• AI, parte la corsa degli hedge funds: miliardi d’investimenti verso la rivoluzione tech e rendimenti fino al 47%
    di Peter Rudegeair (Wall Street Journal)

    A soli 23 anni, Leopold Aschenbrenner ha raccolto oltre 1,5 miliardi di dollari per il suo hedge fund Situational Awareness, puntando su titoli legati all’intelligenza artificiale e ottenendo rendimenti straordinari
    Leopold Aschenbrenner è emerso lo scorso anno come un precoce influencer nel campo dell’intelligenza artificiale dopo aver pubblicato un manifesto molto letto. Poi ha deciso di cimentarsi nella selezione di titoli azionari. Il 23enne, senza alcuna esperienza professionale negli investimenti, ha rapidamente raccolto più fondi per un hedge fund di quanto riescano a fare la maggior parte dei gestori con pedigree quando decidono di mettersi in proprio. Con le valutazioni di Nvidia, OpenAI e altre aziende legate all’intelligenza artificiale in continua ascesa, aumentano anche gli investimenti negli hedge fund che sperano di cavalcare l’onda dell’AI.


    La società di Aschenbrenner, Situational Awareness, con sede a San Francisco, ora gestisce oltre 1,5 miliardi di dollari, secondo fonti informate. Ha descritto la società come un «think tank sull’AI». La sua strategia prevede di puntare su titoli globali che possono trarre beneficio dallo sviluppo della tecnologia AI, come aziende di semiconduttori, infrastrutture e energia, insieme a investimenti in alcune startup, tra cui Anthropic. Ha detto agli investitori di voler compensare queste posizioni con piccole scommesse al ribasso su settori che potrebbero essere lasciati indietro.


    Situational Awareness ha ottenuto un rendimento del 47% al netto delle commissioni nella prima metà dell’anno, secondo una delle fonti. Nello stesso periodo, l’S&P 500 è cresciuto di circa il 6%, dividendi inclusi, mentre un indice di hedge fund tecnologici compilato dalla società di ricerca PivotalPath ha guadagnato circa il 7%.


    Aschenbrenner, originario della Germania, ha lavorato brevemente come ricercatore presso OpenAI prima di esserne allontanato. Ha chiamato la sua società Situational Awareness in onore del saggio di 165 pagine che ha scritto sul potenziale e i rischi dell’intelligenza artificiale. Ha reclutato Carl Shulman, un altro intellettuale nel campo dell’AI che in passato ha lavorato per il fondo macro hedge fund di Peter Thiel come direttore della ricerca.

    Tra i finanziatori della società figurano Patrick e John Collison, i fratelli miliardari fondatori della società di pagamenti Stripe, così come Daniel Gross e Nat Friedman, che Mark Zuckerberg ha recentemente incaricato di aiutare a guidare gli sforzi di Meta nell’ambito dell’AI. Graham Duncan, un noto investitore che organizza la Sohn Investment Conference, è uno dei consulenti. «Avremo molta più situational awareness rispetto a chiunque gestisca denaro a New York», ha detto Aschenbrenner al podcaster Dwarkesh Patel lo scorso anno. «Faremo sicuramente benissimo con gli investimenti».

    Leggi anche: Volatilità dei mercati e investitori retail, gli hedge fund sono la soluzione?
    Aumenta la concorrenza nel settore
    Un ulteriore segnale della forte domanda per i servizi di Aschenbrenner è il fatto che molti investitori abbiano accettato di vincolare il proprio denaro con lui per anni. Altri lanci recenti includono un hedge fund focalizzato sull’AI di Value Aligned Research Advisors (Var), una società d’investimento con sede a Princeton, New Jersey, fondata dagli ex quants Ben Hoskin e David Field. Il fondo, lanciato a marzo, ha già raccolto circa 1 miliardo di dollari in asset, secondo una fonte informata. Var gestisce anche circa 2 miliardi di dollari in altre strategie di investimento focalizzate sull’AI. Tra gli investitori di Var c’è anche la fondazione filantropica del co-fondatore di Facebook, Dustin Moskovitz, secondo documenti regolatori esaminati dalla società di analisi dati Old Well Labs.

    Anche hedge fund più affermati stanno entrando in questo campo. Lo scorso anno, Steve Cohen ha incaricato uno dei suoi gestori di portafoglio presso Point72 Asset Management, Eric Sanchez, di avviare un hedge fund incentrato sull’AI, che Cohen avrebbe finanziato con 150 milioni di dollari di capitale proprio. Il fondo, chiamato Turion, in onore del teorico dell’AI Alan Turing, ora supera i 2 miliardi di dollari in asset, secondo fonti informate. Turion ha registrato un rendimento di circa 11% quest’anno fino a luglio, dopo un guadagno di circa 7% solo nel mese scorso, hanno detto le fonti.

    Non sorprende che stiano nascendo numerosi fondi tematici per capitalizzare sull’entusiasmo attorno all’intelligenza artificiale. Negli anni passati, gli hedge fund specializzati nella transizione verso l’energia pulita e negli investimenti con un approccio ambientale, sociale e di governance aziendale (Esg) si sono moltiplicati in risposta alla domanda dei clienti. Tuttavia, identificare un tema vincente non è la stessa cosa che saperlo tradare bene. I gusti degli investitori possono essere volubili; molti hedge fund Esg di rilievo si sono ridimensionati o hanno chiuso i battenti.

    Il calo dei mercati seguito al rilascio, a gennaio, di un modello linguistico avanzato e a basso costo da parte della società cinese DeepSeek ha mostrato quanto siano fragili le valutazioni delle aziende considerate vincitrici nell’ambito dell’AI, anche se da allora il mercato è rimbalzato con forza.

    Gli investitori focalizzati sull’AI sostengono che la tendenza a lungo termine dello sviluppo e dell’adozione sia inevitabile, anche se lungo il percorso ci possono essere degli ostacoli. Con un numero limitato di aziende quotate in borsa che operano oggi nell’economia adiacente all’AI, i fondi specializzati nella selezione di titoli spesso finiscono per accumulare le stesse posizioni tra loro e con hedge fund più generalisti. Vistra, un produttore di energia che fornisce energia ai data center dell’AI, era una delle prime tre posizioni negli Stati Uniti sia per Situational Awareness sia per Var Advisors al 31 marzo, secondo le loro più recenti dichiarazioni sui titoli.

    Altri gestori di hedge fund stanno lanciando fondi per investire in aziende private e startup nel campo dell’AI. Atreides Management di Gavin Baker ha collaborato con Valor Equity Partners per lanciare all’inizio di quest’anno un fondo di venture capital che ha raccolto milioni da investitori tra cui il fondo sovrano dell’Oman. Entrambe le società hanno inoltre investito separatamente in xAI di Elon Musk.

    Almeno un gestore di portafoglio sta pianificando un hedge fund sull’AI come veicolo di rilancio. Sean Ma ha chiuso la sua società con sede a Hong Kong, Snow Lake Capital, dopo aver accettato di pagare circa 2,8 milioni di dollari per risolvere le accuse della Securities and Exchange Commission dello scorso anno, secondo cui la società aveva partecipato a offerte di azioni di aziende sulle quali aveva anche scommesso contro. All’inizio di quest’anno, Ma ha rilevato una società di investimento chiamata M37 Management a Menlo Park, in California. Attualmente sta raccogliendo fondi per un hedge fund focalizzato su software e hardware per l’intelligenza artificiale.

    Source: https://www.milanofinanza.it/news/la-corsa-agli-ai-hedge-funds-miliardi-di-dollari-investiti-in-nuovi-fondi-legati-all-intelligenza-202508111045005286?refresh_cens
    AI, parte la corsa degli hedge funds: miliardi d’investimenti verso la rivoluzione tech e rendimenti fino al 47% di Peter Rudegeair (Wall Street Journal) A soli 23 anni, Leopold Aschenbrenner ha raccolto oltre 1,5 miliardi di dollari per il suo hedge fund Situational Awareness, puntando su titoli legati all’intelligenza artificiale e ottenendo rendimenti straordinari Leopold Aschenbrenner è emerso lo scorso anno come un precoce influencer nel campo dell’intelligenza artificiale dopo aver pubblicato un manifesto molto letto. Poi ha deciso di cimentarsi nella selezione di titoli azionari. Il 23enne, senza alcuna esperienza professionale negli investimenti, ha rapidamente raccolto più fondi per un hedge fund di quanto riescano a fare la maggior parte dei gestori con pedigree quando decidono di mettersi in proprio. Con le valutazioni di Nvidia, OpenAI e altre aziende legate all’intelligenza artificiale in continua ascesa, aumentano anche gli investimenti negli hedge fund che sperano di cavalcare l’onda dell’AI. La società di Aschenbrenner, Situational Awareness, con sede a San Francisco, ora gestisce oltre 1,5 miliardi di dollari, secondo fonti informate. Ha descritto la società come un «think tank sull’AI». La sua strategia prevede di puntare su titoli globali che possono trarre beneficio dallo sviluppo della tecnologia AI, come aziende di semiconduttori, infrastrutture e energia, insieme a investimenti in alcune startup, tra cui Anthropic. Ha detto agli investitori di voler compensare queste posizioni con piccole scommesse al ribasso su settori che potrebbero essere lasciati indietro. Situational Awareness ha ottenuto un rendimento del 47% al netto delle commissioni nella prima metà dell’anno, secondo una delle fonti. Nello stesso periodo, l’S&P 500 è cresciuto di circa il 6%, dividendi inclusi, mentre un indice di hedge fund tecnologici compilato dalla società di ricerca PivotalPath ha guadagnato circa il 7%. Aschenbrenner, originario della Germania, ha lavorato brevemente come ricercatore presso OpenAI prima di esserne allontanato. Ha chiamato la sua società Situational Awareness in onore del saggio di 165 pagine che ha scritto sul potenziale e i rischi dell’intelligenza artificiale. Ha reclutato Carl Shulman, un altro intellettuale nel campo dell’AI che in passato ha lavorato per il fondo macro hedge fund di Peter Thiel come direttore della ricerca. Tra i finanziatori della società figurano Patrick e John Collison, i fratelli miliardari fondatori della società di pagamenti Stripe, così come Daniel Gross e Nat Friedman, che Mark Zuckerberg ha recentemente incaricato di aiutare a guidare gli sforzi di Meta nell’ambito dell’AI. Graham Duncan, un noto investitore che organizza la Sohn Investment Conference, è uno dei consulenti. «Avremo molta più situational awareness rispetto a chiunque gestisca denaro a New York», ha detto Aschenbrenner al podcaster Dwarkesh Patel lo scorso anno. «Faremo sicuramente benissimo con gli investimenti». Leggi anche: Volatilità dei mercati e investitori retail, gli hedge fund sono la soluzione? Aumenta la concorrenza nel settore Un ulteriore segnale della forte domanda per i servizi di Aschenbrenner è il fatto che molti investitori abbiano accettato di vincolare il proprio denaro con lui per anni. Altri lanci recenti includono un hedge fund focalizzato sull’AI di Value Aligned Research Advisors (Var), una società d’investimento con sede a Princeton, New Jersey, fondata dagli ex quants Ben Hoskin e David Field. Il fondo, lanciato a marzo, ha già raccolto circa 1 miliardo di dollari in asset, secondo una fonte informata. Var gestisce anche circa 2 miliardi di dollari in altre strategie di investimento focalizzate sull’AI. Tra gli investitori di Var c’è anche la fondazione filantropica del co-fondatore di Facebook, Dustin Moskovitz, secondo documenti regolatori esaminati dalla società di analisi dati Old Well Labs. Anche hedge fund più affermati stanno entrando in questo campo. Lo scorso anno, Steve Cohen ha incaricato uno dei suoi gestori di portafoglio presso Point72 Asset Management, Eric Sanchez, di avviare un hedge fund incentrato sull’AI, che Cohen avrebbe finanziato con 150 milioni di dollari di capitale proprio. Il fondo, chiamato Turion, in onore del teorico dell’AI Alan Turing, ora supera i 2 miliardi di dollari in asset, secondo fonti informate. Turion ha registrato un rendimento di circa 11% quest’anno fino a luglio, dopo un guadagno di circa 7% solo nel mese scorso, hanno detto le fonti. Non sorprende che stiano nascendo numerosi fondi tematici per capitalizzare sull’entusiasmo attorno all’intelligenza artificiale. Negli anni passati, gli hedge fund specializzati nella transizione verso l’energia pulita e negli investimenti con un approccio ambientale, sociale e di governance aziendale (Esg) si sono moltiplicati in risposta alla domanda dei clienti. Tuttavia, identificare un tema vincente non è la stessa cosa che saperlo tradare bene. I gusti degli investitori possono essere volubili; molti hedge fund Esg di rilievo si sono ridimensionati o hanno chiuso i battenti. Il calo dei mercati seguito al rilascio, a gennaio, di un modello linguistico avanzato e a basso costo da parte della società cinese DeepSeek ha mostrato quanto siano fragili le valutazioni delle aziende considerate vincitrici nell’ambito dell’AI, anche se da allora il mercato è rimbalzato con forza. Gli investitori focalizzati sull’AI sostengono che la tendenza a lungo termine dello sviluppo e dell’adozione sia inevitabile, anche se lungo il percorso ci possono essere degli ostacoli. Con un numero limitato di aziende quotate in borsa che operano oggi nell’economia adiacente all’AI, i fondi specializzati nella selezione di titoli spesso finiscono per accumulare le stesse posizioni tra loro e con hedge fund più generalisti. Vistra, un produttore di energia che fornisce energia ai data center dell’AI, era una delle prime tre posizioni negli Stati Uniti sia per Situational Awareness sia per Var Advisors al 31 marzo, secondo le loro più recenti dichiarazioni sui titoli. Altri gestori di hedge fund stanno lanciando fondi per investire in aziende private e startup nel campo dell’AI. Atreides Management di Gavin Baker ha collaborato con Valor Equity Partners per lanciare all’inizio di quest’anno un fondo di venture capital che ha raccolto milioni da investitori tra cui il fondo sovrano dell’Oman. Entrambe le società hanno inoltre investito separatamente in xAI di Elon Musk. Almeno un gestore di portafoglio sta pianificando un hedge fund sull’AI come veicolo di rilancio. Sean Ma ha chiuso la sua società con sede a Hong Kong, Snow Lake Capital, dopo aver accettato di pagare circa 2,8 milioni di dollari per risolvere le accuse della Securities and Exchange Commission dello scorso anno, secondo cui la società aveva partecipato a offerte di azioni di aziende sulle quali aveva anche scommesso contro. All’inizio di quest’anno, Ma ha rilevato una società di investimento chiamata M37 Management a Menlo Park, in California. Attualmente sta raccogliendo fondi per un hedge fund focalizzato su software e hardware per l’intelligenza artificiale. Source: https://www.milanofinanza.it/news/la-corsa-agli-ai-hedge-funds-miliardi-di-dollari-investiti-in-nuovi-fondi-legati-all-intelligenza-202508111045005286?refresh_cens
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  • Federico Faggin: «Inventai il touch screen: Steve Jobs lo voleva, rifiutai. Sono uscito dal mio corpo e ora so da dove veniamo»
    Federico Faggin, 83 anni, nato a Vicenza, è fisico, inventore e imprenditore

    Il fisico, inventore e imprenditore: «Una notte, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva»

    Di lui, Bill Gates ha detto: «Senza Federico Faggin, la Silicon Valley non si chiamerebbe così e sarebbe una semplice "valley"». Commento di Faggin, mentre ci accomodiamo nel salotto della sua casa di Vicenza dove niente è high tech, nemmeno il ventilatore: «Me lo ricordo ventenne, Bill Gates. Aveva appena fatto partire Microsoft. Era pepatello...».

    Si deve a quest’ottantatreenne gagliardo in camicia a quadri a maniche corte l’invenzione del microchip, che col silicio ha consentito la miniaturizzazione di miliardi di device, inaugurando l’era digitale e battezzando la valle che ne è stata la culla e dove lui ha vissuto dal 1968. Ed è stato lui a coinventare touch pad e touch screen. Ricorda: «Creammo il touch screen quando non esisteva nulla a cui applicarlo, poi uscirono i primi smartphone e lo presentai ai produttori di telefonini, ma per cinque o sei anni nessuno lo volle. Quindi, incontrai Steve Jobs, che capì. Lui era più immaginativo. Solo che chiese l’esclusiva e non gliela diedi. Allora, lui sviluppò il touch screen da solo e, quando uscì, fui contentissimo, perché aveva aperto il mercato e noi potevamo vendere il nostro a tutti gli altri».

    E quanti touch screen avete venduto?
    «Ma milioni e milioni al mese! Però avevo già iniziato le mie ricerche su Fisica quantistica e coscienza e, nel 2009, ho lasciato il business, creando poi una fondazione con mia moglie Elvia per dedicarmi interamente a questo».

    Estremizzo troppo se dico che rischia di dimostrare l’esistenza di Dio attraverso la Fisica quantistica?
    «Eviterei la parola Dio... Ogni religione definisce Dio in maniera diversa».

    Tutto nasce da quello che lei chiama «il risveglio». Che cos’è il «risveglio»?
    «Nel 1990, ero in vacanza, mi svegliai verso mezzanotte e, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore una carica di energia-amore mai provata prima. Era un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva. All’improvviso, quella luce esplose e riempì la stanza per abbracciare l’intero universo. Sentii che quella era la “sostanza” di cui tutto ciò che esiste è fatto. E sentii, con enorme sorpresa, che quella sostanza, quella luce, quell’amore ero io. Non solo, ma che tutti siamo questo amore, se ci apriamo alla possibilità di esperirlo».

    Non sospettò un’allucinazione?
    «Era troppo vera per esserlo, ma lì ho capito che la conoscenza deve passare attraverso un vissuto. Se qualcuno, prima, mi avesse raccontato la stessa esperienza, non l’avrei capita. È come spiegare il sapore di un frutto a uno che non l’ha mai assaggiato. Oggi, però, dopo trent’anni di ricerca spirituale, ogni giorno, conosco qualcuno che ha vissuto “il risveglio”».

    E semplifico troppo se dico che, alla base della sua teoria, prima viene la coscienza e poi il corpo? Che prima nasce il pensiero e poi la materia?
    «Non sono stato il primo a dirlo, ma il passo avanti è stato capire come la Fisica quantistica si possa spiegare partendo dall’esistenza della coscienza e del libero arbitrio. Noi, quando spieghiamo ciò che proviamo, usiamo parole, gesti, ma non ci è possibile trasferire tutto. Allo stesso modo, lo stato quantistico di un campo è privato ed è conoscibile solo in parte. Quindi, noi siamo un campo quantistico e la coscienza è un fenomeno quantistico perché ha tutte le caratteristiche dello stato puro quantistico: è ben definito, è privato e conoscibile solo dal sistema che è in quello stato. Ciò riflette esattamente la fenomenologia della nostra esperienza interiore. E affermare che noi siamo un campo quantistico ci consente di capire un’altra cosa per la quale i fisici non hanno trovato una ragione: il collasso della funzione d’onda».

    L’avverto che lei ha una laurea in Fisica, io no.
    «Parlo del fatto che la Fisica quantistica ci può dare le probabilità di ciò che potrà manifestarsi, ma non ci dirà mai cosa si manifesterà. L’esito finale, per i fisici, è casuale e non si sa perché. Invece, con questa teoria, l’impossibilità di previsione si spiega dicendo che un campo quantistico, essendo cosciente, è dotato di libero arbitrio. Questa conclusione, a cui sono arrivato collaborando col professor Giacomo Mauro D’Ariano, è molto plausibile, ma ci vorrà tempo affinché sia accettata: molti fisici non considerano coscienza e libero arbitrio parte della Fisica».

    Lei teorizza che tutto ciò che esiste è creato da Uno. Chi è «Uno»?
    «L’universo. Quello della Fisica è dinamico e olistico, cioè cambia di continuo e non è fatto di parti separabili, però, io aggiungo anche che “Uno vuole conoscere se stesso” e quindi introduco libero arbitrio e coscienza, perché, per voler conoscere se stesso, bisogna essere coscienti».

    E lei dice anche che noi siamo «unità di coscienza», parti di «Uno» con le sue stesse proprietà: sembra la storia di Dio che ci fa a sua immagine e somiglianza.
    «Esatto».

    Un «Uno» di pura luce e spirito, che genera energia e materia per potersi sperimentare in situazioni diverse ed evolvere?
    «Questo».

    Qual è l’intuizione che l’ha guidata?
    «Già in quella prima esperienza di risveglio, mi colpì che io fossi sia l’osservatore che l’osservato. Questo era folle, perché era come se non ci fosse separazione tra me e il mondo. Lì, ho intuito che la realtà è olografica, cioè è fatta di parti-tutto: ogni campo contiene l’essenza del tutto, esistiamo come parte di un intero. Non è facile dire di più di così».

    Nei suoi libri, lei descrive il corpo come diretto da una coscienza che è altrove, una sorta di anima che lo precede e gli sopravvive. Si è mai sperimentato in quella dimensione?
    «Una volta, ho esperito la mia coscienza ovunque: era dentro il corpo, ma anche fuori. Guardavo fuori dalla finestra e la mia coscienza era anche nel prato, negli alberi, nel fabbricato che avevo davanti, nel cielo. Ho sentito che sono un campo che esiste ovunque. Questa esperienza è stata diversa dall’altra che le ho raccontato. Stavolta, non ero più nella stanza in cui stavo fisicamente, ma ero dentro quello che vedevo».

    Altre esperienze?
    «In un’altra, la mia coscienza è proprio uscita dal corpo, ero tipo quello che si guardava dall’alto. Solo che ho avuto un po’ di paura e sono stato risucchiato subito dentro. Alcune esperienze le ho vissute con l’Holotropic Breathwork, una tecnica di respirazione. Non ho mai usato droghe. Molti praticano l’Artificial spirituality, ma un’esperienza che non viene in risposta a delle domande non è attendibile. Il punto di partenza è: Uno vuole conoscere se stesso».

    Se la coscienza sopravvive al corpo, dove va quando il corpo muore?
    «Un campo, una volta creato, esiste per sempre, ma lo scientismo non vuole sentir parlare di reincarnazione. Però, ci sono tanti studi su bambini che ricordano vite passate e conoscono lingue strane mai sentite. I bambini sono più vicini a realtà più profonde. Io stesso, a tre o quattro anni, dicevo: “Quando ero grande e bla bla bla…”, raccontavo cose di cui avevo memoria e che non potevo sapere. Naturalmente, venivo messo a tacere. Consideri che sono nato di fatto in era agricola: c’erano la guerra, le bombe, eravamo sfollati in campagna, era una comunità che parlava solo il dialetto veneto».

    Quanto scetticismo sta incontrando verso la sua teoria?
    «Finora, non ho sentito grandi critiche, ma immagino che si stiano preparando bene per attaccarmi più avanti».

    Come inventore è stato candidato al Nobel, come Fisico quantistico si dà speranze?
    «Il Nobel te lo danno quando la teoria è stata provata e io ho fatto partire un progetto che nei prossimi dieci anni mira a dimostrarla».

    Che esperimenti sta facendo?
    «Vari. Uno punta a dimostrare che le piante sono coscienti. Oggi, i più sono convinti che non lo sono perché non hanno il cervello».

    Dobbiamo temere l’intelligenza artificiale?
    «Credo che la mia teoria sia cruciale per non farci azzannare: se non capiamo che siamo di più dell’intelligenza artificiale, ne saremo fagocitati. La vera creatività viene da noi, ma c’è un movimento per farci credere che l’intelligenza artificiale è meglio di noi».

    E non lo è? Sa fare più cose di noi e più in fretta.
    «Non ha la coscienza e non l’avrà mai. Ma usata con intelligenza è utile. Se non sei competente e ti affidi all’Ia, accetti cavolate, perché l’Ia fa parecchi errori e bisogna saperli cogliere. Il rischio è che chi è più ricco di intelligenza, con l’Ia diventi più intelligente, mentre il povero di intelligenza diventa più povero. E questo è gravissimo perché ci sono più poveri che ricchi e quindi anche la democrazia è in pericolo. Infatti, i potenti vogliono controllare l’intelligenza artificiale per vendere di più e per manipolare le persone. La manipolazione è sottile, sempre più insidiosa. Guardi lo scientismo: spinge per convincerci che la realtà è fatta solo di materia e tutto il resto gli va dietro. E così, per esempio, finiamo per esaltare la competizione. Nella visione che io propongo, invece, c’è solo cooperazione, perché siamo parti intere di Uno e Uno non è competitivo, è cooperativo. Invece, abbiamo accettato il principio della sopravvivenza del più forte, del più adatto».

    Dai primi segnali, come stiamo usando l’Ia?
    «La prima evidenza è che i ragazzi si fanno fare i compiti dall’Ia, ma se uno la usa da scansafatiche, si condanna all’irrilevanza e, col tempo, si può fare a meno di lui».

    Che pensa di Elon Musk?
    «Preferisco stare fuori dal dibattito».

    Nel suo ultimo libro, «Oltre l’invisibile», edito da Mondadori, scrive che spera che questa sia l’era del risveglio spirituale dell’umanità e prevede un nuovo Rinascimento. Proprio ora, coi robot, l’intelligenza artificiale, tante guerre?
    «Forse proprio per quello che viviamo, vedo sempre più persone disposte ad accettare che siamo più di in corpo. Infatti, un mio video su Youtube in cui spiego che — come droni — siamo corpi eterodiretti da una coscienza che è altrove ha fatto più di due milioni di visualizzazioni in cinque mesi. Dieci anni fa, ne avrebbe fatte forse diecimila».

    Source: https://www.corriere.it/cronache/25_agosto_08/federico-faggin-intervista-bab0e738-df64-4171-a317-fd49be70cxlk.shtml
    Federico Faggin: «Inventai il touch screen: Steve Jobs lo voleva, rifiutai. Sono uscito dal mio corpo e ora so da dove veniamo» Federico Faggin, 83 anni, nato a Vicenza, è fisico, inventore e imprenditore Il fisico, inventore e imprenditore: «Una notte, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva» Di lui, Bill Gates ha detto: «Senza Federico Faggin, la Silicon Valley non si chiamerebbe così e sarebbe una semplice "valley"». Commento di Faggin, mentre ci accomodiamo nel salotto della sua casa di Vicenza dove niente è high tech, nemmeno il ventilatore: «Me lo ricordo ventenne, Bill Gates. Aveva appena fatto partire Microsoft. Era pepatello...». Si deve a quest’ottantatreenne gagliardo in camicia a quadri a maniche corte l’invenzione del microchip, che col silicio ha consentito la miniaturizzazione di miliardi di device, inaugurando l’era digitale e battezzando la valle che ne è stata la culla e dove lui ha vissuto dal 1968. Ed è stato lui a coinventare touch pad e touch screen. Ricorda: «Creammo il touch screen quando non esisteva nulla a cui applicarlo, poi uscirono i primi smartphone e lo presentai ai produttori di telefonini, ma per cinque o sei anni nessuno lo volle. Quindi, incontrai Steve Jobs, che capì. Lui era più immaginativo. Solo che chiese l’esclusiva e non gliela diedi. Allora, lui sviluppò il touch screen da solo e, quando uscì, fui contentissimo, perché aveva aperto il mercato e noi potevamo vendere il nostro a tutti gli altri». E quanti touch screen avete venduto? «Ma milioni e milioni al mese! Però avevo già iniziato le mie ricerche su Fisica quantistica e coscienza e, nel 2009, ho lasciato il business, creando poi una fondazione con mia moglie Elvia per dedicarmi interamente a questo». Estremizzo troppo se dico che rischia di dimostrare l’esistenza di Dio attraverso la Fisica quantistica? «Eviterei la parola Dio... Ogni religione definisce Dio in maniera diversa». Tutto nasce da quello che lei chiama «il risveglio». Che cos’è il «risveglio»? «Nel 1990, ero in vacanza, mi svegliai verso mezzanotte e, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore una carica di energia-amore mai provata prima. Era un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva. All’improvviso, quella luce esplose e riempì la stanza per abbracciare l’intero universo. Sentii che quella era la “sostanza” di cui tutto ciò che esiste è fatto. E sentii, con enorme sorpresa, che quella sostanza, quella luce, quell’amore ero io. Non solo, ma che tutti siamo questo amore, se ci apriamo alla possibilità di esperirlo». Non sospettò un’allucinazione? «Era troppo vera per esserlo, ma lì ho capito che la conoscenza deve passare attraverso un vissuto. Se qualcuno, prima, mi avesse raccontato la stessa esperienza, non l’avrei capita. È come spiegare il sapore di un frutto a uno che non l’ha mai assaggiato. Oggi, però, dopo trent’anni di ricerca spirituale, ogni giorno, conosco qualcuno che ha vissuto “il risveglio”». E semplifico troppo se dico che, alla base della sua teoria, prima viene la coscienza e poi il corpo? Che prima nasce il pensiero e poi la materia? «Non sono stato il primo a dirlo, ma il passo avanti è stato capire come la Fisica quantistica si possa spiegare partendo dall’esistenza della coscienza e del libero arbitrio. Noi, quando spieghiamo ciò che proviamo, usiamo parole, gesti, ma non ci è possibile trasferire tutto. Allo stesso modo, lo stato quantistico di un campo è privato ed è conoscibile solo in parte. Quindi, noi siamo un campo quantistico e la coscienza è un fenomeno quantistico perché ha tutte le caratteristiche dello stato puro quantistico: è ben definito, è privato e conoscibile solo dal sistema che è in quello stato. Ciò riflette esattamente la fenomenologia della nostra esperienza interiore. E affermare che noi siamo un campo quantistico ci consente di capire un’altra cosa per la quale i fisici non hanno trovato una ragione: il collasso della funzione d’onda». L’avverto che lei ha una laurea in Fisica, io no. «Parlo del fatto che la Fisica quantistica ci può dare le probabilità di ciò che potrà manifestarsi, ma non ci dirà mai cosa si manifesterà. L’esito finale, per i fisici, è casuale e non si sa perché. Invece, con questa teoria, l’impossibilità di previsione si spiega dicendo che un campo quantistico, essendo cosciente, è dotato di libero arbitrio. Questa conclusione, a cui sono arrivato collaborando col professor Giacomo Mauro D’Ariano, è molto plausibile, ma ci vorrà tempo affinché sia accettata: molti fisici non considerano coscienza e libero arbitrio parte della Fisica». Lei teorizza che tutto ciò che esiste è creato da Uno. Chi è «Uno»? «L’universo. Quello della Fisica è dinamico e olistico, cioè cambia di continuo e non è fatto di parti separabili, però, io aggiungo anche che “Uno vuole conoscere se stesso” e quindi introduco libero arbitrio e coscienza, perché, per voler conoscere se stesso, bisogna essere coscienti». E lei dice anche che noi siamo «unità di coscienza», parti di «Uno» con le sue stesse proprietà: sembra la storia di Dio che ci fa a sua immagine e somiglianza. «Esatto». Un «Uno» di pura luce e spirito, che genera energia e materia per potersi sperimentare in situazioni diverse ed evolvere? «Questo». Qual è l’intuizione che l’ha guidata? «Già in quella prima esperienza di risveglio, mi colpì che io fossi sia l’osservatore che l’osservato. Questo era folle, perché era come se non ci fosse separazione tra me e il mondo. Lì, ho intuito che la realtà è olografica, cioè è fatta di parti-tutto: ogni campo contiene l’essenza del tutto, esistiamo come parte di un intero. Non è facile dire di più di così». Nei suoi libri, lei descrive il corpo come diretto da una coscienza che è altrove, una sorta di anima che lo precede e gli sopravvive. Si è mai sperimentato in quella dimensione? «Una volta, ho esperito la mia coscienza ovunque: era dentro il corpo, ma anche fuori. Guardavo fuori dalla finestra e la mia coscienza era anche nel prato, negli alberi, nel fabbricato che avevo davanti, nel cielo. Ho sentito che sono un campo che esiste ovunque. Questa esperienza è stata diversa dall’altra che le ho raccontato. Stavolta, non ero più nella stanza in cui stavo fisicamente, ma ero dentro quello che vedevo». Altre esperienze? «In un’altra, la mia coscienza è proprio uscita dal corpo, ero tipo quello che si guardava dall’alto. Solo che ho avuto un po’ di paura e sono stato risucchiato subito dentro. Alcune esperienze le ho vissute con l’Holotropic Breathwork, una tecnica di respirazione. Non ho mai usato droghe. Molti praticano l’Artificial spirituality, ma un’esperienza che non viene in risposta a delle domande non è attendibile. Il punto di partenza è: Uno vuole conoscere se stesso». Se la coscienza sopravvive al corpo, dove va quando il corpo muore? «Un campo, una volta creato, esiste per sempre, ma lo scientismo non vuole sentir parlare di reincarnazione. Però, ci sono tanti studi su bambini che ricordano vite passate e conoscono lingue strane mai sentite. I bambini sono più vicini a realtà più profonde. Io stesso, a tre o quattro anni, dicevo: “Quando ero grande e bla bla bla…”, raccontavo cose di cui avevo memoria e che non potevo sapere. Naturalmente, venivo messo a tacere. Consideri che sono nato di fatto in era agricola: c’erano la guerra, le bombe, eravamo sfollati in campagna, era una comunità che parlava solo il dialetto veneto». Quanto scetticismo sta incontrando verso la sua teoria? «Finora, non ho sentito grandi critiche, ma immagino che si stiano preparando bene per attaccarmi più avanti». Come inventore è stato candidato al Nobel, come Fisico quantistico si dà speranze? «Il Nobel te lo danno quando la teoria è stata provata e io ho fatto partire un progetto che nei prossimi dieci anni mira a dimostrarla». Che esperimenti sta facendo? «Vari. Uno punta a dimostrare che le piante sono coscienti. Oggi, i più sono convinti che non lo sono perché non hanno il cervello». Dobbiamo temere l’intelligenza artificiale? «Credo che la mia teoria sia cruciale per non farci azzannare: se non capiamo che siamo di più dell’intelligenza artificiale, ne saremo fagocitati. La vera creatività viene da noi, ma c’è un movimento per farci credere che l’intelligenza artificiale è meglio di noi». E non lo è? Sa fare più cose di noi e più in fretta. «Non ha la coscienza e non l’avrà mai. Ma usata con intelligenza è utile. Se non sei competente e ti affidi all’Ia, accetti cavolate, perché l’Ia fa parecchi errori e bisogna saperli cogliere. Il rischio è che chi è più ricco di intelligenza, con l’Ia diventi più intelligente, mentre il povero di intelligenza diventa più povero. E questo è gravissimo perché ci sono più poveri che ricchi e quindi anche la democrazia è in pericolo. Infatti, i potenti vogliono controllare l’intelligenza artificiale per vendere di più e per manipolare le persone. La manipolazione è sottile, sempre più insidiosa. Guardi lo scientismo: spinge per convincerci che la realtà è fatta solo di materia e tutto il resto gli va dietro. E così, per esempio, finiamo per esaltare la competizione. Nella visione che io propongo, invece, c’è solo cooperazione, perché siamo parti intere di Uno e Uno non è competitivo, è cooperativo. Invece, abbiamo accettato il principio della sopravvivenza del più forte, del più adatto». Dai primi segnali, come stiamo usando l’Ia? «La prima evidenza è che i ragazzi si fanno fare i compiti dall’Ia, ma se uno la usa da scansafatiche, si condanna all’irrilevanza e, col tempo, si può fare a meno di lui». Che pensa di Elon Musk? «Preferisco stare fuori dal dibattito». Nel suo ultimo libro, «Oltre l’invisibile», edito da Mondadori, scrive che spera che questa sia l’era del risveglio spirituale dell’umanità e prevede un nuovo Rinascimento. Proprio ora, coi robot, l’intelligenza artificiale, tante guerre? «Forse proprio per quello che viviamo, vedo sempre più persone disposte ad accettare che siamo più di in corpo. Infatti, un mio video su Youtube in cui spiego che — come droni — siamo corpi eterodiretti da una coscienza che è altrove ha fatto più di due milioni di visualizzazioni in cinque mesi. Dieci anni fa, ne avrebbe fatte forse diecimila». Source: https://www.corriere.it/cronache/25_agosto_08/federico-faggin-intervista-bab0e738-df64-4171-a317-fd49be70cxlk.shtml
    WWW.CORRIERE.IT
    Federico Faggin: «Inventai il touch screen: Steve Jobs lo voleva, rifiutai. Sono uscito dal mio corpo e ora so da dove veniamo»
    Il fisico, inventore e imprenditore: «Una notte, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva»
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  • ENO / ALBARN & CO. – La musica colpisce ancora

    Se insisto a dire che la Cultura e l'Arte sono la "chiave" di lettura e riconciliazione delle parti nel mondo non è a caso. Perché a differenza di tanti fuffaguru, santoni del web o letterati moderni che devono per forza vendere e accedere alla categoria best seller, gli artisti operano su canoni emozionali e valori condivisi che riescono ad accomunare davvero le persone al di sopra dei soliti criteri politici. E questa non è sola e semplice ricerca di visibilità, perché una kermesse fatta di più interpreti di stili diversi che si unicorno per una performance di un giorno ha un valore maggiore di un comizio. Negli anni ’80 ringraziammo Bob Geldof che con il “Live Aid” lanciò insieme a una schiera di artisti un segnale storico per la lotta alla fame nel mondo. I problemi non sono cambiati purtroppo e si ritornerà di nuovo a Wembley. Magari con meno sfarzo e magniloquenza da anni ’80 ma con una musica che colpisce ancora e lancia i suoi segnali. Possiamo ritenerci fortunati che in questa metà di anni ’20 possiamo ancora contare su “gegnacci” come Brian Eno e Damon Albarn che, con la solita compostezza, occupano ora le prime pagine per un evento degno di nota.

    Il 17 settembre, Wembley Arena: Together For Palestine. Brian Eno e Damon Albarn guidano una lineup che mescola star globali (James Blake, Jamie xx, Bastille, Paloma Faith…) e voci palestinesi come Adnan Joubran, Faraj Suleiman e Nai Barghouti. L’obiettivo? Eno lo dice chiaro: «Gli artisti hanno sempre aiutato a denunciare le ingiustizie e a immaginare futuri migliori. È il momento di unirci, alzare la voce e riaffermare la nostra umanità condivisa».

    E poi Albarn, che davanti a Channel 4 News non si nasconde più: «Bisogna riconoscere il genocidio che avviene a Gaza. I palestinesi appartengono a quei territori, non si possono semplicemente cacciare via. Non è accettabile». Il musicista inglese già
    durante la promozione del nuovo progetto del collettivo Africa Express, Bahidorà, aveva inoltre espresso il desiderio di lavorare con musicisti palestinesi e israeliani: “Africa Express potrebbe andare in Palestina,” aveva detto. “Non è politica, è cultura. Vorrei andare anche in Israele per unire le persone”.

    Semplice e senza doppie interpretazioni.
    La musica non ha mai smesso di lanciare i suoi segnali nei decenni. Segnali e simboli che non si vogliono considerare forse con le dovute attenzioni e riguardi, relegando come sempre la cultura in un piano secondario.
    Per fortuna ci sono ancora personalità motivate e pronte e rialzare la testa oltre che il suono.
    La Cultura è la strada e l'arte è la sua forma più profonda e precisa per segnarne il percorso.
    Restiamo sintonizzati. Soprattutto col cervello. E che questi suoni arrivino alle orecchie da "mercante"del governante.

    #TogetherForPalestine #BrianEno #DamonAlbarn #MusicaPerLaPace #ArteAttivismo #CulturaResistenza #FreePalestine #StopWar #Wembley2025
    🎶 ENO / ALBARN & CO. – La musica colpisce ancora 🎤✊ Se insisto a dire che la Cultura e l'Arte sono la "chiave" di lettura e riconciliazione delle parti nel mondo non è a caso. Perché a differenza di tanti fuffaguru, santoni del web o letterati moderni che devono per forza vendere e accedere alla categoria best seller, gli artisti operano su canoni emozionali e valori condivisi che riescono ad accomunare davvero le persone al di sopra dei soliti criteri politici. E questa non è sola e semplice ricerca di visibilità, perché una kermesse fatta di più interpreti di stili diversi che si unicorno per una performance di un giorno ha un valore maggiore di un comizio. Negli anni ’80 ringraziammo Bob Geldof che con il “Live Aid” lanciò insieme a una schiera di artisti un segnale storico per la lotta alla fame nel mondo. I problemi non sono cambiati purtroppo e si ritornerà di nuovo a Wembley. Magari con meno sfarzo e magniloquenza da anni ’80 ma con una musica che colpisce ancora e lancia i suoi segnali. Possiamo ritenerci fortunati che in questa metà di anni ’20 possiamo ancora contare su “gegnacci” come Brian Eno e Damon Albarn che, con la solita compostezza, occupano ora le prime pagine per un evento degno di nota. Il 17 settembre, Wembley Arena: Together For Palestine. Brian Eno e Damon Albarn guidano una lineup che mescola star globali (James Blake, Jamie xx, Bastille, Paloma Faith…) e voci palestinesi come Adnan Joubran, Faraj Suleiman e Nai Barghouti. L’obiettivo? Eno lo dice chiaro: «Gli artisti hanno sempre aiutato a denunciare le ingiustizie e a immaginare futuri migliori. È il momento di unirci, alzare la voce e riaffermare la nostra umanità condivisa». E poi Albarn, che davanti a Channel 4 News non si nasconde più: «Bisogna riconoscere il genocidio che avviene a Gaza. I palestinesi appartengono a quei territori, non si possono semplicemente cacciare via. Non è accettabile». Il musicista inglese già durante la promozione del nuovo progetto del collettivo Africa Express, Bahidorà, aveva inoltre espresso il desiderio di lavorare con musicisti palestinesi e israeliani: “Africa Express potrebbe andare in Palestina,” aveva detto. “Non è politica, è cultura. Vorrei andare anche in Israele per unire le persone”. Semplice e senza doppie interpretazioni. La musica non ha mai smesso di lanciare i suoi segnali nei decenni. Segnali e simboli che non si vogliono considerare forse con le dovute attenzioni e riguardi, relegando come sempre la cultura in un piano secondario. Per fortuna ci sono ancora personalità motivate e pronte e rialzare la testa oltre che il suono. La Cultura è la strada e l'arte è la sua forma più profonda e precisa per segnarne il percorso. Restiamo sintonizzati. Soprattutto col cervello. E che questi suoni arrivino alle orecchie da "mercante"del governante. #TogetherForPalestine #BrianEno #DamonAlbarn #MusicaPerLaPace #ArteAttivismo #CulturaResistenza #FreePalestine #StopWar #Wembley2025
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  • LETTERA aperta del Dottor Andrea Stramezzi a Giorgia Meloni.

    Chiar.mo Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri, mi permetto di scrivere pubblicamente all’Eccellenza Vostra, sperando in una Sua cortese risposta.

    Sono passati quattro anni, da quando il 21 Luglio 2021, Il Premier Mario Draghi destinò forte e chiaro ai cittadini italiani un messaggio univoco e apodittico, quanto scientificamente falso, dandoci del tu, con tono paternalistico e patriarcale: “Non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire gli altri; se ti vaccini non ti ammali e non contagi gli altri”.

    Dopo le elezioni, il Governo è cambiato, ma in questi mille giorni dal Suo insediamento, On.Meloni, molte decisioni governative sul tema, hanno deluso gli italiani e soprattutto gli elettori di Lega e FdI.

    Mi riferisco ad alcune nomine di ex collaboratori di Speranza, del CTS o di vaccinisti convinti al vertice delle Autorità Sanitarie, che infatti continuano a raccomandare le vaccinazioni mRNA “anti” Covid, ormai in assenza di Pandemia o di focolai locali, persino nei bimbi piccoli e nelle gestanti, ignorando migliaia di pubblicazioni scientifiche che ne evidenziano la pericolosità, e che dimostrano una connessione della tossina (leggesi veleno) Spike vaccinale, all’importante aumento di decessi, di morti improvvise e di gravi patologie, fra i quali il cancro, le malattie autoimmuni, quelle cardio circolatorie, tra cui le miocarditi soprattutto nei giovani sportivi, le malattie neurologiche a livello delle piccole fibre e del SNC, etc.

    Anche le speranze riposte nella Commissione Parlamentare d’Inchiesta, di fare piena luce sulla inconsistenza scientifica alla base delle decisioni politiche, sono andate deluse.

    Non convocando e audendo, nonostante le molte promesse personali, alcuni medici “informati sui fatti”, la cui testimonianza (per la quale richiesta abbiamo consegnato al Presidente Lisei, 70mila firme di cittadini, di cui qualche migliaia di Medici e Associazioni) accompagnata da dati scientifici e clinici, sarebbe stata determinante, per additare e stigmatizzare come criminali molte decisioni politiche responsabili di averci privato della libertà (di passeggiare, di muoversi all’interno della Nazione, di andare a trovare figli o nonni a Natale, di andare a lavorare e persino di recarsi in chiesa per una Messa o per un funerale e dei diritti costituzionali, come quello del lavoro e del salario, quello di manifestare e di esprimere la propria opinione, dando mandato politico a tutti gli attori di negare le autopsie e addirittura di osteggiare le esistenti ed efficaci terapie domiciliari e ospedaliere, allo scopo di incutere paura, provocando, per colpa o per dolo, 190mila omicidi, poiché erano tutte morti evitabili (anche i centenari, con cinque copatologie, erano salvabili, come ho dimostrato io e molti altri colleghi salvandoli a casa e in Ospedale) per indurre i sudditi a correre agli hub vaccinali a inocularsi un pro-farmaco genico, che già sapevamo fosse INUTILE poiché le terapie esistevano, INEFFICACE, poiché il SARS-CoV-2 è un virus del raffreddore modificato in laboratorio e come quello naturale non potrà mai dare immunità da guarigione, di gregge e da vaccino, PERICOLOSO, perché realizzato in fretta con nuova tecnologia genica avendolo sperimentato solo per cinque settimane su pochi soggetti (senza poi divulgare che già prima della autorizzazione al commercio, oltre mille soggetti facenti parte dei trial erano deceduti).

    Nel 2020, quando sentivo parlare di ricerca di un vaccino, pensavo fossero solo ignoranti. Poi, quando è stato annunciato e ne abbiamo saputo di più, mi sono preoccupato.

    Ma soprattutto, a Gennaio 2021, quando le autorità sanitarie di tutto il mondo occidentale ancora parlavano di una dose + una di richiamo, mentre io, sul computer del Ministero Salute, ricevevo e-mail dell’OMS, di FDA, di EMA e di Ministeri analoghi di molte Nazioni, e vidi i dati degli ordini di acquisto dei sieri del Regno Unito e di Malta, dopo essere saltato in piedi, ho capito che era un disegno criminale globale, ben preparato.

    Con circa 60 Milioni di abitanti, il Regno Unito aveva già ordinato 500 Milioni di dosi, mentre Malta, con circa 500mila abitanti, 4 Milioni di dosi.

    A Gennaio 2020 avevano già deciso di farci 8 inoculazioni!

    Peccato che in Commissione, queste cose e molte altre, non potrà venire a dirvele nessuno, Sen. Lisei, e… Borghi, Bagnai, Bonguerrieri, Gemmato, Bignami, Gardini.

    Un altro atto, l’approvazione del nuovo Piano Pandemico Nazionale, pur specificando la necessità di approvazione del Parlamento, per norme liberticide anticostituzionali prima estese con DPCM, di fatti ha reso ripetibili e possibili, molti provvedimenti come lock-down e campagne vaccinali (che al terzo anno di Medicina insegnano non vadano mai fatte durante una epidemia o pandemia).

    Quindi, delusi e battaglieri, ci recammo in tanti a Giugno dello scorso anno, a Ginevra, per unirci a cittadini di molte Nazioni e protestare la nostra contrarietà, in occasione della 77ª Assemblea dell’OMS, che intendeva proporre con il proprio Piano Pandemico o in alternativa tramite le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale, di aumentare il proprio potere insindacabile, incrementandolo smisuratamente. rapinando parti importanti della sovranità degli Stati membri, con il pieno mandato al Direttore etiope di decidere da solo, chiuso nel suo ufficio, se nella tale Regione o Nazione fosse in atto una epidemia (non solo di malattia infettiva, ma anche se di natura sociale o climatica!!!), e quindi arrogarsi il potere di imporre un lockdown, un divieto di spostamento tra regioni, un obbligo vaccinale, i farmaci utilizzabili, il tipo di censura mediatica e delle pubblicazioni scientifiche e di asportare parti dei bilanci degli Stati, per contributo solidale.

    Adolfo era un bambino, a confronto di questo comunista, professionista del male, che tanto piace ai miliardari.

    Ebbene, come Lei sa, sul filo di lana della scadenza, solo due giorni fa, con la necessaria discrezione assoluta, per evitare che parti di maggioranza e opposizione, in accordo col colle, si mettessero di traverso, il Ministro Schillaci ha rigettato per iscritto tutte le modifiche previste al RSI.

    Sì, ora possiamo affermare che in qualcosa di importante, il Premier Meloni si è differenziato dal precedente, “vile affarista" (cit. Ex Presidente della Rebubblica , Cossiga).

    Abbiamo tirato in tanti un sospiro di sollievo, e siamo

    contenti di poterLa ringraziare sìnceramente, Premier Giorgia Meloni, e anche il suo Ministro Schillaci, il Governo e la maggioranza tutta, e in particolare alcuni parlamentari della Lega e di FdI, che hanno collaborato a ottenere, nel silenzio carbonaro, questo importante risultato.

    Ora, però, ci piacerebbe che non sia Ursula, a potersi sostituire a Tedros, con nuovi lacci e imposizioni UE, che sta già preparando per poterceli affibiare.

    Quindi, occhio, Signori, guardia alta.

    PS: Sarebbe chiedere troppo, che almeno una o due promesse elettorali venissero rispettate?

    Non so, a proposito di ridurre l'immigrazione, di eliminare masochistiche sanzioni alla Russia, magari investire in sanità e scuola e non in missili da regalare a un guerrafondaio, di progressiva uscita dall'UE e magari dall'Euro, così per buttarne lì qualcuna che avete fatto prima delle elezioni.

    Con Osservanza,

    porgo i saluti e l’augurio di un BUON lavoro.

    PS: a metà Maggio 2022, in occasione di un servizio di “Fuori dal Coro” relativo alla mia sospensione dall’Ordine dei Medici, Lei fu gentile a pubblicare sulla Sua pagina Fb, il video che mi riguardava e nel commento, giudicò “folle”, quella sospensione e dichiarò che FdI, sarebbe stata sempre al fianco di Medici come me, che andavano a curare e guarire a casa, le persone abbandonate.

    Ora Le chiedo sommessamente, se erano, come erano, provvedimenti sospensivi folli, non sarebbe il caso, di scrivere due righe in un Decreto Omnibus, che le rendano tutte nulle, in quanto contraddittorie, a causa della falsa narrazione pandemica?

    Sospensioni e radiazioni di Medici che hanno rispettato il Giuramento di Ippocrate e hanno fatto il loro dovere civico, sono ancora pendenti, su di noi.

    Non chiediamo medaglie, ma un poco di Giustizia, sì, per favore.

    Di Andrea Stramezzi


    Source: https://www.ilgiornaleditalia.it/news/politica/721652/vaccino-covid-4-anni-dallobbligo-imposto-da-draghi-lettera-aperta-a-meloni-sapevamo-tutti-fosse-inutile-inefficace-e-pericoloso.html?utm_source=facebook&utm_medium=messenger&utm_campaign=noibot

    https://x.com/AStramezzi/status/1947307725811024042
    LETTERA aperta del Dottor Andrea Stramezzi a Giorgia Meloni. Chiar.mo Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri, mi permetto di scrivere pubblicamente all’Eccellenza Vostra, sperando in una Sua cortese risposta. Sono passati quattro anni, da quando il 21 Luglio 2021, Il Premier Mario Draghi destinò forte e chiaro ai cittadini italiani un messaggio univoco e apodittico, quanto scientificamente falso, dandoci del tu, con tono paternalistico e patriarcale: “Non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire gli altri; se ti vaccini non ti ammali e non contagi gli altri”. Dopo le elezioni, il Governo è cambiato, ma in questi mille giorni dal Suo insediamento, On.Meloni, molte decisioni governative sul tema, hanno deluso gli italiani e soprattutto gli elettori di Lega e FdI. Mi riferisco ad alcune nomine di ex collaboratori di Speranza, del CTS o di vaccinisti convinti al vertice delle Autorità Sanitarie, che infatti continuano a raccomandare le vaccinazioni mRNA “anti” Covid, ormai in assenza di Pandemia o di focolai locali, persino nei bimbi piccoli e nelle gestanti, ignorando migliaia di pubblicazioni scientifiche che ne evidenziano la pericolosità, e che dimostrano una connessione della tossina (leggesi veleno) Spike vaccinale, all’importante aumento di decessi, di morti improvvise e di gravi patologie, fra i quali il cancro, le malattie autoimmuni, quelle cardio circolatorie, tra cui le miocarditi soprattutto nei giovani sportivi, le malattie neurologiche a livello delle piccole fibre e del SNC, etc. Anche le speranze riposte nella Commissione Parlamentare d’Inchiesta, di fare piena luce sulla inconsistenza scientifica alla base delle decisioni politiche, sono andate deluse. Non convocando e audendo, nonostante le molte promesse personali, alcuni medici “informati sui fatti”, la cui testimonianza (per la quale richiesta abbiamo consegnato al Presidente Lisei, 70mila firme di cittadini, di cui qualche migliaia di Medici e Associazioni) accompagnata da dati scientifici e clinici, sarebbe stata determinante, per additare e stigmatizzare come criminali molte decisioni politiche responsabili di averci privato della libertà (di passeggiare, di muoversi all’interno della Nazione, di andare a trovare figli o nonni a Natale, di andare a lavorare e persino di recarsi in chiesa per una Messa o per un funerale e dei diritti costituzionali, come quello del lavoro e del salario, quello di manifestare e di esprimere la propria opinione, dando mandato politico a tutti gli attori di negare le autopsie e addirittura di osteggiare le esistenti ed efficaci terapie domiciliari e ospedaliere, allo scopo di incutere paura, provocando, per colpa o per dolo, 190mila omicidi, poiché erano tutte morti evitabili (anche i centenari, con cinque copatologie, erano salvabili, come ho dimostrato io e molti altri colleghi salvandoli a casa e in Ospedale) per indurre i sudditi a correre agli hub vaccinali a inocularsi un pro-farmaco genico, che già sapevamo fosse INUTILE poiché le terapie esistevano, INEFFICACE, poiché il SARS-CoV-2 è un virus del raffreddore modificato in laboratorio e come quello naturale non potrà mai dare immunità da guarigione, di gregge e da vaccino, PERICOLOSO, perché realizzato in fretta con nuova tecnologia genica avendolo sperimentato solo per cinque settimane su pochi soggetti (senza poi divulgare che già prima della autorizzazione al commercio, oltre mille soggetti facenti parte dei trial erano deceduti). Nel 2020, quando sentivo parlare di ricerca di un vaccino, pensavo fossero solo ignoranti. Poi, quando è stato annunciato e ne abbiamo saputo di più, mi sono preoccupato. Ma soprattutto, a Gennaio 2021, quando le autorità sanitarie di tutto il mondo occidentale ancora parlavano di una dose + una di richiamo, mentre io, sul computer del Ministero Salute, ricevevo e-mail dell’OMS, di FDA, di EMA e di Ministeri analoghi di molte Nazioni, e vidi i dati degli ordini di acquisto dei sieri del Regno Unito e di Malta, dopo essere saltato in piedi, ho capito che era un disegno criminale globale, ben preparato. Con circa 60 Milioni di abitanti, il Regno Unito aveva già ordinato 500 Milioni di dosi, mentre Malta, con circa 500mila abitanti, 4 Milioni di dosi. A Gennaio 2020 avevano già deciso di farci 8 inoculazioni! Peccato che in Commissione, queste cose e molte altre, non potrà venire a dirvele nessuno, Sen. Lisei, e… Borghi, Bagnai, Bonguerrieri, Gemmato, Bignami, Gardini. Un altro atto, l’approvazione del nuovo Piano Pandemico Nazionale, pur specificando la necessità di approvazione del Parlamento, per norme liberticide anticostituzionali prima estese con DPCM, di fatti ha reso ripetibili e possibili, molti provvedimenti come lock-down e campagne vaccinali (che al terzo anno di Medicina insegnano non vadano mai fatte durante una epidemia o pandemia). Quindi, delusi e battaglieri, ci recammo in tanti a Giugno dello scorso anno, a Ginevra, per unirci a cittadini di molte Nazioni e protestare la nostra contrarietà, in occasione della 77ª Assemblea dell’OMS, che intendeva proporre con il proprio Piano Pandemico o in alternativa tramite le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale, di aumentare il proprio potere insindacabile, incrementandolo smisuratamente. rapinando parti importanti della sovranità degli Stati membri, con il pieno mandato al Direttore etiope di decidere da solo, chiuso nel suo ufficio, se nella tale Regione o Nazione fosse in atto una epidemia (non solo di malattia infettiva, ma anche se di natura sociale o climatica!!!), e quindi arrogarsi il potere di imporre un lockdown, un divieto di spostamento tra regioni, un obbligo vaccinale, i farmaci utilizzabili, il tipo di censura mediatica e delle pubblicazioni scientifiche e di asportare parti dei bilanci degli Stati, per contributo solidale. Adolfo era un bambino, a confronto di questo comunista, professionista del male, che tanto piace ai miliardari. Ebbene, come Lei sa, sul filo di lana della scadenza, solo due giorni fa, con la necessaria discrezione assoluta, per evitare che parti di maggioranza e opposizione, in accordo col colle, si mettessero di traverso, il Ministro Schillaci ha rigettato per iscritto tutte le modifiche previste al RSI. Sì, ora possiamo affermare che in qualcosa di importante, il Premier Meloni si è differenziato dal precedente, “vile affarista" (cit. Ex Presidente della Rebubblica , Cossiga). Abbiamo tirato in tanti un sospiro di sollievo, e siamo contenti di poterLa ringraziare sìnceramente, Premier Giorgia Meloni, e anche il suo Ministro Schillaci, il Governo e la maggioranza tutta, e in particolare alcuni parlamentari della Lega e di FdI, che hanno collaborato a ottenere, nel silenzio carbonaro, questo importante risultato. Ora, però, ci piacerebbe che non sia Ursula, a potersi sostituire a Tedros, con nuovi lacci e imposizioni UE, che sta già preparando per poterceli affibiare. Quindi, occhio, Signori, guardia alta. PS: Sarebbe chiedere troppo, che almeno una o due promesse elettorali venissero rispettate? Non so, a proposito di ridurre l'immigrazione, di eliminare masochistiche sanzioni alla Russia, magari investire in sanità e scuola e non in missili da regalare a un guerrafondaio, di progressiva uscita dall'UE e magari dall'Euro, così per buttarne lì qualcuna che avete fatto prima delle elezioni. Con Osservanza, porgo i saluti e l’augurio di un BUON lavoro. PS: a metà Maggio 2022, in occasione di un servizio di “Fuori dal Coro” relativo alla mia sospensione dall’Ordine dei Medici, Lei fu gentile a pubblicare sulla Sua pagina Fb, il video che mi riguardava e nel commento, giudicò “folle”, quella sospensione e dichiarò che FdI, sarebbe stata sempre al fianco di Medici come me, che andavano a curare e guarire a casa, le persone abbandonate. Ora Le chiedo sommessamente, se erano, come erano, provvedimenti sospensivi folli, non sarebbe il caso, di scrivere due righe in un Decreto Omnibus, che le rendano tutte nulle, in quanto contraddittorie, a causa della falsa narrazione pandemica? Sospensioni e radiazioni di Medici che hanno rispettato il Giuramento di Ippocrate e hanno fatto il loro dovere civico, sono ancora pendenti, su di noi. Non chiediamo medaglie, ma un poco di Giustizia, sì, per favore. Di Andrea Stramezzi Source: https://www.ilgiornaleditalia.it/news/politica/721652/vaccino-covid-4-anni-dallobbligo-imposto-da-draghi-lettera-aperta-a-meloni-sapevamo-tutti-fosse-inutile-inefficace-e-pericoloso.html?utm_source=facebook&utm_medium=messenger&utm_campaign=noibot https://x.com/AStramezzi/status/1947307725811024042
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  • Francesca Albanese sanzionata dagli Usa | Il paradosso? Dal nuovo Raìs della Siria al macellaio Duterte: ecco tutti i criminali risparmiati dalla Casa Bianca
    di Gianni Rosini
    Per la relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina misure come era successo per Osama Bin Laden e il Chapo Guzman. Ma è la lista di chi non ha subito ritorsioni che dimostra come nel sistema americano non tutti i criminali vengano puniti...

    Le sanzioni americane sono spesso considerate il discrimine per decidere chi debba essere considerato un “cattivo”, il metodo condiviso per dividere il mondo tra chi si comporta in maniera accettabile e chi, invece, deve essere condannato all’isolamento. In effetti, se si scorre la lista di coloro che negli anni sono stati colpiti da questo provvedimento, che di recente ha aggiunto anche il nome della relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, Francesca Albanese, si trovano soggetti tutt’altro che rispettabili, tra terroristi come Osama bin Laden, narcotrafficanti alla Joaquin El Chapo Guzmán, signori della guerra come Joseph Kony o dittatori sanguinari del calibro di Kim Jong-un.

    Che terribile crimine ha commesso, quindi, Francesca Albanese per ritrovarsi in compagnia di questi soggetti? Dopo l’annuncio da parte del segretario di Stato americano, Marco Rubio, lei ha reagito con ironia: “È un record, sono la prima persona dell’Onu a cui è successo. Per cosa? Per aver denunciato un genocidio? Per aver documentato un sistema? Mi sanzionano, ma non mi hanno mai contestato i fatti”. E ha poi contrattaccato: “Le sanzioni funzioneranno solo se le persone saranno spaventate e smetteranno di impegnarsi. Voglio ricordare a tutti che il motivo per cui vengono imposte queste sanzioni è la ricerca della giustizia“.

    Le ritorsioni contro la relatrice italiana racchiudono una verità importante, la stessa già affiorata dopo che lo stesso provvedimento aveva colpito o l’ex procuratrice capo della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda, che indagava sui crimini americani e britannici in Afghanistan o i giudici della Cpi che hanno spiccato un mandato d’arresto nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e del suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, con l’accusa di crimini di guerra: le sanzioni americane non colpiscono i cattivi del mondo, ma solo coloro che sono considerati dalla Casa Bianca nemici di Washington o dei suoi alleati. Per capirlo non si deve guardare ai nomi contenuti in questo speciale girone dell’inferno del XXI secolo. Al contrario, si devono cercare quelli di chi in quella lista non appare. Ecco qualche esempio.

    Source: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/13/sanzioni-usa-criminali-risparmiati-albanese-news/8058221/
    Francesca Albanese sanzionata dagli Usa | Il paradosso? Dal nuovo Raìs della Siria al macellaio Duterte: ecco tutti i criminali risparmiati dalla Casa Bianca di Gianni Rosini Per la relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina misure come era successo per Osama Bin Laden e il Chapo Guzman. Ma è la lista di chi non ha subito ritorsioni che dimostra come nel sistema americano non tutti i criminali vengano puniti... Le sanzioni americane sono spesso considerate il discrimine per decidere chi debba essere considerato un “cattivo”, il metodo condiviso per dividere il mondo tra chi si comporta in maniera accettabile e chi, invece, deve essere condannato all’isolamento. In effetti, se si scorre la lista di coloro che negli anni sono stati colpiti da questo provvedimento, che di recente ha aggiunto anche il nome della relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, Francesca Albanese, si trovano soggetti tutt’altro che rispettabili, tra terroristi come Osama bin Laden, narcotrafficanti alla Joaquin El Chapo Guzmán, signori della guerra come Joseph Kony o dittatori sanguinari del calibro di Kim Jong-un. Che terribile crimine ha commesso, quindi, Francesca Albanese per ritrovarsi in compagnia di questi soggetti? Dopo l’annuncio da parte del segretario di Stato americano, Marco Rubio, lei ha reagito con ironia: “È un record, sono la prima persona dell’Onu a cui è successo. Per cosa? Per aver denunciato un genocidio? Per aver documentato un sistema? Mi sanzionano, ma non mi hanno mai contestato i fatti”. E ha poi contrattaccato: “Le sanzioni funzioneranno solo se le persone saranno spaventate e smetteranno di impegnarsi. Voglio ricordare a tutti che il motivo per cui vengono imposte queste sanzioni è la ricerca della giustizia“. Le ritorsioni contro la relatrice italiana racchiudono una verità importante, la stessa già affiorata dopo che lo stesso provvedimento aveva colpito o l’ex procuratrice capo della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda, che indagava sui crimini americani e britannici in Afghanistan o i giudici della Cpi che hanno spiccato un mandato d’arresto nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e del suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, con l’accusa di crimini di guerra: le sanzioni americane non colpiscono i cattivi del mondo, ma solo coloro che sono considerati dalla Casa Bianca nemici di Washington o dei suoi alleati. Per capirlo non si deve guardare ai nomi contenuti in questo speciale girone dell’inferno del XXI secolo. Al contrario, si devono cercare quelli di chi in quella lista non appare. Ecco qualche esempio. Source: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/13/sanzioni-usa-criminali-risparmiati-albanese-news/8058221/
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    Sanzioni USA a Francesca Albanese e i criminali che invece restano impuniti
    Dagli ex terroristi ai dittatori sanguinari: ecco chi Washington non colpisce con sanzioni, mentre le impone alla relatrice ONU
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  • QUESTO È L'EFFETTO SALA!!!
    Milano, i negozi chiudono e gli abitanti si spostano: esiste una ricetta contro la «londrizzazione» dei prezzi? La palla passa (davvero) alla politica
    Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso.

    Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso

    La chiamano «decommercializzazione», sulla scia della deindustrializzazione. In pratica, le saracinesche si abbassano, le botteghe spariscono, i centri storici si spopolano. Le cause sono note. I salari reali degli italiani sono calati del 7,5 per cento dal 2021. Son finiti i soldi. E quei pochi che ci sono, si spendono nei grandi centri commerciali, o meglio, nei discount. O ancora sulle grandi piattaforme online, voraci idrovore del commercio. I grandi fondi di investimenti acquistano interi palazzi e danno le carte: se non stai ai loro prezzi folli, te ne puoi andare. E al tuo posto, avanza una teoria infinita di b&b. Milano, come sempre, è all’avanguardia: nella sperequazione tra ricchi e poveri, nella «londrizzazione» dei prezzi, nel diradarsi dei negozi strozzati dagli affitti e nella fuga degli abitanti, in cerca di aria migliore e più economica.

    In 50 anni le quotazioni delle case sono salite di 35 volte. Così anche il numero dei super ricchi: ci sono in città 115 mila milionari e 17 miliardari. E gli altri? Sopravvivono. Vanno a vivere in montagna o sul lago oppure si danno al pendolarismo lavorativo, con l’aiuto di quel che rimane dello smart working. Manfredi Catella, re dei grattacieli, suggeriva di andare a vivere a Genova: con l’alta velocità ce la si farà in soli 40 minuti, anche se poi bisogna pagarli i treni.
    Ma si può far qualcosa contro questo scenario apocalittico? In effetti sì, ci sarebbe qualcuno deputato a intervenire: la politica.

    Che però non sembra avere questa priorità. Eppure non si può credere che si accetti la deriva attuale. Perché poi questi poveri turisti, cosa ci verranno a fare in città svuotate e deserte? Andranno al discount a comprare le buste d’insalata? Le città vivono anche e soprattutto della presenza capillare di un commercio a misura d’uomo, per strade che sanno alternare pasticcerie e boutique di moda, wine bar e botteghe artigianali. Non è passatismo, non è il solito refrain «piccolo è bello», è la ricerca di quell’equilibrio, di quell’armonia che rende ricche e vivibili le nostre città.

    A Milano la speculazione rischia di trasformarsi in una bolla e in un boomerang per gli stessi affaristi. E allora i governi dovrebbero intervenire con sgravi fiscali e i sindaci potrebbero inaugurare una politica di agevolazione per gli esercizi commerciali, abbattendo la ragnatela di lacci e lacciuoli imposti da una politica indifferente e da una burocrazia ottusa. Le regole che servono, poche e chiare, dovranno presiedere al controllo del territorio. Per bloccare la gentrificazione selvaggia di alcune zone (via Melzo ha più locali che abitanti) e per favorire una ripartizione più equa di negozi e attività (senza dimenticare le periferie, naturalmente, che soffrono per altri motivi). Si può fare molto: introdurre meccanismi per calmierare gli affitti, sostenere il piccolo commercio, valorizzare i centri storici, tutelare alcune attività. Insomma, si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso.

    https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_12/milano-i-negozi-chiudono-e-gli-abitanti-si-spostano-esiste-una-ricetta-contro-la-londrizzazione-dei-prezzi-la-palla-passa-47ca34ed-7d4f-45a1-82e1-d9bbc2311xlk_amp.shtml
    QUESTO È L'EFFETTO SALA!!! Milano, i negozi chiudono e gli abitanti si spostano: esiste una ricetta contro la «londrizzazione» dei prezzi? La palla passa (davvero) alla politica Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso. Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso La chiamano «decommercializzazione», sulla scia della deindustrializzazione. In pratica, le saracinesche si abbassano, le botteghe spariscono, i centri storici si spopolano. Le cause sono note. I salari reali degli italiani sono calati del 7,5 per cento dal 2021. Son finiti i soldi. E quei pochi che ci sono, si spendono nei grandi centri commerciali, o meglio, nei discount. O ancora sulle grandi piattaforme online, voraci idrovore del commercio. I grandi fondi di investimenti acquistano interi palazzi e danno le carte: se non stai ai loro prezzi folli, te ne puoi andare. E al tuo posto, avanza una teoria infinita di b&b. Milano, come sempre, è all’avanguardia: nella sperequazione tra ricchi e poveri, nella «londrizzazione» dei prezzi, nel diradarsi dei negozi strozzati dagli affitti e nella fuga degli abitanti, in cerca di aria migliore e più economica. In 50 anni le quotazioni delle case sono salite di 35 volte. Così anche il numero dei super ricchi: ci sono in città 115 mila milionari e 17 miliardari. E gli altri? Sopravvivono. Vanno a vivere in montagna o sul lago oppure si danno al pendolarismo lavorativo, con l’aiuto di quel che rimane dello smart working. Manfredi Catella, re dei grattacieli, suggeriva di andare a vivere a Genova: con l’alta velocità ce la si farà in soli 40 minuti, anche se poi bisogna pagarli i treni. Ma si può far qualcosa contro questo scenario apocalittico? In effetti sì, ci sarebbe qualcuno deputato a intervenire: la politica. Che però non sembra avere questa priorità. Eppure non si può credere che si accetti la deriva attuale. Perché poi questi poveri turisti, cosa ci verranno a fare in città svuotate e deserte? Andranno al discount a comprare le buste d’insalata? Le città vivono anche e soprattutto della presenza capillare di un commercio a misura d’uomo, per strade che sanno alternare pasticcerie e boutique di moda, wine bar e botteghe artigianali. Non è passatismo, non è il solito refrain «piccolo è bello», è la ricerca di quell’equilibrio, di quell’armonia che rende ricche e vivibili le nostre città. A Milano la speculazione rischia di trasformarsi in una bolla e in un boomerang per gli stessi affaristi. E allora i governi dovrebbero intervenire con sgravi fiscali e i sindaci potrebbero inaugurare una politica di agevolazione per gli esercizi commerciali, abbattendo la ragnatela di lacci e lacciuoli imposti da una politica indifferente e da una burocrazia ottusa. Le regole che servono, poche e chiare, dovranno presiedere al controllo del territorio. Per bloccare la gentrificazione selvaggia di alcune zone (via Melzo ha più locali che abitanti) e per favorire una ripartizione più equa di negozi e attività (senza dimenticare le periferie, naturalmente, che soffrono per altri motivi). Si può fare molto: introdurre meccanismi per calmierare gli affitti, sostenere il piccolo commercio, valorizzare i centri storici, tutelare alcune attività. Insomma, si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso. https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_12/milano-i-negozi-chiudono-e-gli-abitanti-si-spostano-esiste-una-ricetta-contro-la-londrizzazione-dei-prezzi-la-palla-passa-47ca34ed-7d4f-45a1-82e1-d9bbc2311xlk_amp.shtml
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  • Michael Yeadon, ex vicepresidente della Pfizer:
    Ecco perché tutti i vaccini sono veleni inutili

    "Se si [iniettano] piccole dosi di proteine estranee in una persona a distanza di due settimane, questa diventa violentemente e permanentemente allergica a quella sostanza".

    "Queste persone diaboliche hanno inserito componenti in [tutti] i vaccini somministrati ai vostri figli e che forse avete ricevuto anche voi [in modo da] sensibilizzarvi a ogni singolo alimento di base".

    L'ex vicepresidente della Pfizer Michael Yeadon descrive, durante un'intervista con Oracle Films pubblicata su Rumble il 3 luglio 2025, una ricerca condotta dalla dirigente in pensione del settore ricerca e sviluppo farmaceutico Sasha Latypova e dalla scrittrice e assistente legale Katherine Watt, che rivela perché tutti i "vaccini" non sono altro che veleni.

    Michael Yeadon, former vice president of Pfizer:
    This is why all vaccines are useless poisons

    “If you [inject] small doses of foreign proteins into a person two weeks later, they become violently and permanently allergic to that substance.”

    “These evil people have inserted components into [all] the vaccines given to your children and that perhaps you have also received [so as to] sensitize you to every single staple food.”

    Former Pfizer Vice President Michael Yeadon describes, during an interview with Oracle Films published in Rumble on July 3, 2025, research conducted by retired pharmaceutical R&D executive Sasha Latypova and writer and legal assistant Katherine Watt that reveals why all "vaccines" are nothing more than poisons.
    Michael Yeadon, ex vicepresidente della Pfizer: Ecco perché tutti i vaccini sono veleni inutili "Se si [iniettano] piccole dosi di proteine estranee in una persona a distanza di due settimane, questa diventa violentemente e permanentemente allergica a quella sostanza". "Queste persone diaboliche hanno inserito componenti in [tutti] i vaccini somministrati ai vostri figli e che forse avete ricevuto anche voi [in modo da] sensibilizzarvi a ogni singolo alimento di base". L'ex vicepresidente della Pfizer Michael Yeadon descrive, durante un'intervista con Oracle Films pubblicata su Rumble il 3 luglio 2025, una ricerca condotta dalla dirigente in pensione del settore ricerca e sviluppo farmaceutico Sasha Latypova e dalla scrittrice e assistente legale Katherine Watt, che rivela perché tutti i "vaccini" non sono altro che veleni. Michael Yeadon, former vice president of Pfizer: This is why all vaccines are useless poisons “If you [inject] small doses of foreign proteins into a person two weeks later, they become violently and permanently allergic to that substance.” “These evil people have inserted components into [all] the vaccines given to your children and that perhaps you have also received [so as to] sensitize you to every single staple food.” Former Pfizer Vice President Michael Yeadon describes, during an interview with Oracle Films published in Rumble on July 3, 2025, research conducted by retired pharmaceutical R&D executive Sasha Latypova and writer and legal assistant Katherine Watt that reveals why all "vaccines" are nothing more than poisons.
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  • Francesca Albanese, relatrice ONU, denuncia in un suo ultimo rapporto ( notizia da Il Manifesto di ieri ) la partecipazione all' economia del genocidio in Palestina da parte di molte aziende alimentari, non solo di questo comparto, fra le quali le italiane non sono seconde a nessuna .
    Fare affari con lo Stato di Israele non suscita perplessità, dubbi, mal di testa, problemi di coscienza....in fondo si creano posti di lavoro.
    L' ultimo rapporto della Relatrice ONU ," Dall' economia dell' occupazione all' economia del genocidio", è incentrato su mille aziende, si annoverano anche università ( quella di Edimburgo) , centri di ricerca ( il MIT, così come fiori all' occhiello del nostro made in Italy la Leonardo ( chissà che pianti di contentezza per la presidente del Consiglio,
    donna, mamma, italiana e ...."cristiana" Giorgia Meloni), Google, Amazon, Black Rock... Caterpillar, produttrice dei famosi famigerati bulldozer impiegati per abbattere le abitazioni palestinesi....
    " Tutti loro, dichiara la Relatrice Francesca Albanese, hanno contribuito a violare il diritto di un popolo all' autodeterminazione, a favorire le politiche di annessione dei territori palestinesi e a promuovere l' occupazione, i crimini di appartheid e di genocidio. Leggi penali e civili di differenti giurisdizioni potrebbero essere invocate per accusare in tutta onestà e imparzialità le entità aziendali, altrettanto tutte le altre operanti in altri comparti merceologici, di co - responsabilitá.
    Balocco, Ferrero, Bauli, Pan Ducale, Colussi, Balconi...sono alcuni marchi di aziende che commerciano con lo Stato di Israele.....Cosa risponderebbero i loro alti dirigenti?
    " Commerciamo con i burberi sionisti confidando di placare un poco la loro ira con i nostri prodotti dolciari ".
    E le maestranze..?
    Francesca Albanese, relatrice ONU, denuncia in un suo ultimo rapporto ( notizia da Il Manifesto di ieri ) la partecipazione all' economia del genocidio in Palestina da parte di molte aziende alimentari, non solo di questo comparto, fra le quali le italiane non sono seconde a nessuna . Fare affari con lo Stato di Israele non suscita perplessità, dubbi, mal di testa, problemi di coscienza....in fondo si creano posti di lavoro. L' ultimo rapporto della Relatrice ONU ," Dall' economia dell' occupazione all' economia del genocidio", è incentrato su mille aziende, si annoverano anche università ( quella di Edimburgo) , centri di ricerca ( il MIT, così come fiori all' occhiello del nostro made in Italy la Leonardo ( chissà che pianti di contentezza per la presidente del Consiglio, donna, mamma, italiana e ...."cristiana" Giorgia Meloni), Google, Amazon, Black Rock... Caterpillar, produttrice dei famosi famigerati bulldozer impiegati per abbattere le abitazioni palestinesi.... " Tutti loro, dichiara la Relatrice Francesca Albanese, hanno contribuito a violare il diritto di un popolo all' autodeterminazione, a favorire le politiche di annessione dei territori palestinesi e a promuovere l' occupazione, i crimini di appartheid e di genocidio. Leggi penali e civili di differenti giurisdizioni potrebbero essere invocate per accusare in tutta onestà e imparzialità le entità aziendali, altrettanto tutte le altre operanti in altri comparti merceologici, di co - responsabilitá. Balocco, Ferrero, Bauli, Pan Ducale, Colussi, Balconi...sono alcuni marchi di aziende che commerciano con lo Stato di Israele.....Cosa risponderebbero i loro alti dirigenti? " Commerciamo con i burberi sionisti confidando di placare un poco la loro ira con i nostri prodotti dolciari ". E le maestranze..?
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  • Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele.

    https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/

    Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria".

    Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori.

    Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti".

    Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran.

    Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli"

    Here’s the English translation of your text:

    Eng Version

    On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist.

    [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/)

    While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management."

    Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories.

    Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals."

    This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran.

    For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140:
    "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples."


    https://t.me/canalemiracolomilano
    Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele. https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/ 👉 Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria". Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori. Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti". 👉 Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran. Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento 👉 Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli" Here’s the English translation of your text: Eng Version On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist. [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/) 👉 While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management." Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories. Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals." 👉 This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran. For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140: "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples." https://t.me/canalemiracolomilano
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  • Stop War on Journalism | Piazza dei Mercanti, Milano
    24 Giugno 2025

    Oggi abbiamo dato voce a un’urgenza che non può più essere ignorata:
    la ricerca della verità come atto politico
    l’attacco sistematico al giornalismo libero, nei conflitti armati e nelle nostre democrazie

    Post completo + reportage:

    https://www.facebook.com/share/p/18q7BwYe5Y/

    #StopWarOnJournalism
    #JulianAssange
    #LibertàDiStampa
    #VeritàEDemocrazia
    #DirittiUmani
    #NoCensura
    #GiornalismoLibero
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    🎥🕊️ Stop War on Journalism | 📍 Piazza dei Mercanti, Milano 🗓️ 24 Giugno 2025 Oggi abbiamo dato voce a un’urgenza che non può più essere ignorata: 🔎 la ricerca della verità come atto politico 📛 l’attacco sistematico al giornalismo libero, nei conflitti armati e nelle nostre democrazie 📷 Post completo + reportage: https://www.facebook.com/share/p/18q7BwYe5Y/ #StopWarOnJournalism #JulianAssange #LibertàDiStampa #VeritàEDemocrazia #DirittiUmani #NoCensura #GiornalismoLibero #FreedomOfThePress #PeaceThroughTruth
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