• «Quando cominceranno ad ascoltarmi, vi dirò tutto ciò che vi infastidirà, ci sarà un processo contro tutti coloro che sono coinvolti in questi crimini contro l'umanità. Sarà una Norimberga 2».
    Putin rivelerà tutti i crimini di Kiev e delle autorità occidentali in Ucraina. MAGARI fosse domani!
    Intanto trapela, confermata dalla Federazione Russa, una delle più gravi operazioni contro l’umanità intera, messa nel dossier voluto da Putin.
    Nelle acciaierie ‘Azovstal’ c’erano consiglieri NATO. Nell’ottavo piano sotterraneo c’era un laboratorio biologico in cui conducevano esperimenti su persone vive, poi scomparse nella prigione, chiamata ’Biblioteca’, dell'aeroporto di Mariúpol. DECINE di MIGLIAIA di persone. I prigionieri scampati grazie all'arrivo dei russi, parlano di un buco dal quale nessuno tornava più. Una specie di pozzo nel sottosuolo di Azovstal - un'intera città sotterranea dove viaggiavano persino i treni.
    Questi laboratori in Ucraina non sono solo americani. E’ molto più serio: specialisti di tutta la Nato hanno lavorato lì sotto e tutti i leader europei sapevano.
    Ma come nascondere i loro esperimenti e montagne di cadaveri? Con il fuoco. Come i nazisti di molti anni fa, hanno bruciato decine di migliaia di cadaveri. E’ comprensibile il terrore del proprietario di ‘Azovstal’, Rinat Akhmetov, l'oligarca più potente d'Ucraina: a fine guerra sarà incriminato esattamente come i suoi nazisti di ’Azov’ e quelli dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale.
    Le truppe russe hanno distrutto con la massima prudenza una decina dei 18 laboratori di armi biologiche in tutta l'Ucraina. E a proposito del pianto di Zelensky e di Zucchi per i bambini ucraini... prima di
    attaccare i laboratori, già nel febbraio 2021, migliaia di bambini erano prigionieri nelle gabbie in questi laboratori sotterranei dell'Ucraina.
    Putin ha le prove che l'Occidente (l'American Health Institute, l'Istituto francese di Salute e il Centro tedesco per la ricerca sulle infezioni) ha investito miliardi di dollari in Ucraina per sviluppare armi biologiche. Quando il mondo occidentale lo permetterà, Putin presenterà ogni singola prova dei crimini contro l'umanità commessi da Zelensky e partner.
    Zelensky ha ricevuto aiuti finanziari e militari per consentire di lavorare in segreto e le prove sono le dichiarazioni video degli scienziati e degli ingegneri che lavoravano in questi laboratori (registrazioni del 2021)
    Putin aveva chiesto lo smantellamento dei laboratori entro il 2020, avvertendo che l'avrebbe fatto lui stesso, se Zelensky non avesse rispettato queste richieste nel quadro delle leggi internazionali. Aveva segnalato i possibili danni diretti e collaterali: Zelensky e l'Occidente hanno la colpa di aver messo in pericolo il popolo ucraino!
    I partner occidentali hanno costruito i biolaboratori di Ukroreich. Il Ministero della Salute israeliano e il MOSSAD hanno avviato un laboratorio biologico sull'isola Zmeyni, situata nel Mar Nero vicino al Delta del fiume Danubio. Il biolaboratorio dell'Isola del Serpente ha partecipato a uno studio sulla rabbia che, se disperso nell’aria, potrebbe devastare la Terra con quasi il 100% di mortalità!
    Putin conferma di aver adottato misure cautelari per garantire che tutti gli agenti patogeni siano stati colpiti in modo da renderli inerti.
    Aspettiamo con fiducia questo ‘Norimberga 2’ e intanto capiamo un po' di più se molti temano la fine di questa guerra. Ma la fine è sempre più vicina …

    Articolo originale; Antonia-Deniza Vasileva - novembre 2025

    Via Giuseppe Sardini
    «Quando cominceranno ad ascoltarmi, vi dirò tutto ciò che vi infastidirà, ci sarà un processo contro tutti coloro che sono coinvolti in questi crimini contro l'umanità. Sarà una Norimberga 2». Putin rivelerà tutti i crimini di Kiev e delle autorità occidentali in Ucraina. MAGARI fosse domani!🙏 Intanto trapela, confermata dalla Federazione Russa, una delle più gravi operazioni contro l’umanità intera, messa nel dossier voluto da Putin. Nelle acciaierie ‘Azovstal’ c’erano consiglieri NATO. Nell’ottavo piano sotterraneo c’era un laboratorio biologico in cui conducevano esperimenti su persone vive, poi scomparse nella prigione, chiamata ’Biblioteca’, dell'aeroporto di Mariúpol. DECINE di MIGLIAIA di persone. I prigionieri scampati grazie all'arrivo dei russi, parlano di un buco dal quale nessuno tornava più. Una specie di pozzo nel sottosuolo di Azovstal - un'intera città sotterranea dove viaggiavano persino i treni. Questi laboratori in Ucraina non sono solo americani. E’ molto più serio: specialisti di tutta la Nato hanno lavorato lì sotto e tutti i leader europei sapevano. Ma come nascondere i loro esperimenti e montagne di cadaveri? Con il fuoco. Come i nazisti di molti anni fa, hanno bruciato decine di migliaia di cadaveri. E’ comprensibile il terrore del proprietario di ‘Azovstal’, Rinat Akhmetov, l'oligarca più potente d'Ucraina: a fine guerra sarà incriminato esattamente come i suoi nazisti di ’Azov’ e quelli dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. Le truppe russe hanno distrutto con la massima prudenza una decina dei 18 laboratori di armi biologiche in tutta l'Ucraina. E a proposito del pianto di Zelensky e di Zucchi per i bambini ucraini... prima di attaccare i laboratori, già nel febbraio 2021, migliaia di bambini erano prigionieri nelle gabbie in questi laboratori sotterranei dell'Ucraina. Putin ha le prove che l'Occidente (l'American Health Institute, l'Istituto francese di Salute e il Centro tedesco per la ricerca sulle infezioni) ha investito miliardi di dollari in Ucraina per sviluppare armi biologiche. Quando il mondo occidentale lo permetterà, Putin presenterà ogni singola prova dei crimini contro l'umanità commessi da Zelensky e partner. Zelensky ha ricevuto aiuti finanziari e militari per consentire di lavorare in segreto e le prove sono le dichiarazioni video degli scienziati e degli ingegneri che lavoravano in questi laboratori (registrazioni del 2021) Putin aveva chiesto lo smantellamento dei laboratori entro il 2020, avvertendo che l'avrebbe fatto lui stesso, se Zelensky non avesse rispettato queste richieste nel quadro delle leggi internazionali. Aveva segnalato i possibili danni diretti e collaterali: Zelensky e l'Occidente hanno la colpa di aver messo in pericolo il popolo ucraino! I partner occidentali hanno costruito i biolaboratori di Ukroreich. Il Ministero della Salute israeliano e il MOSSAD hanno avviato un laboratorio biologico sull'isola Zmeyni, situata nel Mar Nero vicino al Delta del fiume Danubio. Il biolaboratorio dell'Isola del Serpente ha partecipato a uno studio sulla rabbia che, se disperso nell’aria, potrebbe devastare la Terra con quasi il 100% di mortalità! Putin conferma di aver adottato misure cautelari per garantire che tutti gli agenti patogeni siano stati colpiti in modo da renderli inerti. Aspettiamo con fiducia questo ‘Norimberga 2’ e intanto capiamo un po' di più se molti temano la fine di questa guerra. Ma la fine è sempre più vicina … 😉 Articolo originale; Antonia-Deniza Vasileva - novembre 2025 Via Giuseppe Sardini
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  • ORBAN un GRANDE!
    Orban: “I soldi Ue finiscono alla rete mafiosa legata a Zelensky”

    “L’illusione dorata dell’Ucraina sta crollando. Una rete mafiosa di guerra con innumerevoli legami con il presidente Zelensky è stata smascherata. Il ministro dell’Energia si è già dimesso e il principale sospettato è fuggito dal Paese. Questo è il caos in cui l’élite di Bruxelles vuole riversare i soldi dei contribuenti europei, dove tutto ciò che non viene sparato in prima linea finisce nelle tasche della mafia di guerra. Follia”. Lo scrive in un tweet il primo ministro ungherese Viktor Orbán, riferendosi all’inchiesta “Midas” che sta colpendo il governo di Kiev. “Grazie – aggiunge – ma non vogliamo avere niente a che fare con tutto questo” aggiunge il primo ministro ribadendo la sua opposizione a inviare “i soldi del popolo ungherese in Ucraina.” “Comunque, dopo tutto questo, non cederemo di certo alle richieste finanziarie e ai ricatti del presidente ucraino. È ora – attacca – che Bruxelles capisca finalmente dove vanno a finire veramente i suoi soldi”.
    ORBAN un GRANDE! Orban: “I soldi Ue finiscono alla rete mafiosa legata a Zelensky” “L’illusione dorata dell’Ucraina sta crollando. Una rete mafiosa di guerra con innumerevoli legami con il presidente Zelensky è stata smascherata. Il ministro dell’Energia si è già dimesso e il principale sospettato è fuggito dal Paese. Questo è il caos in cui l’élite di Bruxelles vuole riversare i soldi dei contribuenti europei, dove tutto ciò che non viene sparato in prima linea finisce nelle tasche della mafia di guerra. Follia”. Lo scrive in un tweet il primo ministro ungherese Viktor Orbán, riferendosi all’inchiesta “Midas” che sta colpendo il governo di Kiev. “Grazie – aggiunge – ma non vogliamo avere niente a che fare con tutto questo” aggiunge il primo ministro ribadendo la sua opposizione a inviare “i soldi del popolo ungherese in Ucraina.” “Comunque, dopo tutto questo, non cederemo di certo alle richieste finanziarie e ai ricatti del presidente ucraino. È ora – attacca – che Bruxelles capisca finalmente dove vanno a finire veramente i suoi soldi”.
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  • CIAK, SI CHIUDE!

    Un popolo totalmente a digiuno di cultura è un popolo senza spirito critico, e quindi controllabile.
    Non serve una scienza occulta per capirlo: è esattamente ciò che vogliono i signori seduti sugli scranni più decisivi del governo di questo paese.

    E ci voleva davvero del talento — credetemi — per tirare fuori dal cilindro una bestialità simile. Nel silenzio generale, nel disinteresse generale. Eppure è successo.

    Sì, perché se Sangiuliano era già riuscito a coprirsi di vergogna e ridicolo, il suo successore, Giuli, è riuscito nella sacra impresa di fare addirittura meglio.
    Un fuoriclasse del disastro.
    Un talento raro nel rendere il Ministero della Cultura un paradosso vivente: quello di chi chiede, con convinzione, di tagliare i fondi alla cultura che dovrebbe tutelare.

    E qui, signore e signori, la maschera cade del tutto: nessun pregiudizio politico, solo fatti.
    C’era la possibilità — questa volta sì — di ribaltare l’idea di un centrodestra privo di cultura, visione e passione per le arti.
    E invece no: dignità e credibilità vengono sacrificate in nome di una manovra “di bilancio” che odora di restaurazione culturale.
    Una retromarcia verso le retrovie, come non se ne vedevano da anni.
    E a farne le spese, ancora una volta, sarà il Cinema italiano.


    Siamo nel pieno della bufera: la Ragioneria dello Stato ha bloccato il piano del MIC che avrebbe dovuto reintegrare di 100 milioni il Fondo Cinema 2026, già falcidiato dalla legge di bilancio.
    Fin qui, tutto grave ma “ordinario”.
    Poi arriva il colpo di scena: il 11 novembre, Repubblica svela una mail del 17 ottobre indirizzata al Ministero dell’Economia, nella quale sarebbe stato lo stesso gabinetto di Giuli a suggerire di tagliare di circa un terzo il Fondo per lo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo.

    Sì, avete letto bene.
    Il taglio non arriva da fuori. Parte da dentro.
    Dal Ministero stesso.
    Dal ministro stesso.

    Un taglio di circa un terzo, con una riduzione che porterebbe il fondo dai 696 milioni attuali a circa 400 milioni nel 2026, e quasi 300 milioni nel 2027.
    Un ritorno al 2017, quando il settore arrancava, ma con un contesto oggi infinitamente più fragile.
    Ora ditemi voi: da che mondo è mondo, quale ministro chiede tagli al proprio ministero?
    O è follia, o è una linea precisa. E in entrambi i casi, è un disastro annunciato.


    E qui, sì, ci piace “pensare male”. Perché è facile prevedere dove andremo a finire:

    Il cinema italiano verrà ulteriormente penalizzato, lasciando spazio alle grandi produzioni internazionali — soprattutto statunitensi — che controllano i flussi economici e mediatici.

    Meno fondi significa meno sviluppo, e quindi un arretramento culturale e industriale: sopravviverà solo il cinema d’incasso facile, mentre il cinema d’autore scomparirà lentamente dai nostri schermi.

    Meno produzioni sul territorio, meno indotto, meno promozione per l’Italia stessa. Sparisce il marketing territoriale, resta solo un contenitore vuoto di storie importate.

    Addio ai giovani autori, ai tecnici, agli interpreti emergenti, ai ricercatori e agli studenti che ogni anno escono dai nostri atenei sognando un’industria viva.
    Il loro futuro è già scritto: disoccupazione culturale.


    Era difficile vent’anni fa. Oggi è impossibile.
    Un finale amaro che sa di titoli di coda per il cinema italiano.


    Riusciranno i nostri eroi dell’opposizione a farsi sentire?
    Mah.

    Da fuori, possiamo solo urlare il nostro disgusto e la nostra rabbia.
    Perché la cultura, in questo paese, viene ignorata quando le cose vanno bene e violentata quando vanno male.
    E per favore, basta scuse: non è colpa delle piattaforme, né dei social, né dell’intelligenza artificiale.

    Qui la colpa è una sola.
    Ed è fottutamente politica.
    Ed è profondamente umana.

    Fine.
    Ma senza applausi.

    #CinemaItaliano #CulturaSottoAttacco #Giuli #MIC #TagliAllaCultura #CiakSiChiude #RetromarciaVersoLeRetroVie #PoliticaCulturale #DifendiamoIlCinema
    🎬 CIAK, SI CHIUDE! Un popolo totalmente a digiuno di cultura è un popolo senza spirito critico, e quindi controllabile. Non serve una scienza occulta per capirlo: è esattamente ciò che vogliono i signori seduti sugli scranni più decisivi del governo di questo paese. E ci voleva davvero del talento — credetemi — per tirare fuori dal cilindro una bestialità simile. Nel silenzio generale, nel disinteresse generale. Eppure è successo. Sì, perché se Sangiuliano era già riuscito a coprirsi di vergogna e ridicolo, il suo successore, Giuli, è riuscito nella sacra impresa di fare addirittura meglio. Un fuoriclasse del disastro. Un talento raro nel rendere il Ministero della Cultura un paradosso vivente: quello di chi chiede, con convinzione, di tagliare i fondi alla cultura che dovrebbe tutelare. E qui, signore e signori, la maschera cade del tutto: nessun pregiudizio politico, solo fatti. C’era la possibilità — questa volta sì — di ribaltare l’idea di un centrodestra privo di cultura, visione e passione per le arti. E invece no: dignità e credibilità vengono sacrificate in nome di una manovra “di bilancio” che odora di restaurazione culturale. Una retromarcia verso le retrovie, come non se ne vedevano da anni. E a farne le spese, ancora una volta, sarà il Cinema italiano. 🎞️ Siamo nel pieno della bufera: la Ragioneria dello Stato ha bloccato il piano del MIC che avrebbe dovuto reintegrare di 100 milioni il Fondo Cinema 2026, già falcidiato dalla legge di bilancio. Fin qui, tutto grave ma “ordinario”. Poi arriva il colpo di scena: il 11 novembre, Repubblica svela una mail del 17 ottobre indirizzata al Ministero dell’Economia, nella quale sarebbe stato lo stesso gabinetto di Giuli a suggerire di tagliare di circa un terzo il Fondo per lo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo. Sì, avete letto bene. Il taglio non arriva da fuori. Parte da dentro. Dal Ministero stesso. Dal ministro stesso. 🤯 Un taglio di circa un terzo, con una riduzione che porterebbe il fondo dai 696 milioni attuali a circa 400 milioni nel 2026, e quasi 300 milioni nel 2027. Un ritorno al 2017, quando il settore arrancava, ma con un contesto oggi infinitamente più fragile. Ora ditemi voi: da che mondo è mondo, quale ministro chiede tagli al proprio ministero? O è follia, o è una linea precisa. E in entrambi i casi, è un disastro annunciato. E qui, sì, ci piace “pensare male”. Perché è facile prevedere dove andremo a finire: Il cinema italiano verrà ulteriormente penalizzato, lasciando spazio alle grandi produzioni internazionali — soprattutto statunitensi — che controllano i flussi economici e mediatici. Meno fondi significa meno sviluppo, e quindi un arretramento culturale e industriale: sopravviverà solo il cinema d’incasso facile, mentre il cinema d’autore scomparirà lentamente dai nostri schermi. Meno produzioni sul territorio, meno indotto, meno promozione per l’Italia stessa. Sparisce il marketing territoriale, resta solo un contenitore vuoto di storie importate. Addio ai giovani autori, ai tecnici, agli interpreti emergenti, ai ricercatori e agli studenti che ogni anno escono dai nostri atenei sognando un’industria viva. Il loro futuro è già scritto: disoccupazione culturale. Era difficile vent’anni fa. Oggi è impossibile. Un finale amaro che sa di titoli di coda per il cinema italiano. 🎞️💔 Riusciranno i nostri eroi dell’opposizione a farsi sentire? Mah. Da fuori, possiamo solo urlare il nostro disgusto e la nostra rabbia. Perché la cultura, in questo paese, viene ignorata quando le cose vanno bene e violentata quando vanno male. E per favore, basta scuse: non è colpa delle piattaforme, né dei social, né dell’intelligenza artificiale. Qui la colpa è una sola. Ed è fottutamente politica. Ed è profondamente umana. 🎬 Fine. Ma senza applausi. #CinemaItaliano #CulturaSottoAttacco #Giuli #MIC #TagliAllaCultura #CiakSiChiude #RetromarciaVersoLeRetroVie #PoliticaCulturale #DifendiamoIlCinema
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  • LA SECONDA MORTE

    Una perdita umana è il pensiero ricorrente, la ferita più profonda e l’ossessione che accompagna ogni conflitto. Nulla da obiettare.
    Eppure, esiste una ferita ancora più silenziosa e nascosta, perché raramente percepita nella sua interezza. È la ferita della cancellazione.

    Un conflitto non porta con sé soltanto morti e dolore: diventa sinonimo di “annullamento”, di rimozione totale della memoria, della storia, dell’identità stessa di un popolo. Come se la sua cultura non avesse mai avuto diritto di esistere. Come se le sue pietre, le sue strade, i suoi teatri e le sue biblioteche non avessero mai parlato.

    Dal 2022 abbiamo pianto la distruzione del teatro di Odessa, simbolo di arte e bellezza in tempo di guerra. Ebbene, oggi lo stesso copione si ripete nella Gaza che non riconosce più se stessa, dove è difficile persino trovare qualcosa da salvare, se non la tenacia di chi, ancora, sopravvive fra le macerie.
    E sia chiaro: nessun edificio, nessuna chiesa, nessun archivio potrà mai valere quanto una vita umana.
    Ma distruggere i luoghi della memoria significa anche questo: lasciare che la verità di un popolo venga raccontata da altri.
    Da un sistema mediatico e storiografico che non può garantire il sacrosanto principio di imparzialità.

    Ci resta allora solo l’immaginazione.
    Immaginare ciò che non esiste più — o che forse tornerà a vivere, ma secondo i canoni della speculazione e dei progetti di chi costruirà nuovi viadotti, resort, infrastrutture che nulla hanno a che vedere con la memoria palestinese.

    E non è retorica.
    Secondo il report “All That is Lost” dell’organizzazione PEN America, sono oltre 300 i siti culturali distrutti o gravemente danneggiati a Gaza.
    Fra essi, la casa di Yasser Arafat, trasformata in centro culturale dopo la sua morte, oggi ridotta in rovina.
    Il Centro Culturale Rashad El Shawa, dove negli anni ’90 si discuteva di pace con Bill Clinton, è stato raso al suolo nel novembre 2024.
    E ancora la libreria di Samir Mansour, simbolo di resilienza culturale, e la Moschea Omari, che custodiva 20.000 volumi antichi — oggi polvere.

    Polvere come il pavimento a mosaico della Chiesa bizantina di Jabalia, costruita nel 444 d.C., testimone di secoli di convivenza religiosa e di storia condivisa. Colpita anch’essa, cancellata.

    E così, la cultura scivola via, insieme alla memoria.
    Perché la distruzione del patrimonio artistico non è mai solo un “danno collaterale”: è la seconda morte di un popolo, quella che lo priva della sua voce e del suo diritto di esistere nel racconto della storia.

    Forse, di tutto questo, resteranno solo le parole — e il dovere morale di ricordare che anche le pietre, come gli uomini, sanno gridare.

    #Palestina #MemoriaCulturale #PatrimoniPerduti #LaSecondaMorte #CulturaEDistruzione #Gaza #DirittiUmani #MemoriaStorica #ArteESopravvivenza #StoriaNegata #HumanityInRuins #PeaceThroughCulture
    🕯️ LA SECONDA MORTE Una perdita umana è il pensiero ricorrente, la ferita più profonda e l’ossessione che accompagna ogni conflitto. Nulla da obiettare. Eppure, esiste una ferita ancora più silenziosa e nascosta, perché raramente percepita nella sua interezza. È la ferita della cancellazione. Un conflitto non porta con sé soltanto morti e dolore: diventa sinonimo di “annullamento”, di rimozione totale della memoria, della storia, dell’identità stessa di un popolo. Come se la sua cultura non avesse mai avuto diritto di esistere. Come se le sue pietre, le sue strade, i suoi teatri e le sue biblioteche non avessero mai parlato. Dal 2022 abbiamo pianto la distruzione del teatro di Odessa, simbolo di arte e bellezza in tempo di guerra. Ebbene, oggi lo stesso copione si ripete nella Gaza che non riconosce più se stessa, dove è difficile persino trovare qualcosa da salvare, se non la tenacia di chi, ancora, sopravvive fra le macerie. E sia chiaro: nessun edificio, nessuna chiesa, nessun archivio potrà mai valere quanto una vita umana. 👉 Ma distruggere i luoghi della memoria significa anche questo: lasciare che la verità di un popolo venga raccontata da altri. Da un sistema mediatico e storiografico che non può garantire il sacrosanto principio di imparzialità. Ci resta allora solo l’immaginazione. Immaginare ciò che non esiste più — o che forse tornerà a vivere, ma secondo i canoni della speculazione e dei progetti di chi costruirà nuovi viadotti, resort, infrastrutture che nulla hanno a che vedere con la memoria palestinese. E non è retorica. Secondo il report “All That is Lost” dell’organizzazione PEN America, sono oltre 300 i siti culturali distrutti o gravemente danneggiati a Gaza. Fra essi, la casa di Yasser Arafat, trasformata in centro culturale dopo la sua morte, oggi ridotta in rovina. Il Centro Culturale Rashad El Shawa, dove negli anni ’90 si discuteva di pace con Bill Clinton, è stato raso al suolo nel novembre 2024. E ancora la libreria di Samir Mansour, simbolo di resilienza culturale, e la Moschea Omari, che custodiva 20.000 volumi antichi — oggi polvere. Polvere come il pavimento a mosaico della Chiesa bizantina di Jabalia, costruita nel 444 d.C., testimone di secoli di convivenza religiosa e di storia condivisa. Colpita anch’essa, cancellata. E così, la cultura scivola via, insieme alla memoria. Perché la distruzione del patrimonio artistico non è mai solo un “danno collaterale”: è la seconda morte di un popolo, quella che lo priva della sua voce e del suo diritto di esistere nel racconto della storia. Forse, di tutto questo, resteranno solo le parole — e il dovere morale di ricordare che anche le pietre, come gli uomini, sanno gridare. 🕯️ #Palestina #MemoriaCulturale #PatrimoniPerduti #LaSecondaMorte #CulturaEDistruzione #Gaza #DirittiUmani #MemoriaStorica #ArteESopravvivenza #StoriaNegata #HumanityInRuins #PeaceThroughCulture
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  • CARI AMICI, TUTTO IL GOVERNO E' PRESO DALLA COSIDDETTA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E DALLA PRONUNCIA DELLA CORTE DEI CONTI, CHE HA RESPINTO IL PROGETTO DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, A CUI TANTO TIENE IL PARASSITA DELLA LEGA MATTEO SALVINI. COME BEN SAPETE, DALL'ETA' DI 17 ANNI IL COSIDDETTO SEGRETARIO DELLA LEGA, NON HA NE' CONTINUATO DI GLI STUDI NE' LAVORATO UN GIORNO E SI E' DATO ALLA POLITICA, PRIMA CON BOSSI E LA PADANIA, POI DAI UN POPOLO DI IDIOTI HA OTTENUTO LA ELEZIONE A SEGRETARIO NAZIONALE DELLA "LEGA". TRA L'ALTRO DOVEVA CONTINUARE A CHIAMARE IL SUO PARTITO "LEGA NORD", DATO CHE SI OCCUPA SOLTANTO DELLE QUESTIONI CHE RIGUARDANO IL NORD. INVECE SI CHIAMA SEMPLICEMENTE LEGA, E POI QUESTA DICITURA NON VUOL DIRE PROPRIO NULLA!!!
    VI ABBRACCIO, BUONA SERATA.
    CARI AMICI, TUTTO IL GOVERNO E' PRESO DALLA COSIDDETTA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E DALLA PRONUNCIA DELLA CORTE DEI CONTI, CHE HA RESPINTO IL PROGETTO DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, A CUI TANTO TIENE IL PARASSITA DELLA LEGA MATTEO SALVINI. COME BEN SAPETE, DALL'ETA' DI 17 ANNI IL COSIDDETTO SEGRETARIO DELLA LEGA, NON HA NE' CONTINUATO DI GLI STUDI NE' LAVORATO UN GIORNO E SI E' DATO ALLA POLITICA, PRIMA CON BOSSI E LA PADANIA, POI DAI UN POPOLO DI IDIOTI HA OTTENUTO LA ELEZIONE A SEGRETARIO NAZIONALE DELLA "LEGA". TRA L'ALTRO DOVEVA CONTINUARE A CHIAMARE IL SUO PARTITO "LEGA NORD", DATO CHE SI OCCUPA SOLTANTO DELLE QUESTIONI CHE RIGUARDANO IL NORD. INVECE SI CHIAMA SEMPLICEMENTE LEGA, E POI QUESTA DICITURA NON VUOL DIRE PROPRIO NULLA!!! VI ABBRACCIO, BUONA SERATA.
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  • I prezzolati del Covid

    Le televisioni non ne parlano.
    I giornali nemmeno.
    Ma i vaccini Covid sono stati una truffa prezzolata.
    Documentalmente.
    Pregliasco ha ammesso che, quando chiedeva l'obbligatorietà dei vaccini, era pagato dai produttori dei vaccini.
    Bassetti ha ammesso davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul Covid che era al soldo di tutte le big pharma.
    Crisanti idem.
    All'epoca del covid le big pharma - da bilanci - hanno erogato ai cosiddetti "scienziati" un miliardo di euro di consulenze.
    La pfizer ha dato all'azienda del marito di Ursula von der merden
    360 milioni di euro.
    Indagando indagando vedremo quanto le big pharma hanno erogato alle lobbies di Bruxelles per dermatiti nodulari bovine e blue tongue.
    Ma lo dice l'oms: finanziata all'87 per cento dalle big pharma.
    Che vergogna, che imbroglio, che crimine.
    Ma le tv non ne parlano.
    I giornali non ne parlano.
    I politici tacciono.
    E noi, popolo bue, siamo bestie da mungere.

    - Antonangelo Liori

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/1982691007830380855
    I prezzolati del Covid Le televisioni non ne parlano. I giornali nemmeno. Ma i vaccini Covid sono stati una truffa prezzolata. Documentalmente. Pregliasco ha ammesso che, quando chiedeva l'obbligatorietà dei vaccini, era pagato dai produttori dei vaccini. Bassetti ha ammesso davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul Covid che era al soldo di tutte le big pharma. Crisanti idem. All'epoca del covid le big pharma - da bilanci - hanno erogato ai cosiddetti "scienziati" un miliardo di euro di consulenze. La pfizer ha dato all'azienda del marito di Ursula von der merden💩 360 milioni di euro. Indagando indagando vedremo quanto le big pharma hanno erogato alle lobbies di Bruxelles per dermatiti nodulari bovine e blue tongue. Ma lo dice l'oms: finanziata all'87 per cento dalle big pharma. Che vergogna, che imbroglio, che crimine. Ma le tv non ne parlano. I giornali non ne parlano. I politici tacciono. E noi, popolo bue, siamo bestie da mungere. - Antonangelo Liori Source: https://x.com/itsmeback_/status/1982691007830380855
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  • PETTACOLARE

    ULTIM'ORA:

    Oltre 200.000 ungheresi invadono le strade di Budapest in una Marcia per la Pace.

    Nessuna bandiera dell'UE, LGBTQ o ucraina.

    Solo sostegno all'Ungheria e un messaggio chiaro a Bruxelles:
    smettete di alimentare guerre infinite e iniziate ad ascoltare il popolo.

    globaldissident

    https://x.com/dessere88fenice/status/1981336371860996315
    PETTACOLARE 🚨🇭🇺 ULTIM'ORA: Oltre 200.000 ungheresi invadono le strade di Budapest in una Marcia per la Pace. Nessuna bandiera dell'UE, LGBTQ o ucraina. Solo sostegno all'Ungheria e un messaggio chiaro a Bruxelles: smettete di alimentare guerre infinite e iniziate ad ascoltare il popolo. 🔗 globaldissident https://x.com/dessere88fenice/status/1981336371860996315
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  • DA NOI NEANCHE una NEWS sulle proteste di Bruxelles! ABBANDONATE i MEDIA del mainstream.

    Le strade di Bruxelles sono in fiamme. La capitale dell’Unione Europea, simbolo del potere e della diplomazia, è diventata l’epicentro di una rivolta senza precedenti. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro le nuove misure di austerità e l’innalzamento dell’età pensionabile, trasformando un semplice sciopero in una protesta che scuote l’intero continente.
    Dalla Francia ai Paesi Bassi, dalla Polonia all’Italia, l’onda del malcontento si estende in tutta Europa. È la ribellione di un popolo stanco di sacrifici, disuguaglianze e promesse infrante. Dietro la rabbia, c’è la paura di un futuro sempre più incerto e la sensazione che Bruxelles, un tempo simbolo di unità, sia oggi il volto di un potere distante e freddo.
    Questo documentario racconta la crisi di un continente che sta perdendo il contatto con la sua gente. Le immagini, le testimonianze e le voci raccolte tra le barricate rivelano una realtà che i grandi media spesso tacciono: un’Europa in bilico tra la speranza di rinascere e il rischio di implodere.


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    https://www.youtube.com/watch?v=-rQJqFsuulM
    DA NOI NEANCHE una NEWS sulle proteste di Bruxelles! ABBANDONATE i MEDIA del mainstream. Le strade di Bruxelles sono in fiamme. La capitale dell’Unione Europea, simbolo del potere e della diplomazia, è diventata l’epicentro di una rivolta senza precedenti. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro le nuove misure di austerità e l’innalzamento dell’età pensionabile, trasformando un semplice sciopero in una protesta che scuote l’intero continente. Dalla Francia ai Paesi Bassi, dalla Polonia all’Italia, l’onda del malcontento si estende in tutta Europa. È la ribellione di un popolo stanco di sacrifici, disuguaglianze e promesse infrante. Dietro la rabbia, c’è la paura di un futuro sempre più incerto e la sensazione che Bruxelles, un tempo simbolo di unità, sia oggi il volto di un potere distante e freddo. Questo documentario racconta la crisi di un continente che sta perdendo il contatto con la sua gente. Le immagini, le testimonianze e le voci raccolte tra le barricate rivelano una realtà che i grandi media spesso tacciono: un’Europa in bilico tra la speranza di rinascere e il rischio di implodere. Segui Focus Europa per rimanere aggiornato su elezioni europee, geopolitica, fondi europei, politica monetaria, inflazione, eurozona, Brexit, regolamentazioni UE e molto altro. Approfondimenti chiari, dati aggiornati e opinioni esperte per comprendere al meglio il complesso mondo della politica e finanza europea. Iscriviti per non perdere i video settimanali che ti aiutano a capire come funzionano le istituzioni europee e come le decisioni prese a Bruxelles impattano sulla vita di tutti noi. https://www.youtube.com/watch?v=-rQJqFsuulM
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  • TOTO NOBEL
    Onore sì, effetti zero.

    Premetto che non voglio entrare nel merito della designazione — ci mancherebbe.
    Nulla contro il popolo venezuelano né contro i suoi rappresentanti politici.
    Ne abbiamo già abbastanza dei nostri per metterci a giudicare gli altri.
    Quindi: complimenti alla signora María Corina Machado e buon lavoro.

    Il punto, però, è un altro.
    Io non critico la persona.
    Critico il meccanismo, l’idea stessa di premio e la liturgia che ogni anno si ripete come un talk show stanco, dove tutti hanno già la parte assegnata.
    Critico i dibattiti che si gonfiano come palloncini, gli schieramenti da stadio, le tifoserie travestite da analisti.
    Un po’ come il Pallone d’Oro, ormai: mancano solo gli sponsor, i brand sugli inviti e qualche hashtag in più per completare la farsa.

    Perché sì, il Nobel per la Pace resta una vetrina, non una leva.
    Permette di iscrivere un nome nell’albo d’oro della storia.
    E poi?
    Davvero incide nel tempo che stiamo vivendo — un tempo in cui le tregue durano meno di un trend su X?

    Passata la festa, si torna nel solito caos mediatico.
    E la pace rimane un argomento da prime time, non una pratica quotidiana.

    Forse sarebbe stato più utile concentrare energie su Mozioni, Leggi di Iniziativa Popolare, atti concreti che chiedano il riconoscimento di uno Stato o la cessazione di rapporti con i Paesi più belligeranti del pianeta.
    Ma no.
    Lo spettacolo deve continuare.
    E allora meglio un nome che un cambiamento, meglio un applauso che una scossa.

    Siamo passati dal premio dato “alle intenzioni” al premio per “chi non disturba troppo”.
    Non è questione di persone, è questione di dinamiche spettacolari e diplomatiche.
    Un copione che si ripete ogni anno, sempre più vuoto, sempre meno necessario.

    Da Oslo è tutto.

    #Nobel2025 #PaceDiFacciata #OsloCalling #PremiCheNonCambianoNulla #GeopoliticaSpettacolo #TheShowMustGoOn
    TOTO NOBEL Onore sì, effetti zero. Premetto che non voglio entrare nel merito della designazione — ci mancherebbe. Nulla contro il popolo venezuelano né contro i suoi rappresentanti politici. Ne abbiamo già abbastanza dei nostri per metterci a giudicare gli altri. Quindi: complimenti alla signora María Corina Machado e buon lavoro. Il punto, però, è un altro. Io non critico la persona. Critico il meccanismo, l’idea stessa di premio e la liturgia che ogni anno si ripete come un talk show stanco, dove tutti hanno già la parte assegnata. Critico i dibattiti che si gonfiano come palloncini, gli schieramenti da stadio, le tifoserie travestite da analisti. Un po’ come il Pallone d’Oro, ormai: mancano solo gli sponsor, i brand sugli inviti e qualche hashtag in più per completare la farsa. Perché sì, il Nobel per la Pace resta una vetrina, non una leva. Permette di iscrivere un nome nell’albo d’oro della storia. E poi? Davvero incide nel tempo che stiamo vivendo — un tempo in cui le tregue durano meno di un trend su X? Passata la festa, si torna nel solito caos mediatico. E la pace rimane un argomento da prime time, non una pratica quotidiana. Forse sarebbe stato più utile concentrare energie su Mozioni, Leggi di Iniziativa Popolare, atti concreti che chiedano il riconoscimento di uno Stato o la cessazione di rapporti con i Paesi più belligeranti del pianeta. Ma no. Lo spettacolo deve continuare. E allora meglio un nome che un cambiamento, meglio un applauso che una scossa. Siamo passati dal premio dato “alle intenzioni” al premio per “chi non disturba troppo”. Non è questione di persone, è questione di dinamiche spettacolari e diplomatiche. Un copione che si ripete ogni anno, sempre più vuoto, sempre meno necessario. Da Oslo è tutto. #Nobel2025 #PaceDiFacciata #OsloCalling #PremiCheNonCambianoNulla #GeopoliticaSpettacolo #TheShowMustGoOn
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  • NON SI PUÒ NON ESSERE AL FIANCO del POPOLO PALESTINESE. BASTA ARMI a ISRAELE!
    Sciopero generale, Landini: "
    "Il governo si dovrebbe vergognare, sta coprendo i crimini di Netanyahu" [Video
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/03/sciopero-generale-landini-meloni-livello-basso-crimini-video/8147908/
    NON SI PUÒ NON ESSERE AL FIANCO del POPOLO PALESTINESE. BASTA ARMI a ISRAELE! Sciopero generale, Landini: " "Il governo si dovrebbe vergognare, sta coprendo i crimini di Netanyahu" [Video https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/03/sciopero-generale-landini-meloni-livello-basso-crimini-video/8147908/
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    "Il governo si dovrebbe vergognare, sta coprendo i crimini di Netanyahu" [Video]
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