• “Morti improvvise più che raddoppiate dopo l’inizio della campagna di vaccinazione di massa della popolazione per il Covid“. Questa la sintesi di un dossier sconcertante pubblicato in Germania e che, ancora una volta, invita a riflettere sulle conseguenze delle azioni portate avanti dai governi durante la pandemia. Il grafico, proveniente dall‘Associazione dei medici assicurativi (KBV), è stato riportato dal Giornale d’Italia ed è al centro, in questi giorni, di un accesissimo dibattito politico, visto che il parlamentare tedesco Martin Sichert e l’analista di dati Tom Lausen ne hanno chiesto la pubblicazione.

    Dai dati, basati sui registri assicurativi di 72 milioni di tedeschi, sembra evidente un aumento abbastanza drammatico delle morti improvvise. La ricerca ha sottolineato come i decessi sarebbero più che raddoppiato da quando il vaccino è stato introdotto, passando da circa 6.000 a trimestre a 14.000 attualmente.

    https://www.dcnews.it/2024/02/12/morti-improvvise-piu-che-raddoppiate-a-dirlo-ora-e-la-scienza-il-grafico-choc-diffuso-dallassociazione-dei-medici-assicurativi-tedeschi/
    “Morti improvvise più che raddoppiate dopo l’inizio della campagna di vaccinazione di massa della popolazione per il Covid“. Questa la sintesi di un dossier sconcertante pubblicato in Germania e che, ancora una volta, invita a riflettere sulle conseguenze delle azioni portate avanti dai governi durante la pandemia. Il grafico, proveniente dall‘Associazione dei medici assicurativi (KBV), è stato riportato dal Giornale d’Italia ed è al centro, in questi giorni, di un accesissimo dibattito politico, visto che il parlamentare tedesco Martin Sichert e l’analista di dati Tom Lausen ne hanno chiesto la pubblicazione. Dai dati, basati sui registri assicurativi di 72 milioni di tedeschi, sembra evidente un aumento abbastanza drammatico delle morti improvvise. La ricerca ha sottolineato come i decessi sarebbero più che raddoppiato da quando il vaccino è stato introdotto, passando da circa 6.000 a trimestre a 14.000 attualmente. https://www.dcnews.it/2024/02/12/morti-improvvise-piu-che-raddoppiate-a-dirlo-ora-e-la-scienza-il-grafico-choc-diffuso-dallassociazione-dei-medici-assicurativi-tedeschi/
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  • Le parole vergognose di Giorgia Meloni sulla guerra in Medio-Oriente

    VIDEO APPENA CENSURATO SU INSTAGRAM

    Incredibile intervento del Presidente del Consiglio italiano, al termine del recente G7, riguardante la guerra in Medio-Oriente. Una narrazione completamente distorta e manipolata per giustificare le nefandezze di Israele e l'appoggio dei governi occidentali.

    AGGIORNAMENTO: L’AIEA sbugiarda i leader UE: “nessuna prova che l’Iran stia fabbricando armi nucleari”

    ---

    Scarica e condividi questo video anche su altre piattaforme e suggerisci il mio canale ai tuoi amici: @matteogracis

    Source: https://t.me/matteogracis/1441
    Le parole vergognose di Giorgia Meloni sulla guerra in Medio-Oriente 🤮 VIDEO APPENA CENSURATO SU INSTAGRAM 🚫 Incredibile intervento del Presidente del Consiglio italiano, al termine del recente G7, riguardante la guerra in Medio-Oriente. Una narrazione completamente distorta e manipolata per giustificare le nefandezze di Israele e l'appoggio dei governi occidentali. AGGIORNAMENTO: L’AIEA sbugiarda i leader UE: “nessuna prova che l’Iran stia fabbricando armi nucleari” ☢️ --- Scarica e condividi questo video anche su altre piattaforme e suggerisci il mio canale ai tuoi amici: @matteogracis 👈 Source: https://t.me/matteogracis/1441
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  • Nel corso della notte, è arrivata la reazione iraniana.
    Diverse ondate di missili balistici hanno colpito Tel Aviv, Gerusalemme e altre città della Palestina occupata. Ci sono stati ingenti danni materiali. Sono state colpite anche strutture governative e militari.
    Il regime s1onist4 invasato ha, invece, continuato a bombardare Teheran e varie città iraniane.
    Il boia Nethanyau ha lanciato un appello alla popolazione iraniana, invocando il "cambio di regime". Questo è stato accolto dai partiti monarchici, nostalgici dello Shah, e da qualche formazione curda.
    Temo che da oggi, per tentare il suddetto "colpaccio", Israele intensificherà gli attacchi contro l'economia iraniana, colpendo soprattutto i settori del petrolio e del gas.
    A livello "diplomatico" tutto è immutato.
    Trump, per chi si faceva illusioni, ha scoperto definitivamente le carte e ora è nella cabina di regia dell'aggressione israeliana.
    Gli accordi di pace che aveva proposto all'Iran si sono rivelati una trappola e hanno permesso a Israele di pianificare al meglio l'aggressione.
    I paesi UE sono accodati e allineati. I paesi arabi cosiddetti "moderati" fanno a gara a chi è più prono, offrendosi come supporto alla difesa aerea israeliana.
    Russia e Cina ovviamente condannano. Ma va detto che sono i grandi attori NON protagonisti di questa storia.
    La Cina per scelta, concentrandosi nelle contromisure agli attacchi economici di Trump e nella sua prospettiva maoista-confuciana dei "cent'anni". Ma, prima o poi, gli Usa busseranno alla porta nel suo cortile di casa e Pechino non potrà aspettare e rinviare per sempre.
    La Russia, invece, è impantanata in 3 anni e mezzo di guerra in Ucraina e, dopo la disfatta siriana, non ha più un ruolo attivo in Medio Oriente. Vorrebbe tenersi tutti amici: Nethanyau, Erdogan, l'Iran, i sauditi. Firma accordi di cooperazione militare con Teheran, senza effetti concreti, ma al contempo non se la vuole "spasciare" con Israele, dove vivono milioni di coloni russofoni. Vuole dimostrare di aver ancora un po' di voce, ma sostanzialmente non conta nulla, quantomeno su questo scacchiere.
    Diciamo che il "nuovo mondo multipolare" viene teorizzato, inneggiato, di tanto in tanto si compie qualche passo in quella direzione, ma è ancora ben lungi dal realizzarsi.
    Anzi, si vedono tutti i segnali di una ripresa di vigore dell'imperialismo Usa e delle sue mire espansionistiche. In Medio Oriente, appaltando il tutto a Israele. In America, minacciando di occupare Groenlandia e Panama e stringendo il cerchio verso i governi socialisti latinoamericani. In Europa e in Ucraina, dove Trump ha teso a Putin la stessa trappola predisposta per gli iraniani: parla di pace, ma in realtà sostiene il riarmo di Kiev e si prepara a far perdurare la guerra, tenendo a bada la Russia mentre prova a spianare l'Iran e a testare le prime linee difensive, per ora economiche, cinesi.

    Da Omar Minniti PrBs
    Nel corso della notte, è arrivata la reazione iraniana. Diverse ondate di missili balistici hanno colpito Tel Aviv, Gerusalemme e altre città della Palestina occupata. Ci sono stati ingenti danni materiali. Sono state colpite anche strutture governative e militari. Il regime s1onist4 invasato ha, invece, continuato a bombardare Teheran e varie città iraniane. Il boia Nethanyau ha lanciato un appello alla popolazione iraniana, invocando il "cambio di regime". Questo è stato accolto dai partiti monarchici, nostalgici dello Shah, e da qualche formazione curda. Temo che da oggi, per tentare il suddetto "colpaccio", Israele intensificherà gli attacchi contro l'economia iraniana, colpendo soprattutto i settori del petrolio e del gas. A livello "diplomatico" tutto è immutato. Trump, per chi si faceva illusioni, ha scoperto definitivamente le carte e ora è nella cabina di regia dell'aggressione israeliana. Gli accordi di pace che aveva proposto all'Iran si sono rivelati una trappola e hanno permesso a Israele di pianificare al meglio l'aggressione. I paesi UE sono accodati e allineati. I paesi arabi cosiddetti "moderati" fanno a gara a chi è più prono, offrendosi come supporto alla difesa aerea israeliana. Russia e Cina ovviamente condannano. Ma va detto che sono i grandi attori NON protagonisti di questa storia. La Cina per scelta, concentrandosi nelle contromisure agli attacchi economici di Trump e nella sua prospettiva maoista-confuciana dei "cent'anni". Ma, prima o poi, gli Usa busseranno alla porta nel suo cortile di casa e Pechino non potrà aspettare e rinviare per sempre. La Russia, invece, è impantanata in 3 anni e mezzo di guerra in Ucraina e, dopo la disfatta siriana, non ha più un ruolo attivo in Medio Oriente. Vorrebbe tenersi tutti amici: Nethanyau, Erdogan, l'Iran, i sauditi. Firma accordi di cooperazione militare con Teheran, senza effetti concreti, ma al contempo non se la vuole "spasciare" con Israele, dove vivono milioni di coloni russofoni. Vuole dimostrare di aver ancora un po' di voce, ma sostanzialmente non conta nulla, quantomeno su questo scacchiere. Diciamo che il "nuovo mondo multipolare" viene teorizzato, inneggiato, di tanto in tanto si compie qualche passo in quella direzione, ma è ancora ben lungi dal realizzarsi. Anzi, si vedono tutti i segnali di una ripresa di vigore dell'imperialismo Usa e delle sue mire espansionistiche. In Medio Oriente, appaltando il tutto a Israele. In America, minacciando di occupare Groenlandia e Panama e stringendo il cerchio verso i governi socialisti latinoamericani. In Europa e in Ucraina, dove Trump ha teso a Putin la stessa trappola predisposta per gli iraniani: parla di pace, ma in realtà sostiene il riarmo di Kiev e si prepara a far perdurare la guerra, tenendo a bada la Russia mentre prova a spianare l'Iran e a testare le prime linee difensive, per ora economiche, cinesi. Da Omar Minniti PrBs
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  • La Danimarca, la Finlandia, la Svezia, gli Stati Baltici vanno aggiornando [ notizia appresa dal quotidiano La Ragione di oggi ] le proprie ff aa, stipulando nuovi e più costosi contratti per l' acquisto di sistemi d' arma onde trovarsi preparati allorché la Russia dopo l' Ucraina si spingerà con le sue armate verso occidente. Già, il loro timore ( confezionato ad arte per millantare un pericolo che non sussiste, ma che permetterà di incrementare il pil del complesso militare industriale) è che la Russia voglia occupare l' Europa .
    La Finlandia è entrata nella NATO nel 2023 e di lì a poco ha portato la spesa militare al 2,4 %, ed ora ha siglato accordi per acquistare sistemi di difesa aerea dagli USA, dalla Svezia e ( può mai mancare ?) da Israele; non doma sta sviluppando droni da sorveglianza ( parola oramai molto diffusa ) in collaborazione con l' Ucraina ( i conflitti bellici portano distruzione, lutti, interrompono la normale quotidianità ma....non fermano la
    creatività e la laboriosità dell' industria militare ) e ha avviato trattative con la francese Parrot per l' acquisto di droni resistenti alle basse temperature.
    Il governo danese ha annunciato un investimento aggiuntivo nel settore militare di 5,4 miliardi di euro, portando così il proprio pil del comparto difesa al 2,4 %; sono stati acquistati nuovi caccia F35 e sta rafforzando il settore cibernetico e missilistico navale; ha inoltre deciso di prorogare il servizio militare obbligatorio, mentre dal 2026 lo estenderà anche alle donne, suppongo in ossequio al criterio della parità di genere e chissà che non venga offerto ad esse, nel corso dell' addestramento, quale modello al quale ispirarsi la bella e avvenente Kaja Kallas.
    La Svezia pur di entrare nella NATO ha gettato al vento la sua proverbiale neutralità, ha portato il famigerato pil quasi al 2,5 %, ha ordinato nuovi e più sofisticati ( ossia più mortiferi ) caccia e intende irrobustire la flotta di sottomarini entro il 2027.
    I Paesi Baltici sono quelli che attualmente hanno le più alte percentuali di spesa militare e pare siano fermamente intenzionati a non farsi surclassare in questo primato dagli altri Stati UE; sono impegnati nell' acquisto congiunto di sistemi di difesa antiaerea e di missili anticarro e sempre insieme come dei buoni amici hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo di sistemi dronici avanzati.
    Finlandia, Svezia, Danimarca, Lituania, Lettonia ed Estonia, sempre mossi dal forte timore verso la Russia, stanno prendendo in seria considerazione di ritirarsi dal Trattato di Ottawa in ragione del fatto che " lo scenario della sicurezza è mutato " come dichiarato dal primo ministro finlandese Petteri Orpo.
    Il trattato in questione ( Ottawa 20 settembre 1951 ) vieta la produzione, la detenzione, il trasferimento, l' impiego delle mine antiuomo, impone la distruzione di quelle eventualmente possedute e l' assistenza alle vittime.
    Non sono sufficienti i droni, i sistemi satellitari...vogliono ancora produrre ed usare le mine antiuomo?
    Più che augurarsi che vadano TUTTI A CASA ( per usare lo slogan impiegato dagli organizzatori dell' incontro che si è tenuto a Milano sabato scorso ) vorrei sperare, quantomeno, che sorga un coraggioso drappello di psichiatri che provveda a prenderli in carico, portarli in una struttura di riabilitazione psichiatrica REMS ( residenze per l' esecuzione delle misure di sicurezza ) e avviarli in un percorso di cura obbligatorio per un tempo non inferiore ai venticinque anni, prorogabili a insindacabile giudizio dei curanti.

    Marzo 2025, il Parlamento tedesco approvava la riforma della costituzione in forza della quale la Germania potrà agevolmente fare debito, non più vincolata dalle regole del pareggio di bilancio, potendo così, se lo riterrà opportuno ( e il momento è giunto ) investire cospicue somme nel comparto della difesa. È di questi giorni la dichiarazione del neo primo ministro Merz circa la creazione di un fondo di 500 miliardi di euro per la difesa...Una somma considerevole se rapportata a quella annunciata dalla presidente della commissione europea da suddividere però fra gli Stati membri.
    Altrettanta recente la notizia che il governo tedesco starebbe o avrebbe il proposito di costituire una brigata speciale di 5000 unità da inviare in Lituania per difendere i confini europei ( difenderli da chi ? domanda retorica); ha inoltre in serbo di avviare un programma di addestramento breve per i soldati.
    I governi dell' UE reclamano la pace per l' Ucraina, biasimano aspramente il presidente Putin, le ff aa ucraine poche o tante che siano le forniture continuano a riceverle, anche quelle made in USA....e il
    " pazzo", l' insensato è sempre e soltanto Putin ( e i suoi sodali )....
    La Danimarca, la Finlandia, la Svezia, gli Stati Baltici vanno aggiornando [ notizia appresa dal quotidiano La Ragione di oggi ] le proprie ff aa, stipulando nuovi e più costosi contratti per l' acquisto di sistemi d' arma onde trovarsi preparati allorché la Russia dopo l' Ucraina si spingerà con le sue armate verso occidente. Già, il loro timore ( confezionato ad arte per millantare un pericolo che non sussiste, ma che permetterà di incrementare il pil del complesso militare industriale) è che la Russia voglia occupare l' Europa . La Finlandia è entrata nella NATO nel 2023 e di lì a poco ha portato la spesa militare al 2,4 %, ed ora ha siglato accordi per acquistare sistemi di difesa aerea dagli USA, dalla Svezia e ( può mai mancare ?) da Israele; non doma sta sviluppando droni da sorveglianza ( parola oramai molto diffusa ) in collaborazione con l' Ucraina ( i conflitti bellici portano distruzione, lutti, interrompono la normale quotidianità ma....non fermano la creatività e la laboriosità dell' industria militare ) e ha avviato trattative con la francese Parrot per l' acquisto di droni resistenti alle basse temperature. Il governo danese ha annunciato un investimento aggiuntivo nel settore militare di 5,4 miliardi di euro, portando così il proprio pil del comparto difesa al 2,4 %; sono stati acquistati nuovi caccia F35 e sta rafforzando il settore cibernetico e missilistico navale; ha inoltre deciso di prorogare il servizio militare obbligatorio, mentre dal 2026 lo estenderà anche alle donne, suppongo in ossequio al criterio della parità di genere e chissà che non venga offerto ad esse, nel corso dell' addestramento, quale modello al quale ispirarsi la bella e avvenente Kaja Kallas. La Svezia pur di entrare nella NATO ha gettato al vento la sua proverbiale neutralità, ha portato il famigerato pil quasi al 2,5 %, ha ordinato nuovi e più sofisticati ( ossia più mortiferi ) caccia e intende irrobustire la flotta di sottomarini entro il 2027. I Paesi Baltici sono quelli che attualmente hanno le più alte percentuali di spesa militare e pare siano fermamente intenzionati a non farsi surclassare in questo primato dagli altri Stati UE; sono impegnati nell' acquisto congiunto di sistemi di difesa antiaerea e di missili anticarro e sempre insieme come dei buoni amici hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo di sistemi dronici avanzati. Finlandia, Svezia, Danimarca, Lituania, Lettonia ed Estonia, sempre mossi dal forte timore verso la Russia, stanno prendendo in seria considerazione di ritirarsi dal Trattato di Ottawa in ragione del fatto che " lo scenario della sicurezza è mutato " come dichiarato dal primo ministro finlandese Petteri Orpo. Il trattato in questione ( Ottawa 20 settembre 1951 ) vieta la produzione, la detenzione, il trasferimento, l' impiego delle mine antiuomo, impone la distruzione di quelle eventualmente possedute e l' assistenza alle vittime. Non sono sufficienti i droni, i sistemi satellitari...vogliono ancora produrre ed usare le mine antiuomo? Più che augurarsi che vadano TUTTI A CASA ( per usare lo slogan impiegato dagli organizzatori dell' incontro che si è tenuto a Milano sabato scorso ) vorrei sperare, quantomeno, che sorga un coraggioso drappello di psichiatri che provveda a prenderli in carico, portarli in una struttura di riabilitazione psichiatrica REMS ( residenze per l' esecuzione delle misure di sicurezza ) e avviarli in un percorso di cura obbligatorio per un tempo non inferiore ai venticinque anni, prorogabili a insindacabile giudizio dei curanti. Marzo 2025, il Parlamento tedesco approvava la riforma della costituzione in forza della quale la Germania potrà agevolmente fare debito, non più vincolata dalle regole del pareggio di bilancio, potendo così, se lo riterrà opportuno ( e il momento è giunto ) investire cospicue somme nel comparto della difesa. È di questi giorni la dichiarazione del neo primo ministro Merz circa la creazione di un fondo di 500 miliardi di euro per la difesa...Una somma considerevole se rapportata a quella annunciata dalla presidente della commissione europea da suddividere però fra gli Stati membri. Altrettanta recente la notizia che il governo tedesco starebbe o avrebbe il proposito di costituire una brigata speciale di 5000 unità da inviare in Lituania per difendere i confini europei ( difenderli da chi ? domanda retorica); ha inoltre in serbo di avviare un programma di addestramento breve per i soldati. I governi dell' UE reclamano la pace per l' Ucraina, biasimano aspramente il presidente Putin, le ff aa ucraine poche o tante che siano le forniture continuano a riceverle, anche quelle made in USA....e il " pazzo", l' insensato è sempre e soltanto Putin ( e i suoi sodali )....
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  • LA PRIVACY È MORTA L’11 SETTEMBRE. IL FUNERALE LO PAGHIAMO NOI.

    Un tempo la privacy era sacra. Oggi è un meme. Dal giorno in cui due aerei hanno sventrato Manhattan, ci hanno convinti che per “essere al sicuro” dovevamo consegnare tutto: dati, libertà, dignità, cervello.

    Ci hanno detto: “O rinunci alla tua privacy, o muori.”
    E noi, come pecore ben addestrate, abbiamo applaudito, scaricato l’app, fatto il check-in, accettato i cookie, autorizzato la fotocamera, geolocalizzati anche in bagno.

    Abbiamo scambiato la libertà per una promessa di protezione fatta da chi ci controlla.

    Da allora ogni legge “antiterrorismo” è diventata un cavallo di Troia: dentro c’erano le manette digitali.
    Il Patriot Act americano è stato la madre di tutte le autocastrazioni globali. L’Europa ha preso appunti, i governi hanno imparato il trucco: basta dire “emergenza” e la gente ti regala pure la password del Wi-Fi.

    Oggi siamo schedati, profilati, spiati, ma felici. Perché ci hanno venduto la sorveglianza come progresso.
    Alexa ascolta le nostre crisi matrimoniali, Siri memorizza le nostre perversioni, Google conosce le nostre paure meglio dello psicanalista.

    Il paradosso? Lottiamo per “diritti civili” ma accettiamo di vivere dentro un panopticon digitale.
    Ci indigniamo per un’intercettazione, poi raccontiamo i nostri segreti su Instagram, in diretta, con i cuoricini.

    Politicamente parlando, siamo passati dalla sovranità al consenso forzato, dalla democrazia alla piattaforma.
    Abbiamo rinunciato al diritto di essere dimenticati. Abbiamo accettato di essere prodotti. Merce. Codici. Target.

    E tutto questo mentre ci raccontano che lo facciamo per “partecipare”, per “inclusione”. Che meraviglia l’inclusione, se poi ti includono nel cloud e ti vendono ai cinesi.

    Il punto è semplice:
    Non ci hanno tolto la privacy.
    Ce l’hanno fatta odiare.
    E ce l’hanno sostituita con l’esibizionismo coatto, la falsa connessione, la dipendenza dallo sguardo altrui.

    Oggi non viviamo per essere liberi. Viviamo per essere osservati.
    E chi non lo capisce, è già morto. Solo che ancora non lo sa.

    — Dr. Cinismo
    “Non siamo cittadini. Siamo utenti. E paghiamo pure l’abbonamento alla prigione.”

    Source: https://x.com/drcinismo/status/1927963146364538947?t=-aReYyYV7M4ThCgQu9NmVg&s=19
    LA PRIVACY È MORTA L’11 SETTEMBRE. IL FUNERALE LO PAGHIAMO NOI. Un tempo la privacy era sacra. Oggi è un meme. Dal giorno in cui due aerei hanno sventrato Manhattan, ci hanno convinti che per “essere al sicuro” dovevamo consegnare tutto: dati, libertà, dignità, cervello. Ci hanno detto: “O rinunci alla tua privacy, o muori.” E noi, come pecore ben addestrate, abbiamo applaudito, scaricato l’app, fatto il check-in, accettato i cookie, autorizzato la fotocamera, geolocalizzati anche in bagno. Abbiamo scambiato la libertà per una promessa di protezione fatta da chi ci controlla. Da allora ogni legge “antiterrorismo” è diventata un cavallo di Troia: dentro c’erano le manette digitali. Il Patriot Act americano è stato la madre di tutte le autocastrazioni globali. L’Europa ha preso appunti, i governi hanno imparato il trucco: basta dire “emergenza” e la gente ti regala pure la password del Wi-Fi. Oggi siamo schedati, profilati, spiati, ma felici. Perché ci hanno venduto la sorveglianza come progresso. Alexa ascolta le nostre crisi matrimoniali, Siri memorizza le nostre perversioni, Google conosce le nostre paure meglio dello psicanalista. Il paradosso? Lottiamo per “diritti civili” ma accettiamo di vivere dentro un panopticon digitale. Ci indigniamo per un’intercettazione, poi raccontiamo i nostri segreti su Instagram, in diretta, con i cuoricini. Politicamente parlando, siamo passati dalla sovranità al consenso forzato, dalla democrazia alla piattaforma. Abbiamo rinunciato al diritto di essere dimenticati. Abbiamo accettato di essere prodotti. Merce. Codici. Target. E tutto questo mentre ci raccontano che lo facciamo per “partecipare”, per “inclusione”. Che meraviglia l’inclusione, se poi ti includono nel cloud e ti vendono ai cinesi. Il punto è semplice: Non ci hanno tolto la privacy. Ce l’hanno fatta odiare. E ce l’hanno sostituita con l’esibizionismo coatto, la falsa connessione, la dipendenza dallo sguardo altrui. Oggi non viviamo per essere liberi. Viviamo per essere osservati. E chi non lo capisce, è già morto. Solo che ancora non lo sa. — Dr. Cinismo “Non siamo cittadini. Siamo utenti. E paghiamo pure l’abbonamento alla prigione.” Source: https://x.com/drcinismo/status/1927963146364538947?t=-aReYyYV7M4ThCgQu9NmVg&s=19
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  • Il quotidiano Il Giornale oggi dedica la pagina 2, 3 e 4 all'uccisione dei due ebrei dipendenti dell' ambasciata statunitense a Washington e all' antisemitismo.
    Fiamma Nirenstein a tal proposito vi scrive le sue "pregiate" considerazioni.
    " ... l'omicidio ai danni dei due giovani ebrei altro non è che la prosecuzione di una quotidiana, regolare, organizzata attività contro gli ebrei...Chi non condanna il terrorismo palestinese lo incoraggia lo alimenta a sua volta.....Non è Israele a meritarsi l' accusa di genocidio....Ilan Pappè è uno storico furiosamente di parte per il quale gli ebrei occupano Israele.....Meno male che almeno la Germania e l' Italia si sono astenuti dal votare la mozione che chiedeva di rivedere gli accordi commerciali con Israele.... Israele combatte per la sua sopravvivenza e nel contempo deve udire dal capo del settore umanitario dell' ONU, Tom Fletcher, che nel giro di due giorni 14.000 mila bambini palestinesi moriranno di fame".
    Fiamma Nirenstein coglie anche l'occasione per smentire la notizia secondo la quale Trump starebbe allentando il suo sostegno ad Israele giacché l' ambasciatore statunitense a Gerusalemme l' ha sconfessata".

    L'attuale governo sionista sta, come vanno raccontando i mass media, sì sgomentando i governi occidentali ( UE e USA ) rendendo ad essi difficile giustificare ai propri cittadini il sostegno materiale e politico ad esso... però al di là delle espressioni verbali, talora anche severe, i palestinesi di Gaza e Cisgiordania subiscono da oltre sessant'anni una mattanza irrefrenabile....
    Il quotidiano Il Giornale oggi dedica la pagina 2, 3 e 4 all'uccisione dei due ebrei dipendenti dell' ambasciata statunitense a Washington e all' antisemitismo. Fiamma Nirenstein a tal proposito vi scrive le sue "pregiate" considerazioni. " ... l'omicidio ai danni dei due giovani ebrei altro non è che la prosecuzione di una quotidiana, regolare, organizzata attività contro gli ebrei...Chi non condanna il terrorismo palestinese lo incoraggia lo alimenta a sua volta.....Non è Israele a meritarsi l' accusa di genocidio....Ilan Pappè è uno storico furiosamente di parte per il quale gli ebrei occupano Israele.....Meno male che almeno la Germania e l' Italia si sono astenuti dal votare la mozione che chiedeva di rivedere gli accordi commerciali con Israele.... Israele combatte per la sua sopravvivenza e nel contempo deve udire dal capo del settore umanitario dell' ONU, Tom Fletcher, che nel giro di due giorni 14.000 mila bambini palestinesi moriranno di fame". Fiamma Nirenstein coglie anche l'occasione per smentire la notizia secondo la quale Trump starebbe allentando il suo sostegno ad Israele giacché l' ambasciatore statunitense a Gerusalemme l' ha sconfessata". L'attuale governo sionista sta, come vanno raccontando i mass media, sì sgomentando i governi occidentali ( UE e USA ) rendendo ad essi difficile giustificare ai propri cittadini il sostegno materiale e politico ad esso... però al di là delle espressioni verbali, talora anche severe, i palestinesi di Gaza e Cisgiordania subiscono da oltre sessant'anni una mattanza irrefrenabile....
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  • Il quotidiano Il Giornale oggi dedica la pagina 2, 3 e 4 all' uccisione dei due ebrei dipendenti dell' ambasciata statunitense a Washington e all' antisemitismo.
    Fiamma Nirenstein a tal proposito vi scrive le sue "pregiate" considerazioni.
    " ... l' omicidio ai danni dei due giovani ebrei altro non è che la prosecuzione di una quotidiana, regolare, organizzata attività contro gli ebrei...Chi non condanna il terrorismo palestinese lo incoraggia lo alimenta a sua volta.....Non è Israele a meritarsi l' accusa di genocidio....Ilan Pappè è uno storico furiosamente di parte per il quale gli ebrei occupano Israele.....Meno male che almeno la Germania e l' Italia si sono astenuti dal votare la mozione che chiedeva di rivedere gli accordi commerciali con Israele.... Israele combatte per la sua sopravvivenza e nel contempo deve udire dal capo del settore umanitario dell' ONU, Tom Fletcher, che nel giro di due giorni 14.000 mila bambini palestinesi moriranno di fame".
    Fiamma Nirenstein coglie anche l' occasione per smentire la notizia secondo la quale Trump starebbe allentando il suo sostegno ad Israele giacché l' ambasciatore statunitense a Gerusalemme l' ha sconfessata".

    L'attuale governo sionista sta, come vanno raccontando i mass media, sì sgomentando i governi occidentali ( UE e USA ) rendendo ad essi difficile giustificare ai propri cittadini il sostegno materiale e politico ad esso... però al di là delle espressioni verbali, talora anche severe, i palestinesi di Gaza e Cisgiordania subiscono da oltre sessant'anni una mattanza irrefrenabile....
    Il quotidiano Il Giornale oggi dedica la pagina 2, 3 e 4 all' uccisione dei due ebrei dipendenti dell' ambasciata statunitense a Washington e all' antisemitismo. Fiamma Nirenstein a tal proposito vi scrive le sue "pregiate" considerazioni. " ... l' omicidio ai danni dei due giovani ebrei altro non è che la prosecuzione di una quotidiana, regolare, organizzata attività contro gli ebrei...Chi non condanna il terrorismo palestinese lo incoraggia lo alimenta a sua volta.....Non è Israele a meritarsi l' accusa di genocidio....Ilan Pappè è uno storico furiosamente di parte per il quale gli ebrei occupano Israele.....Meno male che almeno la Germania e l' Italia si sono astenuti dal votare la mozione che chiedeva di rivedere gli accordi commerciali con Israele.... Israele combatte per la sua sopravvivenza e nel contempo deve udire dal capo del settore umanitario dell' ONU, Tom Fletcher, che nel giro di due giorni 14.000 mila bambini palestinesi moriranno di fame". Fiamma Nirenstein coglie anche l' occasione per smentire la notizia secondo la quale Trump starebbe allentando il suo sostegno ad Israele giacché l' ambasciatore statunitense a Gerusalemme l' ha sconfessata". L'attuale governo sionista sta, come vanno raccontando i mass media, sì sgomentando i governi occidentali ( UE e USA ) rendendo ad essi difficile giustificare ai propri cittadini il sostegno materiale e politico ad esso... però al di là delle espressioni verbali, talora anche severe, i palestinesi di Gaza e Cisgiordania subiscono da oltre sessant'anni una mattanza irrefrenabile....
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  • Ora anche qualche giornale occidentale finalmente dice la sua!
    Il Financial Times accusa Israele e i governi occidentali. "Silenzio vergognoso su quanto accade a Gaza" - Il Fatto Quotidiano
    Editoriale del Financial Times contro Israele e il silenzio dei governi occidentali su Gaza...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/07/il-financial-times-accusa-israele-e-i-governi-occidentali-silenzio-vergognoso-su-quanto-accade-a-gaza/7978423/
    Ora anche qualche giornale occidentale finalmente dice la sua! Il Financial Times accusa Israele e i governi occidentali. "Silenzio vergognoso su quanto accade a Gaza" - Il Fatto Quotidiano Editoriale del Financial Times contro Israele e il silenzio dei governi occidentali su Gaza... https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/07/il-financial-times-accusa-israele-e-i-governi-occidentali-silenzio-vergognoso-su-quanto-accade-a-gaza/7978423/
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  • LIBERTÀ DI STAMPA: fake o farsa?


    Anche oggi è una di quelle giornate mondiali che spuntano sul calendario come i funghi: “oggi pensiamo a questa cosa importante, domani ce ne dimentichiamo”. Ma stavolta, neanche la fatica di far finta. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa fa già ridere di suo — o meglio, fa piangere.

    Ma tranquilli: il popolo italico si beve tutto come sempre, fa spallucce e rispolvera la sua qualità più grande: l’adattamento all’assurdo.
    Che poi, diciamolo chiaramente: come si fa a festeggiare oggi qualcosa che non esiste?
    Sì, proprio oggi celebriamo quella giornata istituita dalle Nazioni Unite nel lontano 1993 per ribadire quanto la libertà di stampa sia fondamentale e vada protetta dai governi. Ah sì? E con quali prove a sostegno, scusate?
    NESSUNA. Solo dati che sputtanano (scusate il francesismo) questa favola da calendario.

    A parlare, infatti, è la classifica annuale di Reporters sans frontières e lo fa senza mezze misure: l’Italia è il Paese peggiore dell’Europa occidentale per libertà di stampa, scesa dal 46° al 49° posto. Bravi tutti.

    Il report parla chiaro: mafia, gruppi estremisti, minacce, violenze, pressioni politiche. Ah, e ciliegina sulla torta: la famigerata “legge bavaglio”, che blocca la pubblicazione delle intercettazioni. Un capolavoro di oscurantismo, giustificato dalla tutela della privacy.
    Nel frattempo, i giornalisti subiscono cause civili pretestuose, intimidazioni legali, e chi prova a informare viene zittito — a volte con gli avvocati, a volte con la paura. Il diritto a sapere? Optional.

    E no, non pensiate che fuori dai confini vada meglio: la libertà di stampa nel mondo è ai minimi storici. Secondo RSF, oltre la metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione “molto grave”.
    Chiudono la classifica: Corea del Nord, Cina, Eritrea. Ma anche gli Stati Uniti sono in discesa libera: dal 55° al 57°, con un clima sempre più tossico. Europa? Ancora il continente meno peggio, ma con tante crepe.
    Solo 7 Paesi su 180 hanno una situazione “buona”. In testa la Norvegia (solita imbattibile), seguita da Estonia e Paesi Bassi. Intanto il Regno Unito è al 20°, la Germania retrocede a causa dell’estrema destra e la Francia si fa superare da Taiwan e Trinidad & Tobago.

    E noi che facciamo?
    Siamo qui a sventolare bandierine in nome della libertà mentre la stampa muore tra tagli, pressioni editoriali, mancanza di fondi, precarietà e silenzi. La verità è che il giornalismo libero non fa comodo a nessuno: né ai governi, né alle lobby, né alle piattaforme social che moderano, cancellano e manipolano a piacere.
    E ora arriva anche il Ddl Sicurezza: manifestare? Nemmeno in silenzio. Scrivere? Solo se non dai fastidio. Parlare? Fino a quando non urta la sensibilità del potere.
    Allora sapete che vi dico?

    Torniamo a fare giornalismo vero, quello scomodo, quello rotocalco ciclostilato nei garage, quello dei leaflet porta a porta, quello che dava fastidio e per questo aveva senso.

    Questa è la nostra resistenza.
    La nostra libertà non è un hashtag. È una lotta.

    #WorldPressFreedomDay #LibertàDiStampa #FakeOrFarsa #Censura #Bavaglio #InformazioneIndipendente #GiornalismoLibero #RSF2025 #DirittoDiSapere #PressFreedom #Italia49esima #ZittiMaLiberi #SatiraSociale #vocealsilenzio
    LIBERTÀ DI STAMPA: fake o farsa? 🗞️🤐🎭 Anche oggi è una di quelle giornate mondiali che spuntano sul calendario come i funghi: “oggi pensiamo a questa cosa importante, domani ce ne dimentichiamo”. Ma stavolta, neanche la fatica di far finta. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa fa già ridere di suo — o meglio, fa piangere. Ma tranquilli: il popolo italico si beve tutto come sempre, fa spallucce e rispolvera la sua qualità più grande: l’adattamento all’assurdo. Che poi, diciamolo chiaramente: come si fa a festeggiare oggi qualcosa che non esiste? Sì, proprio oggi celebriamo quella giornata istituita dalle Nazioni Unite nel lontano 1993 per ribadire quanto la libertà di stampa sia fondamentale e vada protetta dai governi. Ah sì? E con quali prove a sostegno, scusate? NESSUNA. Solo dati che sputtanano (scusate il francesismo) questa favola da calendario. A parlare, infatti, è la classifica annuale di Reporters sans frontières e lo fa senza mezze misure: l’Italia è il Paese peggiore dell’Europa occidentale per libertà di stampa, scesa dal 46° al 49° posto. Bravi tutti. Il report parla chiaro: mafia, gruppi estremisti, minacce, violenze, pressioni politiche. Ah, e ciliegina sulla torta: la famigerata “legge bavaglio”, che blocca la pubblicazione delle intercettazioni. Un capolavoro di oscurantismo, giustificato dalla tutela della privacy. Nel frattempo, i giornalisti subiscono cause civili pretestuose, intimidazioni legali, e chi prova a informare viene zittito — a volte con gli avvocati, a volte con la paura. Il diritto a sapere? Optional. E no, non pensiate che fuori dai confini vada meglio: la libertà di stampa nel mondo è ai minimi storici. Secondo RSF, oltre la metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione “molto grave”. Chiudono la classifica: Corea del Nord, Cina, Eritrea. Ma anche gli Stati Uniti sono in discesa libera: dal 55° al 57°, con un clima sempre più tossico. Europa? Ancora il continente meno peggio, ma con tante crepe. Solo 7 Paesi su 180 hanno una situazione “buona”. In testa la Norvegia (solita imbattibile), seguita da Estonia e Paesi Bassi. Intanto il Regno Unito è al 20°, la Germania retrocede a causa dell’estrema destra e la Francia si fa superare da Taiwan e Trinidad & Tobago. E noi che facciamo? Siamo qui a sventolare bandierine in nome della libertà mentre la stampa muore tra tagli, pressioni editoriali, mancanza di fondi, precarietà e silenzi. La verità è che il giornalismo libero non fa comodo a nessuno: né ai governi, né alle lobby, né alle piattaforme social che moderano, cancellano e manipolano a piacere. E ora arriva anche il Ddl Sicurezza: manifestare? Nemmeno in silenzio. Scrivere? Solo se non dai fastidio. Parlare? Fino a quando non urta la sensibilità del potere. Allora sapete che vi dico? 💪👉 Torniamo a fare giornalismo vero, quello scomodo, quello rotocalco ciclostilato nei garage, quello dei leaflet porta a porta, quello che dava fastidio e per questo aveva senso. Questa è la nostra resistenza. La nostra libertà non è un hashtag. È una lotta. #WorldPressFreedomDay #LibertàDiStampa #FakeOrFarsa #Censura #Bavaglio #InformazioneIndipendente #GiornalismoLibero #RSF2025 #DirittoDiSapere #PressFreedom #Italia49esima #ZittiMaLiberi #SatiraSociale #vocealsilenzio
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  • GATES SVELA LE CARTE: L'ID DIGITALE COME ARMA FINALE CONTRO IL LIBERO PENSIERO
    Eccolo di nuovo. L'architetto della sorveglianza globale, il profeta autoproclamato delle emergenze sanitarie, il miliardario che sussurra all'orecchio dei governi avanza l'ennesimo tassello del suo progetto tecnocratico. Bill Gates – che non si nasconde più dietro veli di filantropia – articola con disarmante chiarezza la prossima fase: un sistema di identificazione digitale per soffocare quella che lui chiama "disinformazione".

    "Gli Stati Uniti rappresentano un caso complesso a causa del Primo Emendamento. Quali eccezioni possiamo contemplare?" Non è una domanda, è una strategia. Il Primo Emendamento – questo fastidioso ostacolo alla censura totale – viene trattato come un bug da correggere nel sistema operativo della società che immagina.

    La sua rivelazione prosegue senza filtri: "Credo che col tempo... vorremmo operare in un ambiente dove le persone siano veramente identificate... Dovremo sviluppare sistemi e comportamenti che ci permettano di essere più consapevoli riguardo a chi dice cosa, chi ha creato questo contenuto."

    Traduzione: nessuna voce anonima, nessun rifugio digitale, nessuna opinione senza un collare elettronico che ne tracci la provenienza. L'uomo che ha costruito un impero sul controllo dei sistemi operativi ora ambisce al controllo dell'ecosistema informativo globale.

    Non è un'evoluzione inaspettata per chi segue la traiettoria di Gates. Dal dominio dei computer personali alla manipolazione dei sistemi alimentari globali, dall'influenza sulla sanità mondiale all'ingegneria climatica – il pattern è sempre lo stesso: centralizzazione, controllo, abolizione delle alternative.
    L'ID digitale rappresenta semplicemente l'anello mancante – il dispositivo che salda definitivamente persona fisica e identità digitale, trasformando ogni espressione umana in dato tracciabile, classificabile, eventualmente censurabile.

    La tecnocrazia di cui Gates è portavoce non ha bisogno di campi di concentramento o plotoni d'esecuzione. Le bastano database, algoritmi e l'eliminazione sistematica dell'anonimato. Il dissenso non viene fucilato – viene semplicemente reso invisibile, relegato negli angoli più oscuri e inaccessibili della rete, privato di ossigeno mediatico.

    Chi ha seguito l'ascesa di questa élite tecnocratica riconosce i segnali. Gates non sta improvvisando – sta eseguendo il copione previsto, rivelando pubblicamente ciò che è stato pianificato nelle stanze dei bottoni della governance globale.
    L'ID digitale non è uno strumento isolato – è il fulcro di un ecosistema di controllo che include moneta digitale, credito sociale e biosorveglianza permanente. La "lotta alla disinformazione" è solo il pretesto nobile dietro cui nascondere l'obiettivo reale: la fine definitiva della privacy e dell'autonomia individuale.

    La domanda non è più "se" ma "quando" questo sistema verrà implementato. E soprattutto: quale resistenza siamo disposti a opporre?

    GATES SHOWS HIS CARDS: DIGITAL ID AS THE ULTIMATE WEAPON AGAINST FREE THOUGHT
    Here he goes again. The architect of global surveillance, the self-proclaimed prophet of health emergencies, the billionaire who whispers in the ear of governments, advances yet another piece of his technocratic project. Bill Gates – no longer hiding behind veils of philanthropy – articulates with disarming clarity the next phase: a digital identification system to stifle what he calls “misinformation.”

    “The United States is a complex case because of the First Amendment. What exceptions can we contemplate?” It’s not a question, it’s a strategy. The First Amendment – ​​that pesky obstacle to total censorship – is treated as a bug to be fixed in the operating system of the society he imagines.

    His revelation continues without filters: "I think that over time... we would like to operate in an environment where people are truly identified... We will have to develop systems and behaviors that allow us to be more aware of who says what, who created this content."

    Translation: no anonymous voice, no digital refuge, no opinion without an electronic collar that traces its origin. The man who built an empire on the control of operating systems now aspires to control the global information ecosystem.

    This is not an unexpected evolution for those who follow Gates' trajectory. From the domination of personal computers to the manipulation of global food systems, from influencing global health to climate engineering – the pattern is always the same: centralization, control, abolition of alternatives.

    The digital ID is simply the missing link – the device that definitively welds the physical person and digital identity, transforming every human expression into traceable, classifiable, possibly censorable data.

    The technocracy that Gates champions does not need concentration camps or firing squads. Databases, algorithms, and the systematic elimination of anonymity are enough. Dissent is not shot – it is simply made invisible, relegated to the darkest and most inaccessible corners of the internet, deprived of media oxygen.

    Anyone who has followed the rise of this technocratic elite recognizes the signs. Gates is not improvising – he is following the expected script, publicly revealing what has been planned in the control rooms of global governance.
    The digital ID is not an isolated tool – it is the centerpiece of an ecosystem of control that includes digital currency, social credit, and permanent biosurveillance. The "fight against disinformation" is just the noble pretext behind which to hide the real goal: the definitive end of privacy and individual autonomy.

    The question is no longer "if" but "when" this system will be implemented. And above all: what resistance are we willing to put up?

    t.me/lacivettabianca
    GATES SVELA LE CARTE: L'ID DIGITALE COME ARMA FINALE CONTRO IL LIBERO PENSIERO Eccolo di nuovo. L'architetto della sorveglianza globale, il profeta autoproclamato delle emergenze sanitarie, il miliardario che sussurra all'orecchio dei governi avanza l'ennesimo tassello del suo progetto tecnocratico. Bill Gates – che non si nasconde più dietro veli di filantropia – articola con disarmante chiarezza la prossima fase: un sistema di identificazione digitale per soffocare quella che lui chiama "disinformazione". "Gli Stati Uniti rappresentano un caso complesso a causa del Primo Emendamento. Quali eccezioni possiamo contemplare?" Non è una domanda, è una strategia. Il Primo Emendamento – questo fastidioso ostacolo alla censura totale – viene trattato come un bug da correggere nel sistema operativo della società che immagina. La sua rivelazione prosegue senza filtri: "Credo che col tempo... vorremmo operare in un ambiente dove le persone siano veramente identificate... Dovremo sviluppare sistemi e comportamenti che ci permettano di essere più consapevoli riguardo a chi dice cosa, chi ha creato questo contenuto." Traduzione: nessuna voce anonima, nessun rifugio digitale, nessuna opinione senza un collare elettronico che ne tracci la provenienza. L'uomo che ha costruito un impero sul controllo dei sistemi operativi ora ambisce al controllo dell'ecosistema informativo globale. Non è un'evoluzione inaspettata per chi segue la traiettoria di Gates. Dal dominio dei computer personali alla manipolazione dei sistemi alimentari globali, dall'influenza sulla sanità mondiale all'ingegneria climatica – il pattern è sempre lo stesso: centralizzazione, controllo, abolizione delle alternative. L'ID digitale rappresenta semplicemente l'anello mancante – il dispositivo che salda definitivamente persona fisica e identità digitale, trasformando ogni espressione umana in dato tracciabile, classificabile, eventualmente censurabile. La tecnocrazia di cui Gates è portavoce non ha bisogno di campi di concentramento o plotoni d'esecuzione. Le bastano database, algoritmi e l'eliminazione sistematica dell'anonimato. Il dissenso non viene fucilato – viene semplicemente reso invisibile, relegato negli angoli più oscuri e inaccessibili della rete, privato di ossigeno mediatico. Chi ha seguito l'ascesa di questa élite tecnocratica riconosce i segnali. Gates non sta improvvisando – sta eseguendo il copione previsto, rivelando pubblicamente ciò che è stato pianificato nelle stanze dei bottoni della governance globale. L'ID digitale non è uno strumento isolato – è il fulcro di un ecosistema di controllo che include moneta digitale, credito sociale e biosorveglianza permanente. La "lotta alla disinformazione" è solo il pretesto nobile dietro cui nascondere l'obiettivo reale: la fine definitiva della privacy e dell'autonomia individuale. La domanda non è più "se" ma "quando" questo sistema verrà implementato. E soprattutto: quale resistenza siamo disposti a opporre? GATES SHOWS HIS CARDS: DIGITAL ID AS THE ULTIMATE WEAPON AGAINST FREE THOUGHT Here he goes again. The architect of global surveillance, the self-proclaimed prophet of health emergencies, the billionaire who whispers in the ear of governments, advances yet another piece of his technocratic project. Bill Gates – no longer hiding behind veils of philanthropy – articulates with disarming clarity the next phase: a digital identification system to stifle what he calls “misinformation.” “The United States is a complex case because of the First Amendment. What exceptions can we contemplate?” It’s not a question, it’s a strategy. The First Amendment – ​​that pesky obstacle to total censorship – is treated as a bug to be fixed in the operating system of the society he imagines. His revelation continues without filters: "I think that over time... we would like to operate in an environment where people are truly identified... We will have to develop systems and behaviors that allow us to be more aware of who says what, who created this content." Translation: no anonymous voice, no digital refuge, no opinion without an electronic collar that traces its origin. The man who built an empire on the control of operating systems now aspires to control the global information ecosystem. This is not an unexpected evolution for those who follow Gates' trajectory. From the domination of personal computers to the manipulation of global food systems, from influencing global health to climate engineering – the pattern is always the same: centralization, control, abolition of alternatives. The digital ID is simply the missing link – the device that definitively welds the physical person and digital identity, transforming every human expression into traceable, classifiable, possibly censorable data. The technocracy that Gates champions does not need concentration camps or firing squads. Databases, algorithms, and the systematic elimination of anonymity are enough. Dissent is not shot – it is simply made invisible, relegated to the darkest and most inaccessible corners of the internet, deprived of media oxygen. Anyone who has followed the rise of this technocratic elite recognizes the signs. Gates is not improvising – he is following the expected script, publicly revealing what has been planned in the control rooms of global governance. The digital ID is not an isolated tool – it is the centerpiece of an ecosystem of control that includes digital currency, social credit, and permanent biosurveillance. The "fight against disinformation" is just the noble pretext behind which to hide the real goal: the definitive end of privacy and individual autonomy. The question is no longer "if" but "when" this system will be implemented. And above all: what resistance are we willing to put up? t.me/lacivettabianca
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