• Geologo Prof. Ian Plimer: "Il clima cambia sempre. Ciò che mi preoccuperebbe è se il clima non cambiasse. Allora avremmo una catastrofe climatica. I climi sono ciclici... Quando siamo più vicini al Sole, ci capita di essere un po' più caldi, e quando siamo più lontani, ci capita di essere un po' più freddi...
    Il Sole emette quantità variabili di energia...
    E questi sono i due fattori che determinano il clima: la quantità di energia emessa dal Sole e la nostra vicinanza al Sole. Per oltre l'80% del tempo, il pianeta è stato più caldo e umido di adesso. Per oltre l'80% del tempo, i livelli del mare sono stati più alti di adesso.

    Abbiamo avuto otto grandi ere glaciali, e ognuna di queste è iniziata quando nell'aria c'era più anidride carbonica di adesso. Quindi, come potrebbe l'anidride carbonica causare il riscaldamento?

    Perciò, non appena è apparsa questa idea di cambiamento climatico indotto dall'uomo, noi geologi abbiamo pensato: no, non si adatta a centinaia di anni di dati. Sembra una truffa."

    Source: https://x.com/climacritic/status/2004959839898738711?t=0AMtNkTPIBSCNAZ4Ul0eqA&s=19
    Geologo Prof. Ian Plimer: "Il clima cambia sempre. Ciò che mi preoccuperebbe è se il clima non cambiasse. Allora avremmo una catastrofe climatica. I climi sono ciclici... Quando siamo più vicini al Sole, ci capita di essere un po' più caldi, e quando siamo più lontani, ci capita di essere un po' più freddi... Il Sole emette quantità variabili di energia... E questi sono i due fattori che determinano il clima: la quantità di energia emessa dal Sole e la nostra vicinanza al Sole. Per oltre l'80% del tempo, il pianeta è stato più caldo e umido di adesso. Per oltre l'80% del tempo, i livelli del mare sono stati più alti di adesso. Abbiamo avuto otto grandi ere glaciali, e ognuna di queste è iniziata quando nell'aria c'era più anidride carbonica di adesso. Quindi, come potrebbe l'anidride carbonica causare il riscaldamento? Perciò, non appena è apparsa questa idea di cambiamento climatico indotto dall'uomo, noi geologi abbiamo pensato: no, non si adatta a centinaia di anni di dati. Sembra una truffa." Source: https://x.com/climacritic/status/2004959839898738711?t=0AMtNkTPIBSCNAZ4Ul0eqA&s=19
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  • QUELLI del PD possono ANDARE a PRENDERSELO in SACCOCCIA!
    Fatevene una ragione il Presidente USA è TRUMP e non più RimbamBiden!!!
    Caso Breton: il PD chiede conto a Meloni del silenzio sul divieto d'ingresso USA
    L'ex commissario UE Thierry Breton bandito dagli Stati Uniti: il PD porta il caso in Parlamento mentre Bruxelles studia la risposta...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/27/divieto-ingresso-usa-breton-contromisure-ue-notizie/8239009/
    QUELLI del PD possono ANDARE a PRENDERSELO in SACCOCCIA! Fatevene una ragione il Presidente USA è TRUMP e non più RimbamBiden!!! Caso Breton: il PD chiede conto a Meloni del silenzio sul divieto d'ingresso USA L'ex commissario UE Thierry Breton bandito dagli Stati Uniti: il PD porta il caso in Parlamento mentre Bruxelles studia la risposta... https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/27/divieto-ingresso-usa-breton-contromisure-ue-notizie/8239009/
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  • MILANO 2025 – Fra bollettino di guerra e m2 di sofferenza

    Quando si avvicina la fine dell’anno arriva anche il momento dei bilanci.
    E per la nostra città i conti sono, ancora una volta, in passivo.
    Non è un caso se sempre più testate giornalistiche snocciolano percentuali, grafici e numeri che raccontano una Milano che non è più la “locomotiva d’Italia”, ma assomiglia sempre di più a un girone urbano dei dannati. Il dato più inquietante, però, non è nei report: è nella nostra assuefazione collettiva.
    Stiamo accettando tutto questo con una calma sospetta. Forse perché siamo – giustamente – presi dal dimostrare empatia e solidarietà verso conflitti e sofferenze che si consumano a migliaia di chilometri da qui. È umano, è giusto, è necessario.
    Ma permettetemi una riflessione, rapportata alle nostre vite e alle nostre dimensioni quotidiane.
    È come vivere in un condominio che cade a pezzi e scegliere di ignorarlo perché siamo emotivamente assorbiti dai problemi di un altro palazzo, lontano chilometri dal nostro. La solidarietà non è in discussione. La rimozione del reale, sì.

    Con un nuovo anno alle porte e le prossime amministrative che si avvicinano, forse è arrivato il momento di rivolgere a Milano attenzioni maggiori, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Se siamo in grado di occuparci del mondo intero, dobbiamo essere capaci di guardare anche alle gravi carenze di casa nostra.
    Vogliamo dare un’occhiata insieme al bollettino di guerra del 2025?
    Eccolo.

    A Milano si guadagna più che nel resto d’Italia.
    Ma lavorare, oggi, non è più sufficiente per vivere bene.
    Secondo lo studio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (CGIL), un lavoratore su tre percepisce un reddito incompatibile con il costo della vita cittadina. Non stiamo parlando di marginalità estrema, ma di una fascia sempre più ampia di persone intrappolate in una normalità impoverita, dove il lavoro garantisce la sopravvivenza ma non la dignità.
    Il nodo è strutturale: casa e sanità assorbono oltre il 50% del salario.
    Solo l’abitazione pesa tra il 30 e il 40%, mentre la spesa sanitaria supera il 20%. Il resto dello stipendio evapora tra inflazione, trasporti e spese obbligate. Il risultato è una città che costringe i suoi lavoratori ad adottare comportamenti difensivi, a partire dall’espulsione verso l’hinterland.
    Milano diventa così una città che si lavora ma non si abita.
    E chi non può permettersi di viverla viene progressivamente escluso anche dal punto di vista sociale e culturale: tempo libero, relazioni, partecipazione, accesso alla vita urbana. Tutto ciò che non coincide con l’orario di lavoro viene sacrificato.
    Questa dinamica colpisce in modo violento il lavoro pubblico. In appena due anni, i dipendenti pubblici in città sono diminuiti di circa il 14%. Scuola, sanità, amministrazioni locali: Milano non è più attrattiva nemmeno per chi garantisce i servizi essenziali. Una fuga silenziosa che compromette la qualità stessa della vita urbana.

    Nel frattempo i salari nominali crescono, ma meno dell’inflazione, che a Milano ha superato l’11% nel periodo 2022–2024. Tradotto: si lavora di più, si guadagna “sulla carta”, ma si perde potere d’acquisto reale.
    La crescita c’è, ma non viene redistribuita. E una crescita senza equità non è sviluppo: è estrazione sociale.
    Milano continua a produrre ricchezza, ma non benessere.
    E una città che consuma le persone che la tengono in piedi è una città che sta ipotecando il proprio futuro.

    Queste ragioni dovrebbero essere più che sufficienti per risvegliarci dal torpore e dall’accettazione passiva di una degenerazione che, fino ad oggi, abbiamo avuto il coraggio di denunciare solo parlando di malapolitica.

    Esistono gruppi politici di potere? Vero.
    Le lobby sono forze reali che comandano Milano? Vero anche questo.
    Ma la domanda più scomoda resta un’altra: noi dove eravamo quando era il momento di contrastare tutto questo da dentro?
    Troppo spesso abbiamo preferito allontanare il pensiero, rifugiandoci in mobilitazioni che, per quanto giuste, lavano la coscienza ma non attivano la responsabilità. Cortei, riflessioni, prese di posizione sacrosante — ma raramente radicate fino in fondo nel nostro territorio.

    Milano oggi merita di essere liberata.
    Non solo dagli episodi di malagestione, ma da quello che è diventato il nostro male moderno: la pigrizia mentale, la rinuncia a immaginare un’alternativa, la mancanza di motivazioni a giocarsi davvero la partita.
    Se non lo facciamo ora, tra un anno, a pochi giorni da un nuovo Capodanno, rileggeremo le stesse statistiche impietose. La stessa insoddisfazione generale. La stessa insicurezza.
    E una fila ancora più lunga ad attendere un pacco di sostegno e di dignità davanti al Pane Quotidiano.

    Vogliamo davvero questo?
    Se la risposta è no, allora è il tempo di mettersi a lavorare seriamente per curare Milano e liberarla.
    Perché solo ripartendo dal nostro territorio avremo la serenità e la forza per aiutare anche il resto del mondo.
    Il primo passo si fa sempre da qui.
    Dal nostro metro quadrato di sofferenza.

    #MilanoLibera #Milano2025 #CostoDellaVita
    #LavoroEDignità #CasaÈUnDiritto #CittàPerChiLavora
    🚨 MILANO 2025 – Fra bollettino di guerra e m2 di sofferenza ⚠️🏙️ Quando si avvicina la fine dell’anno arriva anche il momento dei bilanci. E per la nostra città i conti sono, ancora una volta, in passivo. 📉 Non è un caso se sempre più testate giornalistiche snocciolano percentuali, grafici e numeri che raccontano una Milano che non è più la “locomotiva d’Italia”, ma assomiglia sempre di più a un girone urbano dei dannati. Il dato più inquietante, però, non è nei report: è nella nostra assuefazione collettiva. Stiamo accettando tutto questo con una calma sospetta. Forse perché siamo – giustamente – presi dal dimostrare empatia e solidarietà verso conflitti e sofferenze che si consumano a migliaia di chilometri da qui. È umano, è giusto, è necessario. ❤️‍🩹 Ma permettetemi una riflessione, rapportata alle nostre vite e alle nostre dimensioni quotidiane. È come vivere in un condominio che cade a pezzi e scegliere di ignorarlo perché siamo emotivamente assorbiti dai problemi di un altro palazzo, lontano chilometri dal nostro. La solidarietà non è in discussione. La rimozione del reale, sì. Con un nuovo anno alle porte e le prossime amministrative che si avvicinano, forse è arrivato il momento di rivolgere a Milano attenzioni maggiori, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Se siamo in grado di occuparci del mondo intero, dobbiamo essere capaci di guardare anche alle gravi carenze di casa nostra. Vogliamo dare un’occhiata insieme al bollettino di guerra del 2025? Eccolo. 🧾🔥 A Milano si guadagna più che nel resto d’Italia. Ma lavorare, oggi, non è più sufficiente per vivere bene. Secondo lo studio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (CGIL), un lavoratore su tre percepisce un reddito incompatibile con il costo della vita cittadina. Non stiamo parlando di marginalità estrema, ma di una fascia sempre più ampia di persone intrappolate in una normalità impoverita, dove il lavoro garantisce la sopravvivenza ma non la dignità. Il nodo è strutturale: casa e sanità assorbono oltre il 50% del salario. Solo l’abitazione pesa tra il 30 e il 40%, mentre la spesa sanitaria supera il 20%. Il resto dello stipendio evapora tra inflazione, trasporti e spese obbligate. Il risultato è una città che costringe i suoi lavoratori ad adottare comportamenti difensivi, a partire dall’espulsione verso l’hinterland. Milano diventa così una città che si lavora ma non si abita. E chi non può permettersi di viverla viene progressivamente escluso anche dal punto di vista sociale e culturale: tempo libero, relazioni, partecipazione, accesso alla vita urbana. Tutto ciò che non coincide con l’orario di lavoro viene sacrificato. Questa dinamica colpisce in modo violento il lavoro pubblico. In appena due anni, i dipendenti pubblici in città sono diminuiti di circa il 14%. Scuola, sanità, amministrazioni locali: Milano non è più attrattiva nemmeno per chi garantisce i servizi essenziali. Una fuga silenziosa che compromette la qualità stessa della vita urbana. Nel frattempo i salari nominali crescono, ma meno dell’inflazione, che a Milano ha superato l’11% nel periodo 2022–2024. Tradotto: si lavora di più, si guadagna “sulla carta”, ma si perde potere d’acquisto reale. La crescita c’è, ma non viene redistribuita. E una crescita senza equità non è sviluppo: è estrazione sociale. Milano continua a produrre ricchezza, ma non benessere. E una città che consuma le persone che la tengono in piedi è una città che sta ipotecando il proprio futuro. Queste ragioni dovrebbero essere più che sufficienti per risvegliarci dal torpore e dall’accettazione passiva di una degenerazione che, fino ad oggi, abbiamo avuto il coraggio di denunciare solo parlando di malapolitica. Esistono gruppi politici di potere? Vero. Le lobby sono forze reali che comandano Milano? Vero anche questo. Ma la domanda più scomoda resta un’altra: noi dove eravamo quando era il momento di contrastare tutto questo da dentro? Troppo spesso abbiamo preferito allontanare il pensiero, rifugiandoci in mobilitazioni che, per quanto giuste, lavano la coscienza ma non attivano la responsabilità. Cortei, riflessioni, prese di posizione sacrosante — ma raramente radicate fino in fondo nel nostro territorio. 🪧 👉Milano oggi merita di essere liberata. Non solo dagli episodi di malagestione, ma da quello che è diventato il nostro male moderno: la pigrizia mentale, la rinuncia a immaginare un’alternativa, la mancanza di motivazioni a giocarsi davvero la partita. Se non lo facciamo ora, tra un anno, a pochi giorni da un nuovo Capodanno, rileggeremo le stesse statistiche impietose. La stessa insoddisfazione generale. La stessa insicurezza. E una fila ancora più lunga ad attendere un pacco di sostegno e di dignità davanti al Pane Quotidiano. 🍞 Vogliamo davvero questo? Se la risposta è no, allora è il tempo di mettersi a lavorare seriamente per curare Milano e liberarla. Perché solo ripartendo dal nostro territorio avremo la serenità e la forza per aiutare anche il resto del mondo. Il primo passo si fa sempre da qui. Dal nostro metro quadrato di sofferenza. 📐🔥 #MilanoLibera #Milano2025 #CostoDellaVita #LavoroEDignità #CasaÈUnDiritto #CittàPerChiLavora
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  • Sanzioni per la Censura.

    L'Amministrazione Trump ha finalmente implementato ciò che aveva a lungo minacciato: la Casa Bianca ha imposto sanzioni sui visti contro l'ex Commissario europeo Thierry Breton e altri quattro politici europei (!) per aver tentato di "costringere le aziende tecnologiche americane a censurare gli americani".

    Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che ciò è stato fatto a causa di "flagranti atti di censura extraterritoriale" da parte dell'UE e ha promesso di ampliare l'elenco delle persone se l'Europa e le sue ONG affiliate non cambieranno rotta.

    Chi è stato preso di mira?

    Thierry Breton, uno degli architetti del Digital Services Act — la legge con cui l'Unione Europea sta stabilendo un regime rigoroso di moderazione dei contenuti per tutte le principali piattaforme online che operano nel suo mercato.

    Ha fatto pressione su X durante lo scontro con i regolatori europei e ha minacciato indagini se la piattaforma non avesse rimosso "disinformazione" e "discorsi d'odio" secondo gli standard europei.

    Gli altri individui non sono burocrati, ma persone dell'infrastruttura di "lotta alla disinformazione": il capo del Centro per Contrastare l'Odio Digitale Imran Ahmed, la fondatrice del Global Disinformation Index Claire Melford, e due direttori del centro anti-odio tedesco HateAid.

    Queste organizzazioni hanno lavorato per anni con marchi e governi, creando liste nere di piattaforme "tossiche", facendo pressione sugli inserzionisti ed effettivamente formando un sistema informale di selezione di fonti "corrette" e "scorrette".

    Non sorprende che siano diventati i primi bersagli. Per i Repubblicani e Trump personalmente, questo è un tangibile "cluster di censura" sostenuto dai regolatori europei, parte dell'establishment americano e del vecchio establishment di Big Tech dell'era Biden. Ora stanno inviando un segnale: non dovrebbero continuare a giocare contro l'interpretazione repubblicana della libertà di espressione.

    Il Ministero degli Esteri francese ha ufficialmente condannato le restrizioni sui visti per Breton e ha definito le azioni degli Stati Uniti inaccettabili. Tuttavia, erano probabilmente preparati a questo — USA e UE si sono a lungo allontanati sulle questioni di sovranità digitale, anche se rimaneva nel regno di negoziati e procedimenti legali.

    Ora il conflitto è escalato a sanzioni personali. L'Europa usa la regolamentazione del mercato, gli USA usano strumenti di visti e sanzioni. Essenzialmente, sta iniziando una vera guerra regolatoria su chi stabilirà le regole per le piattaforme digitali.
    Sanzioni per la Censura. L'Amministrazione Trump ha finalmente implementato ciò che aveva a lungo minacciato: la Casa Bianca ha imposto sanzioni sui visti contro l'ex Commissario europeo Thierry Breton e altri quattro politici europei (!) per aver tentato di "costringere le aziende tecnologiche americane a censurare gli americani". Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che ciò è stato fatto a causa di "flagranti atti di censura extraterritoriale" da parte dell'UE e ha promesso di ampliare l'elenco delle persone se l'Europa e le sue ONG affiliate non cambieranno rotta. Chi è stato preso di mira? Thierry Breton, uno degli architetti del Digital Services Act — la legge con cui l'Unione Europea sta stabilendo un regime rigoroso di moderazione dei contenuti per tutte le principali piattaforme online che operano nel suo mercato. Ha fatto pressione su X durante lo scontro con i regolatori europei e ha minacciato indagini se la piattaforma non avesse rimosso "disinformazione" e "discorsi d'odio" secondo gli standard europei. Gli altri individui non sono burocrati, ma persone dell'infrastruttura di "lotta alla disinformazione": il capo del Centro per Contrastare l'Odio Digitale Imran Ahmed, la fondatrice del Global Disinformation Index Claire Melford, e due direttori del centro anti-odio tedesco HateAid. Queste organizzazioni hanno lavorato per anni con marchi e governi, creando liste nere di piattaforme "tossiche", facendo pressione sugli inserzionisti ed effettivamente formando un sistema informale di selezione di fonti "corrette" e "scorrette". Non sorprende che siano diventati i primi bersagli. Per i Repubblicani e Trump personalmente, questo è un tangibile "cluster di censura" sostenuto dai regolatori europei, parte dell'establishment americano e del vecchio establishment di Big Tech dell'era Biden. Ora stanno inviando un segnale: non dovrebbero continuare a giocare contro l'interpretazione repubblicana della libertà di espressione. Il Ministero degli Esteri francese ha ufficialmente condannato le restrizioni sui visti per Breton e ha definito le azioni degli Stati Uniti inaccettabili. Tuttavia, erano probabilmente preparati a questo — USA e UE si sono a lungo allontanati sulle questioni di sovranità digitale, anche se rimaneva nel regno di negoziati e procedimenti legali. Ora il conflitto è escalato a sanzioni personali. L'Europa usa la regolamentazione del mercato, gli USA usano strumenti di visti e sanzioni. Essenzialmente, sta iniziando una vera guerra regolatoria su chi stabilirà le regole per le piattaforme digitali.
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  • QUESTO NON È ACCETTABILE!!!
    Africa, l’assalto dei fanatici di Allah (e quei soldi che arrivano dal Golfo) - Il Fatto Quotidiano
    Modou-Mohammad siede estatico, sotto il sole ancora mediamente gentile del primo inverno, su una sedia di legno sotto il porticato. A Touba, località sacra per tutti i musulmani dell’Africa sub-sahariana, non c’è ancora la folla delle grandi occasioni,
    https://www.ilfattoquotidiano.it/millennium/2025/12/10/africa-lassalto-dei-fanatici-di-allah-e-quei-soldi-che-arrivano-dal-golfo/8207122/
    QUESTO NON È ACCETTABILE!!! Africa, l’assalto dei fanatici di Allah (e quei soldi che arrivano dal Golfo) - Il Fatto Quotidiano Modou-Mohammad siede estatico, sotto il sole ancora mediamente gentile del primo inverno, su una sedia di legno sotto il porticato. A Touba, località sacra per tutti i musulmani dell’Africa sub-sahariana, non c’è ancora la folla delle grandi occasioni, https://www.ilfattoquotidiano.it/millennium/2025/12/10/africa-lassalto-dei-fanatici-di-allah-e-quei-soldi-che-arrivano-dal-golfo/8207122/
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    Africa, l’assalto dei fanatici di Allah (e quei soldi che arrivano dal Golfo) - Il Fatto Quotidiano
    Modou-Mohammad siede estatico, sotto il sole ancora mediamente gentile del primo inverno, su una sedia di legno sotto il porticato. A Touba, località sacra per tutti i musulmani dell’Africa sub-sahariana, non c’è ancora la folla delle grandi occasioni, quella che ne raduna migliaia per il Magal, il pellegrinaggio della comunità islamica murid verso la tomba …
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  • Tra tutti gli imbecilli europei, quello considerato uno dei capofila degli imbecilli ha avuto il guizzo di dire: andiamo a parlare con Putin.

    Se ci pensate bene, è qualcosa che fa salire il sangue al cervello. Semplicemente perché, se in Unione Europea dovessimo scegliere un Paese che possa fare da collante, più di chiunque altro, tra Mosca e Bruxelles, quel Paese avrebbe potuto essere l'Italia.

    Ma noi abbiamo al governo un personaggio che parla di credibilità internazionale ed è totalmente incapace, all'opposizione il maggior partito che chiede più guerra e al Quirinale un Presidente della Repubblica che ha inaugurato un nuovo sport: tiro al bersaglio al Cremlino.
    In ogni caso cade, per l'ennesima volta, la narrazione del "Putin non vuole parlare".

    Macron non ha fatto in tempo ad aprire bocca e chiedere udienza alla Russia che subito è stata accolta. E non è un segno di debolezza da parte di Mosca, come vorrebbero far passare i giornaloni, bensì è un segno di forza enorme.

    Anche perché, a cagarsi addosso, in questa specifica occasione è Macron, visto il riarmo spropositato della Germania. Com'è che sia, Macron, se riesce a instaurare un dialogo serio col Cremlino, la fa sotto il naso a coloro che si sentono statisti. E farsela fare sotto il naso da Macron non è un bel biglietto da visita da consegnare alla storia. Soprattutto per chi oggi in Italia ricopre ruoli di vertice.

    - Giuseppe Salamone

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/2003165535895454162?t=0CNxVvSNSQAPf7IYThFbDA&s=19
    Tra tutti gli imbecilli europei, quello considerato uno dei capofila degli imbecilli ha avuto il guizzo di dire: andiamo a parlare con Putin. Se ci pensate bene, è qualcosa che fa salire il sangue al cervello. Semplicemente perché, se in Unione Europea dovessimo scegliere un Paese che possa fare da collante, più di chiunque altro, tra Mosca e Bruxelles, quel Paese avrebbe potuto essere l'Italia. Ma noi abbiamo al governo un personaggio che parla di credibilità internazionale ed è totalmente incapace, all'opposizione il maggior partito che chiede più guerra e al Quirinale un Presidente della Repubblica che ha inaugurato un nuovo sport: tiro al bersaglio al Cremlino. In ogni caso cade, per l'ennesima volta, la narrazione del "Putin non vuole parlare". Macron non ha fatto in tempo ad aprire bocca e chiedere udienza alla Russia che subito è stata accolta. E non è un segno di debolezza da parte di Mosca, come vorrebbero far passare i giornaloni, bensì è un segno di forza enorme. Anche perché, a cagarsi addosso, in questa specifica occasione è Macron, visto il riarmo spropositato della Germania. Com'è che sia, Macron, se riesce a instaurare un dialogo serio col Cremlino, la fa sotto il naso a coloro che si sentono statisti. E farsela fare sotto il naso da Macron non è un bel biglietto da visita da consegnare alla storia. Soprattutto per chi oggi in Italia ricopre ruoli di vertice. - Giuseppe Salamone Source: https://x.com/itsmeback_/status/2003165535895454162?t=0CNxVvSNSQAPf7IYThFbDA&s=19
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  • https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia.
    Cioè se la Russia che vince la guerra non paga i danni la Ue le sequestra i soldi.
    Ma da quando chi vince una guerra paga i danni.
    Di solito li paga chi perde.
    La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore.
    Le menti europee sono scollegate dalla realtà.
    Chi perde paga.

    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia. Cioè se la Russia che vince la guerra non paga i danni la Ue le sequestra i soldi. Ma da quando chi vince una guerra paga i danni. Di solito li paga chi perde. La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore. Le menti europee sono scollegate dalla realtà. Chi perde paga. https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
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  • Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia.
    Cioè se la Russia non paga i danni la Ue le sequestra i soldi.
    Ma da quando chi vince una guerra paga i danni.
    Di solito li paga chi perde.
    La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore.
    Le menti europee sono scollegate dalla realtà.
    Chi perde paga.

    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia. Cioè se la Russia non paga i danni la Ue le sequestra i soldi. Ma da quando chi vince una guerra paga i danni. Di solito li paga chi perde. La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore. Le menti europee sono scollegate dalla realtà. Chi perde paga. https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
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  • In Canada una morte su venti avviene ormai per eutanasia: nel 2024 le uccisioni con il programma MAiD sono state 16.499, sempre più spesso non su malati terminali, ma su persone disabili, sole, considerate un “peso”.

    Leggi le drammatiche statistiche della morte di Stato
    https://www.provitaefamiglia.it/blog/ennesimo-drammatico-record-di-morti-in-canada-per-eutanasia-16500
    In Canada una morte su venti avviene ormai per eutanasia: nel 2024 le uccisioni con il programma MAiD sono state 16.499, sempre più spesso non su malati terminali, ma su persone disabili, sole, considerate un “peso”. Leggi le drammatiche statistiche della morte di Stato👇 https://www.provitaefamiglia.it/blog/ennesimo-drammatico-record-di-morti-in-canada-per-eutanasia-16500
    WWW.PROVITAEFAMIGLIA.IT
    Ennesimo, drammatico, record di morti in Canada per eutanasia in un solo anno: 16.500
    Nel 2024 il Canada ha raggiunto un triste primato: 16.499 persone hanno perso la vita per eutanasia , attraverso il programma di Medical Assistance in Dy
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  • R Programming Assignment Help: Simplifying Data Analysis for Students

    R programming assignment help supports students struggling with data analysis, statistical modeling, and visualization tasks. From handling complex datasets to writing efficient R scripts, expert guidance helps improve accuracy and understanding. This infographic highlights how professional support makes R programming assignments easier, reduces errors, and helps students meet deadlines while building strong analytical and coding skills essential for academic and career success.
    Visit - https://www.onlineassignment-expert.com/programming/r-programming-assignment-help.htm
    R Programming Assignment Help: Simplifying Data Analysis for Students R programming assignment help supports students struggling with data analysis, statistical modeling, and visualization tasks. From handling complex datasets to writing efficient R scripts, expert guidance helps improve accuracy and understanding. This infographic highlights how professional support makes R programming assignments easier, reduces errors, and helps students meet deadlines while building strong analytical and coding skills essential for academic and career success. Visit - https://www.onlineassignment-expert.com/programming/r-programming-assignment-help.htm
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