• IL CREPUSCOLO DI SAN SIRO
    (Ma di che c… stiamo parlando??! )

    Tutto è cominciato a metà della scorsa consiliatura al Comune di Milano e, da allora, non abbiamo visto altro che un indecente saliscendi: cambi di fronte, revisioni, documenti tenuti sotto chiave e accordi sotterranei che oggi si materializzano in una Delibera di Giunta che sa tanto di “cronaca di una merda annunciata”.

    Non mi illudevo certo che sarebbe stata una passeggiata. Ma persino un inguaribile idealista finisce per perdere la pazienza di fronte a scorrettezze così plateali, ormai esibite alla luce del sole senza più nemmeno la pudica ipocrisia degli anni ’80.

    Sorvoliamo sul lungo calvario di San Siro negli anni: ciò che lascia attoniti oggi è la farsa finale di una delibera che contiene delle perle indimenticabili:

    1️⃣ Prezzo di vendita di stadio + aree limitrofe: 197 milioni di euro, di cui 73 subito e il resto a rate. E ovviamente, “sconto” del Comune per tunnel Patroclo e bonifiche.

    2️⃣ Il Comune ci mette pure del suo: 22 milioni di soldi pubblici per coprire parte dei costi. Una bella “mano tesa” ai club, no?

    3️⃣ Dulcis in fundo: lo “scudo penale” chiesto da Inter e Milan, inserito all’ultimo. Tradotto: se ci fossero indagini o procedimenti che bloccano i lavori o ne mettono a rischio la “bancabilità”… i club possono tirarsi indietro. E a quel punto vien quasi da fare il tifo per la Corte dei Conti!

    Ma la vergogna più grande è un’altra: questa Delibera n.1323 NON È EMENDABILE.
    O con noi o contro di noi. Prendere o lasciare. Alla faccia del confronto democratico (curioso per chi si chiama Partito Democratico). Mai vista una roba del genere.
    San Siro, oggi, va ben oltre la questione edilizia o ambientale. È il simbolo di un atto di supremazia del potere, che calpesta la storia, la memoria collettiva e il benessere dei cittadini, per fare un regalo a due società calcistiche (anzi, a due fondi) di cui non sappiamo nemmeno chi siano i veri padroni.
    E intanto ci dicono che non si può discutere, che non si può modificare nulla perché “si comprometterebbe l’equilibrio delle relazioni”.
    Ma di che c… stiamo parlando???
    Il silenzio sul vincolo storico dello stadio grida vendetta. Perché non si attiva subito una causa su questo fronte?

    Il 25 settembre tireremo le somme. Ma oggi più che mai serve ricordare a noi stessi che la vera forza sta nel mantenere un fronte cittadino unito, oltre i personalismi e le differenze. Non servono lotte armate né violenze – ce n’è già abbastanza nel mondo. Ma quando il cittadino milanese inizierà a sentirsi davvero preso per il culo?
    Io resto un idealista, lo so. E rivendico quella stagione politica in cui eravamo chiamati “quelli del NO”. Non un no cieco, ma un no ragionato, basato su studi e buonsenso, che puntava al bene collettivo.
    E allora sì, mi viene da mettere in guardia anche gli ex compagni di viaggio: attenti a un campo largo che rischia di diventare il banchetto di volpi e affaristi.

    Un vero campo allargato dobbiamo entrare nell’ottica di costruirlo noi cittadini, addetti ai lavori, teorici e pensatori. Tutti insieme sotto lo stesso fronte.
    Perché forse non ci è chiaro che il piano di scontro non è più orizzontale, fra contradaioli o parrocchiani, ma verticale: fra chi subisce e chi comanda, forte soltanto di un’arma chiamata “dinero” .
    Inutile girarci intorno.

    #SanSiro #Milano #NoAllaSpeculazione #BastaRegaliAiPoteriForti #CittadiniUniti #resistenzacivile
    🏟️ IL CREPUSCOLO DI SAN SIRO (Ma di che c… stiamo parlando??! 🤬) Tutto è cominciato a metà della scorsa consiliatura al Comune di Milano e, da allora, non abbiamo visto altro che un indecente saliscendi: cambi di fronte, revisioni, documenti tenuti sotto chiave e accordi sotterranei che oggi si materializzano in una Delibera di Giunta che sa tanto di “cronaca di una merda annunciata”. Non mi illudevo certo che sarebbe stata una passeggiata. Ma persino un inguaribile idealista finisce per perdere la pazienza di fronte a scorrettezze così plateali, ormai esibite alla luce del sole senza più nemmeno la pudica ipocrisia degli anni ’80. Sorvoliamo sul lungo calvario di San Siro negli anni: ciò che lascia attoniti oggi è la farsa finale di una delibera che contiene delle perle indimenticabili: 1️⃣ Prezzo di vendita di stadio + aree limitrofe: 197 milioni di euro, di cui 73 subito e il resto a rate. E ovviamente, “sconto” del Comune per tunnel Patroclo e bonifiche. 2️⃣ Il Comune ci mette pure del suo: 22 milioni di soldi pubblici per coprire parte dei costi. Una bella “mano tesa” ai club, no? 3️⃣ Dulcis in fundo: lo “scudo penale” chiesto da Inter e Milan, inserito all’ultimo. Tradotto: se ci fossero indagini o procedimenti che bloccano i lavori o ne mettono a rischio la “bancabilità”… i club possono tirarsi indietro. E a quel punto vien quasi da fare il tifo per la Corte dei Conti! ⚖️ 👉 Ma la vergogna più grande è un’altra: questa Delibera n.1323 NON È EMENDABILE. O con noi o contro di noi. Prendere o lasciare. Alla faccia del confronto democratico (curioso per chi si chiama Partito Democratico). Mai vista una roba del genere. San Siro, oggi, va ben oltre la questione edilizia o ambientale. È il simbolo di un atto di supremazia del potere, che calpesta la storia, la memoria collettiva e il benessere dei cittadini, per fare un regalo a due società calcistiche (anzi, a due fondi) di cui non sappiamo nemmeno chi siano i veri padroni. E intanto ci dicono che non si può discutere, che non si può modificare nulla perché “si comprometterebbe l’equilibrio delle relazioni”. Ma di che c… stiamo parlando??? 😡 Il silenzio sul vincolo storico dello stadio grida vendetta. Perché non si attiva subito una causa su questo fronte? 📅 Il 25 settembre tireremo le somme. Ma oggi più che mai serve ricordare a noi stessi che la vera forza sta nel mantenere un fronte cittadino unito, oltre i personalismi e le differenze. Non servono lotte armate né violenze – ce n’è già abbastanza nel mondo. Ma quando il cittadino milanese inizierà a sentirsi davvero preso per il culo? Io resto un idealista, lo so. E rivendico quella stagione politica in cui eravamo chiamati “quelli del NO”. Non un no cieco, ma un no ragionato, basato su studi e buonsenso, che puntava al bene collettivo. E allora sì, mi viene da mettere in guardia anche gli ex compagni di viaggio: attenti a un campo largo che rischia di diventare il banchetto di volpi e affaristi. 🔥 Un vero campo allargato dobbiamo entrare nell’ottica di costruirlo noi cittadini, addetti ai lavori, teorici e pensatori. Tutti insieme sotto lo stesso fronte. Perché forse non ci è chiaro che il piano di scontro non è più orizzontale, fra contradaioli o parrocchiani, ma verticale: fra chi subisce e chi comanda, forte soltanto di un’arma chiamata “dinero” 💰. Inutile girarci intorno. #SanSiro #Milano #NoAllaSpeculazione #BastaRegaliAiPoteriForti #CittadiniUniti #resistenzacivile
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  • PARMA B – un sequel non voluto

    Passano le estati, ma il tema del consumo di suolo ritorna puntuale.
    Cambia il contesto, cambia la regione, ma il copione resta lo stesso: il paravento delle “energie rinnovabili” diventa troppo spesso il pretesto per fare affari ad ogni costo. Lo abbiamo già visto.
    Un anno fa ci siamo uniti per sostenere le comunità sarde nella raccolta firme per la Legge di Pratobello ’24, che in poche settimane superò le 10.000 adesioni.
    Oggi una nuova minaccia si abbatte sull’Appennino parmense, denunciata da un amico e attivista storico oggi residente a Bardi (PR): il progetto PARMA B.

    I crinali dell’Appennino parmense sono un patrimonio naturale e paesaggistico che appartiene a tutti: boschi, corsi d’acqua, borghi storici e biodiversità che rendono questo territorio unico al mondo.
    Un equilibrio fragile, che non possiamo permetterci di sacrificare.
    Il progetto PARMA B prevede la costruzione di un impianto eolico industriale su vasta scala, tra i comuni di Compiano, Bardi, Bedonia, Bore e Morfasso.
    Un’operazione presentata come “verde” e “sostenibile”, ma che nasconde impatti devastanti:
    distruzione del paesaggio e delle aree naturali
    minacce alla fauna selvatica
    compromissione della qualità della vita delle comunità locali
    Questo non è progresso. È solo un altro affare sulla pelle dei territori.

    Non possiamo restare in silenzio.
    Le petizioni online non risolvono tutto, lo sappiamo. Ma il silenzio e l’inerzia non hanno mai cambiato nulla.
    Oggi chiediamo solo un minuto del vostro tempo e una firma.

    Firma la petizione qui
    https://www.change.org/No-alle-pale-eoliche-sull-Appennino-parmense

    Insieme possiamo fermare questo scempio.
    Il futuro dei nostri territori non è in vendita.

    #NoParmaB #StopConsumoDiSuolo #DifendiamoLAppennino #NoEolicoIndustriale #Biodiversità #BorghiItaliani #petizionepopolare
    ⚠️ PARMA B – un sequel non voluto⚠️ Passano le estati, ma il tema del consumo di suolo ritorna puntuale. Cambia il contesto, cambia la regione, ma il copione resta lo stesso: il paravento delle “energie rinnovabili” diventa troppo spesso il pretesto per fare affari ad ogni costo. Lo abbiamo già visto. Un anno fa ci siamo uniti per sostenere le comunità sarde nella raccolta firme per la Legge di Pratobello ’24, che in poche settimane superò le 10.000 adesioni. Oggi una nuova minaccia si abbatte sull’Appennino parmense, denunciata da un amico e attivista storico oggi residente a Bardi (PR): il progetto PARMA B. 🌳I crinali dell’Appennino parmense sono un patrimonio naturale e paesaggistico che appartiene a tutti: boschi, corsi d’acqua, borghi storici e biodiversità che rendono questo territorio unico al mondo. Un equilibrio fragile, che non possiamo permetterci di sacrificare. 👉 Il progetto PARMA B prevede la costruzione di un impianto eolico industriale su vasta scala, tra i comuni di Compiano, Bardi, Bedonia, Bore e Morfasso. Un’operazione presentata come “verde” e “sostenibile”, ma che nasconde impatti devastanti: distruzione del paesaggio e delle aree naturali 🌲 minacce alla fauna selvatica 🦅 compromissione della qualità della vita delle comunità locali 🏡 Questo non è progresso. È solo un altro affare sulla pelle dei territori. ✊ Non possiamo restare in silenzio. Le petizioni online non risolvono tutto, lo sappiamo. Ma il silenzio e l’inerzia non hanno mai cambiato nulla. Oggi chiediamo solo un minuto del vostro tempo e una firma. 📌 Firma la petizione qui 👉 https://www.change.org/No-alle-pale-eoliche-sull-Appennino-parmense Insieme possiamo fermare questo scempio. Il futuro dei nostri territori non è in vendita. #NoParmaB #StopConsumoDiSuolo #DifendiamoLAppennino #NoEolicoIndustriale #Biodiversità #BorghiItaliani #petizionepopolare
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  • QUESTO È L'EFFETTO SALA!!!
    Milano, i negozi chiudono e gli abitanti si spostano: esiste una ricetta contro la «londrizzazione» dei prezzi? La palla passa (davvero) alla politica
    Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso.

    Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso

    La chiamano «decommercializzazione», sulla scia della deindustrializzazione. In pratica, le saracinesche si abbassano, le botteghe spariscono, i centri storici si spopolano. Le cause sono note. I salari reali degli italiani sono calati del 7,5 per cento dal 2021. Son finiti i soldi. E quei pochi che ci sono, si spendono nei grandi centri commerciali, o meglio, nei discount. O ancora sulle grandi piattaforme online, voraci idrovore del commercio. I grandi fondi di investimenti acquistano interi palazzi e danno le carte: se non stai ai loro prezzi folli, te ne puoi andare. E al tuo posto, avanza una teoria infinita di b&b. Milano, come sempre, è all’avanguardia: nella sperequazione tra ricchi e poveri, nella «londrizzazione» dei prezzi, nel diradarsi dei negozi strozzati dagli affitti e nella fuga degli abitanti, in cerca di aria migliore e più economica.

    In 50 anni le quotazioni delle case sono salite di 35 volte. Così anche il numero dei super ricchi: ci sono in città 115 mila milionari e 17 miliardari. E gli altri? Sopravvivono. Vanno a vivere in montagna o sul lago oppure si danno al pendolarismo lavorativo, con l’aiuto di quel che rimane dello smart working. Manfredi Catella, re dei grattacieli, suggeriva di andare a vivere a Genova: con l’alta velocità ce la si farà in soli 40 minuti, anche se poi bisogna pagarli i treni.
    Ma si può far qualcosa contro questo scenario apocalittico? In effetti sì, ci sarebbe qualcuno deputato a intervenire: la politica.

    Che però non sembra avere questa priorità. Eppure non si può credere che si accetti la deriva attuale. Perché poi questi poveri turisti, cosa ci verranno a fare in città svuotate e deserte? Andranno al discount a comprare le buste d’insalata? Le città vivono anche e soprattutto della presenza capillare di un commercio a misura d’uomo, per strade che sanno alternare pasticcerie e boutique di moda, wine bar e botteghe artigianali. Non è passatismo, non è il solito refrain «piccolo è bello», è la ricerca di quell’equilibrio, di quell’armonia che rende ricche e vivibili le nostre città.

    A Milano la speculazione rischia di trasformarsi in una bolla e in un boomerang per gli stessi affaristi. E allora i governi dovrebbero intervenire con sgravi fiscali e i sindaci potrebbero inaugurare una politica di agevolazione per gli esercizi commerciali, abbattendo la ragnatela di lacci e lacciuoli imposti da una politica indifferente e da una burocrazia ottusa. Le regole che servono, poche e chiare, dovranno presiedere al controllo del territorio. Per bloccare la gentrificazione selvaggia di alcune zone (via Melzo ha più locali che abitanti) e per favorire una ripartizione più equa di negozi e attività (senza dimenticare le periferie, naturalmente, che soffrono per altri motivi). Si può fare molto: introdurre meccanismi per calmierare gli affitti, sostenere il piccolo commercio, valorizzare i centri storici, tutelare alcune attività. Insomma, si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso.

    https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_12/milano-i-negozi-chiudono-e-gli-abitanti-si-spostano-esiste-una-ricetta-contro-la-londrizzazione-dei-prezzi-la-palla-passa-47ca34ed-7d4f-45a1-82e1-d9bbc2311xlk_amp.shtml
    QUESTO È L'EFFETTO SALA!!! Milano, i negozi chiudono e gli abitanti si spostano: esiste una ricetta contro la «londrizzazione» dei prezzi? La palla passa (davvero) alla politica Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso. Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso La chiamano «decommercializzazione», sulla scia della deindustrializzazione. In pratica, le saracinesche si abbassano, le botteghe spariscono, i centri storici si spopolano. Le cause sono note. I salari reali degli italiani sono calati del 7,5 per cento dal 2021. Son finiti i soldi. E quei pochi che ci sono, si spendono nei grandi centri commerciali, o meglio, nei discount. O ancora sulle grandi piattaforme online, voraci idrovore del commercio. I grandi fondi di investimenti acquistano interi palazzi e danno le carte: se non stai ai loro prezzi folli, te ne puoi andare. E al tuo posto, avanza una teoria infinita di b&b. Milano, come sempre, è all’avanguardia: nella sperequazione tra ricchi e poveri, nella «londrizzazione» dei prezzi, nel diradarsi dei negozi strozzati dagli affitti e nella fuga degli abitanti, in cerca di aria migliore e più economica. In 50 anni le quotazioni delle case sono salite di 35 volte. Così anche il numero dei super ricchi: ci sono in città 115 mila milionari e 17 miliardari. E gli altri? Sopravvivono. Vanno a vivere in montagna o sul lago oppure si danno al pendolarismo lavorativo, con l’aiuto di quel che rimane dello smart working. Manfredi Catella, re dei grattacieli, suggeriva di andare a vivere a Genova: con l’alta velocità ce la si farà in soli 40 minuti, anche se poi bisogna pagarli i treni. Ma si può far qualcosa contro questo scenario apocalittico? In effetti sì, ci sarebbe qualcuno deputato a intervenire: la politica. Che però non sembra avere questa priorità. Eppure non si può credere che si accetti la deriva attuale. Perché poi questi poveri turisti, cosa ci verranno a fare in città svuotate e deserte? Andranno al discount a comprare le buste d’insalata? Le città vivono anche e soprattutto della presenza capillare di un commercio a misura d’uomo, per strade che sanno alternare pasticcerie e boutique di moda, wine bar e botteghe artigianali. Non è passatismo, non è il solito refrain «piccolo è bello», è la ricerca di quell’equilibrio, di quell’armonia che rende ricche e vivibili le nostre città. A Milano la speculazione rischia di trasformarsi in una bolla e in un boomerang per gli stessi affaristi. E allora i governi dovrebbero intervenire con sgravi fiscali e i sindaci potrebbero inaugurare una politica di agevolazione per gli esercizi commerciali, abbattendo la ragnatela di lacci e lacciuoli imposti da una politica indifferente e da una burocrazia ottusa. Le regole che servono, poche e chiare, dovranno presiedere al controllo del territorio. Per bloccare la gentrificazione selvaggia di alcune zone (via Melzo ha più locali che abitanti) e per favorire una ripartizione più equa di negozi e attività (senza dimenticare le periferie, naturalmente, che soffrono per altri motivi). Si può fare molto: introdurre meccanismi per calmierare gli affitti, sostenere il piccolo commercio, valorizzare i centri storici, tutelare alcune attività. Insomma, si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso. https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_12/milano-i-negozi-chiudono-e-gli-abitanti-si-spostano-esiste-una-ricetta-contro-la-londrizzazione-dei-prezzi-la-palla-passa-47ca34ed-7d4f-45a1-82e1-d9bbc2311xlk_amp.shtml
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  • ROCK SALVATION
    La terza via tra caos e coscienza

    Credo nella via "mediana". Credo nella mediazione e nella ricerca di un equilibrio che oggi ci serve come il pane . E quando dico via mediana, mi riferisco a quell’onda che abbiamo cercato anni fa, chiamata anche “terza via”. No, non è quell'equidistanza democristiana fluttuante che odora di compromessi sterili. Sia chiaro, per i malpensanti.

    E oggi mi fa piacere che questa via del dialogo, questo fragile sentiero d'equilibrio, arrivi ancora una volta dal #Rock. Da chi, dentro al caos creativo, ha saputo sublimare la propria inquietudine in suono e parola. Thom Yorke, come altri poeti del suono – Roger Waters, o in forma più silenziosa Eric Clapton (che sale sul palco con una chitarra palestinese) – oggi ci offre parole che hanno il sapore di un coraggio diverso. Di un equilibrio pensato, sofferto. E io, quelle parole, le sento mie. Le condivido. Le rilancio.

    ❗️Perché no, non sempre nella vita esiste l’obbligo di schierarsi. Non sempre serve scegliere tra una contrada o l’altra, in queste moderne guerre tribali tra vax e no vax, palestinesi e israeliani, russi e ucraini. Sembrano gironi di Champions League della coscienza, con tanto di quote da scommessa pseudocalcistica .
    La vita non è solo dicotomia. Ci vuole coraggio – vero coraggio – per voler (e saper) percorrere la via mediana. Quella in cui i problemi si affrontano con precisione chirurgica, dove si cerca la negoziazione come strumento di civiltà. Una via che tarda ad arrivare perché il mondo, oggi, ha disimparato a praticarla.
    Ed è allora che arte, cultura, e in questo caso il rock sperimentale di chi non ha padroni, tornano a farci da bussola.

    Ecco, le parole di Thom Yorke non sono un j’accuse né un manifesto pacifista da bacheca scolastica. Sono riflessioni lucide, scomode, profondamente umane. Le sue parole riecheggiano proprio quella terza via che rivendichiamo.

    “Spero che per chiunque abbia mai ascoltato una nota della musica della mia band o di qualsiasi altra musica che ho creato nel corso degli anni, o abbia guardato la copertina o letto un qualsiasi testo, sia ovvio che non potrei mai supportare alcuna forma di estremismo o disumanizzazione degli altri.”

    Parole che non si piegano né a slogan né a tifoserie. Yorke lo dice senza infingimenti, quando denuncia l’agire dell’attuale governo israeliano:

    “Penso che Netanyahu e la sua banda di estremisti siano totalmente fuori controllo e debbano essere fermati, e che la comunità internazionale dovrebbe esercitare tutta la pressione possibile su di loro affinché cessino. La loro scusa di autodifesa si è esaurita da tempo ed è stata sostituita da un palese desiderio di prendere il controllo di Gaza e della Cisgiordania permanentemente.”

    “Credo che questa amministrazione ultranazionalista si sia nascosta dietro un popolo terrorizzato e addolorato e lo abbia usato per deviare ogni critica, usando quella paura e quel dolore per promuovere la sua agenda ultranazionalista con conseguenze terribili, come vediamo ora con l'orribile blocco degli aiuti a Gaza.”

    Ma attenzione: non c'è parzialità. Non c'è adesione cieca a una sola parte. Yorke mette sotto lente anche l’altro lato:

    “Allo stesso tempo, l'incondizionato ritornello di Palestina Libera che ci circonda non risponde alla semplice domanda: perché gli ostaggi non sono ancora stati tutti restituiti? Per quale possibile motivo? Perché Hamas ha scelto gli atti davvero orribili del 7 ottobre?”

    “La risposta sembra ovvia, e credo che anche Hamas scelga di nascondersi dietro le sofferenze del suo popolo, in modo altrettanto cinico, per i propri scopi.”

    Yorke non gioca a fare il moderato da talk show. Prende posizione. Ma la sua è una posizione mediana, non neutrale. È il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, senza rinunciare alla complessità. Senza cedere alle tifoserie.

    No, non è paraculaggine questa. Né mancanza di coraggio. Tutt’altro.
    Perché è proprio quando ci dividiamo in fazioni d’opinionismo e in sacche di resistenza ideologica, che diventiamo la caricatura di quella pace che diciamo di voler costruire. Anche qui, sui social, tra commenti urlati e condivisioni da tastiera.


    Serve invece il coraggio di guardare in faccia le contraddizioni. Di non avere paura della complessità. Di non cercare scorciatoie morali. Perché la vera pace non è mai un atto di schieramento. È un lavoro chirurgico, continuo, spesso ingrato.
    E non è un caso se anni fa fu un poeta del rock – non un politico – a cantare:
    "Give peace a chance".

    Rock docet.

    #ThomYorke #TheSmile #Radiohead #PeaceNotSides #MusicaImpegnata #RockPoetico #ArteEDialogo #ViaMediana #RockSalvation #NoToExtremism #MusicaChePensa #ThirdWay #StopHamas #StopNetanyahu #TomYorkeQuotes #GivePeaceAChance #MusicForPeace #Palestina #Israele #RockAndPolitics #ThinkBeforeYouShout #Equilibrio
    🎸 ROCK SALVATION 🤘 La terza via tra caos e coscienza 🌪️🕊️ Credo nella via "mediana". Credo nella mediazione e nella ricerca di un equilibrio che oggi ci serve come il pane 🍞. E quando dico via mediana, mi riferisco a quell’onda che abbiamo cercato anni fa, chiamata anche “terza via”. No, non è quell'equidistanza democristiana fluttuante che odora di compromessi sterili. Sia chiaro, per i malpensanti. E oggi mi fa piacere che questa via del dialogo, questo fragile sentiero d'equilibrio, arrivi ancora una volta dal #Rock. Da chi, dentro al caos creativo, ha saputo sublimare la propria inquietudine in suono e parola. Thom Yorke, come altri poeti del suono – Roger Waters, o in forma più silenziosa Eric Clapton (che sale sul palco con una chitarra palestinese) – oggi ci offre parole che hanno il sapore di un coraggio diverso. Di un equilibrio pensato, sofferto. E io, quelle parole, le sento mie. Le condivido. Le rilancio. ❗️Perché no, non sempre nella vita esiste l’obbligo di schierarsi. Non sempre serve scegliere tra una contrada o l’altra, in queste moderne guerre tribali tra vax e no vax, palestinesi e israeliani, russi e ucraini. Sembrano gironi di Champions League della coscienza, con tanto di quote da scommessa pseudocalcistica 🎲⚽. La vita non è solo dicotomia. Ci vuole coraggio – vero coraggio – per voler (e saper) percorrere la via mediana. Quella in cui i problemi si affrontano con precisione chirurgica, dove si cerca la negoziazione come strumento di civiltà. Una via che tarda ad arrivare perché il mondo, oggi, ha disimparato a praticarla. Ed è allora che arte, cultura, e in questo caso il rock sperimentale di chi non ha padroni, tornano a farci da bussola. 🎧🌍 👉Ecco, le parole di Thom Yorke non sono un j’accuse né un manifesto pacifista da bacheca scolastica. Sono riflessioni lucide, scomode, profondamente umane. Le sue parole riecheggiano proprio quella terza via che rivendichiamo. “Spero che per chiunque abbia mai ascoltato una nota della musica della mia band o di qualsiasi altra musica che ho creato nel corso degli anni, o abbia guardato la copertina o letto un qualsiasi testo, sia ovvio che non potrei mai supportare alcuna forma di estremismo o disumanizzazione degli altri.” Parole che non si piegano né a slogan né a tifoserie. Yorke lo dice senza infingimenti, quando denuncia l’agire dell’attuale governo israeliano: “Penso che Netanyahu e la sua banda di estremisti siano totalmente fuori controllo e debbano essere fermati, e che la comunità internazionale dovrebbe esercitare tutta la pressione possibile su di loro affinché cessino. La loro scusa di autodifesa si è esaurita da tempo ed è stata sostituita da un palese desiderio di prendere il controllo di Gaza e della Cisgiordania permanentemente.” “Credo che questa amministrazione ultranazionalista si sia nascosta dietro un popolo terrorizzato e addolorato e lo abbia usato per deviare ogni critica, usando quella paura e quel dolore per promuovere la sua agenda ultranazionalista con conseguenze terribili, come vediamo ora con l'orribile blocco degli aiuti a Gaza.” Ma attenzione: non c'è parzialità. Non c'è adesione cieca a una sola parte. Yorke mette sotto lente anche l’altro lato: “Allo stesso tempo, l'incondizionato ritornello di Palestina Libera che ci circonda non risponde alla semplice domanda: perché gli ostaggi non sono ancora stati tutti restituiti? Per quale possibile motivo? Perché Hamas ha scelto gli atti davvero orribili del 7 ottobre?” “La risposta sembra ovvia, e credo che anche Hamas scelga di nascondersi dietro le sofferenze del suo popolo, in modo altrettanto cinico, per i propri scopi.” Yorke non gioca a fare il moderato da talk show. Prende posizione. Ma la sua è una posizione mediana, non neutrale. È il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, senza rinunciare alla complessità. Senza cedere alle tifoserie. No, non è paraculaggine questa. Né mancanza di coraggio. Tutt’altro. Perché è proprio quando ci dividiamo in fazioni d’opinionismo e in sacche di resistenza ideologica, che diventiamo la caricatura di quella pace che diciamo di voler costruire. Anche qui, sui social, tra commenti urlati e condivisioni da tastiera. 🎭📱 Serve invece il coraggio di guardare in faccia le contraddizioni. Di non avere paura della complessità. Di non cercare scorciatoie morali. Perché la vera pace non è mai un atto di schieramento. È un lavoro chirurgico, continuo, spesso ingrato. E non è un caso se anni fa fu un poeta del rock – non un politico – a cantare: 🎵 "Give peace a chance". Rock docet. #ThomYorke #TheSmile #Radiohead #PeaceNotSides #MusicaImpegnata #RockPoetico #ArteEDialogo #ViaMediana #RockSalvation #NoToExtremism #MusicaChePensa #ThirdWay #StopHamas #StopNetanyahu #TomYorkeQuotes #GivePeaceAChance #MusicForPeace #Palestina #Israele #RockAndPolitics #ThinkBeforeYouShout #Equilibrio
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  • UN'ALTRA VITTIMA dei SACRI SIERI?
    “Ho un disturbo neurologico. Compromessi udito, vista ed equilibrio”: Billy Joel cancella tutti i concerti in programma tra 2025 e 2026. Preoccupazione tra i fan - Il Fatto Quotidiano
    Billy Joel ha cancellato tutti i suoi prossimi concerti, dopo che gli è stato diagnosticato un accumulo di liquidi nel cervello
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/24/ho-un-disturbo-neurologico-compromessi-udito-vista-ed-equilibrio-billy-joel-cancella-tutti-i-concerti-in-programma-tra-2025-e-2026-preoccupazione-tra-i-fan/8000805/
    UN'ALTRA VITTIMA dei SACRI SIERI? “Ho un disturbo neurologico. Compromessi udito, vista ed equilibrio”: Billy Joel cancella tutti i concerti in programma tra 2025 e 2026. Preoccupazione tra i fan - Il Fatto Quotidiano Billy Joel ha cancellato tutti i suoi prossimi concerti, dopo che gli è stato diagnosticato un accumulo di liquidi nel cervello https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/24/ho-un-disturbo-neurologico-compromessi-udito-vista-ed-equilibrio-billy-joel-cancella-tutti-i-concerti-in-programma-tra-2025-e-2026-preoccupazione-tra-i-fan/8000805/
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  • SICUREZZA DEMOCRATICA (un appello)

    Siamo troppo distratti, o forse assuefatti, alle ingiustizie quotidiane per accorgerci di come passi sotto silenzio uno degli appelli più necessari per il nostro Paese. Un'Italia stretta tra il bisogno di nuove guide spirituali e la solidarietà a guerre lontane... mentre perde sempre più il contatto con la realtà.
    Un popolo che si adegua a ogni "porcata" — di destra o di sinistra — senza più fiato, senza più reazione.
    Ma per fortuna esistono ancora voci fuori dalla politica attiva, capaci di risvegliare l'attenzione. Voci che oggi denunciano uno dei decreti più scellerati degli ultimi anni: il DDL Sicurezza, approvato con procedura d'urgenza dal governo Meloni.
    Un disastro — per contenuti, forma e modalità di attuazione — che, a mio parere, affonda le sue radici in una malapolitica falsa e ipocrita. Una politica che rifugge il termine "fascismo" ma che, nei fatti, ne ricalca le logiche più oscure: paura e repressione come strumenti di governo. Due sentimenti tossici, lontani anni luce dalle necessità dei tempi che viviamo.

    Per questo oggi rilancio con forza l'appello "Per la Sicurezza democratica", firmato da 257 professori universitari di diritto pubblico di tutta Italia — tra cui giganti come Ugo De Siervo, Gaetano Silvestri, Gustavo Zagrebelsky, Enzo Cheli, Paolo Maddalena, ex Presidenti e Vice-Presidenti della Corte Costituzionale.
    Un documento che si aggiunge alle prese di posizione di magistrati, avvocati penalisti e docenti di diritto penale.
    Il cuore della denuncia è chiaro: il DDL Sicurezza tradisce un’impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica, che punta a governare con la paura e non governare la paura.

    ⚫️I punti critici più gravi?
    - La possibilità per la polizia di portare armi non di ordinanza anche fuori servizio.

    - Inasprimento delle pene per reati generici legati a manifestazioni pubbliche, violando il principio di tipicità e limitando la libertà di riunione costituzionalmente garantita.

    - Norme vaghe e pericolose sull'occupazione di edifici o terreni, lasciate alla completa discrezionalità degli inquirenti.

    ❗️L’uso strumentale della procedura di urgenza/emergenza per approvare misure repressive, forzando il normale iter parlamentare e riducendo il confronto democratico.

    Come ha detto il professor Zaccaria, l’equilibrio tra individuo e autorità è rotto a favore di quest'ultima. È questo il futuro che vogliamo

    Serve il nostro megafono❗️
    Appelli come questi non godono di prime pagine, non fanno rumore nei talk show. Vengono ignorati perché sono liberi da ideologie di parte, ancorati solo alla competenza e al senso costituzionale.

    Ma noi possiamo diventare il loro megafono.
    Rilanciamo, condividiamo, parliamone.
    Perché tra poche settimane arriveranno anche 5 quesiti referendari fondamentali in nome della giustizia e della democrazia partecipativa. E oggi, più che mai, dobbiamo decidere se far rifiorire una "nuova primavera italiana" fatta di voto, impegno, consapevolezza.
    Svegliarsi o rassegnarsi.
    Io scelgo la prima.
    E tu?

    Leggi l'appello :

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/27/decreto-sicurezza-il-testo-integrale-dellappello-e-i-nomi-dei-257-giuristi-che-lo-hanno-sottoscritto/7967103/

    #️⃣ #SicurezzaDemocratica #NoAlDDLsicurezza #Costituzione #LibertàDiManifestare #DirittiCivili #ItaliaDemocratica #PrimaveraItaliana #ReferendumGiustizia2025 #DifendiamoLaDemocrazia
    SICUREZZA DEMOCRATICA ✊ (un appello) Siamo troppo distratti, o forse assuefatti, alle ingiustizie quotidiane per accorgerci di come passi sotto silenzio uno degli appelli più necessari per il nostro Paese. Un'Italia stretta tra il bisogno di nuove guide spirituali e la solidarietà a guerre lontane... mentre perde sempre più il contatto con la realtà. Un popolo che si adegua a ogni "porcata" — di destra o di sinistra — senza più fiato, senza più reazione. Ma per fortuna esistono ancora voci fuori dalla politica attiva, capaci di risvegliare l'attenzione. Voci che oggi denunciano uno dei decreti più scellerati degli ultimi anni: il DDL Sicurezza, approvato con procedura d'urgenza dal governo Meloni. Un disastro — per contenuti, forma e modalità di attuazione — che, a mio parere, affonda le sue radici in una malapolitica falsa e ipocrita. Una politica che rifugge il termine "fascismo" ma che, nei fatti, ne ricalca le logiche più oscure: paura e repressione come strumenti di governo. Due sentimenti tossici, lontani anni luce dalle necessità dei tempi che viviamo. Per questo oggi rilancio con forza l'appello "Per la Sicurezza democratica", firmato da 257 professori universitari di diritto pubblico di tutta Italia — tra cui giganti come Ugo De Siervo, Gaetano Silvestri, Gustavo Zagrebelsky, Enzo Cheli, Paolo Maddalena, ex Presidenti e Vice-Presidenti della Corte Costituzionale. Un documento che si aggiunge alle prese di posizione di magistrati, avvocati penalisti e docenti di diritto penale. Il cuore della denuncia è chiaro: il DDL Sicurezza tradisce un’impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica, che punta a governare con la paura e non governare la paura. ⚫️I punti critici più gravi? - La possibilità per la polizia di portare armi non di ordinanza anche fuori servizio. - Inasprimento delle pene per reati generici legati a manifestazioni pubbliche, violando il principio di tipicità e limitando la libertà di riunione costituzionalmente garantita. - Norme vaghe e pericolose sull'occupazione di edifici o terreni, lasciate alla completa discrezionalità degli inquirenti. ❗️L’uso strumentale della procedura di urgenza/emergenza per approvare misure repressive, forzando il normale iter parlamentare e riducendo il confronto democratico. Come ha detto il professor Zaccaria, l’equilibrio tra individuo e autorità è rotto a favore di quest'ultima. È questo il futuro che vogliamo⁉️ Serve il nostro megafono❗️ Appelli come questi non godono di prime pagine, non fanno rumore nei talk show. Vengono ignorati perché sono liberi da ideologie di parte, ancorati solo alla competenza e al senso costituzionale. Ma noi possiamo diventare il loro megafono. Rilanciamo, condividiamo, parliamone. Perché tra poche settimane arriveranno anche 5 quesiti referendari fondamentali in nome della giustizia e della democrazia partecipativa. E oggi, più che mai, dobbiamo decidere se far rifiorire una "nuova primavera italiana" fatta di voto, impegno, consapevolezza. Svegliarsi o rassegnarsi. Io scelgo la prima. E tu? 👉 Leggi l'appello : https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/27/decreto-sicurezza-il-testo-integrale-dellappello-e-i-nomi-dei-257-giuristi-che-lo-hanno-sottoscritto/7967103/ #️⃣ #SicurezzaDemocratica #NoAlDDLsicurezza #Costituzione #LibertàDiManifestare #DirittiCivili #ItaliaDemocratica #PrimaveraItaliana #ReferendumGiustizia2025 #DifendiamoLaDemocrazia
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  • "Ogni anno la superficie della Groenlandia accumula molto più ghiaccio di quanto ne perda. Per mantenere l'equilibrio, il ghiaccio in eccesso forma iceberg che sfociano nel mare.
    Poi gli allarmisti fanno foto agli iceberg che si staccano e urlano "cambiamento climatico!"
    T. Heller

    Nell'ultima settimana, la superficie della calotta glaciale della Groenlandia ha accumulato 26 miliardi di tonnellate di nuovo ghiaccio e neve. Questo dato non sarà riportato da nessun media.
    "Ogni anno la superficie della Groenlandia accumula molto più ghiaccio di quanto ne perda. Per mantenere l'equilibrio, il ghiaccio in eccesso forma iceberg che sfociano nel mare. Poi gli allarmisti fanno foto agli iceberg che si staccano e urlano "cambiamento climatico!" T. Heller Nell'ultima settimana, la superficie della calotta glaciale della Groenlandia ha accumulato 26 miliardi di tonnellate di nuovo ghiaccio e neve. Questo dato non sarà riportato da nessun media.
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  • SALVATE IL SOLDATO ZELENSKY
    Diplomazia o spettacolo? Il paradosso della politica internazionale

    La saggezza popolare suggerisce che chi è più maturo lo dimostri con i fatti. Ma osservando la gestione della crisi internazionale, la maturità sembra un valore in declino. Se la pace deve dipendere da logiche di potere e dinamiche mediatiche, allora lo scenario è tutt'altro che rassicurante. L’incontro di ieri alla Casa Bianca—se così si può definire—ha rappresentato un ulteriore episodio di imbarazzo e stallo, con la cacciata di Zelensky e l'annullamento della conferenza stampa di rito. Un momento che, al di là delle simpatie e delle narrazioni di parte, impone riflessioni profonde su ciò che è rimasto della diplomazia internazionale.

    Il tramonto della diplomazia tradizionale. L'incontro tra il presidente-tycoon Trump e il "soldato" Zelensky ha sancito definitivamente un cambio di paradigma: il dialogo diplomatico, inteso come disciplina dell'equilibrio e del confronto strategico, sembra superato. Al suo posto, domina la logica dello show system, in linea con una politica ormai plasmata dalle dinamiche mediatiche e dallo spin doctoring degli apparati governativi. La gestione delle crisi è diventata un prodotto da confezionare per il pubblico globale, più che un processo da costruire con lucidità.

    Spettacolarizzazione e trasparenza distorta. La trattativa di pace, per sua natura, richiederebbe discrezione, strategia e negoziati approfonditi. Tuttavia, oggi il concetto di trasparenza è spesso utilizzato per giustificare una narrazione spettacolare degli eventi, trasformando la politica estera in un format da prime time. Churchill e altri grandi leader hanno scritto la storia senza la necessità di telecamere accese: il loro peso politico derivava dall'azione, non dalla messinscena.

    L'Europa? Spettatore passivo. I nostri leader, invece di mantenere una posizione neutrale e responsabile, continuano a farsi trascinare nel tifo da stadio, difendendo l’aggredito di turno che viene però trattato dagli USA come un venditore porta a porta. L'Italia? Ancora una volta in una posizione defilata, intrappolata nella sua insignificanza politica. E ora che si fa? Un altro summit tra alleati? Certo, ma magari senza isterismi da prima serata.

    Una narrazione mediatica tossica. Oggi, i titoli dei media parlano di "agguato", "trappola", "sberla diplomatica". Un linguaggio volutamente incendiario, che contribuisce ad alimentare una guerra psicologica ancor prima che militare. Ma il vero punto non è l'ennesimo scontro verbale tra leader, né la prevedibile rigidità delle loro posizioni. Il tema centrale è la totale assenza di una visione diplomatica autentica.

    L'incontro di ieri non è stato un passo avanti, né una svolta strategica. È stato un capitolo inutile, privo di sostanza e prospettiva. Da archiviare immediatamente.

    #TrumpVsZelensky #Geopolitica #CasaBianca #ShowPolitico #UkraineCrisis #politicainternazionale
    SALVATE IL SOLDATO ZELENSKY 🎭 Diplomazia o spettacolo? Il paradosso della politica internazionale La saggezza popolare suggerisce che chi è più maturo lo dimostri con i fatti. Ma osservando la gestione della crisi internazionale, la maturità sembra un valore in declino. Se la pace deve dipendere da logiche di potere e dinamiche mediatiche, allora lo scenario è tutt'altro che rassicurante. L’incontro di ieri alla Casa Bianca—se così si può definire—ha rappresentato un ulteriore episodio di imbarazzo e stallo, con la cacciata di Zelensky e l'annullamento della conferenza stampa di rito. Un momento che, al di là delle simpatie e delle narrazioni di parte, impone riflessioni profonde su ciò che è rimasto della diplomazia internazionale. ⚫ Il tramonto della diplomazia tradizionale. L'incontro tra il presidente-tycoon Trump e il "soldato" Zelensky ha sancito definitivamente un cambio di paradigma: il dialogo diplomatico, inteso come disciplina dell'equilibrio e del confronto strategico, sembra superato. Al suo posto, domina la logica dello show system, in linea con una politica ormai plasmata dalle dinamiche mediatiche e dallo spin doctoring degli apparati governativi. La gestione delle crisi è diventata un prodotto da confezionare per il pubblico globale, più che un processo da costruire con lucidità. ⚫ Spettacolarizzazione e trasparenza distorta. La trattativa di pace, per sua natura, richiederebbe discrezione, strategia e negoziati approfonditi. Tuttavia, oggi il concetto di trasparenza è spesso utilizzato per giustificare una narrazione spettacolare degli eventi, trasformando la politica estera in un format da prime time. Churchill e altri grandi leader hanno scritto la storia senza la necessità di telecamere accese: il loro peso politico derivava dall'azione, non dalla messinscena. ⚫ L'Europa? Spettatore passivo. I nostri leader, invece di mantenere una posizione neutrale e responsabile, continuano a farsi trascinare nel tifo da stadio, difendendo l’aggredito di turno che viene però trattato dagli USA come un venditore porta a porta. L'Italia? Ancora una volta in una posizione defilata, intrappolata nella sua insignificanza politica. E ora che si fa? Un altro summit tra alleati? Certo, ma magari senza isterismi da prima serata. ⚫ Una narrazione mediatica tossica. Oggi, i titoli dei media parlano di "agguato", "trappola", "sberla diplomatica". Un linguaggio volutamente incendiario, che contribuisce ad alimentare una guerra psicologica ancor prima che militare. Ma il vero punto non è l'ennesimo scontro verbale tra leader, né la prevedibile rigidità delle loro posizioni. Il tema centrale è la totale assenza di una visione diplomatica autentica. L'incontro di ieri non è stato un passo avanti, né una svolta strategica. È stato un capitolo inutile, privo di sostanza e prospettiva. Da archiviare immediatamente. #TrumpVsZelensky #Geopolitica #CasaBianca #ShowPolitico #UkraineCrisis #politicainternazionale
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  • Beings of Frequency - documentario sui danni a lungo termine da radiazioni elettromagnetiche.

    Traduzione non ufficiale
    Tutti i diritti vanno all'autore del video originale

    "Resonance: Beings of Frequency" è il primo documentario che indaga i reali meccanismi attraverso i quali la tecnologia della telefonia mobile può causare il cancro.

    Il film analizza in modo più approfondito come l'umanità sta reagendo ai più profondi cambiamenti ambientali che il pianeta abbia mai visto.

    Due miliardi di anni fa la vita è apparsa per la prima volta sulla terra, un pianeta bagnato da una frequenza elettromagnetica naturale.
    Come la vita si è lentamente evoluta da organismi semplici a organismi complessi, lo ha fatto circondato da questa frequenza, formando con essa un rapporto armonico, un rapporto che la scienza sta appena cominciando a comprendere.

    Questo delicato equilibrio ha richiesto miliardi di anni per essere perfezionato.
    Ma negli ultimi due o tre decenni questa armonia è stata disturbata, e in modo drammatico.
    L'uomo si è saturato in un oceano di frequenze artificiali.
    Sono tutte intorno a noi, riempiendo l'aria e travolgendo la risonanza naturale della terra.
    Ad occhio nudo il nostro mondo appare lo stesso. Ma a livello cellulare è il cambiamento più drammatico che la vita sulla terra abbia mai subito, e solo ora stiamo cominciando a capirlo.
    https://youtu.be/ixzeGG9lGnA?feature=shared
    Beings of Frequency - documentario sui danni a lungo termine da radiazioni elettromagnetiche. Traduzione non ufficiale Tutti i diritti vanno all'autore del video originale "Resonance: Beings of Frequency" è il primo documentario che indaga i reali meccanismi attraverso i quali la tecnologia della telefonia mobile può causare il cancro. Il film analizza in modo più approfondito come l'umanità sta reagendo ai più profondi cambiamenti ambientali che il pianeta abbia mai visto. Due miliardi di anni fa la vita è apparsa per la prima volta sulla terra, un pianeta bagnato da una frequenza elettromagnetica naturale. Come la vita si è lentamente evoluta da organismi semplici a organismi complessi, lo ha fatto circondato da questa frequenza, formando con essa un rapporto armonico, un rapporto che la scienza sta appena cominciando a comprendere. Questo delicato equilibrio ha richiesto miliardi di anni per essere perfezionato. Ma negli ultimi due o tre decenni questa armonia è stata disturbata, e in modo drammatico. L'uomo si è saturato in un oceano di frequenze artificiali. Sono tutte intorno a noi, riempiendo l'aria e travolgendo la risonanza naturale della terra. Ad occhio nudo il nostro mondo appare lo stesso. Ma a livello cellulare è il cambiamento più drammatico che la vita sulla terra abbia mai subito, e solo ora stiamo cominciando a capirlo. https://youtu.be/ixzeGG9lGnA?feature=shared
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  • PILOTI NON VACCINATI CONTRO IL COVID: LA SOLUZIONE CONTRO RISCHI IN CABINA

    Come è noto, facoltosi uomini d’affari, tra cui figure di spicco come Bill Gates, richiedono spesso piloti non vaccinati per i loro viaggi su jet privati, considerandoli una scelta più sicura. Questa tendenza, inizialmente limitata all’aviazione privata, potrebbe presto influenzare anche il settore dei voli di linea, aprendo un dibattito su sicurezza e regolamentazioni.

    Graham Hood, ex capitano di Qantas, propone l’impiego di piloti non vaccinati come misura di sicurezza per prevenire emergenze in volo. Secondo Hood, i possibili effetti avversi dei vaccini potrebbero influire sulla capacità dei piloti di gestire situazioni critiche, specialmente in un ambiente ad alto stress come la cabina di pilotaggio.

    La proposta ha già trovato terreno fertile nell’aviazione privata, dove diverse compagnie privilegiano equipaggi non vaccinati per rassicurare i ricchi clienti. Tuttavia, portare questa idea nei voli di linea si scontra con le rigide normative sanitarie e il rischio di discriminazione tra i piloti.

    L'ex capitano sottolinea che, sebbene finora non siano state registrate molte emergenze in volo, il rischio potrebbe aumentare in futuro. Per questo motivo, adottare misure preventive oggi è fondamentale per garantire la massima sicurezza aerea.

    Affiancare un pilota non vaccinato a uno vaccinato potrebbe rappresentare una strategia per garantire maggiore sicurezza sui voli di linea, offrendo un equilibrio tra precauzioni sanitarie e gestione dei rischi in cabina.

    PILOTS WHO ARE NOT VACCINATED AGAINST COVID: THE SOLUTION TO RISKS IN THE CABIN

    Wealthy businessmen, including prominent figures such as Bill Gates, often request unvaccinated pilots for their private jet flights, considering them a safer option. This trend, initially limited to private aviation, could soon affect the commercial airline sector, opening a debate on safety and regulations.

    Graham Hood, a former Qantas captain, proposes the use of unvaccinated pilots as a safety measure to prevent in-flight emergencies. According to Hood, the possible adverse effects of vaccines could affect the pilots' ability to manage critical situations, especially in a high-stress environment such as the cockpit.

    The proposal has already found fertile ground in private aviation, where several companies favor unvaccinated crews to reassure wealthy customers. However, bringing this idea to commercial flights clashes with strict health regulations and the risk of discrimination among pilots.

    The former captain points out that, although there have not been many in-flight emergencies so far, the risk could increase in the future. For this reason, taking preventive measures today is essential to ensure maximum aviation safety.

    Pairing an unvaccinated pilot with a vaccinated one could be a strategy to ensure greater safety on scheduled flights, offering a balance between health precautions and risk management in the cabin.

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/1872912988950147135?t=b7sks8xq-1eyzpSKU7a1Vw&s=19
    PILOTI NON VACCINATI CONTRO IL COVID: LA SOLUZIONE CONTRO RISCHI IN CABINA Come è noto, facoltosi uomini d’affari, tra cui figure di spicco come Bill Gates, richiedono spesso piloti non vaccinati per i loro viaggi su jet privati, considerandoli una scelta più sicura. Questa tendenza, inizialmente limitata all’aviazione privata, potrebbe presto influenzare anche il settore dei voli di linea, aprendo un dibattito su sicurezza e regolamentazioni. Graham Hood, ex capitano di Qantas, propone l’impiego di piloti non vaccinati come misura di sicurezza per prevenire emergenze in volo. Secondo Hood, i possibili effetti avversi dei vaccini potrebbero influire sulla capacità dei piloti di gestire situazioni critiche, specialmente in un ambiente ad alto stress come la cabina di pilotaggio. La proposta ha già trovato terreno fertile nell’aviazione privata, dove diverse compagnie privilegiano equipaggi non vaccinati per rassicurare i ricchi clienti. Tuttavia, portare questa idea nei voli di linea si scontra con le rigide normative sanitarie e il rischio di discriminazione tra i piloti. L'ex capitano sottolinea che, sebbene finora non siano state registrate molte emergenze in volo, il rischio potrebbe aumentare in futuro. Per questo motivo, adottare misure preventive oggi è fondamentale per garantire la massima sicurezza aerea. Affiancare un pilota non vaccinato a uno vaccinato potrebbe rappresentare una strategia per garantire maggiore sicurezza sui voli di linea, offrendo un equilibrio tra precauzioni sanitarie e gestione dei rischi in cabina. PILOTS WHO ARE NOT VACCINATED AGAINST COVID: THE SOLUTION TO RISKS IN THE CABIN Wealthy businessmen, including prominent figures such as Bill Gates, often request unvaccinated pilots for their private jet flights, considering them a safer option. This trend, initially limited to private aviation, could soon affect the commercial airline sector, opening a debate on safety and regulations. Graham Hood, a former Qantas captain, proposes the use of unvaccinated pilots as a safety measure to prevent in-flight emergencies. According to Hood, the possible adverse effects of vaccines could affect the pilots' ability to manage critical situations, especially in a high-stress environment such as the cockpit. The proposal has already found fertile ground in private aviation, where several companies favor unvaccinated crews to reassure wealthy customers. However, bringing this idea to commercial flights clashes with strict health regulations and the risk of discrimination among pilots. The former captain points out that, although there have not been many in-flight emergencies so far, the risk could increase in the future. For this reason, taking preventive measures today is essential to ensure maximum aviation safety. Pairing an unvaccinated pilot with a vaccinated one could be a strategy to ensure greater safety on scheduled flights, offering a balance between health precautions and risk management in the cabin. Source: https://x.com/itsmeback_/status/1872912988950147135?t=b7sks8xq-1eyzpSKU7a1Vw&s=19
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