• MANOVRA 2025 – Primo assaggio. Né sorprese, né imprese

    L’economia non è un concetto astratto: è fatta di persone.
    E la politica non è un evento celeste, ma un insieme di scelte — prese da individui ben precisi a cui, per volontà o per inerzia, concediamo carta bianca.

    Eppure, davanti all’ennesima legge di bilancio, sembriamo reagire come sempre: con una scrollata di spalle.
    Mentre ci distraiamo su discussioni marginali — tipo l’uso “improprio” del termine cortigiano/a — il governo ci serve il vero piatto forte di fine anno: la manovra 2025, che di “improprio” non ha nulla, ma riflette perfettamente la sua impronta ideologica.
    Nulla di sorprendente, appunto.

    Siamo ancora alla fase preliminare, con conferenze stampa, bozze e iter parlamentari da smaltire tra una commissione e l’altra, ma il copione è già chiaro: nessuna rivoluzione, nessuna impresa.
    Solo un altro giro di giostra finanziato a debito, condito da qualche contentino ben calibrato.

    La manovra vale circa 18,7 miliardi di euro.
    Meloni la definisce “molto seria ed equilibrata”, e in effetti è più leggera delle precedenti — almeno sulla carta.
    Tra le voci principali:

    ⚫️ Sostegno alla famiglia: circa 1,6 miliardi di euro in più, con esenzioni della prima casa dal calcolo ISEE fino a un certo valore catastale, per favorire l’accesso a misure come assegno unico, bonus nido e assegno di inclusione.

    ⚫️Fisco e lavoro: semplificazione delle aliquote IRPEF e taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi, con ampliamento della platea dei beneficiari della flat tax.

    ⚫️Politiche sociali: rifinanziamento della carta “Dedicata a te”, per un totale di 500 milioni di euro.


    In sintesi, una manovra che conferma l’approccio tradizionalista e conservatore del centrodestra: pochi obiettivi, chiari ma limitati.
    Tanto sostegno alle famiglie, qualche ritocco fiscale e un’apparente sobrietà che nasconde una precisa filosofia politica: spendere dove si vuole, tagliare dove non serve (a loro).


    È presto per bilanci definitivi, ma sappiamo già cosa aspettarci.
    E sappiamo anche quali voci di spesa gridano vendetta.

    Da un lato, quella da togliere: la spesa militare.
    Dall’altro, quella da proteggere e potenziare: l’informazione, la cultura, la comunicazione libera e indipendente.

    Ma la partita, lo sappiamo, è già persa.

    Il Documento programmatico pluriennale per la Difesa prevede investimenti da 130 a 140 miliardi di euro nei prossimi 15 anni per sistemi d’arma, infrastrutture e mezzi militari — con ulteriori 12 miliardi già previsti nella manovra per il 2026.
    Tutto in linea con i target NATO, ovviamente.
    Perché la pace, a quanto pare, passa ancora per le armi.

    Nel frattempo, zero investimenti per il giornalismo, per la cultura, per chi tiene accesa la luce dell’informazione.
    Ci indigniamo per gli attacchi a figure come Sigfrido Ranucci, ma non muoviamo un dito per costruire un sistema che tuteli chi racconta il Paese, anche quando il racconto non piace.

    Non che mi aspettassi qualcosa di diverso ma si prosegue con la linea di pensiero fatta di tagli e scarsità di risorse per la cultura e per la salvaguardia dell'informazione italiana, con assenza di investimenti significativi in questi settori, che dunque ne escono penalizzati rispetto alla spesa per la difesa. Ma poi per difenderci da cosa?

    Forse dobbiamo iniziare a difenderci da noi stessi e questa routine politica imbarazzante che giustamente è stata ancora una volta premiata da un meritato e sacrosanto astensionismo che non fa più rima con menefreghismo ma con una sana presa di posizione e coscienza.


    #Manovra2025 #PoliticaItaliana #EconomiaReale #FinanzaPubblica #BilancioStato #CulturaEDemocrazia #SpesaMilitare #InformazioneLibera
    MANOVRA 2025 🔥 – Primo assaggio. Né sorprese, né imprese L’economia non è un concetto astratto: è fatta di persone. E la politica non è un evento celeste, ma un insieme di scelte — prese da individui ben precisi a cui, per volontà o per inerzia, concediamo carta bianca. Eppure, davanti all’ennesima legge di bilancio, sembriamo reagire come sempre: con una scrollata di spalle. Mentre ci distraiamo su discussioni marginali — tipo l’uso “improprio” del termine cortigiano/a — il governo ci serve il vero piatto forte di fine anno: la manovra 2025, che di “improprio” non ha nulla, ma riflette perfettamente la sua impronta ideologica. Nulla di sorprendente, appunto. Siamo ancora alla fase preliminare, con conferenze stampa, bozze e iter parlamentari da smaltire tra una commissione e l’altra, ma il copione è già chiaro: nessuna rivoluzione, nessuna impresa. Solo un altro giro di giostra finanziato a debito, condito da qualche contentino ben calibrato. La manovra vale circa 18,7 miliardi di euro. Meloni la definisce “molto seria ed equilibrata”, e in effetti è più leggera delle precedenti — almeno sulla carta. Tra le voci principali: ⚫️ Sostegno alla famiglia: circa 1,6 miliardi di euro in più, con esenzioni della prima casa dal calcolo ISEE fino a un certo valore catastale, per favorire l’accesso a misure come assegno unico, bonus nido e assegno di inclusione. ⚫️Fisco e lavoro: semplificazione delle aliquote IRPEF e taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi, con ampliamento della platea dei beneficiari della flat tax. ⚫️Politiche sociali: rifinanziamento della carta “Dedicata a te”, per un totale di 500 milioni di euro. In sintesi, una manovra che conferma l’approccio tradizionalista e conservatore del centrodestra: pochi obiettivi, chiari ma limitati. Tanto sostegno alle famiglie, qualche ritocco fiscale e un’apparente sobrietà che nasconde una precisa filosofia politica: spendere dove si vuole, tagliare dove non serve (a loro). È presto per bilanci definitivi, ma sappiamo già cosa aspettarci. E sappiamo anche quali voci di spesa gridano vendetta. 👉 Da un lato, quella da togliere: la spesa militare. Dall’altro, quella da proteggere e potenziare: l’informazione, la cultura, la comunicazione libera e indipendente. Ma la partita, lo sappiamo, è già persa. Il Documento programmatico pluriennale per la Difesa prevede investimenti da 130 a 140 miliardi di euro nei prossimi 15 anni per sistemi d’arma, infrastrutture e mezzi militari — con ulteriori 12 miliardi già previsti nella manovra per il 2026. Tutto in linea con i target NATO, ovviamente. Perché la pace, a quanto pare, passa ancora per le armi. 👉 Nel frattempo, zero investimenti per il giornalismo, per la cultura, per chi tiene accesa la luce dell’informazione. Ci indigniamo per gli attacchi a figure come Sigfrido Ranucci, ma non muoviamo un dito per costruire un sistema che tuteli chi racconta il Paese, anche quando il racconto non piace. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso ma si prosegue con la linea di pensiero fatta di tagli e scarsità di risorse per la cultura e per la salvaguardia dell'informazione italiana, con assenza di investimenti significativi in questi settori, che dunque ne escono penalizzati rispetto alla spesa per la difesa. Ma poi per difenderci da cosa? Forse dobbiamo iniziare a difenderci da noi stessi e questa routine politica imbarazzante che giustamente è stata ancora una volta premiata da un meritato e sacrosanto astensionismo che non fa più rima con menefreghismo ma con una sana presa di posizione e coscienza. #Manovra2025 #PoliticaItaliana #EconomiaReale #FinanzaPubblica #BilancioStato #CulturaEDemocrazia #SpesaMilitare #InformazioneLibera
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  • Corridoi africani: la nuova spartizione coloniale in salsa green

    In Zambia, nella polverosa Kapiri Mposhi, si decide il futuro dell’energia “verde” globale: non nelle conferenze sul clima né nei salotti europei, ma nei binari arrugginiti di ferrovie costruite mezzo secolo fa dai cinesi. Stati Uniti, Cina, Giappone ed Europa si contendono la città come se fosse una nuova Berlino del 1884, spartendo non territori ma corridoi logistici, camuffati da “sviluppo sostenibile”.

    Da un lato Pechino, che con 1,4 miliardi di dollari rimette a lucido la sua Tazara sotto formula “costruisci, sfrutta e poi magari ti lascio le briciole”. Dall’altro Washington, che attraverso il G7 e il PGII rispolvera la vecchia ferrovia di Lobito, fingendo di regalare “indipendenza” africana mentre sigilla nuove catene di approvvigionamento per cobalto, litio e terre rare. E in mezzo il Giappone, convinto che il Nacala Corridor possa spezzare la dipendenza da Pechino: peccato che, come ricordano perfino i consulenti cinesi, le miniere restano sempre nelle mani del Dragone.

    Il risultato? Una corsa sfrenata a chi mette prima il marchio sul ferroviaio africano, mentre gli africani, ancora una volta, si ritrovano spettatori nel proprio teatro. Certo, avranno qualche infrastruttura in più - porti secchi, rotaie e stazioni - ma il copione è sempre lo stesso: materie prime estratte e spedite all’estero, con la promessa mai mantenuta di una lavorazione locale.

    Gli osservatori più indulgenti parlano di “complementarietà” fra corridoi, come se il saccheggio potesse diventare un’armonia. La verità è che l’illusione dell’auto elettrica ha resuscitato le vecchie ferrovie coloniali: questa volta non per l’avorio o il cotone, ma per alimentare batterie e turbine da vendere in Occidente. L’Africa resta la miniera del mondo, trasformata in pedina nel Risiko della transizione ecologica. Cambiano i discorsi, non le catene.

    Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1
    Corridoi africani: la nuova spartizione coloniale in salsa green In Zambia, nella polverosa Kapiri Mposhi, si decide il futuro dell’energia “verde” globale: non nelle conferenze sul clima né nei salotti europei, ma nei binari arrugginiti di ferrovie costruite mezzo secolo fa dai cinesi. Stati Uniti, Cina, Giappone ed Europa si contendono la città come se fosse una nuova Berlino del 1884, spartendo non territori ma corridoi logistici, camuffati da “sviluppo sostenibile”. Da un lato Pechino, che con 1,4 miliardi di dollari rimette a lucido la sua Tazara sotto formula “costruisci, sfrutta e poi magari ti lascio le briciole”. Dall’altro Washington, che attraverso il G7 e il PGII rispolvera la vecchia ferrovia di Lobito, fingendo di regalare “indipendenza” africana mentre sigilla nuove catene di approvvigionamento per cobalto, litio e terre rare. E in mezzo il Giappone, convinto che il Nacala Corridor possa spezzare la dipendenza da Pechino: peccato che, come ricordano perfino i consulenti cinesi, le miniere restano sempre nelle mani del Dragone. Il risultato? Una corsa sfrenata a chi mette prima il marchio sul ferroviaio africano, mentre gli africani, ancora una volta, si ritrovano spettatori nel proprio teatro. Certo, avranno qualche infrastruttura in più - porti secchi, rotaie e stazioni - ma il copione è sempre lo stesso: materie prime estratte e spedite all’estero, con la promessa mai mantenuta di una lavorazione locale. Gli osservatori più indulgenti parlano di “complementarietà” fra corridoi, come se il saccheggio potesse diventare un’armonia. La verità è che l’illusione dell’auto elettrica ha resuscitato le vecchie ferrovie coloniali: questa volta non per l’avorio o il cotone, ma per alimentare batterie e turbine da vendere in Occidente. L’Africa resta la miniera del mondo, trasformata in pedina nel Risiko della transizione ecologica. Cambiano i discorsi, non le catene. Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1
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  • IL GIORNO DOPO (la guerra)

    Non basteranno decenni per ripristinare il ricordo delle anime interrotte dalle guerre sparse in ogni angolo del mondo.
    Questo è un punto fermo. Incontrovertibile.
    Ma ci sono aggravanti che spesso non nominiamo.

    Effetti collaterali che non colpiscono solo chi vive nei territori sotto attacco, ma anche chi — in silenzio — respira da lontano le conseguenze di ogni bomba sganciata.
    Viviamo in un’epoca in cui gli appelli per la salvaguardia del pianeta vengono regolarmente ignorati, ogni volta che la guerra bussa alle porte della politica.
    E non è catastrofismo. È solo realismo lucido, se dico che a tratti mi sembra di rivivere l’atmosfera disturbante di uno dei film simbolo degli anni '80: “The Day After”.

    Le guerre non distruggono solo città e vite. Le guerre contaminano e lo fanno in silenzio.
    Pensate che solo nei primi 18 mesi del conflitto in Ucraina si sono generati tra 97 e 120 milioni di tonnellate di CO₂e, secondo il Conflict and Environment Observatory.
    Un impatto pari a quello di un’intera nazione europea come l’Olanda❗️

    Nel 2017, il solo Dipartimento della Difesa statunitense ha emesso 59 milioni di tonnellate di CO₂e. Più delle emissioni annuali della Svezia❗️

    E il dato non include conflitti attivi.
    Il perché Le emissioni belliche non vengono conteggiate.
    Non sono incluse negli obblighi dell’Accordo di Parigi, né nei report climatici internazionali. È come se non esistessero.Ma esistono. Eccome.

    I carburanti militari, come il JP-8, inquinano fino al 20% in più rispetto a quelli civili.
    Un jet da combattimento come l’F-35 consuma 5.600 litri di carburante ogni ora, emettendo fino a 13 tonnellate di CO₂.
    Le esplosioni urbane rilasciano PM2.5, ossidi di azoto, piombo e cadmio.
    Quando vengono colpite raffinerie o impianti chimici, le sostanze rilasciate — diossine, PCB, IPA — si accumulano nel suolo e nelle falde, compromettendo la qualità dell’acqua anche a 50 km di distanza.

    E poi c’è il vento. Che porta con sé le polveri e i residui tossici a centinaia di chilometri dal punto d’impatto.
    Dopo i raid in Siria, particelle inquinanti sono state rilevate in Cipro, Israele e Turchia.
    In Siria e Yemen, oltretutto il 40% delle infrastrutture idriche è stato danneggiato.
    Risultato: desertificazione, crollo dei raccolti, crisi ecologiche irreversibili.
    In Afghanistan, Iraq e Ucraina, intere aree naturali sono oggi zone morte: terre non più coltivabili, ecosistemi perduti.

    Eppure, nessuno ne parla.
    Non lo fanno le conferenze ONU sul clima.
    Non lo fanno i report ufficiali.
    Non lo fanno nemmeno molte ONG, per timore di apparire “politiche”
    Intanto il pianeta non distingue tra un conflitto legittimo o illegittimo.
    Il pianeta subisce è basta.

    Se una multinazionale contaminasse l’atmosfera come fanno i bombardamenti, verrebbe denunciata.
    Quando lo fa uno Stato in guerra, si chiama geopolitica.

    La guerra è incompatibile con la transizione ecologica (di cui già sappiamo poco e male...)

    E finché non lo diremo chiaramente, sarà il clima – non la diplomazia – a presentarci il conto.

    #IlGiornoDopo #GuerraEInquinamento #BombaClimatica #ClimateConflict #PeaceForPlanet #AmbienteEGuerra #CO2War #Ecocide #GuerraClimatica #TransizioneEcologica
    🌍 IL GIORNO DOPO (la guerra) Non basteranno decenni per ripristinare il ricordo delle anime interrotte dalle guerre sparse in ogni angolo del mondo. Questo è un punto fermo. Incontrovertibile. Ma ci sono aggravanti che spesso non nominiamo. Effetti collaterali che non colpiscono solo chi vive nei territori sotto attacco, ma anche chi — in silenzio — respira da lontano le conseguenze di ogni bomba sganciata. Viviamo in un’epoca in cui gli appelli per la salvaguardia del pianeta vengono regolarmente ignorati, ogni volta che la guerra bussa alle porte della politica. E non è catastrofismo. È solo realismo lucido, se dico che a tratti mi sembra di rivivere l’atmosfera disturbante di uno dei film simbolo degli anni '80: “The Day After”. Le guerre non distruggono solo città e vite. Le guerre contaminano e lo fanno in silenzio. Pensate che solo nei primi 18 mesi del conflitto in Ucraina si sono generati tra 97 e 120 milioni di tonnellate di CO₂e, secondo il Conflict and Environment Observatory. Un impatto pari a quello di un’intera nazione europea come l’Olanda❗️ Nel 2017, il solo Dipartimento della Difesa statunitense ha emesso 59 milioni di tonnellate di CO₂e. Più delle emissioni annuali della Svezia❗️ E il dato non include conflitti attivi. Il perché ⁉️ Le emissioni belliche non vengono conteggiate. Non sono incluse negli obblighi dell’Accordo di Parigi, né nei report climatici internazionali. È come se non esistessero.Ma esistono. Eccome. I carburanti militari, come il JP-8, inquinano fino al 20% in più rispetto a quelli civili. Un jet da combattimento come l’F-35 consuma 5.600 litri di carburante ogni ora, emettendo fino a 13 tonnellate di CO₂. Le esplosioni urbane rilasciano PM2.5, ossidi di azoto, piombo e cadmio. Quando vengono colpite raffinerie o impianti chimici, le sostanze rilasciate — diossine, PCB, IPA — si accumulano nel suolo e nelle falde, compromettendo la qualità dell’acqua anche a 50 km di distanza. E poi c’è il vento. Che porta con sé le polveri e i residui tossici a centinaia di chilometri dal punto d’impatto. Dopo i raid in Siria, particelle inquinanti sono state rilevate in Cipro, Israele e Turchia. In Siria e Yemen, oltretutto il 40% delle infrastrutture idriche è stato danneggiato. Risultato: desertificazione, crollo dei raccolti, crisi ecologiche irreversibili. In Afghanistan, Iraq e Ucraina, intere aree naturali sono oggi zone morte: terre non più coltivabili, ecosistemi perduti. 🧱 Eppure, nessuno ne parla. Non lo fanno le conferenze ONU sul clima. Non lo fanno i report ufficiali. Non lo fanno nemmeno molte ONG, per timore di apparire “politiche” Intanto il pianeta non distingue tra un conflitto legittimo o illegittimo. Il pianeta subisce è basta. 👉 Se una multinazionale contaminasse l’atmosfera come fanno i bombardamenti, verrebbe denunciata. Quando lo fa uno Stato in guerra, si chiama geopolitica. 👉 La guerra è incompatibile con la transizione ecologica (di cui già sappiamo poco e male...) E finché non lo diremo chiaramente, sarà il clima – non la diplomazia – a presentarci il conto. #IlGiornoDopo #GuerraEInquinamento #BombaClimatica #ClimateConflict #PeaceForPlanet #AmbienteEGuerra #CO2War #Ecocide #GuerraClimatica #TransizioneEcologica
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  • MUSICA: QUALE EFFETTO SUGLI AFFETTI?
    La musica elemento fondamentale della cultura.

    Audio registrazione: Prima parte

    Canzoni di ieri e di oggi:
    testi, composizione, effetti, produzione, ascolto.
    Cosa è cambiato?

    Relatori:

    Andrea Colombini
    Direttore d’Orchestra e Presidente di FdP
    Silvia Neri
    Responsabile Eventi Culturali di FdP
    Alessandro Spalla
    Vice Presidente APB Pavia di FdP e musicista

    PAVIA
    23 FEBBRAIO
    dalle 15:30 alle 18:30
    SALA CONFERENZE BROLETTO
    VIA PARATICI 21
    INGRESSO GRATUITO

    con Andrea Colombini

    Evento promosso da Silvia Neri
    Responsabile Eventi Culturali di FdP
    MUSICA: QUALE EFFETTO SUGLI AFFETTI? La musica elemento fondamentale della cultura. Audio registrazione: Prima parte Canzoni di ieri e di oggi: testi, composizione, effetti, produzione, ascolto. Cosa è cambiato? Relatori: Andrea Colombini Direttore d’Orchestra e Presidente di FdP Silvia Neri Responsabile Eventi Culturali di FdP Alessandro Spalla Vice Presidente APB Pavia di FdP e musicista PAVIA 23 FEBBRAIO dalle 15:30 alle 18:30 SALA CONFERENZE BROLETTO VIA PARATICI 21 INGRESSO GRATUITO con Andrea Colombini Evento promosso da Silvia Neri Responsabile Eventi Culturali di FdP
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  • MUSICA: QUALE EFFETTO SUGLI AFFETTI?
    La musica elemento fondamentale della cultura.

    Audio registrazione: Seconda parte

    Canzoni di ieri e di oggi:
    testi, composizione, effetti, produzione, ascolto.
    Cosa è cambiato?

    Relatori:

    Andrea Colombini
    Direttore d’Orchestra e Presidente di FdP
    Silvia Neri
    Responsabile Eventi Culturali di FdP
    Alessandro Spalla
    Vice Presidente APB Pavia di FdP e musicista

    PAVIA
    23 FEBBRAIO
    dalle 15:30 alle 18:30
    SALA CONFERENZE BROLETTO
    VIA PARATICI 21
    INGRESSO GRATUITO

    con Andrea Colombini

    Evento promosso da Silvia Neri
    Responsabile Eventi Culturali di FdP
    MUSICA: QUALE EFFETTO SUGLI AFFETTI? La musica elemento fondamentale della cultura. Audio registrazione: Seconda parte Canzoni di ieri e di oggi: testi, composizione, effetti, produzione, ascolto. Cosa è cambiato? Relatori: Andrea Colombini Direttore d’Orchestra e Presidente di FdP Silvia Neri Responsabile Eventi Culturali di FdP Alessandro Spalla Vice Presidente APB Pavia di FdP e musicista PAVIA 23 FEBBRAIO dalle 15:30 alle 18:30 SALA CONFERENZE BROLETTO VIA PARATICI 21 INGRESSO GRATUITO con Andrea Colombini Evento promosso da Silvia Neri Responsabile Eventi Culturali di FdP
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  • Amiche e amici,

    sono lieto di invitarvi ad una conferenza a Pavia con Andrea Colombini.

    Ovviamente, come sempre negli eventi FdP, l'ingresso è gratuito.

    Si parlerà di musica e dei suoi effetti.
    Location: Sala Conferenze Broletto, via Paratici n. 21, PAVIA.

    Allego la locandina. Si prega di estendere l'invito a chi possa essere interessato.

    Cordialmente,
    Avv. Lillo Massimiliano Musso
    Segretario Generale di Forza del Popolo
    Fronte NOVAX, NOEU e NOWAR unito

    Canale Telegram FdP: https://t.me/forzadelpopolo
    Sito Ufficiale FdP: https://www.forzadelpopolo.org/
    Amiche e amici, sono lieto di invitarvi ad una conferenza a Pavia con Andrea Colombini. Ovviamente, come sempre negli eventi FdP, l'ingresso è gratuito. Si parlerà di musica e dei suoi effetti. Location: Sala Conferenze Broletto, via Paratici n. 21, PAVIA. Allego la locandina. Si prega di estendere l'invito a chi possa essere interessato. Cordialmente, Avv. Lillo Massimiliano Musso Segretario Generale di Forza del Popolo Fronte NOVAX, NOEU e NOWAR unito Canale Telegram FdP: https://t.me/forzadelpopolo Sito Ufficiale FdP: https://www.forzadelpopolo.org/
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  • Dalla Biografia di Alexander Fleming, scopritore della penicillina.
    Nel 1955, Fleming aveva 74 anni, si era risposato con una collega che aveva meno di 40 anni. Era attivo, dinamico e in perfetta salute .
    L'anno prima era guarito da una polmonite grazie alla sua scoperta, aveva ricevuto premi, lauree, il Nobel ed era invitato a tenere conferenze in tutto il mondo.
    Invitato in medio oriente, non voleva andare per paura del tifo ma alla fine accondiscende alle insistenze della giovane moglie e accetta su consiglio di lei, di farsi vaccinare. La inoculazione viene compiuta da un suo collega medico del S.Mary hospital.
    Il giorno dopo al risveglio, Fleming non si sente troppo bene, la moglie constata che il braccio della inoculazione è freddo. Chiamano un medico ma nell'attesa mentre parlano lui rivolta indietro la testa e muore.
    11 marzo 1955
    Dalla Biografia di Alexander Fleming, scopritore della penicillina. Nel 1955, Fleming aveva 74 anni, si era risposato con una collega che aveva meno di 40 anni. Era attivo, dinamico e in perfetta salute . L'anno prima era guarito da una polmonite grazie alla sua scoperta, aveva ricevuto premi, lauree, il Nobel ed era invitato a tenere conferenze in tutto il mondo. Invitato in medio oriente, non voleva andare per paura del tifo ma alla fine accondiscende alle insistenze della giovane moglie e accetta su consiglio di lei, di farsi vaccinare. La inoculazione viene compiuta da un suo collega medico del S.Mary hospital. Il giorno dopo al risveglio, Fleming non si sente troppo bene, la moglie constata che il braccio della inoculazione è freddo. Chiamano un medico ma nell'attesa mentre parlano lui rivolta indietro la testa e muore. 11 marzo 1955
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  • Vaccini, il Cts mentiva sapendo di mentire


    Locatelli & C. tra di loro parlavano di rischi e di effetti avversi. Poi però andavano in tv a magnificare i farmaci («efficaci e sicuri»), spingendo la gente a farsi l’iniezione a ogni età. Perché c’è «la necessità di utilizzare tutti quelli che si hanno: li abbiamo comprati»

    https://dituttoedipiu.altervista.org/cts-e-menzogne-sui-vaccini/
    #Vaccini #Cts #Menzogne #EffettiAvversi #Farmaci #Efficaci #Sicuri #Iniezione #Necessità #Utilizzare #Età #Politica #Salute #Pandemia #Sicurezza #Sanità #Conferenze #Rischio #Mentire #Tv #Ricerca #Comunicazione #Manipolazione #Informazione #Scienza #Controindicazioni #Discussione #Opacità #Decisioni #Governo
    Vaccini, il Cts mentiva sapendo di mentire Locatelli & C. tra di loro parlavano di rischi e di effetti avversi. Poi però andavano in tv a magnificare i farmaci («efficaci e sicuri»), spingendo la gente a farsi l’iniezione a ogni età. Perché c’è «la necessità di utilizzare tutti quelli che si hanno: li abbiamo comprati» https://dituttoedipiu.altervista.org/cts-e-menzogne-sui-vaccini/ #Vaccini #Cts #Menzogne #EffettiAvversi #Farmaci #Efficaci #Sicuri #Iniezione #Necessità #Utilizzare #Età #Politica #Salute #Pandemia #Sicurezza #Sanità #Conferenze #Rischio #Mentire #Tv #Ricerca #Comunicazione #Manipolazione #Informazione #Scienza #Controindicazioni #Discussione #Opacità #Decisioni #Governo
    DITUTTOEDIPIU.ALTERVISTA.ORG
    CTS e menzogne sui vaccini - D TUTTO E D+
    Il Cts, il comitato di esperti incaricato di guidare l'Italia durante la pandemia, è stato colto in flagrante menzogna riguardo ai rischi dei vaccini
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  • Appoggio volentieri questa iniziativa.
    Si tratta di aiutare la Fattoria Biologica "Il Rosmarino" di Marcon (VE) perché sono in difficoltà e hanno bisogno di noi.
    Ricordo come durante la psicopandeminchia sono stati tra i pochissimi a non violentare - come invece hanno fatto in tanti - i diritti umani e la libertà, tenendo sempre aperto e organizzando conferenze.
    Un po' di memoria storica please, sono passati solo 4 anni!

    https://gofund.me/333a25e8

    Ciao, sappiamo quanto le aziende agricole oggi più che mai attraversino un periodo difficile, perché il modello commerciale richiede alle attività di mettere al centro il denaro per funzionare, a discapito della genuinità e del benessere degli animali e della biodiversità della terra.

    In questo momento la Fattoria Il Rosmarino è in difficoltà perché gli viene richiesto di rifare le stalle per gli animali e il costo di questa operazione è veramente importante.

    Per questo motivo abbiamo provato a lanciare una raccolta fondi in loro aiuto.
    Ogni supporto che arriverà, piccolo o grande che eia, sarà di fondamentale importanza.
    Grazie di cuore per quello che potrai fare, anche diffondendo questo messaggio tra i tuoi amici e i gruppi nei social.
    Appoggio volentieri questa iniziativa. Si tratta di aiutare la Fattoria Biologica "Il Rosmarino" di Marcon (VE) perché sono in difficoltà e hanno bisogno di noi. Ricordo come durante la psicopandeminchia sono stati tra i pochissimi a non violentare - come invece hanno fatto in tanti - i diritti umani e la libertà, tenendo sempre aperto e organizzando conferenze. Un po' di memoria storica please, sono passati solo 4 anni! https://gofund.me/333a25e8 Ciao, sappiamo quanto le aziende agricole oggi più che mai attraversino un periodo difficile, perché il modello commerciale richiede alle attività di mettere al centro il denaro per funzionare, a discapito della genuinità e del benessere degli animali e della biodiversità della terra. In questo momento la Fattoria Il Rosmarino è in difficoltà perché gli viene richiesto di rifare le stalle per gli animali e il costo di questa operazione è veramente importante. Per questo motivo abbiamo provato a lanciare una raccolta fondi in loro aiuto. Ogni supporto che arriverà, piccolo o grande che eia, sarà di fondamentale importanza. Grazie di ❤️ cuore per quello che potrai fare, anche diffondendo questo messaggio tra i tuoi amici e i gruppi nei social.
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  • TRAVAGLIO: "È UNA VERGOGNA CHE L'ITALIA ORGANIZZI CONFERENZE SULLA RICOSTRUZIONE DELL'UCRAINA QUANDO MANDA ARMI PER DISTRUGGERLA"
    "Se noi smettessimo di mandare le armi, potremmo ospitare una cosa un po’ più seria di quella pagliacciata che abbiamo ospitato oggi e che è una vergogna."

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/27/travaglio-e-una-vergogna-che-litalia-organizzi-conferenze-sulla-ricostruzione-dellucraina-quando-manda-armi-per-distruggerla-su-la7/7143185/

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    🇮🇹 TRAVAGLIO: "È UNA VERGOGNA CHE L'ITALIA ORGANIZZI CONFERENZE SULLA RICOSTRUZIONE DELL'UCRAINA QUANDO MANDA ARMI PER DISTRUGGERLA" "Se noi smettessimo di mandare le armi, potremmo ospitare una cosa un po’ più seria di quella pagliacciata che abbiamo ospitato oggi e che è una vergogna." https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/27/travaglio-e-una-vergogna-che-litalia-organizzi-conferenze-sulla-ricostruzione-dellucraina-quando-manda-armi-per-distruggerla-su-la7/7143185/ #travaglio #ucraina #ilfattoquotidiano #guerraucraina #ricostruzione
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