• La pandemia è stato una prova generale di colpo di stato totalitario della Elite mondialista.

    Ecco il testo integrale dell'intervista:

    L’intervista
    ANDREA ZHOK
    «No, non possiamo chiudere il capitolo della pandemia»
    Il filosofo: «Le ingiustizie di quella stagione devono ancora essere sanate. Cosa peggiore, l’esperimento autoritario che allora si aprì in Occidente rischia di essere solo agli inizi»

    di FABIO DRAGONI

    Andrea Zhok, professore di Filosofia morale all’Università degli studi di Milano: «I risarcimenti alle vittime e la sanzione delle gravi ingiustizie sono le spalle da voltare alla stagione della pandemia».
    Eppure la volontà pare inspiegabilmente latente, la critica di gestione pandemica è ancora un tabù.
    «È comprensibile, da settant’anni in qua tendiamo ad assimilare la memoria storica. Riflessi condizionati, in questo riflettere e contrapporre eventi passati deve provare fastidio, discredito per un’epoca di cui si è deciso di essere stati parte».
    Ora, la coazione quasi etica a “voltare pagina” impedisce di rendere giustizia a quanti furono penalizzati da provvedimenti illiberali. Così si rinuncia a porre rimedio. E si rinuncia, anche, a consolidare i fondamenti democratici: l’uso di poteri straordinari in tempi ordinari è diventato una possibilità.
    La morale collettiva si è rotta, e i torti che continuano a infierire meritano giustizia.

    Morale, che vuol dire?
    «L’aspetto morale centrale riguarda un’ingiustizia profonda, mai riconosciuta e tantomeno sanata. La pandemia, in particolare il 15% della popolazione italiana – coloro che, per vari motivi, hanno scelto di non vaccinarsi o non vaccinarsi dopo i figli – è stato sottoposto a un bullismo istituzionale e sociale di proporzioni inedite. Non semplicemente con esclusione da luoghi vari, ma proprio su campagna di deliberata denigrazione. Processo di “chiarificazione amico/nemico” ben orchestrato in cui rappresentanti istituzionali e media, insieme a medici, esperti, officer, supervisori di vario tipo, non solo si sono resi attori, ma hanno attivamente sostenuto l’idea che fosse giusto colpire i non allineati e che non si potesse loro concedere voce, rispetto o tolleranza. Il meccanismo psicologico e sociale messo in atto è quello tipico di ogni persecuzione».

    Una persecuzione?
    «Sì. E proprio perché questo meccanismo è stato a lungo attivo, e ha prodotto danni pesanti (che sono tuttora presenti), sarebbe necessario riconoscerli pubblicamente e moralmente. È un’esigenza morale e civile di verità, ma anche psicologica e sociale. Non si può “passare oltre” come se nulla fosse stato».

    Perché?
    «Perché questi torti, queste ferite, sono rimaste aperte. Nessuno ha chiesto scusa, nessuno ha cercato di ristabilire il diritto a esistere, socialmente e simbolicamente, delle persone così colpite».

    E allora?
    «Bisogna ricominciare dalla verità dei fatti e dei comportamenti. Non si è trattato solo di una serie di decisioni pubbliche più o meno discutibili. Le istituzioni sono andate ben oltre, nella direzione di una campagna sistematica di marginalizzazione del dissenso. Questa è la verità che deve venire alla luce, e di cui si deve rispondere».

    E invece?
    «Nessun tentativo di rielaborazione collettiva. Tutto sotto il tappeto, in attesa che il tempo cancelli i ricordi. Il fatto è che questa ferita non rimarginata è rimasta sana, e continua a ritornare sull’argomento. La rimozione non basta».

    Le paure anche le motivazioni sono rimaste
    «Le conseguenze pratiche della gestione antidemocratica della pandemia sono molte e altrettanto rilevanti. Sul piano istituzionale, il Parlamento è stato esautorato; sul piano giudiziario, si è rivelato incapace di far valere fondamentali diritti costituzionali; sul piano mediatico, si è realizzato un controllo totale dell’informazione, con la messa al bando del dissenso e la sua criminalizzazione; sul piano culturale, si è attivata una spinta alla conformizzazione sociale e alla delazione; sul piano economico, si sono discriminati i lavoratori e imposti obblighi arbitrari, producendo la perdita del reddito. Si sono prodotti danni sanitari, psicologici e traumatici e tutt’oggi ci sono costi persistenti. E che dire dell’impatto psicologico sulle giovani generazioni? Preadolescenti e adolescenti, costretti a lockdown, distanza, distanziamenti e isolamenti, con l’uso della pandemia come tassa obbligata di depressione, ansia, insonnia, isolamento, suicidio e abbandono scolastico. Gli psicologi che lavorano con loro confermano: il sistema di supporto psicologico è già collassato».

    E anche chi non ha avuto traumi, dice che qualcosa è cambiato.
    «Tutti, anche chi è stato meno coinvolto, ha visto mutare radicalmente l’ambiente, l’aria che si respira. Una fetta della popolazione ha smesso di avere fiducia nelle istituzioni, nei media, nella giustizia, nella scienza. È emerso un problema di controllo capillare dell’informazione. Una delle cose emblematiche di quell’evento, rimossa e non discussa, è proprio l’uso sistematico del “fact checking” come dispositivo di manipolazione».

    Le parole della scienza.
    «Sì. E anche l’uso propagandistico della “scienza”, evocata come “autorità indiscutibile”, che però è stata contraddetta sistematicamente dai fatti. La gestione della pandemia è stata una guerra psicologica in piena regola. E ora? Ora, secondo Zhok, «è da lì (da quella data) che il sistema occidentale non riesce più a tornare a una dimensione ordinaria».

    La militarizzazione è un’eredità della pandemia?
    «In Germania alcuni documenti ufficiali hanno reso noto che gli strumenti di controllo della pandemia erano già stati predisposti nel 2012: test di simulazione, documenti e testimonianze confermano la presenza di esperti militari e rappresentanti della Nato nei comitati scientifici, giustificata dalla possibilità di un attacco batteriologico. Indipendentemente da dove il virus che oggi sembri accreditato essere artificiale – ciò che accaduto è stato un cambiamento di paradigma politico».

    A proposito di lockdown, Neil Ferguson ed epidemiologi britannici ebbero a dire: “la Cina è un regime comunista e parlò di uno. Non riusciremmo a farlo in Europa, ah, abbiamo provato. E poi l’Italia lo ha fatto. E si è messo così come potevano farlo».
    Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale le società occidentali sono state sottoposte a meccanismi di sorveglianza e controllo degni di uno stato totalitario. Una trasformazione è stata gestita con una violenza senza precedenti. L’intimidazione è stata massiccia, sostenuta da organismi sanitari, ministri, talk show, stampa e riviste scientifiche».

    E chi ha provato a opporsi?
    «È stato deriso, criminalizzato, censurato. I media, le piattaforme, i social hanno selezionato sistematicamente le fonti e le opinioni da pubblicare. L’informazione è stata appaltata a “verificatori indipendenti”, che nel 90% dei casi hanno agito come censori. Il dissenso è diventato un reato».

    Cosa significa oggi?
    «Che non si tratta solo di una parentesi. Il problema è che questo esperimento autoritario rischia di essere solo agli inizi. Oggi abbiamo ancora stati di emergenza prorogati in molti Paesi occidentali. E resta la tendenza a criminalizzare il dissenso: ancora oggi in Germania le manifestazioni vengono vietate, in Italia molti professionisti sono stati sospesi o radiati, i media censurano posizioni “controverse”, i social censurano voci dissonanti. La democrazia occidentale non si è ripresa».
    La pandemia è stato una prova generale di colpo di stato totalitario della Elite mondialista. Ecco il testo integrale dell'intervista: L’intervista ANDREA ZHOK «No, non possiamo chiudere il capitolo della pandemia» Il filosofo: «Le ingiustizie di quella stagione devono ancora essere sanate. Cosa peggiore, l’esperimento autoritario che allora si aprì in Occidente rischia di essere solo agli inizi» di FABIO DRAGONI Andrea Zhok, professore di Filosofia morale all’Università degli studi di Milano: «I risarcimenti alle vittime e la sanzione delle gravi ingiustizie sono le spalle da voltare alla stagione della pandemia». Eppure la volontà pare inspiegabilmente latente, la critica di gestione pandemica è ancora un tabù. «È comprensibile, da settant’anni in qua tendiamo ad assimilare la memoria storica. Riflessi condizionati, in questo riflettere e contrapporre eventi passati deve provare fastidio, discredito per un’epoca di cui si è deciso di essere stati parte». Ora, la coazione quasi etica a “voltare pagina” impedisce di rendere giustizia a quanti furono penalizzati da provvedimenti illiberali. Così si rinuncia a porre rimedio. E si rinuncia, anche, a consolidare i fondamenti democratici: l’uso di poteri straordinari in tempi ordinari è diventato una possibilità. La morale collettiva si è rotta, e i torti che continuano a infierire meritano giustizia. Morale, che vuol dire? «L’aspetto morale centrale riguarda un’ingiustizia profonda, mai riconosciuta e tantomeno sanata. La pandemia, in particolare il 15% della popolazione italiana – coloro che, per vari motivi, hanno scelto di non vaccinarsi o non vaccinarsi dopo i figli – è stato sottoposto a un bullismo istituzionale e sociale di proporzioni inedite. Non semplicemente con esclusione da luoghi vari, ma proprio su campagna di deliberata denigrazione. Processo di “chiarificazione amico/nemico” ben orchestrato in cui rappresentanti istituzionali e media, insieme a medici, esperti, officer, supervisori di vario tipo, non solo si sono resi attori, ma hanno attivamente sostenuto l’idea che fosse giusto colpire i non allineati e che non si potesse loro concedere voce, rispetto o tolleranza. Il meccanismo psicologico e sociale messo in atto è quello tipico di ogni persecuzione». Una persecuzione? «Sì. E proprio perché questo meccanismo è stato a lungo attivo, e ha prodotto danni pesanti (che sono tuttora presenti), sarebbe necessario riconoscerli pubblicamente e moralmente. È un’esigenza morale e civile di verità, ma anche psicologica e sociale. Non si può “passare oltre” come se nulla fosse stato». Perché? «Perché questi torti, queste ferite, sono rimaste aperte. Nessuno ha chiesto scusa, nessuno ha cercato di ristabilire il diritto a esistere, socialmente e simbolicamente, delle persone così colpite». E allora? «Bisogna ricominciare dalla verità dei fatti e dei comportamenti. Non si è trattato solo di una serie di decisioni pubbliche più o meno discutibili. Le istituzioni sono andate ben oltre, nella direzione di una campagna sistematica di marginalizzazione del dissenso. Questa è la verità che deve venire alla luce, e di cui si deve rispondere». E invece? «Nessun tentativo di rielaborazione collettiva. Tutto sotto il tappeto, in attesa che il tempo cancelli i ricordi. Il fatto è che questa ferita non rimarginata è rimasta sana, e continua a ritornare sull’argomento. La rimozione non basta». Le paure anche le motivazioni sono rimaste «Le conseguenze pratiche della gestione antidemocratica della pandemia sono molte e altrettanto rilevanti. Sul piano istituzionale, il Parlamento è stato esautorato; sul piano giudiziario, si è rivelato incapace di far valere fondamentali diritti costituzionali; sul piano mediatico, si è realizzato un controllo totale dell’informazione, con la messa al bando del dissenso e la sua criminalizzazione; sul piano culturale, si è attivata una spinta alla conformizzazione sociale e alla delazione; sul piano economico, si sono discriminati i lavoratori e imposti obblighi arbitrari, producendo la perdita del reddito. Si sono prodotti danni sanitari, psicologici e traumatici e tutt’oggi ci sono costi persistenti. E che dire dell’impatto psicologico sulle giovani generazioni? Preadolescenti e adolescenti, costretti a lockdown, distanza, distanziamenti e isolamenti, con l’uso della pandemia come tassa obbligata di depressione, ansia, insonnia, isolamento, suicidio e abbandono scolastico. Gli psicologi che lavorano con loro confermano: il sistema di supporto psicologico è già collassato». E anche chi non ha avuto traumi, dice che qualcosa è cambiato. «Tutti, anche chi è stato meno coinvolto, ha visto mutare radicalmente l’ambiente, l’aria che si respira. Una fetta della popolazione ha smesso di avere fiducia nelle istituzioni, nei media, nella giustizia, nella scienza. È emerso un problema di controllo capillare dell’informazione. Una delle cose emblematiche di quell’evento, rimossa e non discussa, è proprio l’uso sistematico del “fact checking” come dispositivo di manipolazione». Le parole della scienza. «Sì. E anche l’uso propagandistico della “scienza”, evocata come “autorità indiscutibile”, che però è stata contraddetta sistematicamente dai fatti. La gestione della pandemia è stata una guerra psicologica in piena regola. E ora? Ora, secondo Zhok, «è da lì (da quella data) che il sistema occidentale non riesce più a tornare a una dimensione ordinaria». La militarizzazione è un’eredità della pandemia? «In Germania alcuni documenti ufficiali hanno reso noto che gli strumenti di controllo della pandemia erano già stati predisposti nel 2012: test di simulazione, documenti e testimonianze confermano la presenza di esperti militari e rappresentanti della Nato nei comitati scientifici, giustificata dalla possibilità di un attacco batteriologico. Indipendentemente da dove il virus che oggi sembri accreditato essere artificiale – ciò che accaduto è stato un cambiamento di paradigma politico». A proposito di lockdown, Neil Ferguson ed epidemiologi britannici ebbero a dire: “la Cina è un regime comunista e parlò di uno. Non riusciremmo a farlo in Europa, ah, abbiamo provato. E poi l’Italia lo ha fatto. E si è messo così come potevano farlo». Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale le società occidentali sono state sottoposte a meccanismi di sorveglianza e controllo degni di uno stato totalitario. Una trasformazione è stata gestita con una violenza senza precedenti. L’intimidazione è stata massiccia, sostenuta da organismi sanitari, ministri, talk show, stampa e riviste scientifiche». E chi ha provato a opporsi? «È stato deriso, criminalizzato, censurato. I media, le piattaforme, i social hanno selezionato sistematicamente le fonti e le opinioni da pubblicare. L’informazione è stata appaltata a “verificatori indipendenti”, che nel 90% dei casi hanno agito come censori. Il dissenso è diventato un reato». Cosa significa oggi? «Che non si tratta solo di una parentesi. Il problema è che questo esperimento autoritario rischia di essere solo agli inizi. Oggi abbiamo ancora stati di emergenza prorogati in molti Paesi occidentali. E resta la tendenza a criminalizzare il dissenso: ancora oggi in Germania le manifestazioni vengono vietate, in Italia molti professionisti sono stati sospesi o radiati, i media censurano posizioni “controverse”, i social censurano voci dissonanti. La democrazia occidentale non si è ripresa».
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  • Resurrezione Culturale – Appello per un Nuovo Inizio
    Uniamoci per scrivere insieme un nuovo programma culturale


    Se continuo a insistere sulla Cultura, un motivo ci sarà. E no, non è solo un’ossessione personale che mi tiene sveglio la notte. Se cerco di spingerla fino al limite, quasi a forza, è perché ci manca. Come una vitamina essenziale che, se assente, manda in tilt il corpo.

    E sfido chiunque a dimostrarmi il contrario: la Cultura, nei programmi elettorali degli ultimi dieci anni, non c’è. O comunque, non tra le priorità. Neanche nella top ten dei desideri più utopici.
    È un errore gravissimo.
    E non lo dico da intellettuale elitario o nostalgico, ma da cittadino che crede ancora nel valore trasversale, sociale e rigenerativo della Cultura.
    In un’epoca di guerre, repressioni e comunicazioni distorte, ci stiamo dimenticando delle sue proprietà nutritive. Eppure la Cultura – nelle sue forme più vive come l’Arte, la Comunicazione, l’Espressione – è sempre stata quel ponte che collega le differenze, che aggrega dove la politica ha diviso.
    Non è uno slogan.
    È una visione concreta che parte da un presupposto: non si può fare politica senza un’anima umanistica.

    Non servono lauree ad Harvard o trent’anni di carriera istituzionale per capirlo:

    L’Italia ha smarrito lo spirito critico che l’ha resa grande.
    Le nostre città hanno perso la capacità di immaginare e narrare il futuro.
    Abbiamo dimenticato il potere educativo ed evolutivo di un teatro, di una mostra, di una narrazione collettiva.

    Vogliamo ancora ignorare tutto questo?
    Vogliamo continuare a nasconderci dietro l'alibi delle emergenze?
    Sanità, lavoro, ambiente: temi cruciali. Ma nessuno di questi può essere affrontato davvero se non recuperiamo la nostra coscienza collettiva, la capacità di parlare, raccontare, sognare.
    Serve visione. Serve umanità.

    A Milano, ci attende una nuova tornata amministrativa.
    E io non mi rassegno a vedere, ancora una volta, la Cultura relegata in fondo, tra le note a piè di pagina di qualche documento programmatico.

    ❗️Per questo faccio un appello.
    A cittadine e cittadini.
    A chi lavora nella cultura e a chi ne è appassionato.
    A giovani e a veterani.
    A chi vuole mettersi in gioco, senza etichette, senza bandiere, con l’unico obiettivo di costruire insieme un programma culturale vero, forte, non decorativo.
    Ho già messo nero su bianco alcune idee. Ma non voglio che restino le mie.
    Voglio che siano il calcio d’inizio di un lavoro collettivo.
    È tempo di rimettere in circolo questa vitamina essenziale.

    È tempo di costruire ponti e connessioni umane, oltre le divisioni e le delusioni.
    Io ci sono. E voi?

    Contattatemi per partecipare a questo percorso.
    Milano lo merita. Noi lo meritiamo.


    #ResurrezioneCulturale #CulturaÈPolitica #Milano2026 #ProgrammaCulturale #AppelloAllaCultura #CostruirePonti #VisioneComune #RinascitaCivile #MilanoRiparte #PoliticaUmanistica
    Resurrezione Culturale – Appello per un Nuovo Inizio ✊📚 Uniamoci per scrivere insieme un nuovo programma culturale Se continuo a insistere sulla Cultura, un motivo ci sarà. E no, non è solo un’ossessione personale che mi tiene sveglio la notte. Se cerco di spingerla fino al limite, quasi a forza, è perché ci manca. Come una vitamina essenziale che, se assente, manda in tilt il corpo. E sfido chiunque a dimostrarmi il contrario: la Cultura, nei programmi elettorali degli ultimi dieci anni, non c’è. O comunque, non tra le priorità. Neanche nella top ten dei desideri più utopici. È un errore gravissimo. E non lo dico da intellettuale elitario o nostalgico, ma da cittadino che crede ancora nel valore trasversale, sociale e rigenerativo della Cultura. In un’epoca di guerre, repressioni e comunicazioni distorte, ci stiamo dimenticando delle sue proprietà nutritive. Eppure la Cultura – nelle sue forme più vive come l’Arte, la Comunicazione, l’Espressione – è sempre stata quel ponte che collega le differenze, che aggrega dove la politica ha diviso. Non è uno slogan. È una visione concreta che parte da un presupposto: non si può fare politica senza un’anima umanistica. Non servono lauree ad Harvard o trent’anni di carriera istituzionale per capirlo: L’Italia ha smarrito lo spirito critico che l’ha resa grande. Le nostre città hanno perso la capacità di immaginare e narrare il futuro. Abbiamo dimenticato il potere educativo ed evolutivo di un teatro, di una mostra, di una narrazione collettiva. Vogliamo ancora ignorare tutto questo? Vogliamo continuare a nasconderci dietro l'alibi delle emergenze? Sanità, lavoro, ambiente: temi cruciali. Ma nessuno di questi può essere affrontato davvero se non recuperiamo la nostra coscienza collettiva, la capacità di parlare, raccontare, sognare. Serve visione. Serve umanità. A Milano, ci attende una nuova tornata amministrativa. E io non mi rassegno a vedere, ancora una volta, la Cultura relegata in fondo, tra le note a piè di pagina di qualche documento programmatico. 👉❗️Per questo faccio un appello. A cittadine e cittadini. A chi lavora nella cultura e a chi ne è appassionato. A giovani e a veterani. A chi vuole mettersi in gioco, senza etichette, senza bandiere, con l’unico obiettivo di costruire insieme un programma culturale vero, forte, non decorativo. Ho già messo nero su bianco alcune idee. Ma non voglio che restino le mie. Voglio che siano il calcio d’inizio di un lavoro collettivo. È tempo di rimettere in circolo questa vitamina essenziale. 🙏È tempo di costruire ponti e connessioni umane, oltre le divisioni e le delusioni. Io ci sono. E voi? Contattatemi per partecipare a questo percorso. Milano lo merita. Noi lo meritiamo. #ResurrezioneCulturale #CulturaÈPolitica #Milano2026 #ProgrammaCulturale #AppelloAllaCultura #CostruirePonti #VisioneComune #RinascitaCivile #MilanoRiparte #PoliticaUmanistica
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  • GATES SVELA LE CARTE: L'ID DIGITALE COME ARMA FINALE CONTRO IL LIBERO PENSIERO
    Eccolo di nuovo. L'architetto della sorveglianza globale, il profeta autoproclamato delle emergenze sanitarie, il miliardario che sussurra all'orecchio dei governi avanza l'ennesimo tassello del suo progetto tecnocratico. Bill Gates – che non si nasconde più dietro veli di filantropia – articola con disarmante chiarezza la prossima fase: un sistema di identificazione digitale per soffocare quella che lui chiama "disinformazione".

    "Gli Stati Uniti rappresentano un caso complesso a causa del Primo Emendamento. Quali eccezioni possiamo contemplare?" Non è una domanda, è una strategia. Il Primo Emendamento – questo fastidioso ostacolo alla censura totale – viene trattato come un bug da correggere nel sistema operativo della società che immagina.

    La sua rivelazione prosegue senza filtri: "Credo che col tempo... vorremmo operare in un ambiente dove le persone siano veramente identificate... Dovremo sviluppare sistemi e comportamenti che ci permettano di essere più consapevoli riguardo a chi dice cosa, chi ha creato questo contenuto."

    Traduzione: nessuna voce anonima, nessun rifugio digitale, nessuna opinione senza un collare elettronico che ne tracci la provenienza. L'uomo che ha costruito un impero sul controllo dei sistemi operativi ora ambisce al controllo dell'ecosistema informativo globale.

    Non è un'evoluzione inaspettata per chi segue la traiettoria di Gates. Dal dominio dei computer personali alla manipolazione dei sistemi alimentari globali, dall'influenza sulla sanità mondiale all'ingegneria climatica – il pattern è sempre lo stesso: centralizzazione, controllo, abolizione delle alternative.
    L'ID digitale rappresenta semplicemente l'anello mancante – il dispositivo che salda definitivamente persona fisica e identità digitale, trasformando ogni espressione umana in dato tracciabile, classificabile, eventualmente censurabile.

    La tecnocrazia di cui Gates è portavoce non ha bisogno di campi di concentramento o plotoni d'esecuzione. Le bastano database, algoritmi e l'eliminazione sistematica dell'anonimato. Il dissenso non viene fucilato – viene semplicemente reso invisibile, relegato negli angoli più oscuri e inaccessibili della rete, privato di ossigeno mediatico.

    Chi ha seguito l'ascesa di questa élite tecnocratica riconosce i segnali. Gates non sta improvvisando – sta eseguendo il copione previsto, rivelando pubblicamente ciò che è stato pianificato nelle stanze dei bottoni della governance globale.
    L'ID digitale non è uno strumento isolato – è il fulcro di un ecosistema di controllo che include moneta digitale, credito sociale e biosorveglianza permanente. La "lotta alla disinformazione" è solo il pretesto nobile dietro cui nascondere l'obiettivo reale: la fine definitiva della privacy e dell'autonomia individuale.

    La domanda non è più "se" ma "quando" questo sistema verrà implementato. E soprattutto: quale resistenza siamo disposti a opporre?

    GATES SHOWS HIS CARDS: DIGITAL ID AS THE ULTIMATE WEAPON AGAINST FREE THOUGHT
    Here he goes again. The architect of global surveillance, the self-proclaimed prophet of health emergencies, the billionaire who whispers in the ear of governments, advances yet another piece of his technocratic project. Bill Gates – no longer hiding behind veils of philanthropy – articulates with disarming clarity the next phase: a digital identification system to stifle what he calls “misinformation.”

    “The United States is a complex case because of the First Amendment. What exceptions can we contemplate?” It’s not a question, it’s a strategy. The First Amendment – ​​that pesky obstacle to total censorship – is treated as a bug to be fixed in the operating system of the society he imagines.

    His revelation continues without filters: "I think that over time... we would like to operate in an environment where people are truly identified... We will have to develop systems and behaviors that allow us to be more aware of who says what, who created this content."

    Translation: no anonymous voice, no digital refuge, no opinion without an electronic collar that traces its origin. The man who built an empire on the control of operating systems now aspires to control the global information ecosystem.

    This is not an unexpected evolution for those who follow Gates' trajectory. From the domination of personal computers to the manipulation of global food systems, from influencing global health to climate engineering – the pattern is always the same: centralization, control, abolition of alternatives.

    The digital ID is simply the missing link – the device that definitively welds the physical person and digital identity, transforming every human expression into traceable, classifiable, possibly censorable data.

    The technocracy that Gates champions does not need concentration camps or firing squads. Databases, algorithms, and the systematic elimination of anonymity are enough. Dissent is not shot – it is simply made invisible, relegated to the darkest and most inaccessible corners of the internet, deprived of media oxygen.

    Anyone who has followed the rise of this technocratic elite recognizes the signs. Gates is not improvising – he is following the expected script, publicly revealing what has been planned in the control rooms of global governance.
    The digital ID is not an isolated tool – it is the centerpiece of an ecosystem of control that includes digital currency, social credit, and permanent biosurveillance. The "fight against disinformation" is just the noble pretext behind which to hide the real goal: the definitive end of privacy and individual autonomy.

    The question is no longer "if" but "when" this system will be implemented. And above all: what resistance are we willing to put up?

    t.me/lacivettabianca
    GATES SVELA LE CARTE: L'ID DIGITALE COME ARMA FINALE CONTRO IL LIBERO PENSIERO Eccolo di nuovo. L'architetto della sorveglianza globale, il profeta autoproclamato delle emergenze sanitarie, il miliardario che sussurra all'orecchio dei governi avanza l'ennesimo tassello del suo progetto tecnocratico. Bill Gates – che non si nasconde più dietro veli di filantropia – articola con disarmante chiarezza la prossima fase: un sistema di identificazione digitale per soffocare quella che lui chiama "disinformazione". "Gli Stati Uniti rappresentano un caso complesso a causa del Primo Emendamento. Quali eccezioni possiamo contemplare?" Non è una domanda, è una strategia. Il Primo Emendamento – questo fastidioso ostacolo alla censura totale – viene trattato come un bug da correggere nel sistema operativo della società che immagina. La sua rivelazione prosegue senza filtri: "Credo che col tempo... vorremmo operare in un ambiente dove le persone siano veramente identificate... Dovremo sviluppare sistemi e comportamenti che ci permettano di essere più consapevoli riguardo a chi dice cosa, chi ha creato questo contenuto." Traduzione: nessuna voce anonima, nessun rifugio digitale, nessuna opinione senza un collare elettronico che ne tracci la provenienza. L'uomo che ha costruito un impero sul controllo dei sistemi operativi ora ambisce al controllo dell'ecosistema informativo globale. Non è un'evoluzione inaspettata per chi segue la traiettoria di Gates. Dal dominio dei computer personali alla manipolazione dei sistemi alimentari globali, dall'influenza sulla sanità mondiale all'ingegneria climatica – il pattern è sempre lo stesso: centralizzazione, controllo, abolizione delle alternative. L'ID digitale rappresenta semplicemente l'anello mancante – il dispositivo che salda definitivamente persona fisica e identità digitale, trasformando ogni espressione umana in dato tracciabile, classificabile, eventualmente censurabile. La tecnocrazia di cui Gates è portavoce non ha bisogno di campi di concentramento o plotoni d'esecuzione. Le bastano database, algoritmi e l'eliminazione sistematica dell'anonimato. Il dissenso non viene fucilato – viene semplicemente reso invisibile, relegato negli angoli più oscuri e inaccessibili della rete, privato di ossigeno mediatico. Chi ha seguito l'ascesa di questa élite tecnocratica riconosce i segnali. Gates non sta improvvisando – sta eseguendo il copione previsto, rivelando pubblicamente ciò che è stato pianificato nelle stanze dei bottoni della governance globale. L'ID digitale non è uno strumento isolato – è il fulcro di un ecosistema di controllo che include moneta digitale, credito sociale e biosorveglianza permanente. La "lotta alla disinformazione" è solo il pretesto nobile dietro cui nascondere l'obiettivo reale: la fine definitiva della privacy e dell'autonomia individuale. La domanda non è più "se" ma "quando" questo sistema verrà implementato. E soprattutto: quale resistenza siamo disposti a opporre? GATES SHOWS HIS CARDS: DIGITAL ID AS THE ULTIMATE WEAPON AGAINST FREE THOUGHT Here he goes again. The architect of global surveillance, the self-proclaimed prophet of health emergencies, the billionaire who whispers in the ear of governments, advances yet another piece of his technocratic project. Bill Gates – no longer hiding behind veils of philanthropy – articulates with disarming clarity the next phase: a digital identification system to stifle what he calls “misinformation.” “The United States is a complex case because of the First Amendment. What exceptions can we contemplate?” It’s not a question, it’s a strategy. The First Amendment – ​​that pesky obstacle to total censorship – is treated as a bug to be fixed in the operating system of the society he imagines. His revelation continues without filters: "I think that over time... we would like to operate in an environment where people are truly identified... We will have to develop systems and behaviors that allow us to be more aware of who says what, who created this content." Translation: no anonymous voice, no digital refuge, no opinion without an electronic collar that traces its origin. The man who built an empire on the control of operating systems now aspires to control the global information ecosystem. This is not an unexpected evolution for those who follow Gates' trajectory. From the domination of personal computers to the manipulation of global food systems, from influencing global health to climate engineering – the pattern is always the same: centralization, control, abolition of alternatives. The digital ID is simply the missing link – the device that definitively welds the physical person and digital identity, transforming every human expression into traceable, classifiable, possibly censorable data. The technocracy that Gates champions does not need concentration camps or firing squads. Databases, algorithms, and the systematic elimination of anonymity are enough. Dissent is not shot – it is simply made invisible, relegated to the darkest and most inaccessible corners of the internet, deprived of media oxygen. Anyone who has followed the rise of this technocratic elite recognizes the signs. Gates is not improvising – he is following the expected script, publicly revealing what has been planned in the control rooms of global governance. The digital ID is not an isolated tool – it is the centerpiece of an ecosystem of control that includes digital currency, social credit, and permanent biosurveillance. The "fight against disinformation" is just the noble pretext behind which to hide the real goal: the definitive end of privacy and individual autonomy. The question is no longer "if" but "when" this system will be implemented. And above all: what resistance are we willing to put up? t.me/lacivettabianca
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  • È SEMPRE REPUBBLICA CHE SPARA LE STRONZATE PIÙ GROSSE! COMPLIMENTI!!!
    Legambiente lancia l’agrivoltaico: “Fa bene all’ambiente e all’agricoltura”
    Dopo le polemiche sul “no” del governo agli impianti a terra, Ciafani ribadisce la necessità della svolta energetica: “I ritardi sulle rinnovabili sono colpa d…see
    https://www.repubblica.it/green-and-blue/2025/04/16/news/legambiente_agrivoltaico_forum_nazionale-424131340/amp/
    È SEMPRE REPUBBLICA CHE SPARA LE STRONZATE PIÙ GROSSE! COMPLIMENTI!!! Legambiente lancia l’agrivoltaico: “Fa bene all’ambiente e all’agricoltura” Dopo le polemiche sul “no” del governo agli impianti a terra, Ciafani ribadisce la necessità della svolta energetica: “I ritardi sulle rinnovabili sono colpa d…see https://www.repubblica.it/green-and-blue/2025/04/16/news/legambiente_agrivoltaico_forum_nazionale-424131340/amp/
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    Legambiente lancia l’agrivoltaico: “Fa bene all’ambiente e all’agricoltura”
    Dopo le polemiche sul “no” del governo agli impianti a terra, Ciafani ribadisce la necessità della svolta energetica: “I ritardi sulle rinnovabili sono colpa d…
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  • #Gender e #Green sono ideologie profondamente antiumane: la prima dissocia l’uomo da se stesso (identità sessuata e volontà diventano conflittuali) e disgrega la società. La seconda vede l’uomo come una minaccia per l’ambiente e vuole ridurne la presenza

    da “Se questo è l’uomo”

    Source: https://x.com/CathVoicesITA/status/1909478195486728222?t=MyJtt0-0IzqwH0NspLteMQ&s=19
    #Gender e #Green sono ideologie profondamente antiumane: la prima dissocia l’uomo da se stesso (identità sessuata e volontà diventano conflittuali) e disgrega la società. La seconda vede l’uomo come una minaccia per l’ambiente e vuole ridurne la presenza da “Se questo è l’uomo” Source: https://x.com/CathVoicesITA/status/1909478195486728222?t=MyJtt0-0IzqwH0NspLteMQ&s=19
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  • 𝐈𝐥 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐞 𝐢𝐥 𝐒𝐔𝐃 𝐌𝐢𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐞‌ 𝐢𝐧 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞! / Aprile 2025

    Un’edizione ricchissima di articoli, servizi e approfondimenti ma soprattutto dando spazio & voce ai #Territori

    E ancora: speciale Acque & Ambiente, interviste, cultura, storie di impegno, resistenza e rubriche su musica, serie TV e … donazioni di sangue per cani e gatti!


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    📢 𝐈𝐥 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐞 𝐢𝐥 𝐒𝐔𝐃 𝐌𝐢𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐞‌ 𝐢𝐧 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞! 📢 / Aprile 2025 Un’edizione ricchissima di articoli, servizi e approfondimenti ma soprattutto dando spazio & voce ai #Territori 🗞️ E ancora: speciale Acque & Ambiente, interviste, cultura, storie di impegno, resistenza e rubriche su musica, serie TV e … donazioni di sangue per cani e gatti! 📰 Vuoi leggerlo in anteprima? Clicca qui 👇🏻 https://www.ilsudmilano.it/2025/04/01/il-sud-milano-di-aprile-e-in-distribuzione-ricchissimo-di-articoli-servizi-e-approfondimenti/ 🔗 Seguici su Facebook: facebook.com/ilSUDMilano #ilsudmilano #milano #cultura #Teatro #musica #attualita‌ #cronacalocale #societa‌ #eventimilano #notizie #interviste #inchieste #rubriche #FreePress #digitaljournal #giornale
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  • SAN SIRO NEL CUORE

    San Siro non è solo uno stadio. È il battito di Milano, il tempio delle emozioni, il teatro di notti indimenticabili. Qui si sono scritte pagine di storia calcistica e musicale, qui generazioni di tifosi e appassionati hanno vissuto momenti che restano impressi nel cuore.
    Oggi, però, il futuro del Meazza è in bilico. Mentre carte, studi legali e progetti di business si accumulano, possiamo ancora fare la differenza. Non lasciamo che un altro pezzo di storia venga cancellato!

    Votiamo San Siro tra i Luoghi del Cuore FAI!
    Basta un click per dire: "San Siro deve restare!"

    Vota qui:
    https://fondoambiente.it/luoghi/stadio-meazza-san-siro?ldc

    Facciamolo insieme, per Milano, per la storia, per il nostro cuore!

    #SanSiroNelCuore #FAI #Milano #StadioMeazza #SalviamoSanSiro #LuoghiDelCuore
    ⚽ SAN SIRO NEL CUORE ❤️ ⚽ San Siro non è solo uno stadio. È il battito di Milano, il tempio delle emozioni, il teatro di notti indimenticabili. Qui si sono scritte pagine di storia calcistica e musicale, qui generazioni di tifosi e appassionati hanno vissuto momenti che restano impressi nel cuore. Oggi, però, il futuro del Meazza è in bilico. Mentre carte, studi legali e progetti di business si accumulano, possiamo ancora fare la differenza. ✊ Non lasciamo che un altro pezzo di storia venga cancellato! Votiamo San Siro tra i Luoghi del Cuore FAI! 🏟️💙 📌 Basta un click per dire: "San Siro deve restare!" 👉 Vota qui: https://fondoambiente.it/luoghi/stadio-meazza-san-siro?ldc Facciamolo insieme, per Milano, per la storia, per il nostro cuore! ❤️ #SanSiroNelCuore #FAI #Milano #StadioMeazza #SalviamoSanSiro #LuoghiDelCuore
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  • CONFISCA DEI TERRENI AGRICOLI

    Un monito per i coltivatori diretti italiani! Quanto sta accadendo in Gran Bretagna probabilmente si riverserà anche in Italia.(qui)

    Le confische della proprietà privata, un fenomeno radicato nella storia, sembrano aver preso nuove forme nel XXI secolo, specialmente in Occidente, dove l’esproprio non avviene più con il sequestro diretto, ma tramite politiche che rendono insostenibile la vita alle piccole e medie imprese e ai piccoli risparmiatori. Il governo del Regno Unito sembra intraprendere una strada simile, minacciando il futuro delle aziende agricole familiari.

    Le recenti politiche del governo britannico, e in particolare l’eliminazione dell’eccezione sull’imposta sulle successioni agricole, rischiano di segnare la fine di un’era agricola secolare. Le tradizionali aziende agricole a conduzione familiare, pilastri delle comunità rurali, saranno costrette a cedere il passo, e la proprietà terriera finirà in mano a grandi aziende, oligarchi come B. Gates. Un processo che non solo indebolirà il tessuto sociale delle campagne, ma accelererà la dissoluzione di tradizioni agricole che hanno resistito nei secoli.

    Questa trasformazione, che apparirebbe come una mera ristrutturazione economica, comporta in realtà la perdita di competenze tramandate attraverso generazioni di agricoltori e il progressivo disfacimento della cultura rurale. Allo stesso tempo, la destinazione dei terreni agricoli a impianti di energia rinnovabile potrebbe minare la fertilità dei suoli, dando luogo a un doppio danno: uno ecologico, con la compromissione dell’ambiente, e uno economico, con il declino della produzione agricola tradizionale.

    L’introduzione di queste politiche segnerebbe l’inizio della fine per un tipo di agricoltura che, seppur segnato da sfide e difficoltà, è stato per secoli un fondamento dell’economia e della vita rurale. L’agricoltura britannica, così come la conosciamo, si avvia a una radicale trasformazione, sostituita da una realtà sempre più industrializzata e centralizzata, con effetti potenzialmente irreversibili per le comunità agricole e per l’intero sistema economico del paese. Le confische coatte non sono un fenomeno nuovo.

    PRECEDENTI STORICI

    1️⃣ La Rivoluzione Francese (1789-1799).

    2️⃣ La Rivoluzione Russa e il Comunismo (1917-1920).

    3️⃣ Il New Deal negli Stati Uniti (1933-1939).

    4️⃣ La Confisca dei Terreni in Spagna durante la Guerra Civile (1936-1939).

    5️⃣ La Confisca delle Proprietà durante il Fascismo in Italia (1922-1943).

    6️⃣ La Confisca delle Proprietà sotto il Regime di Pinochet in Cile (1973-1990).

    ATTENZIONE COLTIVATORI DIRETTI ITALIANI

    Le terre ci danno da mangiare. Dio ci ha dato i terreni, la natura, il creato.

    POPOLAZIONE UNIAMOCI E SOSTENIAMO SEMPRE I NOSTRI AGRICOLTORI... iniziamo con andare a fare la spesa da loro piuttosto che nella grande distribuzione controllata dalle massonerie.

    https://www.express.co.uk/news/politics/2015293/rachel-reeves-farmers-quitting-budget-inheritance

    #nofarmersnofood
    #iostocongliagricoltori
    CONFISCA DEI TERRENI AGRICOLI❓ Un monito per i coltivatori diretti italiani! Quanto sta accadendo in Gran Bretagna probabilmente si riverserà anche in Italia.(qui) Le confische della proprietà privata, un fenomeno radicato nella storia, sembrano aver preso nuove forme nel XXI secolo, specialmente in Occidente, dove l’esproprio non avviene più con il sequestro diretto, ma tramite politiche che rendono insostenibile la vita alle piccole e medie imprese e ai piccoli risparmiatori. Il governo del Regno Unito sembra intraprendere una strada simile, minacciando il futuro delle aziende agricole familiari. Le recenti politiche del governo britannico, e in particolare l’eliminazione dell’eccezione sull’imposta sulle successioni agricole, rischiano di segnare la fine di un’era agricola secolare. Le tradizionali aziende agricole a conduzione familiare, pilastri delle comunità rurali, saranno costrette a cedere il passo, e la proprietà terriera finirà in mano a grandi aziende, oligarchi come B. Gates. Un processo che non solo indebolirà il tessuto sociale delle campagne, ma accelererà la dissoluzione di tradizioni agricole che hanno resistito nei secoli. Questa trasformazione, che apparirebbe come una mera ristrutturazione economica, comporta in realtà la perdita di competenze tramandate attraverso generazioni di agricoltori e il progressivo disfacimento della cultura rurale. Allo stesso tempo, la destinazione dei terreni agricoli a impianti di energia rinnovabile potrebbe minare la fertilità dei suoli, dando luogo a un doppio danno: uno ecologico, con la compromissione dell’ambiente, e uno economico, con il declino della produzione agricola tradizionale. L’introduzione di queste politiche segnerebbe l’inizio della fine per un tipo di agricoltura che, seppur segnato da sfide e difficoltà, è stato per secoli un fondamento dell’economia e della vita rurale. L’agricoltura britannica, così come la conosciamo, si avvia a una radicale trasformazione, sostituita da una realtà sempre più industrializzata e centralizzata, con effetti potenzialmente irreversibili per le comunità agricole e per l’intero sistema economico del paese. Le confische coatte non sono un fenomeno nuovo. PRECEDENTI STORICI 1️⃣ La Rivoluzione Francese (1789-1799). 2️⃣ La Rivoluzione Russa e il Comunismo (1917-1920). 3️⃣ Il New Deal negli Stati Uniti (1933-1939). 4️⃣ La Confisca dei Terreni in Spagna durante la Guerra Civile (1936-1939). 5️⃣ La Confisca delle Proprietà durante il Fascismo in Italia (1922-1943). 6️⃣ La Confisca delle Proprietà sotto il Regime di Pinochet in Cile (1973-1990). ⚠️ ATTENZIONE COLTIVATORI DIRETTI ITALIANI Le terre ci danno da mangiare. Dio ci ha dato i terreni, la natura, il creato. POPOLAZIONE UNIAMOCI E SOSTENIAMO SEMPRE I NOSTRI AGRICOLTORI... iniziamo con andare a fare la spesa da loro piuttosto che nella grande distribuzione controllata dalle massonerie. https://www.express.co.uk/news/politics/2015293/rachel-reeves-farmers-quitting-budget-inheritance #nofarmersnofood #iostocongliagricoltori
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    Half of farmers consider quitting industry after Rachel Reeves' inheritance raid
    The Chancellor is levying farmers further as they already grapple with inflation
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  • La Dama Bianca della Grotta di Massabielle
    L'11 febbraio del 1858 una giovane ragazza si trovava presso il fiume Gave de Pau quando, d'un tratto, si girò verso la grotta alle sue spalle e vide «una signora vestita di bianco: ella portava un vestito bianco, un velo anch'esso bianco, una cintura blu ed una rosa gialla su ciascun piede».

    Questa manifestazione venne indicata come l'apparizione della Madonna di Lourdes alla piccola Bernadette Soubirous, allora quattordicenne. Da lì in poi il luogo divenne meta di fedeli che necessitavano di miracoli per la propria salute.
    Durante una successiva apparizione la Vergine le chiese di portare alla luce una sorgente e di cibarsi delle erbe del luogo.

    Perché ci interessa? Il motivo è piuttosto semplice: la grotta era, sin da tempi remoti, luogo di apparizioni di una Dama Bianca. Inoltre, le acque della zona, le erbe e il luogo stesso, erano fonte di guarigioni miracolose già in epoca precristiana.

    E che il culto di una divinità guaritrice era già presente in quel preciso luogo, ce lo conferma lo studioso Jean Markale:
    «Tale culto si ritrova negli innumerevoli santuari dedicati alla Vergine Maria. La Madonna di Lourdes ha solo riattualizzato le convinzioni profonde dei contadini […]. Il culto ufficiale della Theotokos risale solo al XII secolo. Ma tale culto non nacque di colpo: non potendolo estirpare, la Chiesa non fece altro che ufficializzare un comportamento popolare risalente alla notte dei tempi.»

    In altre parole, come per molti avvenimenti dello stesso tenore, Bernadette non vide altro ciò che centinaia - o chissà, migliaia - di persone videro prima di lei, seppur in tempi diversi e con diverse inclinazioni (e implicazioni) religiose.
    Alcuni luoghi sono mistici perché pregni di energie superiori, che alcuni riescono a percepire, altri a visualizzare. Spesso autosuggestionandosi dai racconti di chi li ha preceduti e proiettando nella visione le aspettative pregresse fornite da ambiente, pregiudizi, credenze, ecc.

    Oggi, 11 febbraio, brindiamo con acqua di sorgente alla divina Dama Bianca.

    .
    Illustrazione di Virginia Lupis
    .
    #calendariopagano #calendario #damabianca #lourdes #bernadette #madonna
    La Dama Bianca della Grotta di Massabielle L'11 febbraio del 1858 una giovane ragazza si trovava presso il fiume Gave de Pau quando, d'un tratto, si girò verso la grotta alle sue spalle e vide «una signora vestita di bianco: ella portava un vestito bianco, un velo anch'esso bianco, una cintura blu ed una rosa gialla su ciascun piede». Questa manifestazione venne indicata come l'apparizione della Madonna di Lourdes alla piccola Bernadette Soubirous, allora quattordicenne. Da lì in poi il luogo divenne meta di fedeli che necessitavano di miracoli per la propria salute. Durante una successiva apparizione la Vergine le chiese di portare alla luce una sorgente e di cibarsi delle erbe del luogo. Perché ci interessa? Il motivo è piuttosto semplice: la grotta era, sin da tempi remoti, luogo di apparizioni di una Dama Bianca. Inoltre, le acque della zona, le erbe e il luogo stesso, erano fonte di guarigioni miracolose già in epoca precristiana. E che il culto di una divinità guaritrice era già presente in quel preciso luogo, ce lo conferma lo studioso Jean Markale: «Tale culto si ritrova negli innumerevoli santuari dedicati alla Vergine Maria. La Madonna di Lourdes ha solo riattualizzato le convinzioni profonde dei contadini […]. Il culto ufficiale della Theotokos risale solo al XII secolo. Ma tale culto non nacque di colpo: non potendolo estirpare, la Chiesa non fece altro che ufficializzare un comportamento popolare risalente alla notte dei tempi.» In altre parole, come per molti avvenimenti dello stesso tenore, Bernadette non vide altro ciò che centinaia - o chissà, migliaia - di persone videro prima di lei, seppur in tempi diversi e con diverse inclinazioni (e implicazioni) religiose. Alcuni luoghi sono mistici perché pregni di energie superiori, che alcuni riescono a percepire, altri a visualizzare. Spesso autosuggestionandosi dai racconti di chi li ha preceduti e proiettando nella visione le aspettative pregresse fornite da ambiente, pregiudizi, credenze, ecc. Oggi, 11 febbraio, brindiamo con acqua di sorgente alla divina Dama Bianca. . Illustrazione di Virginia Lupis . #calendariopagano #calendario #damabianca #lourdes #bernadette #madonna
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  • UN GRANDE SILVER NERVUTI SULL'ESPERIMENTO Universo 25 di
    John B. Calhoun
    L’esperimento Universo 25 fu un famoso studio condotto dall'etologo americano John B. Calhoun negli anni ‘60 e ‘70. L’esperimento esplorava gli effetti della sovrappopolazione su una comunità di topi e portò a conclusioni inquietanti sul comportamento sociale e sul declino delle civiltà.

    L'Esperimento

    Calhoun costruì un ambiente artificiale, chiamato "Universe 25", progettato per essere un vero e proprio "paradiso per topi". Ecco le sue caratteristiche:

    Uno spazio chiuso di circa 2,7 metri quadrati con risorse illimitate (cibo e acqua sempre disponibili).

    Temperatura controllata e nessuna minaccia esterna (predatori o malattie).

    Quattro zone con tunnel di accesso e nidi per la riproduzione.

    Capacità massima stimata di 3840 topi.


    All’inizio, i topi si adattarono bene, riproducendosi rapidamente. Tuttavia, con il crescere della popolazione, l’esperimento rivelò dinamiche sorprendenti.

    Le Fasi dell’Esperimento

    1. Fase 1 (Insediamento): I primi topi esplorano e si ambientano.


    2. Fase 2 (Esplosione demografica): La popolazione cresce rapidamente, raddoppiando ogni 55 giorni.


    3. Fase 3 (Stagnazione): Dopo aver raggiunto circa 2200 topi, il tasso di crescita cala drasticamente. Emergono problemi sociali:

    Aumento dell’aggressività: I maschi diventano iperaggressivi e attaccano gli altri senza motivo.

    Collasso del ruolo materno: Le femmine smettono di proteggere i piccoli o li abbandonano.

    Comportamenti anormali: Alcuni topi diventano isolati, passivi o ossessionati dalla pulizia del proprio corpo.

    I "Maschi belli" (The Beautiful Ones): Gruppi di maschi evitano ogni interazione sociale, non si accoppiano né combattono, dedicandosi solo a mangiare e dormire.

    4. Fase 4 (Collasso e Estinzione): Nonostante ci fossero ancora risorse abbondanti, la società dei topi si disgrega completamente. Le nascite cessano e l’intera popolazione muore.

    Conclusioni di Calhoun

    Calhoun interpretò i risultati come una dimostrazione del fatto che una densità di popolazione eccessiva porta inevitabilmente alla disfunzione sociale e al collasso della civiltà. Il concetto di "morte comportamentale" fu introdotto per descrivere la perdita di capacità sociali e riproduttive in una società sovrappopolata.

    Applicazioni e Dibattiti

    Molti hanno visto in Universo 25 un’analogia con le società umane moderne, soprattutto nelle città sovraffollate.

    Alcuni psicologi e sociologi hanno criticato l'esperimento, sostenendo che gli esseri umani hanno meccanismi culturali e sociali più complessi dei topi.

    Studi successivi hanno suggerito che non è la sovrappopolazione in sé il problema, ma la mancanza di ruoli significativi e di relazioni sociali sane.


    Curiosità

    L’esperimento è stato spesso citato nella cultura pop, ispirando film, libri e teorie sulla fine della civiltà.

    Il termine "The Beautiful Ones" è stato ripreso per descrivere persone alienate dalla società moderna.


    L’esperimento di Calhoun rimane uno degli studi più affascinanti sul comportamento sociale e continua a far riflettere su come le condizioni ambientali possano influenzare le dinamiche delle comunità.

    Fonte: https://www.facebook.com/share/v/1FLdrPwQGf/

    UN GRANDE SILVER NERVUTI SULL'ESPERIMENTO Universo 25 di John B. Calhoun L’esperimento Universo 25 fu un famoso studio condotto dall'etologo americano John B. Calhoun negli anni ‘60 e ‘70. L’esperimento esplorava gli effetti della sovrappopolazione su una comunità di topi e portò a conclusioni inquietanti sul comportamento sociale e sul declino delle civiltà. L'Esperimento Calhoun costruì un ambiente artificiale, chiamato "Universe 25", progettato per essere un vero e proprio "paradiso per topi". Ecco le sue caratteristiche: Uno spazio chiuso di circa 2,7 metri quadrati con risorse illimitate (cibo e acqua sempre disponibili). Temperatura controllata e nessuna minaccia esterna (predatori o malattie). Quattro zone con tunnel di accesso e nidi per la riproduzione. Capacità massima stimata di 3840 topi. All’inizio, i topi si adattarono bene, riproducendosi rapidamente. Tuttavia, con il crescere della popolazione, l’esperimento rivelò dinamiche sorprendenti. Le Fasi dell’Esperimento 1. Fase 1 (Insediamento): I primi topi esplorano e si ambientano. 2. Fase 2 (Esplosione demografica): La popolazione cresce rapidamente, raddoppiando ogni 55 giorni. 3. Fase 3 (Stagnazione): Dopo aver raggiunto circa 2200 topi, il tasso di crescita cala drasticamente. Emergono problemi sociali: Aumento dell’aggressività: I maschi diventano iperaggressivi e attaccano gli altri senza motivo. Collasso del ruolo materno: Le femmine smettono di proteggere i piccoli o li abbandonano. Comportamenti anormali: Alcuni topi diventano isolati, passivi o ossessionati dalla pulizia del proprio corpo. I "Maschi belli" (The Beautiful Ones): Gruppi di maschi evitano ogni interazione sociale, non si accoppiano né combattono, dedicandosi solo a mangiare e dormire. 4. Fase 4 (Collasso e Estinzione): Nonostante ci fossero ancora risorse abbondanti, la società dei topi si disgrega completamente. Le nascite cessano e l’intera popolazione muore. Conclusioni di Calhoun Calhoun interpretò i risultati come una dimostrazione del fatto che una densità di popolazione eccessiva porta inevitabilmente alla disfunzione sociale e al collasso della civiltà. Il concetto di "morte comportamentale" fu introdotto per descrivere la perdita di capacità sociali e riproduttive in una società sovrappopolata. Applicazioni e Dibattiti Molti hanno visto in Universo 25 un’analogia con le società umane moderne, soprattutto nelle città sovraffollate. Alcuni psicologi e sociologi hanno criticato l'esperimento, sostenendo che gli esseri umani hanno meccanismi culturali e sociali più complessi dei topi. Studi successivi hanno suggerito che non è la sovrappopolazione in sé il problema, ma la mancanza di ruoli significativi e di relazioni sociali sane. Curiosità L’esperimento è stato spesso citato nella cultura pop, ispirando film, libri e teorie sulla fine della civiltà. Il termine "The Beautiful Ones" è stato ripreso per descrivere persone alienate dalla società moderna. L’esperimento di Calhoun rimane uno degli studi più affascinanti sul comportamento sociale e continua a far riflettere su come le condizioni ambientali possano influenzare le dinamiche delle comunità. Fonte: https://www.facebook.com/share/v/1FLdrPwQGf/
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