• L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron:
    "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
    L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron: "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
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  • GRANDE risposta e un'attenta analisi. Well done Mr. Putin.
    L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron:
    "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
    GRANDE risposta e un'attenta analisi. Well done Mr. Putin. L'ultimo avvertimento di Putin al presidente francese Macron: "Signore e signori, ho ascoltato attentamente le parole del presidente Emmanuel Macron, che ha sottolineato la fine dell'egemonia occidentale e l'emergere di un mondo multipolare. Ha ragione su un punto essenziale: il mondo sta cambiando profondamente, ma dimentica di spiegare perché e, soprattutto, dimentica di riconoscere che la Francia e l'Occidente stanno combattendo la Russia oggi proprio perché si rifiutano di accettare questa realtà. Oggi la Russia è bersaglio di sanzioni, attacchi diplomatici, economici, informativi e persino militari, come in Ucraina. Perché? Perché l'Occidente si rifiuta di accettare che la sua era di egemonia indiscussa sia finita. Perché l'Occidente si rifiuta di vedere altre nazioni difendere i propri interessi, valori e sovranità. L'Occidente parla di libertà e democrazia, ma cosa ha fatto per secoli? Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi: hanno tutti colonizzato quasi tutto il pianeta. Ditemi dove, in quale parte del mondo, l'Occidente non ha messo piede e imposto la sua legge? In Africa, la Francia ha disegnato Confini arbitrari, risorse sfruttate e milioni di persone costrette a... spostarsi. In Asia, gli inglesi hanno ridotto in schiavitù intere popolazioni, dall'India alla Cina. In America, le potenze europee hanno massacrato intere civiltà. E ancora oggi, attraverso la NATO, vogliono imporre il loro modello ovunque. Il signor Marcon parla dell'ispirazione politica dell'Europa. Ma dov'è questa ispirazione? L'Europa segue gli Stati Uniti in tutte le loro guerre, senza esitazione: Iraq, Libia, Siria. Ogni volta, causa centinaia di migliaia di morti. È questa ispirazione? E non ditemi che la Russia è un pericolo per il mondo. Per oltre duecento anni, l'Occidente ha cercato di distruggere la Russia: Napoleone venne a Mosca, convinto di poter soggiogare il nostro Paese. Se ne andò sconfitto nella neve. La Germania lanciò la più grande guerra d'invasione contro di noi. Fu sconfitta a Stalingrado, a Kursk e persino nelle strade di Berlino. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti cercarono di soffocare la nostra economia, di accerchiarci, di provocare colpi di stato tra i nostri vicini, eppure siamo ancora qui. La Russia ha attraversato momenti difficili. prove, ma nessuno è riuscito a sconfiggerci. Perché stiamo combattendo non solo per la nostra terra, ma anche per... la nostra civiltà, i nostri valori e la nostra dignità. Oggi non è più solo la Russia a rifiutare l'egemonia occidentale; la Cina sta facendo un passo avanti; l'India sta affermando la sua visione del mondo; l'Africa si sta gradualmente liberando dalla tutela straniera; persino l'America Latina sta trovando la sua voce. Non è più un mondo dominato da una singola potenza o da un unico blocco: siamo entrati in un'era multipolare. E nessuno può fermarla. Ecco perché la Francia, l'Europa e l'Occidente sostengono l'Ucraina contro la Russia. Non per amore del popolo ucraino, ma perché vogliono usare questo Paese come pedina per cercare di indebolire la Russia, per limitare il nostro sviluppo e per impedire che questo mondo multipolare prenda forma. Voglio dire loro, dico al Presidente Macron e ai suoi colleghi europei: non potete nuotare controcorrente per sempre. Parlate di valori, ma rifiutate di rispettare le scelte del popolo, parlate di diritto internazionale, ma lo violate non appena non serve più ai vostri interessi, parlate di pace, ma seminate guerra ovunque interveniate. La Russia non è nemica di nessuno, ma non permetteremo mai a nessuno di decidere il nostro futuro. Vogliamo cooperazione, ma cooperazione a parità di condizioni. Vogliamo la pace, ma non a scapito della nostra libertà, della nostra identità. E sia chiaro: nessuno sconfiggerà mai la Russia. Abbiamo sopportato secoli di difficoltà, abbiamo visto imperi nascere e cadere, e siamo ancora qui. E saremo lì domani, in questo nuovo mondo multipolare che sta già nascendo.
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  • Le infermiere che ballavano non avevano mai lo scopo di migliorare il morale degli operatori sanitari o di alleviare lo stress. Erano un test, un meccanismo di selezione, che rivelava chi avrebbe accettato le contraddizioni e chi le avrebbe resistite. Questi video su TikTok, apparsi simultaneamente su tutti i continenti mentre i governi dichiaravano emergenze mediche, rappresentavano qualcosa di senza precedenti nella storia della propaganda: le autorità dimostravano di poter far accettare alle popolazioni due realtà mutuamente esclusive allo stesso tempo. [Gli ospedali erano "sovraccarichi" eppure medici e infermieri trascorrevano ore a provare coreografie di danza.]

    Ciò a cui abbiamo assistito non era propaganda tradizionale mirata alla persuasione, ma qualcosa di più simile a ciò che gli esperti di abusi riconoscono come gaslighting su larga scala. Il meccanismo psicologico era elegante nella sua crudeltà: presentava ai cittadini una apparente contraddizione—ospedali sia sovraffollati che abbastanza vuoti per le routine coreografate—e poi li puniva socialmente per averla notata.

    Questo saggio esplora come questa tecnica si inserisca nel contesto più ampio della guerra psicologica

    Le infermiere danzanti erano un test per la distorsione della realtà. Una volta che le popolazioni accettavano questa contraddizione iniziale, erano preparate a ulteriori: ogni assurdità accettata indeboliva la capacità del pubblico di fidarsi delle proprie osservazioni.

    Questa tecnica sembra trarre ispirazione da ciò che Michael Hoffman chiama “method disclosure“ — la pratica della criptocrazia di rivelare le proprie attività alla luce del sole, sapendo che l’inerzia pubblica di fronte a tale rivelazione produce un effetto scoraggiante. Il messaggio diventa: “Possiamo mostrarti la contraddizione tra le nostre parole e le nostre azioni, e tu non farai nulla. Accetterai sia la menzogna che la prova di essa.” È una forma di umiliazione rituale che funziona non attraverso la segretezza, ma attraverso una sfacciata esposizione. Quasi quattro anni dopo, possiamo vedere come questa impresa abbia creato precedenti che persistono.

    https://substack.com/home/post/p-175746469

    Laura Ruggeri (Originale in inglese)
    Le infermiere che ballavano non avevano mai lo scopo di migliorare il morale degli operatori sanitari o di alleviare lo stress. Erano un test, un meccanismo di selezione, che rivelava chi avrebbe accettato le contraddizioni e chi le avrebbe resistite. Questi video su TikTok, apparsi simultaneamente su tutti i continenti mentre i governi dichiaravano emergenze mediche, rappresentavano qualcosa di senza precedenti nella storia della propaganda: le autorità dimostravano di poter far accettare alle popolazioni due realtà mutuamente esclusive allo stesso tempo. [Gli ospedali erano "sovraccarichi" eppure medici e infermieri trascorrevano ore a provare coreografie di danza.] Ciò a cui abbiamo assistito non era propaganda tradizionale mirata alla persuasione, ma qualcosa di più simile a ciò che gli esperti di abusi riconoscono come gaslighting su larga scala. Il meccanismo psicologico era elegante nella sua crudeltà: presentava ai cittadini una apparente contraddizione—ospedali sia sovraffollati che abbastanza vuoti per le routine coreografate—e poi li puniva socialmente per averla notata. Questo saggio esplora come questa tecnica si inserisca nel contesto più ampio della guerra psicologica Le infermiere danzanti erano un test per la distorsione della realtà. Una volta che le popolazioni accettavano questa contraddizione iniziale, erano preparate a ulteriori: ogni assurdità accettata indeboliva la capacità del pubblico di fidarsi delle proprie osservazioni. Questa tecnica sembra trarre ispirazione da ciò che Michael Hoffman chiama “method disclosure“ — la pratica della criptocrazia di rivelare le proprie attività alla luce del sole, sapendo che l’inerzia pubblica di fronte a tale rivelazione produce un effetto scoraggiante. Il messaggio diventa: “Possiamo mostrarti la contraddizione tra le nostre parole e le nostre azioni, e tu non farai nulla. Accetterai sia la menzogna che la prova di essa.” È una forma di umiliazione rituale che funziona non attraverso la segretezza, ma attraverso una sfacciata esposizione. Quasi quattro anni dopo, possiamo vedere come questa impresa abbia creato precedenti che persistono. https://substack.com/home/post/p-175746469 Laura Ruggeri (Originale in inglese)
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  • Paolini felice: "Finalmente sono riuscita a mangiare i ravioli. Io come Sinner? Magari..."
    L'azzurra dopo il trionfo nella Billie Jean King Cup con 3 vittorie in singolare e una in doppio: "Spero di essere d'ispirazione per le giovani che iniziano a giocare a tennis. Vinciamo perché siamo legatissime".
    https://www.gazzetta.it/Tennis/Fed-Cup/22-09-2025/jasmine-paolini-le-parole-dopo-la-vittoria-in-billie-jean-king-cup_amp.shtml
    Paolini felice: "Finalmente sono riuscita a mangiare i ravioli. Io come Sinner? Magari..." L'azzurra dopo il trionfo nella Billie Jean King Cup con 3 vittorie in singolare e una in doppio: "Spero di essere d'ispirazione per le giovani che iniziano a giocare a tennis. Vinciamo perché siamo legatissime". https://www.gazzetta.it/Tennis/Fed-Cup/22-09-2025/jasmine-paolini-le-parole-dopo-la-vittoria-in-billie-jean-king-cup_amp.shtml
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  • BASILE / ALBANESE — la verità è donna

    Più passano i giorni e più mi sembra evidente che l'essere umano non sia programmato per la Pace.
    Perché, diciamolo, in queste ore un assassinio come quello di Charlie Kirk diventa occasione di scannamento e tiro al bersaglio — sia per i nostri magnanimi governanti sia per noi opinionisti da salotto digitale. Paradossale? Sì. Punto.
    Eppure esistono persone che — senza prediche dal piedistallo — riescono a parlare chiaro, a rimettere le posizioni ideologiche su un piano di verità e coraggio. Doti rare, ormai: tanti leader avrebbero visibilità, mezzi e possibilità per guidare verso il buonsenso, ma non lo fanno. Perché il profitto ha inquinato i pozzi da tempo.

    Che la donna sia fonte di ispirazione non è una novità. Ma in tempi di guerra e incertezza il pragmatismo femminile è necessario come l’aria.
    Nel contesto della festa del Fatto Quotidiano, due interventi sono spiccati — quasi passati sotto silenzio rispetto al frastuono dei TG — e meritano di essere ripresi. Li riportiamo per ricordare qual è il vero “succo” di ciò che accade, quello che molti fingono di non vedere.

    Aprire faide e polemiche infinite è sempre più semplice — soprattutto qui dove tutto serve a lanciare bordate tra centrodestra e centrosinistra. Ecco perché non saremo mai pronti alla pace.
    Ma torniamo al punto: gli interventi sono due. Possono sembrare scontati, triti e ritriti, ma non lasciano spazio a immaginazioni o allucinazioni.

    Elena Basile, ex ambasciatrice e voce critica della diplomazia italiana, ha affrontato con toni durissimi la questione palestinese e il sostegno occidentale alle politiche israeliane.
    “La politica che sta tenendo Israele oggi è una politica mafiosa, terrorista”, ha dichiarato dal palco, distinguendola persino dalle strategie dei primi governi israeliani: “Ben Gurion faceva interventi lampo perché teneva conto della situazione geografica e delle forze di Israele, metteva gli ostaggi in primo luogo. Oggi abbiamo un paese che mantiene sette fronti militari: Gaza, Cisgiordania, Libano, Yemen, Iran, Siria e Iraq. E con l’attacco a Doha sta mettendo in discussione le stesse alleanze con Egitto, Giordania e le monarchie del Golfo, gli interlocutori degli accordi di Abramo”.
    Secondo Basile, Israele appare oggi sempre più isolato: “Alle Nazioni Unite due terzi del mondo votano contro Israele. Grazie soprattutto al lavoro di Francesca Albanese, la società civile resiste e si oppone”. Tuttavia, ha sottolineato che anche Russia, Cina e paesi arabi “non sfidano apertamente Israele, pur non essendone complici come l’Occidente”.

    E rilancia :
    “Dobbiamo concentrarci in una mobilitazione dentro gli Stati europei e, se possibile, negli Stati Uniti, per chiedere la fine della cooperazione politica, militare ed economica con Israele. Grazie a Francesca Albanese, oggi abbiamo i nomi e cognomi di tutte le imprese che fanno profitto col genocidio”.

    E proprio Francesca Albanese subentra chiamando le cose con il loro nome: genocidio o atto di supremazia — non una semplice “guerra” — parlando con la franchezza di chi conosce il conflitto e con lo sguardo lucido di chi analizza i fatti:

    “Dinanzi a questa brutalità non si reagisce con le contromisure previste dal diritto: fermare trasferimenti e acquisti di armi, sospendere gli accordi commerciali. È un obbligo degli Stati”. E ha definito Israele nei territori occupati “una dittatura militare che ha governato 5 milioni di persone attraverso ordini scritti da soldati e rivisti da corti militari composte da soldati”.

    Sulla sua situazione personale mantiene una compostezza e un’obiettività invidiabili da che da questo luglio 2025, Francesca Albanese è finita nella lista nera degli Stati Uniti.
    ‘Vorrei non essere la notizia. Credo che la cosa più importante sia continuare a parlare di Gaza. Ma le sanzioni significano non poter entrare negli Stati Uniti, e per chi ha legami personali o familiari lì, come mia figlia, nata negli Usa, anche rischiare pene pecuniarie o persino l’arresto fino a 20 anni di carcere.
    L’obiettivo è intimidire, isolare, congelare chi denuncia’.”

    E chiude con una constatazione che fotografa la tossicità del dibattito pubblico:
    “Non credo neanche che sia giusta la frase che ho detto prima, e cioè che quello a Gaza sia il primo genocidio trasmesso in televisione. Le immagini passano, ma vengono accompagnate da una narrazione totalmente falsata. È questa tossicità del dibattito che non permette di capire cosa sta succedendo”.

    Cosa ne penso ?
    Questo è il nostro tempo: la spettacolarizzazione di ogni delitto o decesso e il disprezzo per un’informazione che rispetti i fatti hanno trasformato il dibattito in un’arena che uccide le ragioni. A chilometri da qui muoiono persone; nel cosiddetto “Occidente evoluto” muoiono valori e ideali. Stiamo scavando un fondo cui è difficile credere che non ci siamo già inabissati.

    La testimonianza di due “outsider” come Basile e Albanese è, in questo contesto, una boccata d’ossigeno a pochi metri dal baratro. È la lezione semplice e urgente del “parlare chiaro”: senza urlare, con rigore e sotto il frastuono di una cacofonia che noi stessi alimentiamo online.
    Serve un passo indietro rispetto agli interessi e un passo avanti verso verità e responsabilità. Serve un’informazione che sia veritiera, rigorosa e capace di restituire dignità alle vittime e senso alle azioni politiche.

    Siamo tutti, in una misura o nell’altra, parte del problema. Se vogliamo davvero costruire una nuova umanità, il primo gesto è scegliere di essere meritevoli di quella fiducia reciproca che oggi manca. Lo ripeto: al momento non lo siamo — ma possiamo decidere di cambiare.

    #Basile #Albanese #Informazione #Verità #Gaza #DirittiUmani #Pace #Responsabilità #StopProfittoSullaGuerra
    BASILE / ALBANESE — la verità è donna ✨👩‍⚖️ Più passano i giorni e più mi sembra evidente che l'essere umano non sia programmato per la Pace. Perché, diciamolo, in queste ore un assassinio come quello di Charlie Kirk diventa occasione di scannamento e tiro al bersaglio — sia per i nostri magnanimi governanti sia per noi opinionisti da salotto digitale. Paradossale? Sì. Punto. 🙄 Eppure esistono persone che — senza prediche dal piedistallo — riescono a parlare chiaro, a rimettere le posizioni ideologiche su un piano di verità e coraggio. Doti rare, ormai: tanti leader avrebbero visibilità, mezzi e possibilità per guidare verso il buonsenso, ma non lo fanno. Perché il profitto ha inquinato i pozzi da tempo. Che la donna sia fonte di ispirazione non è una novità. Ma in tempi di guerra e incertezza il pragmatismo femminile è necessario come l’aria. Nel contesto della festa del Fatto Quotidiano, due interventi sono spiccati — quasi passati sotto silenzio rispetto al frastuono dei TG — e meritano di essere ripresi. Li riportiamo per ricordare qual è il vero “succo” di ciò che accade, quello che molti fingono di non vedere. Aprire faide e polemiche infinite è sempre più semplice — soprattutto qui dove tutto serve a lanciare bordate tra centrodestra e centrosinistra. Ecco perché non saremo mai pronti alla pace. Ma torniamo al punto: gli interventi sono due. Possono sembrare scontati, triti e ritriti, ma non lasciano spazio a immaginazioni o allucinazioni. Elena Basile, ex ambasciatrice e voce critica della diplomazia italiana, ha affrontato con toni durissimi la questione palestinese e il sostegno occidentale alle politiche israeliane. “La politica che sta tenendo Israele oggi è una politica mafiosa, terrorista”, ha dichiarato dal palco, distinguendola persino dalle strategie dei primi governi israeliani: “Ben Gurion faceva interventi lampo perché teneva conto della situazione geografica e delle forze di Israele, metteva gli ostaggi in primo luogo. Oggi abbiamo un paese che mantiene sette fronti militari: Gaza, Cisgiordania, Libano, Yemen, Iran, Siria e Iraq. E con l’attacco a Doha sta mettendo in discussione le stesse alleanze con Egitto, Giordania e le monarchie del Golfo, gli interlocutori degli accordi di Abramo”. Secondo Basile, Israele appare oggi sempre più isolato: “Alle Nazioni Unite due terzi del mondo votano contro Israele. Grazie soprattutto al lavoro di Francesca Albanese, la società civile resiste e si oppone”. Tuttavia, ha sottolineato che anche Russia, Cina e paesi arabi “non sfidano apertamente Israele, pur non essendone complici come l’Occidente”. E rilancia : “Dobbiamo concentrarci in una mobilitazione dentro gli Stati europei e, se possibile, negli Stati Uniti, per chiedere la fine della cooperazione politica, militare ed economica con Israele. Grazie a Francesca Albanese, oggi abbiamo i nomi e cognomi di tutte le imprese che fanno profitto col genocidio”. E proprio Francesca Albanese subentra chiamando le cose con il loro nome: genocidio o atto di supremazia — non una semplice “guerra” — parlando con la franchezza di chi conosce il conflitto e con lo sguardo lucido di chi analizza i fatti: “Dinanzi a questa brutalità non si reagisce con le contromisure previste dal diritto: fermare trasferimenti e acquisti di armi, sospendere gli accordi commerciali. È un obbligo degli Stati”. E ha definito Israele nei territori occupati “una dittatura militare che ha governato 5 milioni di persone attraverso ordini scritti da soldati e rivisti da corti militari composte da soldati”. Sulla sua situazione personale mantiene una compostezza e un’obiettività invidiabili da che da questo luglio 2025, Francesca Albanese è finita nella lista nera degli Stati Uniti. ‘Vorrei non essere la notizia. Credo che la cosa più importante sia continuare a parlare di Gaza. Ma le sanzioni significano non poter entrare negli Stati Uniti, e per chi ha legami personali o familiari lì, come mia figlia, nata negli Usa, anche rischiare pene pecuniarie o persino l’arresto fino a 20 anni di carcere. L’obiettivo è intimidire, isolare, congelare chi denuncia’.” E chiude con una constatazione che fotografa la tossicità del dibattito pubblico: “Non credo neanche che sia giusta la frase che ho detto prima, e cioè che quello a Gaza sia il primo genocidio trasmesso in televisione. Le immagini passano, ma vengono accompagnate da una narrazione totalmente falsata. È questa tossicità del dibattito che non permette di capire cosa sta succedendo”. 📌Cosa ne penso ? Questo è il nostro tempo: la spettacolarizzazione di ogni delitto o decesso e il disprezzo per un’informazione che rispetti i fatti hanno trasformato il dibattito in un’arena che uccide le ragioni. A chilometri da qui muoiono persone; nel cosiddetto “Occidente evoluto” muoiono valori e ideali. Stiamo scavando un fondo cui è difficile credere che non ci siamo già inabissati. 😔 La testimonianza di due “outsider” come Basile e Albanese è, in questo contesto, una boccata d’ossigeno a pochi metri dal baratro. È la lezione semplice e urgente del “parlare chiaro”: senza urlare, con rigore e sotto il frastuono di una cacofonia che noi stessi alimentiamo online. Serve un passo indietro rispetto agli interessi e un passo avanti verso verità e responsabilità. Serve un’informazione che sia veritiera, rigorosa e capace di restituire dignità alle vittime e senso alle azioni politiche. Siamo tutti, in una misura o nell’altra, parte del problema. Se vogliamo davvero costruire una nuova umanità, il primo gesto è scegliere di essere meritevoli di quella fiducia reciproca che oggi manca. Lo ripeto: al momento non lo siamo — ma possiamo decidere di cambiare. #Basile #Albanese #Informazione #Verità #Gaza #DirittiUmani #Pace #Responsabilità #StopProfittoSullaGuerra
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  • Compie 50 anni Wish you were here. Il capolavoro dei Pink Floyd

    A mezzo secolo dalla pubblicazione, Wish you were here, permeato di poetica nostalgia, continua ad affascinare il pubblico.

    Pubblicato il 12 settembre 1975, è il settimo album in studio della band, e seppur all’inizio la critica lo abbia considerato inferiore agli album precedenti, negli anni è stato giustamente rivalutato e considerato un capolavoro del rock progressivo, Wish You Were Here rappresentò una svolta creativa per i Pink Floyd, nello stesso anno in cui Bob Dylan realizzò l’introspettivo, forse autobiografico Blood on the Tracks, invitando il suo pubblico a pensarlo non come un artista, ma come un essere umano con le sue emozioni. Lo stesso accade per i Pink Floyd con Wish You Were Here, un album intriso di elegie e spettri del passato.
    Il nuovo inizio dei Pink Floyd

    Composto da 5 tracce, l’album è aperto e chiuso dalla superba suite Shine On You Crazy Diamond, divisa in 9 parti e dedicata a Syd Barrett. Con il brano che dà il titolo all’album, rappresenta forse al meglio il sound etereo dei “nuovi” Pink Floyd: strutture espanse, effetti spaziali, psichedelia non più distorta e oscura, ma pulita e luminosa. Anche se, singolarmente, i brani dell’album potrebbero non essere tutti al livello del capolavoro, lo diventano appunto nella sequenza completa, il cui concetto e “dosaggio” musicale confermano il talento della band nel creare composizioni complesse, e mette in mostra il virtuosismo alla chitarra di David Gilmour, che si profonde in progressioni di accordi più audaci di quelle presentate su The Dark Side Of The Moon.
    I testi delle canzoni esprimono variamente nostalgia e alienazione, e i Pink Floyd lo descrissero come un album sull’assenza, ed era certamente quella di Barrett, ma anche, da un altro punto di vista, quella della riconoscenza e della lealtà nel mondo, sempre più cinico e affarista, dell’industria musicale.

    Non privo di causticità, l’album è un deliberato e beffardo tentativo di “mordere la mano che nutre”, criticando con feroce sarcasmo il mondo dell’industria discografica. Welcome to the Machine, emblematica già nel titolo, descrive il dialogo che avviene tra un discografico rude e arrogante e un giovane cantante, la cui carriera sarà appunto impostata e diretta dal manager, seguendo esclusivamente il criterio commerciale. Non c’è quindi spazio per ideali, utopie, poesie. Scritta da Roger Waters, la canzone è caratterizzata da una saturazione di sintetizzatori, chitarre acustiche ed effetti su nastro. Suggestivo l’inizio, con il suono naturale del sax che sfuma gradualmente in suoni industriali e sintetizzato, metafora della “macchina senza volto” che ingoia cantanti e musicisti. Sulla medesima scia Have a Cigar mette in ridicolo i “pezzi grossi” dell’industria discografica con testi che ripetono una serie di cliché. Interpretato dal cantautore folk-rock Roy Harper, schiettamente orientato al rock, il brano si apre con un incalzante duetto di basso e chitarra, ed è chiuso da uno splendido a solo di chitarra firmato David Gilmour. In virtù del tono sarcastico, è uno dei pochi momenti di relativa leggerezza in un album altrimenti dominato da un vagabondaggio lugubre e psichedelico.
    L’ombra di Syd Barrett

    Buona parte dell’album è dedicata a Syd Barrett – co-fondatore e primo front-man del gruppo, che lasciò nel 1968 a causa del peggioramento della sua salute mentale – attraverso i brani Wish you were here e Shine On You Crazy Diamond. La prima, caratterizzata da un sobrio, suggestivo riff di ispirazione country, è appunto lo sfogo per la nostalgia di Syd Barrett, anche se, a detta di Waters, la canzone può essere letta che come un’amara sull’essere spettatori indifferenti della propria vita, in preda alla disillusione e allo sconforto. Shine On You Crazy Diamond, invece, è un compiuto tributo in nove parti a Barrett, e nel contesto dell’album è anche la triste metafora di ciò che può accadere a un musicista a causa della natura spietata e indifferente dell’industria musicale; la canzone presenta il caratteristico riff a quattro note di Gilmour (a volte noto come Syd’s Theme), e l’introduzione è forse il suo miglior a solo di chitarra. Alla registrazione dell’album è poi legato un toccante aneddoto: il 5 giugno 1975, presso gli stufi di Abbey Road, la band stava completando il mixaggio di Shine On You Crazy Diamond, quando un uomo sovrappeso con la testa e le sopracciglia rasate entrò, e si mise appartato a osservare la scena. Nessuno, sulle prime, lo riconobbe, poi fu Wright che spiegò agli increduli colleghi che quell’uomo era Barrett. A quel punto, tutti cercarono di parlare con lui, ma come ricordò il batterista Nick Mason nel libro Inside Out, Barrett non riusciva a dare risposte completamente sensate. Quella visita lasciò costernati i suoi vecchi colleghi, che avvertirono drammaticamente l’impossibilità di aiutarlo. Altrettanto improvvisamente di quando era arrivato, Barrett si dileguò poco dopo.
    La copertina di Wish you were here

    Come tante altre copertine degli album dei Pink Floyd, anche quella di Wish you were here è opera di Storm Thorgerson.
    Ambientata negli studi della Warner, in California, rappresenta perfettamente il tema dell’album: la persona sulla sinistra impersona l’industria musicale, mentre quella a destra è l’ingenuo musicista, che si brucia vendendo metaforicamente la sua anima e i suoi desideri artistici nel momento stesso in cui entra a far parte di un’etichetta. Mezzo secolo e 20 milioni di copie vendute dopo, si può affermare con certezza che questo tema abbia risuonato ben oltre il mondo chiuso del rock. L’album ha replicato l’ubiquità culturale di Dark Side né la portata concettuale di The Wall, ma ha un posto nel cuore dei tanti ammiratori dei Pink Floyd per la sua sobria eredità fatta di nostalgia e disillusione.

    Niccolò Lucarelli

    https://www.360music.net/artist/41232/pink-floyd
    Compie 50 anni Wish you were here. Il capolavoro dei Pink Floyd A mezzo secolo dalla pubblicazione, Wish you were here, permeato di poetica nostalgia, continua ad affascinare il pubblico. Pubblicato il 12 settembre 1975, è il settimo album in studio della band, e seppur all’inizio la critica lo abbia considerato inferiore agli album precedenti, negli anni è stato giustamente rivalutato e considerato un capolavoro del rock progressivo, Wish You Were Here rappresentò una svolta creativa per i Pink Floyd, nello stesso anno in cui Bob Dylan realizzò l’introspettivo, forse autobiografico Blood on the Tracks, invitando il suo pubblico a pensarlo non come un artista, ma come un essere umano con le sue emozioni. Lo stesso accade per i Pink Floyd con Wish You Were Here, un album intriso di elegie e spettri del passato. Il nuovo inizio dei Pink Floyd Composto da 5 tracce, l’album è aperto e chiuso dalla superba suite Shine On You Crazy Diamond, divisa in 9 parti e dedicata a Syd Barrett. Con il brano che dà il titolo all’album, rappresenta forse al meglio il sound etereo dei “nuovi” Pink Floyd: strutture espanse, effetti spaziali, psichedelia non più distorta e oscura, ma pulita e luminosa. Anche se, singolarmente, i brani dell’album potrebbero non essere tutti al livello del capolavoro, lo diventano appunto nella sequenza completa, il cui concetto e “dosaggio” musicale confermano il talento della band nel creare composizioni complesse, e mette in mostra il virtuosismo alla chitarra di David Gilmour, che si profonde in progressioni di accordi più audaci di quelle presentate su The Dark Side Of The Moon. I testi delle canzoni esprimono variamente nostalgia e alienazione, e i Pink Floyd lo descrissero come un album sull’assenza, ed era certamente quella di Barrett, ma anche, da un altro punto di vista, quella della riconoscenza e della lealtà nel mondo, sempre più cinico e affarista, dell’industria musicale. Non privo di causticità, l’album è un deliberato e beffardo tentativo di “mordere la mano che nutre”, criticando con feroce sarcasmo il mondo dell’industria discografica. Welcome to the Machine, emblematica già nel titolo, descrive il dialogo che avviene tra un discografico rude e arrogante e un giovane cantante, la cui carriera sarà appunto impostata e diretta dal manager, seguendo esclusivamente il criterio commerciale. Non c’è quindi spazio per ideali, utopie, poesie. Scritta da Roger Waters, la canzone è caratterizzata da una saturazione di sintetizzatori, chitarre acustiche ed effetti su nastro. Suggestivo l’inizio, con il suono naturale del sax che sfuma gradualmente in suoni industriali e sintetizzato, metafora della “macchina senza volto” che ingoia cantanti e musicisti. Sulla medesima scia Have a Cigar mette in ridicolo i “pezzi grossi” dell’industria discografica con testi che ripetono una serie di cliché. Interpretato dal cantautore folk-rock Roy Harper, schiettamente orientato al rock, il brano si apre con un incalzante duetto di basso e chitarra, ed è chiuso da uno splendido a solo di chitarra firmato David Gilmour. In virtù del tono sarcastico, è uno dei pochi momenti di relativa leggerezza in un album altrimenti dominato da un vagabondaggio lugubre e psichedelico. L’ombra di Syd Barrett Buona parte dell’album è dedicata a Syd Barrett – co-fondatore e primo front-man del gruppo, che lasciò nel 1968 a causa del peggioramento della sua salute mentale – attraverso i brani Wish you were here e Shine On You Crazy Diamond. La prima, caratterizzata da un sobrio, suggestivo riff di ispirazione country, è appunto lo sfogo per la nostalgia di Syd Barrett, anche se, a detta di Waters, la canzone può essere letta che come un’amara sull’essere spettatori indifferenti della propria vita, in preda alla disillusione e allo sconforto. Shine On You Crazy Diamond, invece, è un compiuto tributo in nove parti a Barrett, e nel contesto dell’album è anche la triste metafora di ciò che può accadere a un musicista a causa della natura spietata e indifferente dell’industria musicale; la canzone presenta il caratteristico riff a quattro note di Gilmour (a volte noto come Syd’s Theme), e l’introduzione è forse il suo miglior a solo di chitarra. Alla registrazione dell’album è poi legato un toccante aneddoto: il 5 giugno 1975, presso gli stufi di Abbey Road, la band stava completando il mixaggio di Shine On You Crazy Diamond, quando un uomo sovrappeso con la testa e le sopracciglia rasate entrò, e si mise appartato a osservare la scena. Nessuno, sulle prime, lo riconobbe, poi fu Wright che spiegò agli increduli colleghi che quell’uomo era Barrett. A quel punto, tutti cercarono di parlare con lui, ma come ricordò il batterista Nick Mason nel libro Inside Out, Barrett non riusciva a dare risposte completamente sensate. Quella visita lasciò costernati i suoi vecchi colleghi, che avvertirono drammaticamente l’impossibilità di aiutarlo. Altrettanto improvvisamente di quando era arrivato, Barrett si dileguò poco dopo. La copertina di Wish you were here Come tante altre copertine degli album dei Pink Floyd, anche quella di Wish you were here è opera di Storm Thorgerson. Ambientata negli studi della Warner, in California, rappresenta perfettamente il tema dell’album: la persona sulla sinistra impersona l’industria musicale, mentre quella a destra è l’ingenuo musicista, che si brucia vendendo metaforicamente la sua anima e i suoi desideri artistici nel momento stesso in cui entra a far parte di un’etichetta. Mezzo secolo e 20 milioni di copie vendute dopo, si può affermare con certezza che questo tema abbia risuonato ben oltre il mondo chiuso del rock. L’album ha replicato l’ubiquità culturale di Dark Side né la portata concettuale di The Wall, ma ha un posto nel cuore dei tanti ammiratori dei Pink Floyd per la sua sobria eredità fatta di nostalgia e disillusione. Niccolò Lucarelli https://www.360music.net/artist/41232/pink-floyd
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  • José "Pepe" Mujica, simbolo dell'antitesi al potere, esempio di politica empatica, fatta per passione e per il bene collettivo. La sua vita semplice resterà un faro per chi crede in un mondo più umano.

    Riposa in pace, Pepe.


    "Non veniamo al mondo per lavorare o per accumulare ricchezza, ma per vivere. E di vita ne abbiamo solo una."
    (Cit.)

    #JoséMujica #PepeMujica #PoliticaEtica #Umanità #RiposaInPace #Ispirazione #FelicitàCollettiva
    José "Pepe" Mujica, simbolo dell'antitesi al potere, esempio di politica empatica, fatta per passione e per il bene collettivo. La sua vita semplice resterà un faro per chi crede in un mondo più umano. Riposa in pace, Pepe. "Non veniamo al mondo per lavorare o per accumulare ricchezza, ma per vivere. E di vita ne abbiamo solo una." (Cit.) #JoséMujica #PepeMujica #PoliticaEtica #Umanità #RiposaInPace #Ispirazione #FelicitàCollettiva
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  • LORO SONO SCESI IN PIAZZA A SOSTEGNO DELL’EUROPA DELLA GUERRA! SAI COS’HANNO IN COMUNE?

    Questi personaggi, appartenenti ad una vasta area di centro-sinistra teoricamente pacifista, sabato scorso in Piazza del Popolo hanno dato vita ad una delle manifestazioni più surreali della storia. Hanno sostenuto, con sfumature diverse, un’Europa che sta lanciando un piano di riarmo da 800 miliardi di euro (nostri), per combattere un nemico inesistente, la Russia… che tutto vuole tranne che invadere l’Europa.
    Russia che, ricordiamolo, è stata spinta all’invasione dell’Ucraina da un piano NATO ben preciso che ha visto un accerchiamento militare che andava contro gli accordi in vigore, un sanguinoso colpo di stato, massacri continui di civli russofoni ad opera di battaglioni di ispirazione nazista e l’elezione a presidente ucraino di un pupazzo strafatto, che era un mediocre attore fino a pochi giorni prima.
    Ce l’hanno con i russi perché sono brutti e cattivi?
    No, semplicemente perché sono voluti rimanere fuori dal sistema finanziario predatorio, gestito dai soliti noti, che controlla tutti i paesi del blocco occidentale. E questo dà molto fastidio.

    Ebbene sapete cos’hanno in comune le persone nella foto? Sono ricchi, spesso milionari. Hanno tutti posizioni di rilevo, sono giornalisti, cantanti, conduttori televisivi, comici famosi, sindacalisti e politici. E l’altra cosa che hanno in comune è che se ne fregano dei bisogni dei cittadini e di quello che può succedere con un piano di riarmo del genere. A loro basta coltivare il proprio orticello e continuare a vivere da privilegiati, tanto cadranno sempre in piedi. La politica, i giornali, le televisioni e il mercato discografico da cui questi personaggi attingono sono tutti nelle mani dei signori che hanno ordinato a Ursula Von Der Leyen di far partire questo folle piano. Lei, che dovrebbe essere dietro le sbarre per quello che ha combinato con i sieri genici, ha eseguito, scavalcando l’inutile Parlamento Europeo e convocando i vari burattini, pardon capi di stato, in puro stile “democratico”.

    A queste persone non interessa se le bollette triplicheranno, se ci sarà una crisi economica o se migliaia di ragazzi moriranno al fronte; a loro non interessa se vengono bandite le vostre automobili semi-nuove, se agli agricoltori vengono espropriati i terreni per far posto a inutili pale eoliche o se le vostre case non varranno più nulla come da folli direttive europee.
    A loro interessano gli stipendi a cinque zeri, le ville milionarie, gli yacht e le belle inquadrature in televisione.
    Sono gli stessi che in epoca Covid, quando i diritti di tutti i cittadini italiani venivano calpestati, si sono girati dall’altra parte o hanno alimentato la falsa narrazione pandemica, sempre per un solo motivo: i soldi. Misti a ignoranza e codardia.

    Io non mi riconosco minimamente in quella piazza. Ritengo che questi soggetti debbano essere ignorati, i loro concerti disertati, le loro tessere sindacali stracciate e i loro giornali debbano rimanere invenduti. Mi riconosco in un mondo che ripudia la guerra in toto, che condanna la finanza speculativa criminale, che si basa sull’uguaglianza e sulla parità dei diritti per tutti, lontano dai privilegi di una casta di bugiardi prezzolati.

    Questo nuovo mondo possibile, che sta già nascendo, lo voglio raccontare assieme a Tiziana Alterio in un nuovo film documentario in lavorazione dal titolo “IL GRANDE RISVEGLIO”.
    Per avere tutte le informazioni e, se vorrete, sostenere la lavorazione del film potete andare sul sito:
    www.ilgranderisveglio.it

    Un altro mondo è possibile, senza armi e senza guerre.

    Paolo Cassina
    LORO SONO SCESI IN PIAZZA A SOSTEGNO DELL’EUROPA DELLA GUERRA! SAI COS’HANNO IN COMUNE? Questi personaggi, appartenenti ad una vasta area di centro-sinistra teoricamente pacifista, sabato scorso in Piazza del Popolo hanno dato vita ad una delle manifestazioni più surreali della storia. Hanno sostenuto, con sfumature diverse, un’Europa che sta lanciando un piano di riarmo da 800 miliardi di euro (nostri), per combattere un nemico inesistente, la Russia… che tutto vuole tranne che invadere l’Europa. Russia che, ricordiamolo, è stata spinta all’invasione dell’Ucraina da un piano NATO ben preciso che ha visto un accerchiamento militare che andava contro gli accordi in vigore, un sanguinoso colpo di stato, massacri continui di civli russofoni ad opera di battaglioni di ispirazione nazista e l’elezione a presidente ucraino di un pupazzo strafatto, che era un mediocre attore fino a pochi giorni prima. Ce l’hanno con i russi perché sono brutti e cattivi? No, semplicemente perché sono voluti rimanere fuori dal sistema finanziario predatorio, gestito dai soliti noti, che controlla tutti i paesi del blocco occidentale. E questo dà molto fastidio. Ebbene sapete cos’hanno in comune le persone nella foto? Sono ricchi, spesso milionari. Hanno tutti posizioni di rilevo, sono giornalisti, cantanti, conduttori televisivi, comici famosi, sindacalisti e politici. E l’altra cosa che hanno in comune è che se ne fregano dei bisogni dei cittadini e di quello che può succedere con un piano di riarmo del genere. A loro basta coltivare il proprio orticello e continuare a vivere da privilegiati, tanto cadranno sempre in piedi. La politica, i giornali, le televisioni e il mercato discografico da cui questi personaggi attingono sono tutti nelle mani dei signori che hanno ordinato a Ursula Von Der Leyen di far partire questo folle piano. Lei, che dovrebbe essere dietro le sbarre per quello che ha combinato con i sieri genici, ha eseguito, scavalcando l’inutile Parlamento Europeo e convocando i vari burattini, pardon capi di stato, in puro stile “democratico”. A queste persone non interessa se le bollette triplicheranno, se ci sarà una crisi economica o se migliaia di ragazzi moriranno al fronte; a loro non interessa se vengono bandite le vostre automobili semi-nuove, se agli agricoltori vengono espropriati i terreni per far posto a inutili pale eoliche o se le vostre case non varranno più nulla come da folli direttive europee. A loro interessano gli stipendi a cinque zeri, le ville milionarie, gli yacht e le belle inquadrature in televisione. Sono gli stessi che in epoca Covid, quando i diritti di tutti i cittadini italiani venivano calpestati, si sono girati dall’altra parte o hanno alimentato la falsa narrazione pandemica, sempre per un solo motivo: i soldi. Misti a ignoranza e codardia. Io non mi riconosco minimamente in quella piazza. Ritengo che questi soggetti debbano essere ignorati, i loro concerti disertati, le loro tessere sindacali stracciate e i loro giornali debbano rimanere invenduti. Mi riconosco in un mondo che ripudia la guerra in toto, che condanna la finanza speculativa criminale, che si basa sull’uguaglianza e sulla parità dei diritti per tutti, lontano dai privilegi di una casta di bugiardi prezzolati. Questo nuovo mondo possibile, che sta già nascendo, lo voglio raccontare assieme a Tiziana Alterio in un nuovo film documentario in lavorazione dal titolo “IL GRANDE RISVEGLIO”. Per avere tutte le informazioni e, se vorrete, sostenere la lavorazione del film potete andare sul sito: www.ilgranderisveglio.it Un altro mondo è possibile, senza armi e senza guerre. Paolo Cassina
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  • Contro Christian Raimo un procedimento disciplinare da parte di Valditara

    ll Ministro della pubblica (d)istruzione ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti di Christian Raimo, che peraltro si candida alle europee per AVS, per un "post" su facebook.

    Il post è il seguente:

    «Un ministro dovrebbe difendere tout-court un docente minacciato da gruppi neonazisti invece di avviare un procedimento interno. E invece finisce proprio per accodarsi agli striscioni intimidatori e lasciare che gli uffici scolastici regionali vengano usati in modo esattamente contrario alla propria funzione». E poi ancora: «Mi auguro di poter archiviare in fretta come uno dei soliti scivoloni comunicativi del governo, e spero di incontrare di persona il ministro Valditara alla manifestazione del 25 aprile a Milano. È un militante della Lega, e mi sembra che il suo partito stia ritrovando la sua originaria ispirazione federalista e antifascista. Magari discuteremo dal vivo, da educatori».

    Ora, a prescindere dal contenuto del messaggio, mi sembra che esso rientri assolutamente in una critica politica e non in una denigrazione o offesa della persona. Mi sembra poi che invece la linea del Ministro rientri nella scia delle censure alle espressioni del pensiero, che si fa via via più fitta e numerosa.

    la differenza tra la questione del prof. Christian Raimo e la mia è che il suddetto insegnante appartiene ad una certa parte politica che controlla i mezzi di comunicazione più importanti e quindi viene difeso, come giusta mente deve essere, dalla stampa.

    Magari dovrebbero essere difesi e non subire "gogne mediatiche" anche quelli che sostengono idee e fatti scomodi al pensiero unico.

    prof. Pietro Marinelli
    Contro Christian Raimo un procedimento disciplinare da parte di Valditara ll Ministro della pubblica (d)istruzione ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti di Christian Raimo, che peraltro si candida alle europee per AVS, per un "post" su facebook. Il post è il seguente: «Un ministro dovrebbe difendere tout-court un docente minacciato da gruppi neonazisti invece di avviare un procedimento interno. E invece finisce proprio per accodarsi agli striscioni intimidatori e lasciare che gli uffici scolastici regionali vengano usati in modo esattamente contrario alla propria funzione». E poi ancora: «Mi auguro di poter archiviare in fretta come uno dei soliti scivoloni comunicativi del governo, e spero di incontrare di persona il ministro Valditara alla manifestazione del 25 aprile a Milano. È un militante della Lega, e mi sembra che il suo partito stia ritrovando la sua originaria ispirazione federalista e antifascista. Magari discuteremo dal vivo, da educatori». Ora, a prescindere dal contenuto del messaggio, mi sembra che esso rientri assolutamente in una critica politica e non in una denigrazione o offesa della persona. Mi sembra poi che invece la linea del Ministro rientri nella scia delle censure alle espressioni del pensiero, che si fa via via più fitta e numerosa. la differenza tra la questione del prof. Christian Raimo e la mia è che il suddetto insegnante appartiene ad una certa parte politica che controlla i mezzi di comunicazione più importanti e quindi viene difeso, come giusta mente deve essere, dalla stampa. Magari dovrebbero essere difesi e non subire "gogne mediatiche" anche quelli che sostengono idee e fatti scomodi al pensiero unico. prof. Pietro Marinelli
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  • Commento a margine del caucus del CLN di Ieri 22 Maggio 2022. CLN deve diventare realmente inclusivo togliendo quel riferimento al neoliberismo incomprensibile ai più e la possibilità del gruppo dirigente di escludere a piacere loro gruppi o persone di ispirazione conservatrice, ( neoliberismo, liberalismo, libertario, libertà, sono tutti termini interpretabili, si usi totalitario o globalista o elitario invece di neoliberismo )
    La matrice del draghismo è nella ideologia del controllo statale pervasivo, di matrice di sinistra, non a caso il Pd ne è il più acceso sostenitore.
    Il rischio è che vi sia uno schieramento di gruppi novax non unito, già diviso tra destra e sinistra.
    Se CLN dovesse produrre questo effetto comincerei a pensare male.
    E cioè che sia l'ennesimo specchietto per allodole. Tipo M5S.
    Con Mattei al posto di Grillo.
    Quindi il chiarimento è indispensabile. Se Lidia che stimo per il suo impegno, non riuscirà o potrà farlo come rappresentante regionale, dovremo farlo noi alla prima occasione di un confronto diretto con Mattei, per capire.
    Mi scuso di non essere riuscito ieri a trasmettere tutta la importanza di questo concetto nella mia candidatura.
    Mi sono perso nella ricerca degli applausi invece che puntare dritto al nocciolo e temevo di essere aggrssivo con gli organizzatori.
    Non succederà più.
    Commento a margine del caucus del CLN di Ieri 22 Maggio 2022. CLN deve diventare realmente inclusivo togliendo quel riferimento al neoliberismo incomprensibile ai più e la possibilità del gruppo dirigente di escludere a piacere loro gruppi o persone di ispirazione conservatrice, ( neoliberismo, liberalismo, libertario, libertà, sono tutti termini interpretabili, si usi totalitario o globalista o elitario invece di neoliberismo ) La matrice del draghismo è nella ideologia del controllo statale pervasivo, di matrice di sinistra, non a caso il Pd ne è il più acceso sostenitore. Il rischio è che vi sia uno schieramento di gruppi novax non unito, già diviso tra destra e sinistra. Se CLN dovesse produrre questo effetto comincerei a pensare male. E cioè che sia l'ennesimo specchietto per allodole. Tipo M5S. Con Mattei al posto di Grillo. Quindi il chiarimento è indispensabile. Se Lidia che stimo per il suo impegno, non riuscirà o potrà farlo come rappresentante regionale, dovremo farlo noi alla prima occasione di un confronto diretto con Mattei, per capire. Mi scuso di non essere riuscito ieri a trasmettere tutta la importanza di questo concetto nella mia candidatura. Mi sono perso nella ricerca degli applausi invece che puntare dritto al nocciolo e temevo di essere aggrssivo con gli organizzatori. Non succederà più.
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