• The incident immediately drew international attention because it underscored the vulnerability of passengers on large vessels, the response protocols of cruise lines, and wider discussions about cruise ship safety regulations.

    #51yearoldmanfallsoverboardfromnorwegianepiccruiseship
    #51yearoldpassengergoesoverboardduringnorwegianepiccruise
    #51yearoldmanoverboardfromnorwegianepiccruiseship
    #51yearoldmanoverboardfromnorwegiancruiselineduringcaribbeancruise

    https://www.dailycruiseinfo.com/51-year-old-man-falls-overboard-from-norwegian-epic-cruise-ship/
    The incident immediately drew international attention because it underscored the vulnerability of passengers on large vessels, the response protocols of cruise lines, and wider discussions about cruise ship safety regulations. #51yearoldmanfallsoverboardfromnorwegianepiccruiseship #51yearoldpassengergoesoverboardduringnorwegianepiccruise #51yearoldmanoverboardfromnorwegianepiccruiseship #51yearoldmanoverboardfromnorwegiancruiselineduringcaribbeancruise https://www.dailycruiseinfo.com/51-year-old-man-falls-overboard-from-norwegian-epic-cruise-ship/
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    51-Year-Old Man Falls Overboard from Norwegian Epic Cruise Ship
    A 51-Year-Old Man Falls Overboard from Norwegian Epic Cruise Ship during a Caribbean trip raised safety concerns and renewed focus
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  • Could it be a coincidence?
    I'm just going to leave this list here :
    Pfizer CEO - Albert Bourla
    Pfizer chief scientist - Mikael Dolsten
    Astrazeneca CEO - Leif Johansson
    Moderna CEO - Stéphane Bancel
    J&J CEO - Alex Gorsky
    Novavax CEO - Stanley Erck
    Sputnik CEO - Alexander Gintsburg

    CDC Director - Mandy Kohen
    CDC Director (former) - Rochele Walensky
    CDC Deputy Director - Anne Schuchat
    CDC Chief of Staff - Sherry Berger
    CDC Chief Medical Officer - Mitchell Wolfe
    CDC Director, Washington Office - Jeff Reczec
    Covid Czar - Jeff Zients
    Covid Senior Adviser - Andy Slavitt
    HHS Assistant Health Secretary - Rachel Levine
    Blackrock CEO - Larry Fink
    Blackrock president - Rob Kapito
    Chief Scientist, Gamaleya Institute - Anatoly Altstein
    Director, Gamaleya Institute - Alexander Gintsburg
    Chief Medical Officer, J&J - Joanne Waldstreicher
    Chief Medical Officer, Merck - Michael Rosenblatt
    Co-creator of MRNA technology - Drew Weissman
    Could it be a coincidence? I'm just going to leave this list 📃 here : 💉 Pfizer CEO - Albert Bourla ✡️ 💉 Pfizer chief scientist - Mikael Dolsten ✡️ 💉 Astrazeneca CEO - Leif Johansson ✡️ 💉 Moderna CEO - Stéphane Bancel ✡️ 💉 J&J CEO - Alex Gorsky ✡️ 💉 Novavax CEO - Stanley Erck ✡️ 💉 Sputnik CEO - Alexander Gintsburg ✡️ CDC Director - Mandy Kohen ✡️ CDC Director (former) - Rochele Walensky ✡️ CDC Deputy Director - Anne Schuchat ✡️ CDC Chief of Staff - Sherry Berger ✡️ CDC Chief Medical Officer - Mitchell Wolfe ✡️ CDC Director, Washington Office - Jeff Reczec ✡️ Covid Czar - Jeff Zients ✡️ Covid Senior Adviser - Andy Slavitt ✡️ HHS Assistant Health Secretary - Rachel Levine ✡️ Blackrock CEO - Larry Fink ✡️ Blackrock president - Rob Kapito ✡️ Chief Scientist, Gamaleya Institute - Anatoly Altstein ✡️ Director, Gamaleya Institute - Alexander Gintsburg ✡️ Chief Medical Officer, J&J - Joanne Waldstreicher ✡️ Chief Medical Officer, Merck - Michael Rosenblatt ✡️ Co-creator of MRNA technology - Drew Weissman ✡️
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  • IL FURBETTO. SPERIAMO PAGHI!

    https://www.corriere.it/tecnologia/25_aprile_16/zuckerberg-a-processo-l-acquisto-di-instagram-e-dura-fare-nuove-app-per-chiudere-la-causa-ha-offerto-fino-a-un-miliardo-di-dollari-6814aefb-27ef-40f9-beb9-937e86570xlk_amp.shtml

    Secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal, prima dell'inizio del processo Zuckerberg avrebbe provato a trovare un accordo con la Federal Trade Commission. La difesa in aula

    In una mail, nel 2012, Mark Zuckerberg discuteva con l’allora direttore finanziario di Facebook l’acquisizione di Instagram. Una mossa definita utile per «neutralizzare un potenziale concorrente». Un anno dopo ragionava con un altro dirigente sulla crescita di WhatsApp. Si parla di «notti insonni» per capire come migliorare la propria messaggistica. «Ora o mai più». Due startup, due idee poco più che embrionali che potevano rappresentare una minaccia per gli affari della società che oggi chiamiamo Meta. E che proprio da Meta hanno finito per essere comprate.

    Sono alcune delle prove raccolte in anni di indagini dalla Federal Trade Commission, l’agenzia che controlla il commercio negli Usa, per dimostrare come il colosso dei social media abbia usato pratiche anticoncorrenziali per costruire un monopolio illegale. Un processo, quello iniziato lunedì in un tribunale di Washington, che potrebbe incrinare il business della società. Anzi, potrebbe distruggerlo: se il giudice James Boasberg confermerà le accuse potrebbe anche chiedere a Meta di rinunciare alle sue colonne portanti: Instagram e Whatsapp.

    Due acquisizioni — nel 2012 e nel 2014 — che secondo la Ftc sono state concluse mettendo sul piatto cifre maggiorate (un miliardo e 19 miliardi di dollari) per soffocare potenziali concorrenti. Seguendo la strategia «buy or bury», compra o sotterra.

    La difesa di Meta ha ricordato come le acquisizioni sono state ai tempi approvate dalla stessa Ftc e hanno portato le piattaforme a fiorire e diventare realtà molto diverse da quelle originarie. E che, oggi, si muovono in un panorama dove la competizione non manca: è soprattutto la presenza (e concorrenza) di TikTok a dimostrare la salute del mercato.

    Ci sarà tempo di ascoltare tutti i protagonisti. Ma il primo chiamato a testimoniare è Zuckerberg. Nei primi due giorni di processo ha passato ore a rispondere alle domande sulle sue parole all’epoca delle acquisizioni. E sulle motivazioni che stavano dietro. Che si possono riassumere con una frase detta ieri dal ceo: «Costruire nuove app è difficile». Ha ammesso che ha voluto Instagram perché, in fondo, era migliore di Facebook: «L’app per la fotocamera funzionava meglio quindi ho pensato di comprarla. Quando abbiamo provato a costruirne una, non ha avuto successo». Ancora su Instagram è stata presentata una mail del 2018 dove Zuckerberg, preoccupato per il successo dell’app e degli effetti su Facebook, avrebbe ipotizzato di separare le due divisioni «e forse Whatsapp nei prossimi 5-10 anni». Si è poi parlato di Snapchat e dell'offerta fatta al fondatore (6 miliardi) per comprarla. Offerta rifiutata. Ma, assicura Zuckerberg, «se l'avessi comprata, probabilmente ne avrei accelerato la crescita».

    In totale la deposizione del ceo di Meta è durata circa sei ore. Dopo di lui, toccherà alla sua ex Chief Operating Officer Sheryl Sandberg, e poi ai fondatori di Instagram (Kevin Systrom e Mike Krieger) e WhatsApp (Jan Koum e Brian Acton), Sono mesi che Zuckerberg prova a evitare il processo con un accordo. Ma a nulla sembrano essere serviti gli sforzi per guadagnare il favore di Trump. C'è da precisare che era stato proprio durante l'amministrazione Trump (la prima) che le indagini erano iniziate, nel 2020. Durante i quattro anni di Biden alla Casa Bianca la battaglia della Federal Trade Commission contro le Big Tech non ha fatto che rafforzarsi. Ora, con il nuovo inquilino e un nuovo capo dell'agenzia - il repubblicano Andrew Ferguson - la speranza era quella di poter risolvere la causa senza passare dal tribunale. Secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal, Zuckerberg a fine marzo avrebbe offerto 450 milioni di dollari per accordarsi, cifra poi alzata fino a un miliardo. La richiesta di Ferguson e della Ftc sarebbe stata molto più elevata: 30 miliardi. Il WsJournal aggiunge anche che Trump «in vari momenti è apparso aperto» a trovare una via di negoziazione e avrebbe chiesto come potrebbe funzionare. Il processo, in ogni caso, è iniziato e, se le accuse fossero confermate, potrebbe portare al primo smembramento di una società dopo 40 anni. L’ultima è stata At&t: era il 1982.
    IL FURBETTO. SPERIAMO PAGHI! https://www.corriere.it/tecnologia/25_aprile_16/zuckerberg-a-processo-l-acquisto-di-instagram-e-dura-fare-nuove-app-per-chiudere-la-causa-ha-offerto-fino-a-un-miliardo-di-dollari-6814aefb-27ef-40f9-beb9-937e86570xlk_amp.shtml Secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal, prima dell'inizio del processo Zuckerberg avrebbe provato a trovare un accordo con la Federal Trade Commission. La difesa in aula In una mail, nel 2012, Mark Zuckerberg discuteva con l’allora direttore finanziario di Facebook l’acquisizione di Instagram. Una mossa definita utile per «neutralizzare un potenziale concorrente». Un anno dopo ragionava con un altro dirigente sulla crescita di WhatsApp. Si parla di «notti insonni» per capire come migliorare la propria messaggistica. «Ora o mai più». Due startup, due idee poco più che embrionali che potevano rappresentare una minaccia per gli affari della società che oggi chiamiamo Meta. E che proprio da Meta hanno finito per essere comprate. Sono alcune delle prove raccolte in anni di indagini dalla Federal Trade Commission, l’agenzia che controlla il commercio negli Usa, per dimostrare come il colosso dei social media abbia usato pratiche anticoncorrenziali per costruire un monopolio illegale. Un processo, quello iniziato lunedì in un tribunale di Washington, che potrebbe incrinare il business della società. Anzi, potrebbe distruggerlo: se il giudice James Boasberg confermerà le accuse potrebbe anche chiedere a Meta di rinunciare alle sue colonne portanti: Instagram e Whatsapp. Due acquisizioni — nel 2012 e nel 2014 — che secondo la Ftc sono state concluse mettendo sul piatto cifre maggiorate (un miliardo e 19 miliardi di dollari) per soffocare potenziali concorrenti. Seguendo la strategia «buy or bury», compra o sotterra. La difesa di Meta ha ricordato come le acquisizioni sono state ai tempi approvate dalla stessa Ftc e hanno portato le piattaforme a fiorire e diventare realtà molto diverse da quelle originarie. E che, oggi, si muovono in un panorama dove la competizione non manca: è soprattutto la presenza (e concorrenza) di TikTok a dimostrare la salute del mercato. Ci sarà tempo di ascoltare tutti i protagonisti. Ma il primo chiamato a testimoniare è Zuckerberg. Nei primi due giorni di processo ha passato ore a rispondere alle domande sulle sue parole all’epoca delle acquisizioni. E sulle motivazioni che stavano dietro. Che si possono riassumere con una frase detta ieri dal ceo: «Costruire nuove app è difficile». Ha ammesso che ha voluto Instagram perché, in fondo, era migliore di Facebook: «L’app per la fotocamera funzionava meglio quindi ho pensato di comprarla. Quando abbiamo provato a costruirne una, non ha avuto successo». Ancora su Instagram è stata presentata una mail del 2018 dove Zuckerberg, preoccupato per il successo dell’app e degli effetti su Facebook, avrebbe ipotizzato di separare le due divisioni «e forse Whatsapp nei prossimi 5-10 anni». Si è poi parlato di Snapchat e dell'offerta fatta al fondatore (6 miliardi) per comprarla. Offerta rifiutata. Ma, assicura Zuckerberg, «se l'avessi comprata, probabilmente ne avrei accelerato la crescita». In totale la deposizione del ceo di Meta è durata circa sei ore. Dopo di lui, toccherà alla sua ex Chief Operating Officer Sheryl Sandberg, e poi ai fondatori di Instagram (Kevin Systrom e Mike Krieger) e WhatsApp (Jan Koum e Brian Acton), Sono mesi che Zuckerberg prova a evitare il processo con un accordo. Ma a nulla sembrano essere serviti gli sforzi per guadagnare il favore di Trump. C'è da precisare che era stato proprio durante l'amministrazione Trump (la prima) che le indagini erano iniziate, nel 2020. Durante i quattro anni di Biden alla Casa Bianca la battaglia della Federal Trade Commission contro le Big Tech non ha fatto che rafforzarsi. Ora, con il nuovo inquilino e un nuovo capo dell'agenzia - il repubblicano Andrew Ferguson - la speranza era quella di poter risolvere la causa senza passare dal tribunale. Secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal, Zuckerberg a fine marzo avrebbe offerto 450 milioni di dollari per accordarsi, cifra poi alzata fino a un miliardo. La richiesta di Ferguson e della Ftc sarebbe stata molto più elevata: 30 miliardi. Il WsJournal aggiunge anche che Trump «in vari momenti è apparso aperto» a trovare una via di negoziazione e avrebbe chiesto come potrebbe funzionare. Il processo, in ogni caso, è iniziato e, se le accuse fossero confermate, potrebbe portare al primo smembramento di una società dopo 40 anni. L’ultima è stata At&t: era il 1982.
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  • GRANDIOSO!

    Il procuratore generale Andrew Bailey ha scritto al Dipartimento di Giustizia di avviare un'indagine sulle attività di Biden nei suoi ultimi mesi in carica perché:

    “gli ultimi ordini esecutivi e le grazie emesse dall'ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden sono nulli e non validi o addirittura incostituzionali”

    Anche la grazia a Fauci, principale responsabile dei crimini covid, è nulla! Colpito lo stato profondo!

    GREAT!

    Attorney General Andrew Bailey wrote to the Department of Justice to launch an investigation into Biden's activities in his final months in office because:

    “the latest executive orders and pardons issued by former United States President Joe Biden are null and void or even unconstitutional”

    The pardon of Fauci, the main perpetrator of covid crimes, is also void! Deep State Hit!

    GRANDIOSO! Il procuratore generale Andrew Bailey ha scritto al Dipartimento di Giustizia di avviare un'indagine sulle attività di Biden nei suoi ultimi mesi in carica perché: “gli ultimi ordini esecutivi e le grazie emesse dall'ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden sono nulli e non validi o addirittura incostituzionali” Anche la grazia a Fauci, principale responsabile dei crimini covid, è nulla! Colpito lo stato profondo! GREAT! Attorney General Andrew Bailey wrote to the Department of Justice to launch an investigation into Biden's activities in his final months in office because: “the latest executive orders and pardons issued by former United States President Joe Biden are null and void or even unconstitutional” The pardon of Fauci, the main perpetrator of covid crimes, is also void! Deep State Hit! 👇👇👇
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  • Il primo giornalista a scrivere degli stupri su ragazze adolescenti da parte di pakistani in Inghilterra é stato Andrew Norfolk, oggi capo dei reporter investigativi del Times.
    Qui racconta di come all’inizio fosse in difficoltà di fronte a una vicenda che aveva tutti i contorni della storia perfetta per piacere all’estrema destra.
    Poi, dopo aver sollevato il caso, è stato travolto dalle accuse di essere un razzista proprio dal mondo liberale progressista da cui proveniva.

    The first journalist to report on the rape of teenage girls by Pakistanis in England was Andrew Norfolk, now the head of investigative reporting at The Times.
    Here he tells how he initially struggled with a story that had all the makings of a perfect story to please the far right.
    Then, after raising the case, he was hit with accusations of being a racist from the very progressive liberal world he came from.

    Source:
    https://x.com/LeonardoPanetta/status/1875517746139578607?t=zYKAm2lxwmGECK3A9HV_qA&s=19
    Il primo giornalista a scrivere degli stupri su ragazze adolescenti da parte di pakistani in Inghilterra é stato Andrew Norfolk, oggi capo dei reporter investigativi del Times. Qui racconta di come all’inizio fosse in difficoltà di fronte a una vicenda che aveva tutti i contorni della storia perfetta per piacere all’estrema destra. Poi, dopo aver sollevato il caso, è stato travolto dalle accuse di essere un razzista proprio dal mondo liberale progressista da cui proveniva. The first journalist to report on the rape of teenage girls by Pakistanis in England was Andrew Norfolk, now the head of investigative reporting at The Times. Here he tells how he initially struggled with a story that had all the makings of a perfect story to please the far right. Then, after raising the case, he was hit with accusations of being a racist from the very progressive liberal world he came from. Source: https://x.com/LeonardoPanetta/status/1875517746139578607?t=zYKAm2lxwmGECK3A9HV_qA&s=19
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  • La nave generatrice, di cosa non si sa, che era davanti a Valencia e alla Sicilia prima delle alluvioni.
    https://youtu.be/lRukPlbD9rk?si=CupzUGucJSgDreWK
    La nave generatrice, di cosa non si sa, che era davanti a Valencia e alla Sicilia prima delle alluvioni. https://youtu.be/lRukPlbD9rk?si=CupzUGucJSgDreWK
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  • L'Everest restituisce dopo 100 anni un piede e lo scarpone di Andrew Irvine: perché si potrebbe riscrivere la storia dell'alpinismo
    Il resto del corpo dell'alpinista britannico potrebbe trovarsi non lontano. Se si recuperasse anche la macchina fotografica si potrebbe stabilire se lui e George Mallory riuscirono ad arrivare in vetta nella spedizione del 1924. E si riscriverebbe la...

    Fonte: https://www.corriere.it/cronache/24_ottobre_12/andrew-irvine-trovato-un-suo-scarpone-sull-everest-si-riapre-il-caso-sulla-conquista-del-tetto-del-mondo-b1ea8044-8991-4bc8-8ae2-df071aff6xlk_amp.shtml
    L'Everest restituisce dopo 100 anni un piede e lo scarpone di Andrew Irvine: perché si potrebbe riscrivere la storia dell'alpinismo Il resto del corpo dell'alpinista britannico potrebbe trovarsi non lontano. Se si recuperasse anche la macchina fotografica si potrebbe stabilire se lui e George Mallory riuscirono ad arrivare in vetta nella spedizione del 1924. E si riscriverebbe la... Fonte: https://www.corriere.it/cronache/24_ottobre_12/andrew-irvine-trovato-un-suo-scarpone-sull-everest-si-riapre-il-caso-sulla-conquista-del-tetto-del-mondo-b1ea8044-8991-4bc8-8ae2-df071aff6xlk_amp.shtml
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  • L'Everest restituisce dopo 100 anni un piede e lo scarpone di Andrew Irvine: perché si potrebbe riscrivere la storia dell'alpinismo

    di
    Alessandro Sala
    12 ottobre 2024
    Il resto del corpo dell'alpinista britannico potrebbe trovarsi non lontano. Se si recuperasse anche la macchina fotografica si potrebbe stabilire se lui e George Mallory riuscirono ad arrivare in vetta nella spedizione del 1924. E si riscriverebbe la storia dell'alpinismo


    A distanza di cento anni è stato ritrovato sul monte Everest uno scarpone, con all’interno un piede avvolto in una calza, che con tutta probabilità apparteneva a Andrew Irvine, il compagno di scalata di George Mallory: i due alpinisti britannici furono i primi, nel 1924, a compiere una spedizione che aveva tutti i numeri per poter giungere al successo. La scoperta è stata fatta a settembre da un team di alpinisti e filmmaker impegnati in un progetto del National Geographic che lo ha annunciato ieri.

    Ancora oggi non sappiamo se Irvine e Mallory riuscirono oppure no a raggiungere la vetta: da quell’avventura, infatti, non ritornarono mai per poterlo raccontare. A lungo di loro non si ebbero più tracce, dopo l'ultima volta che i compagni li videro partire per quello che avrebbe dovuto essere lo strappo finale. Il corpo di Mallory venne ritrovato solo nel 1999, ancora quasi intatto, a non troppa distanza dalla cima, tanto che si riaprì il dibattito sull'effettiva possibilità che i due alpinisti fossero davvero riusciti nell'intento. Tuttavia non venne mai rinvenuta la loro macchina fotografica che avrebbe potuto contenere la prova di un eventuale successo (o insuccesso). Di Irvine, invece, era stata ritrovata soltanto la piccozza.

    Il nuovo ritrovamento potrebbe ora riaccendere le speranze di fare luce sul caso. Che si tratti del suo scarpone e del suo piede sarebbe testimoniato dalla presenza, sul calzettone, di una etichetta con la dicitura A. C. Irvine. Il secondo nome dell'alpinista era appunto Comyn. Difficile insomma che, proprio in quel luogo, possa trattarsi di una coincidenza. La certezza assoluta si potrà avere solo con analisi genetiche, ma già ora non sembrano esservi dubbi. Il resto del corpo di Irvine potrebbe trovarsi da qualche parte nell’area in cui è stato ritrovato lo scarpone, anche se le dinamiche di spostamento delle masse ghiacciate potrebbero, in un secolo, averlo spostato, per intero o in più parti, anche molto lontano. Tuttavia è un primo indizio che può indicare dove eventualmente concentrare nuove ricerche.

    Proprio Irvine, secondo la ricostruzione del National Geographic - che lanciando la notizia ha anche pubblicato le immagini scattate dal filmmaker Jimmy Chin -, era addetto alla gestione dell’attrezzatura fotografica. Ritrovare l’apparecchio con la pellicola all’interno ed eventuali altri rullini, sempre che si siano conservati e siano ancora lavorabili, potrebbe dare dunque una risposta certa sull’esito della loro impresa. E, nel caso si dimostrasse che in vetta ci arrivarono, si dovrebbe riscrivere la storia dell’alpinismo. L’Everest venne infatti conquistato ufficialmente solo tren’anni più tardi, nel 1953, dal neozelandese Edmund Hillary e dallo sherpa Tenzign Norgay che vi giunsero dal Colle Sud della cresta Sud-Est.

    Quando il gruppo di Nat Geo si è imbattuto in quello strano oggetto che emergeva dal ghiaccio in parziale scioglimento ha capito subito, dalla forgia dello scarpone e dai materiali di cui era composto, che si trattava di qualcosa che la montagna riconsegnava da un lontano passato. Cuoio, para, chiodi di ferro. Nulla di simile al moderno equipaggiamento super tecnico e colorato. «Quando ho sollevato il calzino - spiega Chin sul National Geographic - ho visto l'etichetta. Ho guardato i miei compagni e abbiamo subito capito di trovarci di fronte a qualcosa di unico. Qualunque spedizione sull'Everest segue inevitabilmente l'ombra di Irvine e Mallory». Il suo pensiero è però andato subito ai famigliari di Irvine: «Quando perdi qualcuno e non sai cosa gli sia successo è difficile da accettare - dice ancora il filmmaker, che ha subito informato gli eredi dell'alpinista, in particolare la pronipote Julie Summers, che oggi ha 64 anni e che nel 2001 aveva scritto una biografia dello zio -. Avere anche solo qualche informazione ma definitiva su dove possa essere finito Andrew è sicuramente utile per loro. Ed è anche un grande indizio per la comunità alpinistica che ancora si interroga cosa sia successo su quella montagna cento anni fa».

    Prima di partire per la spedizione, ai giornalisti che gli chiedevano perché volesse a tutti i costi scalare quella montagna, visto che non era il suo primo tentativo, Mallory rispose con una frase che è poi diventata un classico delle citazioni. Disse semplicemente: «Perché è lì». La stessa risposta che si potrebbe dare ora qualora venisse rimessa in pista una nuova spedizione finalizzata a cercare Irvine: perché anche lui è lì.


    12 ottobre 2024

    © RIPRODUZIONE RISERVATA


    Fonte: https://www.corriere.it/cronache/24_ottobre_12/andrew-irvine-trovato-un-suo-scarpone-sull-everest-si-riapre-il-caso-sulla-conquista-del-tetto-del-mondo-b1ea8044-8991-4bc8-8ae2-df071aff6xlk_amp.shtml
    L'Everest restituisce dopo 100 anni un piede e lo scarpone di Andrew Irvine: perché si potrebbe riscrivere la storia dell'alpinismo di Alessandro Sala 12 ottobre 2024 Il resto del corpo dell'alpinista britannico potrebbe trovarsi non lontano. Se si recuperasse anche la macchina fotografica si potrebbe stabilire se lui e George Mallory riuscirono ad arrivare in vetta nella spedizione del 1924. E si riscriverebbe la storia dell'alpinismo A distanza di cento anni è stato ritrovato sul monte Everest uno scarpone, con all’interno un piede avvolto in una calza, che con tutta probabilità apparteneva a Andrew Irvine, il compagno di scalata di George Mallory: i due alpinisti britannici furono i primi, nel 1924, a compiere una spedizione che aveva tutti i numeri per poter giungere al successo. La scoperta è stata fatta a settembre da un team di alpinisti e filmmaker impegnati in un progetto del National Geographic che lo ha annunciato ieri. Ancora oggi non sappiamo se Irvine e Mallory riuscirono oppure no a raggiungere la vetta: da quell’avventura, infatti, non ritornarono mai per poterlo raccontare. A lungo di loro non si ebbero più tracce, dopo l'ultima volta che i compagni li videro partire per quello che avrebbe dovuto essere lo strappo finale. Il corpo di Mallory venne ritrovato solo nel 1999, ancora quasi intatto, a non troppa distanza dalla cima, tanto che si riaprì il dibattito sull'effettiva possibilità che i due alpinisti fossero davvero riusciti nell'intento. Tuttavia non venne mai rinvenuta la loro macchina fotografica che avrebbe potuto contenere la prova di un eventuale successo (o insuccesso). Di Irvine, invece, era stata ritrovata soltanto la piccozza. Il nuovo ritrovamento potrebbe ora riaccendere le speranze di fare luce sul caso. Che si tratti del suo scarpone e del suo piede sarebbe testimoniato dalla presenza, sul calzettone, di una etichetta con la dicitura A. C. Irvine. Il secondo nome dell'alpinista era appunto Comyn. Difficile insomma che, proprio in quel luogo, possa trattarsi di una coincidenza. La certezza assoluta si potrà avere solo con analisi genetiche, ma già ora non sembrano esservi dubbi. Il resto del corpo di Irvine potrebbe trovarsi da qualche parte nell’area in cui è stato ritrovato lo scarpone, anche se le dinamiche di spostamento delle masse ghiacciate potrebbero, in un secolo, averlo spostato, per intero o in più parti, anche molto lontano. Tuttavia è un primo indizio che può indicare dove eventualmente concentrare nuove ricerche. Proprio Irvine, secondo la ricostruzione del National Geographic - che lanciando la notizia ha anche pubblicato le immagini scattate dal filmmaker Jimmy Chin -, era addetto alla gestione dell’attrezzatura fotografica. Ritrovare l’apparecchio con la pellicola all’interno ed eventuali altri rullini, sempre che si siano conservati e siano ancora lavorabili, potrebbe dare dunque una risposta certa sull’esito della loro impresa. E, nel caso si dimostrasse che in vetta ci arrivarono, si dovrebbe riscrivere la storia dell’alpinismo. L’Everest venne infatti conquistato ufficialmente solo tren’anni più tardi, nel 1953, dal neozelandese Edmund Hillary e dallo sherpa Tenzign Norgay che vi giunsero dal Colle Sud della cresta Sud-Est. Quando il gruppo di Nat Geo si è imbattuto in quello strano oggetto che emergeva dal ghiaccio in parziale scioglimento ha capito subito, dalla forgia dello scarpone e dai materiali di cui era composto, che si trattava di qualcosa che la montagna riconsegnava da un lontano passato. Cuoio, para, chiodi di ferro. Nulla di simile al moderno equipaggiamento super tecnico e colorato. «Quando ho sollevato il calzino - spiega Chin sul National Geographic - ho visto l'etichetta. Ho guardato i miei compagni e abbiamo subito capito di trovarci di fronte a qualcosa di unico. Qualunque spedizione sull'Everest segue inevitabilmente l'ombra di Irvine e Mallory». Il suo pensiero è però andato subito ai famigliari di Irvine: «Quando perdi qualcuno e non sai cosa gli sia successo è difficile da accettare - dice ancora il filmmaker, che ha subito informato gli eredi dell'alpinista, in particolare la pronipote Julie Summers, che oggi ha 64 anni e che nel 2001 aveva scritto una biografia dello zio -. Avere anche solo qualche informazione ma definitiva su dove possa essere finito Andrew è sicuramente utile per loro. Ed è anche un grande indizio per la comunità alpinistica che ancora si interroga cosa sia successo su quella montagna cento anni fa». Prima di partire per la spedizione, ai giornalisti che gli chiedevano perché volesse a tutti i costi scalare quella montagna, visto che non era il suo primo tentativo, Mallory rispose con una frase che è poi diventata un classico delle citazioni. Disse semplicemente: «Perché è lì». La stessa risposta che si potrebbe dare ora qualora venisse rimessa in pista una nuova spedizione finalizzata a cercare Irvine: perché anche lui è lì. 12 ottobre 2024 © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: https://www.corriere.it/cronache/24_ottobre_12/andrew-irvine-trovato-un-suo-scarpone-sull-everest-si-riapre-il-caso-sulla-conquista-del-tetto-del-mondo-b1ea8044-8991-4bc8-8ae2-df071aff6xlk_amp.shtml
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  • QUESTI SONO FOLLI E VANNO FERMATI ORA!
    NON COMPRIAMO PIÙ QUESTI PRODOTTI.
    I bambini di tutti gli Stati Uniti avranno presto una bambola Barbie e Ken che aspettano un bambino, tranne che non sarà Barbie a portare il bambino, ma Ken.

    Il CEO Andrew Shave ha affermato che gli uomini incinti sono rimasti nell’ombra per troppo tempo ed è ora di cambiare la situazione. Questa è una guerra spirituale e ci prendono di mira da ogni angolazione.

    Les enfants à travers les États-Unis auront bientôt une poupée Barbie et Ken attendant un bébé, sauf que ce ne sera pas Barbie qui portera le bébé, c'est Ken.

    Le PDG Andrew Shave a déclaré que les hommes enceintes sont restés dans l’ombre pendant trop longtemps et qu’il était temps de changer cela. Il s’agit d’une guerre spirituelle, et ils nous ciblent sous tous les angles.

    Fonte: https://t.me/trottasilvano
    QUESTI SONO FOLLI E VANNO FERMATI ORA! NON COMPRIAMO PIÙ QUESTI PRODOTTI. I bambini di tutti gli Stati Uniti avranno presto una bambola Barbie e Ken che aspettano un bambino, tranne che non sarà Barbie a portare il bambino, ma Ken. Il CEO Andrew Shave ha affermato che gli uomini incinti sono rimasti nell’ombra per troppo tempo ed è ora di cambiare la situazione. Questa è una guerra spirituale e ci prendono di mira da ogni angolazione. Les enfants à travers les États-Unis auront bientôt une poupée Barbie et Ken attendant un bébé, sauf que ce ne sera pas Barbie qui portera le bébé, c'est Ken. Le PDG Andrew Shave a déclaré que les hommes enceintes sont restés dans l’ombre pendant trop longtemps et qu’il était temps de changer cela. Il s’agit d’une guerre spirituelle, et ils nous ciblent sous tous les angles. Fonte: https://t.me/trottasilvano
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  • Il giornalista investigativo della CNN Drew Griffin chiede esplicitamente al dottor Rashid Buttar se il fatto che si è vaccinato lo renderebbe una bomba ad orologeria.

    "Possibile, anzi probabile" è la risposta.

    Pochi mesi dopo il giornalista è morto di una coincidenza.

    Il dottor Buttar era stato messo nella lista della "pericolosa dozzina", medici onesti che avvertivano le persone dei pericoli dei vaccini.

    Pochi mesi dopo l'intervista, anche il dottor Buttar fu trovato morto, le cause non sono mai state dichiarate.

    Nel 2022 Drew Griffin mori.

    https://edition.cnn.com/2022/12/19/us/drew-griffin-obit-invs/index.html
    Il giornalista investigativo della CNN Drew Griffin chiede esplicitamente al dottor Rashid Buttar se il fatto che si è vaccinato lo renderebbe una bomba ad orologeria. "Possibile, anzi probabile" è la risposta. Pochi mesi dopo il giornalista è morto di una coincidenza. Il dottor Buttar era stato messo nella lista della "pericolosa dozzina", medici onesti che avvertivano le persone dei pericoli dei vaccini. Pochi mesi dopo l'intervista, anche il dottor Buttar fu trovato morto, le cause non sono mai state dichiarate. Nel 2022 Drew Griffin mori. https://edition.cnn.com/2022/12/19/us/drew-griffin-obit-invs/index.html
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