• In una città che troppo spesso oggi ti misura solo dal peso del portafoglio, si spegne un altro frammento di storia che sapeva guardare oltre. Giorgio Armani ci ha insegnato che l’alto livello non coincide con l’opulenza, ma con la sapiente maturità di un artista capace di trasformare ogni tessuto in linguaggio, ogni linea in essenza.

    La sua è stata una vita intessuta di eleganza, classe e di una rara cultura del bello. Un gusto che poteva dividere, certo, ma che restava sempre espressione di una cura del dettaglio ormai quasi dimenticata nelle nostre vite frenetiche.

    Nessuno dura in eterno, ma alcuni esteti scolpiscono il proprio nome nella storia proprio grazie a quella minuziosa attenzione che diventa lascito universale. Armani lascia Milano e il mondo un po’ più orfani di stile, e ci interroga sul futuro: sapremo ancora custodire e rinnovare una tradizione così grande?

    #GiorgioArmani #Milano #Eleganza #CulturaDelBello #Tributo #ModaItaliana #StoriaDiStile
    In una città che troppo spesso oggi ti misura solo dal peso del portafoglio, si spegne un altro frammento di storia che sapeva guardare oltre. Giorgio Armani ci ha insegnato che l’alto livello non coincide con l’opulenza, ma con la sapiente maturità di un artista capace di trasformare ogni tessuto in linguaggio, ogni linea in essenza. La sua è stata una vita intessuta di eleganza, classe e di una rara cultura del bello. Un gusto che poteva dividere, certo, ma che restava sempre espressione di una cura del dettaglio ormai quasi dimenticata nelle nostre vite frenetiche. Nessuno dura in eterno, ma alcuni esteti scolpiscono il proprio nome nella storia proprio grazie a quella minuziosa attenzione che diventa lascito universale. Armani lascia Milano e il mondo un po’ più orfani di stile, e ci interroga sul futuro: sapremo ancora custodire e rinnovare una tradizione così grande? #GiorgioArmani #Milano #Eleganza #CulturaDelBello #Tributo #ModaItaliana #StoriaDiStile
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  • Addio a Paola Marella, l'architetta e conduttrice di Real Time si è spenta a 61 anni
    Grazie a programmi come "Cerco Casa Disperatamente" e "Vendo Casa Disperatamente" era diventata uno dei volti più amati del digitale terrestre, punto di riferimento di stile ed eleganza...
    https://www.elle.com/it/showbiz/tv/a62316256/paola-marella-morte-61-anni/

    Una prece!
    Addio a Paola Marella, l'architetta e conduttrice di Real Time si è spenta a 61 anni Grazie a programmi come "Cerco Casa Disperatamente" e "Vendo Casa Disperatamente" era diventata uno dei volti più amati del digitale terrestre, punto di riferimento di stile ed eleganza... https://www.elle.com/it/showbiz/tv/a62316256/paola-marella-morte-61-anni/ Una prece!
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    Addio a Paola Marella, l'architetta e conduttrice di Real Time si è spenta a 61 anni
    Grazie a programmi come "Cerco Casa Disperatamente" e "Vendo Casa Disperatamente" era diventata uno dei volti più amati del digitale terrestre, punto di riferimento di stile ed eleganza
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  • "Vi siete mai chiesti perché oggi si insegna
    sempre meno ai ragazzi
    a scrivere in corsivo?
    E no, non è un caso che si tenda ad usarlo sempre meno. Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, ti obbliga a non staccare la mano dal foglio. Uno sforzo che stimola il pensiero, che ti permette di associare le idee, di legarle e metterle in relazione. Non a caso la parola corsivo deriva dal latino «currere», che corre, che scorre, perché il pensiero è alato, corre, s’invola. Naturale che il corsivo non abbia più posto nel mondo di oggi, un mondo che fa di tutto per rallentare lo sviluppo del pensiero, per azzopparlo. Pensate che il corsivo nacque proprio in Italia e poi si diffuse in tutto il mondo. Perché? Perché era una scrittura compatta, elegante, chiara. Ma la nostra è una società che non ha più tempo per l’eleganza, per la bellezza, per la complessità. Abbiamo sinteticità ma non chiarezza, rapidità ma non efficienza, informazioni ma non conoscenza!!! Sappiamo troppo e troppo poco perché non siamo più in grado di mettere in relazione le cose.

    La gente non sa più PENSARE.

    Per questo bisognerebbe tornare a scrivere in corsivo, soprattutto a scuola. Perché qua non si tratta soltanto di recuperare uno stile di scrittura ma di tornare a dare respiro ai nostri pensieri.

    Tutto ciò che ci fa vivere, che nutre l'anima, che sostiene lo spirito è legato al respiro.

    Senza respiro, dicevano gli antichi greci, non c’è pensiero. E senza pensieri non c’è vita. Se sia importante o no, lo lascio decidere a Voi...

    Guendalina Middei - scrittrice
    "Vi siete mai chiesti perché oggi si insegna sempre meno ai ragazzi a scrivere in corsivo? E no, non è un caso che si tenda ad usarlo sempre meno. Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, ti obbliga a non staccare la mano dal foglio. Uno sforzo che stimola il pensiero, che ti permette di associare le idee, di legarle e metterle in relazione. Non a caso la parola corsivo deriva dal latino «currere», che corre, che scorre, perché il pensiero è alato, corre, s’invola. Naturale che il corsivo non abbia più posto nel mondo di oggi, un mondo che fa di tutto per rallentare lo sviluppo del pensiero, per azzopparlo. Pensate che il corsivo nacque proprio in Italia e poi si diffuse in tutto il mondo. Perché? Perché era una scrittura compatta, elegante, chiara. Ma la nostra è una società che non ha più tempo per l’eleganza, per la bellezza, per la complessità. Abbiamo sinteticità ma non chiarezza, rapidità ma non efficienza, informazioni ma non conoscenza!!! Sappiamo troppo e troppo poco perché non siamo più in grado di mettere in relazione le cose. La gente non sa più PENSARE. Per questo bisognerebbe tornare a scrivere in corsivo, soprattutto a scuola. Perché qua non si tratta soltanto di recuperare uno stile di scrittura ma di tornare a dare respiro ai nostri pensieri. Tutto ciò che ci fa vivere, che nutre l'anima, che sostiene lo spirito è legato al respiro. Senza respiro, dicevano gli antichi greci, non c’è pensiero. E senza pensieri non c’è vita. Se sia importante o no, lo lascio decidere a Voi... Guendalina Middei - scrittrice
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  • Pensavo di cambiare la mia vecchia Chevrolet st.wagon con una auto moderna, ma a parte i costi esagerati ho constatato una serie di problemi delle auto odierne rispetto a quelle di venti anni fa in cui a mio parere avevano raggiunto la perfezione tra funzionalità ed eleganza.
    1) MISURE. Auto sempre più larghe ma i nostri box sono rimasti quelli di 50 anni fa quando la Giulia era 160 cm, la R4 150, e la 500 140.
    Oggi anche le piccole utilitarie sono, a parte alcune, sopra i 170 con specchietti che non si chiudono completamente e arriviamo a 180. Troppo.
    Con le porte di 2 metri entrare e uscire è sempre un patema.
    2) INTERNI CLAUSTROFOBICI, lussuosi ma non comodi.
    Provate a salire o scendere dalla parte del passeggero se non potete scendere a sinistra per qualunque motivo.
    È diventato un esercizio per contorsionisti con i tunnel sempre più alti e ingombranti, e su certe toyota praticamente impossibile.
    Andrebbero messe fuori legge o obbligata una prova di evacuazione dalla parte sbagliata in sede di omologazione.
    3) PERICOLO. Mettiamo che qualcuno non espertissimo cerchi aprire la portiera posteriore per salvarvi da un incendio dopo un incidente.
    In certe auto la maniglia è abilmente occultata nei vari pannelli e priva di segnalazioni visive, ma anzi di colore nero su nero.
    Pericolosissimo, andrebbe imposta la immediata riconoscibilità della maniglia.
    4) VISIBILITÀ , salendo su una monovolume ho visto che non vedevo nulla.
    Il parabrezza piccolo e molto distante, i montanti enormi, toglievano una bella fetta di luce a sinistra molto vicino al centro visivo.
    Altro pericolo di incidenti gravi nelle rotonde che hanno precedenza a sinistra.
    5) POCO SPAZIO, grandi fuori, piccole dentro.
    Ho visto auto enormi con bagagliaio ridicolo, sedili di spessore esagerato, linea di cintura altissima per i passeggeri che restano chiusi dentro e con i poggiatesta alla fine non vedono nulla.
    6) DISTRAZIONI, troppe distrazioni e segnali sonori. Salito su una giapponese di un amico nuova era un continuo bip e bep e rumori strani di segnalazioni e avvisi. Ok, ma siamo uomini o caporali? Allora fatevi la vostra guida autonoma e sia finita.
    Poi schermi giganti, comandi digitali, sistemi automatici, e diavolerie di ogni tipo.
    Non nego che l'ABS, il navigatore e il segnalatore del colpo si sonno siano utili, ma basta così per favore.
    6) FORME, Poi a mio parere di architetto, alcune categorie di auto sono veramente tutte uguali, dove i designer sembrano cresciuti guardando mazingaZ e GigUfoRobot.
    Tutte forme pretenziose, spigolose, esagerate e inutili.
    ALLA FINE ho deciso che tirerò avanti con la mia vecchia familiare Nubira che nella sua dimessa semplicità va benissimo, non ha tutti questi difetti e con i suoi 173cm di larghezza riesco ancora a farla entrare nel box.
    Walter Monici
    Pensavo di cambiare la mia vecchia Chevrolet st.wagon con una auto moderna, ma a parte i costi esagerati ho constatato una serie di problemi delle auto odierne rispetto a quelle di venti anni fa in cui a mio parere avevano raggiunto la perfezione tra funzionalità ed eleganza. 1) MISURE. Auto sempre più larghe ma i nostri box sono rimasti quelli di 50 anni fa quando la Giulia era 160 cm, la R4 150, e la 500 140. Oggi anche le piccole utilitarie sono, a parte alcune, sopra i 170 con specchietti che non si chiudono completamente e arriviamo a 180. Troppo. Con le porte di 2 metri entrare e uscire è sempre un patema. 2) INTERNI CLAUSTROFOBICI, lussuosi ma non comodi. Provate a salire o scendere dalla parte del passeggero se non potete scendere a sinistra per qualunque motivo. È diventato un esercizio per contorsionisti con i tunnel sempre più alti e ingombranti, e su certe toyota praticamente impossibile. Andrebbero messe fuori legge o obbligata una prova di evacuazione dalla parte sbagliata in sede di omologazione. 3) PERICOLO. Mettiamo che qualcuno non espertissimo cerchi aprire la portiera posteriore per salvarvi da un incendio dopo un incidente. In certe auto la maniglia è abilmente occultata nei vari pannelli e priva di segnalazioni visive, ma anzi di colore nero su nero. Pericolosissimo, andrebbe imposta la immediata riconoscibilità della maniglia. 4) VISIBILITÀ , salendo su una monovolume ho visto che non vedevo nulla. Il parabrezza piccolo e molto distante, i montanti enormi, toglievano una bella fetta di luce a sinistra molto vicino al centro visivo. Altro pericolo di incidenti gravi nelle rotonde che hanno precedenza a sinistra. 5) POCO SPAZIO, grandi fuori, piccole dentro. Ho visto auto enormi con bagagliaio ridicolo, sedili di spessore esagerato, linea di cintura altissima per i passeggeri che restano chiusi dentro e con i poggiatesta alla fine non vedono nulla. 6) DISTRAZIONI, troppe distrazioni e segnali sonori. Salito su una giapponese di un amico nuova era un continuo bip e bep e rumori strani di segnalazioni e avvisi. Ok, ma siamo uomini o caporali? Allora fatevi la vostra guida autonoma e sia finita. Poi schermi giganti, comandi digitali, sistemi automatici, e diavolerie di ogni tipo. Non nego che l'ABS, il navigatore e il segnalatore del colpo si sonno siano utili, ma basta così per favore. 6) FORME, Poi a mio parere di architetto, alcune categorie di auto sono veramente tutte uguali, dove i designer sembrano cresciuti guardando mazingaZ e GigUfoRobot. Tutte forme pretenziose, spigolose, esagerate e inutili. ALLA FINE ho deciso che tirerò avanti con la mia vecchia familiare Nubira che nella sua dimessa semplicità va benissimo, non ha tutti questi difetti e con i suoi 173cm di larghezza riesco ancora a farla entrare nel box. Walter Monici
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