• PARADOSSO ASSOLUTO ⚡️

    Stasera sono attraversato da un sentimento viscerale, un mix perfetto tra indignazione e rabbia. Non la resa, quella mai.
    Ma ci sono decisioni che si commentano da sole, che gridano allo scandalo prima ancora che qualcuno apra bocca. E quando a essere calpestata è la Cultura, la rabbia assume una forma ancora più precisa, più amara, più politica.
    Perché sì, in questo Paese siamo tristemente abituati a vedere professionisti catapultati in ruoli totalmente avulsi dalle loro competenze.
    Ma quando il “gioco delle sedie” arriva a colpire la Cultura – già bistrattata, ridotta a fanalino di coda nelle agende istituzionali, sottovalutata e sacrificata sempre per ultima – allora è davvero troppo.

    E diventa chiaro il disegno: la Cultura come parcheggio, come area di sosta per figure in attesa di riabilitazione, un cuscinetto morbido dove far ricadere in piedi qualcuno che certo non spicca per trasparenza o linearità gestionale.
    Milano, dove il paradosso diventa metodo.

    E così, dopo la saga tragicomica Sangiuliano–Giuli, ecco servita la nuova stagione:
    l’ex assessore alla “Rigenerazione Urbana” (che già il titolo, scusate, fa sorridere ) Giancarlo Tancredi, ora promosso a… dirigente della Direzione Cultura.
    Sì, avete letto bene. Cultura.

    Ripercorriamo in 30 secondi il capolavoro di trama:

    - Tancredi lascia il Comune nel 2021 quando diventa assessore.

    - Finisce sotto indagine («cantieropoli»), arriva l’arresto ai domiciliari.

    - Poi revoca dei domiciliari. Poi interdittiva. Poi la Cassazione la annulla.

    - Sala dichiara: “Torna pure, ma non all’Urbanistica… imbarazzerebbe”.

    SOLUZIONE? Spostiamolo alla Cultura, che tanto lì chi vuoi che si accorga di qualcosa…

    E allora la domanda, quella vera, è una sola:

    Perché? Perché proprio lì? Perché sempre lì?

    Anche evitando di puntare il dito sulla persona: cosa c’entra?
    Per quale logica, per quale visione politica, per quale strategia amministrativa la Cultura diventa la terra di nessuno in cui “svernare” in attesa di tempi migliori?
    La Cultura non è un ripiego.
    Non è un corridoio di transito.
    Non è un tappeto sotto cui spingere l’imbarazzo amministrativo.
    La Cultura è identità, visione, coraggio, innovazione, partecipazione, comunità.
    E quando la tratti come una discarica di ruoli, stai dicendo esattamente come consideri la città che dovresti governare.

    E allora sì, qualcosa di buono lo avete fatto.

    Ci avete ricordato da dove dobbiamo ripartire.
    Da una Milano Libera, non complice di questi equilibri tossici,
    non ostaggio dei giochi di potere,
    non prona alla logica del “sistemiamo qualcuno, intanto la Cultura se ne farà una ragione”.

    Nel 2027 arriveranno le amministrative.
    E grazie a voi abbiamo un esempio perfetto di come una città non vada amministrata.
    Di come la meritocrazia venga tradita.
    Di come il valore delle competenze venga calpestato.
    Di come la Cultura venga considerata sacrificabile.
    Ma noi no.
    Noi non siamo sacrificabili.
    E neanche la Cultura.

    #MilanoLibera #CulturaÈPolitica #NoAiGiochiDiPotere #Meritocrazia #Milano2027 #ParadossoAssoluto #DifendiamoLaCultura #CulturaNonÈUnParcheggio
    PARADOSSO ASSOLUTO ⚡️🤦‍♂️ Stasera sono attraversato da un sentimento viscerale, un mix perfetto tra indignazione e rabbia. Non la resa, quella mai. Ma ci sono decisioni che si commentano da sole, che gridano allo scandalo prima ancora che qualcuno apra bocca. E quando a essere calpestata è la Cultura, la rabbia assume una forma ancora più precisa, più amara, più politica. Perché sì, in questo Paese siamo tristemente abituati a vedere professionisti catapultati in ruoli totalmente avulsi dalle loro competenze. Ma quando il “gioco delle sedie” arriva a colpire la Cultura – già bistrattata, ridotta a fanalino di coda nelle agende istituzionali, sottovalutata e sacrificata sempre per ultima – allora è davvero troppo. E diventa chiaro il disegno: la Cultura come parcheggio, come area di sosta per figure in attesa di riabilitazione, un cuscinetto morbido dove far ricadere in piedi qualcuno che certo non spicca per trasparenza o linearità gestionale. 🎭 Milano, dove il paradosso diventa metodo. E così, dopo la saga tragicomica Sangiuliano–Giuli, ecco servita la nuova stagione: l’ex assessore alla “Rigenerazione Urbana” (che già il titolo, scusate, fa sorridere 😏) Giancarlo Tancredi, ora promosso a… dirigente della Direzione Cultura. Sì, avete letto bene. Cultura. 📚✨ Ripercorriamo in 30 secondi il capolavoro di trama: - Tancredi lascia il Comune nel 2021 quando diventa assessore. - Finisce sotto indagine («cantieropoli»), arriva l’arresto ai domiciliari. - Poi revoca dei domiciliari. Poi interdittiva. Poi la Cassazione la annulla. - Sala dichiara: “Torna pure, ma non all’Urbanistica… imbarazzerebbe”. 👉SOLUZIONE? Spostiamolo alla Cultura, che tanto lì chi vuoi che si accorga di qualcosa… 🎨🧩 E allora la domanda, quella vera, è una sola: Perché? Perché proprio lì? Perché sempre lì? 🙄 Anche evitando di puntare il dito sulla persona: cosa c’entra? Per quale logica, per quale visione politica, per quale strategia amministrativa la Cultura diventa la terra di nessuno in cui “svernare” in attesa di tempi migliori? La Cultura non è un ripiego. Non è un corridoio di transito. Non è un tappeto sotto cui spingere l’imbarazzo amministrativo. La Cultura è identità, visione, coraggio, innovazione, partecipazione, comunità. E quando la tratti come una discarica di ruoli, stai dicendo esattamente come consideri la città che dovresti governare. E allora sì, qualcosa di buono lo avete fatto. Ci avete ricordato da dove dobbiamo ripartire. Da una Milano Libera, non complice di questi equilibri tossici, non ostaggio dei giochi di potere, non prona alla logica del “sistemiamo qualcuno, intanto la Cultura se ne farà una ragione”. Nel 2027 arriveranno le amministrative. E grazie a voi abbiamo un esempio perfetto di come una città non vada amministrata. Di come la meritocrazia venga tradita. Di come il valore delle competenze venga calpestato. Di come la Cultura venga considerata sacrificabile. Ma noi no. Noi non siamo sacrificabili. E neanche la Cultura. ✊📚 #MilanoLibera #CulturaÈPolitica #NoAiGiochiDiPotere #Meritocrazia #Milano2027 #ParadossoAssoluto #DifendiamoLaCultura #CulturaNonÈUnParcheggio
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  • NON C’È PACE PER IL MIC

    Non mi sorprende più – lo dico con un misto di rassegnazione e tenerezza – quanto velocemente un tema culturale sparisca dal radar del popolo italiano. Forse è persino comprensibile, considerando la qualità sempre più modesta degli esempi che arrivano dall’alto: un campionario di scivoloni, leggerezze e improvvisazioni che non meritavamo .

    Non che “prima” fosse l’età dell’oro, certo. Ma agli esponenti del centrodestra attualmente al governo tocca prendersi oneri e onori, visibilità e responsabilità. E il bilancio, mi spiace, continua a precipitare: tra parenti, amici, gaffe di palazzo e teatrini da rotocalco. Prima Sangiuliano, poi Giuli, poi comprimari assortiti… un cast ormai avviato verso il proprio inevitabile quarto d’ora di vergogna.

    Doveva essere un fiore all’occhiello del Paese. Ora siamo al “Tata-fiore”.
    Un’altra vedette che aggiunge un tassello al mosaico tragicomico di un dicastero ormai percepito come zimbello, tre anni segnati da dimissioni che sembrano l’ultimo gesto minimo di dignità.

    Venerdì Piero Tatafiore, portavoce del ministro della Cultura Alessandro Giuli, si è dimesso. Le opposizioni avevano protestato dopo la pubblicazione, sul sito ufficiale del MIC, di tre comunicati legati alla campagna elettorale per le Regionali in Campania. Comunicati in cui si riportavano dichiarazioni del ministro a sostegno del candidato della destra, Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia), definito addirittura «la personificazione della cultura di governo».

    I deputati campani del PD avevano denunciato lo scivolone istituzionale: utilizzare canali dello Stato per fare propaganda politica non è solo inopportuno — è proprio un confine che non andrebbe mai superato.

    Così, davanti alle polemiche, Tatafiore ha annunciato le sue dimissioni:
    «Ho appena comunicato […] le mie immediate e irrevocabili dimissioni dall’incarico di capoufficio stampa del MIC. L’utilizzo di strumenti istituzionali per comunicazioni di natura politica è stato da parte mia un errore improprio di cui mi scuso».

    Fine della storia? Quasi.
    Perché l’episodio, di per sé, non sposterà una virgola sulle Regionali campane. È già stato inghiottito dal silenzio generale. L’ennesima notizia che evaporerà nel disinteresse: perché quando un’istituzione perde credibilità, perde anche ascolto. E il MIC, oggi, ha ben poco da offrire oltre una lunga striscia di tagli ingiustificati, retorica stanca e simboli vuoti.

    Eppure — ed è qui il punto — mentre tutto sembra sfaldarsi, resta uno spiraglio di speranza: la consapevolezza che la cultura non muore per colpa di un ministero mediocre. Resta nell’impegno di chi continua a studiare, a creare, a custodire ciò che conta. Non è una chiamata alle armi: è un promemoria, quasi intimo, che la cultura sopravvive anche quando viene maltrattata.

    Non mi scandalizza più la disaffezione degli italiani verso la cultura se i suoi rappresentanti istituzionali sono di questa caratura. Ma, proprio per questo, non smetto di pensare che sia tutto da rifare — davvero tutto.

    Guardando al 2027, spero che tra le innumerevoli urgenze del Paese ci sia ancora qualcuno capace di restituire alla Cultura la serietà e l’onore che merita. E, lo dico chiaramente, il colore politico qui conta zero se manca la sostanza: una formazione autenticamente umanistica, quella che oggi latita e lascia spazio a figure senza sottotesto, senza visione, senza profondità .

    Per ora possiamo solo prendere atto dell’ovvio: senza credibilità, nessuna promessa vale — né oggi, né domani.

    #MIC #CulturaItaliana #PoliticaCulturale #Dimissioni #Tatafiore #CulturaCheResiste #Italia2027 #CredibilitàIstituzionale #SarcasmoCulturale
    NON C’È PACE PER IL MIC Non mi sorprende più – lo dico con un misto di rassegnazione e tenerezza – quanto velocemente un tema culturale sparisca dal radar del popolo italiano. Forse è persino comprensibile, considerando la qualità sempre più modesta degli esempi che arrivano dall’alto: un campionario di scivoloni, leggerezze e improvvisazioni che non meritavamo 🍌. Non che “prima” fosse l’età dell’oro, certo. Ma agli esponenti del centrodestra attualmente al governo tocca prendersi oneri e onori, visibilità e responsabilità. E il bilancio, mi spiace, continua a precipitare: tra parenti, amici, gaffe di palazzo e teatrini da rotocalco. Prima Sangiuliano, poi Giuli, poi comprimari assortiti… un cast ormai avviato verso il proprio inevitabile quarto d’ora di vergogna. Doveva essere un fiore all’occhiello del Paese. Ora siamo al “Tata-fiore”. Un’altra vedette che aggiunge un tassello al mosaico tragicomico di un dicastero ormai percepito come zimbello, tre anni segnati da dimissioni che sembrano l’ultimo gesto minimo di dignità. Venerdì Piero Tatafiore, portavoce del ministro della Cultura Alessandro Giuli, si è dimesso. Le opposizioni avevano protestato dopo la pubblicazione, sul sito ufficiale del MIC, di tre comunicati legati alla campagna elettorale per le Regionali in Campania. Comunicati in cui si riportavano dichiarazioni del ministro a sostegno del candidato della destra, Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia), definito addirittura «la personificazione della cultura di governo». I deputati campani del PD avevano denunciato lo scivolone istituzionale: utilizzare canali dello Stato per fare propaganda politica non è solo inopportuno — è proprio un confine che non andrebbe mai superato. Così, davanti alle polemiche, Tatafiore ha annunciato le sue dimissioni: «Ho appena comunicato […] le mie immediate e irrevocabili dimissioni dall’incarico di capoufficio stampa del MIC. L’utilizzo di strumenti istituzionali per comunicazioni di natura politica è stato da parte mia un errore improprio di cui mi scuso». Fine della storia? Quasi. Perché l’episodio, di per sé, non sposterà una virgola sulle Regionali campane. È già stato inghiottito dal silenzio generale. L’ennesima notizia che evaporerà nel disinteresse: perché quando un’istituzione perde credibilità, perde anche ascolto. E il MIC, oggi, ha ben poco da offrire oltre una lunga striscia di tagli ingiustificati, retorica stanca e simboli vuoti. Eppure — ed è qui il punto — mentre tutto sembra sfaldarsi, resta uno spiraglio di speranza: la consapevolezza che la cultura non muore per colpa di un ministero mediocre. Resta nell’impegno di chi continua a studiare, a creare, a custodire ciò che conta. Non è una chiamata alle armi: è un promemoria, quasi intimo, che la cultura sopravvive anche quando viene maltrattata. Non mi scandalizza più la disaffezione degli italiani verso la cultura se i suoi rappresentanti istituzionali sono di questa caratura. Ma, proprio per questo, non smetto di pensare che sia tutto da rifare — davvero tutto. Guardando al 2027, spero che tra le innumerevoli urgenze del Paese ci sia ancora qualcuno capace di restituire alla Cultura la serietà e l’onore che merita. E, lo dico chiaramente, il colore politico qui conta zero se manca la sostanza: una formazione autenticamente umanistica, quella che oggi latita e lascia spazio a figure senza sottotesto, senza visione, senza profondità 🎭. Per ora possiamo solo prendere atto dell’ovvio: senza credibilità, nessuna promessa vale — né oggi, né domani. #MIC #CulturaItaliana #PoliticaCulturale #Dimissioni #Tatafiore #CulturaCheResiste #Italia2027 #CredibilitàIstituzionale #SarcasmoCulturale
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  • CIAK, SI CHIUDE!

    Un popolo totalmente a digiuno di cultura è un popolo senza spirito critico, e quindi controllabile.
    Non serve una scienza occulta per capirlo: è esattamente ciò che vogliono i signori seduti sugli scranni più decisivi del governo di questo paese.

    E ci voleva davvero del talento — credetemi — per tirare fuori dal cilindro una bestialità simile. Nel silenzio generale, nel disinteresse generale. Eppure è successo.

    Sì, perché se Sangiuliano era già riuscito a coprirsi di vergogna e ridicolo, il suo successore, Giuli, è riuscito nella sacra impresa di fare addirittura meglio.
    Un fuoriclasse del disastro.
    Un talento raro nel rendere il Ministero della Cultura un paradosso vivente: quello di chi chiede, con convinzione, di tagliare i fondi alla cultura che dovrebbe tutelare.

    E qui, signore e signori, la maschera cade del tutto: nessun pregiudizio politico, solo fatti.
    C’era la possibilità — questa volta sì — di ribaltare l’idea di un centrodestra privo di cultura, visione e passione per le arti.
    E invece no: dignità e credibilità vengono sacrificate in nome di una manovra “di bilancio” che odora di restaurazione culturale.
    Una retromarcia verso le retrovie, come non se ne vedevano da anni.
    E a farne le spese, ancora una volta, sarà il Cinema italiano.


    Siamo nel pieno della bufera: la Ragioneria dello Stato ha bloccato il piano del MIC che avrebbe dovuto reintegrare di 100 milioni il Fondo Cinema 2026, già falcidiato dalla legge di bilancio.
    Fin qui, tutto grave ma “ordinario”.
    Poi arriva il colpo di scena: il 11 novembre, Repubblica svela una mail del 17 ottobre indirizzata al Ministero dell’Economia, nella quale sarebbe stato lo stesso gabinetto di Giuli a suggerire di tagliare di circa un terzo il Fondo per lo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo.

    Sì, avete letto bene.
    Il taglio non arriva da fuori. Parte da dentro.
    Dal Ministero stesso.
    Dal ministro stesso.

    Un taglio di circa un terzo, con una riduzione che porterebbe il fondo dai 696 milioni attuali a circa 400 milioni nel 2026, e quasi 300 milioni nel 2027.
    Un ritorno al 2017, quando il settore arrancava, ma con un contesto oggi infinitamente più fragile.
    Ora ditemi voi: da che mondo è mondo, quale ministro chiede tagli al proprio ministero?
    O è follia, o è una linea precisa. E in entrambi i casi, è un disastro annunciato.


    E qui, sì, ci piace “pensare male”. Perché è facile prevedere dove andremo a finire:

    Il cinema italiano verrà ulteriormente penalizzato, lasciando spazio alle grandi produzioni internazionali — soprattutto statunitensi — che controllano i flussi economici e mediatici.

    Meno fondi significa meno sviluppo, e quindi un arretramento culturale e industriale: sopravviverà solo il cinema d’incasso facile, mentre il cinema d’autore scomparirà lentamente dai nostri schermi.

    Meno produzioni sul territorio, meno indotto, meno promozione per l’Italia stessa. Sparisce il marketing territoriale, resta solo un contenitore vuoto di storie importate.

    Addio ai giovani autori, ai tecnici, agli interpreti emergenti, ai ricercatori e agli studenti che ogni anno escono dai nostri atenei sognando un’industria viva.
    Il loro futuro è già scritto: disoccupazione culturale.


    Era difficile vent’anni fa. Oggi è impossibile.
    Un finale amaro che sa di titoli di coda per il cinema italiano.


    Riusciranno i nostri eroi dell’opposizione a farsi sentire?
    Mah.

    Da fuori, possiamo solo urlare il nostro disgusto e la nostra rabbia.
    Perché la cultura, in questo paese, viene ignorata quando le cose vanno bene e violentata quando vanno male.
    E per favore, basta scuse: non è colpa delle piattaforme, né dei social, né dell’intelligenza artificiale.

    Qui la colpa è una sola.
    Ed è fottutamente politica.
    Ed è profondamente umana.

    Fine.
    Ma senza applausi.

    #CinemaItaliano #CulturaSottoAttacco #Giuli #MIC #TagliAllaCultura #CiakSiChiude #RetromarciaVersoLeRetroVie #PoliticaCulturale #DifendiamoIlCinema
    🎬 CIAK, SI CHIUDE! Un popolo totalmente a digiuno di cultura è un popolo senza spirito critico, e quindi controllabile. Non serve una scienza occulta per capirlo: è esattamente ciò che vogliono i signori seduti sugli scranni più decisivi del governo di questo paese. E ci voleva davvero del talento — credetemi — per tirare fuori dal cilindro una bestialità simile. Nel silenzio generale, nel disinteresse generale. Eppure è successo. Sì, perché se Sangiuliano era già riuscito a coprirsi di vergogna e ridicolo, il suo successore, Giuli, è riuscito nella sacra impresa di fare addirittura meglio. Un fuoriclasse del disastro. Un talento raro nel rendere il Ministero della Cultura un paradosso vivente: quello di chi chiede, con convinzione, di tagliare i fondi alla cultura che dovrebbe tutelare. E qui, signore e signori, la maschera cade del tutto: nessun pregiudizio politico, solo fatti. C’era la possibilità — questa volta sì — di ribaltare l’idea di un centrodestra privo di cultura, visione e passione per le arti. E invece no: dignità e credibilità vengono sacrificate in nome di una manovra “di bilancio” che odora di restaurazione culturale. Una retromarcia verso le retrovie, come non se ne vedevano da anni. E a farne le spese, ancora una volta, sarà il Cinema italiano. 🎞️ Siamo nel pieno della bufera: la Ragioneria dello Stato ha bloccato il piano del MIC che avrebbe dovuto reintegrare di 100 milioni il Fondo Cinema 2026, già falcidiato dalla legge di bilancio. Fin qui, tutto grave ma “ordinario”. Poi arriva il colpo di scena: il 11 novembre, Repubblica svela una mail del 17 ottobre indirizzata al Ministero dell’Economia, nella quale sarebbe stato lo stesso gabinetto di Giuli a suggerire di tagliare di circa un terzo il Fondo per lo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo. Sì, avete letto bene. Il taglio non arriva da fuori. Parte da dentro. Dal Ministero stesso. Dal ministro stesso. 🤯 Un taglio di circa un terzo, con una riduzione che porterebbe il fondo dai 696 milioni attuali a circa 400 milioni nel 2026, e quasi 300 milioni nel 2027. Un ritorno al 2017, quando il settore arrancava, ma con un contesto oggi infinitamente più fragile. Ora ditemi voi: da che mondo è mondo, quale ministro chiede tagli al proprio ministero? O è follia, o è una linea precisa. E in entrambi i casi, è un disastro annunciato. E qui, sì, ci piace “pensare male”. Perché è facile prevedere dove andremo a finire: Il cinema italiano verrà ulteriormente penalizzato, lasciando spazio alle grandi produzioni internazionali — soprattutto statunitensi — che controllano i flussi economici e mediatici. Meno fondi significa meno sviluppo, e quindi un arretramento culturale e industriale: sopravviverà solo il cinema d’incasso facile, mentre il cinema d’autore scomparirà lentamente dai nostri schermi. Meno produzioni sul territorio, meno indotto, meno promozione per l’Italia stessa. Sparisce il marketing territoriale, resta solo un contenitore vuoto di storie importate. Addio ai giovani autori, ai tecnici, agli interpreti emergenti, ai ricercatori e agli studenti che ogni anno escono dai nostri atenei sognando un’industria viva. Il loro futuro è già scritto: disoccupazione culturale. Era difficile vent’anni fa. Oggi è impossibile. Un finale amaro che sa di titoli di coda per il cinema italiano. 🎞️💔 Riusciranno i nostri eroi dell’opposizione a farsi sentire? Mah. Da fuori, possiamo solo urlare il nostro disgusto e la nostra rabbia. Perché la cultura, in questo paese, viene ignorata quando le cose vanno bene e violentata quando vanno male. E per favore, basta scuse: non è colpa delle piattaforme, né dei social, né dell’intelligenza artificiale. Qui la colpa è una sola. Ed è fottutamente politica. Ed è profondamente umana. 🎬 Fine. Ma senza applausi. #CinemaItaliano #CulturaSottoAttacco #Giuli #MIC #TagliAllaCultura #CiakSiChiude #RetromarciaVersoLeRetroVie #PoliticaCulturale #DifendiamoIlCinema
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  • MiC - la farsa continua”

    "Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso."
    Un detto antico, sì, ma talmente attuale da suonare come una sentenza scolpita sul marmo dell’inerzia politica.

    Perché poi non lamentiamoci se in Italia la Cultura resta ancora percepita come una roba da "intellettuali di sinistra con l’anello al naso" . E non serve nemmeno piangere dopo, quando si capisce che l’occasione era lì, pronta da cogliere. Ma non solo non si è colta — no — non ci si è nemmeno avvicinati.
    Il Ministero della Cultura (MiC) doveva rappresentare un punto di svolta per il governo Meloni. Un modo per dimostrare che anche il centrodestra può ragionare in termini artistici, simbolici, profondi, andando oltre lo slogan e la ruspa .
    E invece? Una maledizione istituzionale che pare scritta da Kafka e diretta da Nanni Moretti. Ma senza ironia.
    Ripercorriamo insieme le tappe di questo disastro annunciato. Così, giusto per lasciare ai posteri un pizzico di vergogna in più:

    Si parte con Gennaro Sangiuliano, ministro catapultato dalla cronaca politica a quella rosa. È bastata una liaison sentimentale per oscurare l’agenda culturale. Ché poi parlare di "agenda" è già generoso .

    Poi arriva Alessandro Giuli che riesce nel difficile compito di fare addirittura peggio. Inerzia totale, interventi sempre in ritardo, e il tocco finale: diserta la finale del Premio Strega, lasciando di stucco tutto il mondo culturale. Quando gli viene chiesto conto, se la cava con una battutina:

    “Non mi hanno fatto avere nemmeno i libri finalisti”
    (No tranquillo Ministro, nessuno dubitava del fatto che li avrebbe letti…)

    Ciliegina sulla torta: le dimissioni di Nicola Borrelli, Direttore Generale Cinema e Audiovisivo del MiC, dopo il caso Kaufmann.
    Ricapitolando: il regista americano Kaufmann, sospettato del duplice omicidio a Villa Pamphilj, avrebbe ricevuto ben 863.000 € in tax credit per un film mai uscito: “Stelle della Notte”, che brilla solo negli archivi ministeriali .
    La procura vuole vederci chiaro: fondi solo deliberati o anche già versati? Si parla già di un nuovo filone d’indagine. E come minimo, l’odore di truffa allo Stato è forte come l’umidità nei palazzi romani.

    E sorvoliamo, per carità di patria, sulla gestione ordinaria del ministero: assenza totale di visione, dialogo con gli operatori ridotto ai minimi sindacali, Cinecittà abbandonata a sé stessa, simbolo di una cultura che da "fabbrica dei sogni" è diventata deposito della polvere e del disinteresse .
    Ma attenzione. Non è una lamentela sterile. E non ce la prendiamo nemmeno troppo con il popolo italiano, che ormai della Cultura si cura poco — o nulla.

    No, qui si parla prima di tutto di una classe politica che non ci crede, che non investe, che non immagina, che non costruisce alternative né simbologie collettive.
    E allora, di chi è la colpa adesso?
    Già nel 2022, all’alba delle Politiche, avevo evidenziato due fronti fondamentali per il Paese:
    la transizione ecologica
    e la transizione culturale
    Due occasioni storiche per alzare il livello, per pensare in chiave umanistica. E invece…
    Il centrodestra è rimasto fedele alla sua indole: pratico, grezzo, ruspante. Il centrosinistra, dal canto suo, non ha fatto di meglio: chiuso nel suo eterno girotondo autoreferenziale, perso dietro priorità che scaldano solo le proprie cerchie interne.

    E allora che facciamo? Ci arrendiamo?
    No. Perché prima o poi, arriverà una forza politica che crede davvero nello spirito umanistico come fondamento del vivere civile. Una forza che non teme la parola "Cultura" perché non produce consenso facile.
    Una forza che capisce che la Cultura è infrastruttura, che genera visione, coesione, valore.
    Sarà domani? Forse.

    Ma per oggi, possiamo solo dire, con l’amaro in bocca:
    "Molto bene… avanti così, mi raccomando."

    #MinisteroDellaCultura #CulturaItaliana #FallimentiIstituzionali #PremioStrega2025 #Cinecittà #TaxCreditGate #PoliticaItaliana #Sangiuliano #Giuli #Borrelli #CrisiCulturale #TransizioneCulturale #IdealiUmanistici #VisionePolitica #Italia2025
    🎭 MiC - la farsa continua” 🎬🤡 "Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso." Un detto antico, sì, ma talmente attuale da suonare come una sentenza scolpita sul marmo dell’inerzia politica. Perché poi non lamentiamoci se in Italia la Cultura resta ancora percepita come una roba da "intellettuali di sinistra con l’anello al naso" 🎨✊. E non serve nemmeno piangere dopo, quando si capisce che l’occasione era lì, pronta da cogliere. Ma non solo non si è colta — no — non ci si è nemmeno avvicinati. Il Ministero della Cultura (MiC) doveva rappresentare un punto di svolta per il governo Meloni. Un modo per dimostrare che anche il centrodestra può ragionare in termini artistici, simbolici, profondi, andando oltre lo slogan e la ruspa 🏗️📢. E invece? Una maledizione istituzionale che pare scritta da Kafka e diretta da Nanni Moretti. Ma senza ironia. 📉 Ripercorriamo insieme le tappe di questo disastro annunciato. Così, giusto per lasciare ai posteri un pizzico di vergogna in più: Si parte con Gennaro Sangiuliano, ministro catapultato dalla cronaca politica a quella rosa. È bastata una liaison sentimentale per oscurare l’agenda culturale. Ché poi parlare di "agenda" è già generoso 📕💔. Poi arriva Alessandro Giuli che riesce nel difficile compito di fare addirittura peggio. Inerzia totale, interventi sempre in ritardo, e il tocco finale: diserta la finale del Premio Strega, lasciando di stucco tutto il mondo culturale. Quando gli viene chiesto conto, se la cava con una battutina: “Non mi hanno fatto avere nemmeno i libri finalisti” 📚😅 (No tranquillo Ministro, nessuno dubitava del fatto che li avrebbe letti…) Ciliegina sulla torta: le dimissioni di Nicola Borrelli, Direttore Generale Cinema e Audiovisivo del MiC, dopo il caso Kaufmann. Ricapitolando: il regista americano Kaufmann, sospettato del duplice omicidio a Villa Pamphilj, avrebbe ricevuto ben 863.000 € in tax credit per un film mai uscito: “Stelle della Notte”, che brilla solo negli archivi ministeriali 🕵️‍♂️🎞️. La procura vuole vederci chiaro: fondi solo deliberati o anche già versati? Si parla già di un nuovo filone d’indagine. E come minimo, l’odore di truffa allo Stato è forte come l’umidità nei palazzi romani. E sorvoliamo, per carità di patria, sulla gestione ordinaria del ministero: assenza totale di visione, dialogo con gli operatori ridotto ai minimi sindacali, Cinecittà abbandonata a sé stessa, simbolo di una cultura che da "fabbrica dei sogni" è diventata deposito della polvere e del disinteresse 🕳️🎬. Ma attenzione. Non è una lamentela sterile. E non ce la prendiamo nemmeno troppo con il popolo italiano, che ormai della Cultura si cura poco — o nulla. 👉No, qui si parla prima di tutto di una classe politica che non ci crede, che non investe, che non immagina, che non costruisce alternative né simbologie collettive. E allora, di chi è la colpa adesso? Già nel 2022, all’alba delle Politiche, avevo evidenziato due fronti fondamentali per il Paese: la transizione ecologica 🌱 e la transizione culturale 📖 Due occasioni storiche per alzare il livello, per pensare in chiave umanistica. E invece… Il centrodestra è rimasto fedele alla sua indole: pratico, grezzo, ruspante. Il centrosinistra, dal canto suo, non ha fatto di meglio: chiuso nel suo eterno girotondo autoreferenziale, perso dietro priorità che scaldano solo le proprie cerchie interne. 🎯 E allora che facciamo? Ci arrendiamo? No. Perché prima o poi, arriverà una forza politica che crede davvero nello spirito umanistico come fondamento del vivere civile. Una forza che non teme la parola "Cultura" perché non produce consenso facile. Una forza che capisce che la Cultura è infrastruttura, che genera visione, coesione, valore. Sarà domani? Forse. Ma per oggi, possiamo solo dire, con l’amaro in bocca: "Molto bene… avanti così, mi raccomando." 🙃🇮🇹 #MinisteroDellaCultura #CulturaItaliana #FallimentiIstituzionali #PremioStrega2025 #Cinecittà #TaxCreditGate #PoliticaItaliana #Sangiuliano #Giuli #Borrelli #CrisiCulturale #TransizioneCulturale #IdealiUmanistici #VisionePolitica #Italia2025
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  • Per eliminare il capo di Hezbollah (al momento non si sa se l'obiettivo sia stato raggiunto) Israele ha bombardato un quartiere di Beirut. Sette o otto palazzi di dieci piani sono stati rasi al suolo. Non si tratta, del resto, di una novità. L'esercito israeliano ci ha abituato ad imprese del genere.
    Quante persone sono state uccise? Trecento? Cinquecento? Mille? Probabilmente non lo sapremo mai. I nostri giornali sono troppo impegnati a parlare di calcio, dell'amante di Sangiuliano e di altri pettegolezzi. Nessuno chiederà a Saviano , a Paolo Giordano, a Emanuele Trevi, a Michele Serra, a Federico Rampini, a tutti quegli intellettuali in servizio permanente presso le televisioni e le gazzette di condannare quanto accaduto. Questi signori hanno esaurito il loro sdegno nel gettare letame sui renitenti al vaccino e sugli amici di Putin.
    Nessuno chiederà a Liliana Segre di prendere le distanze dai crimini dello stato di Israele.
    E allora, una buona volta è venuto il momento di dirlo: i più spregevoli responsabili delle enormità che avvengono sotto i nostri occhi non sono i governanti israeliani ma quei giornalisti e quegli intellettuali che col loro silenzio le rendono possibili.

    Silvio Dalla Torre
    Per eliminare il capo di Hezbollah (al momento non si sa se l'obiettivo sia stato raggiunto) Israele ha bombardato un quartiere di Beirut. Sette o otto palazzi di dieci piani sono stati rasi al suolo. Non si tratta, del resto, di una novità. L'esercito israeliano ci ha abituato ad imprese del genere. Quante persone sono state uccise? Trecento? Cinquecento? Mille? Probabilmente non lo sapremo mai. I nostri giornali sono troppo impegnati a parlare di calcio, dell'amante di Sangiuliano e di altri pettegolezzi. Nessuno chiederà a Saviano , a Paolo Giordano, a Emanuele Trevi, a Michele Serra, a Federico Rampini, a tutti quegli intellettuali in servizio permanente presso le televisioni e le gazzette di condannare quanto accaduto. Questi signori hanno esaurito il loro sdegno nel gettare letame sui renitenti al vaccino e sugli amici di Putin. Nessuno chiederà a Liliana Segre di prendere le distanze dai crimini dello stato di Israele. E allora, una buona volta è venuto il momento di dirlo: i più spregevoli responsabili delle enormità che avvengono sotto i nostri occhi non sono i governanti israeliani ma quei giornalisti e quegli intellettuali che col loro silenzio le rendono possibili. Silvio Dalla Torre
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  • CARI AMICI, TIENE BANCO IN QUESTA ITALIA NEL DISASTRO, LA QUESTIONE , CHE RIGUARDA GENNARO SANGIULIANO E LA BOCCIA E QUEST' ULTIMA E LOLLOBRIGIDA ED ARIANNA MELONI !!!! CHE SCHIFO E CHE VERGOGNA !!!! SOLO DI QUESTO CI SI OCCUPA, MENTRE DIVENTA SEMPRE PIU' CONCRETA LA POSSIBILITA' CHEPUTIN PERDA LA PAZIENZA !!!! LA UNIONE EUROPA SBAVA PER LA GUERRA CONTRO PUTIN, COME BIDEN, LA NATO E NON SANNO CHE POTREBBE ESSERE LA FINE PER UNA EUROPA, E NON SOLO , QUALORA SCOPPIASSE LA GUERRA CONTRO LA FEDERAZIONE RUSSA. UN ABBRACCIO E BUONA GIORNATA A TUTTI. SEMPRE UN ABBRACCIO AGLI AMICI CHE HANNO DATO IL LORO LIKE !!!!
    CARI AMICI, TIENE BANCO IN QUESTA ITALIA NEL DISASTRO, LA QUESTIONE , CHE RIGUARDA GENNARO SANGIULIANO E LA BOCCIA E QUEST' ULTIMA E LOLLOBRIGIDA ED ARIANNA MELONI !!!! CHE SCHIFO E CHE VERGOGNA !!!! SOLO DI QUESTO CI SI OCCUPA, MENTRE DIVENTA SEMPRE PIU' CONCRETA LA POSSIBILITA' CHEPUTIN PERDA LA PAZIENZA !!!! LA UNIONE EUROPA SBAVA PER LA GUERRA CONTRO PUTIN, COME BIDEN, LA NATO E NON SANNO CHE POTREBBE ESSERE LA FINE PER UNA EUROPA, E NON SOLO , QUALORA SCOPPIASSE LA GUERRA CONTRO LA FEDERAZIONE RUSSA. UN ABBRACCIO E BUONA GIORNATA A TUTTI. SEMPRE UN ABBRACCIO AGLI AMICI CHE HANNO DATO IL LORO LIKE !!!!
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  • CARI AMICI, NON C'E' NESSUNA NOVITA' PER QUESTA POVERA ITALIA, COSI' MALAMENTE RIDOTTA. IL PESSIMO GOVERNO E' IMPEGNATO NELLA LEGGE DI BILANCIO E NON SA DOVE TROVARE I 30 MILIARDI CHE MANCANO PERCHE' POSSA PRESENTARSI LA LEGGE PER IL 2025. SI PARLA IN QUESTO MOMENTO DELLO SCANDALO CAUSATO DAL MINISTRO GENNARO SANGIULIANO, PER LA RELAZIONE AMOROSA CON LA IMPRENDITRICE DI POMPEI, MARIA ROSARIA BOCCIA. E MENTRE SI CERCA DI METTERE IL BAVAGLIO ALLA BOCCIA, QUANTO ALLA SITUAZIONE ECONOMICA DISPERATA DELLA ITALIA CHE STA MORENDO, SI E' VENUTO A SAPERE CHE IL GOVERNO GUERRAFONDAIO HA SPESO PER L'ACQUISTO DI DRONI - VENDUTI DAGLI USA, BEN 738 MILIONI DI DOLLARI - PER INVIARLI CONTRO GLI HOUTI DELLO YEMEN, DRONI IMMEDIATAMENTE DISTRUTTI !!!! UN ABBRACCIO A TUTTI. BUONA GIORNATA.
    CARI AMICI, NON C'E' NESSUNA NOVITA' PER QUESTA POVERA ITALIA, COSI' MALAMENTE RIDOTTA. IL PESSIMO GOVERNO E' IMPEGNATO NELLA LEGGE DI BILANCIO E NON SA DOVE TROVARE I 30 MILIARDI CHE MANCANO PERCHE' POSSA PRESENTARSI LA LEGGE PER IL 2025. SI PARLA IN QUESTO MOMENTO DELLO SCANDALO CAUSATO DAL MINISTRO GENNARO SANGIULIANO, PER LA RELAZIONE AMOROSA CON LA IMPRENDITRICE DI POMPEI, MARIA ROSARIA BOCCIA. E MENTRE SI CERCA DI METTERE IL BAVAGLIO ALLA BOCCIA, QUANTO ALLA SITUAZIONE ECONOMICA DISPERATA DELLA ITALIA CHE STA MORENDO, SI E' VENUTO A SAPERE CHE IL GOVERNO GUERRAFONDAIO HA SPESO PER L'ACQUISTO DI DRONI - VENDUTI DAGLI USA, BEN 738 MILIONI DI DOLLARI - PER INVIARLI CONTRO GLI HOUTI DELLO YEMEN, DRONI IMMEDIATAMENTE DISTRUTTI !!!! UN ABBRACCIO A TUTTI. BUONA GIORNATA.
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  • CARI AMICI, CONTINUA LA TEMPESTA NELLA VICENDA CHE RIGUARDA L'EX MINISTRO DELLA CULTURA GENNARO SANGIULIANO, OGGI INDAGATO PER PECULATO E RIVELAZIONE DI SEGRETI DI UFFICIO. VICENDA SCANDALOSA, CHE RIGUARDA NON SOLO LUI, MA TUTTA LA CORTE DEL MINISTERO , COSTITUITA DA PERSONE SENZA MORALE E SOPRATUTTO, SENZA CERVELLO !!!! IN QUESTO CLIMA SI INSERISCE LA NOMINA SU DUE PIEDI DI ALESSANDRO GIULI, FRATELLO DI COLEI CHE LAVORA NELLA SEGRETERIA DELLA ARIANNA MELONI, NOMINATA DALLA NANA BIONDINA DI PALAZZO CHIGI " SEGRETARIA DI FRATELLI DI ITALIA": CHE SPETTACOLO DA CIRCO EQUESTRE !!!! BUONA GIORNATA E UN ABBRACCIO A TUTTI.
    CARI AMICI, CONTINUA LA TEMPESTA NELLA VICENDA CHE RIGUARDA L'EX MINISTRO DELLA CULTURA GENNARO SANGIULIANO, OGGI INDAGATO PER PECULATO E RIVELAZIONE DI SEGRETI DI UFFICIO. VICENDA SCANDALOSA, CHE RIGUARDA NON SOLO LUI, MA TUTTA LA CORTE DEL MINISTERO , COSTITUITA DA PERSONE SENZA MORALE E SOPRATUTTO, SENZA CERVELLO !!!! IN QUESTO CLIMA SI INSERISCE LA NOMINA SU DUE PIEDI DI ALESSANDRO GIULI, FRATELLO DI COLEI CHE LAVORA NELLA SEGRETERIA DELLA ARIANNA MELONI, NOMINATA DALLA NANA BIONDINA DI PALAZZO CHIGI " SEGRETARIA DI FRATELLI DI ITALIA": CHE SPETTACOLO DA CIRCO EQUESTRE !!!! BUONA GIORNATA E UN ABBRACCIO A TUTTI.
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  • Alessandro Giuli è il nuovo Ministro della Cultura e da Wikipedia scompare la categoria “Controversie”
    Dalla pagina Wikipedia di Alessandro Giuli è scomparsa la categoria Controversia dopo la sua nomina a Ministro della Cultura al posto di Gennaro Sangiuliano...
    https://www.fanpage.it/cultura/alessandro-giuli-e-il-nuovo-ministro-della-cultura-e-da-wikipedia-scompare-la-categoria-controversie/
    Alessandro Giuli è il nuovo Ministro della Cultura e da Wikipedia scompare la categoria “Controversie” Dalla pagina Wikipedia di Alessandro Giuli è scomparsa la categoria Controversia dopo la sua nomina a Ministro della Cultura al posto di Gennaro Sangiuliano... https://www.fanpage.it/cultura/alessandro-giuli-e-il-nuovo-ministro-della-cultura-e-da-wikipedia-scompare-la-categoria-controversie/
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    Alessandro Giuli è il nuovo Ministro della Cultura e da Wikipedia scompare la categoria “Controversie”
    Dalla pagina Wikipedia di Alessandro Giuli è scomparsa la categoria Controversia dopo la sua nomina a Ministro della Cultura al posto di Gennaro Sangiuliano
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  • SIC TRANSIT GLORIA MUNDI!
    DA UN ILLUSTRE SCONOSCIUTO ad UN ALTRO.
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/09/06/ministro-sangiuliano-dimissioni-lettera-meloni/7683892/
    SIC TRANSIT GLORIA MUNDI! DA UN ILLUSTRE SCONOSCIUTO ad UN ALTRO. https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/09/06/ministro-sangiuliano-dimissioni-lettera-meloni/7683892/
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