• Francesca Albanese, relatrice ONU, denuncia in un suo ultimo rapporto ( notizia da Il Manifesto di ieri ) la partecipazione all' economia del genocidio in Palestina da parte di molte aziende alimentari, non solo di questo comparto, fra le quali le italiane non sono seconde a nessuna .
    Fare affari con lo Stato di Israele non suscita perplessità, dubbi, mal di testa, problemi di coscienza....in fondo si creano posti di lavoro.
    L' ultimo rapporto della Relatrice ONU ," Dall' economia dell' occupazione all' economia del genocidio", è incentrato su mille aziende, si annoverano anche università ( quella di Edimburgo) , centri di ricerca ( il MIT, così come fiori all' occhiello del nostro made in Italy la Leonardo ( chissà che pianti di contentezza per la presidente del Consiglio,
    donna, mamma, italiana e ...."cristiana" Giorgia Meloni), Google, Amazon, Black Rock... Caterpillar, produttrice dei famosi famigerati bulldozer impiegati per abbattere le abitazioni palestinesi....
    " Tutti loro, dichiara la Relatrice Francesca Albanese, hanno contribuito a violare il diritto di un popolo all' autodeterminazione, a favorire le politiche di annessione dei territori palestinesi e a promuovere l' occupazione, i crimini di appartheid e di genocidio. Leggi penali e civili di differenti giurisdizioni potrebbero essere invocate per accusare in tutta onestà e imparzialità le entità aziendali, altrettanto tutte le altre operanti in altri comparti merceologici, di co - responsabilitá.
    Balocco, Ferrero, Bauli, Pan Ducale, Colussi, Balconi...sono alcuni marchi di aziende che commerciano con lo Stato di Israele.....Cosa risponderebbero i loro alti dirigenti?
    " Commerciamo con i burberi sionisti confidando di placare un poco la loro ira con i nostri prodotti dolciari ".
    E le maestranze..?
    Francesca Albanese, relatrice ONU, denuncia in un suo ultimo rapporto ( notizia da Il Manifesto di ieri ) la partecipazione all' economia del genocidio in Palestina da parte di molte aziende alimentari, non solo di questo comparto, fra le quali le italiane non sono seconde a nessuna . Fare affari con lo Stato di Israele non suscita perplessità, dubbi, mal di testa, problemi di coscienza....in fondo si creano posti di lavoro. L' ultimo rapporto della Relatrice ONU ," Dall' economia dell' occupazione all' economia del genocidio", è incentrato su mille aziende, si annoverano anche università ( quella di Edimburgo) , centri di ricerca ( il MIT, così come fiori all' occhiello del nostro made in Italy la Leonardo ( chissà che pianti di contentezza per la presidente del Consiglio, donna, mamma, italiana e ...."cristiana" Giorgia Meloni), Google, Amazon, Black Rock... Caterpillar, produttrice dei famosi famigerati bulldozer impiegati per abbattere le abitazioni palestinesi.... " Tutti loro, dichiara la Relatrice Francesca Albanese, hanno contribuito a violare il diritto di un popolo all' autodeterminazione, a favorire le politiche di annessione dei territori palestinesi e a promuovere l' occupazione, i crimini di appartheid e di genocidio. Leggi penali e civili di differenti giurisdizioni potrebbero essere invocate per accusare in tutta onestà e imparzialità le entità aziendali, altrettanto tutte le altre operanti in altri comparti merceologici, di co - responsabilitá. Balocco, Ferrero, Bauli, Pan Ducale, Colussi, Balconi...sono alcuni marchi di aziende che commerciano con lo Stato di Israele.....Cosa risponderebbero i loro alti dirigenti? " Commerciamo con i burberi sionisti confidando di placare un poco la loro ira con i nostri prodotti dolciari ". E le maestranze..?
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  • ORRORE SENZA FINE!
    NON POSSO CREDERCI. QUESTA è LA SITUAZIONE degli ALLEVAMENTI di GALLINE in LOMBARDIA!
    Food for Profit svela condizioni igieniche disastrose negli allevamenti lombardi
    L'inchiesta di Giulia Innocenzi documenta carcasse abbandonate e gravi rischi di aviaria negli allevamenti di galline in Lombardia...

    Mentre i prezzi delle uova esplodono a livello globale – in alcune aree degli Stati Uniti sono arrivate a +159% – una nuova inchiesta video del team di Food for Profit mostra due allevamenti intensivi di galline ovaiole in Lombardia, la seconda regione per numero di galline, dopo il Veneto.

    Dai video, ricevuti da un informatore anonimo, emergono gravi carenze di biosicurezza e condizioni igieniche precarie e un alto numero di carcasse abbandonate. Tutti fattori direttamente connessi con il rischio di influenza aviaria. Animali che mangiano le loro feci, gabbie vecchie e carcasse lasciate a marcire. Il primo allevamento in provincia di Brescia, che può contenere quasi 100mila galline, si trova in una zona colpita in passato da focolai di aviaria. Le galline vivono in gabbie metalliche vecchie e molto piccole, faticano a muoversi e molte sono senza piume per lo stress o per lo sfregamento continuo contro le sbarre di metallo.

    Le immagini mostrano feci accumulate tra le grate e galline che mangiano gli escrementi. Numerose carcasse sono lasciate nei corridoi o accanto alle gabbie, in avanzato stato di decomposizione. Dovrebbero essere rimosse immediatamente per ragioni di biosicurezza, ma restano lì per giorni, aumentando il rischio di malattie infettive. Nel 2022, durante un focolaio, questo allevamento ha effettuato un depopolamento, ricevendo quindi un indennizzo. Ha inoltre ricevuto oltre 36mila euro dai fondi del Pnrr. A ottobre 2024, la zona è stata classificata come “Zona di Ulteriore Restrizione”, il livello di allerta più alto per l’influenza aviaria. Ora il rischio aviaria si è allentato, ma le misure di biosicurezza dovrebbero essere ai massimi proprio per scongiurarne il pericolo.

    Il secondo allevamento in provincia di Lodi è ancora più grande: può ospitare fino a 300mila galline. Le riprese con il drone mostrano galline che sono uscite dai capannoni e vagano liberamente all’esterno, in un’area dove l’aviaria è stata rilevata anche nel 2024. Una condizione ad altissimo rischio perché il contatto con la fauna selvatica è una delle principali vie di diffusione del virus. I filmati mostrano inoltre una carcassa di pecora abbandonata, visibilmente non registrata (senza marchi auricolari), posizionata proprio nella zona filtro – quella che dovrebbe garantire il massimo dell’igiene prima dell’accesso ai capannoni. Anche qui il numero di carcasse è altissimo, alcune in stato di decomposizione, altre cannibalizzate dalle altre galline. Le condizioni igieniche sono disastrose: scarafaggi, feci secche, struttura fatiscente, prolassi visibili su molti animali.

    “Tutto questo è gravissimo, sia per gli animali che vivono in queste strutture, sia per le criticità di biosicurezza – dichiara la giornalista Giulia Innocenzi. – Di fronte a un’emergenza mondiale come l’aviaria, una situazione come questa non dovrebbe neanche esistere, perché, in un attimo, dei comportamenti scorretti anche di un solo allevatore possono avere ricadute enormi su tutta la comunità”.

    Senza considerare che questo comporta un uso di soldi pubblici: i paesi europei, Italia inclusa, infatti stanziano fondi per risarcire gli allevamenti intensivi, coprendo i problemi causati dalle malattie infettive come l’aviaria. “C’è bisogno che le irregolarità di allevamenti come questi vengano diffuse pubblicamente e non solo tramite le nostre inchieste – conclude Giulia Innocenzi. – Per questo abbiamo depositato una denuncia formale ai Carabinieri Forestali. Speriamo che sia il primo passo verso un cambiamento necessario.”

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/01/food-profit-allevamenti-galline-lombardia-inchiesta-notizie/8046332/
    ORRORE SENZA FINE! NON POSSO CREDERCI. QUESTA è LA SITUAZIONE degli ALLEVAMENTI di GALLINE in LOMBARDIA! Food for Profit svela condizioni igieniche disastrose negli allevamenti lombardi L'inchiesta di Giulia Innocenzi documenta carcasse abbandonate e gravi rischi di aviaria negli allevamenti di galline in Lombardia... Mentre i prezzi delle uova esplodono a livello globale – in alcune aree degli Stati Uniti sono arrivate a +159% – una nuova inchiesta video del team di Food for Profit mostra due allevamenti intensivi di galline ovaiole in Lombardia, la seconda regione per numero di galline, dopo il Veneto. Dai video, ricevuti da un informatore anonimo, emergono gravi carenze di biosicurezza e condizioni igieniche precarie e un alto numero di carcasse abbandonate. Tutti fattori direttamente connessi con il rischio di influenza aviaria. Animali che mangiano le loro feci, gabbie vecchie e carcasse lasciate a marcire. Il primo allevamento in provincia di Brescia, che può contenere quasi 100mila galline, si trova in una zona colpita in passato da focolai di aviaria. Le galline vivono in gabbie metalliche vecchie e molto piccole, faticano a muoversi e molte sono senza piume per lo stress o per lo sfregamento continuo contro le sbarre di metallo. Le immagini mostrano feci accumulate tra le grate e galline che mangiano gli escrementi. Numerose carcasse sono lasciate nei corridoi o accanto alle gabbie, in avanzato stato di decomposizione. Dovrebbero essere rimosse immediatamente per ragioni di biosicurezza, ma restano lì per giorni, aumentando il rischio di malattie infettive. Nel 2022, durante un focolaio, questo allevamento ha effettuato un depopolamento, ricevendo quindi un indennizzo. Ha inoltre ricevuto oltre 36mila euro dai fondi del Pnrr. A ottobre 2024, la zona è stata classificata come “Zona di Ulteriore Restrizione”, il livello di allerta più alto per l’influenza aviaria. Ora il rischio aviaria si è allentato, ma le misure di biosicurezza dovrebbero essere ai massimi proprio per scongiurarne il pericolo. Il secondo allevamento in provincia di Lodi è ancora più grande: può ospitare fino a 300mila galline. Le riprese con il drone mostrano galline che sono uscite dai capannoni e vagano liberamente all’esterno, in un’area dove l’aviaria è stata rilevata anche nel 2024. Una condizione ad altissimo rischio perché il contatto con la fauna selvatica è una delle principali vie di diffusione del virus. I filmati mostrano inoltre una carcassa di pecora abbandonata, visibilmente non registrata (senza marchi auricolari), posizionata proprio nella zona filtro – quella che dovrebbe garantire il massimo dell’igiene prima dell’accesso ai capannoni. Anche qui il numero di carcasse è altissimo, alcune in stato di decomposizione, altre cannibalizzate dalle altre galline. Le condizioni igieniche sono disastrose: scarafaggi, feci secche, struttura fatiscente, prolassi visibili su molti animali. “Tutto questo è gravissimo, sia per gli animali che vivono in queste strutture, sia per le criticità di biosicurezza – dichiara la giornalista Giulia Innocenzi. – Di fronte a un’emergenza mondiale come l’aviaria, una situazione come questa non dovrebbe neanche esistere, perché, in un attimo, dei comportamenti scorretti anche di un solo allevatore possono avere ricadute enormi su tutta la comunità”. Senza considerare che questo comporta un uso di soldi pubblici: i paesi europei, Italia inclusa, infatti stanziano fondi per risarcire gli allevamenti intensivi, coprendo i problemi causati dalle malattie infettive come l’aviaria. “C’è bisogno che le irregolarità di allevamenti come questi vengano diffuse pubblicamente e non solo tramite le nostre inchieste – conclude Giulia Innocenzi. – Per questo abbiamo depositato una denuncia formale ai Carabinieri Forestali. Speriamo che sia il primo passo verso un cambiamento necessario.” https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/01/food-profit-allevamenti-galline-lombardia-inchiesta-notizie/8046332/
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  • Francesca Albanese all’evento per Gaza: “Dire che non è genocidio ma solo crimini di guerra è ignoranza giuridica”
    “Quando capiranno di essere stati esecutori materiali di un genocidio, gli israeliani vivranno anni molto bui”. Francesca Albanese alla manifestazione per Gaza - Video

    “Oggi la Palestina è un test, è un banco di prova sul quale si gioca l’umanità e la legalità non solo per i palestinesi e gli israeliani, ma per tutti noi“. Così Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, ha concluso un intervento appassionato e rigoroso alla manifestazione “Non in mio nome”, organizzata dall’associazione Schierarsi il 28 giugno a Roma. Una piazza gremitissima ha ascoltato le sue parole come un appello alla coscienza collettiva, in un evento nato per esprimere solidarietà al popolo palestinese, denunciare le atrocità commesse da Israele a Gaza e in Cisgiordania e sostenere l’azione umanitaria di Medici Senza Frontiere.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/29/gaza-francesca-albanese-genocidio-israele/8043677/
    Francesca Albanese all’evento per Gaza: “Dire che non è genocidio ma solo crimini di guerra è ignoranza giuridica” “Quando capiranno di essere stati esecutori materiali di un genocidio, gli israeliani vivranno anni molto bui”. Francesca Albanese alla manifestazione per Gaza - Video “Oggi la Palestina è un test, è un banco di prova sul quale si gioca l’umanità e la legalità non solo per i palestinesi e gli israeliani, ma per tutti noi“. Così Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, ha concluso un intervento appassionato e rigoroso alla manifestazione “Non in mio nome”, organizzata dall’associazione Schierarsi il 28 giugno a Roma. Una piazza gremitissima ha ascoltato le sue parole come un appello alla coscienza collettiva, in un evento nato per esprimere solidarietà al popolo palestinese, denunciare le atrocità commesse da Israele a Gaza e in Cisgiordania e sostenere l’azione umanitaria di Medici Senza Frontiere. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/29/gaza-francesca-albanese-genocidio-israele/8043677/
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    “I palestinesi resistono, ma gli israeliani pagheranno il prezzo del genocidio" Francesca Albanese alla manifestazione per Gaza - Video
    “Quando capiranno di essere stati esecutori materiali di un genocidio, gli israeliani vivranno anni molto bui”. Francesca Albanese alla manifestazione per Gaza - Video
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  • UN'ALTRA BUONA NOTIZIA!
    La Cassazione boccia il decreto Sicurezza:
    La Suprema Corte evidenzia criticità nel metodo e nel merito del provvedimento bandiera del governo...
    Un provvedimento con seri dubbi di incostituzionalità nel metodo e nel merito. È il riassunto del giudizio della Cassazione sul decreto Sicurezza, contenuto nelle 129 pagine della relazione pubblicata dall’Ufficio del Massimario della Suprema Corte, la struttura incaricata, tra l’altro, di studiare le novità normative. Il documento contiene una bocciatura senza appello del provvedimento-bandiera del governo, a partire dalla scelta di trasformare da un giorno all’altro in decreto legge il “vecchio” ddl Sicurezza, all’esame del Parlamento da oltre un anno, riprendendone i contenuti “quasi alla lettera“. Riportando le critiche già espresse da decine di giuristi, la Cassazione sottolinea l’“evidente mancanza” dei presupposti di “straordinaria necessità ed urgenza” imposti dalla Costituzione, poiché “nessun fatto nuovo è occorso tra la discussione alle Camere del ddl sicurezza e la scelta trasformarlo in un decreto legge dal medesimo contenuto”. Inoltre, viene denunciata la “disomogeneità” dei contenuti della legge (che interviene su settori diversissimi, dalla cannabis light ai poteri dei servizi) e l’abuso della decretazione d’urgenza in materia penale (il decreto introduce 22 tra nuovi reati e aggravanti).

    VEDIAMO ADESSO COSA SUCCEDERA'!


    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/27/decreto-sicurezza-cassazione-incostituzionalita-notizie/8041720/
    UN'ALTRA BUONA NOTIZIA! La Cassazione boccia il decreto Sicurezza: La Suprema Corte evidenzia criticità nel metodo e nel merito del provvedimento bandiera del governo... Un provvedimento con seri dubbi di incostituzionalità nel metodo e nel merito. È il riassunto del giudizio della Cassazione sul decreto Sicurezza, contenuto nelle 129 pagine della relazione pubblicata dall’Ufficio del Massimario della Suprema Corte, la struttura incaricata, tra l’altro, di studiare le novità normative. Il documento contiene una bocciatura senza appello del provvedimento-bandiera del governo, a partire dalla scelta di trasformare da un giorno all’altro in decreto legge il “vecchio” ddl Sicurezza, all’esame del Parlamento da oltre un anno, riprendendone i contenuti “quasi alla lettera“. Riportando le critiche già espresse da decine di giuristi, la Cassazione sottolinea l’“evidente mancanza” dei presupposti di “straordinaria necessità ed urgenza” imposti dalla Costituzione, poiché “nessun fatto nuovo è occorso tra la discussione alle Camere del ddl sicurezza e la scelta trasformarlo in un decreto legge dal medesimo contenuto”. Inoltre, viene denunciata la “disomogeneità” dei contenuti della legge (che interviene su settori diversissimi, dalla cannabis light ai poteri dei servizi) e l’abuso della decretazione d’urgenza in materia penale (il decreto introduce 22 tra nuovi reati e aggravanti). VEDIAMO ADESSO COSA SUCCEDERA'! https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/27/decreto-sicurezza-cassazione-incostituzionalita-notizie/8041720/
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    La Cassazione boccia il decreto Sicurezza:
    La Suprema Corte evidenzia criticità nel metodo e nel merito del provvedimento bandiera del governo
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  • #LeoneXIV: "Ai cristiani del Medio Oriente dico: vi sono vicino, tutta la Chiesa vi è vicina".
    Il #Papa ha denunciato il "vile attentato terroristico contro la comunità greco ortodossa nella chiesa di Mar Elias, a Damasco".

    #UdienzaGenerale

    Source: https://x.com/CathVoicesITA/status/1937960464106848421?t=C_xho1vNSktAaI78HsJ1iA&s=19
    #LeoneXIV: "Ai cristiani del Medio Oriente dico: vi sono vicino, tutta la Chiesa vi è vicina". Il #Papa ha denunciato il "vile attentato terroristico contro la comunità greco ortodossa nella chiesa di Mar Elias, a Damasco". #UdienzaGenerale Source: https://x.com/CathVoicesITA/status/1937960464106848421?t=C_xho1vNSktAaI78HsJ1iA&s=19
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  • Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele.

    https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/

    Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria".

    Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori.

    Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti".

    Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran.

    Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli"

    Here’s the English translation of your text:

    Eng Version

    On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist.

    [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/)

    While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management."

    Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories.

    Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals."

    This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran.

    For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140:
    "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples."


    https://t.me/canalemiracolomilano
    Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele. https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/ 👉 Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria". Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori. Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti". 👉 Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran. Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento 👉 Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli" Here’s the English translation of your text: Eng Version On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist. [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/) 👉 While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management." Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories. Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals." 👉 This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran. For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140: "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples." https://t.me/canalemiracolomilano
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  • https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/23/una-punturina-in-mezzo-alla-folla-la-perdita-dei-sensi-poi-la-violenza-la-denuncia-di-145-donne-ad-una-festa/8036186/amp/
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  • ATTENZIONE


    Fidias Panayiotou (membro del parlamento europeo) denuncia oltre 9.000 contratti tra la commissione europea e le ONG per “spingere” il Green Deal.

    700.000 € all’anno dei nostri soldi per ogni ONG

    Non ricorda per caso la recente storia di USAid ?

    L’Europa
    La UE
    É

    Source: https://x.com/FantomasRitorna/status/1936910881389941180
    🔴🔴🔴🔴ATTENZIONE🔴🔴🔴 👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇 Fidias Panayiotou (membro del parlamento europeo) denuncia oltre 9.000 contratti tra la commissione europea e le ONG per “spingere” il Green Deal. 700.000 € all’anno dei nostri soldi per ogni ONG Non ricorda per caso la recente storia di USAid ? L’Europa La UE É 💩💩💩 Source: https://x.com/FantomasRitorna/status/1936910881389941180
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  • ECCO il PD il partito in difesa dei LAVORATORI! Come no!

    Anche a livello locale la tensione è altissima. Lunedì scorso, il Consiglio comunale di Reggio Emilia ha bocciato un ordine del giorno di solidarietà alle lavoratrici presentato da Coalizione Civica. Il centrodestra si è astenuto, mentre il Pd ha votato contro, nonostante pochi giorni prima la deputata Ilenia Malavasi avesse depositato in Parlamento un’interrogazione proprio sulla vicenda, assieme ai colleghi Stefania Ascari (M5S) e Marco Grimaldi (Avs). “Il Pd ha scelto di non disturbare i potenti”, denunciano i consiglieri De Lucia e Aguzzoli. Il sindaco Marco Massari (Pd) ha assicurato che incontrerà presto le operaie, ma non ha previsto un faccia a faccia coi vertici del gruppo. La vera partita si gioca ora sul futuro polo della moda, un enorme progetto logistico che Max Mara intende realizzare nell’area delle ex Fiere e che arriverà in Consiglio comunale il 23 giugno. “Non voteremo il progetto finché il dottor Maramotti non aprirà un confronto con le lavoratrici”, dice De Lucia ricordando un’indagine del 1987 fatta da Cgil e Donne Comuniste sulle dipendenti di Max Mara, da cui emerse che il 30% aveva un esaurimento nervoso e il 70% soffriva di disturbi psicosomatici. “La risposta di Achille Maramotti fu: ‘Donne, il padrone sono io’. A 40 anni di distanza, questa storia non può ripetersi”.
    Max Mara, il governo conferma le denunce delle sarte: “Riscontrate irregolarità, bisogna intervenire". A Reggio Emilia è in gioco il Polo della Moda - Il Fatto Quotidiano
    Gwyneth Paltrow che balla la conga al ristorante “Bersagliera”, Sharon Stone che regala sorrisi ai flash dei fotografi, brindisi in riva al mare, tarantelle sulle note di Volare o Bella Ciao, crociere a Positano e una visita privata al Museo Archeologico di Napoli. Mentre Max Mara celebrava i suoi 75 anni con una sfilata monumentale …

    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/19/vessazioni-in-max-mara-il-governo-conferma-riscontrate-irregolarita/8031703/
    ECCO il PD il partito in difesa dei LAVORATORI! Come no! Anche a livello locale la tensione è altissima. Lunedì scorso, il Consiglio comunale di Reggio Emilia ha bocciato un ordine del giorno di solidarietà alle lavoratrici presentato da Coalizione Civica. Il centrodestra si è astenuto, mentre il Pd ha votato contro, nonostante pochi giorni prima la deputata Ilenia Malavasi avesse depositato in Parlamento un’interrogazione proprio sulla vicenda, assieme ai colleghi Stefania Ascari (M5S) e Marco Grimaldi (Avs). “Il Pd ha scelto di non disturbare i potenti”, denunciano i consiglieri De Lucia e Aguzzoli. Il sindaco Marco Massari (Pd) ha assicurato che incontrerà presto le operaie, ma non ha previsto un faccia a faccia coi vertici del gruppo. La vera partita si gioca ora sul futuro polo della moda, un enorme progetto logistico che Max Mara intende realizzare nell’area delle ex Fiere e che arriverà in Consiglio comunale il 23 giugno. “Non voteremo il progetto finché il dottor Maramotti non aprirà un confronto con le lavoratrici”, dice De Lucia ricordando un’indagine del 1987 fatta da Cgil e Donne Comuniste sulle dipendenti di Max Mara, da cui emerse che il 30% aveva un esaurimento nervoso e il 70% soffriva di disturbi psicosomatici. “La risposta di Achille Maramotti fu: ‘Donne, il padrone sono io’. A 40 anni di distanza, questa storia non può ripetersi”. Max Mara, il governo conferma le denunce delle sarte: “Riscontrate irregolarità, bisogna intervenire". A Reggio Emilia è in gioco il Polo della Moda - Il Fatto Quotidiano Gwyneth Paltrow che balla la conga al ristorante “Bersagliera”, Sharon Stone che regala sorrisi ai flash dei fotografi, brindisi in riva al mare, tarantelle sulle note di Volare o Bella Ciao, crociere a Positano e una visita privata al Museo Archeologico di Napoli. Mentre Max Mara celebrava i suoi 75 anni con una sfilata monumentale … https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/19/vessazioni-in-max-mara-il-governo-conferma-riscontrate-irregolarita/8031703/
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    Max Mara, il governo conferma le denunce delle sarte: “Riscontrate irregolarità, bisogna intervenire". A Reggio Emilia è in gioco il Polo della Moda - Il Fatto Quotidiano
    Gwyneth Paltrow che balla la conga al ristorante “Bersagliera”, Sharon Stone che regala sorrisi ai flash dei fotografi, brindisi in riva al mare, tarantelle sulle note di Volare o Bella Ciao, crociere a Positano e una visita privata al Museo Archeologico di Napoli. Mentre Max Mara celebrava i suoi 75 anni con una sfilata monumentale …
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  • IL GIORNO DOPO (la guerra)

    Non basteranno decenni per ripristinare il ricordo delle anime interrotte dalle guerre sparse in ogni angolo del mondo.
    Questo è un punto fermo. Incontrovertibile.
    Ma ci sono aggravanti che spesso non nominiamo.

    Effetti collaterali che non colpiscono solo chi vive nei territori sotto attacco, ma anche chi — in silenzio — respira da lontano le conseguenze di ogni bomba sganciata.
    Viviamo in un’epoca in cui gli appelli per la salvaguardia del pianeta vengono regolarmente ignorati, ogni volta che la guerra bussa alle porte della politica.
    E non è catastrofismo. È solo realismo lucido, se dico che a tratti mi sembra di rivivere l’atmosfera disturbante di uno dei film simbolo degli anni '80: “The Day After”.

    Le guerre non distruggono solo città e vite. Le guerre contaminano e lo fanno in silenzio.
    Pensate che solo nei primi 18 mesi del conflitto in Ucraina si sono generati tra 97 e 120 milioni di tonnellate di CO₂e, secondo il Conflict and Environment Observatory.
    Un impatto pari a quello di un’intera nazione europea come l’Olanda❗️

    Nel 2017, il solo Dipartimento della Difesa statunitense ha emesso 59 milioni di tonnellate di CO₂e. Più delle emissioni annuali della Svezia❗️

    E il dato non include conflitti attivi.
    Il perché Le emissioni belliche non vengono conteggiate.
    Non sono incluse negli obblighi dell’Accordo di Parigi, né nei report climatici internazionali. È come se non esistessero.Ma esistono. Eccome.

    I carburanti militari, come il JP-8, inquinano fino al 20% in più rispetto a quelli civili.
    Un jet da combattimento come l’F-35 consuma 5.600 litri di carburante ogni ora, emettendo fino a 13 tonnellate di CO₂.
    Le esplosioni urbane rilasciano PM2.5, ossidi di azoto, piombo e cadmio.
    Quando vengono colpite raffinerie o impianti chimici, le sostanze rilasciate — diossine, PCB, IPA — si accumulano nel suolo e nelle falde, compromettendo la qualità dell’acqua anche a 50 km di distanza.

    E poi c’è il vento. Che porta con sé le polveri e i residui tossici a centinaia di chilometri dal punto d’impatto.
    Dopo i raid in Siria, particelle inquinanti sono state rilevate in Cipro, Israele e Turchia.
    In Siria e Yemen, oltretutto il 40% delle infrastrutture idriche è stato danneggiato.
    Risultato: desertificazione, crollo dei raccolti, crisi ecologiche irreversibili.
    In Afghanistan, Iraq e Ucraina, intere aree naturali sono oggi zone morte: terre non più coltivabili, ecosistemi perduti.

    Eppure, nessuno ne parla.
    Non lo fanno le conferenze ONU sul clima.
    Non lo fanno i report ufficiali.
    Non lo fanno nemmeno molte ONG, per timore di apparire “politiche”
    Intanto il pianeta non distingue tra un conflitto legittimo o illegittimo.
    Il pianeta subisce è basta.

    Se una multinazionale contaminasse l’atmosfera come fanno i bombardamenti, verrebbe denunciata.
    Quando lo fa uno Stato in guerra, si chiama geopolitica.

    La guerra è incompatibile con la transizione ecologica (di cui già sappiamo poco e male...)

    E finché non lo diremo chiaramente, sarà il clima – non la diplomazia – a presentarci il conto.

    #IlGiornoDopo #GuerraEInquinamento #BombaClimatica #ClimateConflict #PeaceForPlanet #AmbienteEGuerra #CO2War #Ecocide #GuerraClimatica #TransizioneEcologica
    🌍 IL GIORNO DOPO (la guerra) Non basteranno decenni per ripristinare il ricordo delle anime interrotte dalle guerre sparse in ogni angolo del mondo. Questo è un punto fermo. Incontrovertibile. Ma ci sono aggravanti che spesso non nominiamo. Effetti collaterali che non colpiscono solo chi vive nei territori sotto attacco, ma anche chi — in silenzio — respira da lontano le conseguenze di ogni bomba sganciata. Viviamo in un’epoca in cui gli appelli per la salvaguardia del pianeta vengono regolarmente ignorati, ogni volta che la guerra bussa alle porte della politica. E non è catastrofismo. È solo realismo lucido, se dico che a tratti mi sembra di rivivere l’atmosfera disturbante di uno dei film simbolo degli anni '80: “The Day After”. Le guerre non distruggono solo città e vite. Le guerre contaminano e lo fanno in silenzio. Pensate che solo nei primi 18 mesi del conflitto in Ucraina si sono generati tra 97 e 120 milioni di tonnellate di CO₂e, secondo il Conflict and Environment Observatory. Un impatto pari a quello di un’intera nazione europea come l’Olanda❗️ Nel 2017, il solo Dipartimento della Difesa statunitense ha emesso 59 milioni di tonnellate di CO₂e. Più delle emissioni annuali della Svezia❗️ E il dato non include conflitti attivi. Il perché ⁉️ Le emissioni belliche non vengono conteggiate. Non sono incluse negli obblighi dell’Accordo di Parigi, né nei report climatici internazionali. È come se non esistessero.Ma esistono. Eccome. I carburanti militari, come il JP-8, inquinano fino al 20% in più rispetto a quelli civili. Un jet da combattimento come l’F-35 consuma 5.600 litri di carburante ogni ora, emettendo fino a 13 tonnellate di CO₂. Le esplosioni urbane rilasciano PM2.5, ossidi di azoto, piombo e cadmio. Quando vengono colpite raffinerie o impianti chimici, le sostanze rilasciate — diossine, PCB, IPA — si accumulano nel suolo e nelle falde, compromettendo la qualità dell’acqua anche a 50 km di distanza. E poi c’è il vento. Che porta con sé le polveri e i residui tossici a centinaia di chilometri dal punto d’impatto. Dopo i raid in Siria, particelle inquinanti sono state rilevate in Cipro, Israele e Turchia. In Siria e Yemen, oltretutto il 40% delle infrastrutture idriche è stato danneggiato. Risultato: desertificazione, crollo dei raccolti, crisi ecologiche irreversibili. In Afghanistan, Iraq e Ucraina, intere aree naturali sono oggi zone morte: terre non più coltivabili, ecosistemi perduti. 🧱 Eppure, nessuno ne parla. Non lo fanno le conferenze ONU sul clima. Non lo fanno i report ufficiali. Non lo fanno nemmeno molte ONG, per timore di apparire “politiche” Intanto il pianeta non distingue tra un conflitto legittimo o illegittimo. Il pianeta subisce è basta. 👉 Se una multinazionale contaminasse l’atmosfera come fanno i bombardamenti, verrebbe denunciata. Quando lo fa uno Stato in guerra, si chiama geopolitica. 👉 La guerra è incompatibile con la transizione ecologica (di cui già sappiamo poco e male...) E finché non lo diremo chiaramente, sarà il clima – non la diplomazia – a presentarci il conto. #IlGiornoDopo #GuerraEInquinamento #BombaClimatica #ClimateConflict #PeaceForPlanet #AmbienteEGuerra #CO2War #Ecocide #GuerraClimatica #TransizioneEcologica
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