• QUI LE COSE STANNO EVOLVENDO MOLTO VELOCEMENTE!
    Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione
    Perquisizioni nelle case dei famigliari di Sempio e indagato l'ex procuratore di Pavia per presunta corruzione sull'archiviazione del 2017...

    Le indagini sul delitto di Garlasco hanno preso una nuova direzione. Carabinieri e Guardia di Finanza hanno perquisito le abitazioni di 9 persone, tra cui quella dei genitori e degli zii di Andrea Sempio, unico indagato nel nuovo filone d’inchiesta sul caso aperto dalla Procura di Pavia. Sotto i fari anche ex investigatori e inquirenti che indagarono sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel paese della provincia di Pavia il 13 agosto 2007.

    L’operazione – coordinata dalla Procura di Brescia, competente ad indagare su eventuali reati commessi da magistrati in servizio nel distretto della Corte d’appello di Milano – è scattata dopo che, secondo indiscrezioni, gli investigatori sarebbero finiti sulle tracce dei flussi di denaro versati dai familiari di Sempio per ottenere l’archiviazione dell’indagine aperta a suo carico nel 2017. E c’è un indagato eccellente: Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che archiviò l’indagine, è sotto inchiesta con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Gli investigatori hanno perquisito anche le sue dimore a Pavia, Genova e a Campione d’Italia, oltre alle case di due appartenenti alle forze dell’ordine, ora in congedo, che lavoravano nella sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Pavia.

    L’ipotesi di chi indaga è che Venditti abbia archiviato in modo troppo rapido la precedente inchiesta sull’amico del fratello della ventiseienne uccisa nella villetta di via Pascoli. Un sospetto che nascerebbe da alcune vecchie intercettazioni e da un appunto a penna su un bloc notes in cui si legge “Venditti/gip archivia X 20-30 euro” con la data “febbraio 2016”. Un promemoria sequestrato il 14 maggio scorso nell’abitazione dei genitori dell’indagato che avrebbe la grafia di Giuseppe Sempio, padre del nuovo sospettato dell’omicidio di Chiara, ma con la data erroneamente anticipata di un anno dato che l’archiviazione arriva solo nel 2017.

    All’ex procuratore di Pavia nel 2017 sarebbe “stata proposta o comunque ipotizzata” “una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20/30mila euro, per favorire Andrea Sempio”, si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm di Brescia Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete nei confronti dello stesso Venditti, dei carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, di Andrea Sempio, i suoi genitori e una serie di parenti. L’archiviazione, si ricorda negli atti, è stata richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal giudice per le indagini preliminari il 23 marzo 2017.

    Sempre secondo la procura di Brescia “le indagini” condotte nel 2017 a carico di Sempio “sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della polizia giudiziaria incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali”. Sarebbero emersi “alcuni contatti opachi” con personale della sezione di polizia giudiziaria, “e la breve durata dell’interrogatorio” di Sempio lascia trasparire “la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri”. In particolare, il sospettato e anche i suoi familiari, secondo il decreto, avrebbero “intrattenuto” con i due investigatori dell’epoca “poco prima” delle audizioni in Procura “dei contatti non relazionati”, in particolare con Sapone, o di “durata incongrua”, in particolare con Spoto.

    I pm segnalano, ad esempio, anche che, quando a Sempio fu notificato l’invito a comparire per l’interrogatorio otto anni fa, l’allora maresciallo Spoto “si tratteneva presso Sempio Andrea per un tempo assai esteso, incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria”. Avrebbe raggiunto Sempio “alle ore 16.35” ed effettuava la notifica più di un’ora dopo, alle “17.45”. Stando alle indagini, poi, Sapone avrebbe avuto “rapporti di particolare confidenza e correlazione con l’indagato Venditti”, l’allora procuratore aggiunto. E avrebbe avuto “un contatto con Sempio Andrea in data antecedente”, rispetto alla notifica, “pur non risultando una ragione investigativa correlata a tale necessità”. Il sospetto dei pm bresciani è che Sempio e i suoi familiari sapessero dell’indagine prima che l’amico del fratello di Chiara Poggi fosse stato formalmente informato.

    A maggio Venditti aveva spiegato di aver chiesto e ottenuto due volte l’archiviazione di Sempio “considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica” di allora e “vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate ‘anomalie’ delle precedenti indagini” che si erano concluse, dopo un tortuoso iter processuale, con la condanna a 16 anni del fidanzato di Chiara, Alberto Stasi. Il secondo procedimento era lo sviluppo di una denuncia a Milano per molestie a una componente del collegio difensivo di Stasi. Il 24 maggio l’avvocato Domenico Aiello, legale di Venditti, aveva diramato una nota in cui affermava che nelle indagini il suo assistito “non ha mai svolto la funzione di magistrato” presso la Procura di Vigevano, allora competente, “né tantomeno nelle successive fasi dibattimentali e di impugnazione”. “Venditti dunque – concludeva Aiello – non ha mai rappresentato la pubblica accusa nel processo che ha condotto alla condanna di Alberto Stasi”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/26/delitto-garlasco-sempio-corruzione-procuratore-news/8139685/
    QUI LE COSE STANNO EVOLVENDO MOLTO VELOCEMENTE! Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione Perquisizioni nelle case dei famigliari di Sempio e indagato l'ex procuratore di Pavia per presunta corruzione sull'archiviazione del 2017... Le indagini sul delitto di Garlasco hanno preso una nuova direzione. Carabinieri e Guardia di Finanza hanno perquisito le abitazioni di 9 persone, tra cui quella dei genitori e degli zii di Andrea Sempio, unico indagato nel nuovo filone d’inchiesta sul caso aperto dalla Procura di Pavia. Sotto i fari anche ex investigatori e inquirenti che indagarono sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel paese della provincia di Pavia il 13 agosto 2007. L’operazione – coordinata dalla Procura di Brescia, competente ad indagare su eventuali reati commessi da magistrati in servizio nel distretto della Corte d’appello di Milano – è scattata dopo che, secondo indiscrezioni, gli investigatori sarebbero finiti sulle tracce dei flussi di denaro versati dai familiari di Sempio per ottenere l’archiviazione dell’indagine aperta a suo carico nel 2017. E c’è un indagato eccellente: Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che archiviò l’indagine, è sotto inchiesta con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Gli investigatori hanno perquisito anche le sue dimore a Pavia, Genova e a Campione d’Italia, oltre alle case di due appartenenti alle forze dell’ordine, ora in congedo, che lavoravano nella sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Pavia. L’ipotesi di chi indaga è che Venditti abbia archiviato in modo troppo rapido la precedente inchiesta sull’amico del fratello della ventiseienne uccisa nella villetta di via Pascoli. Un sospetto che nascerebbe da alcune vecchie intercettazioni e da un appunto a penna su un bloc notes in cui si legge “Venditti/gip archivia X 20-30 euro” con la data “febbraio 2016”. Un promemoria sequestrato il 14 maggio scorso nell’abitazione dei genitori dell’indagato che avrebbe la grafia di Giuseppe Sempio, padre del nuovo sospettato dell’omicidio di Chiara, ma con la data erroneamente anticipata di un anno dato che l’archiviazione arriva solo nel 2017. All’ex procuratore di Pavia nel 2017 sarebbe “stata proposta o comunque ipotizzata” “una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20/30mila euro, per favorire Andrea Sempio”, si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm di Brescia Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete nei confronti dello stesso Venditti, dei carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, di Andrea Sempio, i suoi genitori e una serie di parenti. L’archiviazione, si ricorda negli atti, è stata richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal giudice per le indagini preliminari il 23 marzo 2017. Sempre secondo la procura di Brescia “le indagini” condotte nel 2017 a carico di Sempio “sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della polizia giudiziaria incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali”. Sarebbero emersi “alcuni contatti opachi” con personale della sezione di polizia giudiziaria, “e la breve durata dell’interrogatorio” di Sempio lascia trasparire “la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri”. In particolare, il sospettato e anche i suoi familiari, secondo il decreto, avrebbero “intrattenuto” con i due investigatori dell’epoca “poco prima” delle audizioni in Procura “dei contatti non relazionati”, in particolare con Sapone, o di “durata incongrua”, in particolare con Spoto. I pm segnalano, ad esempio, anche che, quando a Sempio fu notificato l’invito a comparire per l’interrogatorio otto anni fa, l’allora maresciallo Spoto “si tratteneva presso Sempio Andrea per un tempo assai esteso, incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria”. Avrebbe raggiunto Sempio “alle ore 16.35” ed effettuava la notifica più di un’ora dopo, alle “17.45”. Stando alle indagini, poi, Sapone avrebbe avuto “rapporti di particolare confidenza e correlazione con l’indagato Venditti”, l’allora procuratore aggiunto. E avrebbe avuto “un contatto con Sempio Andrea in data antecedente”, rispetto alla notifica, “pur non risultando una ragione investigativa correlata a tale necessità”. Il sospetto dei pm bresciani è che Sempio e i suoi familiari sapessero dell’indagine prima che l’amico del fratello di Chiara Poggi fosse stato formalmente informato. A maggio Venditti aveva spiegato di aver chiesto e ottenuto due volte l’archiviazione di Sempio “considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica” di allora e “vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate ‘anomalie’ delle precedenti indagini” che si erano concluse, dopo un tortuoso iter processuale, con la condanna a 16 anni del fidanzato di Chiara, Alberto Stasi. Il secondo procedimento era lo sviluppo di una denuncia a Milano per molestie a una componente del collegio difensivo di Stasi. Il 24 maggio l’avvocato Domenico Aiello, legale di Venditti, aveva diramato una nota in cui affermava che nelle indagini il suo assistito “non ha mai svolto la funzione di magistrato” presso la Procura di Vigevano, allora competente, “né tantomeno nelle successive fasi dibattimentali e di impugnazione”. “Venditti dunque – concludeva Aiello – non ha mai rappresentato la pubblica accusa nel processo che ha condotto alla condanna di Alberto Stasi”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/26/delitto-garlasco-sempio-corruzione-procuratore-news/8139685/
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    Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione
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  • Wow ! Evviva ! Sììì ! Era ora, meglio tardi che mai: la commissione europea si è risolta, determinante la tenacia, la cocciutaggine della sua presidente e della vicepresidente, ad elaborare delle ponderose sanzioni ad Israele. Sanzioni che contemplano il congelamento di 14 milioni di fondi, la reintroduzione di dazi e delle misure restrittive a due ministri, Ben Gvir e Smotrich, e ai coloni violenti . ( A letto senza cena per almeno tre giorni di fila e per altrettanti giorni provvedere a lavare da sé gli indumenti intimi ) .
    " E che non si dica più che l' UE adotti un doppio standard rispetto al conflitto in Ucraina" : ha sbottato stizzita la presidente della commissione europea.
    La vice presidente Kaja Kallas è decisa, è irremovibile " occorre sfruttare gli strumenti a nostra disposizione per esercitare pressioni su Israele ".
    Le sanzioni debbono ora riscuotere parere favorevole da parte degli Stati membri, in caso contrario...bhe! L' intenzione è stata espressa: certo che infliggere delle così pesanti pressioni su una democrazia, quale è Israele.. onestamente non mi pare un gesto carino...
    Matteo Salvini intervistato dall' emittente televisiva israeliana i24 News ha dichiarato " Israele ha diritto di difendersi ( diritto ? Perché non dire
    " ha il dovere " ...suona meglio ) e di garantirsi un futuro sereno".
    Ad agosto la commissione europea ha proposto di sospendere la partecipazione di Israele al programma Horizon Europe ( programma dell' UE dedicato alla ricerca e sviluppo tecnologico) ma alcuni Paesi membri, per citarne alcuni la Germania, l' Italia e l' Ungheria ( lo Stato che passa per il più del più sovranista) si sono opposti.
    Perché le sanzioni destinate ai summenzionati ministri e ai coloni violenti siano imposte occorrerà il parere favorevole all' unanimità . Il governo italiano saprà dirsi favorevole e l' Ungheria che usò la cortesia di non dare effetto al mandato di arresto a carico del primo ministro israeliano in occasione della sua visita ufficiale sul territorio ungherese, saprà vorrà dirsi favorevole? Si accettano scommesse.
    Comunque, Israele non ha gradito le intenzioni dell' UE .. e così il ministro della difesa ha inviato una letterina a lor signori e signore avvertendoli che " qualsiasi azione contro Israele riceverà una risposta adeguata, speriamo di non dover arrivare a tanto"!
    " Risposta adeguata "...Hanno in serbo di compiere un atto terroristico nel mezzo di una folla di cittadini europei ?
    Un avvertimento che sarà bene non sottostimare; di certo ne hanno la volontà e capacità ...dimostrata in passato.
    A proposito....ma di interrompere le forniture di armi ? Già, non sarebbe molto cortese....eppoi non irritare oltremodo i sionisti....le conseguenze potrebbero risultare assai rovinose.
    Wow ! Evviva ! Sììì ! Era ora, meglio tardi che mai: la commissione europea si è risolta, determinante la tenacia, la cocciutaggine della sua presidente e della vicepresidente, ad elaborare delle ponderose sanzioni ad Israele. Sanzioni che contemplano il congelamento di 14 milioni di fondi, la reintroduzione di dazi e delle misure restrittive a due ministri, Ben Gvir e Smotrich, e ai coloni violenti . ( A letto senza cena per almeno tre giorni di fila e per altrettanti giorni provvedere a lavare da sé gli indumenti intimi ) . " E che non si dica più che l' UE adotti un doppio standard rispetto al conflitto in Ucraina" : ha sbottato stizzita la presidente della commissione europea. La vice presidente Kaja Kallas è decisa, è irremovibile " occorre sfruttare gli strumenti a nostra disposizione per esercitare pressioni su Israele ". Le sanzioni debbono ora riscuotere parere favorevole da parte degli Stati membri, in caso contrario...bhe! L' intenzione è stata espressa: certo che infliggere delle così pesanti pressioni su una democrazia, quale è Israele.. onestamente non mi pare un gesto carino... Matteo Salvini intervistato dall' emittente televisiva israeliana i24 News ha dichiarato " Israele ha diritto di difendersi ( diritto ? Perché non dire " ha il dovere " ...suona meglio ) e di garantirsi un futuro sereno". Ad agosto la commissione europea ha proposto di sospendere la partecipazione di Israele al programma Horizon Europe ( programma dell' UE dedicato alla ricerca e sviluppo tecnologico) ma alcuni Paesi membri, per citarne alcuni la Germania, l' Italia e l' Ungheria ( lo Stato che passa per il più del più sovranista) si sono opposti. Perché le sanzioni destinate ai summenzionati ministri e ai coloni violenti siano imposte occorrerà il parere favorevole all' unanimità . Il governo italiano saprà dirsi favorevole e l' Ungheria che usò la cortesia di non dare effetto al mandato di arresto a carico del primo ministro israeliano in occasione della sua visita ufficiale sul territorio ungherese, saprà vorrà dirsi favorevole? Si accettano scommesse. Comunque, Israele non ha gradito le intenzioni dell' UE .. e così il ministro della difesa ha inviato una letterina a lor signori e signore avvertendoli che " qualsiasi azione contro Israele riceverà una risposta adeguata, speriamo di non dover arrivare a tanto"! " Risposta adeguata "...Hanno in serbo di compiere un atto terroristico nel mezzo di una folla di cittadini europei ? Un avvertimento che sarà bene non sottostimare; di certo ne hanno la volontà e capacità ...dimostrata in passato. A proposito....ma di interrompere le forniture di armi ? Già, non sarebbe molto cortese....eppoi non irritare oltremodo i sionisti....le conseguenze potrebbero risultare assai rovinose.
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  • Corridoi africani: la nuova spartizione coloniale in salsa green

    In Zambia, nella polverosa Kapiri Mposhi, si decide il futuro dell’energia “verde” globale: non nelle conferenze sul clima né nei salotti europei, ma nei binari arrugginiti di ferrovie costruite mezzo secolo fa dai cinesi. Stati Uniti, Cina, Giappone ed Europa si contendono la città come se fosse una nuova Berlino del 1884, spartendo non territori ma corridoi logistici, camuffati da “sviluppo sostenibile”.

    Da un lato Pechino, che con 1,4 miliardi di dollari rimette a lucido la sua Tazara sotto formula “costruisci, sfrutta e poi magari ti lascio le briciole”. Dall’altro Washington, che attraverso il G7 e il PGII rispolvera la vecchia ferrovia di Lobito, fingendo di regalare “indipendenza” africana mentre sigilla nuove catene di approvvigionamento per cobalto, litio e terre rare. E in mezzo il Giappone, convinto che il Nacala Corridor possa spezzare la dipendenza da Pechino: peccato che, come ricordano perfino i consulenti cinesi, le miniere restano sempre nelle mani del Dragone.

    Il risultato? Una corsa sfrenata a chi mette prima il marchio sul ferroviaio africano, mentre gli africani, ancora una volta, si ritrovano spettatori nel proprio teatro. Certo, avranno qualche infrastruttura in più - porti secchi, rotaie e stazioni - ma il copione è sempre lo stesso: materie prime estratte e spedite all’estero, con la promessa mai mantenuta di una lavorazione locale.

    Gli osservatori più indulgenti parlano di “complementarietà” fra corridoi, come se il saccheggio potesse diventare un’armonia. La verità è che l’illusione dell’auto elettrica ha resuscitato le vecchie ferrovie coloniali: questa volta non per l’avorio o il cotone, ma per alimentare batterie e turbine da vendere in Occidente. L’Africa resta la miniera del mondo, trasformata in pedina nel Risiko della transizione ecologica. Cambiano i discorsi, non le catene.

    Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1
    Corridoi africani: la nuova spartizione coloniale in salsa green In Zambia, nella polverosa Kapiri Mposhi, si decide il futuro dell’energia “verde” globale: non nelle conferenze sul clima né nei salotti europei, ma nei binari arrugginiti di ferrovie costruite mezzo secolo fa dai cinesi. Stati Uniti, Cina, Giappone ed Europa si contendono la città come se fosse una nuova Berlino del 1884, spartendo non territori ma corridoi logistici, camuffati da “sviluppo sostenibile”. Da un lato Pechino, che con 1,4 miliardi di dollari rimette a lucido la sua Tazara sotto formula “costruisci, sfrutta e poi magari ti lascio le briciole”. Dall’altro Washington, che attraverso il G7 e il PGII rispolvera la vecchia ferrovia di Lobito, fingendo di regalare “indipendenza” africana mentre sigilla nuove catene di approvvigionamento per cobalto, litio e terre rare. E in mezzo il Giappone, convinto che il Nacala Corridor possa spezzare la dipendenza da Pechino: peccato che, come ricordano perfino i consulenti cinesi, le miniere restano sempre nelle mani del Dragone. Il risultato? Una corsa sfrenata a chi mette prima il marchio sul ferroviaio africano, mentre gli africani, ancora una volta, si ritrovano spettatori nel proprio teatro. Certo, avranno qualche infrastruttura in più - porti secchi, rotaie e stazioni - ma il copione è sempre lo stesso: materie prime estratte e spedite all’estero, con la promessa mai mantenuta di una lavorazione locale. Gli osservatori più indulgenti parlano di “complementarietà” fra corridoi, come se il saccheggio potesse diventare un’armonia. La verità è che l’illusione dell’auto elettrica ha resuscitato le vecchie ferrovie coloniali: questa volta non per l’avorio o il cotone, ma per alimentare batterie e turbine da vendere in Occidente. L’Africa resta la miniera del mondo, trasformata in pedina nel Risiko della transizione ecologica. Cambiano i discorsi, non le catene. Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1
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    Carmen Tortora
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  • IMPRESSIONI DI SETTEMBRE /
    URBANISTICA – IL DOCENTE COLPISCE ANCORA
    Sosteniamo il nuovo appello dei 200 Docenti universitari

    Mi rendo conto che la #politica e le forze politiche non siano più “di moda” quando a parlare di città, di spazi, di futuro sono proprio loro: le personalità che quella materia l’hanno studiata, vissuta, insegnata e difesa.

    La conoscono con la stessa passione e determinazione del guerrigliero vietcong che difende la propria foresta dall’invasore. So che il paragone è duro, specie in un tempo già attraversato da guerre e tensioni, ma rende l’idea. Ed è giusto che sia così.

    Per questo oggi ringrazio i 200 docenti universitari e accademici che ci stanno impartendo una vera lezione di politica. Perché fare politica, almeno per me, significa dare voce e spazio alle categorie coinvolte. Significa costruire sinergie reali. Non ridurre tutto a uno slogan da campagna elettorale. Non vi sembra?
    Le impressioni di settembre, questa volta, non hanno nulla di romantico: sono roventi . Non parliamo del clima, ma della nostra Milano.

    Dopo mesi di inchieste e scandali sull’urbanistica milanese, è arrivato un nuovo appello per una vera svolta. A firmarlo sono oltre 200 professori universitari di tutta Italia: urbanisti, architetti, giuristi, sociologi, antropologi, filosofi.
    Gli stessi che già si erano opposti con forza alla legge Salva Milano. Ora tornano in campo, rivolgendosi direttamente a sindaco, giunta e consiglieri comunali di Milano, alla Regione Lombardia, al Parlamento, al Governo e persino ai partiti e ai sindacati.

    Il documento è chiaro: le indagini giudiziarie hanno mostrato che “il governo della città è opaco, non democratico, profondamente ingiusto sul piano della redistribuzione delle risorse e dannoso per lo sviluppo economico italiano”.

    Da qui, tre proposte concrete:

    1️⃣ Fermare i grandi e medi progetti in corso a Milano e aprire un nuovo ciclo trasparente e partecipativo.
    2️⃣ Rivoluzionare il Piano Casa, privilegiando l’Edilizia Residenziale Pubblica invece dell’Housing Sociale.
    3️⃣ Respingere ogni deregolamentazione della normativa urbanistica nazionale, approvando invece la legge sulla Rigenerazione urbana e un nuovo Testo Unico dell’Edilizia.

    Non è poesia. È un atto politico e morale.
    Questa volta il segnale arriva da chi conosce la materia e ha scelto di parlare al cuore e alla mente dei cittadini.
    Basta leggere uno dei passaggi più duri e lucidi dell’appello:

    “A Milano si è considerato normale trasformare la città per frammenti, senza un quadro strategico di visione e gestione pubblica: si è costruito all’interno degli isolati e nei cortili edifici di dimensioni incongrue, spesso al posto di laboratori, parcheggi, piccole residenze, giardini o aree che la natura aveva riconquistato.”

    Ecco lo schiaffo morale: una moderna Banda Bassotti che ha speculato sulla città, mentre la politica, complici istituzioni supine e paralizzate dal timore di perdere consensi, ha taciuto.
    E allora? Facciamo tesoro di questo appello, diamogli voce, diamogli fiato, diamogli forza.
    Perché il docente “doce”, sì. Ma non tace.
    E noi con lui.

    Leggi il testo integrale dell’appello qui:
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/29/urbanistica-milano-appello-docenti-san-siro-notizie/8108716/

    #Milano #Urbanistica #RigenerazioneUrbana #Politica #Partecipazione #BeneComune #Docenti #Appello
    IMPRESSIONI DI SETTEMBRE / URBANISTICA – IL DOCENTE COLPISCE ANCORA 💪📢 Sosteniamo il nuovo appello dei 200 Docenti universitari ✍️ Mi rendo conto che la #politica e le forze politiche non siano più “di moda” quando a parlare di città, di spazi, di futuro sono proprio loro: le personalità che quella materia l’hanno studiata, vissuta, insegnata e difesa. La conoscono con la stessa passione e determinazione del guerrigliero vietcong che difende la propria foresta dall’invasore. So che il paragone è duro, specie in un tempo già attraversato da guerre e tensioni, ma rende l’idea. Ed è giusto che sia così. Per questo oggi ringrazio i 200 docenti universitari e accademici che ci stanno impartendo una vera lezione di politica. Perché fare politica, almeno per me, significa dare voce e spazio alle categorie coinvolte. Significa costruire sinergie reali. Non ridurre tutto a uno slogan da campagna elettorale. Non vi sembra? Le impressioni di settembre, questa volta, non hanno nulla di romantico: sono roventi 🔥. Non parliamo del clima, ma della nostra Milano. Dopo mesi di inchieste e scandali sull’urbanistica milanese, è arrivato un nuovo appello per una vera svolta. A firmarlo sono oltre 200 professori universitari di tutta Italia: urbanisti, architetti, giuristi, sociologi, antropologi, filosofi. Gli stessi che già si erano opposti con forza alla legge Salva Milano. Ora tornano in campo, rivolgendosi direttamente a sindaco, giunta e consiglieri comunali di Milano, alla Regione Lombardia, al Parlamento, al Governo e persino ai partiti e ai sindacati. Il documento è chiaro: le indagini giudiziarie hanno mostrato che “il governo della città è opaco, non democratico, profondamente ingiusto sul piano della redistribuzione delle risorse e dannoso per lo sviluppo economico italiano”. Da qui, tre proposte concrete: 1️⃣ Fermare i grandi e medi progetti in corso a Milano e aprire un nuovo ciclo trasparente e partecipativo. 2️⃣ Rivoluzionare il Piano Casa, privilegiando l’Edilizia Residenziale Pubblica invece dell’Housing Sociale. 3️⃣ Respingere ogni deregolamentazione della normativa urbanistica nazionale, approvando invece la legge sulla Rigenerazione urbana e un nuovo Testo Unico dell’Edilizia. Non è poesia. È un atto politico e morale. Questa volta il segnale arriva da chi conosce la materia e ha scelto di parlare al cuore e alla mente dei cittadini. Basta leggere uno dei passaggi più duri e lucidi dell’appello: “A Milano si è considerato normale trasformare la città per frammenti, senza un quadro strategico di visione e gestione pubblica: si è costruito all’interno degli isolati e nei cortili edifici di dimensioni incongrue, spesso al posto di laboratori, parcheggi, piccole residenze, giardini o aree che la natura aveva riconquistato.” Ecco lo schiaffo morale: una moderna Banda Bassotti che ha speculato sulla città, mentre la politica, complici istituzioni supine e paralizzate dal timore di perdere consensi, ha taciuto. E allora? Facciamo tesoro di questo appello, diamogli voce, diamogli fiato, diamogli forza. Perché il docente “doce”, sì. Ma non tace. E noi con lui. 💥 👉 Leggi il testo integrale dell’appello qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/29/urbanistica-milano-appello-docenti-san-siro-notizie/8108716/ #Milano #Urbanistica #RigenerazioneUrbana #Politica #Partecipazione #BeneComune #Docenti #Appello
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  • AI, parte la corsa degli hedge funds: miliardi d’investimenti verso la rivoluzione tech e rendimenti fino al 47%
    di Peter Rudegeair (Wall Street Journal)

    A soli 23 anni, Leopold Aschenbrenner ha raccolto oltre 1,5 miliardi di dollari per il suo hedge fund Situational Awareness, puntando su titoli legati all’intelligenza artificiale e ottenendo rendimenti straordinari
    Leopold Aschenbrenner è emerso lo scorso anno come un precoce influencer nel campo dell’intelligenza artificiale dopo aver pubblicato un manifesto molto letto. Poi ha deciso di cimentarsi nella selezione di titoli azionari. Il 23enne, senza alcuna esperienza professionale negli investimenti, ha rapidamente raccolto più fondi per un hedge fund di quanto riescano a fare la maggior parte dei gestori con pedigree quando decidono di mettersi in proprio. Con le valutazioni di Nvidia, OpenAI e altre aziende legate all’intelligenza artificiale in continua ascesa, aumentano anche gli investimenti negli hedge fund che sperano di cavalcare l’onda dell’AI.


    La società di Aschenbrenner, Situational Awareness, con sede a San Francisco, ora gestisce oltre 1,5 miliardi di dollari, secondo fonti informate. Ha descritto la società come un «think tank sull’AI». La sua strategia prevede di puntare su titoli globali che possono trarre beneficio dallo sviluppo della tecnologia AI, come aziende di semiconduttori, infrastrutture e energia, insieme a investimenti in alcune startup, tra cui Anthropic. Ha detto agli investitori di voler compensare queste posizioni con piccole scommesse al ribasso su settori che potrebbero essere lasciati indietro.


    Situational Awareness ha ottenuto un rendimento del 47% al netto delle commissioni nella prima metà dell’anno, secondo una delle fonti. Nello stesso periodo, l’S&P 500 è cresciuto di circa il 6%, dividendi inclusi, mentre un indice di hedge fund tecnologici compilato dalla società di ricerca PivotalPath ha guadagnato circa il 7%.


    Aschenbrenner, originario della Germania, ha lavorato brevemente come ricercatore presso OpenAI prima di esserne allontanato. Ha chiamato la sua società Situational Awareness in onore del saggio di 165 pagine che ha scritto sul potenziale e i rischi dell’intelligenza artificiale. Ha reclutato Carl Shulman, un altro intellettuale nel campo dell’AI che in passato ha lavorato per il fondo macro hedge fund di Peter Thiel come direttore della ricerca.

    Tra i finanziatori della società figurano Patrick e John Collison, i fratelli miliardari fondatori della società di pagamenti Stripe, così come Daniel Gross e Nat Friedman, che Mark Zuckerberg ha recentemente incaricato di aiutare a guidare gli sforzi di Meta nell’ambito dell’AI. Graham Duncan, un noto investitore che organizza la Sohn Investment Conference, è uno dei consulenti. «Avremo molta più situational awareness rispetto a chiunque gestisca denaro a New York», ha detto Aschenbrenner al podcaster Dwarkesh Patel lo scorso anno. «Faremo sicuramente benissimo con gli investimenti».

    Leggi anche: Volatilità dei mercati e investitori retail, gli hedge fund sono la soluzione?
    Aumenta la concorrenza nel settore
    Un ulteriore segnale della forte domanda per i servizi di Aschenbrenner è il fatto che molti investitori abbiano accettato di vincolare il proprio denaro con lui per anni. Altri lanci recenti includono un hedge fund focalizzato sull’AI di Value Aligned Research Advisors (Var), una società d’investimento con sede a Princeton, New Jersey, fondata dagli ex quants Ben Hoskin e David Field. Il fondo, lanciato a marzo, ha già raccolto circa 1 miliardo di dollari in asset, secondo una fonte informata. Var gestisce anche circa 2 miliardi di dollari in altre strategie di investimento focalizzate sull’AI. Tra gli investitori di Var c’è anche la fondazione filantropica del co-fondatore di Facebook, Dustin Moskovitz, secondo documenti regolatori esaminati dalla società di analisi dati Old Well Labs.

    Anche hedge fund più affermati stanno entrando in questo campo. Lo scorso anno, Steve Cohen ha incaricato uno dei suoi gestori di portafoglio presso Point72 Asset Management, Eric Sanchez, di avviare un hedge fund incentrato sull’AI, che Cohen avrebbe finanziato con 150 milioni di dollari di capitale proprio. Il fondo, chiamato Turion, in onore del teorico dell’AI Alan Turing, ora supera i 2 miliardi di dollari in asset, secondo fonti informate. Turion ha registrato un rendimento di circa 11% quest’anno fino a luglio, dopo un guadagno di circa 7% solo nel mese scorso, hanno detto le fonti.

    Non sorprende che stiano nascendo numerosi fondi tematici per capitalizzare sull’entusiasmo attorno all’intelligenza artificiale. Negli anni passati, gli hedge fund specializzati nella transizione verso l’energia pulita e negli investimenti con un approccio ambientale, sociale e di governance aziendale (Esg) si sono moltiplicati in risposta alla domanda dei clienti. Tuttavia, identificare un tema vincente non è la stessa cosa che saperlo tradare bene. I gusti degli investitori possono essere volubili; molti hedge fund Esg di rilievo si sono ridimensionati o hanno chiuso i battenti.

    Il calo dei mercati seguito al rilascio, a gennaio, di un modello linguistico avanzato e a basso costo da parte della società cinese DeepSeek ha mostrato quanto siano fragili le valutazioni delle aziende considerate vincitrici nell’ambito dell’AI, anche se da allora il mercato è rimbalzato con forza.

    Gli investitori focalizzati sull’AI sostengono che la tendenza a lungo termine dello sviluppo e dell’adozione sia inevitabile, anche se lungo il percorso ci possono essere degli ostacoli. Con un numero limitato di aziende quotate in borsa che operano oggi nell’economia adiacente all’AI, i fondi specializzati nella selezione di titoli spesso finiscono per accumulare le stesse posizioni tra loro e con hedge fund più generalisti. Vistra, un produttore di energia che fornisce energia ai data center dell’AI, era una delle prime tre posizioni negli Stati Uniti sia per Situational Awareness sia per Var Advisors al 31 marzo, secondo le loro più recenti dichiarazioni sui titoli.

    Altri gestori di hedge fund stanno lanciando fondi per investire in aziende private e startup nel campo dell’AI. Atreides Management di Gavin Baker ha collaborato con Valor Equity Partners per lanciare all’inizio di quest’anno un fondo di venture capital che ha raccolto milioni da investitori tra cui il fondo sovrano dell’Oman. Entrambe le società hanno inoltre investito separatamente in xAI di Elon Musk.

    Almeno un gestore di portafoglio sta pianificando un hedge fund sull’AI come veicolo di rilancio. Sean Ma ha chiuso la sua società con sede a Hong Kong, Snow Lake Capital, dopo aver accettato di pagare circa 2,8 milioni di dollari per risolvere le accuse della Securities and Exchange Commission dello scorso anno, secondo cui la società aveva partecipato a offerte di azioni di aziende sulle quali aveva anche scommesso contro. All’inizio di quest’anno, Ma ha rilevato una società di investimento chiamata M37 Management a Menlo Park, in California. Attualmente sta raccogliendo fondi per un hedge fund focalizzato su software e hardware per l’intelligenza artificiale.

    Source: https://www.milanofinanza.it/news/la-corsa-agli-ai-hedge-funds-miliardi-di-dollari-investiti-in-nuovi-fondi-legati-all-intelligenza-202508111045005286?refresh_cens
    AI, parte la corsa degli hedge funds: miliardi d’investimenti verso la rivoluzione tech e rendimenti fino al 47% di Peter Rudegeair (Wall Street Journal) A soli 23 anni, Leopold Aschenbrenner ha raccolto oltre 1,5 miliardi di dollari per il suo hedge fund Situational Awareness, puntando su titoli legati all’intelligenza artificiale e ottenendo rendimenti straordinari Leopold Aschenbrenner è emerso lo scorso anno come un precoce influencer nel campo dell’intelligenza artificiale dopo aver pubblicato un manifesto molto letto. Poi ha deciso di cimentarsi nella selezione di titoli azionari. Il 23enne, senza alcuna esperienza professionale negli investimenti, ha rapidamente raccolto più fondi per un hedge fund di quanto riescano a fare la maggior parte dei gestori con pedigree quando decidono di mettersi in proprio. Con le valutazioni di Nvidia, OpenAI e altre aziende legate all’intelligenza artificiale in continua ascesa, aumentano anche gli investimenti negli hedge fund che sperano di cavalcare l’onda dell’AI. La società di Aschenbrenner, Situational Awareness, con sede a San Francisco, ora gestisce oltre 1,5 miliardi di dollari, secondo fonti informate. Ha descritto la società come un «think tank sull’AI». La sua strategia prevede di puntare su titoli globali che possono trarre beneficio dallo sviluppo della tecnologia AI, come aziende di semiconduttori, infrastrutture e energia, insieme a investimenti in alcune startup, tra cui Anthropic. Ha detto agli investitori di voler compensare queste posizioni con piccole scommesse al ribasso su settori che potrebbero essere lasciati indietro. Situational Awareness ha ottenuto un rendimento del 47% al netto delle commissioni nella prima metà dell’anno, secondo una delle fonti. Nello stesso periodo, l’S&P 500 è cresciuto di circa il 6%, dividendi inclusi, mentre un indice di hedge fund tecnologici compilato dalla società di ricerca PivotalPath ha guadagnato circa il 7%. Aschenbrenner, originario della Germania, ha lavorato brevemente come ricercatore presso OpenAI prima di esserne allontanato. Ha chiamato la sua società Situational Awareness in onore del saggio di 165 pagine che ha scritto sul potenziale e i rischi dell’intelligenza artificiale. Ha reclutato Carl Shulman, un altro intellettuale nel campo dell’AI che in passato ha lavorato per il fondo macro hedge fund di Peter Thiel come direttore della ricerca. Tra i finanziatori della società figurano Patrick e John Collison, i fratelli miliardari fondatori della società di pagamenti Stripe, così come Daniel Gross e Nat Friedman, che Mark Zuckerberg ha recentemente incaricato di aiutare a guidare gli sforzi di Meta nell’ambito dell’AI. Graham Duncan, un noto investitore che organizza la Sohn Investment Conference, è uno dei consulenti. «Avremo molta più situational awareness rispetto a chiunque gestisca denaro a New York», ha detto Aschenbrenner al podcaster Dwarkesh Patel lo scorso anno. «Faremo sicuramente benissimo con gli investimenti». Leggi anche: Volatilità dei mercati e investitori retail, gli hedge fund sono la soluzione? Aumenta la concorrenza nel settore Un ulteriore segnale della forte domanda per i servizi di Aschenbrenner è il fatto che molti investitori abbiano accettato di vincolare il proprio denaro con lui per anni. Altri lanci recenti includono un hedge fund focalizzato sull’AI di Value Aligned Research Advisors (Var), una società d’investimento con sede a Princeton, New Jersey, fondata dagli ex quants Ben Hoskin e David Field. Il fondo, lanciato a marzo, ha già raccolto circa 1 miliardo di dollari in asset, secondo una fonte informata. Var gestisce anche circa 2 miliardi di dollari in altre strategie di investimento focalizzate sull’AI. Tra gli investitori di Var c’è anche la fondazione filantropica del co-fondatore di Facebook, Dustin Moskovitz, secondo documenti regolatori esaminati dalla società di analisi dati Old Well Labs. Anche hedge fund più affermati stanno entrando in questo campo. Lo scorso anno, Steve Cohen ha incaricato uno dei suoi gestori di portafoglio presso Point72 Asset Management, Eric Sanchez, di avviare un hedge fund incentrato sull’AI, che Cohen avrebbe finanziato con 150 milioni di dollari di capitale proprio. Il fondo, chiamato Turion, in onore del teorico dell’AI Alan Turing, ora supera i 2 miliardi di dollari in asset, secondo fonti informate. Turion ha registrato un rendimento di circa 11% quest’anno fino a luglio, dopo un guadagno di circa 7% solo nel mese scorso, hanno detto le fonti. Non sorprende che stiano nascendo numerosi fondi tematici per capitalizzare sull’entusiasmo attorno all’intelligenza artificiale. Negli anni passati, gli hedge fund specializzati nella transizione verso l’energia pulita e negli investimenti con un approccio ambientale, sociale e di governance aziendale (Esg) si sono moltiplicati in risposta alla domanda dei clienti. Tuttavia, identificare un tema vincente non è la stessa cosa che saperlo tradare bene. I gusti degli investitori possono essere volubili; molti hedge fund Esg di rilievo si sono ridimensionati o hanno chiuso i battenti. Il calo dei mercati seguito al rilascio, a gennaio, di un modello linguistico avanzato e a basso costo da parte della società cinese DeepSeek ha mostrato quanto siano fragili le valutazioni delle aziende considerate vincitrici nell’ambito dell’AI, anche se da allora il mercato è rimbalzato con forza. Gli investitori focalizzati sull’AI sostengono che la tendenza a lungo termine dello sviluppo e dell’adozione sia inevitabile, anche se lungo il percorso ci possono essere degli ostacoli. Con un numero limitato di aziende quotate in borsa che operano oggi nell’economia adiacente all’AI, i fondi specializzati nella selezione di titoli spesso finiscono per accumulare le stesse posizioni tra loro e con hedge fund più generalisti. Vistra, un produttore di energia che fornisce energia ai data center dell’AI, era una delle prime tre posizioni negli Stati Uniti sia per Situational Awareness sia per Var Advisors al 31 marzo, secondo le loro più recenti dichiarazioni sui titoli. Altri gestori di hedge fund stanno lanciando fondi per investire in aziende private e startup nel campo dell’AI. Atreides Management di Gavin Baker ha collaborato con Valor Equity Partners per lanciare all’inizio di quest’anno un fondo di venture capital che ha raccolto milioni da investitori tra cui il fondo sovrano dell’Oman. Entrambe le società hanno inoltre investito separatamente in xAI di Elon Musk. Almeno un gestore di portafoglio sta pianificando un hedge fund sull’AI come veicolo di rilancio. Sean Ma ha chiuso la sua società con sede a Hong Kong, Snow Lake Capital, dopo aver accettato di pagare circa 2,8 milioni di dollari per risolvere le accuse della Securities and Exchange Commission dello scorso anno, secondo cui la società aveva partecipato a offerte di azioni di aziende sulle quali aveva anche scommesso contro. All’inizio di quest’anno, Ma ha rilevato una società di investimento chiamata M37 Management a Menlo Park, in California. Attualmente sta raccogliendo fondi per un hedge fund focalizzato su software e hardware per l’intelligenza artificiale. Source: https://www.milanofinanza.it/news/la-corsa-agli-ai-hedge-funds-miliardi-di-dollari-investiti-in-nuovi-fondi-legati-all-intelligenza-202508111045005286?refresh_cens
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  • Trent’anni dopo Srebrenica, il difficile lavoro di chi cerca di dare un nome alle vittime: “Ci sono ancora 1000 corpi da trovare.



    Sono passati trent’anni da quando le forze serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić uccisero circa 8mila musulmani che avevano cercato riparo a Srebrenica, l’area dichiarata protetta dalle Nazioni Unite e che nel luglio del 1995 si trasformò invece in una trappola mortale. In poche ore i maschi dai 12 anni in su furono prelevati e uccisi, il tutto avvenne di fronte al contingente dei Caschi blu, 400 peacekeeper olandesi la cui impotenza permise alle forze serbo-bosniache di agire indisturbati. Con la fine della guerra, in Bosnia-Erzegovina prese pian piano forma la necessità di trovare i morti e dare loro un nome. Da qui, la nascita nel 1996 dell’ICMP, la Commissione Internazionale per le persone scomparse, che ha avuto un ruolo decisivo nell’identificazione delle vittime del conflitto, per una percentuale che al momento si attesta attorno al 75%. Nel team che si occupa del riconoscimento delle vittime di Srebrenica lavora da oltre vent’anni l’antropologa forense Dragana Vučetić.

    Nel suo laboratorio di Tuzla ricostruisce con pazienza i profili biologici dei resti ossei ritrovati nelle fosse comuni, estrapola campioni del Dna e li confronta con quelli forniti dalle famiglie che cercano ancora i propri cari. “Se la corrispondenza genetica è del 99,95% allora procediamo all’identificazione ufficiale” spiega Vučetić. La ricostruzione delle identità delle vittime di Srebrenica, tuttavia, presenta un elemento di difficoltà specifico. In quell’estate ci furono infatti almeno cinque luoghi di esecuzione. I responsabili dei crimini, dopo aver compiuto gli omicidi, cercarono di nascondere le evidenze e successivamente riaprirono le cosiddette fosse primarie per trasferire i corpi già in decomposizione nelle fosse secondarie. Questi spostamenti, effettuati con mezzi pesanti hanno contribuito allo smembramento dei cadaveri, col risultato che i resti appartenenti a una singola persona spesso sono stati ritrovati a chilometri di distanza. Proprio per questo motivo, per quanto riguarda le vittime di Srebrenica, è molto difficile che un singolo corpo sia ritrovato integralmente.

    Il sistema dell’identificazione del Dna è stato adottato dalla Bosnia-Erzegovina nei primi anni del 2000 e ha comportato una vera svolta. Prima di allora, i match venivano effettuati con metodi tradizionali e imprecisi, basati sul riconoscimento dei vestiti o degli oggetti personali. “Molte famiglie riconoscevano lo stesso corpo come proprio parente, quindi possiamo dire che il sistema del Dna ci ha davvero aiutati”. Attualmente mancano all’appello ancora circa mille persone e la speranza è che lo sviluppo di nuove tecnologie possa dare un nuovo impulso al lavoro di localizzazione dei dispersi, che diventa sempre più complicata.


    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/11/genocidio-srebrenica-identificazione-vittime-oggi/8055647/
    Trent’anni dopo Srebrenica, il difficile lavoro di chi cerca di dare un nome alle vittime: “Ci sono ancora 1000 corpi da trovare. Sono passati trent’anni da quando le forze serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić uccisero circa 8mila musulmani che avevano cercato riparo a Srebrenica, l’area dichiarata protetta dalle Nazioni Unite e che nel luglio del 1995 si trasformò invece in una trappola mortale. In poche ore i maschi dai 12 anni in su furono prelevati e uccisi, il tutto avvenne di fronte al contingente dei Caschi blu, 400 peacekeeper olandesi la cui impotenza permise alle forze serbo-bosniache di agire indisturbati. Con la fine della guerra, in Bosnia-Erzegovina prese pian piano forma la necessità di trovare i morti e dare loro un nome. Da qui, la nascita nel 1996 dell’ICMP, la Commissione Internazionale per le persone scomparse, che ha avuto un ruolo decisivo nell’identificazione delle vittime del conflitto, per una percentuale che al momento si attesta attorno al 75%. Nel team che si occupa del riconoscimento delle vittime di Srebrenica lavora da oltre vent’anni l’antropologa forense Dragana Vučetić. Nel suo laboratorio di Tuzla ricostruisce con pazienza i profili biologici dei resti ossei ritrovati nelle fosse comuni, estrapola campioni del Dna e li confronta con quelli forniti dalle famiglie che cercano ancora i propri cari. “Se la corrispondenza genetica è del 99,95% allora procediamo all’identificazione ufficiale” spiega Vučetić. La ricostruzione delle identità delle vittime di Srebrenica, tuttavia, presenta un elemento di difficoltà specifico. In quell’estate ci furono infatti almeno cinque luoghi di esecuzione. I responsabili dei crimini, dopo aver compiuto gli omicidi, cercarono di nascondere le evidenze e successivamente riaprirono le cosiddette fosse primarie per trasferire i corpi già in decomposizione nelle fosse secondarie. Questi spostamenti, effettuati con mezzi pesanti hanno contribuito allo smembramento dei cadaveri, col risultato che i resti appartenenti a una singola persona spesso sono stati ritrovati a chilometri di distanza. Proprio per questo motivo, per quanto riguarda le vittime di Srebrenica, è molto difficile che un singolo corpo sia ritrovato integralmente. Il sistema dell’identificazione del Dna è stato adottato dalla Bosnia-Erzegovina nei primi anni del 2000 e ha comportato una vera svolta. Prima di allora, i match venivano effettuati con metodi tradizionali e imprecisi, basati sul riconoscimento dei vestiti o degli oggetti personali. “Molte famiglie riconoscevano lo stesso corpo come proprio parente, quindi possiamo dire che il sistema del Dna ci ha davvero aiutati”. Attualmente mancano all’appello ancora circa mille persone e la speranza è che lo sviluppo di nuove tecnologie possa dare un nuovo impulso al lavoro di localizzazione dei dispersi, che diventa sempre più complicata. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/11/genocidio-srebrenica-identificazione-vittime-oggi/8055647/
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    Srebrenica, 30 anni dal massacro: il difficile lavoro di chi prova a dare un nome alle vittime
    L'antropologa forense Dragana Vučetić racconta come si identificano i resti di chi è stato ucciso dalle forze serbo-bosniache. Ancora 1000 dispersi
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  • Michael Yeadon, ex vicepresidente della Pfizer:
    Ecco perché tutti i vaccini sono veleni inutili

    "Se si [iniettano] piccole dosi di proteine estranee in una persona a distanza di due settimane, questa diventa violentemente e permanentemente allergica a quella sostanza".

    "Queste persone diaboliche hanno inserito componenti in [tutti] i vaccini somministrati ai vostri figli e che forse avete ricevuto anche voi [in modo da] sensibilizzarvi a ogni singolo alimento di base".

    L'ex vicepresidente della Pfizer Michael Yeadon descrive, durante un'intervista con Oracle Films pubblicata su Rumble il 3 luglio 2025, una ricerca condotta dalla dirigente in pensione del settore ricerca e sviluppo farmaceutico Sasha Latypova e dalla scrittrice e assistente legale Katherine Watt, che rivela perché tutti i "vaccini" non sono altro che veleni.

    Michael Yeadon, former vice president of Pfizer:
    This is why all vaccines are useless poisons

    “If you [inject] small doses of foreign proteins into a person two weeks later, they become violently and permanently allergic to that substance.”

    “These evil people have inserted components into [all] the vaccines given to your children and that perhaps you have also received [so as to] sensitize you to every single staple food.”

    Former Pfizer Vice President Michael Yeadon describes, during an interview with Oracle Films published in Rumble on July 3, 2025, research conducted by retired pharmaceutical R&D executive Sasha Latypova and writer and legal assistant Katherine Watt that reveals why all "vaccines" are nothing more than poisons.
    Michael Yeadon, ex vicepresidente della Pfizer: Ecco perché tutti i vaccini sono veleni inutili "Se si [iniettano] piccole dosi di proteine estranee in una persona a distanza di due settimane, questa diventa violentemente e permanentemente allergica a quella sostanza". "Queste persone diaboliche hanno inserito componenti in [tutti] i vaccini somministrati ai vostri figli e che forse avete ricevuto anche voi [in modo da] sensibilizzarvi a ogni singolo alimento di base". L'ex vicepresidente della Pfizer Michael Yeadon descrive, durante un'intervista con Oracle Films pubblicata su Rumble il 3 luglio 2025, una ricerca condotta dalla dirigente in pensione del settore ricerca e sviluppo farmaceutico Sasha Latypova e dalla scrittrice e assistente legale Katherine Watt, che rivela perché tutti i "vaccini" non sono altro che veleni. Michael Yeadon, former vice president of Pfizer: This is why all vaccines are useless poisons “If you [inject] small doses of foreign proteins into a person two weeks later, they become violently and permanently allergic to that substance.” “These evil people have inserted components into [all] the vaccines given to your children and that perhaps you have also received [so as to] sensitize you to every single staple food.” Former Pfizer Vice President Michael Yeadon describes, during an interview with Oracle Films published in Rumble on July 3, 2025, research conducted by retired pharmaceutical R&D executive Sasha Latypova and writer and legal assistant Katherine Watt that reveals why all "vaccines" are nothing more than poisons.
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  • Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele.

    https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/

    Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria".

    Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori.

    Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti".

    Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran.

    Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli"

    Here’s the English translation of your text:

    Eng Version

    On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist.

    [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/)

    While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management."

    Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories.

    Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals."

    This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran.

    For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140:
    "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples."


    https://t.me/canalemiracolomilano
    Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele. https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/ 👉 Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria". Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori. Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti". 👉 Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran. Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento 👉 Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli" Here’s the English translation of your text: Eng Version On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist. [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/) 👉 While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management." Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories. Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals." 👉 This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran. For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140: "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples." https://t.me/canalemiracolomilano
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  • La Danimarca, la Finlandia, la Svezia, gli Stati Baltici vanno aggiornando [ notizia appresa dal quotidiano La Ragione di oggi ] le proprie ff aa, stipulando nuovi e più costosi contratti per l' acquisto di sistemi d' arma onde trovarsi preparati allorché la Russia dopo l' Ucraina si spingerà con le sue armate verso occidente. Già, il loro timore ( confezionato ad arte per millantare un pericolo che non sussiste, ma che permetterà di incrementare il pil del complesso militare industriale) è che la Russia voglia occupare l' Europa .
    La Finlandia è entrata nella NATO nel 2023 e di lì a poco ha portato la spesa militare al 2,4 %, ed ora ha siglato accordi per acquistare sistemi di difesa aerea dagli USA, dalla Svezia e ( può mai mancare ?) da Israele; non doma sta sviluppando droni da sorveglianza ( parola oramai molto diffusa ) in collaborazione con l' Ucraina ( i conflitti bellici portano distruzione, lutti, interrompono la normale quotidianità ma....non fermano la
    creatività e la laboriosità dell' industria militare ) e ha avviato trattative con la francese Parrot per l' acquisto di droni resistenti alle basse temperature.
    Il governo danese ha annunciato un investimento aggiuntivo nel settore militare di 5,4 miliardi di euro, portando così il proprio pil del comparto difesa al 2,4 %; sono stati acquistati nuovi caccia F35 e sta rafforzando il settore cibernetico e missilistico navale; ha inoltre deciso di prorogare il servizio militare obbligatorio, mentre dal 2026 lo estenderà anche alle donne, suppongo in ossequio al criterio della parità di genere e chissà che non venga offerto ad esse, nel corso dell' addestramento, quale modello al quale ispirarsi la bella e avvenente Kaja Kallas.
    La Svezia pur di entrare nella NATO ha gettato al vento la sua proverbiale neutralità, ha portato il famigerato pil quasi al 2,5 %, ha ordinato nuovi e più sofisticati ( ossia più mortiferi ) caccia e intende irrobustire la flotta di sottomarini entro il 2027.
    I Paesi Baltici sono quelli che attualmente hanno le più alte percentuali di spesa militare e pare siano fermamente intenzionati a non farsi surclassare in questo primato dagli altri Stati UE; sono impegnati nell' acquisto congiunto di sistemi di difesa antiaerea e di missili anticarro e sempre insieme come dei buoni amici hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo di sistemi dronici avanzati.
    Finlandia, Svezia, Danimarca, Lituania, Lettonia ed Estonia, sempre mossi dal forte timore verso la Russia, stanno prendendo in seria considerazione di ritirarsi dal Trattato di Ottawa in ragione del fatto che " lo scenario della sicurezza è mutato " come dichiarato dal primo ministro finlandese Petteri Orpo.
    Il trattato in questione ( Ottawa 20 settembre 1951 ) vieta la produzione, la detenzione, il trasferimento, l' impiego delle mine antiuomo, impone la distruzione di quelle eventualmente possedute e l' assistenza alle vittime.
    Non sono sufficienti i droni, i sistemi satellitari...vogliono ancora produrre ed usare le mine antiuomo?
    Più che augurarsi che vadano TUTTI A CASA ( per usare lo slogan impiegato dagli organizzatori dell' incontro che si è tenuto a Milano sabato scorso ) vorrei sperare, quantomeno, che sorga un coraggioso drappello di psichiatri che provveda a prenderli in carico, portarli in una struttura di riabilitazione psichiatrica REMS ( residenze per l' esecuzione delle misure di sicurezza ) e avviarli in un percorso di cura obbligatorio per un tempo non inferiore ai venticinque anni, prorogabili a insindacabile giudizio dei curanti.

    Marzo 2025, il Parlamento tedesco approvava la riforma della costituzione in forza della quale la Germania potrà agevolmente fare debito, non più vincolata dalle regole del pareggio di bilancio, potendo così, se lo riterrà opportuno ( e il momento è giunto ) investire cospicue somme nel comparto della difesa. È di questi giorni la dichiarazione del neo primo ministro Merz circa la creazione di un fondo di 500 miliardi di euro per la difesa...Una somma considerevole se rapportata a quella annunciata dalla presidente della commissione europea da suddividere però fra gli Stati membri.
    Altrettanta recente la notizia che il governo tedesco starebbe o avrebbe il proposito di costituire una brigata speciale di 5000 unità da inviare in Lituania per difendere i confini europei ( difenderli da chi ? domanda retorica); ha inoltre in serbo di avviare un programma di addestramento breve per i soldati.
    I governi dell' UE reclamano la pace per l' Ucraina, biasimano aspramente il presidente Putin, le ff aa ucraine poche o tante che siano le forniture continuano a riceverle, anche quelle made in USA....e il
    " pazzo", l' insensato è sempre e soltanto Putin ( e i suoi sodali )....
    La Danimarca, la Finlandia, la Svezia, gli Stati Baltici vanno aggiornando [ notizia appresa dal quotidiano La Ragione di oggi ] le proprie ff aa, stipulando nuovi e più costosi contratti per l' acquisto di sistemi d' arma onde trovarsi preparati allorché la Russia dopo l' Ucraina si spingerà con le sue armate verso occidente. Già, il loro timore ( confezionato ad arte per millantare un pericolo che non sussiste, ma che permetterà di incrementare il pil del complesso militare industriale) è che la Russia voglia occupare l' Europa . La Finlandia è entrata nella NATO nel 2023 e di lì a poco ha portato la spesa militare al 2,4 %, ed ora ha siglato accordi per acquistare sistemi di difesa aerea dagli USA, dalla Svezia e ( può mai mancare ?) da Israele; non doma sta sviluppando droni da sorveglianza ( parola oramai molto diffusa ) in collaborazione con l' Ucraina ( i conflitti bellici portano distruzione, lutti, interrompono la normale quotidianità ma....non fermano la creatività e la laboriosità dell' industria militare ) e ha avviato trattative con la francese Parrot per l' acquisto di droni resistenti alle basse temperature. Il governo danese ha annunciato un investimento aggiuntivo nel settore militare di 5,4 miliardi di euro, portando così il proprio pil del comparto difesa al 2,4 %; sono stati acquistati nuovi caccia F35 e sta rafforzando il settore cibernetico e missilistico navale; ha inoltre deciso di prorogare il servizio militare obbligatorio, mentre dal 2026 lo estenderà anche alle donne, suppongo in ossequio al criterio della parità di genere e chissà che non venga offerto ad esse, nel corso dell' addestramento, quale modello al quale ispirarsi la bella e avvenente Kaja Kallas. La Svezia pur di entrare nella NATO ha gettato al vento la sua proverbiale neutralità, ha portato il famigerato pil quasi al 2,5 %, ha ordinato nuovi e più sofisticati ( ossia più mortiferi ) caccia e intende irrobustire la flotta di sottomarini entro il 2027. I Paesi Baltici sono quelli che attualmente hanno le più alte percentuali di spesa militare e pare siano fermamente intenzionati a non farsi surclassare in questo primato dagli altri Stati UE; sono impegnati nell' acquisto congiunto di sistemi di difesa antiaerea e di missili anticarro e sempre insieme come dei buoni amici hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo di sistemi dronici avanzati. Finlandia, Svezia, Danimarca, Lituania, Lettonia ed Estonia, sempre mossi dal forte timore verso la Russia, stanno prendendo in seria considerazione di ritirarsi dal Trattato di Ottawa in ragione del fatto che " lo scenario della sicurezza è mutato " come dichiarato dal primo ministro finlandese Petteri Orpo. Il trattato in questione ( Ottawa 20 settembre 1951 ) vieta la produzione, la detenzione, il trasferimento, l' impiego delle mine antiuomo, impone la distruzione di quelle eventualmente possedute e l' assistenza alle vittime. Non sono sufficienti i droni, i sistemi satellitari...vogliono ancora produrre ed usare le mine antiuomo? Più che augurarsi che vadano TUTTI A CASA ( per usare lo slogan impiegato dagli organizzatori dell' incontro che si è tenuto a Milano sabato scorso ) vorrei sperare, quantomeno, che sorga un coraggioso drappello di psichiatri che provveda a prenderli in carico, portarli in una struttura di riabilitazione psichiatrica REMS ( residenze per l' esecuzione delle misure di sicurezza ) e avviarli in un percorso di cura obbligatorio per un tempo non inferiore ai venticinque anni, prorogabili a insindacabile giudizio dei curanti. Marzo 2025, il Parlamento tedesco approvava la riforma della costituzione in forza della quale la Germania potrà agevolmente fare debito, non più vincolata dalle regole del pareggio di bilancio, potendo così, se lo riterrà opportuno ( e il momento è giunto ) investire cospicue somme nel comparto della difesa. È di questi giorni la dichiarazione del neo primo ministro Merz circa la creazione di un fondo di 500 miliardi di euro per la difesa...Una somma considerevole se rapportata a quella annunciata dalla presidente della commissione europea da suddividere però fra gli Stati membri. Altrettanta recente la notizia che il governo tedesco starebbe o avrebbe il proposito di costituire una brigata speciale di 5000 unità da inviare in Lituania per difendere i confini europei ( difenderli da chi ? domanda retorica); ha inoltre in serbo di avviare un programma di addestramento breve per i soldati. I governi dell' UE reclamano la pace per l' Ucraina, biasimano aspramente il presidente Putin, le ff aa ucraine poche o tante che siano le forniture continuano a riceverle, anche quelle made in USA....e il " pazzo", l' insensato è sempre e soltanto Putin ( e i suoi sodali )....
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  • AI scriverà quasi tutto il codice entro il 2030: cambia il lavoro degli sviluppatori?
    Il CTO di Microsoft prevede che l'AI generer? il 95% del codice entro il 2030, trasformando il ruolo degli sviluppatori
    https://www.hdblog.it/tecnologia/articoli/n614315/ai-generazione-codice-futuro-sviluppo-software/
    AI scriverà quasi tutto il codice entro il 2030: cambia il lavoro degli sviluppatori? Il CTO di Microsoft prevede che l'AI generer? il 95% del codice entro il 2030, trasformando il ruolo degli sviluppatori https://www.hdblog.it/tecnologia/articoli/n614315/ai-generazione-codice-futuro-sviluppo-software/
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    AI scriver? quasi tutto il codice entro il 2030: cambia il lavoro degli sviluppatori?
    Il CTO di Microsoft prevede che l'AI generer? il 95% del codice entro il 2030, trasformando il ruolo degli sviluppatori
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