• CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE.

    ANALISI DEI 10 VACCINI OBBLIGATORI AI BAMBINI

    È stato recentemente pubblicato un documento dalla commissione medico scientifica indipendente che analizza uno per uno i dieci vaccini pediatrici previsti dalla Legge Lorenzin.

    Come sappiamo, nel 2017 Beatrice Lorenzin, Ministro della Sanità del governo Gentiloni, varava una legge che introduceva l’obbligo per dieci vaccinazioni pediatriche, obbligo con relative sanzioni per le famiglie inadempienti.

    Nel 2017 la situazione epidemiologica delle malattie infettive e la copertura vaccinale non erano tali da destare alcuna preoccupazione, ma il Ministro, già Responsabile dei Giovani di Forza Italia e poi progressivamente scivolata a Sinistra fino al suo ingresso nel Pd, volle fortemente questa legge cui legò il suo nome.

    Da allora si parla di rivedere tale normativa.

    Giunge quindi opportuna la pubblicazione di un documento sulla possibilità e opportunità di abrogare l’obbligo vaccinale.
    Il documento è stato realizzato dalla Commissione Medico Scientifica Indipendente (CMSi), un organismo formato per promuovere un dibattito scientifico aperto e critico sulla gestione della pandemia e sui vaccini, con particolare attenzione alla sicurezza e all'efficacia dei trattamenti.
    La CMSi ha espresso preoccupazioni riguardo ai vaccini a mRNA e ha chiesto indagini approfondite sulla loro sicurezza.
    Ha pubblicato articoli e comunicati stampa per informare il pubblico e le istituzioni sui potenziali rischi associati a questi farmaci, sostenendo la necessità di un approccio più cauto e basato su evidenze.

    Il documento ora pubblicato, a firma del professor Alberto Donzelli, del professor Paolo Bellavite e del dottor Serravalle, riporta le ragioni scientifiche e giuridiche che motivano la richiesta di una revisione della normativa sulle vaccinazioni obbligatorie.
    Si tratta di un lavoro “in fieri” che la Commissione Medico Scientifica indipendente mette a disposizione degli interessati (es. associazioni di cittadini, autorità e operatori sanitari, politici, avvocati, educatori, giornalisti) e sul quale intende aprire un dibattito pubblico.

    In questo lavoro sono ridiscussi, uno per volta, i 10 vaccini menzionati nella legge 119/2017, evidenziando la loro incapacità di tutelare veramente gli interessi della collettività nell’attuale quadro epidemiologico.

    In altre parole, si prospetta il fatto che, ad una rigorosa considerazione basata sulle prove, l’obbligo vaccinale istituito nel 2017 non abbia affatto quel grado di necessità e urgenza che era stato attribuito allora.

    Dall’analisi risulta inoltre che le conoscenze scientifiche acquisite negli ultimi anni dalla farmacovigilanza attiva, parte delle quali non disponibili nel 2017, dimostrano che gli effetti avversi dei vaccini sulla salute dei bambini non sono affatto trascurabili, soprattutto se rapportati alla rarità delle malattie infettive (rarità per lo più non dovuta ai vaccini stessi).

    Secondo vari tipi di rilevamenti, l’incidenza di gravi effetti avversi della vaccinazione è dello stesso ordine di grandezza dell’incidenza di effetti gravi delle malattie che i vaccini prevengono, o superiore.
    Ciò richiama ancora una volta il principio di precauzione, da sempre cardine della medicina, assieme alla necessità di un consenso veramente informato, cioè basato su dati reali e non su ideologie storiche.

    I dati epidemiologici sulle coperture vaccinali e sugli effetti avversi sono adeguati a sostenere l’accettazione nel nido d’infanzia e nella scuola di ogni grado dei bambini non vaccinati o parzialmente vaccinati, che attualmente non vengono accettati senza aver iniziato un iter vaccinale: una vera e propria discriminazione che non trova fondamento e giustificazione di tipo scientifico.

    A conclusione di questo documento si presentano alcune linee programmatiche e suggerimenti preliminari su come sarebbe possibile rimuovere o attenuare l’obbligo vaccinale.
    Modifiche importanti ed efficaci del regime attuale sarebbero possibili persino senza abolire la legge “Lorenzin”, anzi rispettando il suo dettato alla lettera e i suggerimenti della Corte.

    Proposte ragionevoli e soprattutto ben fondate dal punto di vista medico.
    Sarà possibile discuterne nella comunità scientifica senza che inizi il fuoco di sbarramento contro i cosiddetti no vax?

    Invito tutti a leggere e a discutere del documento suddetto.

    #amiciperlitalia #amicidiippocrate #covid19 #vaccinazioni #effetticollaterali #effettiavversi
    #quotidianoweb #news #notizie #attualità #informazione #informazionelibera #Bellavite #dibattitoscientifico #EvidenzeScientifiche #fiducianellascienza #medicinaindipendente #metodoscientifico #nitag #pluralismoscientifico #principiodiprecauzione #sanitàpubblica #ScienzaAperta #scienzacritica #Serravalle #trasparenza #vaccini

    Source: https://www.facebook.com/share/19iTX53fdN/
    CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE. ANALISI DEI 10 VACCINI OBBLIGATORI AI BAMBINI È stato recentemente pubblicato un documento dalla commissione medico scientifica indipendente che analizza uno per uno i dieci vaccini pediatrici previsti dalla Legge Lorenzin. Come sappiamo, nel 2017 Beatrice Lorenzin, Ministro della Sanità del governo Gentiloni, varava una legge che introduceva l’obbligo per dieci vaccinazioni pediatriche, obbligo con relative sanzioni per le famiglie inadempienti. Nel 2017 la situazione epidemiologica delle malattie infettive e la copertura vaccinale non erano tali da destare alcuna preoccupazione, ma il Ministro, già Responsabile dei Giovani di Forza Italia e poi progressivamente scivolata a Sinistra fino al suo ingresso nel Pd, volle fortemente questa legge cui legò il suo nome. Da allora si parla di rivedere tale normativa. Giunge quindi opportuna la pubblicazione di un documento sulla possibilità e opportunità di abrogare l’obbligo vaccinale. Il documento è stato realizzato dalla Commissione Medico Scientifica Indipendente (CMSi), un organismo formato per promuovere un dibattito scientifico aperto e critico sulla gestione della pandemia e sui vaccini, con particolare attenzione alla sicurezza e all'efficacia dei trattamenti. La CMSi ha espresso preoccupazioni riguardo ai vaccini a mRNA e ha chiesto indagini approfondite sulla loro sicurezza. Ha pubblicato articoli e comunicati stampa per informare il pubblico e le istituzioni sui potenziali rischi associati a questi farmaci, sostenendo la necessità di un approccio più cauto e basato su evidenze. Il documento ora pubblicato, a firma del professor Alberto Donzelli, del professor Paolo Bellavite e del dottor Serravalle, riporta le ragioni scientifiche e giuridiche che motivano la richiesta di una revisione della normativa sulle vaccinazioni obbligatorie. Si tratta di un lavoro “in fieri” che la Commissione Medico Scientifica indipendente mette a disposizione degli interessati (es. associazioni di cittadini, autorità e operatori sanitari, politici, avvocati, educatori, giornalisti) e sul quale intende aprire un dibattito pubblico. In questo lavoro sono ridiscussi, uno per volta, i 10 vaccini menzionati nella legge 119/2017, evidenziando la loro incapacità di tutelare veramente gli interessi della collettività nell’attuale quadro epidemiologico. In altre parole, si prospetta il fatto che, ad una rigorosa considerazione basata sulle prove, l’obbligo vaccinale istituito nel 2017 non abbia affatto quel grado di necessità e urgenza che era stato attribuito allora. Dall’analisi risulta inoltre che le conoscenze scientifiche acquisite negli ultimi anni dalla farmacovigilanza attiva, parte delle quali non disponibili nel 2017, dimostrano che gli effetti avversi dei vaccini sulla salute dei bambini non sono affatto trascurabili, soprattutto se rapportati alla rarità delle malattie infettive (rarità per lo più non dovuta ai vaccini stessi). Secondo vari tipi di rilevamenti, l’incidenza di gravi effetti avversi della vaccinazione è dello stesso ordine di grandezza dell’incidenza di effetti gravi delle malattie che i vaccini prevengono, o superiore. Ciò richiama ancora una volta il principio di precauzione, da sempre cardine della medicina, assieme alla necessità di un consenso veramente informato, cioè basato su dati reali e non su ideologie storiche. I dati epidemiologici sulle coperture vaccinali e sugli effetti avversi sono adeguati a sostenere l’accettazione nel nido d’infanzia e nella scuola di ogni grado dei bambini non vaccinati o parzialmente vaccinati, che attualmente non vengono accettati senza aver iniziato un iter vaccinale: una vera e propria discriminazione che non trova fondamento e giustificazione di tipo scientifico. A conclusione di questo documento si presentano alcune linee programmatiche e suggerimenti preliminari su come sarebbe possibile rimuovere o attenuare l’obbligo vaccinale. Modifiche importanti ed efficaci del regime attuale sarebbero possibili persino senza abolire la legge “Lorenzin”, anzi rispettando il suo dettato alla lettera e i suggerimenti della Corte. Proposte ragionevoli e soprattutto ben fondate dal punto di vista medico. Sarà possibile discuterne nella comunità scientifica senza che inizi il fuoco di sbarramento contro i cosiddetti no vax? Invito tutti a leggere e a discutere del documento suddetto. #amiciperlitalia #amicidiippocrate #covid19 #vaccinazioni #effetticollaterali #effettiavversi #quotidianoweb #news #notizie #attualità #informazione #informazionelibera #Bellavite #dibattitoscientifico #EvidenzeScientifiche #fiducianellascienza #medicinaindipendente #metodoscientifico #nitag #pluralismoscientifico #principiodiprecauzione #sanitàpubblica #ScienzaAperta #scienzacritica #Serravalle #trasparenza #vaccini Source: https://www.facebook.com/share/19iTX53fdN/
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  • 𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗭𝗘𝗥𝗕𝗜𝗡𝗔𝗧𝗔: 𝗙𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗙𝗔𝗩𝗢𝗟𝗔 𝗔𝗧𝗟𝗔𝗡𝗧𝗜𝗦𝗧𝗔.
    Di Pino Cabras

    [PRIMA PARTE]
    La scena è tragica e comica insieme: i guerrapiattisti No Pax, quelli che fino a ieri ci spiegavano con tutto il sussiego possibile che “l’America ci protegge”, oggi piangono perché il “daddy” geopolitico ha pubblicato nero su bianco ciò che ogni adulto poteva già sapere: l’Europa per gli USA è solo un concorrente da manipolare, un vassallo da spremere, non certo un alleato da difendere.
    E così, nel campo NAFO - quel curioso esercito di meme-warriors filo-NATO che passa le giornate su X o su Facebook a fare propaganda come se fosse un videogioco - si passa dal pianto greco alla disperazione isterica. C’è chi frigna perché “daddy ci ha lasciati soli”, chi delira perché “gli USA sono stati corrotti” (e riprende ogni leggenda nera su Trump “asset di Adolf Putin”) e chi continua a recitare la liturgia dell’Occidente faro di civiltà proprio mentre affoga nei suoi stessi dogmi. Ho visto perfino Gramellini e Floris dire che l’Europa non ha mai preteso di imporre una visione, perché invece include con rispetto. Interi continenti colonizzati prenderanno nota di questa strabiliante novità.
    Poi ci sono i furbi che stanno già riposizionandosi: almeno loro non credono alle favole che raccontano.
    Tutti gli altri, come ricorda Francesco Dall’Aglio, farebbero bene a tatuarsi addosso la semplice verità: gli USA non ci hanno mai voluto bene. Ci ha hanno semmai usati e continueranno a farlo finché l’Europa resterà legata a questa spiazzatissima infrastruttura di vecchie illusioni tecnocratiche e nuovi avventurismi militari del tutto velleitari.
    “**** EU”, diceva Victoria Nuland nelle segrete stanze, proprio nei giorni in cui manipolava legioni di europeisti servili e illusi che assecondavano il suo “regime change” a Kiev. Non era una frase qualsiasi, ma il vero manuale operativo.
    In questo cimitero di ingenuità ecco che arriva Calenda. Molti dei lettori, quando lo nomino, obiettano che non conta nulla e che quindi è meglio ignorarlo. Ma non si tratta di lui, è l’apparato che lo pompa e me lo fa apparire ovunque a contare davvero. E quello non si deve ignorare. Dunque andiamo avanti. Calenda, dicevo, con la serietà corrucciata di chi è arrivato tardi alla lezione e non ha capito l’argomento, annuncia che “bisogna rispondere agli americani” e che l’Europa deve “rigettare interferenze, preparare piani, rilevare strutture NATO”. Sembra uno di quei topolini della favola che proponevano di attaccare un campanello alla coda del gatto per accorgersi quando arrivava ma non sapevano spiegare come attaccare la campanella. Diciamo che Calenda dimentica un dettaglio grande quanto una base militare: l’Europa non ha più sovranità. Ha solo basi USA. Una caterva di basi. E non esiste un ufficietto europeo con un modulo per “rilevarle”.
    È sublime: Calenda propone un “Yankee go home” senza avere una “home” da cui farli andare. Un piano di difesa europea senza autonomia industriale, energetica o strategica. La caricatura perfetta dell’europeismo moralista che ha svenduto tutto in nome dei “valori”.

    I No Pax e i guerrapiattisti oggi soffrono il contraccolpo della loro stessa propaganda.
    Per anni hanno urlato: “liberiamoci dalla dipendenza russa!” (sostituendo un rapporto stabile che era di mutua convenienza ed era il contrario di una minaccia con una dipendenza totale dagli USA, pagata tre volte e senza contropartite).
    Poi dicevano “difendiamo l’Europa dagli autoritari!” (mentre consegnavano l’Europa a decisioni prese a Washington, nel Pentagono e nelle sale operative NATO, mentre dicevano che i crimini di Bibi il g3N0cida erano un buon “lavoro sporco” fatto nel nostro interesse). Poi urlavano “l’autonomia strategica!” (mentre firmavano l’atto di morte dell’autonomia energetica, industriale e diplomatica).

    [SECONDA PARTE]

    Il risultato è un’Europa che non decide nulla, non influenza nulla, non guida nulla. Semplicemente subisce e non ha nessuna traiettoria tecnologica in atto per risollevarsi. Questa è la tragedia: i No Pax hanno militarizzato l’immaginario, ma disarmato l’economia del continente. Più parlavano di competitività e altre parole vacue, più ci facevano arretrare in ogni statistica, fino al colpo di grazia delle sanzioni, l’auto-sabotaggio perfetto.
    E qui tornano utili le tesi che ha esibito Francesco Forciniti, da scolpire sul frontone dell’UE:
    • doveva darci forza → ci ha resi irrilevanti,
    • doveva difendere il benessere → ha prodotto impoverimento,
    • doveva garantire pace → prepara riarmo e leva,
    • doveva creare coesione → ha generato fratture e rancori,
    • doveva essere democratica → è diventata l’anticamera ottusa di un’oligarchia lobbistica,
    • doveva renderci competitivi → ha costruito la stagnazione come regime.
    Il re è nudo, si usa dire. Ma qui è peggio. È un re morto, circondato solo da cortigiani che litigano sulle decorazioni del feretro.
    Calenda vuole opporsi agli USA? Wow, vastissimo programma, bello. Ma con cosa? Con quale sovranità? Con quali strutture? Con quali élite che per trent’anni hanno considerato l’obbedienza a Washington l’unica forma di politica estera possibile? Dove li trova gli euro-entusiasti dopo la desertificazione ultratrentennale della forza economica dell’Italia, ad esempio? L’Europa non può rispondere agli americani perché non esiste più come soggetto politico. Esiste come appendice tecnico–militare di un alleato che la considera zavorra.
    I No Pax e i guerrapiattisti possono continuare a urlare, a piangere e a giocare alla geopolitica su X e sui giornali illeggibili che vendono sempre meno. Ma la realtà ormai è chiara: gli USA fanno i loro interessi. E noi abbiamo dimenticato come si fa a difendere i nostri.
    Pazienza se Calenda dice sciocchezze e Musk, pur con tutti i suoi conflitti di interesse, dice su questo la cosa giusta. Pazienza se Dmitry Medvedev dice anche lui il giusto. Una via d’uscita esiste e non passa da questa UE ormai prossima all’implosione.
    Per salvarsi serve una separazione lucida e ordinata che restituisca agli Stati europei ciò che hanno ceduto: sovranità politica, autonomia economica, libertà energetica e monetaria.
    La direzione non è Washington, che ci vuole subalterni, ma il mondo che cresce: i BRICS+, dove cooperazione e sviluppo non richiedono abiure di indipendenza.
    Il futuro è multipolare. Ma per entrarci dobbiamo prima liberarci da questa architettura europea che sta affondando. Uscirne non è un tabù, ma una questione di sopravvivenza.
    [FINE]
    𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗭𝗘𝗥𝗕𝗜𝗡𝗔𝗧𝗔: 𝗙𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗙𝗔𝗩𝗢𝗟𝗔 𝗔𝗧𝗟𝗔𝗡𝗧𝗜𝗦𝗧𝗔. Di Pino Cabras [PRIMA PARTE] La scena è tragica e comica insieme: i guerrapiattisti No Pax, quelli che fino a ieri ci spiegavano con tutto il sussiego possibile che “l’America ci protegge”, oggi piangono perché il “daddy” geopolitico ha pubblicato nero su bianco ciò che ogni adulto poteva già sapere: l’Europa per gli USA è solo un concorrente da manipolare, un vassallo da spremere, non certo un alleato da difendere. E così, nel campo NAFO - quel curioso esercito di meme-warriors filo-NATO che passa le giornate su X o su Facebook a fare propaganda come se fosse un videogioco - si passa dal pianto greco alla disperazione isterica. C’è chi frigna perché “daddy ci ha lasciati soli”, chi delira perché “gli USA sono stati corrotti” (e riprende ogni leggenda nera su Trump “asset di Adolf Putin”) e chi continua a recitare la liturgia dell’Occidente faro di civiltà proprio mentre affoga nei suoi stessi dogmi. Ho visto perfino Gramellini e Floris dire che l’Europa non ha mai preteso di imporre una visione, perché invece include con rispetto. Interi continenti colonizzati prenderanno nota di questa strabiliante novità. Poi ci sono i furbi che stanno già riposizionandosi: almeno loro non credono alle favole che raccontano. Tutti gli altri, come ricorda Francesco Dall’Aglio, farebbero bene a tatuarsi addosso la semplice verità: gli USA non ci hanno mai voluto bene. Ci ha hanno semmai usati e continueranno a farlo finché l’Europa resterà legata a questa spiazzatissima infrastruttura di vecchie illusioni tecnocratiche e nuovi avventurismi militari del tutto velleitari. “Fuck EU”, diceva Victoria Nuland nelle segrete stanze, proprio nei giorni in cui manipolava legioni di europeisti servili e illusi che assecondavano il suo “regime change” a Kiev. Non era una frase qualsiasi, ma il vero manuale operativo. In questo cimitero di ingenuità ecco che arriva Calenda. Molti dei lettori, quando lo nomino, obiettano che non conta nulla e che quindi è meglio ignorarlo. Ma non si tratta di lui, è l’apparato che lo pompa e me lo fa apparire ovunque a contare davvero. E quello non si deve ignorare. Dunque andiamo avanti. Calenda, dicevo, con la serietà corrucciata di chi è arrivato tardi alla lezione e non ha capito l’argomento, annuncia che “bisogna rispondere agli americani” e che l’Europa deve “rigettare interferenze, preparare piani, rilevare strutture NATO”. Sembra uno di quei topolini della favola che proponevano di attaccare un campanello alla coda del gatto per accorgersi quando arrivava ma non sapevano spiegare come attaccare la campanella. Diciamo che Calenda dimentica un dettaglio grande quanto una base militare: l’Europa non ha più sovranità. Ha solo basi USA. Una caterva di basi. E non esiste un ufficietto europeo con un modulo per “rilevarle”. È sublime: Calenda propone un “Yankee go home” senza avere una “home” da cui farli andare. Un piano di difesa europea senza autonomia industriale, energetica o strategica. La caricatura perfetta dell’europeismo moralista che ha svenduto tutto in nome dei “valori”. I No Pax e i guerrapiattisti oggi soffrono il contraccolpo della loro stessa propaganda. Per anni hanno urlato: “liberiamoci dalla dipendenza russa!” (sostituendo un rapporto stabile che era di mutua convenienza ed era il contrario di una minaccia con una dipendenza totale dagli USA, pagata tre volte e senza contropartite). Poi dicevano “difendiamo l’Europa dagli autoritari!” (mentre consegnavano l’Europa a decisioni prese a Washington, nel Pentagono e nelle sale operative NATO, mentre dicevano che i crimini di Bibi il g3N0cida erano un buon “lavoro sporco” fatto nel nostro interesse). Poi urlavano “l’autonomia strategica!” (mentre firmavano l’atto di morte dell’autonomia energetica, industriale e diplomatica). [SECONDA PARTE] Il risultato è un’Europa che non decide nulla, non influenza nulla, non guida nulla. Semplicemente subisce e non ha nessuna traiettoria tecnologica in atto per risollevarsi. Questa è la tragedia: i No Pax hanno militarizzato l’immaginario, ma disarmato l’economia del continente. Più parlavano di competitività e altre parole vacue, più ci facevano arretrare in ogni statistica, fino al colpo di grazia delle sanzioni, l’auto-sabotaggio perfetto. E qui tornano utili le tesi che ha esibito Francesco Forciniti, da scolpire sul frontone dell’UE: • doveva darci forza → ci ha resi irrilevanti, • doveva difendere il benessere → ha prodotto impoverimento, • doveva garantire pace → prepara riarmo e leva, • doveva creare coesione → ha generato fratture e rancori, • doveva essere democratica → è diventata l’anticamera ottusa di un’oligarchia lobbistica, • doveva renderci competitivi → ha costruito la stagnazione come regime. Il re è nudo, si usa dire. Ma qui è peggio. È un re morto, circondato solo da cortigiani che litigano sulle decorazioni del feretro. Calenda vuole opporsi agli USA? Wow, vastissimo programma, bello. Ma con cosa? Con quale sovranità? Con quali strutture? Con quali élite che per trent’anni hanno considerato l’obbedienza a Washington l’unica forma di politica estera possibile? Dove li trova gli euro-entusiasti dopo la desertificazione ultratrentennale della forza economica dell’Italia, ad esempio? L’Europa non può rispondere agli americani perché non esiste più come soggetto politico. Esiste come appendice tecnico–militare di un alleato che la considera zavorra. I No Pax e i guerrapiattisti possono continuare a urlare, a piangere e a giocare alla geopolitica su X e sui giornali illeggibili che vendono sempre meno. Ma la realtà ormai è chiara: gli USA fanno i loro interessi. E noi abbiamo dimenticato come si fa a difendere i nostri. Pazienza se Calenda dice sciocchezze e Musk, pur con tutti i suoi conflitti di interesse, dice su questo la cosa giusta. Pazienza se Dmitry Medvedev dice anche lui il giusto. Una via d’uscita esiste e non passa da questa UE ormai prossima all’implosione. Per salvarsi serve una separazione lucida e ordinata che restituisca agli Stati europei ciò che hanno ceduto: sovranità politica, autonomia economica, libertà energetica e monetaria. La direzione non è Washington, che ci vuole subalterni, ma il mondo che cresce: i BRICS+, dove cooperazione e sviluppo non richiedono abiure di indipendenza. Il futuro è multipolare. Ma per entrarci dobbiamo prima liberarci da questa architettura europea che sta affondando. Uscirne non è un tabù, ma una questione di sopravvivenza. [FINE]
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  • SCENARIO.press, L’UNICO SOCIAL DI VERA CONTRO-INFORMAZIONE.
    Intervista a S. Barbesta fondatore di un Social Network senza Condizionamenti di Mainstream
    MASSIMA CONDIVISIONE!

    https://gospanews.net/2025/12/09/scenario-press-lunico-social-di-vera-contro-informazione-intervista-a-sergio-barbesta-fondatore-di-una-chat-senza-condizionamenti-di-mainstream/
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    SCENARIO PRESS, L’UNICO SOCIAL DI VERA CONTRO-INFORMAZIONE. Intervista a Sergio Barbesta, fondatore di una Chat senza Condizionamenti di Mainstream
    di Piero Angelo De RuvoNel panorama dell’informazione alternativa, Gospa News è ormai riconosciuta come una delle testate più coraggiose e controcorrente del web italiano. È proprio partendo dal ruolo pionieristico di Gospa News che si può comprendere la portata del dialogo con u
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  • Caro Professore Bassetti, devo intervenire ancora, mio malgrado.
    Sono un medico che tra le altre competenze ha anche la specialità di reumatologia, laureato a Genova quando lei probabilmente stava ancora a fare castelli di sabbia sulla spiaggia di Sampierdarena o vicino al Porto Antico, dove l’acqua aveva lo stesso colore dell’olio dei motori delle navi e l’unico consiglio era “non toccarla, figurati berla”.
    Ho discusso la tesi con il professor Paolo Tolentino, padre dell’infettivologia italiana moderna, mentre lei iniziava a frequentare probabilmente i primi anni di medicina, dove una delle domande d'esame poteva essere: Lei è il figlio del professor Bassetti? E magari quella poteva essere la prima ed ultima domanda a cui seguiva il solito 30 e lode destinato ai figli di famose dinastie professorali che a Genova andavano di moda. Ho diagnosticato e curato pazienti reumatologici e affetti da patologie immunologiche in Italia e all’estero, da quasi 50 anni e ancora continuo a farlo. Ho pubblicato libri, ma non partecipo a congressi se non come annoiato uditore ad ascoltare da anni le solite cose, come un farmaco sia meglio dell'altro su patologie prive di substrato, senza che nessuno parli mai del singolo paziente, e tutto basato su statistiche che ricordo, sono un felice ausilio all'ignoranza umana. Mi sono occupato di lupus, antifosfolipidi, vasculiti e sindromi autoimmuni post-vaccinali quando lei ancora doveva imparare a scrivere “adjuvans” senza guardare il vocabolario.
    Di immunologia probabilmente conosco anche il versante fisico, applicando alla biologia e alla fisiologia aspetti quantistici per cui ho anche ottenuto un fac simile di docenza ordinaria da permettermi di dialogare con lei da pari a pari, ma superiore come età e con altre conoscenze in materie che a lei sono sconosciute.
    Quindi mi permetto di correggerla con la calma di chi ha visto migliaia di pazienti, non solo slide sponsorizzate.
    I virus: Non sono organismi. Sono cristalli molecolari con carica superficiale. Si muovono per moto browniano e forze di van der Waals. Entrano nella cellula perché la forma e la carica combaciano, non perché “attaccano”. Una volta dentro, l’mRNA virale viene tradotto dai ribosomi come qualsiasi altro mRNA. È un banale errore di fabbrica, non una guerra. Il vaccino: Forza le cellule a produrre quantità industriali di una singola proteina estranea (Spike) per giorni o settimane. Noi reumatologi questo meccanismo lo conosciamo dal 2011: si chiama ASIA syndrome (Autoimmune/Autoinflammatory Syndrome Induced by Adjuvants). Alluminio, squalene, nanoparticelle lipidiche: cambia il nome, il risultato finale è lo stesso: rottura della tolleranza immunologica, infiammazione cronica, possibili autoanticorpi e neuroinfiammazione. Autismo e calendario vaccinale
    Nel 1970 l’autismo aveva una prevalenza di 1/10.000.
    Oggi 1/36. Nel frattempo le dosi cumulative di vaccini somministrate entro i 6 anni sono passate da 4-5 a oltre 70. Quando la curva di una malattia esplode in perfetta sincronia con l’introduzione di una nuova esposizione ambientale massiva, il reumatologo (e qualunque medico con un minimo di senso clinico) almeno si pone la domanda. Lei invece la esorcizza in diretta tv. La sua “scienza”! È quella delle conferenze stampa e dei “consigli” dei colleghi americani che vivono di grant farmaceutici. La mia è quella del letto del paziente, delle biopsie, dei bambini che parlavano e dopo il richiamo dei 18 mesi hanno smesso di guardare negli occhi, dei genitori che portano i referti e le date precise delle vaccinazioni. Conclusione genovese, secca e senza giri di parole. Professore, continui pure a fare il presentatore.
    Io continuo a fare il reumatologo: vedo pazienti, non percentuali. E quando un genitore mi chiede se è possibile che quelle iniezioni abbiano fatto regredire il figlio, io non gli do del no-vax. Gli dico la verità che noi vecchi immunologi sappiamo da decenni: il rischio zero non esiste, soprattutto quando si inietta un cocktail di adiuvanti e antigeni in un sistema immunitario ancora in maturazione. Il proverbio resta sempre quello: «O crövo o dixe a-o merlo: Comme t’ê neigro!». E glielo dico nel dialetto che dovrebbe conoscere meglio di me. Lei è il corvo con le piume lucide da riflettori. Io sono il vecchio merlo che ha visto troppi pazienti per farsi ancora incantare dal canto dei corvi. Con il rispetto dovuto a un collega più giovane… e con la superiorità di chi l’immunologia l’ha vissuta sul campo, non imparata a memoria per andare in televisione. Salute, e un pensiero al professor Tolentino, che da lassù starà ancora ridendo di questa commedia. Forza Genoa, ma anche Sampdoria. Quindi a Genova c'è gente che la vede in maniera diametralmente opposta.

    Commento al video-post di Bassetti dove sminuiva le ultime notizie provenienti dagli USA.
    AGGIORNAMENTO
    Dr. Tiziano Gastaldi

    Source: https://www.facebook.com/share/1LCK1yEBSP/
    Caro Professore Bassetti, devo intervenire ancora, mio malgrado. Sono un medico che tra le altre competenze ha anche la specialità di reumatologia, laureato a Genova quando lei probabilmente stava ancora a fare castelli di sabbia sulla spiaggia di Sampierdarena o vicino al Porto Antico, dove l’acqua aveva lo stesso colore dell’olio dei motori delle navi e l’unico consiglio era “non toccarla, figurati berla”. Ho discusso la tesi con il professor Paolo Tolentino, padre dell’infettivologia italiana moderna, mentre lei iniziava a frequentare probabilmente i primi anni di medicina, dove una delle domande d'esame poteva essere: Lei è il figlio del professor Bassetti? E magari quella poteva essere la prima ed ultima domanda a cui seguiva il solito 30 e lode destinato ai figli di famose dinastie professorali che a Genova andavano di moda. Ho diagnosticato e curato pazienti reumatologici e affetti da patologie immunologiche in Italia e all’estero, da quasi 50 anni e ancora continuo a farlo. Ho pubblicato libri, ma non partecipo a congressi se non come annoiato uditore ad ascoltare da anni le solite cose, come un farmaco sia meglio dell'altro su patologie prive di substrato, senza che nessuno parli mai del singolo paziente, e tutto basato su statistiche che ricordo, sono un felice ausilio all'ignoranza umana. Mi sono occupato di lupus, antifosfolipidi, vasculiti e sindromi autoimmuni post-vaccinali quando lei ancora doveva imparare a scrivere “adjuvans” senza guardare il vocabolario. Di immunologia probabilmente conosco anche il versante fisico, applicando alla biologia e alla fisiologia aspetti quantistici per cui ho anche ottenuto un fac simile di docenza ordinaria da permettermi di dialogare con lei da pari a pari, ma superiore come età e con altre conoscenze in materie che a lei sono sconosciute. Quindi mi permetto di correggerla con la calma di chi ha visto migliaia di pazienti, non solo slide sponsorizzate. I virus: Non sono organismi. Sono cristalli molecolari con carica superficiale. Si muovono per moto browniano e forze di van der Waals. Entrano nella cellula perché la forma e la carica combaciano, non perché “attaccano”. Una volta dentro, l’mRNA virale viene tradotto dai ribosomi come qualsiasi altro mRNA. È un banale errore di fabbrica, non una guerra. Il vaccino: Forza le cellule a produrre quantità industriali di una singola proteina estranea (Spike) per giorni o settimane. Noi reumatologi questo meccanismo lo conosciamo dal 2011: si chiama ASIA syndrome (Autoimmune/Autoinflammatory Syndrome Induced by Adjuvants). Alluminio, squalene, nanoparticelle lipidiche: cambia il nome, il risultato finale è lo stesso: rottura della tolleranza immunologica, infiammazione cronica, possibili autoanticorpi e neuroinfiammazione. Autismo e calendario vaccinale Nel 1970 l’autismo aveva una prevalenza di 1/10.000. Oggi 1/36. Nel frattempo le dosi cumulative di vaccini somministrate entro i 6 anni sono passate da 4-5 a oltre 70. Quando la curva di una malattia esplode in perfetta sincronia con l’introduzione di una nuova esposizione ambientale massiva, il reumatologo (e qualunque medico con un minimo di senso clinico) almeno si pone la domanda. Lei invece la esorcizza in diretta tv. La sua “scienza”! È quella delle conferenze stampa e dei “consigli” dei colleghi americani che vivono di grant farmaceutici. La mia è quella del letto del paziente, delle biopsie, dei bambini che parlavano e dopo il richiamo dei 18 mesi hanno smesso di guardare negli occhi, dei genitori che portano i referti e le date precise delle vaccinazioni. Conclusione genovese, secca e senza giri di parole. Professore, continui pure a fare il presentatore. Io continuo a fare il reumatologo: vedo pazienti, non percentuali. E quando un genitore mi chiede se è possibile che quelle iniezioni abbiano fatto regredire il figlio, io non gli do del no-vax. Gli dico la verità che noi vecchi immunologi sappiamo da decenni: il rischio zero non esiste, soprattutto quando si inietta un cocktail di adiuvanti e antigeni in un sistema immunitario ancora in maturazione. Il proverbio resta sempre quello: «O crövo o dixe a-o merlo: Comme t’ê neigro!». E glielo dico nel dialetto che dovrebbe conoscere meglio di me. Lei è il corvo con le piume lucide da riflettori. Io sono il vecchio merlo che ha visto troppi pazienti per farsi ancora incantare dal canto dei corvi. Con il rispetto dovuto a un collega più giovane… e con la superiorità di chi l’immunologia l’ha vissuta sul campo, non imparata a memoria per andare in televisione. Salute, e un pensiero al professor Tolentino, che da lassù starà ancora ridendo di questa commedia. Forza Genoa, ma anche Sampdoria. Quindi a Genova c'è gente che la vede in maniera diametralmente opposta. Commento al video-post di Bassetti dove sminuiva le ultime notizie provenienti dagli USA. AGGIORNAMENTO Dr. Tiziano Gastaldi Source: https://www.facebook.com/share/1LCK1yEBSP/
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  • Flashmob contro il riarmo e la guerra a Milano di MPL - MOVIMENTO per le Libertà.
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  • SCIE CHIMICHE SULLE NOSTRE TESTE.

    L'ingegnere aerospaziale Juan Zaragoza spiega che l'irrorazione del cielo da parte degli aerei, chiamata anche chemtrail, è la causa del riscaldamento globale artificiale. E questo argomento è finalizzato ad adottare misure sulla popolazione umana, a togliere diritti e a chiedere pagamenti.

    Firmate e condividete la nostra petizione per dire No alle Scie Chimiche:
    https://signshare.org/p/6

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    Cosa c'è nella scia?
    Elenco dei contenuti
    - Ossido di alluminio
    - Arsenico
    - Bacilli e funghi
    - Piombo
    - Metilalluminio
    - Trifluoruro di azoto
    - Psedumonas (nome proprio dato al genere di bacilli aerobi gram-negativi e causa di infezioni umane)
    - Selenio
    - Stronzio
    - Batteri sconosciuti
    - Sali di bario
    - Cadmio
    - Cromo
    - Sali di litio (stupefacenti per l'uomo)
    - Spore di muffa
    - Nichel
    - Cesio radioattivo
    - Particelle di titanio
    - Anidride solforosa
    - Microtossine prodotte da funghi
    - Tritanato di bario
    - Enterobacteriaceae
    - Mercurio
    - fibre di vetro con fibre di alluminio e polimeri (possono essere auto-assemblate)

    Firmate e condividete la nostra petizione per dire No alle Scie Chimiche:
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    SCIE CHIMICHE SULLE NOSTRE TESTE. L'ingegnere aerospaziale Juan Zaragoza spiega che l'irrorazione del cielo da parte degli aerei, chiamata anche chemtrail, è la causa del riscaldamento globale artificiale. E questo argomento è finalizzato ad adottare misure sulla popolazione umana, a togliere diritti e a chiedere pagamenti. Firmate e condividete la nostra petizione per dire No alle Scie Chimiche: https://signshare.org/p/6 MASSIMA CONDIVISIONE!!! Cosa c'è nella scia? Elenco dei contenuti - Ossido di alluminio - Arsenico - Bacilli e funghi - Piombo - Metilalluminio - Trifluoruro di azoto - Psedumonas (nome proprio dato al genere di bacilli aerobi gram-negativi e causa di infezioni umane) - Selenio - Stronzio - Batteri sconosciuti - Sali di bario - Cadmio - Cromo - Sali di litio (stupefacenti per l'uomo) - Spore di muffa - Nichel - Cesio radioattivo - Particelle di titanio - Anidride solforosa - Microtossine prodotte da funghi - Tritanato di bario - Enterobacteriaceae - Mercurio - fibre di vetro con fibre di alluminio e polimeri (possono essere auto-assemblate) Firmate e condividete la nostra petizione per dire No alle Scie Chimiche: https://signshare.org/p/6 MASSIMA CONDIVISIONE!!!
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  • I tre pilastri fondamentali dell'intelligenza artificiale, secondo Elon Musk
    Elon Musk ha espresso nuovamente le sue preoccupazioni riguardo ai potenziali pericoli dell'intelligenza artificiale durante un recente podcast, indicando tre elementi chiave per garantire uno sviluppo positivo della tecnologia.

    Il fondatore di Tesla e SpaceX ha ribadito i suoi timori legati allo sviluppo dell'intelligenza artificiale durante una conversazione con il miliardario indiano Nikhil Kamath, cofondatore del broker Zerodha. Nel corso del podcast "People by WTF", diventato virale su YouTube con oltre sei milioni di visualizzazioni in due giorni, Musk ha sottolineato come non esista alcuna garanzia che l'IA possa condurre a un futuro positivo per l'umanità. Le tecnologie, secondo il CEO di Tesla, portano con sé un rischio intrinseco di risultare potenzialmente distruttive.

    La ricetta proposta dal magnate tecnologico per scongiurare scenari catastrofici si basa su tre pilastri fondamentali: il primo, e forse il più urgente, riguarda la necessità che i sistemi di IA perseguano rigorosamente la verità anziché assimilare e ripetere informazioni inesatte. Secondo Musk, un'IA che apprende da fonti online rischia di incorporare numerose falsità, con conseguenti difficoltà nel ragionamento logico dovute all'incompatibilità tra le menzogne acquisite e la realtà oggettiva. Il miliardario ha affermato che costringere un'intelligenza artificiale a credere a informazioni false potrebbe letteralmente farla impazzire, conducendola a conclusioni errate.

    Del resto, le cosiddette "allucinazioni", ovvero le risposte errate o fuorvianti generate dai modelli di IA, costituiscono una delle sfide più evidenti per il settore. Un esempio concreto si è verificato all'inizio del 2025, quando una funzione di Apple Intelligence su iPhone ha generato notifiche contenenti notizie false. Tra i casi più eclatanti, un riassunto errato proveniente dall'app BBC News aveva annunciato prematuramente la vittoria del giocatore britannico Luke Littler al Campionato del Mondo di Freccette PDC, quando in realtà la finale si sarebbe disputata solo il giorno seguente.

    Musk, che ha abbandonato il consiglio di amministrazione di OpenAI dopo esserne stato cofondatore insieme a Sam Altman, ha sviluppato attraverso xAI il chatbot Grok, lanciato nel novembre 2023. Il CEO ha più volte criticato OpenAI per aver deviato dalla missione originaria di organizzazione no-profit dedicata allo sviluppo sicuro dell'IA dopo il lancio di ChatGPT.

    Tornando ai pilastri fondamentali dell'IA, secondo la sua visione anche la bellezza e la curiosità rivestono un ruolo cruciale: l'IA dovrebbe sviluppare un apprezzamento estetico e manifestare il desiderio di comprendere maggiormente la natura della realtà. Per Musk, l'umanità è più interessante delle macchine, ed è per questo che le aziende dovrebbero interessarsi maggiormente alla continuazione e alla prosperità del genere umano, piuttosto che a tecnologie che potrebbero portarla all'estinzione.

    Le preoccupazioni espresse dal CEO di Tesla trovano eco nelle dichiarazioni di Geoffrey Hinton, informatico e premio Nobel noto come il "Padrino dell'IA". A giugno, l'ex vicepresidente di Google ha stimato una probabilità compresa tra il 10% e il 20% che l'intelligenza artificiale possa portare all'estinzione umana nei prossimi tre decenni, esprimendo allarme per i comportamenti di auto-preservazione già osservati in alcuni sistemi di IA e sottolineando la necessità di una collaborazione internazionale per prevenire esiti catastrofici. A ottobre, lo stesso Hinton ha firmato un appello globale, insieme a centinaia di figure pubbliche, in cui si chiede che venga proibito lo sviluppo della superintelligenza.

    Source: https://www.hwupgrade.it/news/web/i-tre-pilastri-fondamentali-dell-intelligenza-artificiale-secondo-elon-musk_147090.html
    I tre pilastri fondamentali dell'intelligenza artificiale, secondo Elon Musk Elon Musk ha espresso nuovamente le sue preoccupazioni riguardo ai potenziali pericoli dell'intelligenza artificiale durante un recente podcast, indicando tre elementi chiave per garantire uno sviluppo positivo della tecnologia. Il fondatore di Tesla e SpaceX ha ribadito i suoi timori legati allo sviluppo dell'intelligenza artificiale durante una conversazione con il miliardario indiano Nikhil Kamath, cofondatore del broker Zerodha. Nel corso del podcast "People by WTF", diventato virale su YouTube con oltre sei milioni di visualizzazioni in due giorni, Musk ha sottolineato come non esista alcuna garanzia che l'IA possa condurre a un futuro positivo per l'umanità. Le tecnologie, secondo il CEO di Tesla, portano con sé un rischio intrinseco di risultare potenzialmente distruttive. La ricetta proposta dal magnate tecnologico per scongiurare scenari catastrofici si basa su tre pilastri fondamentali: il primo, e forse il più urgente, riguarda la necessità che i sistemi di IA perseguano rigorosamente la verità anziché assimilare e ripetere informazioni inesatte. Secondo Musk, un'IA che apprende da fonti online rischia di incorporare numerose falsità, con conseguenti difficoltà nel ragionamento logico dovute all'incompatibilità tra le menzogne acquisite e la realtà oggettiva. Il miliardario ha affermato che costringere un'intelligenza artificiale a credere a informazioni false potrebbe letteralmente farla impazzire, conducendola a conclusioni errate. Del resto, le cosiddette "allucinazioni", ovvero le risposte errate o fuorvianti generate dai modelli di IA, costituiscono una delle sfide più evidenti per il settore. Un esempio concreto si è verificato all'inizio del 2025, quando una funzione di Apple Intelligence su iPhone ha generato notifiche contenenti notizie false. Tra i casi più eclatanti, un riassunto errato proveniente dall'app BBC News aveva annunciato prematuramente la vittoria del giocatore britannico Luke Littler al Campionato del Mondo di Freccette PDC, quando in realtà la finale si sarebbe disputata solo il giorno seguente. Musk, che ha abbandonato il consiglio di amministrazione di OpenAI dopo esserne stato cofondatore insieme a Sam Altman, ha sviluppato attraverso xAI il chatbot Grok, lanciato nel novembre 2023. Il CEO ha più volte criticato OpenAI per aver deviato dalla missione originaria di organizzazione no-profit dedicata allo sviluppo sicuro dell'IA dopo il lancio di ChatGPT. Tornando ai pilastri fondamentali dell'IA, secondo la sua visione anche la bellezza e la curiosità rivestono un ruolo cruciale: l'IA dovrebbe sviluppare un apprezzamento estetico e manifestare il desiderio di comprendere maggiormente la natura della realtà. Per Musk, l'umanità è più interessante delle macchine, ed è per questo che le aziende dovrebbero interessarsi maggiormente alla continuazione e alla prosperità del genere umano, piuttosto che a tecnologie che potrebbero portarla all'estinzione. Le preoccupazioni espresse dal CEO di Tesla trovano eco nelle dichiarazioni di Geoffrey Hinton, informatico e premio Nobel noto come il "Padrino dell'IA". A giugno, l'ex vicepresidente di Google ha stimato una probabilità compresa tra il 10% e il 20% che l'intelligenza artificiale possa portare all'estinzione umana nei prossimi tre decenni, esprimendo allarme per i comportamenti di auto-preservazione già osservati in alcuni sistemi di IA e sottolineando la necessità di una collaborazione internazionale per prevenire esiti catastrofici. A ottobre, lo stesso Hinton ha firmato un appello globale, insieme a centinaia di figure pubbliche, in cui si chiede che venga proibito lo sviluppo della superintelligenza. Source: https://www.hwupgrade.it/news/web/i-tre-pilastri-fondamentali-dell-intelligenza-artificiale-secondo-elon-musk_147090.html
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    I tre pilastri fondamentali dell'intelligenza artificiale, secondo Elon Musk
    Elon Musk ha espresso nuovamente le sue preoccupazioni riguardo ai potenziali pericoli dell'intelligenza artificiale durante un recente podcast, indicando tre elementi chiave per garantire uno sviluppo positivo della tecnologia.
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  • PARADOSSO ASSOLUTO ⚡️

    Stasera sono attraversato da un sentimento viscerale, un mix perfetto tra indignazione e rabbia. Non la resa, quella mai.
    Ma ci sono decisioni che si commentano da sole, che gridano allo scandalo prima ancora che qualcuno apra bocca. E quando a essere calpestata è la Cultura, la rabbia assume una forma ancora più precisa, più amara, più politica.
    Perché sì, in questo Paese siamo tristemente abituati a vedere professionisti catapultati in ruoli totalmente avulsi dalle loro competenze.
    Ma quando il “gioco delle sedie” arriva a colpire la Cultura – già bistrattata, ridotta a fanalino di coda nelle agende istituzionali, sottovalutata e sacrificata sempre per ultima – allora è davvero troppo.

    E diventa chiaro il disegno: la Cultura come parcheggio, come area di sosta per figure in attesa di riabilitazione, un cuscinetto morbido dove far ricadere in piedi qualcuno che certo non spicca per trasparenza o linearità gestionale.
    Milano, dove il paradosso diventa metodo.

    E così, dopo la saga tragicomica Sangiuliano–Giuli, ecco servita la nuova stagione:
    l’ex assessore alla “Rigenerazione Urbana” (che già il titolo, scusate, fa sorridere ) Giancarlo Tancredi, ora promosso a… dirigente della Direzione Cultura.
    Sì, avete letto bene. Cultura.

    Ripercorriamo in 30 secondi il capolavoro di trama:

    - Tancredi lascia il Comune nel 2021 quando diventa assessore.

    - Finisce sotto indagine («cantieropoli»), arriva l’arresto ai domiciliari.

    - Poi revoca dei domiciliari. Poi interdittiva. Poi la Cassazione la annulla.

    - Sala dichiara: “Torna pure, ma non all’Urbanistica… imbarazzerebbe”.

    SOLUZIONE? Spostiamolo alla Cultura, che tanto lì chi vuoi che si accorga di qualcosa…

    E allora la domanda, quella vera, è una sola:

    Perché? Perché proprio lì? Perché sempre lì?

    Anche evitando di puntare il dito sulla persona: cosa c’entra?
    Per quale logica, per quale visione politica, per quale strategia amministrativa la Cultura diventa la terra di nessuno in cui “svernare” in attesa di tempi migliori?
    La Cultura non è un ripiego.
    Non è un corridoio di transito.
    Non è un tappeto sotto cui spingere l’imbarazzo amministrativo.
    La Cultura è identità, visione, coraggio, innovazione, partecipazione, comunità.
    E quando la tratti come una discarica di ruoli, stai dicendo esattamente come consideri la città che dovresti governare.

    E allora sì, qualcosa di buono lo avete fatto.

    Ci avete ricordato da dove dobbiamo ripartire.
    Da una Milano Libera, non complice di questi equilibri tossici,
    non ostaggio dei giochi di potere,
    non prona alla logica del “sistemiamo qualcuno, intanto la Cultura se ne farà una ragione”.

    Nel 2027 arriveranno le amministrative.
    E grazie a voi abbiamo un esempio perfetto di come una città non vada amministrata.
    Di come la meritocrazia venga tradita.
    Di come il valore delle competenze venga calpestato.
    Di come la Cultura venga considerata sacrificabile.
    Ma noi no.
    Noi non siamo sacrificabili.
    E neanche la Cultura.

    #MilanoLibera #CulturaÈPolitica #NoAiGiochiDiPotere #Meritocrazia #Milano2027 #ParadossoAssoluto #DifendiamoLaCultura #CulturaNonÈUnParcheggio
    PARADOSSO ASSOLUTO ⚡️🤦‍♂️ Stasera sono attraversato da un sentimento viscerale, un mix perfetto tra indignazione e rabbia. Non la resa, quella mai. Ma ci sono decisioni che si commentano da sole, che gridano allo scandalo prima ancora che qualcuno apra bocca. E quando a essere calpestata è la Cultura, la rabbia assume una forma ancora più precisa, più amara, più politica. Perché sì, in questo Paese siamo tristemente abituati a vedere professionisti catapultati in ruoli totalmente avulsi dalle loro competenze. Ma quando il “gioco delle sedie” arriva a colpire la Cultura – già bistrattata, ridotta a fanalino di coda nelle agende istituzionali, sottovalutata e sacrificata sempre per ultima – allora è davvero troppo. E diventa chiaro il disegno: la Cultura come parcheggio, come area di sosta per figure in attesa di riabilitazione, un cuscinetto morbido dove far ricadere in piedi qualcuno che certo non spicca per trasparenza o linearità gestionale. 🎭 Milano, dove il paradosso diventa metodo. E così, dopo la saga tragicomica Sangiuliano–Giuli, ecco servita la nuova stagione: l’ex assessore alla “Rigenerazione Urbana” (che già il titolo, scusate, fa sorridere 😏) Giancarlo Tancredi, ora promosso a… dirigente della Direzione Cultura. Sì, avete letto bene. Cultura. 📚✨ Ripercorriamo in 30 secondi il capolavoro di trama: - Tancredi lascia il Comune nel 2021 quando diventa assessore. - Finisce sotto indagine («cantieropoli»), arriva l’arresto ai domiciliari. - Poi revoca dei domiciliari. Poi interdittiva. Poi la Cassazione la annulla. - Sala dichiara: “Torna pure, ma non all’Urbanistica… imbarazzerebbe”. 👉SOLUZIONE? Spostiamolo alla Cultura, che tanto lì chi vuoi che si accorga di qualcosa… 🎨🧩 E allora la domanda, quella vera, è una sola: Perché? Perché proprio lì? Perché sempre lì? 🙄 Anche evitando di puntare il dito sulla persona: cosa c’entra? Per quale logica, per quale visione politica, per quale strategia amministrativa la Cultura diventa la terra di nessuno in cui “svernare” in attesa di tempi migliori? La Cultura non è un ripiego. Non è un corridoio di transito. Non è un tappeto sotto cui spingere l’imbarazzo amministrativo. La Cultura è identità, visione, coraggio, innovazione, partecipazione, comunità. E quando la tratti come una discarica di ruoli, stai dicendo esattamente come consideri la città che dovresti governare. E allora sì, qualcosa di buono lo avete fatto. Ci avete ricordato da dove dobbiamo ripartire. Da una Milano Libera, non complice di questi equilibri tossici, non ostaggio dei giochi di potere, non prona alla logica del “sistemiamo qualcuno, intanto la Cultura se ne farà una ragione”. Nel 2027 arriveranno le amministrative. E grazie a voi abbiamo un esempio perfetto di come una città non vada amministrata. Di come la meritocrazia venga tradita. Di come il valore delle competenze venga calpestato. Di come la Cultura venga considerata sacrificabile. Ma noi no. Noi non siamo sacrificabili. E neanche la Cultura. ✊📚 #MilanoLibera #CulturaÈPolitica #NoAiGiochiDiPotere #Meritocrazia #Milano2027 #ParadossoAssoluto #DifendiamoLaCultura #CulturaNonÈUnParcheggio
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  • NON C’È PACE PER IL MIC

    Non mi sorprende più – lo dico con un misto di rassegnazione e tenerezza – quanto velocemente un tema culturale sparisca dal radar del popolo italiano. Forse è persino comprensibile, considerando la qualità sempre più modesta degli esempi che arrivano dall’alto: un campionario di scivoloni, leggerezze e improvvisazioni che non meritavamo .

    Non che “prima” fosse l’età dell’oro, certo. Ma agli esponenti del centrodestra attualmente al governo tocca prendersi oneri e onori, visibilità e responsabilità. E il bilancio, mi spiace, continua a precipitare: tra parenti, amici, gaffe di palazzo e teatrini da rotocalco. Prima Sangiuliano, poi Giuli, poi comprimari assortiti… un cast ormai avviato verso il proprio inevitabile quarto d’ora di vergogna.

    Doveva essere un fiore all’occhiello del Paese. Ora siamo al “Tata-fiore”.
    Un’altra vedette che aggiunge un tassello al mosaico tragicomico di un dicastero ormai percepito come zimbello, tre anni segnati da dimissioni che sembrano l’ultimo gesto minimo di dignità.

    Venerdì Piero Tatafiore, portavoce del ministro della Cultura Alessandro Giuli, si è dimesso. Le opposizioni avevano protestato dopo la pubblicazione, sul sito ufficiale del MIC, di tre comunicati legati alla campagna elettorale per le Regionali in Campania. Comunicati in cui si riportavano dichiarazioni del ministro a sostegno del candidato della destra, Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia), definito addirittura «la personificazione della cultura di governo».

    I deputati campani del PD avevano denunciato lo scivolone istituzionale: utilizzare canali dello Stato per fare propaganda politica non è solo inopportuno — è proprio un confine che non andrebbe mai superato.

    Così, davanti alle polemiche, Tatafiore ha annunciato le sue dimissioni:
    «Ho appena comunicato […] le mie immediate e irrevocabili dimissioni dall’incarico di capoufficio stampa del MIC. L’utilizzo di strumenti istituzionali per comunicazioni di natura politica è stato da parte mia un errore improprio di cui mi scuso».

    Fine della storia? Quasi.
    Perché l’episodio, di per sé, non sposterà una virgola sulle Regionali campane. È già stato inghiottito dal silenzio generale. L’ennesima notizia che evaporerà nel disinteresse: perché quando un’istituzione perde credibilità, perde anche ascolto. E il MIC, oggi, ha ben poco da offrire oltre una lunga striscia di tagli ingiustificati, retorica stanca e simboli vuoti.

    Eppure — ed è qui il punto — mentre tutto sembra sfaldarsi, resta uno spiraglio di speranza: la consapevolezza che la cultura non muore per colpa di un ministero mediocre. Resta nell’impegno di chi continua a studiare, a creare, a custodire ciò che conta. Non è una chiamata alle armi: è un promemoria, quasi intimo, che la cultura sopravvive anche quando viene maltrattata.

    Non mi scandalizza più la disaffezione degli italiani verso la cultura se i suoi rappresentanti istituzionali sono di questa caratura. Ma, proprio per questo, non smetto di pensare che sia tutto da rifare — davvero tutto.

    Guardando al 2027, spero che tra le innumerevoli urgenze del Paese ci sia ancora qualcuno capace di restituire alla Cultura la serietà e l’onore che merita. E, lo dico chiaramente, il colore politico qui conta zero se manca la sostanza: una formazione autenticamente umanistica, quella che oggi latita e lascia spazio a figure senza sottotesto, senza visione, senza profondità .

    Per ora possiamo solo prendere atto dell’ovvio: senza credibilità, nessuna promessa vale — né oggi, né domani.

    #MIC #CulturaItaliana #PoliticaCulturale #Dimissioni #Tatafiore #CulturaCheResiste #Italia2027 #CredibilitàIstituzionale #SarcasmoCulturale
    NON C’È PACE PER IL MIC Non mi sorprende più – lo dico con un misto di rassegnazione e tenerezza – quanto velocemente un tema culturale sparisca dal radar del popolo italiano. Forse è persino comprensibile, considerando la qualità sempre più modesta degli esempi che arrivano dall’alto: un campionario di scivoloni, leggerezze e improvvisazioni che non meritavamo 🍌. Non che “prima” fosse l’età dell’oro, certo. Ma agli esponenti del centrodestra attualmente al governo tocca prendersi oneri e onori, visibilità e responsabilità. E il bilancio, mi spiace, continua a precipitare: tra parenti, amici, gaffe di palazzo e teatrini da rotocalco. Prima Sangiuliano, poi Giuli, poi comprimari assortiti… un cast ormai avviato verso il proprio inevitabile quarto d’ora di vergogna. Doveva essere un fiore all’occhiello del Paese. Ora siamo al “Tata-fiore”. Un’altra vedette che aggiunge un tassello al mosaico tragicomico di un dicastero ormai percepito come zimbello, tre anni segnati da dimissioni che sembrano l’ultimo gesto minimo di dignità. Venerdì Piero Tatafiore, portavoce del ministro della Cultura Alessandro Giuli, si è dimesso. Le opposizioni avevano protestato dopo la pubblicazione, sul sito ufficiale del MIC, di tre comunicati legati alla campagna elettorale per le Regionali in Campania. Comunicati in cui si riportavano dichiarazioni del ministro a sostegno del candidato della destra, Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia), definito addirittura «la personificazione della cultura di governo». I deputati campani del PD avevano denunciato lo scivolone istituzionale: utilizzare canali dello Stato per fare propaganda politica non è solo inopportuno — è proprio un confine che non andrebbe mai superato. Così, davanti alle polemiche, Tatafiore ha annunciato le sue dimissioni: «Ho appena comunicato […] le mie immediate e irrevocabili dimissioni dall’incarico di capoufficio stampa del MIC. L’utilizzo di strumenti istituzionali per comunicazioni di natura politica è stato da parte mia un errore improprio di cui mi scuso». Fine della storia? Quasi. Perché l’episodio, di per sé, non sposterà una virgola sulle Regionali campane. È già stato inghiottito dal silenzio generale. L’ennesima notizia che evaporerà nel disinteresse: perché quando un’istituzione perde credibilità, perde anche ascolto. E il MIC, oggi, ha ben poco da offrire oltre una lunga striscia di tagli ingiustificati, retorica stanca e simboli vuoti. Eppure — ed è qui il punto — mentre tutto sembra sfaldarsi, resta uno spiraglio di speranza: la consapevolezza che la cultura non muore per colpa di un ministero mediocre. Resta nell’impegno di chi continua a studiare, a creare, a custodire ciò che conta. Non è una chiamata alle armi: è un promemoria, quasi intimo, che la cultura sopravvive anche quando viene maltrattata. Non mi scandalizza più la disaffezione degli italiani verso la cultura se i suoi rappresentanti istituzionali sono di questa caratura. Ma, proprio per questo, non smetto di pensare che sia tutto da rifare — davvero tutto. Guardando al 2027, spero che tra le innumerevoli urgenze del Paese ci sia ancora qualcuno capace di restituire alla Cultura la serietà e l’onore che merita. E, lo dico chiaramente, il colore politico qui conta zero se manca la sostanza: una formazione autenticamente umanistica, quella che oggi latita e lascia spazio a figure senza sottotesto, senza visione, senza profondità 🎭. Per ora possiamo solo prendere atto dell’ovvio: senza credibilità, nessuna promessa vale — né oggi, né domani. #MIC #CulturaItaliana #PoliticaCulturale #Dimissioni #Tatafiore #CulturaCheResiste #Italia2027 #CredibilitàIstituzionale #SarcasmoCulturale
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  • Sono uscite le previsioni di crescita dei 21 paesi della UE. L'Italia è ultima. ULTIMA come previsione 2026. Giorgetti e la Giorgia, riducendo il deficit dal 7% del 2022 al 2,8% sono riusciti ad azzerare la crescita.

    (assieme all'Irlanda noti, che però ha statistiche del PIL basate sulle tasse pagate o meno da multinazionali e per un particolare motivo ne pagano meno per cui il PIL si riduce...). Per cui se togli l'Irlanda, l'Italia è ultima

    "Giorgetti e la Giorgia, Mario Draghi e Monti, dove è la differenza ?"

    Source: https://x.com/pbecchi/status/1990872822017589626?t=DXfehuqVt43vb4M9xCwVqg&s=19
    Sono uscite le previsioni di crescita dei 21 paesi della UE. L'Italia è ultima. ULTIMA come previsione 2026. Giorgetti e la Giorgia, riducendo il deficit dal 7% del 2022 al 2,8% sono riusciti ad azzerare la crescita. (assieme all'Irlanda noti, che però ha statistiche del PIL basate sulle tasse pagate o meno da multinazionali e per un particolare motivo ne pagano meno per cui il PIL si riduce...). Per cui se togli l'Irlanda, l'Italia è ultima "Giorgetti e la Giorgia, Mario Draghi e Monti, dove è la differenza ?" Source: https://x.com/pbecchi/status/1990872822017589626?t=DXfehuqVt43vb4M9xCwVqg&s=19
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