• MILANO 2025 – Fra bollettino di guerra e m2 di sofferenza

    Quando si avvicina la fine dell’anno arriva anche il momento dei bilanci.
    E per la nostra città i conti sono, ancora una volta, in passivo.
    Non è un caso se sempre più testate giornalistiche snocciolano percentuali, grafici e numeri che raccontano una Milano che non è più la “locomotiva d’Italia”, ma assomiglia sempre di più a un girone urbano dei dannati. Il dato più inquietante, però, non è nei report: è nella nostra assuefazione collettiva.
    Stiamo accettando tutto questo con una calma sospetta. Forse perché siamo – giustamente – presi dal dimostrare empatia e solidarietà verso conflitti e sofferenze che si consumano a migliaia di chilometri da qui. È umano, è giusto, è necessario.
    Ma permettetemi una riflessione, rapportata alle nostre vite e alle nostre dimensioni quotidiane.
    È come vivere in un condominio che cade a pezzi e scegliere di ignorarlo perché siamo emotivamente assorbiti dai problemi di un altro palazzo, lontano chilometri dal nostro. La solidarietà non è in discussione. La rimozione del reale, sì.

    Con un nuovo anno alle porte e le prossime amministrative che si avvicinano, forse è arrivato il momento di rivolgere a Milano attenzioni maggiori, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Se siamo in grado di occuparci del mondo intero, dobbiamo essere capaci di guardare anche alle gravi carenze di casa nostra.
    Vogliamo dare un’occhiata insieme al bollettino di guerra del 2025?
    Eccolo.

    A Milano si guadagna più che nel resto d’Italia.
    Ma lavorare, oggi, non è più sufficiente per vivere bene.
    Secondo lo studio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (CGIL), un lavoratore su tre percepisce un reddito incompatibile con il costo della vita cittadina. Non stiamo parlando di marginalità estrema, ma di una fascia sempre più ampia di persone intrappolate in una normalità impoverita, dove il lavoro garantisce la sopravvivenza ma non la dignità.
    Il nodo è strutturale: casa e sanità assorbono oltre il 50% del salario.
    Solo l’abitazione pesa tra il 30 e il 40%, mentre la spesa sanitaria supera il 20%. Il resto dello stipendio evapora tra inflazione, trasporti e spese obbligate. Il risultato è una città che costringe i suoi lavoratori ad adottare comportamenti difensivi, a partire dall’espulsione verso l’hinterland.
    Milano diventa così una città che si lavora ma non si abita.
    E chi non può permettersi di viverla viene progressivamente escluso anche dal punto di vista sociale e culturale: tempo libero, relazioni, partecipazione, accesso alla vita urbana. Tutto ciò che non coincide con l’orario di lavoro viene sacrificato.
    Questa dinamica colpisce in modo violento il lavoro pubblico. In appena due anni, i dipendenti pubblici in città sono diminuiti di circa il 14%. Scuola, sanità, amministrazioni locali: Milano non è più attrattiva nemmeno per chi garantisce i servizi essenziali. Una fuga silenziosa che compromette la qualità stessa della vita urbana.

    Nel frattempo i salari nominali crescono, ma meno dell’inflazione, che a Milano ha superato l’11% nel periodo 2022–2024. Tradotto: si lavora di più, si guadagna “sulla carta”, ma si perde potere d’acquisto reale.
    La crescita c’è, ma non viene redistribuita. E una crescita senza equità non è sviluppo: è estrazione sociale.
    Milano continua a produrre ricchezza, ma non benessere.
    E una città che consuma le persone che la tengono in piedi è una città che sta ipotecando il proprio futuro.

    Queste ragioni dovrebbero essere più che sufficienti per risvegliarci dal torpore e dall’accettazione passiva di una degenerazione che, fino ad oggi, abbiamo avuto il coraggio di denunciare solo parlando di malapolitica.

    Esistono gruppi politici di potere? Vero.
    Le lobby sono forze reali che comandano Milano? Vero anche questo.
    Ma la domanda più scomoda resta un’altra: noi dove eravamo quando era il momento di contrastare tutto questo da dentro?
    Troppo spesso abbiamo preferito allontanare il pensiero, rifugiandoci in mobilitazioni che, per quanto giuste, lavano la coscienza ma non attivano la responsabilità. Cortei, riflessioni, prese di posizione sacrosante — ma raramente radicate fino in fondo nel nostro territorio.

    Milano oggi merita di essere liberata.
    Non solo dagli episodi di malagestione, ma da quello che è diventato il nostro male moderno: la pigrizia mentale, la rinuncia a immaginare un’alternativa, la mancanza di motivazioni a giocarsi davvero la partita.
    Se non lo facciamo ora, tra un anno, a pochi giorni da un nuovo Capodanno, rileggeremo le stesse statistiche impietose. La stessa insoddisfazione generale. La stessa insicurezza.
    E una fila ancora più lunga ad attendere un pacco di sostegno e di dignità davanti al Pane Quotidiano.

    Vogliamo davvero questo?
    Se la risposta è no, allora è il tempo di mettersi a lavorare seriamente per curare Milano e liberarla.
    Perché solo ripartendo dal nostro territorio avremo la serenità e la forza per aiutare anche il resto del mondo.
    Il primo passo si fa sempre da qui.
    Dal nostro metro quadrato di sofferenza.

    #MilanoLibera #Milano2025 #CostoDellaVita
    #LavoroEDignità #CasaÈUnDiritto #CittàPerChiLavora
    🚨 MILANO 2025 – Fra bollettino di guerra e m2 di sofferenza ⚠️🏙️ Quando si avvicina la fine dell’anno arriva anche il momento dei bilanci. E per la nostra città i conti sono, ancora una volta, in passivo. 📉 Non è un caso se sempre più testate giornalistiche snocciolano percentuali, grafici e numeri che raccontano una Milano che non è più la “locomotiva d’Italia”, ma assomiglia sempre di più a un girone urbano dei dannati. Il dato più inquietante, però, non è nei report: è nella nostra assuefazione collettiva. Stiamo accettando tutto questo con una calma sospetta. Forse perché siamo – giustamente – presi dal dimostrare empatia e solidarietà verso conflitti e sofferenze che si consumano a migliaia di chilometri da qui. È umano, è giusto, è necessario. ❤️‍🩹 Ma permettetemi una riflessione, rapportata alle nostre vite e alle nostre dimensioni quotidiane. È come vivere in un condominio che cade a pezzi e scegliere di ignorarlo perché siamo emotivamente assorbiti dai problemi di un altro palazzo, lontano chilometri dal nostro. La solidarietà non è in discussione. La rimozione del reale, sì. Con un nuovo anno alle porte e le prossime amministrative che si avvicinano, forse è arrivato il momento di rivolgere a Milano attenzioni maggiori, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Se siamo in grado di occuparci del mondo intero, dobbiamo essere capaci di guardare anche alle gravi carenze di casa nostra. Vogliamo dare un’occhiata insieme al bollettino di guerra del 2025? Eccolo. 🧾🔥 A Milano si guadagna più che nel resto d’Italia. Ma lavorare, oggi, non è più sufficiente per vivere bene. Secondo lo studio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (CGIL), un lavoratore su tre percepisce un reddito incompatibile con il costo della vita cittadina. Non stiamo parlando di marginalità estrema, ma di una fascia sempre più ampia di persone intrappolate in una normalità impoverita, dove il lavoro garantisce la sopravvivenza ma non la dignità. Il nodo è strutturale: casa e sanità assorbono oltre il 50% del salario. Solo l’abitazione pesa tra il 30 e il 40%, mentre la spesa sanitaria supera il 20%. Il resto dello stipendio evapora tra inflazione, trasporti e spese obbligate. Il risultato è una città che costringe i suoi lavoratori ad adottare comportamenti difensivi, a partire dall’espulsione verso l’hinterland. Milano diventa così una città che si lavora ma non si abita. E chi non può permettersi di viverla viene progressivamente escluso anche dal punto di vista sociale e culturale: tempo libero, relazioni, partecipazione, accesso alla vita urbana. Tutto ciò che non coincide con l’orario di lavoro viene sacrificato. Questa dinamica colpisce in modo violento il lavoro pubblico. In appena due anni, i dipendenti pubblici in città sono diminuiti di circa il 14%. Scuola, sanità, amministrazioni locali: Milano non è più attrattiva nemmeno per chi garantisce i servizi essenziali. Una fuga silenziosa che compromette la qualità stessa della vita urbana. Nel frattempo i salari nominali crescono, ma meno dell’inflazione, che a Milano ha superato l’11% nel periodo 2022–2024. Tradotto: si lavora di più, si guadagna “sulla carta”, ma si perde potere d’acquisto reale. La crescita c’è, ma non viene redistribuita. E una crescita senza equità non è sviluppo: è estrazione sociale. Milano continua a produrre ricchezza, ma non benessere. E una città che consuma le persone che la tengono in piedi è una città che sta ipotecando il proprio futuro. Queste ragioni dovrebbero essere più che sufficienti per risvegliarci dal torpore e dall’accettazione passiva di una degenerazione che, fino ad oggi, abbiamo avuto il coraggio di denunciare solo parlando di malapolitica. Esistono gruppi politici di potere? Vero. Le lobby sono forze reali che comandano Milano? Vero anche questo. Ma la domanda più scomoda resta un’altra: noi dove eravamo quando era il momento di contrastare tutto questo da dentro? Troppo spesso abbiamo preferito allontanare il pensiero, rifugiandoci in mobilitazioni che, per quanto giuste, lavano la coscienza ma non attivano la responsabilità. Cortei, riflessioni, prese di posizione sacrosante — ma raramente radicate fino in fondo nel nostro territorio. 🪧 👉Milano oggi merita di essere liberata. Non solo dagli episodi di malagestione, ma da quello che è diventato il nostro male moderno: la pigrizia mentale, la rinuncia a immaginare un’alternativa, la mancanza di motivazioni a giocarsi davvero la partita. Se non lo facciamo ora, tra un anno, a pochi giorni da un nuovo Capodanno, rileggeremo le stesse statistiche impietose. La stessa insoddisfazione generale. La stessa insicurezza. E una fila ancora più lunga ad attendere un pacco di sostegno e di dignità davanti al Pane Quotidiano. 🍞 Vogliamo davvero questo? Se la risposta è no, allora è il tempo di mettersi a lavorare seriamente per curare Milano e liberarla. Perché solo ripartendo dal nostro territorio avremo la serenità e la forza per aiutare anche il resto del mondo. Il primo passo si fa sempre da qui. Dal nostro metro quadrato di sofferenza. 📐🔥 #MilanoLibera #Milano2025 #CostoDellaVita #LavoroEDignità #CasaÈUnDiritto #CittàPerChiLavora
    0 Kommentare 0 Geteilt 43 Ansichten
  • IN EUROPA LAVORANO per SABOTARE LA PACE!
    Guerra in Ucraina: Zelensky verso l'incontro con Trump, raid russo a Odessa
    Il presidente ucraino prepara l'incontro con Trump mentre continua l'offensiva russa su Odessa con attacchi a infrastrutture critiche
    https://www.ilfattoquotidiano.it/mondo/live-post/2025/12/26/guerra-ucraina-zelensky-trump-odessa-news/8238359/
    IN EUROPA LAVORANO per SABOTARE LA PACE! Guerra in Ucraina: Zelensky verso l'incontro con Trump, raid russo a Odessa Il presidente ucraino prepara l'incontro con Trump mentre continua l'offensiva russa su Odessa con attacchi a infrastrutture critiche https://www.ilfattoquotidiano.it/mondo/live-post/2025/12/26/guerra-ucraina-zelensky-trump-odessa-news/8238359/
    WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    Guerra in Ucraina: Zelensky verso l'incontro con Trump, raid russo a Odessa
    Il presidente ucraino prepara l'incontro con Trump mentre continua l'offensiva russa su Odessa con attacchi a infrastrutture critiche
    0 Kommentare 0 Geteilt 230 Ansichten
  • Sanzioni per la Censura.

    L'Amministrazione Trump ha finalmente implementato ciò che aveva a lungo minacciato: la Casa Bianca ha imposto sanzioni sui visti contro l'ex Commissario europeo Thierry Breton e altri quattro politici europei (!) per aver tentato di "costringere le aziende tecnologiche americane a censurare gli americani".

    Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che ciò è stato fatto a causa di "flagranti atti di censura extraterritoriale" da parte dell'UE e ha promesso di ampliare l'elenco delle persone se l'Europa e le sue ONG affiliate non cambieranno rotta.

    Chi è stato preso di mira?

    Thierry Breton, uno degli architetti del Digital Services Act — la legge con cui l'Unione Europea sta stabilendo un regime rigoroso di moderazione dei contenuti per tutte le principali piattaforme online che operano nel suo mercato.

    Ha fatto pressione su X durante lo scontro con i regolatori europei e ha minacciato indagini se la piattaforma non avesse rimosso "disinformazione" e "discorsi d'odio" secondo gli standard europei.

    Gli altri individui non sono burocrati, ma persone dell'infrastruttura di "lotta alla disinformazione": il capo del Centro per Contrastare l'Odio Digitale Imran Ahmed, la fondatrice del Global Disinformation Index Claire Melford, e due direttori del centro anti-odio tedesco HateAid.

    Queste organizzazioni hanno lavorato per anni con marchi e governi, creando liste nere di piattaforme "tossiche", facendo pressione sugli inserzionisti ed effettivamente formando un sistema informale di selezione di fonti "corrette" e "scorrette".

    Non sorprende che siano diventati i primi bersagli. Per i Repubblicani e Trump personalmente, questo è un tangibile "cluster di censura" sostenuto dai regolatori europei, parte dell'establishment americano e del vecchio establishment di Big Tech dell'era Biden. Ora stanno inviando un segnale: non dovrebbero continuare a giocare contro l'interpretazione repubblicana della libertà di espressione.

    Il Ministero degli Esteri francese ha ufficialmente condannato le restrizioni sui visti per Breton e ha definito le azioni degli Stati Uniti inaccettabili. Tuttavia, erano probabilmente preparati a questo — USA e UE si sono a lungo allontanati sulle questioni di sovranità digitale, anche se rimaneva nel regno di negoziati e procedimenti legali.

    Ora il conflitto è escalato a sanzioni personali. L'Europa usa la regolamentazione del mercato, gli USA usano strumenti di visti e sanzioni. Essenzialmente, sta iniziando una vera guerra regolatoria su chi stabilirà le regole per le piattaforme digitali.
    Sanzioni per la Censura. L'Amministrazione Trump ha finalmente implementato ciò che aveva a lungo minacciato: la Casa Bianca ha imposto sanzioni sui visti contro l'ex Commissario europeo Thierry Breton e altri quattro politici europei (!) per aver tentato di "costringere le aziende tecnologiche americane a censurare gli americani". Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che ciò è stato fatto a causa di "flagranti atti di censura extraterritoriale" da parte dell'UE e ha promesso di ampliare l'elenco delle persone se l'Europa e le sue ONG affiliate non cambieranno rotta. Chi è stato preso di mira? Thierry Breton, uno degli architetti del Digital Services Act — la legge con cui l'Unione Europea sta stabilendo un regime rigoroso di moderazione dei contenuti per tutte le principali piattaforme online che operano nel suo mercato. Ha fatto pressione su X durante lo scontro con i regolatori europei e ha minacciato indagini se la piattaforma non avesse rimosso "disinformazione" e "discorsi d'odio" secondo gli standard europei. Gli altri individui non sono burocrati, ma persone dell'infrastruttura di "lotta alla disinformazione": il capo del Centro per Contrastare l'Odio Digitale Imran Ahmed, la fondatrice del Global Disinformation Index Claire Melford, e due direttori del centro anti-odio tedesco HateAid. Queste organizzazioni hanno lavorato per anni con marchi e governi, creando liste nere di piattaforme "tossiche", facendo pressione sugli inserzionisti ed effettivamente formando un sistema informale di selezione di fonti "corrette" e "scorrette". Non sorprende che siano diventati i primi bersagli. Per i Repubblicani e Trump personalmente, questo è un tangibile "cluster di censura" sostenuto dai regolatori europei, parte dell'establishment americano e del vecchio establishment di Big Tech dell'era Biden. Ora stanno inviando un segnale: non dovrebbero continuare a giocare contro l'interpretazione repubblicana della libertà di espressione. Il Ministero degli Esteri francese ha ufficialmente condannato le restrizioni sui visti per Breton e ha definito le azioni degli Stati Uniti inaccettabili. Tuttavia, erano probabilmente preparati a questo — USA e UE si sono a lungo allontanati sulle questioni di sovranità digitale, anche se rimaneva nel regno di negoziati e procedimenti legali. Ora il conflitto è escalato a sanzioni personali. L'Europa usa la regolamentazione del mercato, gli USA usano strumenti di visti e sanzioni. Essenzialmente, sta iniziando una vera guerra regolatoria su chi stabilirà le regole per le piattaforme digitali.
    0 Kommentare 0 Geteilt 1KB Ansichten
  • DELLE PAROLE condivisibili di PAPA Leone XIV!
    “Giovani costretti alle armi capiscono l’insensatezza della guerra e le menzogne di chi li manda a morire”: il messaggio di Natale di Papa Leone XIV
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/25/papa-leone-messaggio-natale-guerra-pace-oggi/8238235/
    DELLE PAROLE condivisibili di PAPA Leone XIV! “Giovani costretti alle armi capiscono l’insensatezza della guerra e le menzogne di chi li manda a morire”: il messaggio di Natale di Papa Leone XIV https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/25/papa-leone-messaggio-natale-guerra-pace-oggi/8238235/
    WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    "I giovani al fronte capiscono le menzogne di chi li manda a morire" - Papa Leone XIV
    Nel messaggio di Natale, Papa Leone XIV chiede il cessate il fuoco in Ucraina e lancia un appello per la pace in Medio Oriente
    Like
    1
    0 Kommentare 0 Geteilt 428 Ansichten
  • QUESTO È UN VERO COGLIONE. HA GIÀ STERMINATO UN'INTERA GENERAZIONE di GIOVANI UCRAINI. ORA VUOLE FARE di TUTTO il SUO POPOLO CARNA da CANNONE!
    Zelensky: “Oggi risposta russa al piano di pace. Non prevede il nostro no alla Nato”. Possibile colloquio Putin-Usa
    Esplode un'autobomba nella strada dove è stato ucciso il generale Sarvarov. Attacchi reciproci con droni nella notte. Il presidente ucraino: "No consenso con Usa su Donetsk e Zaporizhzhia"

    https://www.ilfattoquotidiano.it/mondo/live-post/2025/12/24/guerra-russia-ucraina-piano-pace-usa-ultime-notizie-oggi/8237740/
    QUESTO È UN VERO COGLIONE. HA GIÀ STERMINATO UN'INTERA GENERAZIONE di GIOVANI UCRAINI. ORA VUOLE FARE di TUTTO il SUO POPOLO CARNA da CANNONE! Zelensky: “Oggi risposta russa al piano di pace. Non prevede il nostro no alla Nato”. Possibile colloquio Putin-Usa Esplode un'autobomba nella strada dove è stato ucciso il generale Sarvarov. Attacchi reciproci con droni nella notte. Il presidente ucraino: "No consenso con Usa su Donetsk e Zaporizhzhia" https://www.ilfattoquotidiano.it/mondo/live-post/2025/12/24/guerra-russia-ucraina-piano-pace-usa-ultime-notizie-oggi/8237740/
    Angry
    1
    0 Kommentare 0 Geteilt 580 Ansichten
  • Tra tutti gli imbecilli europei, quello considerato uno dei capofila degli imbecilli ha avuto il guizzo di dire: andiamo a parlare con Putin.

    Se ci pensate bene, è qualcosa che fa salire il sangue al cervello. Semplicemente perché, se in Unione Europea dovessimo scegliere un Paese che possa fare da collante, più di chiunque altro, tra Mosca e Bruxelles, quel Paese avrebbe potuto essere l'Italia.

    Ma noi abbiamo al governo un personaggio che parla di credibilità internazionale ed è totalmente incapace, all'opposizione il maggior partito che chiede più guerra e al Quirinale un Presidente della Repubblica che ha inaugurato un nuovo sport: tiro al bersaglio al Cremlino.
    In ogni caso cade, per l'ennesima volta, la narrazione del "Putin non vuole parlare".

    Macron non ha fatto in tempo ad aprire bocca e chiedere udienza alla Russia che subito è stata accolta. E non è un segno di debolezza da parte di Mosca, come vorrebbero far passare i giornaloni, bensì è un segno di forza enorme.

    Anche perché, a cagarsi addosso, in questa specifica occasione è Macron, visto il riarmo spropositato della Germania. Com'è che sia, Macron, se riesce a instaurare un dialogo serio col Cremlino, la fa sotto il naso a coloro che si sentono statisti. E farsela fare sotto il naso da Macron non è un bel biglietto da visita da consegnare alla storia. Soprattutto per chi oggi in Italia ricopre ruoli di vertice.

    - Giuseppe Salamone

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/2003165535895454162?t=0CNxVvSNSQAPf7IYThFbDA&s=19
    Tra tutti gli imbecilli europei, quello considerato uno dei capofila degli imbecilli ha avuto il guizzo di dire: andiamo a parlare con Putin. Se ci pensate bene, è qualcosa che fa salire il sangue al cervello. Semplicemente perché, se in Unione Europea dovessimo scegliere un Paese che possa fare da collante, più di chiunque altro, tra Mosca e Bruxelles, quel Paese avrebbe potuto essere l'Italia. Ma noi abbiamo al governo un personaggio che parla di credibilità internazionale ed è totalmente incapace, all'opposizione il maggior partito che chiede più guerra e al Quirinale un Presidente della Repubblica che ha inaugurato un nuovo sport: tiro al bersaglio al Cremlino. In ogni caso cade, per l'ennesima volta, la narrazione del "Putin non vuole parlare". Macron non ha fatto in tempo ad aprire bocca e chiedere udienza alla Russia che subito è stata accolta. E non è un segno di debolezza da parte di Mosca, come vorrebbero far passare i giornaloni, bensì è un segno di forza enorme. Anche perché, a cagarsi addosso, in questa specifica occasione è Macron, visto il riarmo spropositato della Germania. Com'è che sia, Macron, se riesce a instaurare un dialogo serio col Cremlino, la fa sotto il naso a coloro che si sentono statisti. E farsela fare sotto il naso da Macron non è un bel biglietto da visita da consegnare alla storia. Soprattutto per chi oggi in Italia ricopre ruoli di vertice. - Giuseppe Salamone Source: https://x.com/itsmeback_/status/2003165535895454162?t=0CNxVvSNSQAPf7IYThFbDA&s=19
    Angry
    2
    0 Kommentare 0 Geteilt 1KB Ansichten
  • https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia.
    Cioè se la Russia che vince la guerra non paga i danni la Ue le sequestra i soldi.
    Ma da quando chi vince una guerra paga i danni.
    Di solito li paga chi perde.
    La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore.
    Le menti europee sono scollegate dalla realtà.
    Chi perde paga.

    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia. Cioè se la Russia che vince la guerra non paga i danni la Ue le sequestra i soldi. Ma da quando chi vince una guerra paga i danni. Di solito li paga chi perde. La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore. Le menti europee sono scollegate dalla realtà. Chi perde paga. https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    Angry
    1
    0 Kommentare 0 Geteilt 660 Ansichten
  • Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia.
    Cioè se la Russia non paga i danni la Ue le sequestra i soldi.
    Ma da quando chi vince una guerra paga i danni.
    Di solito li paga chi perde.
    La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore.
    Le menti europee sono scollegate dalla realtà.
    Chi perde paga.

    https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    Hanno detto che gli asset, cioè i soldi russi, non sono stati sequestrati ma sono congelati a garanzia delle riparazioni di guerra della Russia. Cioè se la Russia non paga i danni la Ue le sequestra i soldi. Ma da quando chi vince una guerra paga i danni. Di solito li paga chi perde. La Russia proseguirà la guerra fino alla resa senza condizioni dell'Ucraina e farà ritorsioni all'Europa sequestrando tutti i beni europei in tutto il mondo nella ipotesi migliore, o spianando l'Europa con le atomiche in quella peggiore. Le menti europee sono scollegate dalla realtà. Chi perde paga. https://youtu.be/YrhaVls1wZI?si=epLw6DG6iIX3b_en
    Angry
    1
    0 Kommentare 0 Geteilt 784 Ansichten
  • Per non dimenticare cosa ha fatto il Presidente Mattarella.

    LA TV PUBBLICA E LA PRESA IN GIRO AI NO VAX IN PRIMA SERATA ▷ "COME LA METTIAMO CON L'USCITA AIFA?"

    "Per la serie 'Ai confini dell'umanità' oggi parleremo dei No Vax, un genere di primati appartenenti alla famiglia degli ominidi, per la precisione alla sottospecie degli homo no sapiens". Solo qualche anno fa sulla tv pubblica, tramite una rubrica comica, si ironizzava così delle persone che avevano scelto di non farsi l'inoculazione del siero anti Covid. Si trattava dell'era del Green Pass, quando i cosiddetti "No Vax" non potevano accedere nei bar, ristoranti o palestre. In questo contesto due tecniche comunicative non propriamente corrette potrebbero aver agito: categorizzazione, la creazione prima di un'etichetta, poi attaccata a un preciso cerchio di esseri viventi; disumanizzazione: renderli disumani, che è la spiegazione psicosociale per cui, ad esempio, accade che in guerra due esseri umani si sparano a vista senza alcun freno emotivo. Ma la condizione di partenza è, appunto, la guerra. Il commento di Alberto Contri e Fabio Duranti.
    MASSIMA DIFFUSIONE!

    https://www.youtube.com/watch?v=J9tNqpxC0Ls
    Per non dimenticare cosa ha fatto il Presidente Mattarella. LA TV PUBBLICA E LA PRESA IN GIRO AI NO VAX IN PRIMA SERATA ▷ "COME LA METTIAMO CON L'USCITA AIFA?" "Per la serie 'Ai confini dell'umanità' oggi parleremo dei No Vax, un genere di primati appartenenti alla famiglia degli ominidi, per la precisione alla sottospecie degli homo no sapiens". Solo qualche anno fa sulla tv pubblica, tramite una rubrica comica, si ironizzava così delle persone che avevano scelto di non farsi l'inoculazione del siero anti Covid. Si trattava dell'era del Green Pass, quando i cosiddetti "No Vax" non potevano accedere nei bar, ristoranti o palestre. In questo contesto due tecniche comunicative non propriamente corrette potrebbero aver agito: categorizzazione, la creazione prima di un'etichetta, poi attaccata a un preciso cerchio di esseri viventi; disumanizzazione: renderli disumani, che è la spiegazione psicosociale per cui, ad esempio, accade che in guerra due esseri umani si sparano a vista senza alcun freno emotivo. Ma la condizione di partenza è, appunto, la guerra. Il commento di Alberto Contri e Fabio Duranti. MASSIMA DIFFUSIONE! https://www.youtube.com/watch?v=J9tNqpxC0Ls
    Angry
    2
    1 Kommentare 0 Geteilt 987 Ansichten
  • CARI AMICI, GRAZIE DEI VOSTRI LIKE. IN ITALIA PER VOLONTA' DEL PESSIMO GOVERNO IN PIEDI, LA ECONOMIA INDUSTRIALE ED ARTIGIANALE SI STA TRASFORMANDO IN ECONOMIA DI GUERRA !!!! QUINDI, ACQUISTO DI ARMI E TUTTO QUANTO NECESSITA PER LA COSIDDETTA SICUREZZA !!!! MA LA GUERRA CONTRO LA RUSSIA NON LA VEDRANNO. SE SCOPPIERA' IL TERZO CONFLITTO MONDIALE , NON SARA' PER COLPA DELLA UE MALEDETTA E STRAMALEDETTA O DELLA RUSSIA. BUONA GIORNATA ED UN ABBRACCIO A TUTTI. BUONA DOMENICA.
    CARI AMICI, GRAZIE DEI VOSTRI LIKE. IN ITALIA PER VOLONTA' DEL PESSIMO GOVERNO IN PIEDI, LA ECONOMIA INDUSTRIALE ED ARTIGIANALE SI STA TRASFORMANDO IN ECONOMIA DI GUERRA !!!! QUINDI, ACQUISTO DI ARMI E TUTTO QUANTO NECESSITA PER LA COSIDDETTA SICUREZZA !!!! MA LA GUERRA CONTRO LA RUSSIA NON LA VEDRANNO. SE SCOPPIERA' IL TERZO CONFLITTO MONDIALE , NON SARA' PER COLPA DELLA UE MALEDETTA E STRAMALEDETTA O DELLA RUSSIA. BUONA GIORNATA ED UN ABBRACCIO A TUTTI. BUONA DOMENICA.
    Like
    1
    0 Kommentare 0 Geteilt 603 Ansichten
Weitere Ergebnisse