• LA RUSSIA NON È MIA NEMICA!
    EUROPA. COSÌ È SE VI PARE!
    A marzo scorso la commissaria europea Hadja Lahbib, che ricopre l' incarico di predisporre adeguate misure in caso di emergenze, dava per la sua prima volta notizia di sé al vasto pubblico europeo, notoriamente anelante di conoscere e apprendere quanta premura mostrano le signore della commissione europea, al contrario dei loro omologhi maschili, nei confronti dei loro concittadini d' Europa. Una notizia affidata ad un video per rassicurare il popolo europeo che quand'anche fosse intervenuta una qualche spiacevole e grave emergenza, tipo un conflitto bellico, essa può essere affrontata servendosi di un kit di sopravvivenza pensato dal proprio ufficio... Qualche accenno di ilarità non pochi lo hanno avuto in prima battuta. Purtuttavia penso che già allora con quel video si voleva iniziare a diffondere, anzi ad imbastire una narrazione calamitosa funzionale a rendere oggettiva nella società civile l' immagine di un pericolo incombente, di cui non si possa sapere quando potrebbe concretizzarsi, proveniente da oriente e perciò stesso occorre stare all' erta.
    Nelle settimane scorse i media cartacei e televisivi, le principali agenzie di stampa hanno eloquentemente segnalato le continue violazioni russe degli spazi aerei di Paesi NATO, l' azione di interferenza del sistema gps del velivolo sul quale viaggiava la presidente della commissione europea, il sabotaggio dei sistemi informatici di alcuni aereoporti europei....Sempre e comunque immediatamente dopo quei fatti le autorità competenti non hanno mai dubbi su chi possa essere l' autore: la Russia..Le prove ? Non c'è né mai bisogno ....Tutti loro ( i governi e i loro prezzolati portavoce, ossia le redazioni dei mezzi di informazione) gridano allo scandalo, rimproverano la Russia di fare strame del diritto internazionale ( se ne fa frequente menzione ma chissà se sanno cosa sia, anche perché spesso lo si invoca a seconda delle circostanze e degli interessi in gioco ), di provocare danni a Paesi europei.
    Ma le ff aa ucraine non vengono forse sostenute, supportate, finanziate, alimentate anche dai Paesi europei? ..Quindi è come se avessero ufficialmente dichiarato guerra alla Russia, la quale perché non dovrebbe muovere un qualche attacco anche solo di tipo cybernetico?
    Sempreché quei droni penetrati nei cieli polacchi, estoni e tutti gli altri eventi verificatisi recentemente siano attribuibili alla Russia... Del resto le guerre, quelle che si vuole che si accendano , necessitano del casus belli... occorre, ovviamente, che sia tale che si possa giustificare ad un popolo riluttante la necessità di dichiarare finalmente guerra.
    Due giorni fa il quotidiano Il Gazzettino, giornale tra i più diffusi ( secondo Wikipedia) nel Triveneto, ha pubblicato un articolo di Laura Pace dal titolo " Attacco nucleare, cosa fare nei primi dieci minuti".
    Ebbene, dopo il suggerimento di un kit di sopravvivenza consigliato da una signora commissaria europea, un giornale italiano, il Gazzettino, riassume per i propri lettori le raccomandazioni predisposte da degli esperti ( chi siano, a quale ente appartengano non è dato di sapere) su come affrontare i primi dieci minuti successivi alla deflagrazione di una bomba nucleare. Io presumo che poi al termine dei dieci minuti si proseguirà ricorrendo al già noto kit di sopravvivenza per trascorrere incolumi le fatidiche 72 ore .
    Secondo quanto riferisce il Gazzettino non appena si scorge il lampo susseguente all' esplosione dell' ordigno atomico occorre
    immediatamente trovare un riparo sottoterra, tipo un fossato, un seminterrato, una metropolitana. Al lampo seguirà la dispersione di polvere radioattiva, quindi bisognerà sigillare, se ci si trovi in casa o in un altro ambiente similare, porte, finestre e fessure. Se si proviene dall' esterno togliersi senza indugio tutti gli abiti, farsi una doccia onde rimuovere almeno il 90 % delle polveri radioattive. Ohibò, l' articolo però non menziona  di alcun  dispositivo deputato alla rilevazione delle polveri radioattive...Come si potrà sapere quanta percentuale di polveri radioattive sono residuate?
    Il lavaggio è da farsi anche agli animali da compagnia.
    È importante non soccombere alla paura, quindi se ci trova in un ambiente chiuso rimanervi per almeno ininterrottamente ventiquattro ore, in attesa di disposizioni provenienti dalle autorità.
    L' articolo si conclude come segue :
    " Non è fantascienza, né catastrofismo da bar. È scienza !"
    Come se non bastasse pochi giorni orsono La Repubblica, Il Messaggiero, La 7....ed altre pregiate e pregevoli fonti di informazione hanno ripreso delle dichiarazioni di un ex vicecomandante della NATO, il britannico Richard Shirref, originariamente pubblicate dal Daily Mail.
    A giudizio del suddetto vice comandante se la Russia ( ancora tu, ma non dovevamo vederci più ) decidesse di sferrare un attacco la NATO, stante l' attuale sua capacità di reazione, durerebbe non più di cinque giorni e l' ordine mondiale verrebbe scardinato.
    L' attacco verrebbe da Kaliningrad, seguirebbero anche degli attacchi informatici ( delle avvisaglie, ma guarda un po', se ne sono avute nei giorni scorsi ai danni di alcuni aeroporti) contro l' Estonia (Ohibò ! Il paese natale della bella Kaja Kallas ..) e la Lituania...Numerosi blackout si avrebbero anche nel Regno Unito, in Francia e in Germania..Il giorno successivo, dichiara ancora l' ex vice comandante, la Cina ( poteva mancare l' altro Paese che
    " minaccia " gli interessi statunitensi?) annuncerebbe ( urbi et orbi ) di sostenere la Russia e poche ore dopo l' annuncio invaderebbe Taiwan.
    La fine della NATO.
    Quale potrebbe essere il messaggio subliminale che si accompagna alla narrazione bellicista che si va costituendo giorno dopo giorno...Forse la seguente?
    "Cittadini e cittadine europee se volete che l' ordine mondiale non venga scardinato occorre rafforzare la NATO... già l' UE ha individuato una soluzione: sostenere l' industria del complesso militare industriale incrementando la spesa che necessita accettando di veder decrescere quella fino ad ora riservata all' istruzione, sanità, previdenza, edilizia pubblica..
    LA RUSSIA NON È MIA NEMICA! EUROPA. COSÌ È SE VI PARE! A marzo scorso la commissaria europea Hadja Lahbib, che ricopre l' incarico di predisporre adeguate misure in caso di emergenze, dava per la sua prima volta notizia di sé al vasto pubblico europeo, notoriamente anelante di conoscere e apprendere quanta premura mostrano le signore della commissione europea, al contrario dei loro omologhi maschili, nei confronti dei loro concittadini d' Europa. Una notizia affidata ad un video per rassicurare il popolo europeo che quand'anche fosse intervenuta una qualche spiacevole e grave emergenza, tipo un conflitto bellico, essa può essere affrontata servendosi di un kit di sopravvivenza pensato dal proprio ufficio... Qualche accenno di ilarità non pochi lo hanno avuto in prima battuta. Purtuttavia penso che già allora con quel video si voleva iniziare a diffondere, anzi ad imbastire una narrazione calamitosa funzionale a rendere oggettiva nella società civile l' immagine di un pericolo incombente, di cui non si possa sapere quando potrebbe concretizzarsi, proveniente da oriente e perciò stesso occorre stare all' erta. Nelle settimane scorse i media cartacei e televisivi, le principali agenzie di stampa hanno eloquentemente segnalato le continue violazioni russe degli spazi aerei di Paesi NATO, l' azione di interferenza del sistema gps del velivolo sul quale viaggiava la presidente della commissione europea, il sabotaggio dei sistemi informatici di alcuni aereoporti europei....Sempre e comunque immediatamente dopo quei fatti le autorità competenti non hanno mai dubbi su chi possa essere l' autore: la Russia..Le prove ? Non c'è né mai bisogno ....Tutti loro ( i governi e i loro prezzolati portavoce, ossia le redazioni dei mezzi di informazione) gridano allo scandalo, rimproverano la Russia di fare strame del diritto internazionale ( se ne fa frequente menzione ma chissà se sanno cosa sia, anche perché spesso lo si invoca a seconda delle circostanze e degli interessi in gioco ), di provocare danni a Paesi europei. Ma le ff aa ucraine non vengono forse sostenute, supportate, finanziate, alimentate anche dai Paesi europei? ..Quindi è come se avessero ufficialmente dichiarato guerra alla Russia, la quale perché non dovrebbe muovere un qualche attacco anche solo di tipo cybernetico? Sempreché quei droni penetrati nei cieli polacchi, estoni e tutti gli altri eventi verificatisi recentemente siano attribuibili alla Russia... Del resto le guerre, quelle che si vuole che si accendano , necessitano del casus belli... occorre, ovviamente, che sia tale che si possa giustificare ad un popolo riluttante la necessità di dichiarare finalmente guerra. Due giorni fa il quotidiano Il Gazzettino, giornale tra i più diffusi ( secondo Wikipedia) nel Triveneto, ha pubblicato un articolo di Laura Pace dal titolo " Attacco nucleare, cosa fare nei primi dieci minuti". Ebbene, dopo il suggerimento di un kit di sopravvivenza consigliato da una signora commissaria europea, un giornale italiano, il Gazzettino, riassume per i propri lettori le raccomandazioni predisposte da degli esperti ( chi siano, a quale ente appartengano non è dato di sapere) su come affrontare i primi dieci minuti successivi alla deflagrazione di una bomba nucleare. Io presumo che poi al termine dei dieci minuti si proseguirà ricorrendo al già noto kit di sopravvivenza per trascorrere incolumi le fatidiche 72 ore . Secondo quanto riferisce il Gazzettino non appena si scorge il lampo susseguente all' esplosione dell' ordigno atomico occorre immediatamente trovare un riparo sottoterra, tipo un fossato, un seminterrato, una metropolitana. Al lampo seguirà la dispersione di polvere radioattiva, quindi bisognerà sigillare, se ci si trovi in casa o in un altro ambiente similare, porte, finestre e fessure. Se si proviene dall' esterno togliersi senza indugio tutti gli abiti, farsi una doccia onde rimuovere almeno il 90 % delle polveri radioattive. Ohibò, l' articolo però non menziona  di alcun  dispositivo deputato alla rilevazione delle polveri radioattive...Come si potrà sapere quanta percentuale di polveri radioattive sono residuate? Il lavaggio è da farsi anche agli animali da compagnia. È importante non soccombere alla paura, quindi se ci trova in un ambiente chiuso rimanervi per almeno ininterrottamente ventiquattro ore, in attesa di disposizioni provenienti dalle autorità. L' articolo si conclude come segue : " Non è fantascienza, né catastrofismo da bar. È scienza !" Come se non bastasse pochi giorni orsono La Repubblica, Il Messaggiero, La 7....ed altre pregiate e pregevoli fonti di informazione hanno ripreso delle dichiarazioni di un ex vicecomandante della NATO, il britannico Richard Shirref, originariamente pubblicate dal Daily Mail. A giudizio del suddetto vice comandante se la Russia ( ancora tu, ma non dovevamo vederci più ) decidesse di sferrare un attacco la NATO, stante l' attuale sua capacità di reazione, durerebbe non più di cinque giorni e l' ordine mondiale verrebbe scardinato. L' attacco verrebbe da Kaliningrad, seguirebbero anche degli attacchi informatici ( delle avvisaglie, ma guarda un po', se ne sono avute nei giorni scorsi ai danni di alcuni aeroporti) contro l' Estonia (Ohibò ! Il paese natale della bella Kaja Kallas ..) e la Lituania...Numerosi blackout si avrebbero anche nel Regno Unito, in Francia e in Germania..Il giorno successivo, dichiara ancora l' ex vice comandante, la Cina ( poteva mancare l' altro Paese che " minaccia " gli interessi statunitensi?) annuncerebbe ( urbi et orbi ) di sostenere la Russia e poche ore dopo l' annuncio invaderebbe Taiwan. La fine della NATO. Quale potrebbe essere il messaggio subliminale che si accompagna alla narrazione bellicista che si va costituendo giorno dopo giorno...Forse la seguente? "Cittadini e cittadine europee se volete che l' ordine mondiale non venga scardinato occorre rafforzare la NATO... già l' UE ha individuato una soluzione: sostenere l' industria del complesso militare industriale incrementando la spesa che necessita accettando di veder decrescere quella fino ad ora riservata all' istruzione, sanità, previdenza, edilizia pubblica..
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  • MATTEO GRACIS sullo SCIOPERA di LUNEDI' 22 Settembre!
    “Vergogna, avete messo a ferro e fuoco l’Italia, pagate i danni, a cosa è servito scioperare?”

    5 cose di numero, sugli scioperi di ieri.

    La prima: continuate a farvi fare puntualmente il lavaggio del cervello da politica e mass media. Vi mostrano quattro idioti di numero che spaccano una vetrina o lanciano un sasso ed ecco che non vedete altro. Ieri in Italia hanno manifestato pacificamente centinaia di migliaia di persone, i violenti saranno stati lo 0 virgola qualcosa per cento ma tanto basta per delegittimare le proteste. Senza considerare l’ipotesi di infiltrati, perché non sarebbe la prima volta.

    Seconda considerazione: e avanti di nuovo e sempre con il gioco delle fazioni, le tifoserie da stadio, le guerre tra poveri, anche sto giro dritti dentro la trappola del divide et impera, con la quale vi si inculano da 2mila anni. Destra sinistra fascisti comunisti e sto giro, chi ha manifestato e chi no, dunque continuiamo a dividerci evitando di unirci contro gli unici veri nemici, le élite dominanti.

    Terza riflessione: "A cosa è servito scioperare? Così non si risolve nulla!"
    Ora, molti di voi sono troppo giovani o troppo ignoranti per sapere che… tutte le più grandi conquiste a livello di diritti sociali e civili dell’epoca contemporanea, in Italia e nel mondo, sono state ottenute attraverso scioperi e azioni di disobbedienza. Se oggi molti di voi hanno determinati diritti e privilegi nel lavoro, nella scuola, nella sanità pubblica e in generale nella vostra quotidianità, è solo grazie a persone che prima di voi hanno scioperato, disobbedito e si sono ribellate.

    Quarto pensiero: molti là fuori sono affascinati dall’idea di rivoluzione, di cambiamento, perché... "questo sistema fa schifo, questa società è tutta sballata, dobbiamo mandare a casa i politici e sistemare le cose", poi però, di fronte al primo rigurgito di ribellione del popolo, ecco che non va più bene "perché così non si fa, non sono questi i modi, ok manifestare ma con educazione"… signori, la rivoluzione non si fa chiedendo il permesso. Smettetela di fare i guardiani della Matrix.

    E infine a tutti coloro che si sono lamentati per i disagi che hanno dovuto subire ieri a causa degli scioperi, vorrei ricordare che è in corso un fottuto genocidio, un massacro di esseri umani, a partire da donne e bambini inermi e innocenti. I vostri disagi sono nulla rispetto a quello che sta succedendo a un intero popolo la cui unica colpa è stata nascere in un angolo di mondo sfigato. Se non lo capite evidentemente non vi rendete conto di cosa siano le priorità e il senso della vita.

    Di fronte a una delle pagine più nere della storia dell’umanità, protestare, scioperare, disobbedire… è il minimo che possiamo fare.

    Dunque oggi e sempre… Lunga vita ai ribelli.
    MATTEO GRACIS sullo SCIOPERA di LUNEDI' 22 Settembre! “Vergogna, avete messo a ferro e fuoco l’Italia, pagate i danni, a cosa è servito scioperare?” 5 cose di numero, sugli scioperi di ieri. 🇵🇸 La prima: continuate a farvi fare puntualmente il lavaggio del cervello da politica e mass media. Vi mostrano quattro idioti di numero che spaccano una vetrina o lanciano un sasso ed ecco che non vedete altro. Ieri in Italia hanno manifestato pacificamente centinaia di migliaia di persone, i violenti saranno stati lo 0 virgola qualcosa per cento ma tanto basta per delegittimare le proteste. Senza considerare l’ipotesi di infiltrati, perché non sarebbe la prima volta. Seconda considerazione: e avanti di nuovo e sempre con il gioco delle fazioni, le tifoserie da stadio, le guerre tra poveri, anche sto giro dritti dentro la trappola del divide et impera, con la quale vi si inculano da 2mila anni. Destra sinistra fascisti comunisti e sto giro, chi ha manifestato e chi no, dunque continuiamo a dividerci evitando di unirci contro gli unici veri nemici, le élite dominanti. Terza riflessione: "A cosa è servito scioperare? Così non si risolve nulla!" Ora, molti di voi sono troppo giovani o troppo ignoranti per sapere che… tutte le più grandi conquiste a livello di diritti sociali e civili dell’epoca contemporanea, in Italia e nel mondo, sono state ottenute attraverso scioperi e azioni di disobbedienza. Se oggi molti di voi hanno determinati diritti e privilegi nel lavoro, nella scuola, nella sanità pubblica e in generale nella vostra quotidianità, è solo grazie a persone che prima di voi hanno scioperato, disobbedito e si sono ribellate. Quarto pensiero: molti là fuori sono affascinati dall’idea di rivoluzione, di cambiamento, perché... "questo sistema fa schifo, questa società è tutta sballata, dobbiamo mandare a casa i politici e sistemare le cose", poi però, di fronte al primo rigurgito di ribellione del popolo, ecco che non va più bene "perché così non si fa, non sono questi i modi, ok manifestare ma con educazione"… signori, la rivoluzione non si fa chiedendo il permesso. Smettetela di fare i guardiani della Matrix. E infine a tutti coloro che si sono lamentati per i disagi che hanno dovuto subire ieri a causa degli scioperi, vorrei ricordare che è in corso un fottuto genocidio, un massacro di esseri umani, a partire da donne e bambini inermi e innocenti. I vostri disagi sono nulla rispetto a quello che sta succedendo a un intero popolo la cui unica colpa è stata nascere in un angolo di mondo sfigato. Se non lo capite evidentemente non vi rendete conto di cosa siano le priorità e il senso della vita. Di fronte a una delle pagine più nere della storia dell’umanità, protestare, scioperare, disobbedire… è il minimo che possiamo fare. Dunque oggi e sempre… Lunga vita ai ribelli.
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  • SECONDO ROUND PER LA DEMOCRAZIA
    (mai demordere, mai arretrare)

    Dimenticate i sequel cinematografici . Qui non c’è finzione: c’è la vera battaglia per il futuro del Paese.
    Sì, siamo in un momento storico drammatico, dove guerre e crisi monopolizzano l’attenzione. Ma proprio perché il mondo brucia non possiamo permettere che la voce dei cittadini venga soffocata, che la politica vera venga cancellata dall’indifferenza o da sistemi che ci tolgono il diritto di scegliere.

    Archiviata l’esperienza di “Io voglio scegliere”, oggi si rinnova il percorso con il Comitato Iniziative Popolari, nato da donne e uomini che non si arrendono. Perché la riforma della legge elettorale non è un tecnicismo: è il punto da cui tutto ricomincia.
    Non lasciamoci anestetizzare dall’astensionismo o dalla rassegnazione del “sono tutti uguali”. Questa è la nostra seconda chance.

    Il Comitato è aperto a tutti i cittadini e le cittadine che credono ancora nei valori di Democrazia, Libertà, Solidarietà, Sussidiarietà ed Eguaglianza, così come sanciti dalla nostra Costituzione .
    Non ha fini di lucro. Ha fini di dignità, di verità, di partecipazione.
    E oggi basta una firma — finalmente elettronica — per rimettere in moto una Democrazia interrotta.

    Il 10 settembre, nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, sono state presentate due Leggi di Iniziativa Popolare:

    1️⃣ Una ordinaria, che restituisce ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti con un sistema elettorale proporzionale, senza soglie di sbarramento né premi di maggioranza, con preferenze di genere equilibrate.
    2️⃣ Una costituzionale, che propone un sistema di governo basato sul modello del Cancellierato tedesco: un premier scelto dal Parlamento, forte nei poteri ma responsabile, revocabile solo con una sfiducia costruttiva. Un’alternativa seria e democratica al premierato elettivo che rischia di indebolire le istituzioni.

    Tutti i dettagli sul sito:
    www.comitatoiniziativepopolari.it

    Seguite gli aggiornamenti su Facebook :

    https://www.facebook.com/share/16Avj3bJvW/

    e Instagram:

    https://www.instagram.com/comitatoiniziativepopolari?igsh=N25haTh6emg0YzZv

    Adesso tocca a noi. Non basta indignarsi, bisogna agire.
    Firmate. Partecipate. Condividete. Fate vostra questa battaglia.
    Perché la Democrazia vive solo se noi la difendiamo.
    Io ci sono, pronto a fare squadra su Milano e dare tutto il supporto possibile.

    Vi aspettiamo.

    #IniziativePopolari #SecondoRound #IoVoglioScegliere #DemocraziaViva #Partecipazione #Lip #firmaperlademocrazia
    ✊ SECONDO ROUND PER LA DEMOCRAZIA (mai demordere, mai arretrare) Dimenticate i sequel cinematografici 🎬. Qui non c’è finzione: c’è la vera battaglia per il futuro del Paese. Sì, siamo in un momento storico drammatico, dove guerre e crisi monopolizzano l’attenzione. Ma proprio perché il mondo brucia 🌍🔥 non possiamo permettere che la voce dei cittadini venga soffocata, che la politica vera venga cancellata dall’indifferenza o da sistemi che ci tolgono il diritto di scegliere. 👉 Archiviata l’esperienza di “Io voglio scegliere”, oggi si rinnova il percorso con il Comitato Iniziative Popolari, nato da donne e uomini che non si arrendono. Perché la riforma della legge elettorale non è un tecnicismo: è il punto da cui tutto ricomincia. Non lasciamoci anestetizzare dall’astensionismo o dalla rassegnazione del “sono tutti uguali”. Questa è la nostra seconda chance. Il Comitato è aperto a tutti i cittadini e le cittadine che credono ancora nei valori di Democrazia, Libertà, Solidarietà, Sussidiarietà ed Eguaglianza, così come sanciti dalla nostra Costituzione 📜🇮🇹. Non ha fini di lucro. Ha fini di dignità, di verità, di partecipazione. 💻 E oggi basta una firma — finalmente elettronica — per rimettere in moto una Democrazia interrotta. 📌 Il 10 settembre, nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, sono state presentate due Leggi di Iniziativa Popolare: 1️⃣ Una ordinaria, che restituisce ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti con un sistema elettorale proporzionale, senza soglie di sbarramento né premi di maggioranza, con preferenze di genere equilibrate. 2️⃣ Una costituzionale, che propone un sistema di governo basato sul modello del Cancellierato tedesco: un premier scelto dal Parlamento, forte nei poteri ma responsabile, revocabile solo con una sfiducia costruttiva. Un’alternativa seria e democratica al premierato elettivo che rischia di indebolire le istituzioni. ℹ️ Tutti i dettagli sul sito: www.comitatoiniziativepopolari.it 📲 Seguite gli aggiornamenti su Facebook : https://www.facebook.com/share/16Avj3bJvW/ e Instagram: https://www.instagram.com/comitatoiniziativepopolari?igsh=N25haTh6emg0YzZv 💡 Adesso tocca a noi. Non basta indignarsi, bisogna agire. Firmate. Partecipate. Condividete. Fate vostra questa battaglia. Perché la Democrazia vive solo se noi la difendiamo. Io ci sono, pronto a fare squadra su Milano e dare tutto il supporto possibile. ➡️ Vi aspettiamo. #IniziativePopolari #SecondoRound #IoVoglioScegliere #DemocraziaViva #Partecipazione #Lip #firmaperlademocrazia
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  • Addio a Charlie Kirk, simbolo del conservatorismo militante.

    Colpisce ancora l’odio progressista (e, stando ai fatti, “progressivo”) dei jihadisti woke della composita e (a tratti) liberal-democratica società statunitense.
    Questa volta non si tratta di minacce, censura o procedimenti disciplinari inferti a qualche professore universitario (come Jordan B. Peterson) o ad altri presunti “neofascisti” conservatori, bensì di un colpo fatale che ha spezzato la vita al tanto amato quanto odiato trentunenne Charlie Kirk.
    Una morte improvvisa, avvenuta il 10 settembre, causata da un proiettile sparato conprecisione al collo di Kirk mentre l’audace conservatore trumpiano stava tenendo uno dei suoi consueti dibattiti aperti al campus della Utah Valley University.
    Devoto cristiano evangelico (vicino alla conversione cattolica), marito e padre amorevole, da sempre impegnato nella difesa dei valori cristiani e della libertà di parola, Charlie Kirk ha affrontato con coraggio ed enorme dedizione folle di collegiali woke schierati a favore di aborto, immigrazionismo clandestino e ideologia gender.
    Era noto per la sua appartenenza al movimento MAGA e per l’instancabile attivismo nella sua onlus Turning Point USA (rete studentesca co-fondata con Bill Montgomery alla tenera età di 18 anni e oggi diffusa in migliaia di campus, capace di ispirare milioni di giovani a pensare con la propria testa).
    La presenza sulle reti sociali e il successo del suo podcast (“The Charlie Kirk Show”), oltre a numerose apparizioni pubbliche e provocatorie nei campus universitari, lo avevano reso inarrestabile e alquanto scomodo alla comunità progressista.

    Rimarranno nella storia i suoi arguti dibattiti nei college (da lui considerati campi di indottrinamento al pensiero di sinistra ed ostacolo ad una sana ed efficiente istruzione) dove, invitando anche i woke più estremi e ostili al confronto libero e diretto, rispondeva con maestria e schiettezza alle obiezioni e provocazioni più assurde lasciando (quasi) sempre spiazzati i suoi più inferociti interlocutori.

    I temi più dibattuti sono stati: l’aborto (fermamente condannato da un dichiarato “provita” come Kirk), l’apertura dei confini nazionali e il giustificazionismo dell’immigrazione clandestina (tanto cara e difesa dai paladini woke), la libertà di parola e di religione (argomento scottante per i giovani progressisti, sempre molto inclusivi con i musulmani e le
    loro pretese, ma severi censori del cristianesimo), le folli politiche di “inclusione” di transgender e altri soggetti non ascrivibili al “discriminatorio e bigotto” (ma pur sempre “naturale”) sistema binario in competizioni sportive, prigioni, bagni pubblici, spogliatoi ecc., i benefici della politica Trump sulla vita ed economia americana, il libero mercato, il governo
    limitato e la libertà (oltre che responsabilità) individuale.

    In relazione a questi ultimi temi Kirk, come altri noti conservatori, ha sempre criticato (fornendo dati incontestabili) i sistemi socialisti, comunisti e quelli improntati su forme di anarchia sociale (sostenuti da lobby neomarxiste come Black Lives Matter ed estremisti ecologisti legati a Greta Thunberg).
    Insomma, un boccone troppo amaro per il collegiale medio americano, intriso di contorte ideologie e di quel patologico vittimismo che contraddistingue larga parte della gioventù cresciuta sotto i governi Obama/Biden, il costante bombardamento di messaggi luciferini (provenienti da musica e film) e di una narrazione contraddittoria e falsata da personaggi politici e autorità scolastiche.
    Ultimo ma non meno importante, la sua critica ad Hamas e alle ondate di chiara discriminazione e violenza nei confronti di studenti ebrei da parte di pacifici rivoltosi woke “propal” armati di bandiere palestinesi e arcobaleno (non per tutti un chiaro ossimoro) ma
    incapaci di indicare su una cartina la striscia di Gaza o di comprendere le origini di questo doloroso conflitto.
    È innegabile che Charlie avesse un dono speciale: nessuno come lui sapeva toccare il cuore dei giovani attraverso la verità e l'esercizio della ragione. Usando il dialogo costruiva ponti, dove altri alimentavano divisioni, in grado di unire persone diverse nella sola autentica Verità che alberga in fondo all’animo di ciascun uomo.
    Sapeva ascoltare, incoraggiare i giovani a porsi domande su quanto veicolato dalla narrazione dominante. Invitava inoltre ragazzi e ragazze a non rinunciare a matrimonio e figli per una vita incentrata sulla sola carriera professionale.

    Charlie credeva fermamente che la verità si forgiasse nel dialogo e non nel silenzio imposto dalla paura. Come diceva lui stesso:
    “Quando le persone smettono di parlare, è allora che avviene la violenza. È allora che avvengono le guerre civili perché inizi a pensare che l'altra parte sia così malvagia, e perde la sua umanità”.
    Messaggi di sentito cordoglio sono arrivati dall’amico presidente Donald Trump, da Benjamin Netanyahu e dal fronte conservatore ma anche dalla nostra onlus Pro Vita e Famiglia che lo ha ricordato come un martire nella lotta a difesa della Famiglia e della Vita fin dal suo concepimento.
    Mentre sorge il timore di nuovi attentati a personalità conservatrici (quali Matt Walsh, Ben Shapiro, Michael Knowles e Douglas Murray) vicine a Kirk e impegnate in prima linea nelle stesse campagne, tutti noi ci uniamo in preghiera affinché non accadano più tali tragedie e ci
    siano sorveglianza e sistemi di sicurezza più incisivi in occasione di simili comizi.

    Un proiettile sventato (come accaduto al presidente Trump) può arrivare a destinazione in successive occasioni.
    Il brutale omicidio di Kirk è un triste e chiaro promemoria che la libertà non è mai scontata.
    Charlie mancherà a moltissime persone ma la sua eredità rimarrà nel cuore di chi lo ha amato e forse anche in quello di alcuni suoi detrattori ai quali è stata sempre data piena libertà di controbatterlo e accusarlo di bigottismo e fascismo.
    “Una famiglia forte, radicata nella fede, è la prima linea di difesa in un mondo in rovina”
    Charlie Kirk (1993-2025)
    RIP

    Irene V.
    Addio a Charlie Kirk, simbolo del conservatorismo militante. Colpisce ancora l’odio progressista (e, stando ai fatti, “progressivo”) dei jihadisti woke della composita e (a tratti) liberal-democratica società statunitense. Questa volta non si tratta di minacce, censura o procedimenti disciplinari inferti a qualche professore universitario (come Jordan B. Peterson) o ad altri presunti “neofascisti” conservatori, bensì di un colpo fatale che ha spezzato la vita al tanto amato quanto odiato trentunenne Charlie Kirk. Una morte improvvisa, avvenuta il 10 settembre, causata da un proiettile sparato conprecisione al collo di Kirk mentre l’audace conservatore trumpiano stava tenendo uno dei suoi consueti dibattiti aperti al campus della Utah Valley University. Devoto cristiano evangelico (vicino alla conversione cattolica), marito e padre amorevole, da sempre impegnato nella difesa dei valori cristiani e della libertà di parola, Charlie Kirk ha affrontato con coraggio ed enorme dedizione folle di collegiali woke schierati a favore di aborto, immigrazionismo clandestino e ideologia gender. Era noto per la sua appartenenza al movimento MAGA e per l’instancabile attivismo nella sua onlus Turning Point USA (rete studentesca co-fondata con Bill Montgomery alla tenera età di 18 anni e oggi diffusa in migliaia di campus, capace di ispirare milioni di giovani a pensare con la propria testa). La presenza sulle reti sociali e il successo del suo podcast (“The Charlie Kirk Show”), oltre a numerose apparizioni pubbliche e provocatorie nei campus universitari, lo avevano reso inarrestabile e alquanto scomodo alla comunità progressista. Rimarranno nella storia i suoi arguti dibattiti nei college (da lui considerati campi di indottrinamento al pensiero di sinistra ed ostacolo ad una sana ed efficiente istruzione) dove, invitando anche i woke più estremi e ostili al confronto libero e diretto, rispondeva con maestria e schiettezza alle obiezioni e provocazioni più assurde lasciando (quasi) sempre spiazzati i suoi più inferociti interlocutori. I temi più dibattuti sono stati: l’aborto (fermamente condannato da un dichiarato “provita” come Kirk), l’apertura dei confini nazionali e il giustificazionismo dell’immigrazione clandestina (tanto cara e difesa dai paladini woke), la libertà di parola e di religione (argomento scottante per i giovani progressisti, sempre molto inclusivi con i musulmani e le loro pretese, ma severi censori del cristianesimo), le folli politiche di “inclusione” di transgender e altri soggetti non ascrivibili al “discriminatorio e bigotto” (ma pur sempre “naturale”) sistema binario in competizioni sportive, prigioni, bagni pubblici, spogliatoi ecc., i benefici della politica Trump sulla vita ed economia americana, il libero mercato, il governo limitato e la libertà (oltre che responsabilità) individuale. In relazione a questi ultimi temi Kirk, come altri noti conservatori, ha sempre criticato (fornendo dati incontestabili) i sistemi socialisti, comunisti e quelli improntati su forme di anarchia sociale (sostenuti da lobby neomarxiste come Black Lives Matter ed estremisti ecologisti legati a Greta Thunberg). Insomma, un boccone troppo amaro per il collegiale medio americano, intriso di contorte ideologie e di quel patologico vittimismo che contraddistingue larga parte della gioventù cresciuta sotto i governi Obama/Biden, il costante bombardamento di messaggi luciferini (provenienti da musica e film) e di una narrazione contraddittoria e falsata da personaggi politici e autorità scolastiche. Ultimo ma non meno importante, la sua critica ad Hamas e alle ondate di chiara discriminazione e violenza nei confronti di studenti ebrei da parte di pacifici rivoltosi woke “propal” armati di bandiere palestinesi e arcobaleno (non per tutti un chiaro ossimoro) ma incapaci di indicare su una cartina la striscia di Gaza o di comprendere le origini di questo doloroso conflitto. È innegabile che Charlie avesse un dono speciale: nessuno come lui sapeva toccare il cuore dei giovani attraverso la verità e l'esercizio della ragione. Usando il dialogo costruiva ponti, dove altri alimentavano divisioni, in grado di unire persone diverse nella sola autentica Verità che alberga in fondo all’animo di ciascun uomo. Sapeva ascoltare, incoraggiare i giovani a porsi domande su quanto veicolato dalla narrazione dominante. Invitava inoltre ragazzi e ragazze a non rinunciare a matrimonio e figli per una vita incentrata sulla sola carriera professionale. Charlie credeva fermamente che la verità si forgiasse nel dialogo e non nel silenzio imposto dalla paura. Come diceva lui stesso: “Quando le persone smettono di parlare, è allora che avviene la violenza. È allora che avvengono le guerre civili perché inizi a pensare che l'altra parte sia così malvagia, e perde la sua umanità”. Messaggi di sentito cordoglio sono arrivati dall’amico presidente Donald Trump, da Benjamin Netanyahu e dal fronte conservatore ma anche dalla nostra onlus Pro Vita e Famiglia che lo ha ricordato come un martire nella lotta a difesa della Famiglia e della Vita fin dal suo concepimento. Mentre sorge il timore di nuovi attentati a personalità conservatrici (quali Matt Walsh, Ben Shapiro, Michael Knowles e Douglas Murray) vicine a Kirk e impegnate in prima linea nelle stesse campagne, tutti noi ci uniamo in preghiera affinché non accadano più tali tragedie e ci siano sorveglianza e sistemi di sicurezza più incisivi in occasione di simili comizi. Un proiettile sventato (come accaduto al presidente Trump) può arrivare a destinazione in successive occasioni. Il brutale omicidio di Kirk è un triste e chiaro promemoria che la libertà non è mai scontata. Charlie mancherà a moltissime persone ma la sua eredità rimarrà nel cuore di chi lo ha amato e forse anche in quello di alcuni suoi detrattori ai quali è stata sempre data piena libertà di controbatterlo e accusarlo di bigottismo e fascismo. “Una famiglia forte, radicata nella fede, è la prima linea di difesa in un mondo in rovina” Charlie Kirk (1993-2025) RIP Irene V.
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  • TRE GIORNI PER LA PACE 2025
    19-20-21 settembre al C.I.Q. Milano

    SABATO 20 SETTEMBRE
    11.30/13.00 - L’ARTE IN TEMPO DI GUERRA
    Cultura censurata, spirito critico smarrito.
    Con Claudio Elli (critico), Alberto Oliva (regista), Roman Froz Gorskiy (ballerino)

    Moderatore: Simone Sollazzo
    Co-organizzatore Evento: Fabio Caimmi

    Seguici sui nostri social e aderisci all'appello fondativo come organizzazione o singolo:
    https://linktr.ee/coordinamentopacemilano

    Qui l’evento Facebook:
    https://www.facebook.com/events/3635241650116230

    #TreGiorniPerLaPace #Pace2025 #MilanoPerLaPace #VeritàEGiustizia #LibertàDiInformazione #DirittiUmani #StopAlleGuerre
    TRE GIORNI PER LA PACE 2025 19-20-21 settembre al C.I.Q. Milano 📌SABATO 20 SETTEMBRE 11.30/13.00 - L’ARTE IN TEMPO DI GUERRA Cultura censurata, spirito critico smarrito. Con Claudio Elli (critico), Alberto Oliva (regista), Roman Froz Gorskiy (ballerino) Moderatore: Simone Sollazzo Co-organizzatore Evento: Fabio Caimmi Seguici sui nostri social e aderisci all'appello fondativo come organizzazione o singolo: https://linktr.ee/coordinamentopacemilano Qui l’evento Facebook: https://www.facebook.com/events/3635241650116230 #TreGiorniPerLaPace #Pace2025 #MilanoPerLaPace #VeritàEGiustizia #LibertàDiInformazione #DirittiUmani #StopAlleGuerre
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  • I soldatini di piombo
    Di Marco Travaglio

    Come passa il tempo. Tre anni e mezzo fa, dopo l’invasione russa, i Paesi Ue giuravano: mai soldati né armi, solo aiuti umanitari a Kiev e sanzioni a Mosca. Poi: solo armi leggere e difensive per aiutare l’Ucraina a resistere durante i negoziati di Istanbul. Poi: armi pesanti e offensive per aiutare l’Ucraina che ha abbandonato i negoziati a respingere i russi, ma senza attaccare la Russia. Poi: missili a lungo raggio per colpire in Russia, ma solo nelle regioni di confine. Poi: missili per attaccare in tutta la Russia. Poi: riarmo Ue da 800 miliardi e Nato al 5% del Pil e truppe “volenterose” a Kiev, ma solo dopo la pace contro nuove invasioni. Che è il miglior modo per sabotare la pace: se Putin fa la guerra per impedire che l’Ucraina entri nella Nato, ora che l’ha vinta non accetterà mai che la Nato entri in Ucraina.

    Tre giorni fa cade l’ultima foglia di fico: a Parigi 20 “volenterosi” su 38 approvano l’invio di truppe senza più precisare che lo faranno a guerra finita. Zelensky assicura che arriveranno “migliaia di soldati” per “garanzie di sicurezza subito”. Cioè a guerra in corso. Infatti Francia e Germania, all’insaputa dei Parlamenti, ampliano gli ospedali per curare migliaia di soldati feriti. Salvo poi stupirsi se Putin dice: “Se truppe della Nato comparissero in Ucraina, specialmente ora durante le operazioni militari, saranno obiettivi legittimi”. Mentre combatti, è difficile distinguere i soldati ucraini da quelli europei al loro fianco. Un’ovvietà che i nostri giornaloni, reduci dalle balle sull’attentato russo all’aereo di Ursula, spacciano per una “minaccia di Putin all’Europa”. E intanto piagnucolano perché purtroppo, dopo Parigi, quasi tutti i volenterosi marcano visita: “Solo Francia e Baltici preparano le truppe. Coalizione dei volenterosi in salita” (Rep). Ora, passi la Francia, che per fortuna non ha più un governo e presto neppure un presidente. Ma vogliamo parlare dei bellicosissimi Baltici? Estonia, Lettonia e Lituania hanno, in tre, gli stessi abitanti di San Pietroburgo. E vantano invincibili eserciti di 3.700, 1.500 e 10 mila uomini: la metà di quelli che la Russia recluta in un mese. Zero carri armati, navi da guerra, missili e aerei di difesa. Eppure menano le danze in Ue su Economia (il lettone Dombrovskis), Politica estera (l’estone Kallas) e Difesa (il lituano Kubilius). È con quest’armata fantasma che i Velleitari illudono Zelensky e provocano Putin, prontissimi a fare ciò che prima era un’esclusiva Usa: scatenare le guerre e perderle.

    Ps. Il presidente Mattarella dice che “l’Ue non ha mai scatenato un conflitto”: oltre alle due guerre mondiali della vecchia Europa, dev’essersi scordato i 79 giorni di bombardamenti sulla Serbia quando il vicepremier era un certo Mattarella. Un omonimo?
    I soldatini di piombo Di Marco Travaglio Come passa il tempo. Tre anni e mezzo fa, dopo l’invasione russa, i Paesi Ue giuravano: mai soldati né armi, solo aiuti umanitari a Kiev e sanzioni a Mosca. Poi: solo armi leggere e difensive per aiutare l’Ucraina a resistere durante i negoziati di Istanbul. Poi: armi pesanti e offensive per aiutare l’Ucraina che ha abbandonato i negoziati a respingere i russi, ma senza attaccare la Russia. Poi: missili a lungo raggio per colpire in Russia, ma solo nelle regioni di confine. Poi: missili per attaccare in tutta la Russia. Poi: riarmo Ue da 800 miliardi e Nato al 5% del Pil e truppe “volenterose” a Kiev, ma solo dopo la pace contro nuove invasioni. Che è il miglior modo per sabotare la pace: se Putin fa la guerra per impedire che l’Ucraina entri nella Nato, ora che l’ha vinta non accetterà mai che la Nato entri in Ucraina. Tre giorni fa cade l’ultima foglia di fico: a Parigi 20 “volenterosi” su 38 approvano l’invio di truppe senza più precisare che lo faranno a guerra finita. Zelensky assicura che arriveranno “migliaia di soldati” per “garanzie di sicurezza subito”. Cioè a guerra in corso. Infatti Francia e Germania, all’insaputa dei Parlamenti, ampliano gli ospedali per curare migliaia di soldati feriti. Salvo poi stupirsi se Putin dice: “Se truppe della Nato comparissero in Ucraina, specialmente ora durante le operazioni militari, saranno obiettivi legittimi”. Mentre combatti, è difficile distinguere i soldati ucraini da quelli europei al loro fianco. Un’ovvietà che i nostri giornaloni, reduci dalle balle sull’attentato russo all’aereo di Ursula, spacciano per una “minaccia di Putin all’Europa”. E intanto piagnucolano perché purtroppo, dopo Parigi, quasi tutti i volenterosi marcano visita: “Solo Francia e Baltici preparano le truppe. Coalizione dei volenterosi in salita” (Rep). Ora, passi la Francia, che per fortuna non ha più un governo e presto neppure un presidente. Ma vogliamo parlare dei bellicosissimi Baltici? Estonia, Lettonia e Lituania hanno, in tre, gli stessi abitanti di San Pietroburgo. E vantano invincibili eserciti di 3.700, 1.500 e 10 mila uomini: la metà di quelli che la Russia recluta in un mese. Zero carri armati, navi da guerra, missili e aerei di difesa. Eppure menano le danze in Ue su Economia (il lettone Dombrovskis), Politica estera (l’estone Kallas) e Difesa (il lituano Kubilius). È con quest’armata fantasma che i Velleitari illudono Zelensky e provocano Putin, prontissimi a fare ciò che prima era un’esclusiva Usa: scatenare le guerre e perderle. Ps. Il presidente Mattarella dice che “l’Ue non ha mai scatenato un conflitto”: oltre alle due guerre mondiali della vecchia Europa, dev’essersi scordato i 79 giorni di bombardamenti sulla Serbia quando il vicepremier era un certo Mattarella. Un omonimo?
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  • IMPRESSIONI DI SETTEMBRE /
    URBANISTICA – IL DOCENTE COLPISCE ANCORA
    Sosteniamo il nuovo appello dei 200 Docenti universitari

    Mi rendo conto che la #politica e le forze politiche non siano più “di moda” quando a parlare di città, di spazi, di futuro sono proprio loro: le personalità che quella materia l’hanno studiata, vissuta, insegnata e difesa.

    La conoscono con la stessa passione e determinazione del guerrigliero vietcong che difende la propria foresta dall’invasore. So che il paragone è duro, specie in un tempo già attraversato da guerre e tensioni, ma rende l’idea. Ed è giusto che sia così.

    Per questo oggi ringrazio i 200 docenti universitari e accademici che ci stanno impartendo una vera lezione di politica. Perché fare politica, almeno per me, significa dare voce e spazio alle categorie coinvolte. Significa costruire sinergie reali. Non ridurre tutto a uno slogan da campagna elettorale. Non vi sembra?
    Le impressioni di settembre, questa volta, non hanno nulla di romantico: sono roventi . Non parliamo del clima, ma della nostra Milano.

    Dopo mesi di inchieste e scandali sull’urbanistica milanese, è arrivato un nuovo appello per una vera svolta. A firmarlo sono oltre 200 professori universitari di tutta Italia: urbanisti, architetti, giuristi, sociologi, antropologi, filosofi.
    Gli stessi che già si erano opposti con forza alla legge Salva Milano. Ora tornano in campo, rivolgendosi direttamente a sindaco, giunta e consiglieri comunali di Milano, alla Regione Lombardia, al Parlamento, al Governo e persino ai partiti e ai sindacati.

    Il documento è chiaro: le indagini giudiziarie hanno mostrato che “il governo della città è opaco, non democratico, profondamente ingiusto sul piano della redistribuzione delle risorse e dannoso per lo sviluppo economico italiano”.

    Da qui, tre proposte concrete:

    1️⃣ Fermare i grandi e medi progetti in corso a Milano e aprire un nuovo ciclo trasparente e partecipativo.
    2️⃣ Rivoluzionare il Piano Casa, privilegiando l’Edilizia Residenziale Pubblica invece dell’Housing Sociale.
    3️⃣ Respingere ogni deregolamentazione della normativa urbanistica nazionale, approvando invece la legge sulla Rigenerazione urbana e un nuovo Testo Unico dell’Edilizia.

    Non è poesia. È un atto politico e morale.
    Questa volta il segnale arriva da chi conosce la materia e ha scelto di parlare al cuore e alla mente dei cittadini.
    Basta leggere uno dei passaggi più duri e lucidi dell’appello:

    “A Milano si è considerato normale trasformare la città per frammenti, senza un quadro strategico di visione e gestione pubblica: si è costruito all’interno degli isolati e nei cortili edifici di dimensioni incongrue, spesso al posto di laboratori, parcheggi, piccole residenze, giardini o aree che la natura aveva riconquistato.”

    Ecco lo schiaffo morale: una moderna Banda Bassotti che ha speculato sulla città, mentre la politica, complici istituzioni supine e paralizzate dal timore di perdere consensi, ha taciuto.
    E allora? Facciamo tesoro di questo appello, diamogli voce, diamogli fiato, diamogli forza.
    Perché il docente “doce”, sì. Ma non tace.
    E noi con lui.

    Leggi il testo integrale dell’appello qui:
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/29/urbanistica-milano-appello-docenti-san-siro-notizie/8108716/

    #Milano #Urbanistica #RigenerazioneUrbana #Politica #Partecipazione #BeneComune #Docenti #Appello
    IMPRESSIONI DI SETTEMBRE / URBANISTICA – IL DOCENTE COLPISCE ANCORA 💪📢 Sosteniamo il nuovo appello dei 200 Docenti universitari ✍️ Mi rendo conto che la #politica e le forze politiche non siano più “di moda” quando a parlare di città, di spazi, di futuro sono proprio loro: le personalità che quella materia l’hanno studiata, vissuta, insegnata e difesa. La conoscono con la stessa passione e determinazione del guerrigliero vietcong che difende la propria foresta dall’invasore. So che il paragone è duro, specie in un tempo già attraversato da guerre e tensioni, ma rende l’idea. Ed è giusto che sia così. Per questo oggi ringrazio i 200 docenti universitari e accademici che ci stanno impartendo una vera lezione di politica. Perché fare politica, almeno per me, significa dare voce e spazio alle categorie coinvolte. Significa costruire sinergie reali. Non ridurre tutto a uno slogan da campagna elettorale. Non vi sembra? Le impressioni di settembre, questa volta, non hanno nulla di romantico: sono roventi 🔥. Non parliamo del clima, ma della nostra Milano. Dopo mesi di inchieste e scandali sull’urbanistica milanese, è arrivato un nuovo appello per una vera svolta. A firmarlo sono oltre 200 professori universitari di tutta Italia: urbanisti, architetti, giuristi, sociologi, antropologi, filosofi. Gli stessi che già si erano opposti con forza alla legge Salva Milano. Ora tornano in campo, rivolgendosi direttamente a sindaco, giunta e consiglieri comunali di Milano, alla Regione Lombardia, al Parlamento, al Governo e persino ai partiti e ai sindacati. Il documento è chiaro: le indagini giudiziarie hanno mostrato che “il governo della città è opaco, non democratico, profondamente ingiusto sul piano della redistribuzione delle risorse e dannoso per lo sviluppo economico italiano”. Da qui, tre proposte concrete: 1️⃣ Fermare i grandi e medi progetti in corso a Milano e aprire un nuovo ciclo trasparente e partecipativo. 2️⃣ Rivoluzionare il Piano Casa, privilegiando l’Edilizia Residenziale Pubblica invece dell’Housing Sociale. 3️⃣ Respingere ogni deregolamentazione della normativa urbanistica nazionale, approvando invece la legge sulla Rigenerazione urbana e un nuovo Testo Unico dell’Edilizia. Non è poesia. È un atto politico e morale. Questa volta il segnale arriva da chi conosce la materia e ha scelto di parlare al cuore e alla mente dei cittadini. Basta leggere uno dei passaggi più duri e lucidi dell’appello: “A Milano si è considerato normale trasformare la città per frammenti, senza un quadro strategico di visione e gestione pubblica: si è costruito all’interno degli isolati e nei cortili edifici di dimensioni incongrue, spesso al posto di laboratori, parcheggi, piccole residenze, giardini o aree che la natura aveva riconquistato.” Ecco lo schiaffo morale: una moderna Banda Bassotti che ha speculato sulla città, mentre la politica, complici istituzioni supine e paralizzate dal timore di perdere consensi, ha taciuto. E allora? Facciamo tesoro di questo appello, diamogli voce, diamogli fiato, diamogli forza. Perché il docente “doce”, sì. Ma non tace. E noi con lui. 💥 👉 Leggi il testo integrale dell’appello qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/29/urbanistica-milano-appello-docenti-san-siro-notizie/8108716/ #Milano #Urbanistica #RigenerazioneUrbana #Politica #Partecipazione #BeneComune #Docenti #Appello
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  • AVETE PERSO LA GUERRA, FATEVENE UNA RAGIONE!
    Vertice dei leader europei, Macron: "Domani da Trump. Prepariamo incontro Kiev-Mosca. Fermezza con la Russia o altre guerre in futuro" - Il Fatto Quotidiano
    Dopo l'incontro in Alaska e in vista della visita di domani di Volodymyr Zelensky a Washington, gli europei si riuniscono in videoconferenza
    https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/08/17/ucraina-trump-zelensky-putin-volenterosi-aggiornamenti-diretta-oggi/8096539/
    AVETE PERSO LA GUERRA, FATEVENE UNA RAGIONE! Vertice dei leader europei, Macron: "Domani da Trump. Prepariamo incontro Kiev-Mosca. Fermezza con la Russia o altre guerre in futuro" - Il Fatto Quotidiano Dopo l'incontro in Alaska e in vista della visita di domani di Volodymyr Zelensky a Washington, gli europei si riuniscono in videoconferenza https://www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2025/08/17/ucraina-trump-zelensky-putin-volenterosi-aggiornamenti-diretta-oggi/8096539/
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  • Quando c'era terrorismo islamico (come reazione alle guerre in Iraq e Afganistan, perchè prima non c'è mai stato...) a Parigi ad esempio vedevi Nethanyanhu e tutti i leader occidentali a manifestare per gli 8 morti di Charlie Hebdo. Sono due anni che Israele massacra, brucia e affama anche ora, e ha sterminato almeno 300mila palestinesi. Ma nessuno manifesta, vedi Italia o Francia, o viene arrestato se lo fa (vedi UK e Germania)
    E l'ondata di terrorismo del 2004-2010 era stata scatenata dalle guerre degli USA/UK in Afganistan, Iraq, Siria e Libia. Senza contare che attentati come quello alla metro di Londra erano simili all'11 settembre
    (ad esempio, lo stesso giorno, era in corso un operazione di antiterrorismo in cui si simulava un attacco alla metro. Così come l'11 settembre era in corso un operazione di antiterrorismo in cui si simulavano dirottamenti...)

    G.Zibordi

    Source: https://x.com/pbecchi/status/1955197307801985207
    Quando c'era terrorismo islamico (come reazione alle guerre in Iraq e Afganistan, perchè prima non c'è mai stato...) a Parigi ad esempio vedevi Nethanyanhu e tutti i leader occidentali a manifestare per gli 8 morti di Charlie Hebdo. Sono due anni che Israele massacra, brucia e affama anche ora, e ha sterminato almeno 300mila palestinesi. Ma nessuno manifesta, vedi Italia o Francia, o viene arrestato se lo fa (vedi UK e Germania) E l'ondata di terrorismo del 2004-2010 era stata scatenata dalle guerre degli USA/UK in Afganistan, Iraq, Siria e Libia. Senza contare che attentati come quello alla metro di Londra erano simili all'11 settembre (ad esempio, lo stesso giorno, era in corso un operazione di antiterrorismo in cui si simulava un attacco alla metro. Così come l'11 settembre era in corso un operazione di antiterrorismo in cui si simulavano dirottamenti...) G.Zibordi Source: https://x.com/pbecchi/status/1955197307801985207
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  • Federico Faggin: «Inventai il touch screen: Steve Jobs lo voleva, rifiutai. Sono uscito dal mio corpo e ora so da dove veniamo»
    Federico Faggin, 83 anni, nato a Vicenza, è fisico, inventore e imprenditore

    Il fisico, inventore e imprenditore: «Una notte, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva»

    Di lui, Bill Gates ha detto: «Senza Federico Faggin, la Silicon Valley non si chiamerebbe così e sarebbe una semplice "valley"». Commento di Faggin, mentre ci accomodiamo nel salotto della sua casa di Vicenza dove niente è high tech, nemmeno il ventilatore: «Me lo ricordo ventenne, Bill Gates. Aveva appena fatto partire Microsoft. Era pepatello...».

    Si deve a quest’ottantatreenne gagliardo in camicia a quadri a maniche corte l’invenzione del microchip, che col silicio ha consentito la miniaturizzazione di miliardi di device, inaugurando l’era digitale e battezzando la valle che ne è stata la culla e dove lui ha vissuto dal 1968. Ed è stato lui a coinventare touch pad e touch screen. Ricorda: «Creammo il touch screen quando non esisteva nulla a cui applicarlo, poi uscirono i primi smartphone e lo presentai ai produttori di telefonini, ma per cinque o sei anni nessuno lo volle. Quindi, incontrai Steve Jobs, che capì. Lui era più immaginativo. Solo che chiese l’esclusiva e non gliela diedi. Allora, lui sviluppò il touch screen da solo e, quando uscì, fui contentissimo, perché aveva aperto il mercato e noi potevamo vendere il nostro a tutti gli altri».

    E quanti touch screen avete venduto?
    «Ma milioni e milioni al mese! Però avevo già iniziato le mie ricerche su Fisica quantistica e coscienza e, nel 2009, ho lasciato il business, creando poi una fondazione con mia moglie Elvia per dedicarmi interamente a questo».

    Estremizzo troppo se dico che rischia di dimostrare l’esistenza di Dio attraverso la Fisica quantistica?
    «Eviterei la parola Dio... Ogni religione definisce Dio in maniera diversa».

    Tutto nasce da quello che lei chiama «il risveglio». Che cos’è il «risveglio»?
    «Nel 1990, ero in vacanza, mi svegliai verso mezzanotte e, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore una carica di energia-amore mai provata prima. Era un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva. All’improvviso, quella luce esplose e riempì la stanza per abbracciare l’intero universo. Sentii che quella era la “sostanza” di cui tutto ciò che esiste è fatto. E sentii, con enorme sorpresa, che quella sostanza, quella luce, quell’amore ero io. Non solo, ma che tutti siamo questo amore, se ci apriamo alla possibilità di esperirlo».

    Non sospettò un’allucinazione?
    «Era troppo vera per esserlo, ma lì ho capito che la conoscenza deve passare attraverso un vissuto. Se qualcuno, prima, mi avesse raccontato la stessa esperienza, non l’avrei capita. È come spiegare il sapore di un frutto a uno che non l’ha mai assaggiato. Oggi, però, dopo trent’anni di ricerca spirituale, ogni giorno, conosco qualcuno che ha vissuto “il risveglio”».

    E semplifico troppo se dico che, alla base della sua teoria, prima viene la coscienza e poi il corpo? Che prima nasce il pensiero e poi la materia?
    «Non sono stato il primo a dirlo, ma il passo avanti è stato capire come la Fisica quantistica si possa spiegare partendo dall’esistenza della coscienza e del libero arbitrio. Noi, quando spieghiamo ciò che proviamo, usiamo parole, gesti, ma non ci è possibile trasferire tutto. Allo stesso modo, lo stato quantistico di un campo è privato ed è conoscibile solo in parte. Quindi, noi siamo un campo quantistico e la coscienza è un fenomeno quantistico perché ha tutte le caratteristiche dello stato puro quantistico: è ben definito, è privato e conoscibile solo dal sistema che è in quello stato. Ciò riflette esattamente la fenomenologia della nostra esperienza interiore. E affermare che noi siamo un campo quantistico ci consente di capire un’altra cosa per la quale i fisici non hanno trovato una ragione: il collasso della funzione d’onda».

    L’avverto che lei ha una laurea in Fisica, io no.
    «Parlo del fatto che la Fisica quantistica ci può dare le probabilità di ciò che potrà manifestarsi, ma non ci dirà mai cosa si manifesterà. L’esito finale, per i fisici, è casuale e non si sa perché. Invece, con questa teoria, l’impossibilità di previsione si spiega dicendo che un campo quantistico, essendo cosciente, è dotato di libero arbitrio. Questa conclusione, a cui sono arrivato collaborando col professor Giacomo Mauro D’Ariano, è molto plausibile, ma ci vorrà tempo affinché sia accettata: molti fisici non considerano coscienza e libero arbitrio parte della Fisica».

    Lei teorizza che tutto ciò che esiste è creato da Uno. Chi è «Uno»?
    «L’universo. Quello della Fisica è dinamico e olistico, cioè cambia di continuo e non è fatto di parti separabili, però, io aggiungo anche che “Uno vuole conoscere se stesso” e quindi introduco libero arbitrio e coscienza, perché, per voler conoscere se stesso, bisogna essere coscienti».

    E lei dice anche che noi siamo «unità di coscienza», parti di «Uno» con le sue stesse proprietà: sembra la storia di Dio che ci fa a sua immagine e somiglianza.
    «Esatto».

    Un «Uno» di pura luce e spirito, che genera energia e materia per potersi sperimentare in situazioni diverse ed evolvere?
    «Questo».

    Qual è l’intuizione che l’ha guidata?
    «Già in quella prima esperienza di risveglio, mi colpì che io fossi sia l’osservatore che l’osservato. Questo era folle, perché era come se non ci fosse separazione tra me e il mondo. Lì, ho intuito che la realtà è olografica, cioè è fatta di parti-tutto: ogni campo contiene l’essenza del tutto, esistiamo come parte di un intero. Non è facile dire di più di così».

    Nei suoi libri, lei descrive il corpo come diretto da una coscienza che è altrove, una sorta di anima che lo precede e gli sopravvive. Si è mai sperimentato in quella dimensione?
    «Una volta, ho esperito la mia coscienza ovunque: era dentro il corpo, ma anche fuori. Guardavo fuori dalla finestra e la mia coscienza era anche nel prato, negli alberi, nel fabbricato che avevo davanti, nel cielo. Ho sentito che sono un campo che esiste ovunque. Questa esperienza è stata diversa dall’altra che le ho raccontato. Stavolta, non ero più nella stanza in cui stavo fisicamente, ma ero dentro quello che vedevo».

    Altre esperienze?
    «In un’altra, la mia coscienza è proprio uscita dal corpo, ero tipo quello che si guardava dall’alto. Solo che ho avuto un po’ di paura e sono stato risucchiato subito dentro. Alcune esperienze le ho vissute con l’Holotropic Breathwork, una tecnica di respirazione. Non ho mai usato droghe. Molti praticano l’Artificial spirituality, ma un’esperienza che non viene in risposta a delle domande non è attendibile. Il punto di partenza è: Uno vuole conoscere se stesso».

    Se la coscienza sopravvive al corpo, dove va quando il corpo muore?
    «Un campo, una volta creato, esiste per sempre, ma lo scientismo non vuole sentir parlare di reincarnazione. Però, ci sono tanti studi su bambini che ricordano vite passate e conoscono lingue strane mai sentite. I bambini sono più vicini a realtà più profonde. Io stesso, a tre o quattro anni, dicevo: “Quando ero grande e bla bla bla…”, raccontavo cose di cui avevo memoria e che non potevo sapere. Naturalmente, venivo messo a tacere. Consideri che sono nato di fatto in era agricola: c’erano la guerra, le bombe, eravamo sfollati in campagna, era una comunità che parlava solo il dialetto veneto».

    Quanto scetticismo sta incontrando verso la sua teoria?
    «Finora, non ho sentito grandi critiche, ma immagino che si stiano preparando bene per attaccarmi più avanti».

    Come inventore è stato candidato al Nobel, come Fisico quantistico si dà speranze?
    «Il Nobel te lo danno quando la teoria è stata provata e io ho fatto partire un progetto che nei prossimi dieci anni mira a dimostrarla».

    Che esperimenti sta facendo?
    «Vari. Uno punta a dimostrare che le piante sono coscienti. Oggi, i più sono convinti che non lo sono perché non hanno il cervello».

    Dobbiamo temere l’intelligenza artificiale?
    «Credo che la mia teoria sia cruciale per non farci azzannare: se non capiamo che siamo di più dell’intelligenza artificiale, ne saremo fagocitati. La vera creatività viene da noi, ma c’è un movimento per farci credere che l’intelligenza artificiale è meglio di noi».

    E non lo è? Sa fare più cose di noi e più in fretta.
    «Non ha la coscienza e non l’avrà mai. Ma usata con intelligenza è utile. Se non sei competente e ti affidi all’Ia, accetti cavolate, perché l’Ia fa parecchi errori e bisogna saperli cogliere. Il rischio è che chi è più ricco di intelligenza, con l’Ia diventi più intelligente, mentre il povero di intelligenza diventa più povero. E questo è gravissimo perché ci sono più poveri che ricchi e quindi anche la democrazia è in pericolo. Infatti, i potenti vogliono controllare l’intelligenza artificiale per vendere di più e per manipolare le persone. La manipolazione è sottile, sempre più insidiosa. Guardi lo scientismo: spinge per convincerci che la realtà è fatta solo di materia e tutto il resto gli va dietro. E così, per esempio, finiamo per esaltare la competizione. Nella visione che io propongo, invece, c’è solo cooperazione, perché siamo parti intere di Uno e Uno non è competitivo, è cooperativo. Invece, abbiamo accettato il principio della sopravvivenza del più forte, del più adatto».

    Dai primi segnali, come stiamo usando l’Ia?
    «La prima evidenza è che i ragazzi si fanno fare i compiti dall’Ia, ma se uno la usa da scansafatiche, si condanna all’irrilevanza e, col tempo, si può fare a meno di lui».

    Che pensa di Elon Musk?
    «Preferisco stare fuori dal dibattito».

    Nel suo ultimo libro, «Oltre l’invisibile», edito da Mondadori, scrive che spera che questa sia l’era del risveglio spirituale dell’umanità e prevede un nuovo Rinascimento. Proprio ora, coi robot, l’intelligenza artificiale, tante guerre?
    «Forse proprio per quello che viviamo, vedo sempre più persone disposte ad accettare che siamo più di in corpo. Infatti, un mio video su Youtube in cui spiego che — come droni — siamo corpi eterodiretti da una coscienza che è altrove ha fatto più di due milioni di visualizzazioni in cinque mesi. Dieci anni fa, ne avrebbe fatte forse diecimila».

    Source: https://www.corriere.it/cronache/25_agosto_08/federico-faggin-intervista-bab0e738-df64-4171-a317-fd49be70cxlk.shtml
    Federico Faggin: «Inventai il touch screen: Steve Jobs lo voleva, rifiutai. Sono uscito dal mio corpo e ora so da dove veniamo» Federico Faggin, 83 anni, nato a Vicenza, è fisico, inventore e imprenditore Il fisico, inventore e imprenditore: «Una notte, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva» Di lui, Bill Gates ha detto: «Senza Federico Faggin, la Silicon Valley non si chiamerebbe così e sarebbe una semplice "valley"». Commento di Faggin, mentre ci accomodiamo nel salotto della sua casa di Vicenza dove niente è high tech, nemmeno il ventilatore: «Me lo ricordo ventenne, Bill Gates. Aveva appena fatto partire Microsoft. Era pepatello...». Si deve a quest’ottantatreenne gagliardo in camicia a quadri a maniche corte l’invenzione del microchip, che col silicio ha consentito la miniaturizzazione di miliardi di device, inaugurando l’era digitale e battezzando la valle che ne è stata la culla e dove lui ha vissuto dal 1968. Ed è stato lui a coinventare touch pad e touch screen. Ricorda: «Creammo il touch screen quando non esisteva nulla a cui applicarlo, poi uscirono i primi smartphone e lo presentai ai produttori di telefonini, ma per cinque o sei anni nessuno lo volle. Quindi, incontrai Steve Jobs, che capì. Lui era più immaginativo. Solo che chiese l’esclusiva e non gliela diedi. Allora, lui sviluppò il touch screen da solo e, quando uscì, fui contentissimo, perché aveva aperto il mercato e noi potevamo vendere il nostro a tutti gli altri». E quanti touch screen avete venduto? «Ma milioni e milioni al mese! Però avevo già iniziato le mie ricerche su Fisica quantistica e coscienza e, nel 2009, ho lasciato il business, creando poi una fondazione con mia moglie Elvia per dedicarmi interamente a questo». Estremizzo troppo se dico che rischia di dimostrare l’esistenza di Dio attraverso la Fisica quantistica? «Eviterei la parola Dio... Ogni religione definisce Dio in maniera diversa». Tutto nasce da quello che lei chiama «il risveglio». Che cos’è il «risveglio»? «Nel 1990, ero in vacanza, mi svegliai verso mezzanotte e, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore una carica di energia-amore mai provata prima. Era un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva. All’improvviso, quella luce esplose e riempì la stanza per abbracciare l’intero universo. Sentii che quella era la “sostanza” di cui tutto ciò che esiste è fatto. E sentii, con enorme sorpresa, che quella sostanza, quella luce, quell’amore ero io. Non solo, ma che tutti siamo questo amore, se ci apriamo alla possibilità di esperirlo». Non sospettò un’allucinazione? «Era troppo vera per esserlo, ma lì ho capito che la conoscenza deve passare attraverso un vissuto. Se qualcuno, prima, mi avesse raccontato la stessa esperienza, non l’avrei capita. È come spiegare il sapore di un frutto a uno che non l’ha mai assaggiato. Oggi, però, dopo trent’anni di ricerca spirituale, ogni giorno, conosco qualcuno che ha vissuto “il risveglio”». E semplifico troppo se dico che, alla base della sua teoria, prima viene la coscienza e poi il corpo? Che prima nasce il pensiero e poi la materia? «Non sono stato il primo a dirlo, ma il passo avanti è stato capire come la Fisica quantistica si possa spiegare partendo dall’esistenza della coscienza e del libero arbitrio. Noi, quando spieghiamo ciò che proviamo, usiamo parole, gesti, ma non ci è possibile trasferire tutto. Allo stesso modo, lo stato quantistico di un campo è privato ed è conoscibile solo in parte. Quindi, noi siamo un campo quantistico e la coscienza è un fenomeno quantistico perché ha tutte le caratteristiche dello stato puro quantistico: è ben definito, è privato e conoscibile solo dal sistema che è in quello stato. Ciò riflette esattamente la fenomenologia della nostra esperienza interiore. E affermare che noi siamo un campo quantistico ci consente di capire un’altra cosa per la quale i fisici non hanno trovato una ragione: il collasso della funzione d’onda». L’avverto che lei ha una laurea in Fisica, io no. «Parlo del fatto che la Fisica quantistica ci può dare le probabilità di ciò che potrà manifestarsi, ma non ci dirà mai cosa si manifesterà. L’esito finale, per i fisici, è casuale e non si sa perché. Invece, con questa teoria, l’impossibilità di previsione si spiega dicendo che un campo quantistico, essendo cosciente, è dotato di libero arbitrio. Questa conclusione, a cui sono arrivato collaborando col professor Giacomo Mauro D’Ariano, è molto plausibile, ma ci vorrà tempo affinché sia accettata: molti fisici non considerano coscienza e libero arbitrio parte della Fisica». Lei teorizza che tutto ciò che esiste è creato da Uno. Chi è «Uno»? «L’universo. Quello della Fisica è dinamico e olistico, cioè cambia di continuo e non è fatto di parti separabili, però, io aggiungo anche che “Uno vuole conoscere se stesso” e quindi introduco libero arbitrio e coscienza, perché, per voler conoscere se stesso, bisogna essere coscienti». E lei dice anche che noi siamo «unità di coscienza», parti di «Uno» con le sue stesse proprietà: sembra la storia di Dio che ci fa a sua immagine e somiglianza. «Esatto». Un «Uno» di pura luce e spirito, che genera energia e materia per potersi sperimentare in situazioni diverse ed evolvere? «Questo». Qual è l’intuizione che l’ha guidata? «Già in quella prima esperienza di risveglio, mi colpì che io fossi sia l’osservatore che l’osservato. Questo era folle, perché era come se non ci fosse separazione tra me e il mondo. Lì, ho intuito che la realtà è olografica, cioè è fatta di parti-tutto: ogni campo contiene l’essenza del tutto, esistiamo come parte di un intero. Non è facile dire di più di così». Nei suoi libri, lei descrive il corpo come diretto da una coscienza che è altrove, una sorta di anima che lo precede e gli sopravvive. Si è mai sperimentato in quella dimensione? «Una volta, ho esperito la mia coscienza ovunque: era dentro il corpo, ma anche fuori. Guardavo fuori dalla finestra e la mia coscienza era anche nel prato, negli alberi, nel fabbricato che avevo davanti, nel cielo. Ho sentito che sono un campo che esiste ovunque. Questa esperienza è stata diversa dall’altra che le ho raccontato. Stavolta, non ero più nella stanza in cui stavo fisicamente, ma ero dentro quello che vedevo». Altre esperienze? «In un’altra, la mia coscienza è proprio uscita dal corpo, ero tipo quello che si guardava dall’alto. Solo che ho avuto un po’ di paura e sono stato risucchiato subito dentro. Alcune esperienze le ho vissute con l’Holotropic Breathwork, una tecnica di respirazione. Non ho mai usato droghe. Molti praticano l’Artificial spirituality, ma un’esperienza che non viene in risposta a delle domande non è attendibile. Il punto di partenza è: Uno vuole conoscere se stesso». Se la coscienza sopravvive al corpo, dove va quando il corpo muore? «Un campo, una volta creato, esiste per sempre, ma lo scientismo non vuole sentir parlare di reincarnazione. Però, ci sono tanti studi su bambini che ricordano vite passate e conoscono lingue strane mai sentite. I bambini sono più vicini a realtà più profonde. Io stesso, a tre o quattro anni, dicevo: “Quando ero grande e bla bla bla…”, raccontavo cose di cui avevo memoria e che non potevo sapere. Naturalmente, venivo messo a tacere. Consideri che sono nato di fatto in era agricola: c’erano la guerra, le bombe, eravamo sfollati in campagna, era una comunità che parlava solo il dialetto veneto». Quanto scetticismo sta incontrando verso la sua teoria? «Finora, non ho sentito grandi critiche, ma immagino che si stiano preparando bene per attaccarmi più avanti». Come inventore è stato candidato al Nobel, come Fisico quantistico si dà speranze? «Il Nobel te lo danno quando la teoria è stata provata e io ho fatto partire un progetto che nei prossimi dieci anni mira a dimostrarla». Che esperimenti sta facendo? «Vari. Uno punta a dimostrare che le piante sono coscienti. Oggi, i più sono convinti che non lo sono perché non hanno il cervello». Dobbiamo temere l’intelligenza artificiale? «Credo che la mia teoria sia cruciale per non farci azzannare: se non capiamo che siamo di più dell’intelligenza artificiale, ne saremo fagocitati. La vera creatività viene da noi, ma c’è un movimento per farci credere che l’intelligenza artificiale è meglio di noi». E non lo è? Sa fare più cose di noi e più in fretta. «Non ha la coscienza e non l’avrà mai. Ma usata con intelligenza è utile. Se non sei competente e ti affidi all’Ia, accetti cavolate, perché l’Ia fa parecchi errori e bisogna saperli cogliere. Il rischio è che chi è più ricco di intelligenza, con l’Ia diventi più intelligente, mentre il povero di intelligenza diventa più povero. E questo è gravissimo perché ci sono più poveri che ricchi e quindi anche la democrazia è in pericolo. Infatti, i potenti vogliono controllare l’intelligenza artificiale per vendere di più e per manipolare le persone. La manipolazione è sottile, sempre più insidiosa. Guardi lo scientismo: spinge per convincerci che la realtà è fatta solo di materia e tutto il resto gli va dietro. E così, per esempio, finiamo per esaltare la competizione. Nella visione che io propongo, invece, c’è solo cooperazione, perché siamo parti intere di Uno e Uno non è competitivo, è cooperativo. Invece, abbiamo accettato il principio della sopravvivenza del più forte, del più adatto». Dai primi segnali, come stiamo usando l’Ia? «La prima evidenza è che i ragazzi si fanno fare i compiti dall’Ia, ma se uno la usa da scansafatiche, si condanna all’irrilevanza e, col tempo, si può fare a meno di lui». Che pensa di Elon Musk? «Preferisco stare fuori dal dibattito». Nel suo ultimo libro, «Oltre l’invisibile», edito da Mondadori, scrive che spera che questa sia l’era del risveglio spirituale dell’umanità e prevede un nuovo Rinascimento. Proprio ora, coi robot, l’intelligenza artificiale, tante guerre? «Forse proprio per quello che viviamo, vedo sempre più persone disposte ad accettare che siamo più di in corpo. Infatti, un mio video su Youtube in cui spiego che — come droni — siamo corpi eterodiretti da una coscienza che è altrove ha fatto più di due milioni di visualizzazioni in cinque mesi. Dieci anni fa, ne avrebbe fatte forse diecimila». Source: https://www.corriere.it/cronache/25_agosto_08/federico-faggin-intervista-bab0e738-df64-4171-a317-fd49be70cxlk.shtml
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    Federico Faggin: «Inventai il touch screen: Steve Jobs lo voleva, rifiutai. Sono uscito dal mio corpo e ora so da dove veniamo»
    Il fisico, inventore e imprenditore: «Una notte, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva»
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