• LA SECONDA MORTE

    Una perdita umana è il pensiero ricorrente, la ferita più profonda e l’ossessione che accompagna ogni conflitto. Nulla da obiettare.
    Eppure, esiste una ferita ancora più silenziosa e nascosta, perché raramente percepita nella sua interezza. È la ferita della cancellazione.

    Un conflitto non porta con sé soltanto morti e dolore: diventa sinonimo di “annullamento”, di rimozione totale della memoria, della storia, dell’identità stessa di un popolo. Come se la sua cultura non avesse mai avuto diritto di esistere. Come se le sue pietre, le sue strade, i suoi teatri e le sue biblioteche non avessero mai parlato.

    Dal 2022 abbiamo pianto la distruzione del teatro di Odessa, simbolo di arte e bellezza in tempo di guerra. Ebbene, oggi lo stesso copione si ripete nella Gaza che non riconosce più se stessa, dove è difficile persino trovare qualcosa da salvare, se non la tenacia di chi, ancora, sopravvive fra le macerie.
    E sia chiaro: nessun edificio, nessuna chiesa, nessun archivio potrà mai valere quanto una vita umana.
    Ma distruggere i luoghi della memoria significa anche questo: lasciare che la verità di un popolo venga raccontata da altri.
    Da un sistema mediatico e storiografico che non può garantire il sacrosanto principio di imparzialità.

    Ci resta allora solo l’immaginazione.
    Immaginare ciò che non esiste più — o che forse tornerà a vivere, ma secondo i canoni della speculazione e dei progetti di chi costruirà nuovi viadotti, resort, infrastrutture che nulla hanno a che vedere con la memoria palestinese.

    E non è retorica.
    Secondo il report “All That is Lost” dell’organizzazione PEN America, sono oltre 300 i siti culturali distrutti o gravemente danneggiati a Gaza.
    Fra essi, la casa di Yasser Arafat, trasformata in centro culturale dopo la sua morte, oggi ridotta in rovina.
    Il Centro Culturale Rashad El Shawa, dove negli anni ’90 si discuteva di pace con Bill Clinton, è stato raso al suolo nel novembre 2024.
    E ancora la libreria di Samir Mansour, simbolo di resilienza culturale, e la Moschea Omari, che custodiva 20.000 volumi antichi — oggi polvere.

    Polvere come il pavimento a mosaico della Chiesa bizantina di Jabalia, costruita nel 444 d.C., testimone di secoli di convivenza religiosa e di storia condivisa. Colpita anch’essa, cancellata.

    E così, la cultura scivola via, insieme alla memoria.
    Perché la distruzione del patrimonio artistico non è mai solo un “danno collaterale”: è la seconda morte di un popolo, quella che lo priva della sua voce e del suo diritto di esistere nel racconto della storia.

    Forse, di tutto questo, resteranno solo le parole — e il dovere morale di ricordare che anche le pietre, come gli uomini, sanno gridare.

    #Palestina #MemoriaCulturale #PatrimoniPerduti #LaSecondaMorte #CulturaEDistruzione #Gaza #DirittiUmani #MemoriaStorica #ArteESopravvivenza #StoriaNegata #HumanityInRuins #PeaceThroughCulture
    🕯️ LA SECONDA MORTE Una perdita umana è il pensiero ricorrente, la ferita più profonda e l’ossessione che accompagna ogni conflitto. Nulla da obiettare. Eppure, esiste una ferita ancora più silenziosa e nascosta, perché raramente percepita nella sua interezza. È la ferita della cancellazione. Un conflitto non porta con sé soltanto morti e dolore: diventa sinonimo di “annullamento”, di rimozione totale della memoria, della storia, dell’identità stessa di un popolo. Come se la sua cultura non avesse mai avuto diritto di esistere. Come se le sue pietre, le sue strade, i suoi teatri e le sue biblioteche non avessero mai parlato. Dal 2022 abbiamo pianto la distruzione del teatro di Odessa, simbolo di arte e bellezza in tempo di guerra. Ebbene, oggi lo stesso copione si ripete nella Gaza che non riconosce più se stessa, dove è difficile persino trovare qualcosa da salvare, se non la tenacia di chi, ancora, sopravvive fra le macerie. E sia chiaro: nessun edificio, nessuna chiesa, nessun archivio potrà mai valere quanto una vita umana. 👉 Ma distruggere i luoghi della memoria significa anche questo: lasciare che la verità di un popolo venga raccontata da altri. Da un sistema mediatico e storiografico che non può garantire il sacrosanto principio di imparzialità. Ci resta allora solo l’immaginazione. Immaginare ciò che non esiste più — o che forse tornerà a vivere, ma secondo i canoni della speculazione e dei progetti di chi costruirà nuovi viadotti, resort, infrastrutture che nulla hanno a che vedere con la memoria palestinese. E non è retorica. Secondo il report “All That is Lost” dell’organizzazione PEN America, sono oltre 300 i siti culturali distrutti o gravemente danneggiati a Gaza. Fra essi, la casa di Yasser Arafat, trasformata in centro culturale dopo la sua morte, oggi ridotta in rovina. Il Centro Culturale Rashad El Shawa, dove negli anni ’90 si discuteva di pace con Bill Clinton, è stato raso al suolo nel novembre 2024. E ancora la libreria di Samir Mansour, simbolo di resilienza culturale, e la Moschea Omari, che custodiva 20.000 volumi antichi — oggi polvere. Polvere come il pavimento a mosaico della Chiesa bizantina di Jabalia, costruita nel 444 d.C., testimone di secoli di convivenza religiosa e di storia condivisa. Colpita anch’essa, cancellata. E così, la cultura scivola via, insieme alla memoria. Perché la distruzione del patrimonio artistico non è mai solo un “danno collaterale”: è la seconda morte di un popolo, quella che lo priva della sua voce e del suo diritto di esistere nel racconto della storia. Forse, di tutto questo, resteranno solo le parole — e il dovere morale di ricordare che anche le pietre, come gli uomini, sanno gridare. 🕯️ #Palestina #MemoriaCulturale #PatrimoniPerduti #LaSecondaMorte #CulturaEDistruzione #Gaza #DirittiUmani #MemoriaStorica #ArteESopravvivenza #StoriaNegata #HumanityInRuins #PeaceThroughCulture
    0 Commentarii 0 Distribuiri 325 Views
  • CARI AMICI, TUTTO IL GOVERNO E' PRESO DALLA COSIDDETTA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E DALLA PRONUNCIA DELLA CORTE DEI CONTI, CHE HA RESPINTO IL PROGETTO DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, A CUI TANTO TIENE IL PARASSITA DELLA LEGA MATTEO SALVINI. COME BEN SAPETE, DALL'ETA' DI 17 ANNI IL COSIDDETTO SEGRETARIO DELLA LEGA, NON HA NE' CONTINUATO DI GLI STUDI NE' LAVORATO UN GIORNO E SI E' DATO ALLA POLITICA, PRIMA CON BOSSI E LA PADANIA, POI DAI UN POPOLO DI IDIOTI HA OTTENUTO LA ELEZIONE A SEGRETARIO NAZIONALE DELLA "LEGA". TRA L'ALTRO DOVEVA CONTINUARE A CHIAMARE IL SUO PARTITO "LEGA NORD", DATO CHE SI OCCUPA SOLTANTO DELLE QUESTIONI CHE RIGUARDANO IL NORD. INVECE SI CHIAMA SEMPLICEMENTE LEGA, E POI QUESTA DICITURA NON VUOL DIRE PROPRIO NULLA!!!
    VI ABBRACCIO, BUONA SERATA.
    CARI AMICI, TUTTO IL GOVERNO E' PRESO DALLA COSIDDETTA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E DALLA PRONUNCIA DELLA CORTE DEI CONTI, CHE HA RESPINTO IL PROGETTO DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, A CUI TANTO TIENE IL PARASSITA DELLA LEGA MATTEO SALVINI. COME BEN SAPETE, DALL'ETA' DI 17 ANNI IL COSIDDETTO SEGRETARIO DELLA LEGA, NON HA NE' CONTINUATO DI GLI STUDI NE' LAVORATO UN GIORNO E SI E' DATO ALLA POLITICA, PRIMA CON BOSSI E LA PADANIA, POI DAI UN POPOLO DI IDIOTI HA OTTENUTO LA ELEZIONE A SEGRETARIO NAZIONALE DELLA "LEGA". TRA L'ALTRO DOVEVA CONTINUARE A CHIAMARE IL SUO PARTITO "LEGA NORD", DATO CHE SI OCCUPA SOLTANTO DELLE QUESTIONI CHE RIGUARDANO IL NORD. INVECE SI CHIAMA SEMPLICEMENTE LEGA, E POI QUESTA DICITURA NON VUOL DIRE PROPRIO NULLA!!! VI ABBRACCIO, BUONA SERATA.
    0 Commentarii 0 Distribuiri 319 Views
  • I prezzolati del Covid

    Le televisioni non ne parlano.
    I giornali nemmeno.
    Ma i vaccini Covid sono stati una truffa prezzolata.
    Documentalmente.
    Pregliasco ha ammesso che, quando chiedeva l'obbligatorietà dei vaccini, era pagato dai produttori dei vaccini.
    Bassetti ha ammesso davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul Covid che era al soldo di tutte le big pharma.
    Crisanti idem.
    All'epoca del covid le big pharma - da bilanci - hanno erogato ai cosiddetti "scienziati" un miliardo di euro di consulenze.
    La pfizer ha dato all'azienda del marito di Ursula von der merden
    360 milioni di euro.
    Indagando indagando vedremo quanto le big pharma hanno erogato alle lobbies di Bruxelles per dermatiti nodulari bovine e blue tongue.
    Ma lo dice l'oms: finanziata all'87 per cento dalle big pharma.
    Che vergogna, che imbroglio, che crimine.
    Ma le tv non ne parlano.
    I giornali non ne parlano.
    I politici tacciono.
    E noi, popolo bue, siamo bestie da mungere.

    - Antonangelo Liori

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/1982691007830380855
    I prezzolati del Covid Le televisioni non ne parlano. I giornali nemmeno. Ma i vaccini Covid sono stati una truffa prezzolata. Documentalmente. Pregliasco ha ammesso che, quando chiedeva l'obbligatorietà dei vaccini, era pagato dai produttori dei vaccini. Bassetti ha ammesso davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul Covid che era al soldo di tutte le big pharma. Crisanti idem. All'epoca del covid le big pharma - da bilanci - hanno erogato ai cosiddetti "scienziati" un miliardo di euro di consulenze. La pfizer ha dato all'azienda del marito di Ursula von der merden💩 360 milioni di euro. Indagando indagando vedremo quanto le big pharma hanno erogato alle lobbies di Bruxelles per dermatiti nodulari bovine e blue tongue. Ma lo dice l'oms: finanziata all'87 per cento dalle big pharma. Che vergogna, che imbroglio, che crimine. Ma le tv non ne parlano. I giornali non ne parlano. I politici tacciono. E noi, popolo bue, siamo bestie da mungere. - Antonangelo Liori Source: https://x.com/itsmeback_/status/1982691007830380855
    0 Commentarii 0 Distribuiri 802 Views
  • PETTACOLARE

    ULTIM'ORA:

    Oltre 200.000 ungheresi invadono le strade di Budapest in una Marcia per la Pace.

    Nessuna bandiera dell'UE, LGBTQ o ucraina.

    Solo sostegno all'Ungheria e un messaggio chiaro a Bruxelles:
    smettete di alimentare guerre infinite e iniziate ad ascoltare il popolo.

    globaldissident

    https://x.com/dessere88fenice/status/1981336371860996315
    PETTACOLARE 🚨🇭🇺 ULTIM'ORA: Oltre 200.000 ungheresi invadono le strade di Budapest in una Marcia per la Pace. Nessuna bandiera dell'UE, LGBTQ o ucraina. Solo sostegno all'Ungheria e un messaggio chiaro a Bruxelles: smettete di alimentare guerre infinite e iniziate ad ascoltare il popolo. 🔗 globaldissident https://x.com/dessere88fenice/status/1981336371860996315
    Like
    1
    0 Commentarii 0 Distribuiri 305 Views
  • DA NOI NEANCHE una NEWS sulle proteste di Bruxelles! ABBANDONATE i MEDIA del mainstream.

    Le strade di Bruxelles sono in fiamme. La capitale dell’Unione Europea, simbolo del potere e della diplomazia, è diventata l’epicentro di una rivolta senza precedenti. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro le nuove misure di austerità e l’innalzamento dell’età pensionabile, trasformando un semplice sciopero in una protesta che scuote l’intero continente.
    Dalla Francia ai Paesi Bassi, dalla Polonia all’Italia, l’onda del malcontento si estende in tutta Europa. È la ribellione di un popolo stanco di sacrifici, disuguaglianze e promesse infrante. Dietro la rabbia, c’è la paura di un futuro sempre più incerto e la sensazione che Bruxelles, un tempo simbolo di unità, sia oggi il volto di un potere distante e freddo.
    Questo documentario racconta la crisi di un continente che sta perdendo il contatto con la sua gente. Le immagini, le testimonianze e le voci raccolte tra le barricate rivelano una realtà che i grandi media spesso tacciono: un’Europa in bilico tra la speranza di rinascere e il rischio di implodere.


    Segui Focus Europa per rimanere aggiornato su elezioni europee, geopolitica, fondi europei, politica monetaria, inflazione, eurozona, Brexit, regolamentazioni UE e molto altro. Approfondimenti chiari, dati aggiornati e opinioni esperte per comprendere al meglio il complesso mondo della politica e finanza europea.

    Iscriviti per non perdere i video settimanali che ti aiutano a capire come funzionano le istituzioni europee e come le decisioni prese a Bruxelles impattano sulla vita di tutti noi.

    https://www.youtube.com/watch?v=-rQJqFsuulM
    DA NOI NEANCHE una NEWS sulle proteste di Bruxelles! ABBANDONATE i MEDIA del mainstream. Le strade di Bruxelles sono in fiamme. La capitale dell’Unione Europea, simbolo del potere e della diplomazia, è diventata l’epicentro di una rivolta senza precedenti. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro le nuove misure di austerità e l’innalzamento dell’età pensionabile, trasformando un semplice sciopero in una protesta che scuote l’intero continente. Dalla Francia ai Paesi Bassi, dalla Polonia all’Italia, l’onda del malcontento si estende in tutta Europa. È la ribellione di un popolo stanco di sacrifici, disuguaglianze e promesse infrante. Dietro la rabbia, c’è la paura di un futuro sempre più incerto e la sensazione che Bruxelles, un tempo simbolo di unità, sia oggi il volto di un potere distante e freddo. Questo documentario racconta la crisi di un continente che sta perdendo il contatto con la sua gente. Le immagini, le testimonianze e le voci raccolte tra le barricate rivelano una realtà che i grandi media spesso tacciono: un’Europa in bilico tra la speranza di rinascere e il rischio di implodere. Segui Focus Europa per rimanere aggiornato su elezioni europee, geopolitica, fondi europei, politica monetaria, inflazione, eurozona, Brexit, regolamentazioni UE e molto altro. Approfondimenti chiari, dati aggiornati e opinioni esperte per comprendere al meglio il complesso mondo della politica e finanza europea. Iscriviti per non perdere i video settimanali che ti aiutano a capire come funzionano le istituzioni europee e come le decisioni prese a Bruxelles impattano sulla vita di tutti noi. https://www.youtube.com/watch?v=-rQJqFsuulM
    0 Commentarii 0 Distribuiri 2K Views
  • TOTO NOBEL
    Onore sì, effetti zero.

    Premetto che non voglio entrare nel merito della designazione — ci mancherebbe.
    Nulla contro il popolo venezuelano né contro i suoi rappresentanti politici.
    Ne abbiamo già abbastanza dei nostri per metterci a giudicare gli altri.
    Quindi: complimenti alla signora María Corina Machado e buon lavoro.

    Il punto, però, è un altro.
    Io non critico la persona.
    Critico il meccanismo, l’idea stessa di premio e la liturgia che ogni anno si ripete come un talk show stanco, dove tutti hanno già la parte assegnata.
    Critico i dibattiti che si gonfiano come palloncini, gli schieramenti da stadio, le tifoserie travestite da analisti.
    Un po’ come il Pallone d’Oro, ormai: mancano solo gli sponsor, i brand sugli inviti e qualche hashtag in più per completare la farsa.

    Perché sì, il Nobel per la Pace resta una vetrina, non una leva.
    Permette di iscrivere un nome nell’albo d’oro della storia.
    E poi?
    Davvero incide nel tempo che stiamo vivendo — un tempo in cui le tregue durano meno di un trend su X?

    Passata la festa, si torna nel solito caos mediatico.
    E la pace rimane un argomento da prime time, non una pratica quotidiana.

    Forse sarebbe stato più utile concentrare energie su Mozioni, Leggi di Iniziativa Popolare, atti concreti che chiedano il riconoscimento di uno Stato o la cessazione di rapporti con i Paesi più belligeranti del pianeta.
    Ma no.
    Lo spettacolo deve continuare.
    E allora meglio un nome che un cambiamento, meglio un applauso che una scossa.

    Siamo passati dal premio dato “alle intenzioni” al premio per “chi non disturba troppo”.
    Non è questione di persone, è questione di dinamiche spettacolari e diplomatiche.
    Un copione che si ripete ogni anno, sempre più vuoto, sempre meno necessario.

    Da Oslo è tutto.

    #Nobel2025 #PaceDiFacciata #OsloCalling #PremiCheNonCambianoNulla #GeopoliticaSpettacolo #TheShowMustGoOn
    TOTO NOBEL Onore sì, effetti zero. Premetto che non voglio entrare nel merito della designazione — ci mancherebbe. Nulla contro il popolo venezuelano né contro i suoi rappresentanti politici. Ne abbiamo già abbastanza dei nostri per metterci a giudicare gli altri. Quindi: complimenti alla signora María Corina Machado e buon lavoro. Il punto, però, è un altro. Io non critico la persona. Critico il meccanismo, l’idea stessa di premio e la liturgia che ogni anno si ripete come un talk show stanco, dove tutti hanno già la parte assegnata. Critico i dibattiti che si gonfiano come palloncini, gli schieramenti da stadio, le tifoserie travestite da analisti. Un po’ come il Pallone d’Oro, ormai: mancano solo gli sponsor, i brand sugli inviti e qualche hashtag in più per completare la farsa. Perché sì, il Nobel per la Pace resta una vetrina, non una leva. Permette di iscrivere un nome nell’albo d’oro della storia. E poi? Davvero incide nel tempo che stiamo vivendo — un tempo in cui le tregue durano meno di un trend su X? Passata la festa, si torna nel solito caos mediatico. E la pace rimane un argomento da prime time, non una pratica quotidiana. Forse sarebbe stato più utile concentrare energie su Mozioni, Leggi di Iniziativa Popolare, atti concreti che chiedano il riconoscimento di uno Stato o la cessazione di rapporti con i Paesi più belligeranti del pianeta. Ma no. Lo spettacolo deve continuare. E allora meglio un nome che un cambiamento, meglio un applauso che una scossa. Siamo passati dal premio dato “alle intenzioni” al premio per “chi non disturba troppo”. Non è questione di persone, è questione di dinamiche spettacolari e diplomatiche. Un copione che si ripete ogni anno, sempre più vuoto, sempre meno necessario. Da Oslo è tutto. #Nobel2025 #PaceDiFacciata #OsloCalling #PremiCheNonCambianoNulla #GeopoliticaSpettacolo #TheShowMustGoOn
    0 Commentarii 0 Distribuiri 1K Views
  • NON SI PUÒ NON ESSERE AL FIANCO del POPOLO PALESTINESE. BASTA ARMI a ISRAELE!
    Sciopero generale, Landini: "
    "Il governo si dovrebbe vergognare, sta coprendo i crimini di Netanyahu" [Video
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/03/sciopero-generale-landini-meloni-livello-basso-crimini-video/8147908/
    NON SI PUÒ NON ESSERE AL FIANCO del POPOLO PALESTINESE. BASTA ARMI a ISRAELE! Sciopero generale, Landini: " "Il governo si dovrebbe vergognare, sta coprendo i crimini di Netanyahu" [Video https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/03/sciopero-generale-landini-meloni-livello-basso-crimini-video/8147908/
    WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    Sciopero generale, Landini: "
    "Il governo si dovrebbe vergognare, sta coprendo i crimini di Netanyahu" [Video]
    Like
    3
    0 Commentarii 0 Distribuiri 785 Views
  • MA QUESTO PRESIDENTE NON CI RAPPRESENTA PIÙ!!!
    Siamo tutti pazzi a scendere in piazza per la Flotilla? Mattarella, parli anche lei
    Il popolo è pronto a inondare le strade, perché avete perso il senno. Non è normale per me che il presidente della Repubblica abbia invitato a desistere questa gente per bene

    Source: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/02/global-sumud-flotilla-gaza-mattarella-protesta-oggi/8146645/amp/
    MA QUESTO PRESIDENTE NON CI RAPPRESENTA PIÙ!!! Siamo tutti pazzi a scendere in piazza per la Flotilla? Mattarella, parli anche lei Il popolo è pronto a inondare le strade, perché avete perso il senno. Non è normale per me che il presidente della Repubblica abbia invitato a desistere questa gente per bene Source: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/02/global-sumud-flotilla-gaza-mattarella-protesta-oggi/8146645/amp/
    Like
    1
    0 Commentarii 0 Distribuiri 752 Views
  • CARI AMICI, E' PROBABILE CHE SI VADA ALLA SOLUZIONE DELLA QUESTIONE DRAMMATICA DI GAZA. ELABORATO UN PIANO, CHE PERO' NON E' PIACIUTO AL MINISTRO DEGLI ESTERI ISRAELIANO. TALE PIANO CHE DEVE ESSERE SPIEGATO BENE IN TUTTI I SUOI ASPETTI, HA RICEVUTO LA APPROVAZIONE DEL PORTAVOCE DEL CREMLINO, PESKOV. SPERIAMO CHE FINISCANO PRESTO LE SOFFERENZE INDICIBILI DEL POPOLO PALESTINESE. UN ABBRACCIO A TUTTI. BUONA GIORNATA.
    CARI AMICI, E' PROBABILE CHE SI VADA ALLA SOLUZIONE DELLA QUESTIONE DRAMMATICA DI GAZA. ELABORATO UN PIANO, CHE PERO' NON E' PIACIUTO AL MINISTRO DEGLI ESTERI ISRAELIANO. TALE PIANO CHE DEVE ESSERE SPIEGATO BENE IN TUTTI I SUOI ASPETTI, HA RICEVUTO LA APPROVAZIONE DEL PORTAVOCE DEL CREMLINO, PESKOV. SPERIAMO CHE FINISCANO PRESTO LE SOFFERENZE INDICIBILI DEL POPOLO PALESTINESE. UN ABBRACCIO A TUTTI. BUONA GIORNATA.
    Like
    1
    0 Commentarii 0 Distribuiri 156 Views
  • Per favore, leggete dal Dott. Ezzideen, Gaza

    Non c'è internet. Nessun segnale. Nessun suono. Nessun mondo oltre questa gabbia.
    Ho camminato per trenta minuti tra rovine e polvere. Non in cerca di una via di fuga, ma di un frammento di segnale, giusto quel tanto che basta per sussurrare: "Siamo ancora vivi".
    Non perché qualcuno stia ascoltando, ma perché morire senza essere ascoltati è la morte definitiva.
    Gaza ora è silenziosa. Non di pace, ma di annientamento.
    Non un silenzio di immobilità, ma di soffocamento.
    Hanno tagliato l'ultimo cavo. Nessun messaggio esce. Nessuna immagine entra.
    Persino il dolore è stato proibito.
    Ho superato i cadaveri di edifici, di case, di uomini, alcuni respiravano, altri no. Tutti cancellati dalla stessa mano che ha cancellato le nostre voci.
    Questo non è solo un assedio di bombe. È un assedio della memoria: una guerra contro la nostra capacità di dire: "Eravamo qui".
    I bombardamenti non sono mai cessati, soprattutto a Jabalia. Bombardano le strade dove i bambini chiedono cibo. Bombardano le file dove le madri aspettano la farina. Bombardano la fame stessa.
    Niente cibo. Niente acqua. Nessuna via d'uscita. E coloro che ci provano, coloro che cercano aiuto, vengono colpiti.
    Qui si muore, e nessuno lo sa.
    Non perché le uccisioni si siano fermate, ma perché la distruzione della connessione è riuscita.
    Internet è stato il nostro ultimo respiro. Non era un lusso; era l'ultima prova della nostra umanità.
    Ora non c'è più. E nel buio, massacrano senza conseguenze.
    Ho trovato questo debole segnale eSIM come un uomo morente trova un barlume di fiamma. Ero in piedi sotto un cielo squarciato, rischiando la morte, non per essere salvato, ma per inviare questo.
    Un singolo messaggio. Un'ultima resistenza.
    Se state leggendo questo, ricordate che abbiamo attraversato il fuoco per dirlo.
    Non siamo rimasti in silenzio. Siamo stati messi a tacere.
    E quando i cavi saranno ripristinati, la verità trasparirà dai fili, e il mondo saprà cosa ha scelto di non vedere.

    Dott. Ezzideen, Gaza
    -----------------------------
    Silenzio per Gaza

    A partire da oggi, spegnerò il mio cellulare dalle 21:00 alle 21:30 per una settimana, per il popolo palestinese.
    30 minuti di silenzio digitale
    "Silenzio per Gaza" è una campagna digitale coordinata. È un'ondata crescente.
    Perché qualcosa si può fare: una pausa digitale giornaliera di 30 minuti ogni sera, dalle 21:00 alle 21:30 ora locale di ogni Paese.
    Durante questa pausa:
    Niente social media. Nessun messaggio. Nessun commento. Telefoni e computer saranno spenti.
    Questa azione collettiva invierà un forte segnale digitale agli algoritmi e mostrerà la nostra solidarietà con Gaza. (Non è facile, ma facciamo qualcosa. È ciò che conta.)
    L'idea:
    Ogni giorno, alla stessa ora, milioni di utenti in tutto il mondo rimarranno completamente in silenzio sui social media per 30 minuti. Nessun post. Nessun Mi piace. Nessun commento. Nessuna app aperta.
    Silenzio digitale completo. Spegni il telefono.
    È un atto di resistenza, una protesta digitale globale.
    La rabbia di tanti cittadini di fronte a un'ingiustizia immensa.
    Perché qualcosa si può fare: semplice ed efficace.
    Ricordate il silenzio digitale delle 21:00.
    (Impostate una sveglia sul telefono: promemoria per le 21:00.)

    Spiegazione tecnica:
    1. Impatto algoritmico
    Le piattaforme dei social media dipendono dall'attività costante degli utenti. Siamo noi che manteniamo attivo il sistema. Un calo improvviso e sincronizzato dell'attività, anche per un breve periodo, può:
    (a) interrompere gli algoritmi di visibilità.
    (b) influenzare le statistiche sul traffico in tempo reale.
    (c) inviare un segnale tecnico ai server in merito a comportamenti anomali degli utenti.
    Questo atto evidenzia la resistenza dei cittadini all'ingiustizia, che fino ad ora era alimentata dalla nostra passività. 2. Impatto simbolico
    In un mondo iperconnesso, il silenzio digitale è una dichiarazione potente.
    Crea un netto contrasto tra il rumore dei social media e il silenzio forzato a Gaza.
    È un momento di riflessione collettiva.
    3. Impatto sociale
    Se l'azione sarà diffusa, i leader vedranno che i cittadini respingono il crimine a Gaza –
    E solo allora si muoveranno.

    Miriamo a creare un'ondata progressista che si diffonda in tutto il mondo .
    Non dimenticate: 21:00 (21:00) — Silenzio digitale!
    Impostate i vostri orologi. Spegnete i telefoni!


    Dalle 21:00 (21:00) alle 21:30 (21:30) — Ovunque vi troviate nel mondo:
    SMETTETE di usare:
    * Telefoni
    * Computer
    * Laptop

    SILENZIO — per il bene di Gaza. GRAZIE
    Per favore, leggete dal Dott. Ezzideen, Gaza Non c'è internet. Nessun segnale. Nessun suono. Nessun mondo oltre questa gabbia. Ho camminato per trenta minuti tra rovine e polvere. Non in cerca di una via di fuga, ma di un frammento di segnale, giusto quel tanto che basta per sussurrare: "Siamo ancora vivi". Non perché qualcuno stia ascoltando, ma perché morire senza essere ascoltati è la morte definitiva. Gaza ora è silenziosa. Non di pace, ma di annientamento. Non un silenzio di immobilità, ma di soffocamento. Hanno tagliato l'ultimo cavo. Nessun messaggio esce. Nessuna immagine entra. Persino il dolore è stato proibito. Ho superato i cadaveri di edifici, di case, di uomini, alcuni respiravano, altri no. Tutti cancellati dalla stessa mano che ha cancellato le nostre voci. Questo non è solo un assedio di bombe. È un assedio della memoria: una guerra contro la nostra capacità di dire: "Eravamo qui". I bombardamenti non sono mai cessati, soprattutto a Jabalia. Bombardano le strade dove i bambini chiedono cibo. Bombardano le file dove le madri aspettano la farina. Bombardano la fame stessa. Niente cibo. Niente acqua. Nessuna via d'uscita. E coloro che ci provano, coloro che cercano aiuto, vengono colpiti. Qui si muore, e nessuno lo sa. Non perché le uccisioni si siano fermate, ma perché la distruzione della connessione è riuscita. Internet è stato il nostro ultimo respiro. Non era un lusso; era l'ultima prova della nostra umanità. Ora non c'è più. E nel buio, massacrano senza conseguenze. Ho trovato questo debole segnale eSIM come un uomo morente trova un barlume di fiamma. Ero in piedi sotto un cielo squarciato, rischiando la morte, non per essere salvato, ma per inviare questo. Un singolo messaggio. Un'ultima resistenza. Se state leggendo questo, ricordate che abbiamo attraversato il fuoco per dirlo. Non siamo rimasti in silenzio. Siamo stati messi a tacere. E quando i cavi saranno ripristinati, la verità trasparirà dai fili, e il mondo saprà cosa ha scelto di non vedere. Dott. Ezzideen, Gaza ----------------------------- Silenzio per Gaza A partire da oggi, spegnerò il mio cellulare dalle 21:00 alle 21:30 per una settimana, per il popolo palestinese. 30 minuti di silenzio digitale "Silenzio per Gaza" è una campagna digitale coordinata. È un'ondata crescente. Perché qualcosa si può fare: una pausa digitale giornaliera di 30 minuti ogni sera, dalle 21:00 alle 21:30 ora locale di ogni Paese. Durante questa pausa: Niente social media. Nessun messaggio. Nessun commento. Telefoni e computer saranno spenti. Questa azione collettiva invierà un forte segnale digitale agli algoritmi e mostrerà la nostra solidarietà con Gaza. (Non è facile, ma facciamo qualcosa. È ciò che conta.) L'idea: Ogni giorno, alla stessa ora, milioni di utenti in tutto il mondo rimarranno completamente in silenzio sui social media per 30 minuti. Nessun post. Nessun Mi piace. Nessun commento. Nessuna app aperta. Silenzio digitale completo. Spegni il telefono. È un atto di resistenza, una protesta digitale globale. La rabbia di tanti cittadini di fronte a un'ingiustizia immensa. Perché qualcosa si può fare: semplice ed efficace. Ricordate il silenzio digitale delle 21:00. (Impostate una sveglia sul telefono: promemoria per le 21:00.) Spiegazione tecnica: 1. Impatto algoritmico Le piattaforme dei social media dipendono dall'attività costante degli utenti. Siamo noi che manteniamo attivo il sistema. Un calo improvviso e sincronizzato dell'attività, anche per un breve periodo, può: (a) interrompere gli algoritmi di visibilità. (b) influenzare le statistiche sul traffico in tempo reale. (c) inviare un segnale tecnico ai server in merito a comportamenti anomali degli utenti. Questo atto evidenzia la resistenza dei cittadini all'ingiustizia, che fino ad ora era alimentata dalla nostra passività. 2. Impatto simbolico In un mondo iperconnesso, il silenzio digitale è una dichiarazione potente. Crea un netto contrasto tra il rumore dei social media e il silenzio forzato a Gaza. È un momento di riflessione collettiva. 3. Impatto sociale Se l'azione sarà diffusa, i leader vedranno che i cittadini respingono il crimine a Gaza – E solo allora si muoveranno. Miriamo a creare un'ondata progressista che si diffonda in tutto il mondo 🌎. Non dimenticate: 21:00 (21:00) — Silenzio digitale! Impostate i vostri orologi. Spegnete i telefoni! 📣📣📣 Dalle 21:00 (21:00) alle 21:30 (21:30) — Ovunque vi troviate nel mondo: SMETTETE di usare: * Telefoni * Computer * Laptop SILENZIO — per il bene di Gaza. GRAZIE
    Angry
    2
    0 Commentarii 0 Distribuiri 3K Views
Sponsorizeaza Paginile