• Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, le mani di Putin su 150 miliardi di dollari, cosa rischiano le italiane
    Il Cremlino risponderà all’idea del cancelliere tedesco Merz di utilizzare le riserve congelate russe per finanziare l’Ucraina: ecco che cosa ha in mente lo Zar (e cosa rischia l’Italia...

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    Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, le mani di Putin su 150 miliardi di dollari, cosa rischiano le italiane
    di Federico Fubini

    Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, così Putin mette le mani su 150 miliardi di dollari
    Vladimir Putin (a destra) con Sergei Lavrov

    (Questo articolo è tratto dalla newsletter Whatever it takes ad opera di Federico Fubini, se vuoi iscriverti clicca qui)

    Si è udito un silenzio irreale da Mosca dopo che il cancelliere tedesco Friedrich Merz, per la prima volta, ha messo la sua firma su una decisione che sta prendendo forma: usare le riserve congelate della Russia per finanziare l’Ucraina, dapprima mobilitando 170 miliardi di euro e alla lunga ben oltre duecento. La vicenda dei fondi di Mosca risale ai primi giorni della guerra totale all’Ucraina, quando i leader del G7 bloccarono quei conti in dollari, euro, sterline e yen e li sottrassero alla disponibilità di Vladimir Putin (foto sotto). Ho scritto sul “Corriere” (qui, qui e qui, con Mara Gergolet) dei modi in cui questo può accadere, a partire dal G7 dei ministri delle Finanze già previsto mercoledì. Si può ipotizzare che la decisione diventi esecutiva fra marzo e aprile prossimi.

    La risposta del Cremlino
    Ora però mi interessano altri aspetti, perché quel silenzio di Mosca è ingannevole. Il Cremlino risponderà. Prenderà di mira e confischerà i conti e probabilmente anche i beni fisici delle aziende attive in Russia dei Paesi che dovessero partecipare all’intervento sulle riserve – incluse almeno una sessantina di imprese italiane – se questa decisione sarà confermata. La tensione tra Mosca e i governi europei, già altissima, non farà che crescere ancora.

    Le ritorsioni
    Dirò più sotto perché temo che tutto ciò sia inevitabile e perché gli averi delle aziende europee in Russia già oggi sono probabilmente irrecuperabili; quindi, non è il momento per italiani, francesi, tedeschi o britannici di farsi intimidire dalle minacce di ritorsioni. Il senso di ciò che sta accadendo è sempre più chiaro. La ritirata degli Stati Uniti dal conflitto per scelta di Donald Trump, così come la determinazione di Putin (sostenuto dalla Cina) di perseguire comunque i suoi obiettivi massimi di guerra, stanno spingendo una parte d’Europa verso ciò che per ottant’anni non aveva mai fatto: esporsi sempre di più – con denaro, armi, industria e tecnologie – perché l’Ucraina non ceda; perché Putin non divenga una minaccia sempre maggiore anche per noi stessi.


    Le riserve russe
    Usare le riserve russe è un modo di continuare questo sforzo cercando di prevenire una rivolta dei contribuenti europei, che verrebbe molto presto cavalcata dai populisti di ogni segno. Ma nei fatti la scomparsa dell’America da questo scacchiere accelera un degrado ulteriore nei rapporti tra l’Europa e la Russia, con ricadute anche finanziarie e industriali finora poco comprese. Vediamo.

    Il decreto presidenziale
    Esiste a Mosca, almeno dall’inizio dell’anno, la bozza di un decreto presidenziale che prevede la nazionalizzazione delle attività di aziende di Paesi considerati «non amichevoli». La novità sarebbe solo nella scala – vastissima, macroeconomica – sulla quale tutto ciò potrebbe avvenire. Perché il resto si è già visto tutto. In questi tre anni e mezzo Putin, il suo governo o i giudici da esso controllati hanno già requisito per motivi politici, messo sotto il controllo dello Stato o trasferito a oligarchi amici 103 aziende o proprietà; fra queste le attività russe della francese Danone (trasferite al leader ceceno e signore della guerra Ramzan Kadyrov), quella della danese Carlsberg, della belga InBev, della tedesca Bosch, dell’americana Exxon Mobil e dell’italiana Ariston. Queste ultime erano state addossate a Gazprom, la quale le ha restituite ad Ariston stessa dopo appena sette mesi (succedeva a marzo scorso).

    Il valore dei beni fisici
    Tutto questo molto probabilmente è solo il prologo di ciò che sta per accadere ora, se e quando l’uso per l’Ucraina delle riserve congelate russe diventerà operativo in primavera. Una stima approssimativa che circola negli ambienti di affari legati a Mosca indica che il valore dei beni fisici d’investimento delle società occidentali in Russia sia oggi attorno ai 150 miliardi di dollari; a questi si aggiungono conti bancari di imprese di Paesi “non amichevoli” per altri 150 miliardi di dollari circa.
    Per quanto riguarda le imprese italiane, i conti bancari esposti al sequestro in Russia molto probabilmente custodiscono almeno l’equivalente in rubli di almeno mezzo miliardo di euro; ma si tratta con ogni verosimiglianza di una stima cauta.

    La spinta dell’inflazione
    Spiegherò meglio tra poco, prima però va chiarito perché il valore complessivo dei conti e degli averi delle imprese dei Paesi occidentali in Russia (Giappone politicamente incluso) è così alto. Solo i primi otto gruppi di Paesi “non amichevoli” hanno fatturato in Russia l’equivalente di circa venti miliardi di euro all’ultimo anno dichiarato, spesso il 2023 o il 2024. Il colosso giapponese del tabacco JTI dal 2023 è in testa con vendite per l’equivalente di 4,9 miliardi nel 2023, grazie a un aumento nominale dei fatturati del 40% registrato solo dall’inizio della guerra.

    La spinta dell’inflazione
    JTI ha superato l’americana Philip Morris, diretta concorrente, la quale ha invece fatturato in Russia 4,5 miliardi di euro nel 2023 con un aumento nominale del 12% dall’inizio dell’invasione totale dell’Ucraina. Si tratta di una crescita sospinta in parte da un’inflazione di circa il 20% nei primi due anni del conflitto e dall’accelerazione dei consumi dei russi, perché la spesa militare in quella fase ha creato occupazione e aumentato il potere d’acquisto di milioni di persone.

    I dati
    I dati provengono dalle dichiarazioni fiscali delle imprese stesse all’agenzia delle tasse e all’agenzia statistica russe, raccolti e resi disponibili dalla banca dati Interfax Spark. In questo paradossalmente il governo di Mosca è più trasparente di quelli europei, perché pubblica i dati delle singole aziende (con eccezioni ed esenzioni di natura molto politica).

    Le aziende che hanno lasciato la Russia
    Naturalmente circa 17 mila aziende di Europa, Stati Uniti, Giappone, Australia hanno lasciato la Russia. Anche a costo di essere costrette a vendere a vecchi e nuovi oligarchi locali. Lo hanno fatto ad esempio l'americana McDonald, le tedesche Volkswagen, Mercedes-Benz e Henkel o le italiane Eni ed Enel. Fra i grandi gruppi globali colpiscono, in particolare, due traiettorie.

    Il caso Pepsi
    L’americana Pepsi vede salire i suoi fatturati russi del 58% nei primi tre anni di guerra fino all’equivalente di 2,5 miliardi di euro, proprio mentre da Washington arrivava un pacchetto dopo l’altro di sanzioni (ma non nei beni di consumo come cibi e bevande). E il colosso farmaceutico anglo-svedese Astra-Zeneca, malgrado i rapporti pessimi fra le capitali, dall’inizio del conflitto al 2024 vede quasi triplicare i fatturati fino a un miliardo di euro. Non è chiaro se abbia ricevuto contratti del governo di Mosca nel suo settore, che peraltro è anch’esso del tutto esente dalle sanzioni.

    La curva dei ricavi
    Al confronto le aziende italiane mostrano tendenze simili, ma su una scala molto più modesta. Circa il 70% di quelle che erano presenti prima del 2022 non ha mai lasciato la Russia neanche dopo le sanzioni; e delle 61 imprese di cui è stato possibile reperire le dichiarazioni fiscali su Interfax Spark, 37 avevano fatturati nominali in Russia più alti nel 2024 che prima dell’inizio della guerra. Di una cinquantina di imprese italiane è stato possibile ricostruire l’andamento nel Paese di Vladimir Putin da prima dello scoppio del conflitto totale in Ucraina fino all’anno scorso: il loro fatturato complessivo negli anni di guerra sale del 37%, di una decina di punti in più rispetto all’inflazione locale, fino all’equivalente di 1,7 miliardi di euro nel 2024. L’utile netto aggregato degli anni di guerra è di circa mezzo miliardo di euro, con oltre cento milioni in tasse versate nello stesso periodo al governo di Mosca.

    L’Aperol Spritz
    Quali sono queste imprese? Campari ha una filiale di importazione – non di produzione – che non investe né fa alcuna promozione per crescere, eppure ha visto i fatturati raddoppiare a circa 120 milioni di euro negli anni di guerra per una ragione legata ai paradossi della società russa: mentre i poveri muoiono nel Donbass, nelle élite di Mosca che non possono più viaggiare si è diffusa la moda dell’Aperol Spritz «all'italiana».

    Le italiane, da Chiesi a Barilla e Ferrero
    Crescono molto le farmaceutiche Chiesi e soprattutto Angelini (ma meno di AstraZeneca); decresce in Russia l’impianto di Marcegaglia per acciai di uso civile (700 mila euro di utile in Russia, su un totale di gruppo di quasi duecento milioni nel 2023). Pirelli fattura più di trecento milioni di euro, un risultato che al netto dell’inflazione risulta in frenata dall’inizio della guerra. A queste si aggiungono Cremonini (rifornisce la catena di ex McDonald), Barilla e Ferrero, quest’ultima con un giro d’affari in Russia che resta comunque una frazione dei quasi due miliardi di euro della concorrente americana Mars.

    La presa d'ostaggio
    Nessuna delle imprese che ho citato viola le sanzioni, ma tutte ormai rischiano molto. Spiega The Bell, un quotidiano online molto ben informato sull’economia russa e le dinamiche del potere a Mosca che il governo ha bollato come “agente straniero”: «Gli utili realizzati dalle filiali russe delle aziende (occidentali, ndr.) non possono essere rimpatriati». Dal 2022 devono confluire tutti nei cosiddetti “conti S” fatti istituire dal Cremlino: nella sostanza depositi congelati, così come lo sono le riserve russe in Europa.

    I capitali delle imprese
    Centinaia e centinaia di imprese occidentali non possono disporre dei loro soldi, mentre i profitti e le partecipazioni si accumulano ormai da quasi quattro anni. Di fatto sono stati presi finanziariamente in ostaggio da Putin. Se si aggiunge al conto la quota da circa dieci miliardi di dollari della britannica BP in Rosneft, quella da circa otto miliardi della francese TotalEnergies in Novatek più varie altre e i relativi flussi di dividendi, la stima di conti congelati degli occidentali in Russia per circa 150 miliardi di dollari non suona infondata.

    La fuga inevasa dalla Russia
    Perché tutte queste aziende di tanti Paesi diversi non hanno lasciato la Russia prima? I casi di avidità o opportunismo ci saranno, ma forse non sono molti. Certe imprese sono rimaste perché i loro concorrenti lo facevano (Philip Morris contro JTI). Alcune nel 2022 hanno rinviato l’uscita perché il governo di Mosca imponeva svendite al 50%, per poi scoprire che lo sconto forzoso ora è salito all’80% o al 90%. Altre ancora pensavano che il ritorno di Trump avrebbe portato la pace e il ritiro delle sanzioni. Tutte sono vestigia viventi di un’epoca finita, quella della globalizzazione e del “mondo piatto”, rimaste incagliate in questo tempo di guerra e sanzioni.

    Il ciclo delle ritorsioni
    Putin nel 2022 ha costretto gli europei – che esitavano – a smettere di comprare il gas russo. Oggi è perfettamente capace e deciso a sequestrare gli averi finanziari e materiali delle imprese occidentali, quando l’Europa userà le riserve di Mosca. Per tutte queste imprese ormai non c'è più tempo per tentare di uscire. Per il Cremlino – osserva The Bell – la confisca dell'Occidente sarà una scorciatoia per coprire il crescente deficit di bilancio nel 2026, ma a un prezzo astronomico: con questi espropri la Russia si taglierà fuori dai mercati finanziari internazionali per una generazione a venire, finendo sempre di più nelle mani e alla mercé della Cina.


    I conti S
    Peraltro non potrà estrarre molto denaro dai "conti S", perché la quota liquida è limitata mentre vendere la parte in azioni o obbligazioni può far crollare il mercato di Mosca. Ma Putin accetterà anche questo, pur di servire la sua ossessione di guerra. Per l’Europa cedere al ricatto per salvare i conti russi delle proprie imprese sarebbe comunque un errore. Essi resterebbero comunque congelati per sempre, o almeno fino alla sottomissione dei governi europei agli obiettivi di restaurazione imperiale del Cremlino. Il costo sarebbe ben più alto di qualunque profitto accumulato.


    Source: https://www.corriere.it/economia/finanza/25_settembre_29/russia-ue-nuova-guerra-finanziaria-144a5e5d-82d0-47d6-885e-4646cbfa6xlk_amp.shtml
    Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, le mani di Putin su 150 miliardi di dollari, cosa rischiano le italiane Il Cremlino risponderà all’idea del cancelliere tedesco Merz di utilizzare le riserve congelate russe per finanziare l’Ucraina: ecco che cosa ha in mente lo Zar (e cosa rischia l’Italia... la newsletter Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, le mani di Putin su 150 miliardi di dollari, cosa rischiano le italiane di Federico Fubini Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, così Putin mette le mani su 150 miliardi di dollari Vladimir Putin (a destra) con Sergei Lavrov (Questo articolo è tratto dalla newsletter Whatever it takes ad opera di Federico Fubini, se vuoi iscriverti clicca qui) Si è udito un silenzio irreale da Mosca dopo che il cancelliere tedesco Friedrich Merz, per la prima volta, ha messo la sua firma su una decisione che sta prendendo forma: usare le riserve congelate della Russia per finanziare l’Ucraina, dapprima mobilitando 170 miliardi di euro e alla lunga ben oltre duecento. La vicenda dei fondi di Mosca risale ai primi giorni della guerra totale all’Ucraina, quando i leader del G7 bloccarono quei conti in dollari, euro, sterline e yen e li sottrassero alla disponibilità di Vladimir Putin (foto sotto). Ho scritto sul “Corriere” (qui, qui e qui, con Mara Gergolet) dei modi in cui questo può accadere, a partire dal G7 dei ministri delle Finanze già previsto mercoledì. Si può ipotizzare che la decisione diventi esecutiva fra marzo e aprile prossimi. La risposta del Cremlino Ora però mi interessano altri aspetti, perché quel silenzio di Mosca è ingannevole. Il Cremlino risponderà. Prenderà di mira e confischerà i conti e probabilmente anche i beni fisici delle aziende attive in Russia dei Paesi che dovessero partecipare all’intervento sulle riserve – incluse almeno una sessantina di imprese italiane – se questa decisione sarà confermata. La tensione tra Mosca e i governi europei, già altissima, non farà che crescere ancora. Le ritorsioni Dirò più sotto perché temo che tutto ciò sia inevitabile e perché gli averi delle aziende europee in Russia già oggi sono probabilmente irrecuperabili; quindi, non è il momento per italiani, francesi, tedeschi o britannici di farsi intimidire dalle minacce di ritorsioni. Il senso di ciò che sta accadendo è sempre più chiaro. La ritirata degli Stati Uniti dal conflitto per scelta di Donald Trump, così come la determinazione di Putin (sostenuto dalla Cina) di perseguire comunque i suoi obiettivi massimi di guerra, stanno spingendo una parte d’Europa verso ciò che per ottant’anni non aveva mai fatto: esporsi sempre di più – con denaro, armi, industria e tecnologie – perché l’Ucraina non ceda; perché Putin non divenga una minaccia sempre maggiore anche per noi stessi. Le riserve russe Usare le riserve russe è un modo di continuare questo sforzo cercando di prevenire una rivolta dei contribuenti europei, che verrebbe molto presto cavalcata dai populisti di ogni segno. Ma nei fatti la scomparsa dell’America da questo scacchiere accelera un degrado ulteriore nei rapporti tra l’Europa e la Russia, con ricadute anche finanziarie e industriali finora poco comprese. Vediamo. Il decreto presidenziale Esiste a Mosca, almeno dall’inizio dell’anno, la bozza di un decreto presidenziale che prevede la nazionalizzazione delle attività di aziende di Paesi considerati «non amichevoli». La novità sarebbe solo nella scala – vastissima, macroeconomica – sulla quale tutto ciò potrebbe avvenire. Perché il resto si è già visto tutto. In questi tre anni e mezzo Putin, il suo governo o i giudici da esso controllati hanno già requisito per motivi politici, messo sotto il controllo dello Stato o trasferito a oligarchi amici 103 aziende o proprietà; fra queste le attività russe della francese Danone (trasferite al leader ceceno e signore della guerra Ramzan Kadyrov), quella della danese Carlsberg, della belga InBev, della tedesca Bosch, dell’americana Exxon Mobil e dell’italiana Ariston. Queste ultime erano state addossate a Gazprom, la quale le ha restituite ad Ariston stessa dopo appena sette mesi (succedeva a marzo scorso). Il valore dei beni fisici Tutto questo molto probabilmente è solo il prologo di ciò che sta per accadere ora, se e quando l’uso per l’Ucraina delle riserve congelate russe diventerà operativo in primavera. Una stima approssimativa che circola negli ambienti di affari legati a Mosca indica che il valore dei beni fisici d’investimento delle società occidentali in Russia sia oggi attorno ai 150 miliardi di dollari; a questi si aggiungono conti bancari di imprese di Paesi “non amichevoli” per altri 150 miliardi di dollari circa. Per quanto riguarda le imprese italiane, i conti bancari esposti al sequestro in Russia molto probabilmente custodiscono almeno l’equivalente in rubli di almeno mezzo miliardo di euro; ma si tratta con ogni verosimiglianza di una stima cauta. La spinta dell’inflazione Spiegherò meglio tra poco, prima però va chiarito perché il valore complessivo dei conti e degli averi delle imprese dei Paesi occidentali in Russia (Giappone politicamente incluso) è così alto. Solo i primi otto gruppi di Paesi “non amichevoli” hanno fatturato in Russia l’equivalente di circa venti miliardi di euro all’ultimo anno dichiarato, spesso il 2023 o il 2024. Il colosso giapponese del tabacco JTI dal 2023 è in testa con vendite per l’equivalente di 4,9 miliardi nel 2023, grazie a un aumento nominale dei fatturati del 40% registrato solo dall’inizio della guerra. La spinta dell’inflazione JTI ha superato l’americana Philip Morris, diretta concorrente, la quale ha invece fatturato in Russia 4,5 miliardi di euro nel 2023 con un aumento nominale del 12% dall’inizio dell’invasione totale dell’Ucraina. Si tratta di una crescita sospinta in parte da un’inflazione di circa il 20% nei primi due anni del conflitto e dall’accelerazione dei consumi dei russi, perché la spesa militare in quella fase ha creato occupazione e aumentato il potere d’acquisto di milioni di persone. I dati I dati provengono dalle dichiarazioni fiscali delle imprese stesse all’agenzia delle tasse e all’agenzia statistica russe, raccolti e resi disponibili dalla banca dati Interfax Spark. In questo paradossalmente il governo di Mosca è più trasparente di quelli europei, perché pubblica i dati delle singole aziende (con eccezioni ed esenzioni di natura molto politica). Le aziende che hanno lasciato la Russia Naturalmente circa 17 mila aziende di Europa, Stati Uniti, Giappone, Australia hanno lasciato la Russia. Anche a costo di essere costrette a vendere a vecchi e nuovi oligarchi locali. Lo hanno fatto ad esempio l'americana McDonald, le tedesche Volkswagen, Mercedes-Benz e Henkel o le italiane Eni ed Enel. Fra i grandi gruppi globali colpiscono, in particolare, due traiettorie. Il caso Pepsi L’americana Pepsi vede salire i suoi fatturati russi del 58% nei primi tre anni di guerra fino all’equivalente di 2,5 miliardi di euro, proprio mentre da Washington arrivava un pacchetto dopo l’altro di sanzioni (ma non nei beni di consumo come cibi e bevande). E il colosso farmaceutico anglo-svedese Astra-Zeneca, malgrado i rapporti pessimi fra le capitali, dall’inizio del conflitto al 2024 vede quasi triplicare i fatturati fino a un miliardo di euro. Non è chiaro se abbia ricevuto contratti del governo di Mosca nel suo settore, che peraltro è anch’esso del tutto esente dalle sanzioni. La curva dei ricavi Al confronto le aziende italiane mostrano tendenze simili, ma su una scala molto più modesta. Circa il 70% di quelle che erano presenti prima del 2022 non ha mai lasciato la Russia neanche dopo le sanzioni; e delle 61 imprese di cui è stato possibile reperire le dichiarazioni fiscali su Interfax Spark, 37 avevano fatturati nominali in Russia più alti nel 2024 che prima dell’inizio della guerra. Di una cinquantina di imprese italiane è stato possibile ricostruire l’andamento nel Paese di Vladimir Putin da prima dello scoppio del conflitto totale in Ucraina fino all’anno scorso: il loro fatturato complessivo negli anni di guerra sale del 37%, di una decina di punti in più rispetto all’inflazione locale, fino all’equivalente di 1,7 miliardi di euro nel 2024. L’utile netto aggregato degli anni di guerra è di circa mezzo miliardo di euro, con oltre cento milioni in tasse versate nello stesso periodo al governo di Mosca. L’Aperol Spritz Quali sono queste imprese? Campari ha una filiale di importazione – non di produzione – che non investe né fa alcuna promozione per crescere, eppure ha visto i fatturati raddoppiare a circa 120 milioni di euro negli anni di guerra per una ragione legata ai paradossi della società russa: mentre i poveri muoiono nel Donbass, nelle élite di Mosca che non possono più viaggiare si è diffusa la moda dell’Aperol Spritz «all'italiana». Le italiane, da Chiesi a Barilla e Ferrero Crescono molto le farmaceutiche Chiesi e soprattutto Angelini (ma meno di AstraZeneca); decresce in Russia l’impianto di Marcegaglia per acciai di uso civile (700 mila euro di utile in Russia, su un totale di gruppo di quasi duecento milioni nel 2023). Pirelli fattura più di trecento milioni di euro, un risultato che al netto dell’inflazione risulta in frenata dall’inizio della guerra. A queste si aggiungono Cremonini (rifornisce la catena di ex McDonald), Barilla e Ferrero, quest’ultima con un giro d’affari in Russia che resta comunque una frazione dei quasi due miliardi di euro della concorrente americana Mars. La presa d'ostaggio Nessuna delle imprese che ho citato viola le sanzioni, ma tutte ormai rischiano molto. Spiega The Bell, un quotidiano online molto ben informato sull’economia russa e le dinamiche del potere a Mosca che il governo ha bollato come “agente straniero”: «Gli utili realizzati dalle filiali russe delle aziende (occidentali, ndr.) non possono essere rimpatriati». Dal 2022 devono confluire tutti nei cosiddetti “conti S” fatti istituire dal Cremlino: nella sostanza depositi congelati, così come lo sono le riserve russe in Europa. I capitali delle imprese Centinaia e centinaia di imprese occidentali non possono disporre dei loro soldi, mentre i profitti e le partecipazioni si accumulano ormai da quasi quattro anni. Di fatto sono stati presi finanziariamente in ostaggio da Putin. Se si aggiunge al conto la quota da circa dieci miliardi di dollari della britannica BP in Rosneft, quella da circa otto miliardi della francese TotalEnergies in Novatek più varie altre e i relativi flussi di dividendi, la stima di conti congelati degli occidentali in Russia per circa 150 miliardi di dollari non suona infondata. La fuga inevasa dalla Russia Perché tutte queste aziende di tanti Paesi diversi non hanno lasciato la Russia prima? I casi di avidità o opportunismo ci saranno, ma forse non sono molti. Certe imprese sono rimaste perché i loro concorrenti lo facevano (Philip Morris contro JTI). Alcune nel 2022 hanno rinviato l’uscita perché il governo di Mosca imponeva svendite al 50%, per poi scoprire che lo sconto forzoso ora è salito all’80% o al 90%. Altre ancora pensavano che il ritorno di Trump avrebbe portato la pace e il ritiro delle sanzioni. Tutte sono vestigia viventi di un’epoca finita, quella della globalizzazione e del “mondo piatto”, rimaste incagliate in questo tempo di guerra e sanzioni. Il ciclo delle ritorsioni Putin nel 2022 ha costretto gli europei – che esitavano – a smettere di comprare il gas russo. Oggi è perfettamente capace e deciso a sequestrare gli averi finanziari e materiali delle imprese occidentali, quando l’Europa userà le riserve di Mosca. Per tutte queste imprese ormai non c'è più tempo per tentare di uscire. Per il Cremlino – osserva The Bell – la confisca dell'Occidente sarà una scorciatoia per coprire il crescente deficit di bilancio nel 2026, ma a un prezzo astronomico: con questi espropri la Russia si taglierà fuori dai mercati finanziari internazionali per una generazione a venire, finendo sempre di più nelle mani e alla mercé della Cina. I conti S Peraltro non potrà estrarre molto denaro dai "conti S", perché la quota liquida è limitata mentre vendere la parte in azioni o obbligazioni può far crollare il mercato di Mosca. Ma Putin accetterà anche questo, pur di servire la sua ossessione di guerra. Per l’Europa cedere al ricatto per salvare i conti russi delle proprie imprese sarebbe comunque un errore. Essi resterebbero comunque congelati per sempre, o almeno fino alla sottomissione dei governi europei agli obiettivi di restaurazione imperiale del Cremlino. Il costo sarebbe ben più alto di qualunque profitto accumulato. Source: https://www.corriere.it/economia/finanza/25_settembre_29/russia-ue-nuova-guerra-finanziaria-144a5e5d-82d0-47d6-885e-4646cbfa6xlk_amp.shtml
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  • Could it be a coincidence?
    I'm just going to leave this list here :
    Pfizer CEO - Albert Bourla
    Pfizer chief scientist - Mikael Dolsten
    Astrazeneca CEO - Leif Johansson
    Moderna CEO - Stéphane Bancel
    J&J CEO - Alex Gorsky
    Novavax CEO - Stanley Erck
    Sputnik CEO - Alexander Gintsburg

    CDC Director - Mandy Kohen
    CDC Director (former) - Rochele Walensky
    CDC Deputy Director - Anne Schuchat
    CDC Chief of Staff - Sherry Berger
    CDC Chief Medical Officer - Mitchell Wolfe
    CDC Director, Washington Office - Jeff Reczec
    Covid Czar - Jeff Zients
    Covid Senior Adviser - Andy Slavitt
    HHS Assistant Health Secretary - Rachel Levine
    Blackrock CEO - Larry Fink
    Blackrock president - Rob Kapito
    Chief Scientist, Gamaleya Institute - Anatoly Altstein
    Director, Gamaleya Institute - Alexander Gintsburg
    Chief Medical Officer, J&J - Joanne Waldstreicher
    Chief Medical Officer, Merck - Michael Rosenblatt
    Co-creator of MRNA technology - Drew Weissman
    Could it be a coincidence? I'm just going to leave this list 📃 here : 💉 Pfizer CEO - Albert Bourla ✡️ 💉 Pfizer chief scientist - Mikael Dolsten ✡️ 💉 Astrazeneca CEO - Leif Johansson ✡️ 💉 Moderna CEO - Stéphane Bancel ✡️ 💉 J&J CEO - Alex Gorsky ✡️ 💉 Novavax CEO - Stanley Erck ✡️ 💉 Sputnik CEO - Alexander Gintsburg ✡️ CDC Director - Mandy Kohen ✡️ CDC Director (former) - Rochele Walensky ✡️ CDC Deputy Director - Anne Schuchat ✡️ CDC Chief of Staff - Sherry Berger ✡️ CDC Chief Medical Officer - Mitchell Wolfe ✡️ CDC Director, Washington Office - Jeff Reczec ✡️ Covid Czar - Jeff Zients ✡️ Covid Senior Adviser - Andy Slavitt ✡️ HHS Assistant Health Secretary - Rachel Levine ✡️ Blackrock CEO - Larry Fink ✡️ Blackrock president - Rob Kapito ✡️ Chief Scientist, Gamaleya Institute - Anatoly Altstein ✡️ Director, Gamaleya Institute - Alexander Gintsburg ✡️ Chief Medical Officer, J&J - Joanne Waldstreicher ✡️ Chief Medical Officer, Merck - Michael Rosenblatt ✡️ Co-creator of MRNA technology - Drew Weissman ✡️
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  • Gentilissima signora Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dello Stato italiano, comincio con il presentarmi: sono Silvana De Mari, medico radiato.

    I motivi della mia radiazione sono «aver diffuso notizie sbagliate e fuorvianti sulla malattia Covid e aver fatto perdere fiducia alle persone nella medicina ufficiale, e in particolare nei cosiddetti vaccini Covid». Le faccio un rapido elenco delle affermazioni per le quali sono stata punita con la radiazione:

    1) - Il virus è nato nei laboratori di Wuhan. I motivi dell’affermazione sono tre: che il virus venisse da un pipistrello era estremamente improbabile; lo sapevo perché sono stati fatti addirittura documentari che nella città in questione c’è un laboratorio militare dove si ingegnerizzano coronavirus di pipistrelli; i maggiori virologi mondiali, a cominciare dal professor Montagnier sostenevano questa tesi. Avevo ragione io.

    2) - Le mascherine non sono solo inutili, ma dannose: modificano il microbiota boccale favorendo sinusiti e faringiti e addirittura possono favorire che una infezione covid asintomatica diventi sintomatica. Imporla all’aperto è stato un danno. Imporla ai bambini per anni nelle classi è stato un danno. Ho fatto questa affermazione dopo aver consultato decine e decine di articoli medici di cui ho riportato gli estremi sul mio blog. Avevo ragione io.

    3) - Il virus era qui già da ottobre 2019. Come qualsiasi virus influenzale all’inizio ha avuto un’alta mortalità in quanto, come ogni altro virus influenzale, è estremamente pericoloso per persone anziane con patologie pregresse. Il numero dei morti è stato artificialmente gonfiato: abbiamo circolari dell’Istat che hanno preteso e purtroppo ottenuto che ogni paziente con un tampone positivo, anche se morto di infarto o annegamento, fosse dichiarato un morto Covid. Avevo ragione io.

    4) - Il numero dei morti è stato accresciuto dal lockdown, visto che rinchiudere la gente in casa e levare il movimento e la luce solare sono tutte azioni che fanno crollare il sistema immunitario, ed è stato accresciuto dal fatto che sono state negate le terapie domiciliari, per esempio ibuprofene, azitromicina, vitamina C e D, idrossiclorochina, eparina e cortisone. Avevo ragione io.

    5) - La richiesta del ministro Speranza di non effettuare le autopsie, che avrebbero indicato immediatamente la natura trombotica della patologia, ha ritardato e intralciato la terapia corretta. Tachipirina, vigile attesa e poi i polmoni aggrediti da ossigeno ad alta pressione sono stati i tre elementi che hanno aumentato la mortalità. Non fare le autopsie ha permesso di prolungare gli errori terapeutici e ha inoltre terrorizzato la popolazione: si è avuta l’impressione che fare autopsie fosse pericoloso, che il virus avesse una potenza incredibile, che potesse uscire da un corpo defunto. Avevo ragione io.

    6) - Il divieto dei funerali è stato un altro gesto senza senso, con lo scopo unico di terrorizzare e umiliare. Un popolo è stato messo agli arresti domiciliari ed è stata persino negata la pietà per i defunti, solo per terrorizzare. Avevo ragione io.

    7) - Se correttamente curata la malattia ha lo 0,7% di mortalità. Non c’era nessuna emergenza che giustificasse un atto di imprudenza inaudita come somministrare, addirittura in maniera coatta, un vaccino sperimentato per due mesi quando ci vogliono anni, cioè in fase sperimentale. Avevo ragione io.

    8 - Il vaccino non blocca la trasmissione della malattia: si poteva dedurre leggendo la scheda tecnica. Quindi consigliarlo o peggio imporlo per salvare anziani e fragili è stato un arbitrio senza motivo e senza logica. Avevo ragione io

    9) - In un vaccino si inietta, in teoria, un antigene non tossico. Nei vaccini Pfizer e Moderna si inietta mRna che stampa per periodi indefiniti un antigene tossico, la Spike vaccinale: questo è talmente sbagliato da poter essere considerato un crimine. Avevo ragione io.

    10) - Astrazeneca può causare trombosi: avevo ragione io.

    11) - Non si vaccina mai durante un’epidemia perché si causano mutazioni del virus che rendono eterna l’epidemia: avevo ragione io.

    12) - I vaccinati rischiano gravi effetti collaterali fino alla morte improvvisa, chiamata malore improvviso. Non sottoporre ad autopsia i deceduti per cosiddetto malore improvviso è molto grave. Avevo ragione io.

    13) - Combattere con i banchi a rotelle un’epidemia che si ferma prendendo il caffè in piedi invece che seduti dimostra deficit gravi di conoscenze. Avevo ragione io.

    14) - I tamponi erano inaffidabili e sono stati una tortura fisica e un massacro economico per i dissidenti, cioè per i non vaccinati. Avevo ragione io.

    15) - Levare il lavoro e il 100% dello stipendio ai dissidenti è stato un atto politico che nulla ha di medico e che grida vendetta. Avevo ragione io.

    Ho apprezzato molto la fermezza con cui lei ha rifiutato di vaccinare la sua bambina Ginevra e ricordo quanto sgradevoli siano stati i commenti dell’intervistatore. Le scrivo questa missiva per proporre la mia candidatura come ministro della Salute. Il dottor Orazio Schillaci è sicuramente una cara persona, sono certa che la sua mamma è stata molto fiera di lui il giorno della sua laurea. Io sono più intelligente di lui. L’intelligenza consiste nella capacità di distinguere il vero dal falso. Altro dono importante è la fortezza, vale a dire il coraggio per difendere la verità.

    Se la mia candidatura le sembra troppo pirotecnica, insisto sulla candidatura di uno dei colleghi che con intelligenza e fortezza durante la pandemia si sono battuti per la verità e per la cura. Ce ne sono molti. Una nazione la cui sanità è arrivata a costringere le persone, con il ricatto del lavoro e dello stipendio a inocularsi farmaci sperimentali di dubbia utilità e indubbi effetti collaterali deve essere aiutata a ritrovare la strada.

    Silvana De Mari
    Gentilissima signora Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dello Stato italiano, comincio con il presentarmi: sono Silvana De Mari, medico radiato. I motivi della mia radiazione sono «aver diffuso notizie sbagliate e fuorvianti sulla malattia Covid e aver fatto perdere fiducia alle persone nella medicina ufficiale, e in particolare nei cosiddetti vaccini Covid». Le faccio un rapido elenco delle affermazioni per le quali sono stata punita con la radiazione: 1) - Il virus è nato nei laboratori di Wuhan. I motivi dell’affermazione sono tre: che il virus venisse da un pipistrello era estremamente improbabile; lo sapevo perché sono stati fatti addirittura documentari che nella città in questione c’è un laboratorio militare dove si ingegnerizzano coronavirus di pipistrelli; i maggiori virologi mondiali, a cominciare dal professor Montagnier sostenevano questa tesi. Avevo ragione io. 2) - Le mascherine non sono solo inutili, ma dannose: modificano il microbiota boccale favorendo sinusiti e faringiti e addirittura possono favorire che una infezione covid asintomatica diventi sintomatica. Imporla all’aperto è stato un danno. Imporla ai bambini per anni nelle classi è stato un danno. Ho fatto questa affermazione dopo aver consultato decine e decine di articoli medici di cui ho riportato gli estremi sul mio blog. Avevo ragione io. 3) - Il virus era qui già da ottobre 2019. Come qualsiasi virus influenzale all’inizio ha avuto un’alta mortalità in quanto, come ogni altro virus influenzale, è estremamente pericoloso per persone anziane con patologie pregresse. Il numero dei morti è stato artificialmente gonfiato: abbiamo circolari dell’Istat che hanno preteso e purtroppo ottenuto che ogni paziente con un tampone positivo, anche se morto di infarto o annegamento, fosse dichiarato un morto Covid. Avevo ragione io. 4) - Il numero dei morti è stato accresciuto dal lockdown, visto che rinchiudere la gente in casa e levare il movimento e la luce solare sono tutte azioni che fanno crollare il sistema immunitario, ed è stato accresciuto dal fatto che sono state negate le terapie domiciliari, per esempio ibuprofene, azitromicina, vitamina C e D, idrossiclorochina, eparina e cortisone. Avevo ragione io. 5) - La richiesta del ministro Speranza di non effettuare le autopsie, che avrebbero indicato immediatamente la natura trombotica della patologia, ha ritardato e intralciato la terapia corretta. Tachipirina, vigile attesa e poi i polmoni aggrediti da ossigeno ad alta pressione sono stati i tre elementi che hanno aumentato la mortalità. Non fare le autopsie ha permesso di prolungare gli errori terapeutici e ha inoltre terrorizzato la popolazione: si è avuta l’impressione che fare autopsie fosse pericoloso, che il virus avesse una potenza incredibile, che potesse uscire da un corpo defunto. Avevo ragione io. 6) - Il divieto dei funerali è stato un altro gesto senza senso, con lo scopo unico di terrorizzare e umiliare. Un popolo è stato messo agli arresti domiciliari ed è stata persino negata la pietà per i defunti, solo per terrorizzare. Avevo ragione io. 7) - Se correttamente curata la malattia ha lo 0,7% di mortalità. Non c’era nessuna emergenza che giustificasse un atto di imprudenza inaudita come somministrare, addirittura in maniera coatta, un vaccino sperimentato per due mesi quando ci vogliono anni, cioè in fase sperimentale. Avevo ragione io. 8 - Il vaccino non blocca la trasmissione della malattia: si poteva dedurre leggendo la scheda tecnica. Quindi consigliarlo o peggio imporlo per salvare anziani e fragili è stato un arbitrio senza motivo e senza logica. Avevo ragione io 9) - In un vaccino si inietta, in teoria, un antigene non tossico. Nei vaccini Pfizer e Moderna si inietta mRna che stampa per periodi indefiniti un antigene tossico, la Spike vaccinale: questo è talmente sbagliato da poter essere considerato un crimine. Avevo ragione io. 10) - Astrazeneca può causare trombosi: avevo ragione io. 11) - Non si vaccina mai durante un’epidemia perché si causano mutazioni del virus che rendono eterna l’epidemia: avevo ragione io. 12) - I vaccinati rischiano gravi effetti collaterali fino alla morte improvvisa, chiamata malore improvviso. Non sottoporre ad autopsia i deceduti per cosiddetto malore improvviso è molto grave. Avevo ragione io. 13) - Combattere con i banchi a rotelle un’epidemia che si ferma prendendo il caffè in piedi invece che seduti dimostra deficit gravi di conoscenze. Avevo ragione io. 14) - I tamponi erano inaffidabili e sono stati una tortura fisica e un massacro economico per i dissidenti, cioè per i non vaccinati. Avevo ragione io. 15) - Levare il lavoro e il 100% dello stipendio ai dissidenti è stato un atto politico che nulla ha di medico e che grida vendetta. Avevo ragione io. Ho apprezzato molto la fermezza con cui lei ha rifiutato di vaccinare la sua bambina Ginevra e ricordo quanto sgradevoli siano stati i commenti dell’intervistatore. Le scrivo questa missiva per proporre la mia candidatura come ministro della Salute. Il dottor Orazio Schillaci è sicuramente una cara persona, sono certa che la sua mamma è stata molto fiera di lui il giorno della sua laurea. Io sono più intelligente di lui. L’intelligenza consiste nella capacità di distinguere il vero dal falso. Altro dono importante è la fortezza, vale a dire il coraggio per difendere la verità. Se la mia candidatura le sembra troppo pirotecnica, insisto sulla candidatura di uno dei colleghi che con intelligenza e fortezza durante la pandemia si sono battuti per la verità e per la cura. Ce ne sono molti. Una nazione la cui sanità è arrivata a costringere le persone, con il ricatto del lavoro e dello stipendio a inocularsi farmaci sperimentali di dubbia utilità e indubbi effetti collaterali deve essere aiutata a ritrovare la strada. Silvana De Mari
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  • Enrico Haupt, ex primario di Medicina generale, già ad aprile inviò all’Azienda sanitaria ligure il suo protocollo per trattare la trombosi causata da Astrazeneca. Ma il documento rimase impantanato nella burocrazia e a giugno la giovane morì.
    @amendolaraf

    Source: https://www.laverita.info/cura-per-camilla-canepa-cera-2673946121.html?share_id=8957161&utm_campaign=RebelMouse&utm_content=La%20Verit%C3%A0&utm_medium=social&utm_source=twitter&t=s2xWGXlQcFadAHDw0nwa9Q&s=08
    Enrico Haupt, ex primario di Medicina generale, già ad aprile inviò all’Azienda sanitaria ligure il suo protocollo per trattare la trombosi causata da Astrazeneca. Ma il documento rimase impantanato nella burocrazia e a giugno la giovane morì. @amendolaraf Source: https://www.laverita.info/cura-per-camilla-canepa-cera-2673946121.html?share_id=8957161&utm_campaign=RebelMouse&utm_content=La%20Verit%C3%A0&utm_medium=social&utm_source=twitter&t=s2xWGXlQcFadAHDw0nwa9Q&s=08
    WWW.LAVERITA.INFO
    La cura per Camilla era pronta da due mesi
    Enrico Haupt, ex primario di Medicina generale, già ad aprile inviò all’Azienda sanitaria ligure (Alisa) il suo protocollo per trattare la trombosi causata da Astrazeneca. Ma il documento rimase impantanato nelle pastoie burocratiche e a giugno la giovane morì.La ricetta per salvare Camilla Canepa, ...
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  • “Il Governo ha zittito gli esperti. Palù lo dimostra” ▷ Borghi sulle rivelazioni che scuotono il CTS

    Il panorama vaccinale italiano è in tensione: circola un video inedito promulgato da La Verità dove il presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), Giorgio Palù rivela (seppur in modo non intenzionale) le pressioni esercitate dal Ministero per ampliare l’uso del vaccino AstraZeneca anche alle fasce più giovani, evidenziando le frizioni all’interno del Comitato Tecnico Scientifico (CTS).

    Sulla questione si è espresso in diretta il Senatore Claudio Borghi: “Nel video si sente chiaramente qualcuno cercare di coprire la voce di Palù, impedendo che si sentisse cosa stava dicendo. Era il professor Locatelli, del Bambin Gesù, allora a capo del CTS. Quella reazione la dice lunga: invece di entrare nel merito, hanno avuto paura di far uscire certe parole”.
    Per Borghi, la questione è anche istituzionale. “Il Governo o il Parlamento possono anche decidere di non seguire il parere del Comitato Tecnico Scientifico, se lo ritengono opportuno. Ma quello che non è mai lecito è fare pressioni sul CTS stesso. Perché a quel punto il comitato perde la sua autonomia scientifica, e si trasforma in uno strumento esecutivo”.

    Un rischio che, secondo il senatore, si è concretizzato. “A noi parlamentari arrivava un’informazione dolosamente distorta. Le scelte erano presentate come basate sulla scienza, ma in realtà la scienza era piegata alla politica. E se confermato, questo è gravissimo”.

    https://www.radioradio.it/2025/08/cts-palu-borghi/?s=08
    “Il Governo ha zittito gli esperti. Palù lo dimostra” ▷ Borghi sulle rivelazioni che scuotono il CTS Il panorama vaccinale italiano è in tensione: circola un video inedito promulgato da La Verità dove il presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), Giorgio Palù rivela (seppur in modo non intenzionale) le pressioni esercitate dal Ministero per ampliare l’uso del vaccino AstraZeneca anche alle fasce più giovani, evidenziando le frizioni all’interno del Comitato Tecnico Scientifico (CTS). Sulla questione si è espresso in diretta il Senatore Claudio Borghi: “Nel video si sente chiaramente qualcuno cercare di coprire la voce di Palù, impedendo che si sentisse cosa stava dicendo. Era il professor Locatelli, del Bambin Gesù, allora a capo del CTS. Quella reazione la dice lunga: invece di entrare nel merito, hanno avuto paura di far uscire certe parole”. Per Borghi, la questione è anche istituzionale. “Il Governo o il Parlamento possono anche decidere di non seguire il parere del Comitato Tecnico Scientifico, se lo ritengono opportuno. Ma quello che non è mai lecito è fare pressioni sul CTS stesso. Perché a quel punto il comitato perde la sua autonomia scientifica, e si trasforma in uno strumento esecutivo”. Un rischio che, secondo il senatore, si è concretizzato. “A noi parlamentari arrivava un’informazione dolosamente distorta. Le scelte erano presentate come basate sulla scienza, ma in realtà la scienza era piegata alla politica. E se confermato, questo è gravissimo”. https://www.radioradio.it/2025/08/cts-palu-borghi/?s=08
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  • ”OGNI TANTO QUALCUNO MORIRÀ….COME È SUCCESSO PER QUESTA POVERA RAGAZZA”. Sentite cosa dice L’ immunologo Abrignani alla riunione del CTS.
    Stanno decidendo su richiesta del Ministero di somministrare AstraZeneca sotto i 60 anni.
    -SAPEVANO TUTTO. SAPEVANO DEI RISCHI. E’ giugno 2021. Camilla Canepa è appena morta. Ancora oggi per quella morte non ci sono colpevoli.
    E CON LEI ERANO GIÀ MORTI CENTINAIA di RAGAZZI SOLO IN ITALIA!
    Con @LaVeritaWeb
    #CamillaCanepa #Astrazeneca #Speranza #26agosto

    Qui potete trovare il link per firmare la nostra petizione per mettere in stato di accusa l'ex Ministro Speranza e Nicola Magrini ex direttore generale di AIFA:
    https://www.scenario.press/petition

    Source:
    https://x.com/RaffaellaRegoli/status/1960255395307380778?t=sn_bCegHeIqcNXZQFZlCDQ&s=19
    ”OGNI TANTO QUALCUNO MORIRÀ….COME È SUCCESSO PER QUESTA POVERA RAGAZZA”. Sentite cosa dice L’ immunologo Abrignani alla riunione del CTS. Stanno decidendo su richiesta del Ministero di somministrare AstraZeneca sotto i 60 anni. -SAPEVANO TUTTO. SAPEVANO DEI RISCHI. E’ giugno 2021. Camilla Canepa è appena morta. Ancora oggi per quella morte non ci sono colpevoli. E CON LEI ERANO GIÀ MORTI CENTINAIA di RAGAZZI SOLO IN ITALIA! Con @LaVeritaWeb #CamillaCanepa #Astrazeneca #Speranza #26agosto Qui potete trovare il link per firmare la nostra petizione per mettere in stato di accusa l'ex Ministro Speranza e Nicola Magrini ex direttore generale di AIFA: https://www.scenario.press/petition Source: https://x.com/RaffaellaRegoli/status/1960255395307380778?t=sn_bCegHeIqcNXZQFZlCDQ&s=19
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  • AGGHIACCIANTE ASCOLTARE IL VIDEO... IL TUTTO MENTRE CAMILLA MORIVA.... Acquisito dai carabinieri il video di Speranza che suggerisce a Brusaferro e agli esperti del Cts: “Meglio non mostrare dubbi sui vaccini”
    Dal video emerge che “in piena campagna vaccinale, mentre iniziavano a presentarsi le prime circostanze di sospetti effetti avversi, Roberto Speranza, di fronte ai dubbi del Cts, tirò dritto. L’allora ministro della Salute si diceva ‘spaventato’ di ‘rimettere mano alla materia’ dato il rischio di ostacolare l’adesione massiccia degli italiani alla campagna vaccinale”. Così in una nota la deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Covid.

    1. Il 9 giugno 2021, mentre Camilla Canepa stava morendo in ospedale per l’iniezione AstraZeneca, l'incapace Speranza continuava a spingere AstraZeneca negli incontri segreti del CTS.

    Vediamo le tante cose che non tornano.

    MASSIMA DIFFUSIONE.

    Qui potete trovare il link per firmare la nostra petizione per mettere in stato di accusa l'ex Ministro Speranza e Magrini ex direttore generale di AIFA:
    https://www.scenario.press/petition

    QUI il video completo messo a disposizione da La Verità:
    https://www.laverita.info/ecco-il-video-di-speranza-con-il-cts-mentre-camilla-sta-agonizzando-2673911108.html
    AGGHIACCIANTE ASCOLTARE IL VIDEO... IL TUTTO MENTRE CAMILLA MORIVA.... Acquisito dai carabinieri il video di Speranza che suggerisce a Brusaferro e agli esperti del Cts: “Meglio non mostrare dubbi sui vaccini” Dal video emerge che “in piena campagna vaccinale, mentre iniziavano a presentarsi le prime circostanze di sospetti effetti avversi, Roberto Speranza, di fronte ai dubbi del Cts, tirò dritto. L’allora ministro della Salute si diceva ‘spaventato’ di ‘rimettere mano alla materia’ dato il rischio di ostacolare l’adesione massiccia degli italiani alla campagna vaccinale”. Così in una nota la deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Covid. 1. Il 9 giugno 2021, mentre Camilla Canepa stava morendo in ospedale per l’iniezione AstraZeneca, l'incapace Speranza continuava a spingere AstraZeneca negli incontri segreti del CTS. Vediamo le tante cose che non tornano. MASSIMA DIFFUSIONE. Qui potete trovare il link per firmare la nostra petizione per mettere in stato di accusa l'ex Ministro Speranza e Magrini ex direttore generale di AIFA: https://www.scenario.press/petition QUI il video completo messo a disposizione da La Verità: https://www.laverita.info/ecco-il-video-di-speranza-con-il-cts-mentre-camilla-sta-agonizzando-2673911108.html
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  • RIBADENDO che oggi sembra essere la giornata dei #Video de @LaVeritaWeb
    , mi piace ripubblicare anche il secondo, sempre della #Rai , che presentai al #Gip di Roma (@ANMagistrati
    ) che, senz'altro con estrema #indipendenza, archiviò la mia querela con una riga di appoggio alla tesi del #PM secondo il quale, se una legge la fa il #Parlamento, non può fare male ai cittadini....
    Se @LucioMalan
    @galeazzobignami
    @marcellogemmato
    @Marcolisei
    @FNOMCeO
    etc. fossero interessati, sono ben disponibile a fornire tutta la documentazione raccolta.
    @madforfree
    @BelpietroTweet
    @fdragoni
    @liberatinico
    @SoniaLaVera
    @AStramezzi


    @AmbasciataUSA
    @rusembitaly

    “IL VACCINO SCOMPARSO” di Claudia de Pasquale:
    https://www.raiplay.it/video/2024/02/Il-vaccino-scomparso---Report-del-11022024-2695f990-b61f-4d96-9bdc-6d31d181f252.html

    al riguardo segnalai:

    Dal minuto 9:34 (sino al 13:47) c’è un’intervista al Prof. Giovanni Rezza avente per oggetto il ritiro, inizialmente temporaneo, anche dal mercato italiano del Vaccino AstraZeneca segnalandosi, di seguito, in un dialogo con il Dott. Nicola Magrini, come mentre l’Agenzia Europea del Farmaco non escludeva affatto il rischio di alcune tipologie di effetti avversi, i regolatori italiani le attribuivano di aver escluso di tale possibilità. Si lascia al Giudicante la valutazione di questi minuti che appaiono estremamente interessanti per giudicare come, “la volontà di salvare un vaccino pubblico” (parole del Dott. Magrini) possa aver inciso su un adeguato intervento del regolatore amministrativo sull’utilizzo di questo prodotto. Significative le parole finali del Prof. Rezza secondo il quale “i dati sugli eventi avversi necessiterebbero di maggiori studi e maggiore adeguatezza”.
    2)Dal minuto 32:31 (sino al 33:53) si affronta il tema della raccomandazione dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca (si rammenta che i cittadini non avevano alcun potere di scegliere il vaccino ad essi destinato) che il Prof. Rezza ricorda che il Ministero della Salute aveva “raccomandato” dai 60 anni in su’ con Circolare del 7 aprile 2021 (n. 0014358), e successivamente, di fronte all’incalzare della giornalista circa il fatto che nonostante detta Circolare le Regioni attuassero Open Day dai diciotto anni in su, il Prof. Rezza cerca di sminuire in tutti i modi il ruolo del CTS stesso quasi che, alla fine, fossero solo gli organi politici a prendere la decisione sul chi decidere fosse destinatario dei vaccini. Nel servizio si dimostra però subito dopo che proprio il CTS dava il nullaosta alle Regioni per tale iniziative (minuto 33:32). Tuttavia il Prof. Rezza (minuto 38:09) continua a negare ogni coinvolgimento del Ministero della Salute e del CTS negli Open Day .

    Source: https://x.com/GfveGianfra/status/1959576272486506776
    RIBADENDO che oggi sembra essere la giornata dei #Video de @LaVeritaWeb , mi piace ripubblicare anche il secondo, sempre della #Rai 😉, che presentai al #Gip di Roma (@ANMagistrati ) che, senz'altro con estrema #indipendenza, archiviò la mia querela con una riga di appoggio alla tesi del #PM secondo il quale, se una legge la fa il #Parlamento, non può fare male ai cittadini....😳 Se @LucioMalan @galeazzobignami @marcellogemmato @Marcolisei @FNOMCeO etc. fossero interessati, sono ben disponibile a fornire tutta la documentazione raccolta. @madforfree @BelpietroTweet @fdragoni @liberatinico @SoniaLaVera @AStramezzi @AmbasciataUSA @rusembitaly “IL VACCINO SCOMPARSO” di Claudia de Pasquale: https://www.raiplay.it/video/2024/02/Il-vaccino-scomparso---Report-del-11022024-2695f990-b61f-4d96-9bdc-6d31d181f252.html al riguardo segnalai: Dal minuto 9:34 (sino al 13:47) c’è un’intervista al Prof. Giovanni Rezza avente per oggetto il ritiro, inizialmente temporaneo, anche dal mercato italiano del Vaccino AstraZeneca segnalandosi, di seguito, in un dialogo con il Dott. Nicola Magrini, come mentre l’Agenzia Europea del Farmaco non escludeva affatto il rischio di alcune tipologie di effetti avversi, i regolatori italiani le attribuivano di aver escluso di tale possibilità. Si lascia al Giudicante la valutazione di questi minuti che appaiono estremamente interessanti per giudicare come, “la volontà di salvare un vaccino pubblico” (parole del Dott. Magrini) possa aver inciso su un adeguato intervento del regolatore amministrativo sull’utilizzo di questo prodotto. Significative le parole finali del Prof. Rezza secondo il quale “i dati sugli eventi avversi necessiterebbero di maggiori studi e maggiore adeguatezza”. 2)Dal minuto 32:31 (sino al 33:53) si affronta il tema della raccomandazione dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca (si rammenta che i cittadini non avevano alcun potere di scegliere il vaccino ad essi destinato) che il Prof. Rezza ricorda che il Ministero della Salute aveva “raccomandato” dai 60 anni in su’ con Circolare del 7 aprile 2021 (n. 0014358), e successivamente, di fronte all’incalzare della giornalista circa il fatto che nonostante detta Circolare le Regioni attuassero Open Day dai diciotto anni in su, il Prof. Rezza cerca di sminuire in tutti i modi il ruolo del CTS stesso quasi che, alla fine, fossero solo gli organi politici a prendere la decisione sul chi decidere fosse destinatario dei vaccini. Nel servizio si dimostra però subito dopo che proprio il CTS dava il nullaosta alle Regioni per tale iniziative (minuto 33:32). Tuttavia il Prof. Rezza (minuto 38:09) continua a negare ogni coinvolgimento del Ministero della Salute e del CTS negli Open Day . Source: https://x.com/GfveGianfra/status/1959576272486506776
    RAIPLAY.IT
    Report 2023/24 - Il vaccino scomparso - Video - RaiPlay
    Di Claudia Di Pasquale, da Report del 11/02/2024. Il vaccino Astrazeneca è silenziosamente sparito dai centri vaccinali di tutta Europa, dopo che sono emersi sulla stampa dei rari ma gravi effetti avversi. L'Italia ne aveva comprato 40 milioni di dosi, ne ha somministrato poco più di 12, 10,5 milioni sono scadute, mentre il resto lo ha donato ad altri paesi, soprattutto a medio e basso reddito. Quale impatto ha avuto questa storia sulla multinazionale anglo-svedese Astrazeneca? E sulle famiglie delle vittime?
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  • VERGOGNA, VERGOGNA hanno ucciso centinaia di migliaia di persone e milioni di danneggiati E SAPEVANO GIA'!
    ASCOLTATE BENE! MASSIMA DIFFUSIONE!
    Vaccino anti Covid, Speranza: "AstraZeneca efficace e sicuro". L'intervento integrale alla Camera!
    Trasmesso in live streaming il giorno 15 apr 2021
    Informativa urgente del Ministro della Salute in merito all'aggiornamento della campagna vaccinale.
    https://www.youtube.com/live/8si8eE9YG6Y
    VERGOGNA, VERGOGNA hanno ucciso centinaia di migliaia di persone e milioni di danneggiati E SAPEVANO GIA'! ASCOLTATE BENE! MASSIMA DIFFUSIONE! Vaccino anti Covid, Speranza: "AstraZeneca efficace e sicuro". L'intervento integrale alla Camera! Trasmesso in live streaming il giorno 15 apr 2021 Informativa urgente del Ministro della Salute in merito all'aggiornamento della campagna vaccinale. https://www.youtube.com/live/8si8eE9YG6Y
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  • CAMILLA CANEPA FU UCCISA DAL VACCINO, DICE IL GIP. NON DAI MEDICI. BENE ALLORA PERCHÉ NON PROCESSARE IL MINISTRO SPERANZA CHE HA DATO L’OK AGLI OPEN DAY CON IL VACCINO ASTRAZENECA SEBBENE CI FOSSERO GIÀ STATI DEI MORTI???!!

    Souece:
    https://t.me/RaffaellaRegoli
    🚨CAMILLA CANEPA FU UCCISA DAL VACCINO, DICE IL GIP. NON DAI MEDICI. BENE ALLORA PERCHÉ NON PROCESSARE IL MINISTRO SPERANZA CHE HA DATO L’OK AGLI OPEN DAY CON IL VACCINO ASTRAZENECA SEBBENE CI FOSSERO GIÀ STATI DEI MORTI???!! 🖌️Souece: https://t.me/RaffaellaRegoli
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