EFFETTO MAMDA – yes, but… calma
Quando si percepiscono venti di cambiamento, parole di speranza e propositi basati su solidarietà e bene comune, è umano lasciarsi trascinare.
Ci emozioniamo, ci esaltiamo, sentiamo di nuovo che “qualcosa si muove”.
Ma — proprio perché di illusioni ne abbiamo collezionate parecchie — un po’ di prudenza civica non guasta.
È un bel risultato, quello dei cittadini di New York con l’elezione di Zhoran Mamdani. Faccia pulita, linguaggio diretto, spirito socialdemocratico e un programma che mette al centro i diritti di tutti.
Bello, ispirante. Ma da qui a farne un modello da importare chiavi in mano per Milano... calma.
Negli ultimi giorni si è scatenata una specie di febbre da “Effetto Mamda”: c’è chi sogna di trovare un sindaco simile, chi lancia sondaggi come se si trattasse di un casting per il Grande Fratello della politica civica. Tutto comprensibile. Ma davvero crediamo che basti un volto giovane e carismatico per rimettere in sesto una città ferita da anni di malgoverno e autoreferenzialità?
Non è pessimismo, ma memoria. E qualche punto fermo ci serve per non ripetere gli stessi errori
Tre cose semplici da considerare:
1️⃣ Milano non è New York.
Le due città hanno morfologie, mix sociali e strutture urbanistiche profondamente diverse. Laddove New York è un mosaico di distretti autonomi e di comunità organizzate, Milano vive ancora una rigida centralizzazione amministrativa e un’urbanistica spesso piegata agli interessi immobiliari. I modelli non si “esportano”: si contestualizzano.
Forse ora come ora qualunque schema ci sembra "oro colato" davanti al fallimento del "Modello Milano".
2️⃣ Basta con l’uomo solo al comando.
L’eroe solitario, bello e magnetico come un dio pagano, non serve più. Lo abbiamo visto, lo abbiamo applaudito, e troppe volte ci ha deluso. Il cambiamento vero nasce dal lavoro collettivo, dalle reti civiche, dalla condivisione del potere decisionale.
Ma a patto che sapremo guardare oltre la concorrenza fra i nostri gruppi politici di opposizione e mettendo da parte le mire personali. Altrimenti la disfatta del 2021 sarà la stessa. Basta guardarsi in cagnesco quindi e ripartiamo.
3️⃣ Le intenzioni non bastano.
Stiamo già brindando a un cambiamento che deve ancora tradursi in politiche concrete. È un po’ come il Nobel a Obama: simbolico, ma prematuro. Dietro ogni volto nuovo serve un progetto, una visione collettiva e strutturata.
E quindi?
Non è questione di non credere al cambiamento. È questione di non farsi incantare dai riflessi del cambiamento apparente.
Per Milano, serve una rotta chiara:
Un candidato empatico ma circondato da una squadra forte, capace di ricucire il legame fra istituzioni e cittadini. Il leader da solo non basta più.
Un programma concreto, pochi punti ma chiari, costruiti dai quartieri verso il centro. Basta libri dei sogni, servono agende nate dal basso: dal trasporto pubblico all’abitare, dalla giustizia sociale alla qualità della vita.
Un patto civico nuovo, dove le Municipalità non siano più la “Serie B” della politica, ma il cuore pulsante del cambiamento reale.
Milano non ha bisogno di un Messia o di un guru come di un profeta, ma di un’etica pubblica nuova.
Una mentalità diversa, che parta da noi cittadini attivi. Perché senza una spinta collettiva, nemmeno il “Mamdani” più ispirato potrà salvarci.
Va bene esultare, sognare, farsi contagiare da un entusiasmo sano.
Ma ricordiamoci che ogni sbornia finisce… e il lunedì arriva per tutti.
In bocca al lupo, “Mamda”. Ora tocca a noi.
Posiamo i calici e mettiamoci al lavoro.
#EffettoMamda #MilanoCivica #PoliticaConcreta #CambiamentoVero #LeadershipDiffusa #Partecipazione #CittàCheCambia #AttivismoCivico
Quando si percepiscono venti di cambiamento, parole di speranza e propositi basati su solidarietà e bene comune, è umano lasciarsi trascinare.
Ci emozioniamo, ci esaltiamo, sentiamo di nuovo che “qualcosa si muove”.
Ma — proprio perché di illusioni ne abbiamo collezionate parecchie — un po’ di prudenza civica non guasta.
È un bel risultato, quello dei cittadini di New York con l’elezione di Zhoran Mamdani. Faccia pulita, linguaggio diretto, spirito socialdemocratico e un programma che mette al centro i diritti di tutti.
Bello, ispirante. Ma da qui a farne un modello da importare chiavi in mano per Milano... calma.
Negli ultimi giorni si è scatenata una specie di febbre da “Effetto Mamda”: c’è chi sogna di trovare un sindaco simile, chi lancia sondaggi come se si trattasse di un casting per il Grande Fratello della politica civica. Tutto comprensibile. Ma davvero crediamo che basti un volto giovane e carismatico per rimettere in sesto una città ferita da anni di malgoverno e autoreferenzialità?
Non è pessimismo, ma memoria. E qualche punto fermo ci serve per non ripetere gli stessi errori
Tre cose semplici da considerare:
1️⃣ Milano non è New York.
Le due città hanno morfologie, mix sociali e strutture urbanistiche profondamente diverse. Laddove New York è un mosaico di distretti autonomi e di comunità organizzate, Milano vive ancora una rigida centralizzazione amministrativa e un’urbanistica spesso piegata agli interessi immobiliari. I modelli non si “esportano”: si contestualizzano.
Forse ora come ora qualunque schema ci sembra "oro colato" davanti al fallimento del "Modello Milano".
2️⃣ Basta con l’uomo solo al comando.
L’eroe solitario, bello e magnetico come un dio pagano, non serve più. Lo abbiamo visto, lo abbiamo applaudito, e troppe volte ci ha deluso. Il cambiamento vero nasce dal lavoro collettivo, dalle reti civiche, dalla condivisione del potere decisionale.
Ma a patto che sapremo guardare oltre la concorrenza fra i nostri gruppi politici di opposizione e mettendo da parte le mire personali. Altrimenti la disfatta del 2021 sarà la stessa. Basta guardarsi in cagnesco quindi e ripartiamo.
3️⃣ Le intenzioni non bastano.
Stiamo già brindando a un cambiamento che deve ancora tradursi in politiche concrete. È un po’ come il Nobel a Obama: simbolico, ma prematuro. Dietro ogni volto nuovo serve un progetto, una visione collettiva e strutturata.
E quindi?
Non è questione di non credere al cambiamento. È questione di non farsi incantare dai riflessi del cambiamento apparente.
Per Milano, serve una rotta chiara:
Un candidato empatico ma circondato da una squadra forte, capace di ricucire il legame fra istituzioni e cittadini. Il leader da solo non basta più.
Un programma concreto, pochi punti ma chiari, costruiti dai quartieri verso il centro. Basta libri dei sogni, servono agende nate dal basso: dal trasporto pubblico all’abitare, dalla giustizia sociale alla qualità della vita.
Un patto civico nuovo, dove le Municipalità non siano più la “Serie B” della politica, ma il cuore pulsante del cambiamento reale.
Milano non ha bisogno di un Messia o di un guru come di un profeta, ma di un’etica pubblica nuova.
Una mentalità diversa, che parta da noi cittadini attivi. Perché senza una spinta collettiva, nemmeno il “Mamdani” più ispirato potrà salvarci.
Va bene esultare, sognare, farsi contagiare da un entusiasmo sano.
Ma ricordiamoci che ogni sbornia finisce… e il lunedì arriva per tutti.
In bocca al lupo, “Mamda”. Ora tocca a noi.
Posiamo i calici e mettiamoci al lavoro.
#EffettoMamda #MilanoCivica #PoliticaConcreta #CambiamentoVero #LeadershipDiffusa #Partecipazione #CittàCheCambia #AttivismoCivico
✳️ EFFETTO MAMDA – yes, but… calma ✳️
Quando si percepiscono venti di cambiamento, parole di speranza e propositi basati su solidarietà e bene comune, è umano lasciarsi trascinare.
Ci emozioniamo, ci esaltiamo, sentiamo di nuovo che “qualcosa si muove”.
Ma — proprio perché di illusioni ne abbiamo collezionate parecchie — un po’ di prudenza civica non guasta. ✋
È un bel risultato, quello dei cittadini di New York con l’elezione di Zhoran Mamdani. Faccia pulita, linguaggio diretto, spirito socialdemocratico e un programma che mette al centro i diritti di tutti.
Bello, ispirante. Ma da qui a farne un modello da importare chiavi in mano per Milano... calma.
Negli ultimi giorni si è scatenata una specie di febbre da “Effetto Mamda”: c’è chi sogna di trovare un sindaco simile, chi lancia sondaggi come se si trattasse di un casting per il Grande Fratello della politica civica. Tutto comprensibile. Ma davvero crediamo che basti un volto giovane e carismatico per rimettere in sesto una città ferita da anni di malgoverno e autoreferenzialità?
Non è pessimismo, ma memoria. E qualche punto fermo ci serve per non ripetere gli stessi errori 👇
⚖️ Tre cose semplici da considerare:
1️⃣ Milano non è New York.
Le due città hanno morfologie, mix sociali e strutture urbanistiche profondamente diverse. Laddove New York è un mosaico di distretti autonomi e di comunità organizzate, Milano vive ancora una rigida centralizzazione amministrativa e un’urbanistica spesso piegata agli interessi immobiliari. I modelli non si “esportano”: si contestualizzano.
Forse ora come ora qualunque schema ci sembra "oro colato" davanti al fallimento del "Modello Milano".
2️⃣ Basta con l’uomo solo al comando.
L’eroe solitario, bello e magnetico come un dio pagano, non serve più. Lo abbiamo visto, lo abbiamo applaudito, e troppe volte ci ha deluso. Il cambiamento vero nasce dal lavoro collettivo, dalle reti civiche, dalla condivisione del potere decisionale.
Ma a patto che sapremo guardare oltre la concorrenza fra i nostri gruppi politici di opposizione e mettendo da parte le mire personali. Altrimenti la disfatta del 2021 sarà la stessa. Basta guardarsi in cagnesco quindi e ripartiamo.
3️⃣ Le intenzioni non bastano.
Stiamo già brindando a un cambiamento che deve ancora tradursi in politiche concrete. È un po’ come il Nobel a Obama: simbolico, ma prematuro. Dietro ogni volto nuovo serve un progetto, una visione collettiva e strutturata.
💡 E quindi?
Non è questione di non credere al cambiamento. È questione di non farsi incantare dai riflessi del cambiamento apparente.
Per Milano, serve una rotta chiara:
Un candidato empatico ma circondato da una squadra forte, capace di ricucire il legame fra istituzioni e cittadini. Il leader da solo non basta più.
Un programma concreto, pochi punti ma chiari, costruiti dai quartieri verso il centro. Basta libri dei sogni, servono agende nate dal basso: dal trasporto pubblico all’abitare, dalla giustizia sociale alla qualità della vita.
Un patto civico nuovo, dove le Municipalità non siano più la “Serie B” della politica, ma il cuore pulsante del cambiamento reale.
Milano non ha bisogno di un Messia o di un guru come di un profeta, ma di un’etica pubblica nuova.
Una mentalità diversa, che parta da noi cittadini attivi. Perché senza una spinta collettiva, nemmeno il “Mamdani” più ispirato potrà salvarci.
Va bene esultare, sognare, farsi contagiare da un entusiasmo sano.
Ma ricordiamoci che ogni sbornia finisce… e il lunedì arriva per tutti. 🍷
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In bocca al lupo, “Mamda”. Ora tocca a noi.
Posiamo i calici e mettiamoci al lavoro.
#EffettoMamda #MilanoCivica #PoliticaConcreta #CambiamentoVero #LeadershipDiffusa #Partecipazione #CittàCheCambia #AttivismoCivico
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