• Your Sexual Life Can Be Improved With Fildena 120
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  • LA RUSSIA NON È MIO NEMICO..

    ANDATEVELO A PRENDERE IN QUEL POSTO.
    Direttore d'orchestra russo a Caserta, l'Ue "avvisa" De Luca: "Non va dato spazio ad artisti che sostengono Putin" - Il Fatto Quotidiano
    La Commissione europea interviene sul caso del direttore d'orchestra filoputiniano invitato alla Reggia di Caserta
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/12/gergiev-reggia-caserta-ue-putin-news/8059746/
    LA RUSSIA NON È MIO NEMICO.. ANDATEVELO A PRENDERE IN QUEL POSTO. Direttore d'orchestra russo a Caserta, l'Ue "avvisa" De Luca: "Non va dato spazio ad artisti che sostengono Putin" - Il Fatto Quotidiano La Commissione europea interviene sul caso del direttore d'orchestra filoputiniano invitato alla Reggia di Caserta https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/12/gergiev-reggia-caserta-ue-putin-news/8059746/
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    Direttore d'orchestra russo a Caserta, l'Ue "avvisa" De Luca: "Non va dato spazio ad artisti che sostengono Putin" - Il Fatto Quotidiano
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  • QUESTO È L'EFFETTO SALA!!!
    Milano, i negozi chiudono e gli abitanti si spostano: esiste una ricetta contro la «londrizzazione» dei prezzi? La palla passa (davvero) alla politica
    Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso.

    Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso

    La chiamano «decommercializzazione», sulla scia della deindustrializzazione. In pratica, le saracinesche si abbassano, le botteghe spariscono, i centri storici si spopolano. Le cause sono note. I salari reali degli italiani sono calati del 7,5 per cento dal 2021. Son finiti i soldi. E quei pochi che ci sono, si spendono nei grandi centri commerciali, o meglio, nei discount. O ancora sulle grandi piattaforme online, voraci idrovore del commercio. I grandi fondi di investimenti acquistano interi palazzi e danno le carte: se non stai ai loro prezzi folli, te ne puoi andare. E al tuo posto, avanza una teoria infinita di b&b. Milano, come sempre, è all’avanguardia: nella sperequazione tra ricchi e poveri, nella «londrizzazione» dei prezzi, nel diradarsi dei negozi strozzati dagli affitti e nella fuga degli abitanti, in cerca di aria migliore e più economica.

    In 50 anni le quotazioni delle case sono salite di 35 volte. Così anche il numero dei super ricchi: ci sono in città 115 mila milionari e 17 miliardari. E gli altri? Sopravvivono. Vanno a vivere in montagna o sul lago oppure si danno al pendolarismo lavorativo, con l’aiuto di quel che rimane dello smart working. Manfredi Catella, re dei grattacieli, suggeriva di andare a vivere a Genova: con l’alta velocità ce la si farà in soli 40 minuti, anche se poi bisogna pagarli i treni.
    Ma si può far qualcosa contro questo scenario apocalittico? In effetti sì, ci sarebbe qualcuno deputato a intervenire: la politica.

    Che però non sembra avere questa priorità. Eppure non si può credere che si accetti la deriva attuale. Perché poi questi poveri turisti, cosa ci verranno a fare in città svuotate e deserte? Andranno al discount a comprare le buste d’insalata? Le città vivono anche e soprattutto della presenza capillare di un commercio a misura d’uomo, per strade che sanno alternare pasticcerie e boutique di moda, wine bar e botteghe artigianali. Non è passatismo, non è il solito refrain «piccolo è bello», è la ricerca di quell’equilibrio, di quell’armonia che rende ricche e vivibili le nostre città.

    A Milano la speculazione rischia di trasformarsi in una bolla e in un boomerang per gli stessi affaristi. E allora i governi dovrebbero intervenire con sgravi fiscali e i sindaci potrebbero inaugurare una politica di agevolazione per gli esercizi commerciali, abbattendo la ragnatela di lacci e lacciuoli imposti da una politica indifferente e da una burocrazia ottusa. Le regole che servono, poche e chiare, dovranno presiedere al controllo del territorio. Per bloccare la gentrificazione selvaggia di alcune zone (via Melzo ha più locali che abitanti) e per favorire una ripartizione più equa di negozi e attività (senza dimenticare le periferie, naturalmente, che soffrono per altri motivi). Si può fare molto: introdurre meccanismi per calmierare gli affitti, sostenere il piccolo commercio, valorizzare i centri storici, tutelare alcune attività. Insomma, si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso.

    https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_12/milano-i-negozi-chiudono-e-gli-abitanti-si-spostano-esiste-una-ricetta-contro-la-londrizzazione-dei-prezzi-la-palla-passa-47ca34ed-7d4f-45a1-82e1-d9bbc2311xlk_amp.shtml
    QUESTO È L'EFFETTO SALA!!! Milano, i negozi chiudono e gli abitanti si spostano: esiste una ricetta contro la «londrizzazione» dei prezzi? La palla passa (davvero) alla politica Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso. Prezzi calmierati, sostegno del piccolo commercio: si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso La chiamano «decommercializzazione», sulla scia della deindustrializzazione. In pratica, le saracinesche si abbassano, le botteghe spariscono, i centri storici si spopolano. Le cause sono note. I salari reali degli italiani sono calati del 7,5 per cento dal 2021. Son finiti i soldi. E quei pochi che ci sono, si spendono nei grandi centri commerciali, o meglio, nei discount. O ancora sulle grandi piattaforme online, voraci idrovore del commercio. I grandi fondi di investimenti acquistano interi palazzi e danno le carte: se non stai ai loro prezzi folli, te ne puoi andare. E al tuo posto, avanza una teoria infinita di b&b. Milano, come sempre, è all’avanguardia: nella sperequazione tra ricchi e poveri, nella «londrizzazione» dei prezzi, nel diradarsi dei negozi strozzati dagli affitti e nella fuga degli abitanti, in cerca di aria migliore e più economica. In 50 anni le quotazioni delle case sono salite di 35 volte. Così anche il numero dei super ricchi: ci sono in città 115 mila milionari e 17 miliardari. E gli altri? Sopravvivono. Vanno a vivere in montagna o sul lago oppure si danno al pendolarismo lavorativo, con l’aiuto di quel che rimane dello smart working. Manfredi Catella, re dei grattacieli, suggeriva di andare a vivere a Genova: con l’alta velocità ce la si farà in soli 40 minuti, anche se poi bisogna pagarli i treni. Ma si può far qualcosa contro questo scenario apocalittico? In effetti sì, ci sarebbe qualcuno deputato a intervenire: la politica. Che però non sembra avere questa priorità. Eppure non si può credere che si accetti la deriva attuale. Perché poi questi poveri turisti, cosa ci verranno a fare in città svuotate e deserte? Andranno al discount a comprare le buste d’insalata? Le città vivono anche e soprattutto della presenza capillare di un commercio a misura d’uomo, per strade che sanno alternare pasticcerie e boutique di moda, wine bar e botteghe artigianali. Non è passatismo, non è il solito refrain «piccolo è bello», è la ricerca di quell’equilibrio, di quell’armonia che rende ricche e vivibili le nostre città. A Milano la speculazione rischia di trasformarsi in una bolla e in un boomerang per gli stessi affaristi. E allora i governi dovrebbero intervenire con sgravi fiscali e i sindaci potrebbero inaugurare una politica di agevolazione per gli esercizi commerciali, abbattendo la ragnatela di lacci e lacciuoli imposti da una politica indifferente e da una burocrazia ottusa. Le regole che servono, poche e chiare, dovranno presiedere al controllo del territorio. Per bloccare la gentrificazione selvaggia di alcune zone (via Melzo ha più locali che abitanti) e per favorire una ripartizione più equa di negozi e attività (senza dimenticare le periferie, naturalmente, che soffrono per altri motivi). Si può fare molto: introdurre meccanismi per calmierare gli affitti, sostenere il piccolo commercio, valorizzare i centri storici, tutelare alcune attività. Insomma, si possono cominciare a governare le città, invece di lasciarle in balia dei capricci arbitrari e speculativi di un libero mercato incontrollato, destinato a divorare se stesso. https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_12/milano-i-negozi-chiudono-e-gli-abitanti-si-spostano-esiste-una-ricetta-contro-la-londrizzazione-dei-prezzi-la-palla-passa-47ca34ed-7d4f-45a1-82e1-d9bbc2311xlk_amp.shtml
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  • Dialysis Equipment Market: Key Players Driving Innovation in Renal Care 2031

    Get a sample PDF of the report – https://www.businessmarketinsights.com/sample/BMIPUB00031627?utm_source=Blog&utm_medium=10640

    The dialysis equipment market size is expected to reach US$ 19,135.73 million by 2031 from US$ 12,846.81 million in 2024. The market is estimated to record a CAGR of 5.9% from 2025 to 2031.

    Get Full Report: https://www.businessmarketinsights.com/reports/dialysis-equipment-market

    Executive Summary and Global Market Analysis:
    The global dialysis equipment market is experiencing significant growth driven by rising prevalence of chronic kidney diseases and end-stage renal diseases, increasing tech breakthroughs in dialysis, and expanding healthcare access via innovative government initiatives. Dialysis equipment encompasses hemodialysis equipment, peritoneal dialysis equipment, concentrates and solutions, catheters and tubings, and other products. With the demand for home-based dialysis solutions skyrocketing, manufacturers are coming up with advanced portable dialysis machines and AI-driven monitoring systems to enhance patient convenience and treatment efficiency. Thus, the future of the global dialysis equipment market lies in technological integration, AI-assisted treatment protocols, and expanding home dialysis solutions, making renal care more accessible and efficient while improving patient outcomes worldwide.

    Dialysis Equipment Market: Key Players Driving Innovation in Renal Care 2031 Get a sample PDF of the report – https://www.businessmarketinsights.com/sample/BMIPUB00031627?utm_source=Blog&utm_medium=10640 The dialysis equipment market size is expected to reach US$ 19,135.73 million by 2031 from US$ 12,846.81 million in 2024. The market is estimated to record a CAGR of 5.9% from 2025 to 2031. Get Full Report: https://www.businessmarketinsights.com/reports/dialysis-equipment-market Executive Summary and Global Market Analysis: The global dialysis equipment market is experiencing significant growth driven by rising prevalence of chronic kidney diseases and end-stage renal diseases, increasing tech breakthroughs in dialysis, and expanding healthcare access via innovative government initiatives. Dialysis equipment encompasses hemodialysis equipment, peritoneal dialysis equipment, concentrates and solutions, catheters and tubings, and other products. With the demand for home-based dialysis solutions skyrocketing, manufacturers are coming up with advanced portable dialysis machines and AI-driven monitoring systems to enhance patient convenience and treatment efficiency. Thus, the future of the global dialysis equipment market lies in technological integration, AI-assisted treatment protocols, and expanding home dialysis solutions, making renal care more accessible and efficient while improving patient outcomes worldwide.
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  • Greener Carbon: How Sustainable Graphite Companies Are Innovating 2031

    Get a sample PDF of the report – https://www.businessmarketinsights.com/sample/BMIRE00031109?utm_source=Blog&utm_medium=10640

    The Graphite Market size is expected to reach US$ 39,698.2 million by 2031 from US$ 17,718.40 million in 2024. The market is estimated to record a CAGR of 12.4% from 2025 to 2031.

    Get Full Report: https://www.businessmarketinsights.com/reports/graphite-market

    Global Graphite Market: Executive Summary and Analysis
    The global graphite market is undergoing substantial expansion, fueled by increasing demand across critical sectors like batteries, steel, electronics, and automotive. Its indispensable role as a key material in lithium-ion batteries is particularly driving market growth, directly benefiting from the surging electric vehicle (EV) market.
    China remains the primary global supplier, with significant contributions from India, Brazil, and Canada. The push for sustainable energy solutions further boosts demand for high-quality graphite in energy storage. The industry's future is being shaped by advancements in mining, processing, and recycling technologies.
    Greener Carbon: How Sustainable Graphite Companies Are Innovating 2031 Get a sample PDF of the report – https://www.businessmarketinsights.com/sample/BMIRE00031109?utm_source=Blog&utm_medium=10640 The Graphite Market size is expected to reach US$ 39,698.2 million by 2031 from US$ 17,718.40 million in 2024. The market is estimated to record a CAGR of 12.4% from 2025 to 2031. Get Full Report: https://www.businessmarketinsights.com/reports/graphite-market Global Graphite Market: Executive Summary and Analysis The global graphite market is undergoing substantial expansion, fueled by increasing demand across critical sectors like batteries, steel, electronics, and automotive. Its indispensable role as a key material in lithium-ion batteries is particularly driving market growth, directly benefiting from the surging electric vehicle (EV) market. China remains the primary global supplier, with significant contributions from India, Brazil, and Canada. The push for sustainable energy solutions further boosts demand for high-quality graphite in energy storage. The industry's future is being shaped by advancements in mining, processing, and recycling technologies.
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  • Trent’anni dopo Srebrenica, il difficile lavoro di chi cerca di dare un nome alle vittime: “Ci sono ancora 1000 corpi da trovare.



    Sono passati trent’anni da quando le forze serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić uccisero circa 8mila musulmani che avevano cercato riparo a Srebrenica, l’area dichiarata protetta dalle Nazioni Unite e che nel luglio del 1995 si trasformò invece in una trappola mortale. In poche ore i maschi dai 12 anni in su furono prelevati e uccisi, il tutto avvenne di fronte al contingente dei Caschi blu, 400 peacekeeper olandesi la cui impotenza permise alle forze serbo-bosniache di agire indisturbati. Con la fine della guerra, in Bosnia-Erzegovina prese pian piano forma la necessità di trovare i morti e dare loro un nome. Da qui, la nascita nel 1996 dell’ICMP, la Commissione Internazionale per le persone scomparse, che ha avuto un ruolo decisivo nell’identificazione delle vittime del conflitto, per una percentuale che al momento si attesta attorno al 75%. Nel team che si occupa del riconoscimento delle vittime di Srebrenica lavora da oltre vent’anni l’antropologa forense Dragana Vučetić.

    Nel suo laboratorio di Tuzla ricostruisce con pazienza i profili biologici dei resti ossei ritrovati nelle fosse comuni, estrapola campioni del Dna e li confronta con quelli forniti dalle famiglie che cercano ancora i propri cari. “Se la corrispondenza genetica è del 99,95% allora procediamo all’identificazione ufficiale” spiega Vučetić. La ricostruzione delle identità delle vittime di Srebrenica, tuttavia, presenta un elemento di difficoltà specifico. In quell’estate ci furono infatti almeno cinque luoghi di esecuzione. I responsabili dei crimini, dopo aver compiuto gli omicidi, cercarono di nascondere le evidenze e successivamente riaprirono le cosiddette fosse primarie per trasferire i corpi già in decomposizione nelle fosse secondarie. Questi spostamenti, effettuati con mezzi pesanti hanno contribuito allo smembramento dei cadaveri, col risultato che i resti appartenenti a una singola persona spesso sono stati ritrovati a chilometri di distanza. Proprio per questo motivo, per quanto riguarda le vittime di Srebrenica, è molto difficile che un singolo corpo sia ritrovato integralmente.

    Il sistema dell’identificazione del Dna è stato adottato dalla Bosnia-Erzegovina nei primi anni del 2000 e ha comportato una vera svolta. Prima di allora, i match venivano effettuati con metodi tradizionali e imprecisi, basati sul riconoscimento dei vestiti o degli oggetti personali. “Molte famiglie riconoscevano lo stesso corpo come proprio parente, quindi possiamo dire che il sistema del Dna ci ha davvero aiutati”. Attualmente mancano all’appello ancora circa mille persone e la speranza è che lo sviluppo di nuove tecnologie possa dare un nuovo impulso al lavoro di localizzazione dei dispersi, che diventa sempre più complicata.


    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/11/genocidio-srebrenica-identificazione-vittime-oggi/8055647/
    Trent’anni dopo Srebrenica, il difficile lavoro di chi cerca di dare un nome alle vittime: “Ci sono ancora 1000 corpi da trovare. Sono passati trent’anni da quando le forze serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić uccisero circa 8mila musulmani che avevano cercato riparo a Srebrenica, l’area dichiarata protetta dalle Nazioni Unite e che nel luglio del 1995 si trasformò invece in una trappola mortale. In poche ore i maschi dai 12 anni in su furono prelevati e uccisi, il tutto avvenne di fronte al contingente dei Caschi blu, 400 peacekeeper olandesi la cui impotenza permise alle forze serbo-bosniache di agire indisturbati. Con la fine della guerra, in Bosnia-Erzegovina prese pian piano forma la necessità di trovare i morti e dare loro un nome. Da qui, la nascita nel 1996 dell’ICMP, la Commissione Internazionale per le persone scomparse, che ha avuto un ruolo decisivo nell’identificazione delle vittime del conflitto, per una percentuale che al momento si attesta attorno al 75%. Nel team che si occupa del riconoscimento delle vittime di Srebrenica lavora da oltre vent’anni l’antropologa forense Dragana Vučetić. Nel suo laboratorio di Tuzla ricostruisce con pazienza i profili biologici dei resti ossei ritrovati nelle fosse comuni, estrapola campioni del Dna e li confronta con quelli forniti dalle famiglie che cercano ancora i propri cari. “Se la corrispondenza genetica è del 99,95% allora procediamo all’identificazione ufficiale” spiega Vučetić. La ricostruzione delle identità delle vittime di Srebrenica, tuttavia, presenta un elemento di difficoltà specifico. In quell’estate ci furono infatti almeno cinque luoghi di esecuzione. I responsabili dei crimini, dopo aver compiuto gli omicidi, cercarono di nascondere le evidenze e successivamente riaprirono le cosiddette fosse primarie per trasferire i corpi già in decomposizione nelle fosse secondarie. Questi spostamenti, effettuati con mezzi pesanti hanno contribuito allo smembramento dei cadaveri, col risultato che i resti appartenenti a una singola persona spesso sono stati ritrovati a chilometri di distanza. Proprio per questo motivo, per quanto riguarda le vittime di Srebrenica, è molto difficile che un singolo corpo sia ritrovato integralmente. Il sistema dell’identificazione del Dna è stato adottato dalla Bosnia-Erzegovina nei primi anni del 2000 e ha comportato una vera svolta. Prima di allora, i match venivano effettuati con metodi tradizionali e imprecisi, basati sul riconoscimento dei vestiti o degli oggetti personali. “Molte famiglie riconoscevano lo stesso corpo come proprio parente, quindi possiamo dire che il sistema del Dna ci ha davvero aiutati”. Attualmente mancano all’appello ancora circa mille persone e la speranza è che lo sviluppo di nuove tecnologie possa dare un nuovo impulso al lavoro di localizzazione dei dispersi, che diventa sempre più complicata. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/11/genocidio-srebrenica-identificazione-vittime-oggi/8055647/
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    Srebrenica, 30 anni dal massacro: il difficile lavoro di chi prova a dare un nome alle vittime
    L'antropologa forense Dragana Vučetić racconta come si identificano i resti di chi è stato ucciso dalle forze serbo-bosniache. Ancora 1000 dispersi
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  • FRE Original 12mg Nicotine Pouches | USANico

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  • Pediatric Drugs Market Role in Asthma and Allergy Medication Development

    The global Pediatric Drugs Market size is expected to be worth around USD 95.4 Billion by 2033 from USD 28.8 Billion in 2023, growing at a CAGR of 12.7% during the forecast period from 2024 to 2033.

    Click here for more information: https://market.us/report/pediatric-drugs-market/
    Pediatric Drugs Market Role in Asthma and Allergy Medication Development The global Pediatric Drugs Market size is expected to be worth around USD 95.4 Billion by 2033 from USD 28.8 Billion in 2023, growing at a CAGR of 12.7% during the forecast period from 2024 to 2033. Click here for more information: https://market.us/report/pediatric-drugs-market/
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    Pediatric Drugs Market
    Pediatric Drugs Market was valued at the USD 28.8 Billion in 2023 and is projected to growth of the USD 95.4 Billion by 2033
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  • Master DBMS – Complete Guide to Database Management

    visit the blog: https://doomelang.com/read-blog/121665_master-dbms-complete-guide-to-database-management.html

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    https://www.bipmessenger.com/master-dbms-complete-guide-to-database-management
    https://joripress.com/master-dbms-complete-guide-to-database-management
    https://weeblyblog.com/master-dbms-complete-guide-to-database-management/
    https://www.tucsonnewsplus.com/master-dbms-complete-guide-to-database-management
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    https://www.bipdetroit.com/master-dbms-complete-guide-to-database-management
    https://www.bipapartments.com/master-dbms-complete-guide-to-database-management
    https://biiut.com/read-blog/17264
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    Master DBMS ??? Complete Guide to Database Management
    Learn how a Database Management System works and how it organizes, stores, and manages data efficiently.
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  • HTML for Beginners: Create Web Pages in Minutes

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