• CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE.

    ANALISI DEI 10 VACCINI OBBLIGATORI AI BAMBINI

    È stato recentemente pubblicato un documento dalla commissione medico scientifica indipendente che analizza uno per uno i dieci vaccini pediatrici previsti dalla Legge Lorenzin.

    Come sappiamo, nel 2017 Beatrice Lorenzin, Ministro della Sanità del governo Gentiloni, varava una legge che introduceva l’obbligo per dieci vaccinazioni pediatriche, obbligo con relative sanzioni per le famiglie inadempienti.

    Nel 2017 la situazione epidemiologica delle malattie infettive e la copertura vaccinale non erano tali da destare alcuna preoccupazione, ma il Ministro, già Responsabile dei Giovani di Forza Italia e poi progressivamente scivolata a Sinistra fino al suo ingresso nel Pd, volle fortemente questa legge cui legò il suo nome.

    Da allora si parla di rivedere tale normativa.

    Giunge quindi opportuna la pubblicazione di un documento sulla possibilità e opportunità di abrogare l’obbligo vaccinale.
    Il documento è stato realizzato dalla Commissione Medico Scientifica Indipendente (CMSi), un organismo formato per promuovere un dibattito scientifico aperto e critico sulla gestione della pandemia e sui vaccini, con particolare attenzione alla sicurezza e all'efficacia dei trattamenti.
    La CMSi ha espresso preoccupazioni riguardo ai vaccini a mRNA e ha chiesto indagini approfondite sulla loro sicurezza.
    Ha pubblicato articoli e comunicati stampa per informare il pubblico e le istituzioni sui potenziali rischi associati a questi farmaci, sostenendo la necessità di un approccio più cauto e basato su evidenze.

    Il documento ora pubblicato, a firma del professor Alberto Donzelli, del professor Paolo Bellavite e del dottor Serravalle, riporta le ragioni scientifiche e giuridiche che motivano la richiesta di una revisione della normativa sulle vaccinazioni obbligatorie.
    Si tratta di un lavoro “in fieri” che la Commissione Medico Scientifica indipendente mette a disposizione degli interessati (es. associazioni di cittadini, autorità e operatori sanitari, politici, avvocati, educatori, giornalisti) e sul quale intende aprire un dibattito pubblico.

    In questo lavoro sono ridiscussi, uno per volta, i 10 vaccini menzionati nella legge 119/2017, evidenziando la loro incapacità di tutelare veramente gli interessi della collettività nell’attuale quadro epidemiologico.

    In altre parole, si prospetta il fatto che, ad una rigorosa considerazione basata sulle prove, l’obbligo vaccinale istituito nel 2017 non abbia affatto quel grado di necessità e urgenza che era stato attribuito allora.

    Dall’analisi risulta inoltre che le conoscenze scientifiche acquisite negli ultimi anni dalla farmacovigilanza attiva, parte delle quali non disponibili nel 2017, dimostrano che gli effetti avversi dei vaccini sulla salute dei bambini non sono affatto trascurabili, soprattutto se rapportati alla rarità delle malattie infettive (rarità per lo più non dovuta ai vaccini stessi).

    Secondo vari tipi di rilevamenti, l’incidenza di gravi effetti avversi della vaccinazione è dello stesso ordine di grandezza dell’incidenza di effetti gravi delle malattie che i vaccini prevengono, o superiore.
    Ciò richiama ancora una volta il principio di precauzione, da sempre cardine della medicina, assieme alla necessità di un consenso veramente informato, cioè basato su dati reali e non su ideologie storiche.

    I dati epidemiologici sulle coperture vaccinali e sugli effetti avversi sono adeguati a sostenere l’accettazione nel nido d’infanzia e nella scuola di ogni grado dei bambini non vaccinati o parzialmente vaccinati, che attualmente non vengono accettati senza aver iniziato un iter vaccinale: una vera e propria discriminazione che non trova fondamento e giustificazione di tipo scientifico.

    A conclusione di questo documento si presentano alcune linee programmatiche e suggerimenti preliminari su come sarebbe possibile rimuovere o attenuare l’obbligo vaccinale.
    Modifiche importanti ed efficaci del regime attuale sarebbero possibili persino senza abolire la legge “Lorenzin”, anzi rispettando il suo dettato alla lettera e i suggerimenti della Corte.

    Proposte ragionevoli e soprattutto ben fondate dal punto di vista medico.
    Sarà possibile discuterne nella comunità scientifica senza che inizi il fuoco di sbarramento contro i cosiddetti no vax?

    Invito tutti a leggere e a discutere del documento suddetto.

    #amiciperlitalia #amicidiippocrate #covid19 #vaccinazioni #effetticollaterali #effettiavversi
    #quotidianoweb #news #notizie #attualità #informazione #informazionelibera #Bellavite #dibattitoscientifico #EvidenzeScientifiche #fiducianellascienza #medicinaindipendente #metodoscientifico #nitag #pluralismoscientifico #principiodiprecauzione #sanitàpubblica #ScienzaAperta #scienzacritica #Serravalle #trasparenza #vaccini

    Source: https://www.facebook.com/share/19iTX53fdN/
    CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE. ANALISI DEI 10 VACCINI OBBLIGATORI AI BAMBINI È stato recentemente pubblicato un documento dalla commissione medico scientifica indipendente che analizza uno per uno i dieci vaccini pediatrici previsti dalla Legge Lorenzin. Come sappiamo, nel 2017 Beatrice Lorenzin, Ministro della Sanità del governo Gentiloni, varava una legge che introduceva l’obbligo per dieci vaccinazioni pediatriche, obbligo con relative sanzioni per le famiglie inadempienti. Nel 2017 la situazione epidemiologica delle malattie infettive e la copertura vaccinale non erano tali da destare alcuna preoccupazione, ma il Ministro, già Responsabile dei Giovani di Forza Italia e poi progressivamente scivolata a Sinistra fino al suo ingresso nel Pd, volle fortemente questa legge cui legò il suo nome. Da allora si parla di rivedere tale normativa. Giunge quindi opportuna la pubblicazione di un documento sulla possibilità e opportunità di abrogare l’obbligo vaccinale. Il documento è stato realizzato dalla Commissione Medico Scientifica Indipendente (CMSi), un organismo formato per promuovere un dibattito scientifico aperto e critico sulla gestione della pandemia e sui vaccini, con particolare attenzione alla sicurezza e all'efficacia dei trattamenti. La CMSi ha espresso preoccupazioni riguardo ai vaccini a mRNA e ha chiesto indagini approfondite sulla loro sicurezza. Ha pubblicato articoli e comunicati stampa per informare il pubblico e le istituzioni sui potenziali rischi associati a questi farmaci, sostenendo la necessità di un approccio più cauto e basato su evidenze. Il documento ora pubblicato, a firma del professor Alberto Donzelli, del professor Paolo Bellavite e del dottor Serravalle, riporta le ragioni scientifiche e giuridiche che motivano la richiesta di una revisione della normativa sulle vaccinazioni obbligatorie. Si tratta di un lavoro “in fieri” che la Commissione Medico Scientifica indipendente mette a disposizione degli interessati (es. associazioni di cittadini, autorità e operatori sanitari, politici, avvocati, educatori, giornalisti) e sul quale intende aprire un dibattito pubblico. In questo lavoro sono ridiscussi, uno per volta, i 10 vaccini menzionati nella legge 119/2017, evidenziando la loro incapacità di tutelare veramente gli interessi della collettività nell’attuale quadro epidemiologico. In altre parole, si prospetta il fatto che, ad una rigorosa considerazione basata sulle prove, l’obbligo vaccinale istituito nel 2017 non abbia affatto quel grado di necessità e urgenza che era stato attribuito allora. Dall’analisi risulta inoltre che le conoscenze scientifiche acquisite negli ultimi anni dalla farmacovigilanza attiva, parte delle quali non disponibili nel 2017, dimostrano che gli effetti avversi dei vaccini sulla salute dei bambini non sono affatto trascurabili, soprattutto se rapportati alla rarità delle malattie infettive (rarità per lo più non dovuta ai vaccini stessi). Secondo vari tipi di rilevamenti, l’incidenza di gravi effetti avversi della vaccinazione è dello stesso ordine di grandezza dell’incidenza di effetti gravi delle malattie che i vaccini prevengono, o superiore. Ciò richiama ancora una volta il principio di precauzione, da sempre cardine della medicina, assieme alla necessità di un consenso veramente informato, cioè basato su dati reali e non su ideologie storiche. I dati epidemiologici sulle coperture vaccinali e sugli effetti avversi sono adeguati a sostenere l’accettazione nel nido d’infanzia e nella scuola di ogni grado dei bambini non vaccinati o parzialmente vaccinati, che attualmente non vengono accettati senza aver iniziato un iter vaccinale: una vera e propria discriminazione che non trova fondamento e giustificazione di tipo scientifico. A conclusione di questo documento si presentano alcune linee programmatiche e suggerimenti preliminari su come sarebbe possibile rimuovere o attenuare l’obbligo vaccinale. Modifiche importanti ed efficaci del regime attuale sarebbero possibili persino senza abolire la legge “Lorenzin”, anzi rispettando il suo dettato alla lettera e i suggerimenti della Corte. Proposte ragionevoli e soprattutto ben fondate dal punto di vista medico. Sarà possibile discuterne nella comunità scientifica senza che inizi il fuoco di sbarramento contro i cosiddetti no vax? Invito tutti a leggere e a discutere del documento suddetto. #amiciperlitalia #amicidiippocrate #covid19 #vaccinazioni #effetticollaterali #effettiavversi #quotidianoweb #news #notizie #attualità #informazione #informazionelibera #Bellavite #dibattitoscientifico #EvidenzeScientifiche #fiducianellascienza #medicinaindipendente #metodoscientifico #nitag #pluralismoscientifico #principiodiprecauzione #sanitàpubblica #ScienzaAperta #scienzacritica #Serravalle #trasparenza #vaccini Source: https://www.facebook.com/share/19iTX53fdN/
    Angry
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 2K Visualizzazioni
  • SOSTENIAMOLA!!!
    Rovigo, manager licenziata dall'Usl si ripresenta al lavoro: portata via a forza dalla polizia
    Guerra nell’azienda sanitaria, la donna aveva denunciato presunte irregolarità in appalti e contratti...
    Guerra nell’azienda sanitaria, la donna aveva denunciato presunte irregolarità in appalti e contratti

    Denunce interne per presunti appalti irregolari all’Usl 5 seguite da procedimenti disciplinari contro la presentatrice degli esposti, la sospensione dal lavoro e quindi il suo licenziamento. Si arriva così all’altro ieri, (giovedì 4 dicembre) quando la manager che ha presentato le denunce, rientrata al lavoro, viene accompagnata fuori dall’ufficio da agenti della questura. Un fatto senza precedenti.

    Muro contro muro
    È ai ferri cortissimi il contenzioso in corso tra l’Usl 5 di Rovigo e Antonietta Perrone, fino allo scorso maggio titolare dell’incarico di Direzione del Provveditorato, Economato e Gestione della Logistica della azienda sociosanitaria polesana. Il muro contro muro è tra l’Usl 5 e la manager 39enne, originaria di Caiazzo (Caserta) residente a Treviso, arrivata a Rovigo nel gennaio 2024 in comando parziale dall’azienda ospedaliera universitaria «Federico II» di Napoli. Le prime avvisaglie dei problemi poi esplosi lo scorso maggio si era avuta a marzo con un intervento della deputata polesana Pd Nadia Romeo: «Mi arrivano – aveva detto Romeo - segnalazioni di attività operatoria programmata all’ospedale e rinviata, con pesanti disagi per i pazienti, per mancanza di materiali e dispositivi. Manca persino il filo per sutura».

    Versioni contrapposte
    La versione – ufficiosa - dell’Usl 5 era che la gestione di Perrone dell’Economato stava paralizzando il funzionamento dell’ospedale. La dirigente avrebbe imposto una ferrea applicazione della legge sugli appalti. Risultato: le forniture ospedaliere sarebbero state rallentate con conseguenti disagi per l’operatività. Completamente diversa la versione fornita da Perrone.

    I suoi legali, i torinesi Filippo Distasio e Francesco Paolo Mingrino, spiegano che la revoca dell’incarico coincide al «periodo a cui risalgono le sue denunce per gravi irregolarità in alcuni appalti e contratti pubblici della Usl 5 Polesana. Fino ad allora, non era stata destinataria in tutta la sua carriera lavorativa di alcuna sanzione disciplinare (neppure un richiamo verbale) ed aveva ricevuto sempre valutazioni eccellenti per il suo operato». Per le sue denunce Perrone è stata sentita sia dalla Procura di Rovigo che dalla Guardia di Finanza rodigina. Da giugno Perrone è destinataria di diversi procedimenti disciplinari e, dall’1 settembre al 30 novembre, viene sospesa cautelarmente dall’Usl 5. Tra gli atti contestati figura anche un procedimento per accertamento di responsabilità dirigenziale, con richiesta di risoluzione del rapporto di lavoro, poi respinta l’11 novembre dal Comitato dei Garanti regionale con parere negativo.

    Il licenziamento
    Nonostante ciò, il 27 novembre il direttore generale Pietro Girardi le notifica il licenziamento disciplinare senza preavviso, decisione impugnata dai legali della dirigente e destinata a sfociare in una causa di lavoro. Scaduti i termini, Perrone rientra in servizio rilevando l’assenza dell’atto deliberativo che renderebbe esecutiva la sanzione. E viene fatta uscire dall’ufficio dalla polizia. L’Usl 5, tramite Girardi, ribadisce la piena correttezza delle proprie decisioni, affermando di aver agito a tutela degli utenti e della comunità e di essere pronta a difendere le proprie posizioni nelle sedi opportune.
    https://corrieredelveneto.corriere.it/notizie/rovigo/cronaca/25_dicembre_08/licenziata-si-ripresenta-al-lavoro-manager-portata-via-a-forza-dalla-polizia-982b0740-260a-4fe4-917b-5b2207162xlk.shtml
    SOSTENIAMOLA!!! Rovigo, manager licenziata dall'Usl si ripresenta al lavoro: portata via a forza dalla polizia Guerra nell’azienda sanitaria, la donna aveva denunciato presunte irregolarità in appalti e contratti... Guerra nell’azienda sanitaria, la donna aveva denunciato presunte irregolarità in appalti e contratti Denunce interne per presunti appalti irregolari all’Usl 5 seguite da procedimenti disciplinari contro la presentatrice degli esposti, la sospensione dal lavoro e quindi il suo licenziamento. Si arriva così all’altro ieri, (giovedì 4 dicembre) quando la manager che ha presentato le denunce, rientrata al lavoro, viene accompagnata fuori dall’ufficio da agenti della questura. Un fatto senza precedenti. Muro contro muro È ai ferri cortissimi il contenzioso in corso tra l’Usl 5 di Rovigo e Antonietta Perrone, fino allo scorso maggio titolare dell’incarico di Direzione del Provveditorato, Economato e Gestione della Logistica della azienda sociosanitaria polesana. Il muro contro muro è tra l’Usl 5 e la manager 39enne, originaria di Caiazzo (Caserta) residente a Treviso, arrivata a Rovigo nel gennaio 2024 in comando parziale dall’azienda ospedaliera universitaria «Federico II» di Napoli. Le prime avvisaglie dei problemi poi esplosi lo scorso maggio si era avuta a marzo con un intervento della deputata polesana Pd Nadia Romeo: «Mi arrivano – aveva detto Romeo - segnalazioni di attività operatoria programmata all’ospedale e rinviata, con pesanti disagi per i pazienti, per mancanza di materiali e dispositivi. Manca persino il filo per sutura». Versioni contrapposte La versione – ufficiosa - dell’Usl 5 era che la gestione di Perrone dell’Economato stava paralizzando il funzionamento dell’ospedale. La dirigente avrebbe imposto una ferrea applicazione della legge sugli appalti. Risultato: le forniture ospedaliere sarebbero state rallentate con conseguenti disagi per l’operatività. Completamente diversa la versione fornita da Perrone. I suoi legali, i torinesi Filippo Distasio e Francesco Paolo Mingrino, spiegano che la revoca dell’incarico coincide al «periodo a cui risalgono le sue denunce per gravi irregolarità in alcuni appalti e contratti pubblici della Usl 5 Polesana. Fino ad allora, non era stata destinataria in tutta la sua carriera lavorativa di alcuna sanzione disciplinare (neppure un richiamo verbale) ed aveva ricevuto sempre valutazioni eccellenti per il suo operato». Per le sue denunce Perrone è stata sentita sia dalla Procura di Rovigo che dalla Guardia di Finanza rodigina. Da giugno Perrone è destinataria di diversi procedimenti disciplinari e, dall’1 settembre al 30 novembre, viene sospesa cautelarmente dall’Usl 5. Tra gli atti contestati figura anche un procedimento per accertamento di responsabilità dirigenziale, con richiesta di risoluzione del rapporto di lavoro, poi respinta l’11 novembre dal Comitato dei Garanti regionale con parere negativo. Il licenziamento Nonostante ciò, il 27 novembre il direttore generale Pietro Girardi le notifica il licenziamento disciplinare senza preavviso, decisione impugnata dai legali della dirigente e destinata a sfociare in una causa di lavoro. Scaduti i termini, Perrone rientra in servizio rilevando l’assenza dell’atto deliberativo che renderebbe esecutiva la sanzione. E viene fatta uscire dall’ufficio dalla polizia. L’Usl 5, tramite Girardi, ribadisce la piena correttezza delle proprie decisioni, affermando di aver agito a tutela degli utenti e della comunità e di essere pronta a difendere le proprie posizioni nelle sedi opportune. https://corrieredelveneto.corriere.it/notizie/rovigo/cronaca/25_dicembre_08/licenziata-si-ripresenta-al-lavoro-manager-portata-via-a-forza-dalla-polizia-982b0740-260a-4fe4-917b-5b2207162xlk.shtml
    CORRIEREDELVENETO.CORRIERE.IT
    Rovigo, manager licenziata dall'Usl si ripresenta al lavoro: portata via a forza dalla polizia
    Guerra nell’azienda sanitaria, la donna aveva denunciato presunte irregolarità in appalti e contratti
    Angry
    2
    0 Commenti 0 Condivisioni 946 Visualizzazioni
  • Siamo più nel 1885 precisamente il 28 settembre a Montreal in Canada, quando ci fu una rivolta delle comunità, genitori che hanno perso i loro figli sani e forti dopo le vaccinazioni forzate anti vaiolo. Le forze dell'ordine non sono riusciti a fermarli e hanno raggiunto i medici mercenari e assassini. La popolazione distrusse gli ambulatori e per i medici finì molto male. Il loro grido di guerra e vendetta era "Uccidere I Vaccinatori". Agosto 1885 - Alexander Milton Ross, un medico di sani principi, si espresse coraggiosamente contro il vaccino contro il vaiolo durante l'epidemia del 1885 a Montreal. I suoi avvertimenti sono ancora validi. Ha smascherato un istituto medico che ricavava 10.000 dollari di profitti da 20.000 vaccinazioni, anteponendo la ricchezza alle vite. Proprio come le grandi aziende farmaceutiche di oggi, che antepongono i profitti alla vita delle persone.
    La guerra tra i medici ippocratici che adottarono la medicina fitoterapica e i mercenari Big Pharma con i loro farmaci allopatici che derivano dal petrolio chiamati petrolchimici finanziati dalla Fondazione Rockefeller, continua ancora oggi. Nei loro laboratori giocano con la vita delle persone come una roulette russa. Prima o poi la pistola farà fuoco. Siamo nel XXI secolo e i popoli hanno dimenticato nel tempo, cosa significa combattere. Impariamo da quel lontano 1885. Le rivolte scoppiarono in Canada, nei paesi anglo-americani, et cetera.
    Luca Caponi
    Qualche anno fa (una decina circa) ci furono episodi di ebola in Africa (indotti). In Europa ci si stava preparando ma non è servito fortunatamente (vedi gestione Coviddi. È stato debellato il pericolo scongiurando epidemia con lo stesso metodo.
    Andarono e fecero a pezzi il centro vaccinale ed i loro medici. La storia si ripete?
    Etica Ruggero Dipa
    Siamo più nel 1885 precisamente il 28 settembre a Montreal in Canada, quando ci fu una rivolta delle comunità, genitori che hanno perso i loro figli sani e forti dopo le vaccinazioni forzate anti vaiolo. Le forze dell'ordine non sono riusciti a fermarli e hanno raggiunto i medici mercenari e assassini. La popolazione distrusse gli ambulatori e per i medici finì molto male. Il loro grido di guerra e vendetta era "Uccidere I Vaccinatori". Agosto 1885 - Alexander Milton Ross, un medico di sani principi, si espresse coraggiosamente contro il vaccino contro il vaiolo durante l'epidemia del 1885 a Montreal. I suoi avvertimenti sono ancora validi. Ha smascherato un istituto medico che ricavava 10.000 dollari di profitti da 20.000 vaccinazioni, anteponendo la ricchezza alle vite. Proprio come le grandi aziende farmaceutiche di oggi, che antepongono i profitti alla vita delle persone. La guerra tra i medici ippocratici che adottarono la medicina fitoterapica e i mercenari Big Pharma con i loro farmaci allopatici che derivano dal petrolio chiamati petrolchimici finanziati dalla Fondazione Rockefeller, continua ancora oggi. Nei loro laboratori giocano con la vita delle persone come una roulette russa. Prima o poi la pistola farà fuoco. Siamo nel XXI secolo e i popoli hanno dimenticato nel tempo, cosa significa combattere. Impariamo da quel lontano 1885. Le rivolte scoppiarono in Canada, nei paesi anglo-americani, et cetera. Luca Caponi Qualche anno fa (una decina circa) ci furono episodi di ebola in Africa (indotti). In Europa ci si stava preparando ma non è servito fortunatamente (vedi gestione Coviddi. È stato debellato il pericolo scongiurando epidemia con lo stesso metodo. Andarono e fecero a pezzi il centro vaccinale ed i loro medici. La storia si ripete? Etica Ruggero Dipa
    Like
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 1K Visualizzazioni
  • Allora, mettiamo assieme i pezzi.
    Una famiglia vive nei boschi. Una scelta che molti di noi non farebbero, d'accordo, ma va preso atto che gli esiti sono sorprendenti: sono felici, i figli sono circondati da amore, nutriti, sani e regolarmente istruiti. Non c'è traccia di violenza o abusi. Si tratta di una scelta libera che, piaccia o no, trasforma quel nucleo in simbolo radicale della "famiglia tradizionale". Si dice che tutto è partito perché tempo fa sono finiti in ospedale per intossicazione da funghi velenosi. Fosse vero sarebbe in effetti segno d'incuria, ma è una bugia: in realtà avevano fatto indigestione di funghi perfettamente commestibili, come può capitare a qualunque famiglia. Fatto sta che dall'ospedale parte la segnalazione.
    La cosa finisce in mano a una giudice (donna), Cecilia Angrisano, Presidente del Tribunale dei Minori de L'Aquila, che dispone casa famiglia per bambini e madre e allontanamento del padre. Durante il sequestro (perché di questo si tratta), ordina che i Carabinieri dispongano posti di blocco affinché il tutto avvenga senza problemi. Manco si trattasse di pericolosi terroristi.
    In tutto questo a molti qualcosa non torna. Vi spieghiamo noi per punti perché qualcosa non vi torna:

    - Cecilia Angrisano è una femminista, parte integrante dell'industria dell'antiviolenza del nostro paese. Qui è in un liceo locale a spargere la solita propaganda fasulla, senza contraddittorio: https://www.youtube.com/watch?v=r2bUTp1OM8g

    - Cecilia Angrisano è anche una sostenitrice delle famiglie arcobaleno o, come le chiama lei in questo convegno in cui è ospite d'onore insieme ad altri convegnisti improbabili, delle "genitorialità fuori dall'ordinario": https://www.psicologia.io/formazione-online/le-genitorialita-fuori-dallordinario

    Già così si sente puzza di un rigurgito di Bibbiano. Perché, non dimentichiamolo: Bibbiano è ovunque, Bibbiano è sempre. Anche lì c'erano presidenti di tribunale "woke", giudici onorari arruolati dall'industria dell'antiviolenza e operatrici LGBT. Soprattutto c'era un sistema basato su un'ideologia precisa. Scava scava e si trova la prova.

    - Qui Cecilia Angrisano viene intervistata e le viene lisciato il pelo dal CISMAI, nota lobby che elabora ideologie rigettate da tutto il mondo scientifico sul trattamento dei minori in sede giudiziaria. Sono quelli che "il bambino dice sempre la verità, va sempre creduto", favorevoli al sequestro dei minori e al loro più che profittevole collocamento in casa famiglia. Il CISMAI è il mandante ideologico di Bibbiano, dei "Diavoli della Bassa" e di tutti gli eventi similari precedenti. https://cismai.it/intervista-a-cecilia-angrisano/

    - Cecilia Angrisano è una fedele adepta del CISMAI. In questo articolo, relativo proprio alla vicenda di Bibbiano, fa endorsement delle posizioni del CISMAI, mentre partecipa a uno dei suoi convegni tossici. https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/infanzia_cismai_il_caso_bibbiano_ha_demonizzato_il_sistema_investire_in_prevenzione_

    La situazione è chiara, dunque: qui la distopia e il veleno ideologico che ODIA la famiglia tradizionale attacca e distrugge un simbolo radicale di famiglia tradizionale, come un maledetto virus fa con una cellula sana.
    In un paese normale i Carabinieri avrebbero già riportato a casa quella famiglia con tante scuse e un risarcimento dello Stato, un PM avrebbe indagato il giudice Angrisano per sequestro di persona, un altro avrebbe aperto un’inchiesta sul CISMAI per verificarne la trasparenza dell’operato.

    Source: https://www.facebook.com/share/p/17heVB37jU/
    Allora, mettiamo assieme i pezzi. Una famiglia vive nei boschi. Una scelta che molti di noi non farebbero, d'accordo, ma va preso atto che gli esiti sono sorprendenti: sono felici, i figli sono circondati da amore, nutriti, sani e regolarmente istruiti. Non c'è traccia di violenza o abusi. Si tratta di una scelta libera che, piaccia o no, trasforma quel nucleo in simbolo radicale della "famiglia tradizionale". Si dice che tutto è partito perché tempo fa sono finiti in ospedale per intossicazione da funghi velenosi. Fosse vero sarebbe in effetti segno d'incuria, ma è una bugia: in realtà avevano fatto indigestione di funghi perfettamente commestibili, come può capitare a qualunque famiglia. Fatto sta che dall'ospedale parte la segnalazione. La cosa finisce in mano a una giudice (donna), Cecilia Angrisano, Presidente del Tribunale dei Minori de L'Aquila, che dispone casa famiglia per bambini e madre e allontanamento del padre. Durante il sequestro (perché di questo si tratta), ordina che i Carabinieri dispongano posti di blocco affinché il tutto avvenga senza problemi. Manco si trattasse di pericolosi terroristi. In tutto questo a molti qualcosa non torna. Vi spieghiamo noi per punti perché qualcosa non vi torna: - Cecilia Angrisano è una femminista, parte integrante dell'industria dell'antiviolenza del nostro paese. Qui è in un liceo locale a spargere la solita propaganda fasulla, senza contraddittorio: https://www.youtube.com/watch?v=r2bUTp1OM8g - Cecilia Angrisano è anche una sostenitrice delle famiglie arcobaleno o, come le chiama lei in questo convegno in cui è ospite d'onore insieme ad altri convegnisti improbabili, delle "genitorialità fuori dall'ordinario": https://www.psicologia.io/formazione-online/le-genitorialita-fuori-dallordinario Già così si sente puzza di un rigurgito di Bibbiano. Perché, non dimentichiamolo: Bibbiano è ovunque, Bibbiano è sempre. Anche lì c'erano presidenti di tribunale "woke", giudici onorari arruolati dall'industria dell'antiviolenza e operatrici LGBT. Soprattutto c'era un sistema basato su un'ideologia precisa. Scava scava e si trova la prova. - Qui Cecilia Angrisano viene intervistata e le viene lisciato il pelo dal CISMAI, nota lobby che elabora ideologie rigettate da tutto il mondo scientifico sul trattamento dei minori in sede giudiziaria. Sono quelli che "il bambino dice sempre la verità, va sempre creduto", favorevoli al sequestro dei minori e al loro più che profittevole collocamento in casa famiglia. Il CISMAI è il mandante ideologico di Bibbiano, dei "Diavoli della Bassa" e di tutti gli eventi similari precedenti. https://cismai.it/intervista-a-cecilia-angrisano/ - Cecilia Angrisano è una fedele adepta del CISMAI. In questo articolo, relativo proprio alla vicenda di Bibbiano, fa endorsement delle posizioni del CISMAI, mentre partecipa a uno dei suoi convegni tossici. https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/infanzia_cismai_il_caso_bibbiano_ha_demonizzato_il_sistema_investire_in_prevenzione_ La situazione è chiara, dunque: qui la distopia e il veleno ideologico che ODIA la famiglia tradizionale attacca e distrugge un simbolo radicale di famiglia tradizionale, come un maledetto virus fa con una cellula sana. In un paese normale i Carabinieri avrebbero già riportato a casa quella famiglia con tante scuse e un risarcimento dello Stato, un PM avrebbe indagato il giudice Angrisano per sequestro di persona, un altro avrebbe aperto un’inchiesta sul CISMAI per verificarne la trasparenza dell’operato. Source: https://www.facebook.com/share/p/17heVB37jU/
    Angry
    3
    0 Commenti 0 Condivisioni 3K Visualizzazioni
  • Come era prevedibile adesso parlano di tassare le auto elettriche per recuperare le accise di disel e benza non consumate. Succederà tutto ad un tratto, senza preavviso vi troverete a pagare 3 cent./km per la vostra EV con cui pensavate di risparmiare anche a costo di perdere il vostro tempo prezioso nelle ricariche. 10mila km/anno significano 300 euro. E poi non potrete nemmeno entrare a Milano perché il criterio non è neppure l'inquinamento ma la congestione. E così i green che possono permettersi di andare a lavorare in bicicletta o col solo tpl, chiusi dentro la loro città a 15 minuti, collegati con la AI, saranno contenuti. https://youtu.be/5iDegcpRsdM?si=ZTJ6WPKqjE4jtE7c
    Come era prevedibile adesso parlano di tassare le auto elettriche per recuperare le accise di disel e benza non consumate. Succederà tutto ad un tratto, senza preavviso vi troverete a pagare 3 cent./km per la vostra EV con cui pensavate di risparmiare anche a costo di perdere il vostro tempo prezioso nelle ricariche. 10mila km/anno significano 300 euro. E poi non potrete nemmeno entrare a Milano perché il criterio non è neppure l'inquinamento ma la congestione. E così i green che possono permettersi di andare a lavorare in bicicletta o col solo tpl, chiusi dentro la loro città a 15 minuti, collegati con la AI, saranno contenuti. https://youtu.be/5iDegcpRsdM?si=ZTJ6WPKqjE4jtE7c
    Haha
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 684 Visualizzazioni
  • ANCHE FONTANA dopo FERRUCCIO De Bortoli se ne è accorto!
    La Milano di oggi e‘ il risultato di una gestione sconsiderata della città da parte di un sindaco e relativa lobby interessata al guadagno rapido e a favorire la classe abbiente!
    ANCHE FONTANA dopo FERRUCCIO De Bortoli se ne è accorto! La Milano di oggi e‘ il risultato di una gestione sconsiderata della città da parte di un sindaco e relativa lobby interessata al guadagno rapido e a favorire la classe abbiente!
    Angry
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 381 Visualizzazioni
  • Roberto Speranza era “giustamente furioso” (cit) per il rapporto di Zambon (Oms) sulla gestione pandemica italiana. E Ranieri Guerra, distaccato al Cts e preoccupato di non farlo arrabbiare, fece il diavolo a quattro per far ritirare il report, mentre gli italiani morivano

    1/
    Oggi su @LaVeritaWeb

    Source: https://x.com/madforfree/status/1986702758909448262?t=LQaPJZG8BLsrKNXH4G8vcQ&s=19
    Roberto Speranza era “giustamente furioso” (cit) per il rapporto di Zambon (Oms) sulla gestione pandemica italiana. E Ranieri Guerra, distaccato al Cts e preoccupato di non farlo arrabbiare, fece il diavolo a quattro per far ritirare il report, mentre gli italiani morivano 🧵 1/ Oggi su @LaVeritaWeb Source: https://x.com/madforfree/status/1986702758909448262?t=LQaPJZG8BLsrKNXH4G8vcQ&s=19
    Angry
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 3K Visualizzazioni
  • PER NON DIMENTICARE e FARE UN PO' di CHIAREZZA!
    L’ENIGMA RANUCCI: IL GIORNALISTA SCOMODO CHE NON DISTURBA IL POTERE!
    Sempre solidale con chiunque subisca ogni tipo di intimidazione, compreso il soggetto in questione, vi propongo questi interessanti e condivisibili post sulla figura di Sigfrido Ranucci, il giornalista che durante la pandemia pubblicizzava senza farsi alcuna domanda i sieri sperimentali che continuano tutt’oggi a mietere vittime anche fra i suoi colleghi e proponeva imperdibili inchieste della durata di un’ora sull’evoluzione della pizza in Italia, con un inedito focus sulla mangiata dell’ex presidente Bill Clinton in una pizzeria di Napoli…tutto questo nel periodo in cui tutti i diritti fondamentali dell’uomo venivano calpestati da un banchiere criminale nel silenzio di (quasi) tutte le trasmissioni televisive, fra cui la sua.
    Buona lettura.
    Post 1
    Sigfrido Ranucci viene presentato da anni come simbolo del giornalismo d’inchiesta italiano, “voce scomoda” contro i poteri forti. Eppure, se si osserva con attenzione la linea editoriale di Report, emerge un quadro molto diverso da quello percepito dal grande pubblico.
    I servizi del programma non toccano mai le questioni centrali del potere reale: il ruolo dell’Unione Europea e della BCE nell’impoverimento economico del Paese, le responsabilità politiche nella gestione pandemica, i rapporti fra magistratura e intelligence, l’impatto delle politiche migratorie sulla sicurezza e sull’identità sociale.
    Temi di questa portata vengono costantemente evitati. Si preferisce orientare l’attenzione verso fenomeni di corruzione secondaria, conflitti di interesse marginali o presunti scandali a basso rischio politico.
    In questo senso, Report svolge una funzione precisa: incanalare l’indignazione pubblica verso bersagli innocui.
    Il risultato è duplice: da un lato si alimenta l’immagine del giornalismo “libero”, dall’altro si impedisce che l’opinione pubblica concentri la propria attenzione sui veri centri di potere.
    Non è un caso che Ranucci, pur dichiarandosi “in pericolo”, goda di massima copertura istituzionale, sia da parte del Quirinale che dell’Unione Europea, che ne difendono costantemente l’operato in nome della “libertà di stampa”.
    È difficile considerare realmente scomodo chi opera all’interno del servizio pubblico e gode di protezione politica trasversale.
    In un Paese dove giornalisti indipendenti vengono querelati, censurati o isolati, l’immagine del “cronista coraggioso sotto scorta” funziona come una narrazione utile al sistema: serve a dare credibilità a un’informazione che, in realtà, si muove entro confini molto ben definiti.
    Post 2 – L’ATTENTATO IMPOSSIBILE: UNA NARRAZIONE COSTRUITA?
    Dal 2021 Sigfrido Ranucci vive sotto scorta. Ciò significa che la sua abitazione, i suoi spostamenti e la sua vettura rientrano in protocolli di sicurezza estremamente rigidi.
    Ogni ingresso, parcheggio e itinerario è monitorato. Per questo motivo, la notizia secondo cui qualcuno sarebbe riuscito a collocare un ordigno esplosivo nella sua auto appare tecnicamente poco plausibile, se non impossibile, a meno di gravi complicità interne.
    L’attentato, così come raccontato, presenta quindi una doppia anomalia: o i protocolli di protezione sono falliti in modo clamoroso — cosa che dovrebbe comportare immediate dimissioni di funzionari e scorte — oppure la vicenda ha una forte componente scenica e comunicativa.
    Il tempismo mediatico lo conferma: subito dopo la notizia, esponenti politici di tutti i partiti hanno espresso solidarietà, il Quirinale ha ribadito il valore del “giornalismo libero”, e i media hanno rilanciato la narrazione dell’Italia come “paese pericoloso per chi fa informazione”.
    Ma di quale informazione si parla?
    Ranucci non ha mai prodotto inchieste che mettessero realmente in crisi i vertici del potere politico o finanziario. Non ha mai toccato temi come l’adesione incondizionata dell’Italia alla NATO, la gestione opaca dei fondi del PNRR, o le pressioni sovranazionali in materia sanitaria ed energetica.
    Eppure viene presentato come simbolo della libertà di parola.
    L’ipotesi più coerente è che l’“attentato” serva a consolidare una narrativa utile al mainstream: quella del giornalista eroico minacciato da forze oscure, che deve essere difeso dal potere politico stesso.
    Un paradosso perfetto: chi dovrebbe essere il bersaglio diventa, in realtà, l’attore principale di una messa in scena che rafforza il sistema che finge di combattere.
    Post 3 – IL RUOLO DI SISTEMA DEL GIORNALISTA “SOTTO ATTACCO”
    In ogni momento di crisi di fiducia verso i media, il sistema reagisce in modo prevedibile: rilancia figure come Ranucci per ridare legittimità morale alla stampa istituzionale.
    Quando il pubblico inizia a percepire la manipolazione dell’informazione, serve un simbolo di “verità perseguitata”.
    Ranucci diventa così il protagonista perfetto di una sceneggiatura politica: un giornalista “coraggioso” che affronta “minacce anonime”, protetto dalle istituzioni e celebrato dalle stesse forze di potere che dice di denunciare.
    È un meccanismo studiato.
    Il potere sa che per sopravvivere deve simulare al proprio interno una quota di conflitto controllato: apparire diviso per essere più credibile.
    In realtà, la funzione del dissenso istituzionalizzato è proprio neutralizzare il vero dissenso.
    Mentre l’attenzione del pubblico viene dirottata su un presunto attacco a Report, restano fuori dall’agenda mediatica i dossier realmente scomodi: i rapporti fra politica e finanza, l’influenza delle multinazionali sui media, il ruolo delle intelligence nei processi giudiziari, e la progressiva erosione della sovranità nazionale.
    Il risultato è che il “giornalista minacciato” diventa uno scudo narrativo per l’establishment.
    L’intera vicenda rafforza l’idea che chi critica i media ufficiali sia un potenziale pericolo per la democrazia.
    E così, mentre il potere si autoassolve celebrando la propria “libertà di stampa”, il vero giornalismo d’inchiesta — quello che indaga davvero su chi comanda — resta invisibile, marginalizzato, e privo di voce.

    Source: https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=10229586144179377&id=1276122023&post_id=1276122023_10229586144179377&rdid=By0LdSJgnVcqb30V
    PER NON DIMENTICARE e FARE UN PO' di CHIAREZZA! L’ENIGMA RANUCCI: IL GIORNALISTA SCOMODO CHE NON DISTURBA IL POTERE! Sempre solidale con chiunque subisca ogni tipo di intimidazione, compreso il soggetto in questione, vi propongo questi interessanti e condivisibili post sulla figura di Sigfrido Ranucci, il giornalista che durante la pandemia pubblicizzava senza farsi alcuna domanda i sieri sperimentali che continuano tutt’oggi a mietere vittime anche fra i suoi colleghi e proponeva imperdibili inchieste della durata di un’ora sull’evoluzione della pizza in Italia, con un inedito focus sulla mangiata dell’ex presidente Bill Clinton in una pizzeria di Napoli…tutto questo nel periodo in cui tutti i diritti fondamentali dell’uomo venivano calpestati da un banchiere criminale nel silenzio di (quasi) tutte le trasmissioni televisive, fra cui la sua. Buona lettura. Post 1 Sigfrido Ranucci viene presentato da anni come simbolo del giornalismo d’inchiesta italiano, “voce scomoda” contro i poteri forti. Eppure, se si osserva con attenzione la linea editoriale di Report, emerge un quadro molto diverso da quello percepito dal grande pubblico. I servizi del programma non toccano mai le questioni centrali del potere reale: il ruolo dell’Unione Europea e della BCE nell’impoverimento economico del Paese, le responsabilità politiche nella gestione pandemica, i rapporti fra magistratura e intelligence, l’impatto delle politiche migratorie sulla sicurezza e sull’identità sociale. Temi di questa portata vengono costantemente evitati. Si preferisce orientare l’attenzione verso fenomeni di corruzione secondaria, conflitti di interesse marginali o presunti scandali a basso rischio politico. In questo senso, Report svolge una funzione precisa: incanalare l’indignazione pubblica verso bersagli innocui. Il risultato è duplice: da un lato si alimenta l’immagine del giornalismo “libero”, dall’altro si impedisce che l’opinione pubblica concentri la propria attenzione sui veri centri di potere. Non è un caso che Ranucci, pur dichiarandosi “in pericolo”, goda di massima copertura istituzionale, sia da parte del Quirinale che dell’Unione Europea, che ne difendono costantemente l’operato in nome della “libertà di stampa”. È difficile considerare realmente scomodo chi opera all’interno del servizio pubblico e gode di protezione politica trasversale. In un Paese dove giornalisti indipendenti vengono querelati, censurati o isolati, l’immagine del “cronista coraggioso sotto scorta” funziona come una narrazione utile al sistema: serve a dare credibilità a un’informazione che, in realtà, si muove entro confini molto ben definiti. Post 2 – L’ATTENTATO IMPOSSIBILE: UNA NARRAZIONE COSTRUITA? Dal 2021 Sigfrido Ranucci vive sotto scorta. Ciò significa che la sua abitazione, i suoi spostamenti e la sua vettura rientrano in protocolli di sicurezza estremamente rigidi. Ogni ingresso, parcheggio e itinerario è monitorato. Per questo motivo, la notizia secondo cui qualcuno sarebbe riuscito a collocare un ordigno esplosivo nella sua auto appare tecnicamente poco plausibile, se non impossibile, a meno di gravi complicità interne. L’attentato, così come raccontato, presenta quindi una doppia anomalia: o i protocolli di protezione sono falliti in modo clamoroso — cosa che dovrebbe comportare immediate dimissioni di funzionari e scorte — oppure la vicenda ha una forte componente scenica e comunicativa. Il tempismo mediatico lo conferma: subito dopo la notizia, esponenti politici di tutti i partiti hanno espresso solidarietà, il Quirinale ha ribadito il valore del “giornalismo libero”, e i media hanno rilanciato la narrazione dell’Italia come “paese pericoloso per chi fa informazione”. Ma di quale informazione si parla? Ranucci non ha mai prodotto inchieste che mettessero realmente in crisi i vertici del potere politico o finanziario. Non ha mai toccato temi come l’adesione incondizionata dell’Italia alla NATO, la gestione opaca dei fondi del PNRR, o le pressioni sovranazionali in materia sanitaria ed energetica. Eppure viene presentato come simbolo della libertà di parola. L’ipotesi più coerente è che l’“attentato” serva a consolidare una narrativa utile al mainstream: quella del giornalista eroico minacciato da forze oscure, che deve essere difeso dal potere politico stesso. Un paradosso perfetto: chi dovrebbe essere il bersaglio diventa, in realtà, l’attore principale di una messa in scena che rafforza il sistema che finge di combattere. Post 3 – IL RUOLO DI SISTEMA DEL GIORNALISTA “SOTTO ATTACCO” In ogni momento di crisi di fiducia verso i media, il sistema reagisce in modo prevedibile: rilancia figure come Ranucci per ridare legittimità morale alla stampa istituzionale. Quando il pubblico inizia a percepire la manipolazione dell’informazione, serve un simbolo di “verità perseguitata”. Ranucci diventa così il protagonista perfetto di una sceneggiatura politica: un giornalista “coraggioso” che affronta “minacce anonime”, protetto dalle istituzioni e celebrato dalle stesse forze di potere che dice di denunciare. È un meccanismo studiato. Il potere sa che per sopravvivere deve simulare al proprio interno una quota di conflitto controllato: apparire diviso per essere più credibile. In realtà, la funzione del dissenso istituzionalizzato è proprio neutralizzare il vero dissenso. Mentre l’attenzione del pubblico viene dirottata su un presunto attacco a Report, restano fuori dall’agenda mediatica i dossier realmente scomodi: i rapporti fra politica e finanza, l’influenza delle multinazionali sui media, il ruolo delle intelligence nei processi giudiziari, e la progressiva erosione della sovranità nazionale. Il risultato è che il “giornalista minacciato” diventa uno scudo narrativo per l’establishment. L’intera vicenda rafforza l’idea che chi critica i media ufficiali sia un potenziale pericolo per la democrazia. E così, mentre il potere si autoassolve celebrando la propria “libertà di stampa”, il vero giornalismo d’inchiesta — quello che indaga davvero su chi comanda — resta invisibile, marginalizzato, e privo di voce. Source: https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=10229586144179377&id=1276122023&post_id=1276122023_10229586144179377&rdid=By0LdSJgnVcqb30V
    0 Commenti 0 Condivisioni 8K Visualizzazioni 0
  • "QUEI PAZIENTI ERANO UN AMMASSO DI COAGULI" ▷ L'AUDIZIONE VIRALE DELLA DR.SSA GISMONDO IN COM. COVID-19

    E' stato il primo vero debriefing serio sull'emergenza Covid, come scrive Maddalena Loy su La Verità, quello della microbiologa Maria Rita Gismondo. Ai tempi della pandemia era direttore della cattedra di microbiologia all'Università di Milano e direttore dell'università sulle bioemergenze al Sacco di Milano. Di recente è stata ascoltata in Commissione Covid, dove ha spiegato quelli che sarebbero stati gli errori commessi nella gestione dell'emergenza - ricordiamo che la Commissione ha deciso di analizzare la pandemia in ordine cronologico, quindi partendo dalle mascherine, i lockdown e in generale l'approccio iniziale. La microbiologa ha esposto, nell'analisi di presentazione prima delle domande dei commissari, i principali punti chiave della crisi sanitaria. "Cosa sarebbe accaduto - chiede in aula - se avessimo subito tracciato in maniera tale da effettuare i tamponi non solo a coloro che avevano evidenti sintomi? Cosa sarebbe accaduto se avessimo effettuato un gran numero di autopsie conoscendo meglio la patogenesi di questa patologia?"

    https://www.youtube.com/watch?v=X2tdwanfxKI
    "QUEI PAZIENTI ERANO UN AMMASSO DI COAGULI" ▷ L'AUDIZIONE VIRALE DELLA DR.SSA GISMONDO IN COM. COVID-19 E' stato il primo vero debriefing serio sull'emergenza Covid, come scrive Maddalena Loy su La Verità, quello della microbiologa Maria Rita Gismondo. Ai tempi della pandemia era direttore della cattedra di microbiologia all'Università di Milano e direttore dell'università sulle bioemergenze al Sacco di Milano. Di recente è stata ascoltata in Commissione Covid, dove ha spiegato quelli che sarebbero stati gli errori commessi nella gestione dell'emergenza - ricordiamo che la Commissione ha deciso di analizzare la pandemia in ordine cronologico, quindi partendo dalle mascherine, i lockdown e in generale l'approccio iniziale. La microbiologa ha esposto, nell'analisi di presentazione prima delle domande dei commissari, i principali punti chiave della crisi sanitaria. "Cosa sarebbe accaduto - chiede in aula - se avessimo subito tracciato in maniera tale da effettuare i tamponi non solo a coloro che avevano evidenti sintomi? Cosa sarebbe accaduto se avessimo effettuato un gran numero di autopsie conoscendo meglio la patogenesi di questa patologia?" https://www.youtube.com/watch?v=X2tdwanfxKI
    Like
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 3K Visualizzazioni
  • Sanzioni a Israele??? RIDICOLE!
    L'UE propone sanzioni a Israele, ma armi e colonie restano escluse
    Pacchetto da 227 milioni che colpisce solo il 37% dei commerci con Israele, mentre continua la vendita di armi europee...
    Come annunciato, la Commissione Ue ha proposto un pacchetto di sanzioni contro Israele. “L’operazione a Gaza City rappresenta un’escalation della guerra”, ha spiegato l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas, per questo “oggi presentiamo un robusto pacchetto di sanzioni: l’obiettivo non è punire Israele ma migliorare la situazione a Gaza”. “Oltre ai ministri israeliani estremisti“, quello per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir e per le Finanze Bezalel Smotrich, nel pacchetto – che deve essere approvato all’unanimità – “ci sono altri membri di Hamas e coloni violenti“, ha precisato Kallas. La proposta inoltre include misure sul commercio, ma i dubbi non mancano: tra queste non c’è nulla che colpisca gli insediamenti illegali in Cisgiordania e l’export di armi dall’Europa verso lo Stato ebraico.

    La proposta mira a sospendere una parte – “la più significativa” – del trattato commerciale tra l’Ue e Israele, che equivale al 37% del volume totale. Il resto, spiega un alto funzionario europeo, è regolato dai patti presi nel quadro del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) e non è soggetto alle misure. In termini pratici, si tratta di circa 227 milioni di euro all’anno, che ora saranno soggetti a dazi maggiorati e quindi applicati agli importatori europei: in tutto nel 2024 l’Ue ha importato beni da Israele per un valore totale di 16 miliardi di euro. Il grosso riguarderà i prodotti agricoli. L’accordo di associazione copre anche il settore dei servizi ma, fanno notare alla Commissione, si tratta di una parte rimasta essenzialmente sulla carta e dunque non significativa.

    Ora la proposta deve essere approvata dagli Stati membri con la maggioranza qualificata. “Se sarà votata dal Consiglio, notificheremo l’ente di gestione dell’accordo di associazione con Israele e le misure entreranno in vigore dopo 30 giorni, ovvero una pratica standard”, precisa il funzionario.

    Altro capitolo sono poi i programmi che fanno capo direttamente alla Commissione (gemellaggi o progetti per l’integrazione regionale, previsti ad esempio dagli accordi di Abramo). “Sospendiamo il sostegno bilaterale al governo israeliano. In particolare, 14 milioni di euro di fondi già stanziati per il periodo 2020-2024. Di tale importo, 4,3 milioni di euro sono stati contrattualizzati, mentre 9,4 milioni di euro rimangono non contrattualizzati. Fino a nuovo avviso, non procederemo all’identificazione congiunta di nuove azioni né alla firma di contratti”, ha annunciato la commissaria Ue per il Mediterraneo Dubravka Šuica sottolineando che in questo caso l’esecutivo comunitario ha potuto prendere una decisione “indipendente“.

    Le misure però sollevano diversi interrogativi. Ad esempio, non colpiranno i prodotti che vengono dalle colonie – ovvero tutto ciò che va oltre i confini del 1967 – dato che l’accordo copre solo ciò che l’Ue riconosce come Stato d’Israele e gli insediamenti, essendo illegali, non lo sono. Servirà dunque una proposta separata per colpire i beni provenienti dai territori occupati.

    C’è un altro aspetto della questione che solleva forti dubbi sulla credibilità delle misure. Il settore delle armi non sarà toccato dalla proposta della Commissione poiché non rientra nelle specificità dell’accordo di associazione, ma è coperto dal quadro generale del Wto, ha spiegato ancora il funzionario illustrando i dettagli della proposta dell’esecutivo e sottolineando che gli armamenti beneficiano spesso della “clausola di confidenzialità” per cui non è dato sapere con certezza quanto pesi sull’interscambio generale tra Ue e Israele.
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/17/sanzioni-israele-ue-armi-colonie-news/8129792/
    Sanzioni a Israele??? RIDICOLE! L'UE propone sanzioni a Israele, ma armi e colonie restano escluse Pacchetto da 227 milioni che colpisce solo il 37% dei commerci con Israele, mentre continua la vendita di armi europee... Come annunciato, la Commissione Ue ha proposto un pacchetto di sanzioni contro Israele. “L’operazione a Gaza City rappresenta un’escalation della guerra”, ha spiegato l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas, per questo “oggi presentiamo un robusto pacchetto di sanzioni: l’obiettivo non è punire Israele ma migliorare la situazione a Gaza”. “Oltre ai ministri israeliani estremisti“, quello per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir e per le Finanze Bezalel Smotrich, nel pacchetto – che deve essere approvato all’unanimità – “ci sono altri membri di Hamas e coloni violenti“, ha precisato Kallas. La proposta inoltre include misure sul commercio, ma i dubbi non mancano: tra queste non c’è nulla che colpisca gli insediamenti illegali in Cisgiordania e l’export di armi dall’Europa verso lo Stato ebraico. La proposta mira a sospendere una parte – “la più significativa” – del trattato commerciale tra l’Ue e Israele, che equivale al 37% del volume totale. Il resto, spiega un alto funzionario europeo, è regolato dai patti presi nel quadro del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) e non è soggetto alle misure. In termini pratici, si tratta di circa 227 milioni di euro all’anno, che ora saranno soggetti a dazi maggiorati e quindi applicati agli importatori europei: in tutto nel 2024 l’Ue ha importato beni da Israele per un valore totale di 16 miliardi di euro. Il grosso riguarderà i prodotti agricoli. L’accordo di associazione copre anche il settore dei servizi ma, fanno notare alla Commissione, si tratta di una parte rimasta essenzialmente sulla carta e dunque non significativa. Ora la proposta deve essere approvata dagli Stati membri con la maggioranza qualificata. “Se sarà votata dal Consiglio, notificheremo l’ente di gestione dell’accordo di associazione con Israele e le misure entreranno in vigore dopo 30 giorni, ovvero una pratica standard”, precisa il funzionario. Altro capitolo sono poi i programmi che fanno capo direttamente alla Commissione (gemellaggi o progetti per l’integrazione regionale, previsti ad esempio dagli accordi di Abramo). “Sospendiamo il sostegno bilaterale al governo israeliano. In particolare, 14 milioni di euro di fondi già stanziati per il periodo 2020-2024. Di tale importo, 4,3 milioni di euro sono stati contrattualizzati, mentre 9,4 milioni di euro rimangono non contrattualizzati. Fino a nuovo avviso, non procederemo all’identificazione congiunta di nuove azioni né alla firma di contratti”, ha annunciato la commissaria Ue per il Mediterraneo Dubravka Šuica sottolineando che in questo caso l’esecutivo comunitario ha potuto prendere una decisione “indipendente“. Le misure però sollevano diversi interrogativi. Ad esempio, non colpiranno i prodotti che vengono dalle colonie – ovvero tutto ciò che va oltre i confini del 1967 – dato che l’accordo copre solo ciò che l’Ue riconosce come Stato d’Israele e gli insediamenti, essendo illegali, non lo sono. Servirà dunque una proposta separata per colpire i beni provenienti dai territori occupati. C’è un altro aspetto della questione che solleva forti dubbi sulla credibilità delle misure. Il settore delle armi non sarà toccato dalla proposta della Commissione poiché non rientra nelle specificità dell’accordo di associazione, ma è coperto dal quadro generale del Wto, ha spiegato ancora il funzionario illustrando i dettagli della proposta dell’esecutivo e sottolineando che gli armamenti beneficiano spesso della “clausola di confidenzialità” per cui non è dato sapere con certezza quanto pesi sull’interscambio generale tra Ue e Israele. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/17/sanzioni-israele-ue-armi-colonie-news/8129792/
    WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    L'UE propone sanzioni a Israele, ma armi e colonie restano escluse
    Pacchetto da 227 milioni che colpisce solo il 37% dei commerci con Israele, mentre continua la vendita di armi europee
    Angry
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 2K Visualizzazioni
Altri risultati