• Francesca Albanese, relatrice ONU, denuncia in un suo ultimo rapporto ( notizia da Il Manifesto di ieri ) la partecipazione all' economia del genocidio in Palestina da parte di molte aziende alimentari, non solo di questo comparto, fra le quali le italiane non sono seconde a nessuna .
    Fare affari con lo Stato di Israele non suscita perplessità, dubbi, mal di testa, problemi di coscienza....in fondo si creano posti di lavoro.
    L' ultimo rapporto della Relatrice ONU ," Dall' economia dell' occupazione all' economia del genocidio", è incentrato su mille aziende, si annoverano anche università ( quella di Edimburgo) , centri di ricerca ( il MIT, così come fiori all' occhiello del nostro made in Italy la Leonardo ( chissà che pianti di contentezza per la presidente del Consiglio,
    donna, mamma, italiana e ...."cristiana" Giorgia Meloni), Google, Amazon, Black Rock... Caterpillar, produttrice dei famosi famigerati bulldozer impiegati per abbattere le abitazioni palestinesi....
    " Tutti loro, dichiara la Relatrice Francesca Albanese, hanno contribuito a violare il diritto di un popolo all' autodeterminazione, a favorire le politiche di annessione dei territori palestinesi e a promuovere l' occupazione, i crimini di appartheid e di genocidio. Leggi penali e civili di differenti giurisdizioni potrebbero essere invocate per accusare in tutta onestà e imparzialità le entità aziendali, altrettanto tutte le altre operanti in altri comparti merceologici, di co - responsabilitá.
    Balocco, Ferrero, Bauli, Pan Ducale, Colussi, Balconi...sono alcuni marchi di aziende che commerciano con lo Stato di Israele.....Cosa risponderebbero i loro alti dirigenti?
    " Commerciamo con i burberi sionisti confidando di placare un poco la loro ira con i nostri prodotti dolciari ".
    E le maestranze..?
    Francesca Albanese, relatrice ONU, denuncia in un suo ultimo rapporto ( notizia da Il Manifesto di ieri ) la partecipazione all' economia del genocidio in Palestina da parte di molte aziende alimentari, non solo di questo comparto, fra le quali le italiane non sono seconde a nessuna . Fare affari con lo Stato di Israele non suscita perplessità, dubbi, mal di testa, problemi di coscienza....in fondo si creano posti di lavoro. L' ultimo rapporto della Relatrice ONU ," Dall' economia dell' occupazione all' economia del genocidio", è incentrato su mille aziende, si annoverano anche università ( quella di Edimburgo) , centri di ricerca ( il MIT, così come fiori all' occhiello del nostro made in Italy la Leonardo ( chissà che pianti di contentezza per la presidente del Consiglio, donna, mamma, italiana e ...."cristiana" Giorgia Meloni), Google, Amazon, Black Rock... Caterpillar, produttrice dei famosi famigerati bulldozer impiegati per abbattere le abitazioni palestinesi.... " Tutti loro, dichiara la Relatrice Francesca Albanese, hanno contribuito a violare il diritto di un popolo all' autodeterminazione, a favorire le politiche di annessione dei territori palestinesi e a promuovere l' occupazione, i crimini di appartheid e di genocidio. Leggi penali e civili di differenti giurisdizioni potrebbero essere invocate per accusare in tutta onestà e imparzialità le entità aziendali, altrettanto tutte le altre operanti in altri comparti merceologici, di co - responsabilitá. Balocco, Ferrero, Bauli, Pan Ducale, Colussi, Balconi...sono alcuni marchi di aziende che commerciano con lo Stato di Israele.....Cosa risponderebbero i loro alti dirigenti? " Commerciamo con i burberi sionisti confidando di placare un poco la loro ira con i nostri prodotti dolciari ". E le maestranze..?
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  • UN GRANDE Roy De Vita. Come sempre. MASSIMA DIFFUSIONE!

    Gli USA sospendono i fondi alla Gavi Alliance: il ministro Robert Kennedy Jr. ha richiesto chiarimenti scientifici sui miliardi ricevuti, senza ottenere risposta. Gavi, fondata e finanziata da Bill Gates, è anche tra i maggiori contributori dell’OMS, sollevando dubbi sull’influenza privata nella sanità globale.

    Mentre Washington prende le distanze, l’Italia fa l'esatto opposto: il ministro Tajani ha annunciato un finanziamento di 250 milioni di euro a Gavi, senza confronto con governo o Parlamento, andando contro l’alleato strategico USA.
    UN GRANDE Roy De Vita. Come sempre. MASSIMA DIFFUSIONE! Gli USA sospendono i fondi alla Gavi Alliance: il ministro Robert Kennedy Jr. ha richiesto chiarimenti scientifici sui miliardi ricevuti, senza ottenere risposta. Gavi, fondata e finanziata da Bill Gates, è anche tra i maggiori contributori dell’OMS, sollevando dubbi sull’influenza privata nella sanità globale. Mentre Washington prende le distanze, l’Italia fa l'esatto opposto: il ministro Tajani ha annunciato un finanziamento di 250 milioni di euro a Gavi, senza confronto con governo o Parlamento, andando contro l’alleato strategico USA.
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  • UN GRANDE Roy De Vita. Come sempre. MASSIMA DIFFUSIONE!

    Gli USA sospendono i fondi alla Gavi Alliance: il ministro Robert Kennedy Jr. ha richiesto chiarimenti scientifici sui miliardi ricevuti, senza ottenere risposta. Gavi, fondata e finanziata da Bill Gates, è anche tra i maggiori contributori dell’OMS, sollevando dubbi sull’influenza privata nella sanità globale.

    Mentre Washington prende le distanze, l’Italia fa l'esatto opposto: il ministro Tajani ha annunciato un finanziamento di 250 milioni di euro a Gavi, senza confronto con governo o Parlamento, andando contro l’alleato strategico USA.
    UN GRANDE Roy De Vita. Come sempre. MASSIMA DIFFUSIONE! Gli USA sospendono i fondi alla Gavi Alliance: il ministro Robert Kennedy Jr. ha richiesto chiarimenti scientifici sui miliardi ricevuti, senza ottenere risposta. Gavi, fondata e finanziata da Bill Gates, è anche tra i maggiori contributori dell’OMS, sollevando dubbi sull’influenza privata nella sanità globale. 🇮🇹 Mentre Washington prende le distanze, l’Italia fa l'esatto opposto: il ministro Tajani ha annunciato un finanziamento di 250 milioni di euro a Gavi, senza confronto con governo o Parlamento, andando contro l’alleato strategico USA.
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  • «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è...
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"»

    Il gigante tecnologico cinese Baidu ha dichiarato di voler rendere open source il suo modello di linguaggio di intelligenza artificiale generativa Ernie a partire da oggi, lunedì 30 giugno. La scelta rappresenta un notevole cambiamento per Baidu, storicamente protezionista nei confronti della sua tecnologia. Un modello open source significa infatti che il codice sorgente è disponibile al pubblico e può essere modificato e distribuito in formati diversi. Un portavoce di Baidu ha sottolineato che l'implementazione open source sarà graduale.

    Il chatbot Ernie era stato lanciato sul mercato cinese il 31 agosto 2023, con un pubblico potenziale di un miliardo e mezzo di utenti (e senza la possibilità di accesso ad altri rivali occidentali), che ha contribuito ad allenare la nuova intelligenza artificiale generativa.

    Che cosa significa per il mercato
    Sarà uno choc per il mercato come fu DeepSeek, anch'essa open source cinese e gratuita? Gli esperti di IA sono divisi sull'impatto di questa decisione: alcuni dubitano che sarà un «momento DeepSeek» per il mercato statunitense, mentre altri ritengono che potrebbe consolidare la posizione della Cina come leader dell'IA.
    Sean Ren, professore associato di informatica presso la University of Southern California, intervistato da CNBC, ha sottolineato come tutto ciò non sia solo una questione cinese, visto che «ogni volta che un laboratorio importante rende open-source un modello potente, l'asticella si alza per l'intero settore».

    Una minaccia per il modelli americani
    La decisione di Baidu è vista come una potenziale minaccia per fornitori di modelli «chiusi» come OpenAI e Anthropic perché viene messa sotto pressione la loro strategia di prezzi.
    Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot, ha dichiarato che «Baidu ha appena lanciato una molotov nel mondo dell'AI», prevedendo che Baidu offrirà qualcosa di altrettanto potente, ma «praticamente gratis». «OpenAI, Anthropic, DeepSeek, tutti coloro che pensavano di vendere champagne di prima qualità stanno per rendersi conto che Baidu sta per regalare qualcosa di altrettanto potente. Questa non è una competizione, ma una dichiarazione di guerra dei prezzi» ha aggiunto Strasmore. Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: «Smettetela di pagare cifre esorbitanti». Il ceo di Baidu, Robin Li, ha chiarito che l'obiettivo dell'open source è consentire agli sviluppatori di creare le migliori applicazioni senza preoccuparsi di capacità, costi o strumenti.

    Il movimento open source
    Baidu aveva già annunciato a marzo che il suo modello Ernie X1, focalizzato sul ragionamento e sulla soluzione di problemi complessi, offre prestazioni paragonabili a DeepSeek R1, ma a metà prezzo. Non c’è dubbio che il movimento open source nell’intelligenza artificiale rappresenti una minaccia per i modelli di business dei principali attori del settore. Lo stesso ceo di OpenAI, Sam Altman ha riconosciuto che il movimento open source rappresenta una minaccia ai modelli di business consolidati spiegando che OpenAI ha in programma di rilasciare un modello di open source quest'estate.

    DeepSeek, Manus e non solo: come funzionano e quali sono le intelligenze artificiali generative in arrivo dalla Cina

    Le criticità
    La mossa di Baidu costringerà gli investitori a riconsiderare le dinamiche dei costi di accesso ai modelli di IA. Tuttavia non mancano le preoccupazioni riguardo a sicurezza, trasparenza dei dati e fiducia del mercato. Sean Ren ha infatti sottolineato che, sebbene un'open source trasmetta un senso di trasparenza, il fatto che i codici siano pubblici non significa che si conosca esattamente su quali dati il modello sia stato addestrato, se chi ha fornito i dati abbia fornito il consenso o sia stato compensato. Infine un aspetto preoccupante - ha sottolineato Strasmore - è che non sappiamo se i sistemi siano collegati all'API (Application Programming Interface) Badiu, e cioé un insieme di protocolli che consentono a diverse applicazioni sofware di comunicare tra loro e scambiarsi funzionalità: «Questo equivarrebbe a dare alla Cina accesso a tutte le appa su tutti i telefoni e certamente sarebbe inquietante».
    https://www.corriere.it/tecnologia/25_giugno_30/come-una-molotov-lanciata-sul-mercato-dell-ai-il-colosso-cinese-baidu-rende-open-source-il-suo-modello-ernie-aee1753d-ec98-4184-9587-1ffe3b885xlk_amp.shtml
    «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è... La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"» Il gigante tecnologico cinese Baidu ha dichiarato di voler rendere open source il suo modello di linguaggio di intelligenza artificiale generativa Ernie a partire da oggi, lunedì 30 giugno. La scelta rappresenta un notevole cambiamento per Baidu, storicamente protezionista nei confronti della sua tecnologia. Un modello open source significa infatti che il codice sorgente è disponibile al pubblico e può essere modificato e distribuito in formati diversi. Un portavoce di Baidu ha sottolineato che l'implementazione open source sarà graduale. Il chatbot Ernie era stato lanciato sul mercato cinese il 31 agosto 2023, con un pubblico potenziale di un miliardo e mezzo di utenti (e senza la possibilità di accesso ad altri rivali occidentali), che ha contribuito ad allenare la nuova intelligenza artificiale generativa. Che cosa significa per il mercato Sarà uno choc per il mercato come fu DeepSeek, anch'essa open source cinese e gratuita? Gli esperti di IA sono divisi sull'impatto di questa decisione: alcuni dubitano che sarà un «momento DeepSeek» per il mercato statunitense, mentre altri ritengono che potrebbe consolidare la posizione della Cina come leader dell'IA. Sean Ren, professore associato di informatica presso la University of Southern California, intervistato da CNBC, ha sottolineato come tutto ciò non sia solo una questione cinese, visto che «ogni volta che un laboratorio importante rende open-source un modello potente, l'asticella si alza per l'intero settore». Una minaccia per il modelli americani La decisione di Baidu è vista come una potenziale minaccia per fornitori di modelli «chiusi» come OpenAI e Anthropic perché viene messa sotto pressione la loro strategia di prezzi. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot, ha dichiarato che «Baidu ha appena lanciato una molotov nel mondo dell'AI», prevedendo che Baidu offrirà qualcosa di altrettanto potente, ma «praticamente gratis». «OpenAI, Anthropic, DeepSeek, tutti coloro che pensavano di vendere champagne di prima qualità stanno per rendersi conto che Baidu sta per regalare qualcosa di altrettanto potente. Questa non è una competizione, ma una dichiarazione di guerra dei prezzi» ha aggiunto Strasmore. Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: «Smettetela di pagare cifre esorbitanti». Il ceo di Baidu, Robin Li, ha chiarito che l'obiettivo dell'open source è consentire agli sviluppatori di creare le migliori applicazioni senza preoccuparsi di capacità, costi o strumenti. Il movimento open source Baidu aveva già annunciato a marzo che il suo modello Ernie X1, focalizzato sul ragionamento e sulla soluzione di problemi complessi, offre prestazioni paragonabili a DeepSeek R1, ma a metà prezzo. Non c’è dubbio che il movimento open source nell’intelligenza artificiale rappresenti una minaccia per i modelli di business dei principali attori del settore. Lo stesso ceo di OpenAI, Sam Altman ha riconosciuto che il movimento open source rappresenta una minaccia ai modelli di business consolidati spiegando che OpenAI ha in programma di rilasciare un modello di open source quest'estate. DeepSeek, Manus e non solo: come funzionano e quali sono le intelligenze artificiali generative in arrivo dalla Cina Le criticità La mossa di Baidu costringerà gli investitori a riconsiderare le dinamiche dei costi di accesso ai modelli di IA. Tuttavia non mancano le preoccupazioni riguardo a sicurezza, trasparenza dei dati e fiducia del mercato. Sean Ren ha infatti sottolineato che, sebbene un'open source trasmetta un senso di trasparenza, il fatto che i codici siano pubblici non significa che si conosca esattamente su quali dati il modello sia stato addestrato, se chi ha fornito i dati abbia fornito il consenso o sia stato compensato. Infine un aspetto preoccupante - ha sottolineato Strasmore - è che non sappiamo se i sistemi siano collegati all'API (Application Programming Interface) Badiu, e cioé un insieme di protocolli che consentono a diverse applicazioni sofware di comunicare tra loro e scambiarsi funzionalità: «Questo equivarrebbe a dare alla Cina accesso a tutte le appa su tutti i telefoni e certamente sarebbe inquietante». https://www.corriere.it/tecnologia/25_giugno_30/come-una-molotov-lanciata-sul-mercato-dell-ai-il-colosso-cinese-baidu-rende-open-source-il-suo-modello-ernie-aee1753d-ec98-4184-9587-1ffe3b885xlk_amp.shtml
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    «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"»
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  • UN'ALTRA BUONA NOTIZIA!
    La Cassazione boccia il decreto Sicurezza:
    La Suprema Corte evidenzia criticità nel metodo e nel merito del provvedimento bandiera del governo...
    Un provvedimento con seri dubbi di incostituzionalità nel metodo e nel merito. È il riassunto del giudizio della Cassazione sul decreto Sicurezza, contenuto nelle 129 pagine della relazione pubblicata dall’Ufficio del Massimario della Suprema Corte, la struttura incaricata, tra l’altro, di studiare le novità normative. Il documento contiene una bocciatura senza appello del provvedimento-bandiera del governo, a partire dalla scelta di trasformare da un giorno all’altro in decreto legge il “vecchio” ddl Sicurezza, all’esame del Parlamento da oltre un anno, riprendendone i contenuti “quasi alla lettera“. Riportando le critiche già espresse da decine di giuristi, la Cassazione sottolinea l’“evidente mancanza” dei presupposti di “straordinaria necessità ed urgenza” imposti dalla Costituzione, poiché “nessun fatto nuovo è occorso tra la discussione alle Camere del ddl sicurezza e la scelta trasformarlo in un decreto legge dal medesimo contenuto”. Inoltre, viene denunciata la “disomogeneità” dei contenuti della legge (che interviene su settori diversissimi, dalla cannabis light ai poteri dei servizi) e l’abuso della decretazione d’urgenza in materia penale (il decreto introduce 22 tra nuovi reati e aggravanti).

    VEDIAMO ADESSO COSA SUCCEDERA'!


    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/27/decreto-sicurezza-cassazione-incostituzionalita-notizie/8041720/
    UN'ALTRA BUONA NOTIZIA! La Cassazione boccia il decreto Sicurezza: La Suprema Corte evidenzia criticità nel metodo e nel merito del provvedimento bandiera del governo... Un provvedimento con seri dubbi di incostituzionalità nel metodo e nel merito. È il riassunto del giudizio della Cassazione sul decreto Sicurezza, contenuto nelle 129 pagine della relazione pubblicata dall’Ufficio del Massimario della Suprema Corte, la struttura incaricata, tra l’altro, di studiare le novità normative. Il documento contiene una bocciatura senza appello del provvedimento-bandiera del governo, a partire dalla scelta di trasformare da un giorno all’altro in decreto legge il “vecchio” ddl Sicurezza, all’esame del Parlamento da oltre un anno, riprendendone i contenuti “quasi alla lettera“. Riportando le critiche già espresse da decine di giuristi, la Cassazione sottolinea l’“evidente mancanza” dei presupposti di “straordinaria necessità ed urgenza” imposti dalla Costituzione, poiché “nessun fatto nuovo è occorso tra la discussione alle Camere del ddl sicurezza e la scelta trasformarlo in un decreto legge dal medesimo contenuto”. Inoltre, viene denunciata la “disomogeneità” dei contenuti della legge (che interviene su settori diversissimi, dalla cannabis light ai poteri dei servizi) e l’abuso della decretazione d’urgenza in materia penale (il decreto introduce 22 tra nuovi reati e aggravanti). VEDIAMO ADESSO COSA SUCCEDERA'! https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/27/decreto-sicurezza-cassazione-incostituzionalita-notizie/8041720/
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    La Cassazione boccia il decreto Sicurezza:
    La Suprema Corte evidenzia criticità nel metodo e nel merito del provvedimento bandiera del governo
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  • PURA FOLLIA!
    Ci indebiteremo per 10 anni e il costo sarà solo sulle spalle dei cittadini.
    Carlo Cottarelli: “Il riarmo che chiede la Nato costa 350 mld e non è giustificato” - Il Fatto Quotidiano
    “L’impressione è che siano numeri piovuti dall’alto, senza una chiara spiegazione. Diciamo che quella ufficiale non mi convince molto”. L’economista Carlo Cottarelli, ex Fmi, ora direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, è assai perplesso sui nuovi obiettivi Nato sulla spesa militare decisi al vertice dell’Aja. Da dove nascono i dubbi? Un aumento della spesa …

    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/27/carlo-cottarelli-il-riarmo-che-chiede-la-nato-costa-350-mld-e-non-e-giustificato/8040999/
    PURA FOLLIA! Ci indebiteremo per 10 anni e il costo sarà solo sulle spalle dei cittadini. Carlo Cottarelli: “Il riarmo che chiede la Nato costa 350 mld e non è giustificato” - Il Fatto Quotidiano “L’impressione è che siano numeri piovuti dall’alto, senza una chiara spiegazione. Diciamo che quella ufficiale non mi convince molto”. L’economista Carlo Cottarelli, ex Fmi, ora direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, è assai perplesso sui nuovi obiettivi Nato sulla spesa militare decisi al vertice dell’Aja. Da dove nascono i dubbi? Un aumento della spesa … https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/27/carlo-cottarelli-il-riarmo-che-chiede-la-nato-costa-350-mld-e-non-e-giustificato/8040999/
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    Carlo Cottarelli: “Il riarmo che chiede la Nato costa 350 mld e non è giustificato” - Il Fatto Quotidiano
    “L’impressione è che siano numeri piovuti dall’alto, senza una chiara spiegazione. Diciamo che quella ufficiale non mi convince molto”. L’economista Carlo Cottarelli, ex Fmi, ora direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, è assai perplesso sui nuovi obiettivi Nato sulla spesa militare decisi al vertice dell’Aja. Da dove nascono i dubbi? Un aumento della spesa …
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  • Si possono già distinguere almeno due fasi in questa "guerra a distanza".
    1) L'iperesaltazione israeliana del primo giorno per il lancio dell'operazione "Rising Lion", con Netanyahu che, al secondo giorno, annuncia il pieno dominio sui cieli di Teheran.
    2) La reazione iraniana con l'esaltazione israeliana che va a scemare, fino al tradizionale gioco della "carta della vittima" da parte dello stesso Netanyahu per forzare l'intervento diretto (sul piano logistico è già un dato di fatto) USA contro l'Iran. Curioso, in questo senso, anche il fatto che lo stesso governo israeliano sia passato dal "non pubblicate foto e video dell'impatto dei missili iraniani" (per non ferire il morale della popolazione) al "pubblicate qualsiasi cosa" (strategia seguita, ovviamente, anche dai nostri mezzi di informazione), compreso lo scontro a muso duro tra Ben Gvir (quello che vuole la pulizia etnica a Gaza) ed il capo del Mossad. Con Ben Gvir che si lamenta perché, probabilmente, la guerra all'Iran ruba risorse al suo piano di sterminio (oltre 250 milioni di dollari al giorno, e consideriamo che solo nell'ultimo anno dell'amministrazione Biden Israele si è preso 20 miliardi di dollari dagli Stati Uniti; mentre, tradizionalmente, tale aiuto si è sempre aggirato intorno ai 5/6 miliardi annui, donazioni private compresse; e magari ricordiamo pure che Israele è l'unico Stato che non deve rendere conto a Washington su come investe i soldi ricevuti).
    Ad ogni modo, quello di spendere tutto al primo colpo è una tradizione conclamata nella dottrina militare israeliana, talvolta coronata da successo (1967), altre volte no (2006). Ed anche in questo caso i risultati sul terreno sono abbastanza deludenti (fatta eccezione per l'uccisione di alti ufficiali dei pasdaran e scienziati iraniani, sempre che l'uccisione di civili possa essere considerato come successo militare). Il programma nucleare iraniano è scalfito solo in parte e le capacità di risposta di Tehran sono quasi intatte.
    Se il conflitto dovesse prolungarsi, la posizione di Tel Aviv potrebbe ulteriormente compromettersi. Se gli USA intervengono direttamente bisognerà valutare in che modo lo faranno. I dubbi di Trump, infatti, sono determinati dal rischio di non ottenere una reale vittoria spendibile sul piano della propaganda interna agli USA e all'Occidente più in generale. Russia e Cina difficilmente consentiranno un comunque assai difficile "cambio di regime" e gli USA potrebbero rischiare una inutile "vittoria di Pirro" con un'azione che avrebbe quasi esclusivamente un valore simbolico (gli iraniani, probabilmente, stanno già procedendo ad evacuazione e smantellamento degli eventuali obiettivi).
    Dunque, senza la sicurezza del cambio di regime gli USA non agiranno, o lo faranno in modo parziale.
    In conclusione, ed in riferimento alla Cina, è curioso il fatto che l'attacco israeliano sia arrivato a pochi giorni dall'inaugurazione della ferrovia Pechino-Tehran, ramo fondamentale della Nuova Via della Seta: segno inequivocabile del fatto che (a prescindere dalle dichiarazioni di facciata), questo "nuovo" conflitto ha ragioni ben più ampie di quanto si possa pensare.

    Daniele Perra
    Si possono già distinguere almeno due fasi in questa "guerra a distanza". 1) L'iperesaltazione israeliana del primo giorno per il lancio dell'operazione "Rising Lion", con Netanyahu che, al secondo giorno, annuncia il pieno dominio sui cieli di Teheran. 2) La reazione iraniana con l'esaltazione israeliana che va a scemare, fino al tradizionale gioco della "carta della vittima" da parte dello stesso Netanyahu per forzare l'intervento diretto (sul piano logistico è già un dato di fatto) USA contro l'Iran. Curioso, in questo senso, anche il fatto che lo stesso governo israeliano sia passato dal "non pubblicate foto e video dell'impatto dei missili iraniani" (per non ferire il morale della popolazione) al "pubblicate qualsiasi cosa" (strategia seguita, ovviamente, anche dai nostri mezzi di informazione), compreso lo scontro a muso duro tra Ben Gvir (quello che vuole la pulizia etnica a Gaza) ed il capo del Mossad. Con Ben Gvir che si lamenta perché, probabilmente, la guerra all'Iran ruba risorse al suo piano di sterminio (oltre 250 milioni di dollari al giorno, e consideriamo che solo nell'ultimo anno dell'amministrazione Biden Israele si è preso 20 miliardi di dollari dagli Stati Uniti; mentre, tradizionalmente, tale aiuto si è sempre aggirato intorno ai 5/6 miliardi annui, donazioni private compresse; e magari ricordiamo pure che Israele è l'unico Stato che non deve rendere conto a Washington su come investe i soldi ricevuti). Ad ogni modo, quello di spendere tutto al primo colpo è una tradizione conclamata nella dottrina militare israeliana, talvolta coronata da successo (1967), altre volte no (2006). Ed anche in questo caso i risultati sul terreno sono abbastanza deludenti (fatta eccezione per l'uccisione di alti ufficiali dei pasdaran e scienziati iraniani, sempre che l'uccisione di civili possa essere considerato come successo militare). Il programma nucleare iraniano è scalfito solo in parte e le capacità di risposta di Tehran sono quasi intatte. Se il conflitto dovesse prolungarsi, la posizione di Tel Aviv potrebbe ulteriormente compromettersi. Se gli USA intervengono direttamente bisognerà valutare in che modo lo faranno. I dubbi di Trump, infatti, sono determinati dal rischio di non ottenere una reale vittoria spendibile sul piano della propaganda interna agli USA e all'Occidente più in generale. Russia e Cina difficilmente consentiranno un comunque assai difficile "cambio di regime" e gli USA potrebbero rischiare una inutile "vittoria di Pirro" con un'azione che avrebbe quasi esclusivamente un valore simbolico (gli iraniani, probabilmente, stanno già procedendo ad evacuazione e smantellamento degli eventuali obiettivi). Dunque, senza la sicurezza del cambio di regime gli USA non agiranno, o lo faranno in modo parziale. In conclusione, ed in riferimento alla Cina, è curioso il fatto che l'attacco israeliano sia arrivato a pochi giorni dall'inaugurazione della ferrovia Pechino-Tehran, ramo fondamentale della Nuova Via della Seta: segno inequivocabile del fatto che (a prescindere dalle dichiarazioni di facciata), questo "nuovo" conflitto ha ragioni ben più ampie di quanto si possa pensare. Daniele Perra
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  • Per chi ha ancora dei dubbi, sulle guerre in corso, questo intervento di Travaglio riassume le violazioni delle Leggi Internazionali.

    Travaglio non è certo né filo putiniano ne filo trumpiano.

    Ascoltatelo

    https://x.com/AStramezzi/status/1935931476547453200
    Per chi ha ancora dei dubbi, sulle guerre in corso, questo intervento di Travaglio riassume le violazioni delle Leggi Internazionali. Travaglio non è certo né filo putiniano ne filo trumpiano. Ascoltatelo https://x.com/AStramezzi/status/1935931476547453200
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  • NON E' MAI TROPPO TARDI!
    Emanuela Orlandi: dopo 42 anni, nuova conferma sulle molestie nei Giardini Vaticani
    Un'amica conferma: Emanuela fu importunata da un prelato alto, magro e con gli occhi chiari. La pista del ricatto sessuale prende forza.
    Emanuela Orlandi fu importunata nei Giardini Vaticani da uno dei più alti rappresentanti della Chiesa: a 42 anni esatti dal rapimento della cittadina vaticana, questa sembra ormai una certezza.

    Nei Giardini Vaticani
    Lo aveva già confessato, tra le lacrime e a volto coperto per la paura, una sua cara amica di infanzia che compare anche nell’ultima puntata di “Vatican Girl”, la serie Netflix dedicata alla ragazza scomparsa nel 1983. E adesso lo conferma un’altra amica di Emanuela, intervistata ieri dai giornalisti del programma televisivo “Far West”. Anche lei, secondo fonti dirette, frequentava i giardini vaticani pur non vivendo lì perché suo padre lavorava per lo Stato Pontificio, proprio come il papà di Emanuela. “Era un periodo in cui eravamo molto unite. Io mi ricordo che stavamo pattinando in questi giardini e c’era questa persona che ha fatto degli apprezzamenti su Emanuela. Eravamo ragazzine pure e ingenue, forse troppo”, racconta oggi la sua amica. In questo scenario, sempre più verosimile, Emanuela non sarebbe stata sequestrata solo perché cittadina vaticana ma per creare l’oggetto di un ricatto, presumibilmente al Vaticano, con movente sessuale. Parliamo della cosiddetta pista della pedofilia che si intreccia, senza escluderle, ad altre piste. Ma chi mise in atto il piano di rapire la ragazza all’uscita della scuola di musica che aveva sede nella Basilica di Sant’Apollinare?

    Le molestie
    Torniamo nei Giardini Vaticani, nell’estate del 1983. L’amica di Emanuela con cui la ragazza andava sui pattini doce oggi: “Qualcuno può essersi invaghito di lei, era una bella ragazza. Chi fosse, lo sa solo Dio. Potrebbero esserle successe cose spiacevoli che non sarebbero dovute succedere. Qualcuno aveva attenzioni particolari per lei, mente pattinavano. Fece apprezzamenti, l’abbracciò, era un prelato e le disse: “Come sei bella”. Emanuela aveva un fascino particolare. Io ho flash di questa persona che fece degli apprezzamenti: era alto, magro e con gli occhi chiari”. I giornalisti di Far West mostrano allora delle foto di prelati alla donna tra cui quella dell’arcivescovo americano Paul Marcinkus, braccio destro di Giovanni Paolo II. “Potrebbe essere lui”, dice la ragazza che però non mostra molta certezza. Anche Sabrina Minardi raccontò che durante la sua prigonia nei giorni dopo il sequestro, ma questo non è stato mai accertato, Emanuela subì degli abusi da Marcinkus. Un ex dipendente dei Musei Vaticani Antonio Vignera dice oggi davanti alle telecamere: “Marcinkus beveva ed era libertino, soddisfaceva le sue esigenze sessuali nel suo appartamento”. Che l’ex capo dello Ior non avesse comportamenti irreprensibili è già cosa nota ma questo non può assolutamente significare che fu senza dubbio lui a molestare la Orlandi in quei giardini. “E poi Marcinkus non era affatto magro, non credo potesse essere lui”, ricorda oggi Pietro Orlandi che conosceva bene l’ex presidente della Banca Vaticana per cui lui stesso ha lavorato in passato. “Questa testimonianza non può assolutamente rappresentare una certezza”, aggiunge come a suggerire che identificare in lui l’uomo che molestò Emanuela Orlandi potrebbe essere stata una forzatura. Alto, magro e con gli occhi chiari e dopo 42 anni è tutto ciò che sappiamo sull’episodio chiave di uno dei più grandi misteri.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/21/emanuela-orlandi-fu-molestata-nei-giardini-vaticani-era-un-prelato-fece-apprezzamenti-e-labbraccio-dopo-42-anni-la-conferma-unaltra-amica-della-vatican-girl/8034704/
    NON E' MAI TROPPO TARDI! Emanuela Orlandi: dopo 42 anni, nuova conferma sulle molestie nei Giardini Vaticani Un'amica conferma: Emanuela fu importunata da un prelato alto, magro e con gli occhi chiari. La pista del ricatto sessuale prende forza. Emanuela Orlandi fu importunata nei Giardini Vaticani da uno dei più alti rappresentanti della Chiesa: a 42 anni esatti dal rapimento della cittadina vaticana, questa sembra ormai una certezza. Nei Giardini Vaticani Lo aveva già confessato, tra le lacrime e a volto coperto per la paura, una sua cara amica di infanzia che compare anche nell’ultima puntata di “Vatican Girl”, la serie Netflix dedicata alla ragazza scomparsa nel 1983. E adesso lo conferma un’altra amica di Emanuela, intervistata ieri dai giornalisti del programma televisivo “Far West”. Anche lei, secondo fonti dirette, frequentava i giardini vaticani pur non vivendo lì perché suo padre lavorava per lo Stato Pontificio, proprio come il papà di Emanuela. “Era un periodo in cui eravamo molto unite. Io mi ricordo che stavamo pattinando in questi giardini e c’era questa persona che ha fatto degli apprezzamenti su Emanuela. Eravamo ragazzine pure e ingenue, forse troppo”, racconta oggi la sua amica. In questo scenario, sempre più verosimile, Emanuela non sarebbe stata sequestrata solo perché cittadina vaticana ma per creare l’oggetto di un ricatto, presumibilmente al Vaticano, con movente sessuale. Parliamo della cosiddetta pista della pedofilia che si intreccia, senza escluderle, ad altre piste. Ma chi mise in atto il piano di rapire la ragazza all’uscita della scuola di musica che aveva sede nella Basilica di Sant’Apollinare? Le molestie Torniamo nei Giardini Vaticani, nell’estate del 1983. L’amica di Emanuela con cui la ragazza andava sui pattini doce oggi: “Qualcuno può essersi invaghito di lei, era una bella ragazza. Chi fosse, lo sa solo Dio. Potrebbero esserle successe cose spiacevoli che non sarebbero dovute succedere. Qualcuno aveva attenzioni particolari per lei, mente pattinavano. Fece apprezzamenti, l’abbracciò, era un prelato e le disse: “Come sei bella”. Emanuela aveva un fascino particolare. Io ho flash di questa persona che fece degli apprezzamenti: era alto, magro e con gli occhi chiari”. I giornalisti di Far West mostrano allora delle foto di prelati alla donna tra cui quella dell’arcivescovo americano Paul Marcinkus, braccio destro di Giovanni Paolo II. “Potrebbe essere lui”, dice la ragazza che però non mostra molta certezza. Anche Sabrina Minardi raccontò che durante la sua prigonia nei giorni dopo il sequestro, ma questo non è stato mai accertato, Emanuela subì degli abusi da Marcinkus. Un ex dipendente dei Musei Vaticani Antonio Vignera dice oggi davanti alle telecamere: “Marcinkus beveva ed era libertino, soddisfaceva le sue esigenze sessuali nel suo appartamento”. Che l’ex capo dello Ior non avesse comportamenti irreprensibili è già cosa nota ma questo non può assolutamente significare che fu senza dubbio lui a molestare la Orlandi in quei giardini. “E poi Marcinkus non era affatto magro, non credo potesse essere lui”, ricorda oggi Pietro Orlandi che conosceva bene l’ex presidente della Banca Vaticana per cui lui stesso ha lavorato in passato. “Questa testimonianza non può assolutamente rappresentare una certezza”, aggiunge come a suggerire che identificare in lui l’uomo che molestò Emanuela Orlandi potrebbe essere stata una forzatura. Alto, magro e con gli occhi chiari e dopo 42 anni è tutto ciò che sappiamo sull’episodio chiave di uno dei più grandi misteri. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/21/emanuela-orlandi-fu-molestata-nei-giardini-vaticani-era-un-prelato-fece-apprezzamenti-e-labbraccio-dopo-42-anni-la-conferma-unaltra-amica-della-vatican-girl/8034704/
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  • Geoingegneria per modificare il clima: i rischi e i dubbi etici
    Modificare il clima per contrastare il riscaldamento globale è possibile, ma con quali conseguenze? Cosa rischiamo con la geoingegneria?
    https://quifinanza.it/green/esg/geoingegneria-modifica-clima-rischi-etica/915275/ dedicato a quelli che quando gli fai notare le scie chimiche ti fanno il sorrisino ebete di compatimento.
    Forse perché sono ebeti.
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    Geoingegneria per modificare il clima: i rischi e i dubbi etici
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