, non solo fuori. Ci sono battaglie che non si vincono solo in piazza. La mobilitazione scuote coscienze — quando va bene — ma il potere si combatte nelle stanze del potere. Con competenza, presenza e strategia. Il resto è testimonianza. Qui serve confronto politico vero. βš–οΈ #CorteDeiConti #Schiforma #ManiLegate #ControlloPubblico #PoliticaIstituzionale
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  • "Creeranno il virus da soli e vi venderanno gli antidoti. Dopodiché, faranno finta di prendersi del tempo per trovare la soluzione, quando in realtà ce l'hanno già." ~

    Muammar Gheddafi (Assemblea delle Nazioni Unite del 2009)
    "They will create the virus themselves and sell you the antidotes.Thereafter,they will pretend to take time to find the solution when they already have it."

    ~ Muammar Gaddafi
    (2009 United Nation Assembly)

    Source: https://x.com/zoomafrika1/status/2002258674866123091?t=2-eMmTNWHC8eV9A6HzLvCA&s=19
    "Creeranno il virus da soli e vi venderanno gli antidoti. Dopodiché, faranno finta di prendersi del tempo per trovare la soluzione, quando in realtà ce l'hanno già." ~ Muammar Gheddafi (Assemblea delle Nazioni Unite del 2009) "They will create the virus themselves and sell you the antidotes.Thereafter,they will pretend to take time to find the solution when they already have it." ~ Muammar Gaddafi (2009 United Nation Assembly) Source: https://x.com/zoomafrika1/status/2002258674866123091?t=2-eMmTNWHC8eV9A6HzLvCA&s=19
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  • https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia.
    Cioè se la Russia che vince la guerra non paga i danni la Ue le sequestra i soldi.
    Ma da quando chi vince una guerra paga i danni.
    Di solito li paga chi perde.
    La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore.
    Le menti europee sono scollegate dalla realtà.
    Chi perde paga.

    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia. Cioè se la Russia che vince la guerra non paga i danni la Ue le sequestra i soldi. Ma da quando chi vince una guerra paga i danni. Di solito li paga chi perde. La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore. Le menti europee sono scollegate dalla realtà. Chi perde paga. https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
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  • Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia.
    Cioè se la Russia non paga i danni la Ue le sequestra i soldi.
    Ma da quando chi vince una guerra paga i danni.
    Di solito li paga chi perde.
    La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore.
    Le menti europee sono scollegate dalla realtà.
    Chi perde paga.

    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia. Cioè se la Russia non paga i danni la Ue le sequestra i soldi. Ma da quando chi vince una guerra paga i danni. Di solito li paga chi perde. La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore. Le menti europee sono scollegate dalla realtà. Chi perde paga. https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
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  • La risoluzione presentata dal PD oggi alla Camera certifica una sola cosa: il Partito Democratico è il partito più guerrafondaio che ci sia in Italia!

    Non lo dico io, lo dicono loro che mettono nero su bianco che bisogna inviare ancora soldi e armi a Zelensky. Fino a qui potremmo dire che sono alla pari con il partito di Giorgia Meloni, poiché chiedono e fanno esattamente le stesse cose.

    Ma c'è di più, perché Elly la "pacifista" e company, chiedono anche che vengano usati i beni Russi congelati per finanziare il regime di Kiev, quello delle mazzette e dei cessi d'oro. Allucinante!

    La realtà dei fatti oggi ci dice questo: il Partito Democratico spinge sulla strada tracciata da Kaja Kallas e Ursula Von der Leyen. Però poi vanno in piazza con la bandiera della pace.

    Mai visto un partito più ipocrita del PD. Mai!

    https://www.facebook.com/photo/?fbid=1252996270195045&set=a.390859659742048

    Source: T.me/GiuseppeSalamone
    La risoluzione presentata dal PD oggi alla Camera certifica una sola cosa: il Partito Democratico è il partito più guerrafondaio che ci sia in Italia! Non lo dico io, lo dicono loro che mettono nero su bianco che bisogna inviare ancora soldi e armi a Zelensky. Fino a qui potremmo dire che sono alla pari con il partito di Giorgia Meloni, poiché chiedono e fanno esattamente le stesse cose. Ma c'è di più, perché Elly la "pacifista" e company, chiedono anche che vengano usati i beni Russi congelati per finanziare il regime di Kiev, quello delle mazzette e dei cessi d'oro. Allucinante! La realtà dei fatti oggi ci dice questo: il Partito Democratico spinge sulla strada tracciata da Kaja Kallas e Ursula Von der Leyen. Però poi vanno in piazza con la bandiera della pace. Mai visto un partito più ipocrita del PD. Mai! https://www.facebook.com/photo/?fbid=1252996270195045&set=a.390859659742048 Source: T.me/GiuseppeSalamone
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  • L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron:
    "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
    L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron: "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
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  • GRANDE risposta e un'attenta analisi. Well done Mr. Putin.
    L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron:
    "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
    GRANDE risposta e un'attenta analisi. Well done Mr. Putin. L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron: "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
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  • ALTERNATIVA (Politica)

    Potrei passare ore a scrivere dei mille mali di #Milano. Farne l’ennesima lista della spesa. Ma a cosa serve, davvero?

    Elencare ciò che non funziona non sposta nulla, non muove coscienze, non cambia i rapporti di forza. È come ripetere che il governo fa schifo o indignarsi per l’ennesimo capo di Stato sanguinario: vero, sacrosanto, ma sterile se resta solo sfogo.
    L’ho già detto e lo ribadisco: Milano non è immune dal dolore, dalla frustrazione, dall’insoddisfazione. Ma questo non è il tempo dei pianti greci. È il tempo del fare. O, se vogliamo dirla fino in fondo, del ritrovare il coraggio.

    C’è una convinzione tossica che circola da troppo tempo: che non sia più possibile costruire un’alternativa duratura e credibile. È un errore grave. Finché siamo vivi abbiamo il dovere politico e morale di migliorarci e di cambiare la realtà quando non funziona. Sempre.

    Ci sono almeno tre mali che dobbiamo avere il coraggio di estirpare.

    Primo.
    I milanesi – come molti italiani – non hanno più voglia, o forza, o motivazioni per costruire un progetto nuovo che si prenda davvero cura della città. E allora succede questo: un percorso silenzioso di colonizzazione, l’egemonia di pochi, sempre gli stessi. Non perché siano invincibili, ma perché non li contrastiamo più dove dovremmo.
    Ci piace criticare da fuori, dai social, dai cortei. È legittimo. Ma non basta.

    Secondo.
    Si pensa che una lista civica, un simbolo nuovo, poco conosciuto, sia sinonimo di inefficienza, inesperienza, inutilità. Davvero?
    E votando da decenni gli stessi nomi e gli stessi simboli… cosa sarebbe cambiato? Vogliamo ridurre la politica a una questione da stadio? Tifo per la squadra più forte, altrimenti non vale?
    È troppo facile. Troppo comodo. Troppo coerente con una città che vive di apparenze e di grandi firme – anche in politica – che difenderanno sempre prima la propria azienda e solo dopo, forse, la città. Pensateci bene.

    Terzo.
    Il ritornello più pigro di tutti: “tanto rubano tutti”, “sono tutti uguali”. Stessa musica, stesso alibi.
    Sì, il passato recente ci ha vaccinati male, a colpi di delusioni. Ma esistono ancora uomini e donne capaci di imparare dagli errori, di uscirne più solidi. Esistono ancora valori che spingono qualcuno a impegnarsi per pura passione civile.
    E non c’è nulla di più gratificante che vedere un tuo concittadino sorriderti perché, anche solo un po’, gli hai migliorato la vita. Vale più di un bonifico, più di un selfie, più di qualsiasi applauso.

    Servono scelte di coraggio.
    Segnatevelo tra i buoni propositi per il 2026. Se siamo davvero dialoganti, dovremmo esserlo anche verso una sfida nuova. Si può perdere o si può vincere. Nessuna scorciatoia, nessuna zona grigia.
    Ma la cosa essenziale è rimettersi in gioco. Mettersi in discussione. Sempre.

    È questo, oggi, l’atto politico più radicale.

    #Alternativa #Milano #Coraggio #PoliticaSeria #MilanoLibera #SpiritoCritico #FareNonLamentarsi #Responsabilità #Futuro
    ALTERNATIVA (Politica) ✊🧭 Potrei passare ore a scrivere dei mille mali di #Milano. Farne l’ennesima lista della spesa. Ma a cosa serve, davvero? Elencare ciò che non funziona non sposta nulla, non muove coscienze, non cambia i rapporti di forza. È come ripetere che il governo fa schifo o indignarsi per l’ennesimo capo di Stato sanguinario: vero, sacrosanto, ma sterile se resta solo sfogo. L’ho già detto e lo ribadisco: Milano non è immune dal dolore, dalla frustrazione, dall’insoddisfazione. Ma questo non è il tempo dei pianti greci. È il tempo del fare. O, se vogliamo dirla fino in fondo, del ritrovare il coraggio. πŸ’₯ C’è una convinzione tossica che circola da troppo tempo: che non sia più possibile costruire un’alternativa duratura e credibile. È un errore grave. Finché siamo vivi abbiamo il dovere politico e morale di migliorarci e di cambiare la realtà quando non funziona. Sempre. Ci sono almeno tre mali che dobbiamo avere il coraggio di estirpare. Primo. I milanesi – come molti italiani – non hanno più voglia, o forza, o motivazioni per costruire un progetto nuovo che si prenda davvero cura della città. E allora succede questo: un percorso silenzioso di colonizzazione, l’egemonia di pochi, sempre gli stessi. Non perché siano invincibili, ma perché non li contrastiamo più dove dovremmo. Ci piace criticare da fuori, dai social, dai cortei. È legittimo. Ma non basta. Secondo. Si pensa che una lista civica, un simbolo nuovo, poco conosciuto, sia sinonimo di inefficienza, inesperienza, inutilità. Davvero? E votando da decenni gli stessi nomi e gli stessi simboli… cosa sarebbe cambiato? Vogliamo ridurre la politica a una questione da stadio? Tifo per la squadra più forte, altrimenti non vale? È troppo facile. Troppo comodo. Troppo coerente con una città che vive di apparenze e di grandi firme – anche in politica – che difenderanno sempre prima la propria azienda e solo dopo, forse, la città. Pensateci bene. Terzo. Il ritornello più pigro di tutti: “tanto rubano tutti”, “sono tutti uguali”. Stessa musica, stesso alibi. Sì, il passato recente ci ha vaccinati male, a colpi di delusioni. Ma esistono ancora uomini e donne capaci di imparare dagli errori, di uscirne più solidi. Esistono ancora valori che spingono qualcuno a impegnarsi per pura passione civile. E non c’è nulla di più gratificante che vedere un tuo concittadino sorriderti perché, anche solo un po’, gli hai migliorato la vita. Vale più di un bonifico, più di un selfie, più di qualsiasi applauso. πŸ™‚ Servono scelte di coraggio. Segnatevelo tra i buoni propositi per il 2026. Se siamo davvero dialoganti, dovremmo esserlo anche verso una sfida nuova. Si può perdere o si può vincere. Nessuna scorciatoia, nessuna zona grigia. Ma la cosa essenziale è rimettersi in gioco. Mettersi in discussione. Sempre. È questo, oggi, l’atto politico più radicale. #Alternativa #Milano #Coraggio #PoliticaSeria #MilanoLibera #SpiritoCritico #FareNonLamentarsi #Responsabilità #Futuro
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  • π—˜π—¨π—₯𝗒𝗣𝗔 π—­π—˜π—₯π—•π—œπ—‘π—”π—§π—”: π—™π—œπ—‘π—˜ π——π—˜π—Ÿπ—Ÿπ—” π—™π—”π—©π—’π—Ÿπ—” π—”π—§π—Ÿπ—”π—‘π—§π—œπ—¦π—§π—”.
    Di Pino Cabras

    [PRIMA PARTE]
    La scena è tragica e comica insieme: i guerrapiattisti No Pax, quelli che fino a ieri ci spiegavano con tutto il sussiego possibile che “l’America ci protegge”, oggi piangono perché il “daddy” geopolitico ha pubblicato nero su bianco ciò che ogni adulto poteva già sapere: l’Europa per gli USA è solo un concorrente da manipolare, un vassallo da spremere, non certo un alleato da difendere.
    E così, nel campo NAFO - quel curioso esercito di meme-warriors filo-NATO che passa le giornate su X o su Facebook a fare propaganda come se fosse un videogioco - si passa dal pianto greco alla disperazione isterica. C’è chi frigna perché “daddy ci ha lasciati soli”, chi delira perché “gli USA sono stati corrotti” (e riprende ogni leggenda nera su Trump “asset di Adolf Putin”) e chi continua a recitare la liturgia dell’Occidente faro di civiltà proprio mentre affoga nei suoi stessi dogmi. Ho visto perfino Gramellini e Floris dire che l’Europa non ha mai preteso di imporre una visione, perché invece include con rispetto. Interi continenti colonizzati prenderanno nota di questa strabiliante novità.
    Poi ci sono i furbi che stanno già riposizionandosi: almeno loro non credono alle favole che raccontano.
    Tutti gli altri, come ricorda Francesco Dall’Aglio, farebbero bene a tatuarsi addosso la semplice verità: gli USA non ci hanno mai voluto bene. Ci ha hanno semmai usati e continueranno a farlo finché l’Europa resterà legata a questa spiazzatissima infrastruttura di vecchie illusioni tecnocratiche e nuovi avventurismi militari del tutto velleitari.
    “**** EU”, diceva Victoria Nuland nelle segrete stanze, proprio nei giorni in cui manipolava legioni di europeisti servili e illusi che assecondavano il suo “regime change” a Kiev. Non era una frase qualsiasi, ma il vero manuale operativo.
    In questo cimitero di ingenuità ecco che arriva Calenda. Molti dei lettori, quando lo nomino, obiettano che non conta nulla e che quindi è meglio ignorarlo. Ma non si tratta di lui, è l’apparato che lo pompa e me lo fa apparire ovunque a contare davvero. E quello non si deve ignorare. Dunque andiamo avanti. Calenda, dicevo, con la serietà corrucciata di chi è arrivato tardi alla lezione e non ha capito l’argomento, annuncia che “bisogna rispondere agli americani” e che l’Europa deve “rigettare interferenze, preparare piani, rilevare strutture NATO”. Sembra uno di quei topolini della favola che proponevano di attaccare un campanello alla coda del gatto per accorgersi quando arrivava ma non sapevano spiegare come attaccare la campanella. Diciamo che Calenda dimentica un dettaglio grande quanto una base militare: l’Europa non ha più sovranità. Ha solo basi USA. Una caterva di basi. E non esiste un ufficietto europeo con un modulo per “rilevarle”.
    È sublime: Calenda propone un “Yankee go home” senza avere una “home” da cui farli andare. Un piano di difesa europea senza autonomia industriale, energetica o strategica. La caricatura perfetta dell’europeismo moralista che ha svenduto tutto in nome dei “valori”.

    I No Pax e i guerrapiattisti oggi soffrono il contraccolpo della loro stessa propaganda.
    Per anni hanno urlato: “liberiamoci dalla dipendenza russa!” (sostituendo un rapporto stabile che era di mutua convenienza ed era il contrario di una minaccia con una dipendenza totale dagli USA, pagata tre volte e senza contropartite).
    Poi dicevano “difendiamo l’Europa dagli autoritari!” (mentre consegnavano l’Europa a decisioni prese a Washington, nel Pentagono e nelle sale operative NATO, mentre dicevano che i crimini di Bibi il g3N0cida erano un buon “lavoro sporco” fatto nel nostro interesse). Poi urlavano “l’autonomia strategica!” (mentre firmavano l’atto di morte dell’autonomia energetica, industriale e diplomatica).

    [SECONDA PARTE]

    Il risultato è un’Europa che non decide nulla, non influenza nulla, non guida nulla. Semplicemente subisce e non ha nessuna traiettoria tecnologica in atto per risollevarsi. Questa è la tragedia: i No Pax hanno militarizzato l’immaginario, ma disarmato l’economia del continente. Più parlavano di competitività e altre parole vacue, più ci facevano arretrare in ogni statistica, fino al colpo di grazia delle sanzioni, l’auto-sabotaggio perfetto.
    E qui tornano utili le tesi che ha esibito Francesco Forciniti, da scolpire sul frontone dell’UE:
    • doveva darci forza → ci ha resi irrilevanti,
    • doveva difendere il benessere → ha prodotto impoverimento,
    • doveva garantire pace → prepara riarmo e leva,
    • doveva creare coesione → ha generato fratture e rancori,
    • doveva essere democratica → è diventata l’anticamera ottusa di un’oligarchia lobbistica,
    • doveva renderci competitivi → ha costruito la stagnazione come regime.
    Il re è nudo, si usa dire. Ma qui è peggio. È un re morto, circondato solo da cortigiani che litigano sulle decorazioni del feretro.
    Calenda vuole opporsi agli USA? Wow, vastissimo programma, bello. Ma con cosa? Con quale sovranità? Con quali strutture? Con quali élite che per trent’anni hanno considerato l’obbedienza a Washington l’unica forma di politica estera possibile? Dove li trova gli euro-entusiasti dopo la desertificazione ultratrentennale della forza economica dell’Italia, ad esempio? L’Europa non può rispondere agli americani perché non esiste più come soggetto politico. Esiste come appendice tecnico–militare di un alleato che la considera zavorra.
    I No Pax e i guerrapiattisti possono continuare a urlare, a piangere e a giocare alla geopolitica su X e sui giornali illeggibili che vendono sempre meno. Ma la realtà ormai è chiara: gli USA fanno i loro interessi. E noi abbiamo dimenticato come si fa a difendere i nostri.
    Pazienza se Calenda dice sciocchezze e Musk, pur con tutti i suoi conflitti di interesse, dice su questo la cosa giusta. Pazienza se Dmitry Medvedev dice anche lui il giusto. Una via d’uscita esiste e non passa da questa UE ormai prossima all’implosione.
    Per salvarsi serve una separazione lucida e ordinata che restituisca agli Stati europei ciò che hanno ceduto: sovranità politica, autonomia economica, libertà energetica e monetaria.
    La direzione non è Washington, che ci vuole subalterni, ma il mondo che cresce: i BRICS+, dove cooperazione e sviluppo non richiedono abiure di indipendenza.
    Il futuro è multipolare. Ma per entrarci dobbiamo prima liberarci da questa architettura europea che sta affondando. Uscirne non è un tabù, ma una questione di sopravvivenza.
    [FINE]
    π—˜π—¨π—₯𝗒𝗣𝗔 π—­π—˜π—₯π—•π—œπ—‘π—”π—§π—”: π—™π—œπ—‘π—˜ π——π—˜π—Ÿπ—Ÿπ—” π—™π—”π—©π—’π—Ÿπ—” π—”π—§π—Ÿπ—”π—‘π—§π—œπ—¦π—§π—”. Di Pino Cabras [PRIMA PARTE] La scena è tragica e comica insieme: i guerrapiattisti No Pax, quelli che fino a ieri ci spiegavano con tutto il sussiego possibile che “l’America ci protegge”, oggi piangono perché il “daddy” geopolitico ha pubblicato nero su bianco ciò che ogni adulto poteva già sapere: l’Europa per gli USA è solo un concorrente da manipolare, un vassallo da spremere, non certo un alleato da difendere. E così, nel campo NAFO - quel curioso esercito di meme-warriors filo-NATO che passa le giornate su X o su Facebook a fare propaganda come se fosse un videogioco - si passa dal pianto greco alla disperazione isterica. C’è chi frigna perché “daddy ci ha lasciati soli”, chi delira perché “gli USA sono stati corrotti” (e riprende ogni leggenda nera su Trump “asset di Adolf Putin”) e chi continua a recitare la liturgia dell’Occidente faro di civiltà proprio mentre affoga nei suoi stessi dogmi. Ho visto perfino Gramellini e Floris dire che l’Europa non ha mai preteso di imporre una visione, perché invece include con rispetto. Interi continenti colonizzati prenderanno nota di questa strabiliante novità. Poi ci sono i furbi che stanno già riposizionandosi: almeno loro non credono alle favole che raccontano. Tutti gli altri, come ricorda Francesco Dall’Aglio, farebbero bene a tatuarsi addosso la semplice verità: gli USA non ci hanno mai voluto bene. Ci ha hanno semmai usati e continueranno a farlo finché l’Europa resterà legata a questa spiazzatissima infrastruttura di vecchie illusioni tecnocratiche e nuovi avventurismi militari del tutto velleitari. “Fuck EU”, diceva Victoria Nuland nelle segrete stanze, proprio nei giorni in cui manipolava legioni di europeisti servili e illusi che assecondavano il suo “regime change” a Kiev. Non era una frase qualsiasi, ma il vero manuale operativo. In questo cimitero di ingenuità ecco che arriva Calenda. Molti dei lettori, quando lo nomino, obiettano che non conta nulla e che quindi è meglio ignorarlo. Ma non si tratta di lui, è l’apparato che lo pompa e me lo fa apparire ovunque a contare davvero. E quello non si deve ignorare. Dunque andiamo avanti. Calenda, dicevo, con la serietà corrucciata di chi è arrivato tardi alla lezione e non ha capito l’argomento, annuncia che “bisogna rispondere agli americani” e che l’Europa deve “rigettare interferenze, preparare piani, rilevare strutture NATO”. Sembra uno di quei topolini della favola che proponevano di attaccare un campanello alla coda del gatto per accorgersi quando arrivava ma non sapevano spiegare come attaccare la campanella. Diciamo che Calenda dimentica un dettaglio grande quanto una base militare: l’Europa non ha più sovranità. Ha solo basi USA. Una caterva di basi. E non esiste un ufficietto europeo con un modulo per “rilevarle”. È sublime: Calenda propone un “Yankee go home” senza avere una “home” da cui farli andare. Un piano di difesa europea senza autonomia industriale, energetica o strategica. La caricatura perfetta dell’europeismo moralista che ha svenduto tutto in nome dei “valori”. I No Pax e i guerrapiattisti oggi soffrono il contraccolpo della loro stessa propaganda. Per anni hanno urlato: “liberiamoci dalla dipendenza russa!” (sostituendo un rapporto stabile che era di mutua convenienza ed era il contrario di una minaccia con una dipendenza totale dagli USA, pagata tre volte e senza contropartite). Poi dicevano “difendiamo l’Europa dagli autoritari!” (mentre consegnavano l’Europa a decisioni prese a Washington, nel Pentagono e nelle sale operative NATO, mentre dicevano che i crimini di Bibi il g3N0cida erano un buon “lavoro sporco” fatto nel nostro interesse). Poi urlavano “l’autonomia strategica!” (mentre firmavano l’atto di morte dell’autonomia energetica, industriale e diplomatica). [SECONDA PARTE] Il risultato è un’Europa che non decide nulla, non influenza nulla, non guida nulla. Semplicemente subisce e non ha nessuna traiettoria tecnologica in atto per risollevarsi. Questa è la tragedia: i No Pax hanno militarizzato l’immaginario, ma disarmato l’economia del continente. Più parlavano di competitività e altre parole vacue, più ci facevano arretrare in ogni statistica, fino al colpo di grazia delle sanzioni, l’auto-sabotaggio perfetto. E qui tornano utili le tesi che ha esibito Francesco Forciniti, da scolpire sul frontone dell’UE: • doveva darci forza → ci ha resi irrilevanti, • doveva difendere il benessere → ha prodotto impoverimento, • doveva garantire pace → prepara riarmo e leva, • doveva creare coesione → ha generato fratture e rancori, • doveva essere democratica → è diventata l’anticamera ottusa di un’oligarchia lobbistica, • doveva renderci competitivi → ha costruito la stagnazione come regime. Il re è nudo, si usa dire. Ma qui è peggio. È un re morto, circondato solo da cortigiani che litigano sulle decorazioni del feretro. Calenda vuole opporsi agli USA? Wow, vastissimo programma, bello. Ma con cosa? Con quale sovranità? Con quali strutture? Con quali élite che per trent’anni hanno considerato l’obbedienza a Washington l’unica forma di politica estera possibile? Dove li trova gli euro-entusiasti dopo la desertificazione ultratrentennale della forza economica dell’Italia, ad esempio? L’Europa non può rispondere agli americani perché non esiste più come soggetto politico. Esiste come appendice tecnico–militare di un alleato che la considera zavorra. I No Pax e i guerrapiattisti possono continuare a urlare, a piangere e a giocare alla geopolitica su X e sui giornali illeggibili che vendono sempre meno. Ma la realtà ormai è chiara: gli USA fanno i loro interessi. E noi abbiamo dimenticato come si fa a difendere i nostri. Pazienza se Calenda dice sciocchezze e Musk, pur con tutti i suoi conflitti di interesse, dice su questo la cosa giusta. Pazienza se Dmitry Medvedev dice anche lui il giusto. Una via d’uscita esiste e non passa da questa UE ormai prossima all’implosione. Per salvarsi serve una separazione lucida e ordinata che restituisca agli Stati europei ciò che hanno ceduto: sovranità politica, autonomia economica, libertà energetica e monetaria. La direzione non è Washington, che ci vuole subalterni, ma il mondo che cresce: i BRICS+, dove cooperazione e sviluppo non richiedono abiure di indipendenza. Il futuro è multipolare. Ma per entrarci dobbiamo prima liberarci da questa architettura europea che sta affondando. Uscirne non è un tabù, ma una questione di sopravvivenza. [FINE]
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