• Il senso di BlackRock al forum di Davos spiegato bene

    Maurizio Blondet 4 Settembre 2025

    Il Forum di Davos, dopo la caduta in disgrazia di Schwab, viene preso in mano dal capo di Black Rock, il j  Larry Fink.

    Il padrone del mondo – quello che lucra da tutte le armi, tutti i vaccini, tutta l’energia, tutta l’informazione venduta nel mondo – getta la maschera e fa capire anche ai meno intelligenti cosa Davos fosse veramente. Il giocattolo ideologico di un potere feroce, per impartire ordini a governi corrotti e indottrinare masse composte da gente come te, servo.

    L’idea che miliardi di dosi di vaccino prodotte da aziende detenute da Black Rock dovessero essere commercializzate sebbene non testate, cioè pericolose, viene da Davos. L’idea che, per far accettare quelle dosi, la gente andasse segregata, viene da Davos.

    L’idea che l’allevamento, i boschi e gli stessi polmoni umani siano inquinamento, e pannelli di silicio e torri eoliche di duecento metri prodotte da attori energetici in mano a Black Rock siano “green”, viene da Davos.

    L’idea che il clima sia impazzito per colpa del diesel, che dobbiamo comprare auto elettriche e chiedere mutui al sistema bancario sottostante a Black Rock per procurarci muffa di cappotti termici, viene da Davos.

    L’idea che i popoli vadano smantellati e sostituiti da masse afroislamiche pronte a lavorare per due lire alle dipendenze delle multinazionali detenute da Black Rock, viene da Davos.

    L’idea che le famiglie vadano disintegrate in favore dell’esaltazione di un individualismo omosessuale e schizofrenico che aumenti i consumi riducendo i nuovi nati, viene da Davos.

    L’idea che armare l’Ucraina vendendo armi di industrie detenute da Black Rock sia “pace”, imperversa a Davos.

    Cos’è dunque l’agenda di Davos? Sono gli interessi di Black Rock trasformati in programma politico, sorretti dalla propaganda dei media in mano a Black Rock e imposti con la violenza dei governi corrotti da Black Rock. Lo capirai, ora che Larry Fink ha ufficialmente preso il comando di Davos? Ti stimo talmente imbecille che giurerei ancora una volta di no, servo.

    Non lo capisce, il servo, perché la TV non gliel’ha detto: la tv con quel che tace è il vero potente strumento della dittatura.
    Il senso di BlackRock al forum di Davos spiegato bene Maurizio Blondet 4 Settembre 2025 Il Forum di Davos, dopo la caduta in disgrazia di Schwab, viene preso in mano dal capo di Black Rock, il j  Larry Fink. Il padrone del mondo – quello che lucra da tutte le armi, tutti i vaccini, tutta l’energia, tutta l’informazione venduta nel mondo – getta la maschera e fa capire anche ai meno intelligenti cosa Davos fosse veramente. Il giocattolo ideologico di un potere feroce, per impartire ordini a governi corrotti e indottrinare masse composte da gente come te, servo. L’idea che miliardi di dosi di vaccino prodotte da aziende detenute da Black Rock dovessero essere commercializzate sebbene non testate, cioè pericolose, viene da Davos. L’idea che, per far accettare quelle dosi, la gente andasse segregata, viene da Davos. L’idea che l’allevamento, i boschi e gli stessi polmoni umani siano inquinamento, e pannelli di silicio e torri eoliche di duecento metri prodotte da attori energetici in mano a Black Rock siano “green”, viene da Davos. L’idea che il clima sia impazzito per colpa del diesel, che dobbiamo comprare auto elettriche e chiedere mutui al sistema bancario sottostante a Black Rock per procurarci muffa di cappotti termici, viene da Davos. L’idea che i popoli vadano smantellati e sostituiti da masse afroislamiche pronte a lavorare per due lire alle dipendenze delle multinazionali detenute da Black Rock, viene da Davos. L’idea che le famiglie vadano disintegrate in favore dell’esaltazione di un individualismo omosessuale e schizofrenico che aumenti i consumi riducendo i nuovi nati, viene da Davos. L’idea che armare l’Ucraina vendendo armi di industrie detenute da Black Rock sia “pace”, imperversa a Davos. Cos’è dunque l’agenda di Davos? Sono gli interessi di Black Rock trasformati in programma politico, sorretti dalla propaganda dei media in mano a Black Rock e imposti con la violenza dei governi corrotti da Black Rock. Lo capirai, ora che Larry Fink ha ufficialmente preso il comando di Davos? Ti stimo talmente imbecille che giurerei ancora una volta di no, servo. Non lo capisce, il servo, perché la TV non gliel’ha detto: la tv con quel che tace è il vero potente strumento della dittatura.
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  • La questione ucraina ora potrebbe chiudersi… aprendo quella dell’arma nucleare tedesca
    Se la Nato si dividesse, senza gli Usa la Ue sarebbe una coalizione poco e male armata, in cerca di un padrone. Ma quale?
    https://www.barbadillo.it/123779-la-questione-ucraina-ora-potrebbe-chiudersi-aprendo-quella-dellarma-nucleare-tedesca/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=twitter&utm_source=socialnetwork
    La questione ucraina ora potrebbe chiudersi… aprendo quella dell’arma nucleare tedesca Se la Nato si dividesse, senza gli Usa la Ue sarebbe una coalizione poco e male armata, in cerca di un padrone. Ma quale? https://www.barbadillo.it/123779-la-questione-ucraina-ora-potrebbe-chiudersi-aprendo-quella-dellarma-nucleare-tedesca/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=twitter&utm_source=socialnetwork
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    La questione ucraina ora potrebbe chiudersi... aprendo quella dell'arma nucleare tedesca - Barbadillo
    Se la Nato si dividesse, senza gli Usa la Ue sarebbe una coalizione poco e male armata, in cerca di un padrone. Ma quale?
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  • I produttori europei di auto avevano un piano, obbligare la gente a comprare auto elettriche di alta gamma con gli obblighi green, ma hanno fatto male i conti.
    Fare auto elettriche si è rivelato più difficile del previsto, nessuno le vuole e non ha più soldi per prenderle e se le prende sono cinesi. Intanto Stellantis vendeva motori termici a tre cilindri che si rompono dopo 60mila km, i cinesi hanno imparato a fare anche le termiche e le vendono alla metà del prezzo. Le marche Eu di prestigio non le compra nessuno per i prezzi folli della manutenzione e le complicazioni costruttive.
    Risultato dei geni del marketing politicamente corretto: Volkswagen costruirà carri armati anche se totalmente inutili in una eventuale guerra (vengono distrutti da un drone da 1000 euro) e la fine dell'industria europea dell'auto.
    Grazie Europa.
    I produttori europei di auto avevano un piano, obbligare la gente a comprare auto elettriche di alta gamma con gli obblighi green, ma hanno fatto male i conti. Fare auto elettriche si è rivelato più difficile del previsto, nessuno le vuole e non ha più soldi per prenderle e se le prende sono cinesi. Intanto Stellantis vendeva motori termici a tre cilindri che si rompono dopo 60mila km, i cinesi hanno imparato a fare anche le termiche e le vendono alla metà del prezzo. Le marche Eu di prestigio non le compra nessuno per i prezzi folli della manutenzione e le complicazioni costruttive. Risultato dei geni del marketing politicamente corretto: Volkswagen costruirà carri armati anche se totalmente inutili in una eventuale guerra (vengono distrutti da un drone da 1000 euro) e la fine dell'industria europea dell'auto. Grazie Europa.
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  • Baci e abbracci tra Trump e Putin. Ma la guerra in Ucraina al momento continua perché la Germania si è messa di traverso e il resto dell‘Europa, con l’unica eccezione dell‘ Ungheria, la segue -
    La questione ucraina ora potrebbe chiudersi... aprendo quella dell'arma nucleare tedesca - Barbadillo
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    Baci e abbracci tra Trump e Putin. Ma la guerra in Ucraina al momento continua perché la Germania si è messa di traverso e il resto dell‘Europa, con l’unica eccezione dell‘ Ungheria, la segue - La questione ucraina ora potrebbe chiudersi... aprendo quella dell'arma nucleare tedesca - Barbadillo Se la Nato si dividesse, senza gli Usa la Ue sarebbe una coalizione poco e male armata, in cerca di un padrone. Ma quale? https://www.barbadillo.it/123779-la-questione-ucraina-ora-potrebbe-chiudersi-aprendo-quella-dellarma-nucleare-tedesca/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=twitter&utm_source=socialnetwork
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  • ORRORE SENZA FINE!
    NON POSSO CREDERCI. QUESTA è LA SITUAZIONE degli ALLEVAMENTI di GALLINE in LOMBARDIA!
    Food for Profit svela condizioni igieniche disastrose negli allevamenti lombardi
    L'inchiesta di Giulia Innocenzi documenta carcasse abbandonate e gravi rischi di aviaria negli allevamenti di galline in Lombardia...

    Mentre i prezzi delle uova esplodono a livello globale – in alcune aree degli Stati Uniti sono arrivate a +159% – una nuova inchiesta video del team di Food for Profit mostra due allevamenti intensivi di galline ovaiole in Lombardia, la seconda regione per numero di galline, dopo il Veneto.

    Dai video, ricevuti da un informatore anonimo, emergono gravi carenze di biosicurezza e condizioni igieniche precarie e un alto numero di carcasse abbandonate. Tutti fattori direttamente connessi con il rischio di influenza aviaria. Animali che mangiano le loro feci, gabbie vecchie e carcasse lasciate a marcire. Il primo allevamento in provincia di Brescia, che può contenere quasi 100mila galline, si trova in una zona colpita in passato da focolai di aviaria. Le galline vivono in gabbie metalliche vecchie e molto piccole, faticano a muoversi e molte sono senza piume per lo stress o per lo sfregamento continuo contro le sbarre di metallo.

    Le immagini mostrano feci accumulate tra le grate e galline che mangiano gli escrementi. Numerose carcasse sono lasciate nei corridoi o accanto alle gabbie, in avanzato stato di decomposizione. Dovrebbero essere rimosse immediatamente per ragioni di biosicurezza, ma restano lì per giorni, aumentando il rischio di malattie infettive. Nel 2022, durante un focolaio, questo allevamento ha effettuato un depopolamento, ricevendo quindi un indennizzo. Ha inoltre ricevuto oltre 36mila euro dai fondi del Pnrr. A ottobre 2024, la zona è stata classificata come “Zona di Ulteriore Restrizione”, il livello di allerta più alto per l’influenza aviaria. Ora il rischio aviaria si è allentato, ma le misure di biosicurezza dovrebbero essere ai massimi proprio per scongiurarne il pericolo.

    Il secondo allevamento in provincia di Lodi è ancora più grande: può ospitare fino a 300mila galline. Le riprese con il drone mostrano galline che sono uscite dai capannoni e vagano liberamente all’esterno, in un’area dove l’aviaria è stata rilevata anche nel 2024. Una condizione ad altissimo rischio perché il contatto con la fauna selvatica è una delle principali vie di diffusione del virus. I filmati mostrano inoltre una carcassa di pecora abbandonata, visibilmente non registrata (senza marchi auricolari), posizionata proprio nella zona filtro – quella che dovrebbe garantire il massimo dell’igiene prima dell’accesso ai capannoni. Anche qui il numero di carcasse è altissimo, alcune in stato di decomposizione, altre cannibalizzate dalle altre galline. Le condizioni igieniche sono disastrose: scarafaggi, feci secche, struttura fatiscente, prolassi visibili su molti animali.

    “Tutto questo è gravissimo, sia per gli animali che vivono in queste strutture, sia per le criticità di biosicurezza – dichiara la giornalista Giulia Innocenzi. – Di fronte a un’emergenza mondiale come l’aviaria, una situazione come questa non dovrebbe neanche esistere, perché, in un attimo, dei comportamenti scorretti anche di un solo allevatore possono avere ricadute enormi su tutta la comunità”.

    Senza considerare che questo comporta un uso di soldi pubblici: i paesi europei, Italia inclusa, infatti stanziano fondi per risarcire gli allevamenti intensivi, coprendo i problemi causati dalle malattie infettive come l’aviaria. “C’è bisogno che le irregolarità di allevamenti come questi vengano diffuse pubblicamente e non solo tramite le nostre inchieste – conclude Giulia Innocenzi. – Per questo abbiamo depositato una denuncia formale ai Carabinieri Forestali. Speriamo che sia il primo passo verso un cambiamento necessario.”

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/01/food-profit-allevamenti-galline-lombardia-inchiesta-notizie/8046332/
    ORRORE SENZA FINE! NON POSSO CREDERCI. QUESTA è LA SITUAZIONE degli ALLEVAMENTI di GALLINE in LOMBARDIA! Food for Profit svela condizioni igieniche disastrose negli allevamenti lombardi L'inchiesta di Giulia Innocenzi documenta carcasse abbandonate e gravi rischi di aviaria negli allevamenti di galline in Lombardia... Mentre i prezzi delle uova esplodono a livello globale – in alcune aree degli Stati Uniti sono arrivate a +159% – una nuova inchiesta video del team di Food for Profit mostra due allevamenti intensivi di galline ovaiole in Lombardia, la seconda regione per numero di galline, dopo il Veneto. Dai video, ricevuti da un informatore anonimo, emergono gravi carenze di biosicurezza e condizioni igieniche precarie e un alto numero di carcasse abbandonate. Tutti fattori direttamente connessi con il rischio di influenza aviaria. Animali che mangiano le loro feci, gabbie vecchie e carcasse lasciate a marcire. Il primo allevamento in provincia di Brescia, che può contenere quasi 100mila galline, si trova in una zona colpita in passato da focolai di aviaria. Le galline vivono in gabbie metalliche vecchie e molto piccole, faticano a muoversi e molte sono senza piume per lo stress o per lo sfregamento continuo contro le sbarre di metallo. Le immagini mostrano feci accumulate tra le grate e galline che mangiano gli escrementi. Numerose carcasse sono lasciate nei corridoi o accanto alle gabbie, in avanzato stato di decomposizione. Dovrebbero essere rimosse immediatamente per ragioni di biosicurezza, ma restano lì per giorni, aumentando il rischio di malattie infettive. Nel 2022, durante un focolaio, questo allevamento ha effettuato un depopolamento, ricevendo quindi un indennizzo. Ha inoltre ricevuto oltre 36mila euro dai fondi del Pnrr. A ottobre 2024, la zona è stata classificata come “Zona di Ulteriore Restrizione”, il livello di allerta più alto per l’influenza aviaria. Ora il rischio aviaria si è allentato, ma le misure di biosicurezza dovrebbero essere ai massimi proprio per scongiurarne il pericolo. Il secondo allevamento in provincia di Lodi è ancora più grande: può ospitare fino a 300mila galline. Le riprese con il drone mostrano galline che sono uscite dai capannoni e vagano liberamente all’esterno, in un’area dove l’aviaria è stata rilevata anche nel 2024. Una condizione ad altissimo rischio perché il contatto con la fauna selvatica è una delle principali vie di diffusione del virus. I filmati mostrano inoltre una carcassa di pecora abbandonata, visibilmente non registrata (senza marchi auricolari), posizionata proprio nella zona filtro – quella che dovrebbe garantire il massimo dell’igiene prima dell’accesso ai capannoni. Anche qui il numero di carcasse è altissimo, alcune in stato di decomposizione, altre cannibalizzate dalle altre galline. Le condizioni igieniche sono disastrose: scarafaggi, feci secche, struttura fatiscente, prolassi visibili su molti animali. “Tutto questo è gravissimo, sia per gli animali che vivono in queste strutture, sia per le criticità di biosicurezza – dichiara la giornalista Giulia Innocenzi. – Di fronte a un’emergenza mondiale come l’aviaria, una situazione come questa non dovrebbe neanche esistere, perché, in un attimo, dei comportamenti scorretti anche di un solo allevatore possono avere ricadute enormi su tutta la comunità”. Senza considerare che questo comporta un uso di soldi pubblici: i paesi europei, Italia inclusa, infatti stanziano fondi per risarcire gli allevamenti intensivi, coprendo i problemi causati dalle malattie infettive come l’aviaria. “C’è bisogno che le irregolarità di allevamenti come questi vengano diffuse pubblicamente e non solo tramite le nostre inchieste – conclude Giulia Innocenzi. – Per questo abbiamo depositato una denuncia formale ai Carabinieri Forestali. Speriamo che sia il primo passo verso un cambiamento necessario.” https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/01/food-profit-allevamenti-galline-lombardia-inchiesta-notizie/8046332/
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  • Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele.

    https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/

    Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria".

    Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori.

    Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti".

    Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran.

    Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli"

    Here’s the English translation of your text:

    Eng Version

    On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist.

    [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/)

    While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management."

    Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories.

    Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals."

    This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran.

    For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140:
    "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples."


    https://t.me/canalemiracolomilano
    Il 19 novembre, pochi minuti dopo aver attraversato un posto di blocco militare israeliano lungo l'autostrada centrale di Gaza, al poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato chiesto di allontanarsi dalla folla. Ha posato il figlio di 3 anni, che portava in braccio, e si è seduto davanti a una jeep militare (è stato successivamente trattenuto dalle forze di occupazione per diversi giorni, ndr). Si è scoperto che il signor Abu Toha era entrato nel raggio d'azione di telecamere dotate di tecnologia di riconoscimento facciale [...] Dopo che il suo volto è stato scansionato e identificato, il programma ha scoperto che il poeta si trovava su una lista di persone ricercate da israele. https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/ 👉 Pur precisando che l'esercito spara senza fare distinzioni sui palestinesi in attesa del soccorso, "la distribuzione degli aiuti non può passare dal riconoscimento facciale né dallo screening biometrico", ha sottolineato Alhendawi, il direttore regionale di Save The Children, in merito alla violenza tecnologica della "gestione umanitaria". Riconoscimento biometrico e profilazione, i pilastri del cosiddetto surveillance state tanto attuale; strumenti funzionali al controllo di massa e all'automazione dell'apartheid. Cosa vuol dire? Che l'erogazione degli aiuti, ad esempio, risulterebbe vincolata automaticamente ad una certa condotta comportamentale. Obbedisci e ottieni concessioni, trasgredisci e affronterai l'esclusione. Un modello tecno-giuridico, definito anche di "diritto premiale", già importato e sperimentato sui nostri territori. Tra i responsabili di questa operazione a Gaza (e non è l'unica in corso), oltre alle autorità di Tel Aviv e alla divisione di cyber-spionaggio dell'esercito, l'Unità 8200, vi sono anche Corsight, una compagnia specializzata in servizi di IA per la sicurezza, controllata da Cortica, una start-up israeliana, e infine... Google. Se da una parte sono i servizi di Google Photos a permettere ad israele di "individuare e distinguere i volti dalla folla e dalle riprese granulose dei droni", tramite database, dall'altra è la piattaforma realizzata da Corsight a consentire non solo di "pre-riconoscere individui da una watchlist, ma anche individui sconosciuti". 👉 Non è certo la prima volta che i giganti della silicon sostengono tecnicamente gli obiettivi della macchina di guerra, o che ne assumono il personale anche per lo sviluppo del "settore civile", che proprio civile non è. Ricordiamo, ad esempio, la piattaforma realizzata da Google per aiutare la "dissidenza siriana" a rovesciare il governo di Damasco, un progetto la cui esistenza è stata svelata da WikiLeaks. Oppure la disponibilità di WhatsApp (Meta) a fornire i dati della popolazione iraniana ad israele, denunciata molto recentemente da Teheran. Per approfondire, ricordiamo l'appuntamento 👉 Milano, domenica 29 giugno, ore 16.00 in Viale Monza 140: "Palestina Smart City - tecnologie per le guerre ai popoli" Here’s the English translation of your text: Eng Version On November 19, just minutes after passing through an Israeli military checkpoint along Gaza’s central highway, Palestinian poet Mosab Abu Toha was ordered to separate from the crowd. He set down his 3-year-old son, whom he had been carrying, and sat in front of a military jeep (he was later detained by occupation forces for several days, *ed.*). It turned out that Mr. Abu Toha had entered the range of facial recognition-equipped cameras [...] After his face was scanned and identified, the system flagged him as being on an Israeli watchlist. [Source](https://www.business-humanrights.org/pt/latest-news/report-reveals-google-corsights-technologies-role-in-israels-expansive-facial-recognition-program-in-gaza/) 👉 While emphasizing that the Israeli military fires indiscriminately at Palestinians awaiting aid, "aid distribution cannot rely on facial recognition or biometric screening," stressed Alhendawi, Save the Children’s regional director, regarding the technological violence of "humanitarian management." Biometric recognition and profiling—the pillars of today’s so-called surveillance state—are tools for mass control and the automation of apartheid. What does this mean? That aid distribution, for example, would be automatically tied to behavioral compliance. Obey and receive concessions; resist and face exclusion. A techno-legal model, also termed "premium law" (reward-based governance), already imported and tested in our own territories. Among those responsible for this operation in Gaza (and it’s not the only one underway)—aside from Tel Aviv’s authorities and the military’s cyber-espionage division, Unit 8200—are also Corsight, a company specializing in AI-driven security services (owned by Israeli startup Cortica), and, ultimately... Google. While Google Photos’ services allow Israel to "identify and distinguish faces in crowds and grainy drone footage" via databases, Corsight’s platform goes further, enabling not just "pre-recognition of individuals on watchlists" but also "unknown individuals." 👉 This is hardly the first time Silicon Valley giants have technically supported war machinery or absorbed its personnel—even for so-called "civilian sector" development (which is anything but civilian). Recall, for example, the platform Google built to help "Syrian dissidents" overthrow Damascus’ government—a project exposed by WikiLeaks. Or WhatsApp’s (Meta) willingness to provide Israeli authorities with Iranian user data, as recently denounced by Tehran. For further discussion, join us in Milan, Sunday, June 29 2025, at 4:00 PM, Viale Monza 140: "Palestine Smart City – Technologies of War Against Peoples." https://t.me/canalemiracolomilano
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  • QUESTO NON E' ACCETTABILE!
    Blog | Striscia di Gaza: Khuza’a rasa completamente al suolo dall’esercito israeliano
    L'analisi di immagini satellitari conferma la totale distruzione di Khuza'a, città di 11.000 abitanti nel sud della Striscia di Gaza, da parte di Israele.

    Attraverso l’analisi di immagini satellitari e la validazione di video, Amnesty International ha potuto confermare che nelle ultime due settimane di maggio ciò che restava della città di Khuza’a, nel sud della Striscia di Gaza, è stato completamente raso al suolo dalle forze israeliane. In una precedente ricerca, l’organizzazione per i diritti umani aveva documentato l’indiscriminata distruzione di terreni agricoli e centri abitati, senza necessità militari, allo scopo di espandere la “zona cuscinetto” israeliana lungo il perimetro orientale della Striscia di Gaza.

    Ora di Khuza’a, che una volta aveva 11.000 abitanti ed era al centro della parte più fertile della Striscia di Gaza, non resta più nulla: questa è un’altra prova del piano israeliano di imporre condizioni di vita intese a causare la distruzione fisica della popolazione palestinese, in violazione dell’articolo 2.3 della Convenzione sul genocidio.

    Le immagini satellitari del 17 maggio – giorno del lancio dell’operazione israeliana “Carri di Gedeone” – analizzate da Amnesty International mostrano mezzi militari pesanti entrare a Khuza’a. Il 20 maggio il gruppo armato palestinese Jihad islamica ha annunciato di averne colpito uno. Ma la dimensione della distruzione che ne è seguita non ha avuto niente a che fare con quelli che vengono abitualmente chiamati “scontri”.

    Il 27 maggio immagini riprese da un drone e diffuse sulle piattaforme social hanno mostrato, in modo inequivocabile, che nei giorni precedenti quasi tutta Khuza’a era stata distrutta. Un’altra prova, un video validato da Amnesty International, mostra tre bulldozer demolire in tutta tranquillità tre edifici. Del resto, il 25 maggio il comandante militare israeliano Dor Yoetz, in un messaggio alle truppe, aveva comunicato l’obiettivo di “eliminare i terroristi nei pressi di Khirbat Ikhza’a [il nome di Khuza’a in ebraico]”. Alcuni giorni dopo, ha reso noto che il nemico era stato sconfitto e che “Khirbat Ikhza’a non esiste più”.
    ⁠ 
    Il 31 maggio la municipalità di Khuza’a ha dichiarato, sulla sua pagina Facebook, che “la quantità delle distruzioni è superiore al previsto, la città è completamente fuori servizio”. L’impatto è stato devastante soprattutto per chi, dopo le ampie distruzioni della fine del 2023 e dell’inizio del 2024, era tornato a Khuza’a per ricostruire le proprie abitazioni e provare a rendere nuovamente coltivabili i terreni.

    English:

    Blog | Gaza Strip: Khuza’a Completely Razed to the Ground by the Israeli Military

    Satellite imagery analysis confirms the total destruction of Khuza’a, a town of 11,000 inhabitants in the southern Gaza Strip, by Israel.

    Through the analysis of satellite images and verification of videos, Amnesty International has confirmed that over the last two weeks of May, what remained of the town of Khuza’a, in the southern Gaza Strip, was completely leveled by Israeli forces. In previous research, the human rights organization had documented the indiscriminate destruction of agricultural land and residential areas—without military necessity—to expand the Israeli "buffer zone" along the eastern perimeter of the Gaza Strip.

    Now, nothing remains of Khuza’a, which was once home to 11,000 people and situated in the heart of Gaza’s most fertile land. This serves as further evidence of Israel’s plan to impose living conditions intended to bring about the physical destruction of the Palestinian population, in violation of Article 2.3 of the Genocide Convention.

    Satellite images from May 17—the day Israel launched its "Chariots of Gideon" operation—analyzed by Amnesty International show heavy military vehicles entering Khuza’a. On May 20, the Palestinian armed group Islamic Jihad announced it had struck one of them. However, the scale of destruction that followed bore no resemblance to what is commonly referred to as "clashes."

    On May 27, drone footage shared on social media platforms clearly showed that in the preceding days, nearly all of Khuza’a had been destroyed. Further evidence, a video verified by Amnesty International, shows three bulldozers calmly demolishing three buildings. Moreover, on May 25, Israeli military commander Dor Yoetz, in a message to troops, stated the objective was to "eliminate terrorists near Khirbat Ikhza’a" (the Hebrew name for Khuza’a). Days later, he announced that the enemy had been defeated and that "Khirbat Ikhza’a no longer exists."

    On May 31, the Khuza’a municipality declared on its Facebook page that "the scale of destruction exceeds expectations; the town is completely non-functional." The impact has been particularly devastating for those who, after the widespread destruction in late 2023 and early 2024, had returned to Khuza’a to rebuild their homes and attempt to restore the land for cultivation.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/23/khuza-distrutta-israele-striscia-gaza-immagine-satellitari-amnesty/8029523/
    QUESTO NON E' ACCETTABILE! Blog | Striscia di Gaza: Khuza’a rasa completamente al suolo dall’esercito israeliano L'analisi di immagini satellitari conferma la totale distruzione di Khuza'a, città di 11.000 abitanti nel sud della Striscia di Gaza, da parte di Israele. Attraverso l’analisi di immagini satellitari e la validazione di video, Amnesty International ha potuto confermare che nelle ultime due settimane di maggio ciò che restava della città di Khuza’a, nel sud della Striscia di Gaza, è stato completamente raso al suolo dalle forze israeliane. In una precedente ricerca, l’organizzazione per i diritti umani aveva documentato l’indiscriminata distruzione di terreni agricoli e centri abitati, senza necessità militari, allo scopo di espandere la “zona cuscinetto” israeliana lungo il perimetro orientale della Striscia di Gaza. Ora di Khuza’a, che una volta aveva 11.000 abitanti ed era al centro della parte più fertile della Striscia di Gaza, non resta più nulla: questa è un’altra prova del piano israeliano di imporre condizioni di vita intese a causare la distruzione fisica della popolazione palestinese, in violazione dell’articolo 2.3 della Convenzione sul genocidio. Le immagini satellitari del 17 maggio – giorno del lancio dell’operazione israeliana “Carri di Gedeone” – analizzate da Amnesty International mostrano mezzi militari pesanti entrare a Khuza’a. Il 20 maggio il gruppo armato palestinese Jihad islamica ha annunciato di averne colpito uno. Ma la dimensione della distruzione che ne è seguita non ha avuto niente a che fare con quelli che vengono abitualmente chiamati “scontri”. Il 27 maggio immagini riprese da un drone e diffuse sulle piattaforme social hanno mostrato, in modo inequivocabile, che nei giorni precedenti quasi tutta Khuza’a era stata distrutta. Un’altra prova, un video validato da Amnesty International, mostra tre bulldozer demolire in tutta tranquillità tre edifici. Del resto, il 25 maggio il comandante militare israeliano Dor Yoetz, in un messaggio alle truppe, aveva comunicato l’obiettivo di “eliminare i terroristi nei pressi di Khirbat Ikhza’a [il nome di Khuza’a in ebraico]”. Alcuni giorni dopo, ha reso noto che il nemico era stato sconfitto e che “Khirbat Ikhza’a non esiste più”. ⁠  Il 31 maggio la municipalità di Khuza’a ha dichiarato, sulla sua pagina Facebook, che “la quantità delle distruzioni è superiore al previsto, la città è completamente fuori servizio”. L’impatto è stato devastante soprattutto per chi, dopo le ampie distruzioni della fine del 2023 e dell’inizio del 2024, era tornato a Khuza’a per ricostruire le proprie abitazioni e provare a rendere nuovamente coltivabili i terreni. English: Blog | Gaza Strip: Khuza’a Completely Razed to the Ground by the Israeli Military Satellite imagery analysis confirms the total destruction of Khuza’a, a town of 11,000 inhabitants in the southern Gaza Strip, by Israel. Through the analysis of satellite images and verification of videos, Amnesty International has confirmed that over the last two weeks of May, what remained of the town of Khuza’a, in the southern Gaza Strip, was completely leveled by Israeli forces. In previous research, the human rights organization had documented the indiscriminate destruction of agricultural land and residential areas—without military necessity—to expand the Israeli "buffer zone" along the eastern perimeter of the Gaza Strip. Now, nothing remains of Khuza’a, which was once home to 11,000 people and situated in the heart of Gaza’s most fertile land. This serves as further evidence of Israel’s plan to impose living conditions intended to bring about the physical destruction of the Palestinian population, in violation of Article 2.3 of the Genocide Convention. Satellite images from May 17—the day Israel launched its "Chariots of Gideon" operation—analyzed by Amnesty International show heavy military vehicles entering Khuza’a. On May 20, the Palestinian armed group Islamic Jihad announced it had struck one of them. However, the scale of destruction that followed bore no resemblance to what is commonly referred to as "clashes." On May 27, drone footage shared on social media platforms clearly showed that in the preceding days, nearly all of Khuza’a had been destroyed. Further evidence, a video verified by Amnesty International, shows three bulldozers calmly demolishing three buildings. Moreover, on May 25, Israeli military commander Dor Yoetz, in a message to troops, stated the objective was to "eliminate terrorists near Khirbat Ikhza’a" (the Hebrew name for Khuza’a). Days later, he announced that the enemy had been defeated and that "Khirbat Ikhza’a no longer exists." On May 31, the Khuza’a municipality declared on its Facebook page that "the scale of destruction exceeds expectations; the town is completely non-functional." The impact has been particularly devastating for those who, after the widespread destruction in late 2023 and early 2024, had returned to Khuza’a to rebuild their homes and attempt to restore the land for cultivation. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/23/khuza-distrutta-israele-striscia-gaza-immagine-satellitari-amnesty/8029523/
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    Blog | Striscia di Gaza: Khuza’a rasa completamente al suolo dall’esercito israeliano
    L'analisi di immagini satellitari conferma la totale distruzione di Khuza'a, città di 11.000 abitanti nel sud della Striscia di Gaza, da parte di Israele
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  • ECCO il PD il partito in difesa dei LAVORATORI! Come no!

    Anche a livello locale la tensione è altissima. Lunedì scorso, il Consiglio comunale di Reggio Emilia ha bocciato un ordine del giorno di solidarietà alle lavoratrici presentato da Coalizione Civica. Il centrodestra si è astenuto, mentre il Pd ha votato contro, nonostante pochi giorni prima la deputata Ilenia Malavasi avesse depositato in Parlamento un’interrogazione proprio sulla vicenda, assieme ai colleghi Stefania Ascari (M5S) e Marco Grimaldi (Avs). “Il Pd ha scelto di non disturbare i potenti”, denunciano i consiglieri De Lucia e Aguzzoli. Il sindaco Marco Massari (Pd) ha assicurato che incontrerà presto le operaie, ma non ha previsto un faccia a faccia coi vertici del gruppo. La vera partita si gioca ora sul futuro polo della moda, un enorme progetto logistico che Max Mara intende realizzare nell’area delle ex Fiere e che arriverà in Consiglio comunale il 23 giugno. “Non voteremo il progetto finché il dottor Maramotti non aprirà un confronto con le lavoratrici”, dice De Lucia ricordando un’indagine del 1987 fatta da Cgil e Donne Comuniste sulle dipendenti di Max Mara, da cui emerse che il 30% aveva un esaurimento nervoso e il 70% soffriva di disturbi psicosomatici. “La risposta di Achille Maramotti fu: ‘Donne, il padrone sono io’. A 40 anni di distanza, questa storia non può ripetersi”.
    Max Mara, il governo conferma le denunce delle sarte: “Riscontrate irregolarità, bisogna intervenire". A Reggio Emilia è in gioco il Polo della Moda - Il Fatto Quotidiano
    Gwyneth Paltrow che balla la conga al ristorante “Bersagliera”, Sharon Stone che regala sorrisi ai flash dei fotografi, brindisi in riva al mare, tarantelle sulle note di Volare o Bella Ciao, crociere a Positano e una visita privata al Museo Archeologico di Napoli. Mentre Max Mara celebrava i suoi 75 anni con una sfilata monumentale …

    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/19/vessazioni-in-max-mara-il-governo-conferma-riscontrate-irregolarita/8031703/
    ECCO il PD il partito in difesa dei LAVORATORI! Come no! Anche a livello locale la tensione è altissima. Lunedì scorso, il Consiglio comunale di Reggio Emilia ha bocciato un ordine del giorno di solidarietà alle lavoratrici presentato da Coalizione Civica. Il centrodestra si è astenuto, mentre il Pd ha votato contro, nonostante pochi giorni prima la deputata Ilenia Malavasi avesse depositato in Parlamento un’interrogazione proprio sulla vicenda, assieme ai colleghi Stefania Ascari (M5S) e Marco Grimaldi (Avs). “Il Pd ha scelto di non disturbare i potenti”, denunciano i consiglieri De Lucia e Aguzzoli. Il sindaco Marco Massari (Pd) ha assicurato che incontrerà presto le operaie, ma non ha previsto un faccia a faccia coi vertici del gruppo. La vera partita si gioca ora sul futuro polo della moda, un enorme progetto logistico che Max Mara intende realizzare nell’area delle ex Fiere e che arriverà in Consiglio comunale il 23 giugno. “Non voteremo il progetto finché il dottor Maramotti non aprirà un confronto con le lavoratrici”, dice De Lucia ricordando un’indagine del 1987 fatta da Cgil e Donne Comuniste sulle dipendenti di Max Mara, da cui emerse che il 30% aveva un esaurimento nervoso e il 70% soffriva di disturbi psicosomatici. “La risposta di Achille Maramotti fu: ‘Donne, il padrone sono io’. A 40 anni di distanza, questa storia non può ripetersi”. Max Mara, il governo conferma le denunce delle sarte: “Riscontrate irregolarità, bisogna intervenire". A Reggio Emilia è in gioco il Polo della Moda - Il Fatto Quotidiano Gwyneth Paltrow che balla la conga al ristorante “Bersagliera”, Sharon Stone che regala sorrisi ai flash dei fotografi, brindisi in riva al mare, tarantelle sulle note di Volare o Bella Ciao, crociere a Positano e una visita privata al Museo Archeologico di Napoli. Mentre Max Mara celebrava i suoi 75 anni con una sfilata monumentale … https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/19/vessazioni-in-max-mara-il-governo-conferma-riscontrate-irregolarita/8031703/
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    Gwyneth Paltrow che balla la conga al ristorante “Bersagliera”, Sharon Stone che regala sorrisi ai flash dei fotografi, brindisi in riva al mare, tarantelle sulle note di Volare o Bella Ciao, crociere a Positano e una visita privata al Museo Archeologico di Napoli. Mentre Max Mara celebrava i suoi 75 anni con una sfilata monumentale …
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  • IMMAGINI NON ADATTE A UN PUBBLICO SENSIBILE!
    Un civile palestinese cammina, in mezzo alla strada deserta, portando un sacco di farina alla sua famiglia, affamata da due mesi di blocco totale di beni umanitari. Esattamente come in un videogame, un drone israeliano mira e apre il fuoco.

    Il giovane ragazzo palestinese è stato ucciso dal drone israeliano mentre si stava spostando da Shujaiya, a est di Gaza City, il 21 maggio.

    Tra il 21 e l’alba del 22 maggio sono oltre 100 i palestinesi uccisi da israele nella Striscia di Gaza. Nelle ultime settimane Israele ha accellerato il puo progetto di sterminio totale. Nessuno è al sicuro a Gaza.

    #gazagenocide
    IMMAGINI NON ADATTE A UN PUBBLICO SENSIBILE! Un civile palestinese cammina, in mezzo alla strada deserta, portando un sacco di farina alla sua famiglia, affamata da due mesi di blocco totale di beni umanitari. Esattamente come in un videogame, un drone israeliano mira e apre il fuoco. Il giovane ragazzo palestinese è stato ucciso dal drone israeliano mentre si stava spostando da Shujaiya, a est di Gaza City, il 21 maggio. Tra il 21 e l’alba del 22 maggio sono oltre 100 i palestinesi uccisi da israele nella Striscia di Gaza. Nelle ultime settimane Israele ha accellerato il puo progetto di sterminio totale. Nessuno è al sicuro a Gaza. #gazagenocide
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  • Market Overview:

    The industrial hemp market is experiencing robust growth as demand for sustainable, eco-friendly materials continues to rise across various industries. Industrial hemp, a variety of the Cannabis sativa plant, is being utilized in a wide range of applications, including textiles, construction materials, food products, personal care products, and biofuels. Unlike marijuana, industrial hemp contains less than 0.3% THC, the psychoactive compound in cannabis, making it an attractive option for a variety of industrial uses.

    The market has gained momentum over the past few years, thanks to growing awareness about the environmental benefits of hemp products, favorable government regulations, and increasing adoption of hemp-based products in industries such as construction and automotive. This shift in demand has attracted investments from both large companies and startups, signaling a promising future for the industrial hemp sector.

    The global industrial hemp market size is expected to reach USD 32,932.6 million by 2030, according to a new study by Polaris Market Research. This growth trajectory is attributed to increasing global awareness of the benefits of hemp as a sustainable resource and a growing market for bio-based alternatives to conventional materials.

    Key Market Growth Drivers:

    Rising Demand for Sustainable Materials: The push for sustainability and eco-friendly materials in various industries is a significant driver of the industrial hemp market. Hemp is a renewable resource that requires minimal water, pesticides, or herbicides compared to other crops. Furthermore, hemp fibers are strong, durable, and versatile, making them ideal for use in textiles, construction, automotive, and more. The growing need for biodegradable and non-toxic materials is accelerating hemp's adoption in these industries.

    Favorable Government Regulations and Legalization: Government regulations play a crucial role in the growth of the industrial hemp market. Many countries around the world have relaxed their regulations surrounding hemp cultivation, recognizing its potential as a sustainable agricultural crop. The U.S., for example, passed the 2018 Farm Bill, legalizing the cultivation of industrial hemp across the country. Similarly, countries in the European Union have adopted progressive legislation to support hemp farming, further fueling the market’s expansion.

    Increasing Applications Across Various Sectors: Industrial hemp’s versatility is one of the key factors driving its market growth. Hemp can be used in a wide array of applications, from textiles and paper products to biodegradable plastics, food, and beverages. Additionally, hemp-based biofuels are gaining traction as an alternative to fossil fuels, thanks to their lower environmental impact. The increasing adoption of hemp in mainstream consumer goods, such as personal care products and health supplements, is also expanding its market footprint.

    Consumer Awareness and Preference for Hemp-Based Products: As consumer preferences shift towards health-conscious and environmentally friendly products, the demand for hemp-based goods is on the rise. Hemp seeds and oil are becoming popular in health foods due to their high nutritional content, including omega-3 fatty acids and protein. This trend is being supported by increasing consumer awareness about the health benefits and environmental impact of hemp.

    Market Challenges:

    Despite its promising growth prospects, the industrial hemp market faces several challenges that may hinder its expansion:

    Limited Knowledge and Misconceptions: One of the primary challenges is the public’s lingering misconceptions about industrial hemp. Many consumers and industries still confuse industrial hemp with marijuana, which can create barriers to market adoption. This misunderstanding may lead to reluctance in adopting hemp-based products, especially in conservative markets.

    Supply Chain and Production Limitations: While hemp farming is growing in popularity, it still faces logistical challenges. Hemp cultivation requires specialized equipment, and there is a lack of infrastructure to support large-scale hemp farming in some regions. Additionally, processing hemp fibers and seeds for industrial use requires advanced technology and expertise, which may limit the availability of high-quality raw materials for manufacturers.

    Regulatory Uncertainty: Although several countries have made strides in legalizing industrial hemp cultivation, regulatory uncertainty still exists in certain regions. Inconsistent policies and regulations surrounding hemp cultivation, product manufacturing, and distribution can create hurdles for businesses looking to expand in the market.

    Price Volatility: Hemp prices can be volatile, particularly in regions where the market is still emerging. Factors such as weather conditions, changes in government policy, and supply-demand fluctuations can all impact the price of hemp. This unpredictability can pose risks for businesses investing in hemp-based products and raw materials.

    𝐄𝐱𝐩đĨ𝐨đĢ𝐞 𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐨đĻ𝐩đĨ𝐞𝐭𝐞 𝐂𝐨đĻ𝐩đĢ𝐞𝐡𝐞𝐧đŦđĸđ¯đž 𝐑𝐞𝐩𝐨đĢ𝐭 𝐇𝐞đĢ𝐞: https://www.polarismarketresearch.com/industry-analysis/industrial-hemp-market

    Regional Analysis:

    North America: North America, particularly the United States and Canada, is one of the largest markets for industrial hemp. The U.S. hemp industry saw significant growth following the passage of the 2018 Farm Bill, which legalized hemp cultivation and production on a federal level. Canada has also been a leader in hemp cultivation and processing, with well-established regulations and a mature market for hemp-based products. The rising demand for hemp-based textiles, food products, and biofuels is expected to drive continued growth in North America.

    Europe: Europe is another key market for industrial hemp, with countries like France, the United Kingdom, and Germany leading in hemp production. The European Union has been supportive of hemp cultivation, providing funding for research and development in hemp-based technologies. European consumers are increasingly opting for eco-friendly products, further boosting the demand for hemp-based goods. The regulatory framework across the EU is conducive to the growth of the hemp industry, making it an attractive region for investment.

    Asia-Pacific: The Asia-Pacific region is witnessing rapid growth in the industrial hemp market, driven by countries such as China, Australia, and India. China is the largest producer of hemp globally and plays a crucial role in the supply of raw materials for the industry. As consumer demand for hemp-based products increases in countries like Japan, South Korea, and Australia, the market is expected to continue expanding. However, regulatory challenges in certain countries could limit growth in some regions.

    Rest of the World: In regions like Latin America and the Middle East, the industrial hemp market is still in its early stages. However, with increasing interest in sustainable practices and the potential economic benefits of hemp cultivation, these regions are expected to see growth in the coming years. In particular, countries in Latin America are exploring hemp as an alternative crop to support their agricultural industries.

    Key Companies in the Industrial Hemp Market:

    Several companies are leading the way in the industrial hemp market, leveraging innovation and sustainability to meet the growing demand for hemp-based products. Some of the prominent players in the market include:

    Hemp, Inc. - A pioneer in the industrial hemp industry, Hemp, Inc. focuses on the cultivation, processing, and sale of hemp products. The company is involved in producing hemp fiber, hemp seeds, and CBD products.

    Tilray, Inc. - A global leader in the cannabis sector, Tilray has expanded its portfolio to include industrial hemp, particularly in the areas of food, beverages, and health products.

    Charlotte’s Web - Known for its high-quality hemp-based wellness products, Charlotte’s Web is a key player in the hemp industry. The company is involved in the production of hemp extract, CBD oil, and related health products.

    Canopy Growth Corporation - Canopy Growth is a leading cannabis company with significant investments in hemp production and processing, focusing on hemp-based food and wellness products.

    The Green Organic Dutchman - This Canadian company is involved in the cultivation and processing of hemp for various applications, including personal care, health supplements, and textiles.

    Conclusion:

    The industrial hemp market is poised for substantial growth, driven by increasing consumer demand for sustainable, eco-friendly materials and favorable regulatory support. While challenges such as misconceptions, supply chain limitations, and price volatility persist, the market's potential remains strong. As countries around the world continue to embrace hemp as a valuable agricultural crop, the industrial hemp industry is expected to flourish, offering significant opportunities for both established players and new entrants in the market.

    The future of the industrial hemp market looks promising, with ongoing innovation and investment paving the way for new applications and products across multiple industries. As demand for hemp-based products increases, it is likely that the market will continue to evolve, driven by both consumer preferences and global sustainability trends.

    More Trending Latest Reports By Polaris Market Research:

    Infectious Disease Diagnostics Market

    Botulinum Toxin Market

    Passenger Drones Market

    Amusement Parks Market

    Subcutaneous Immunoglobulin Market

    Smokeless Tobacco Products Market

    Nicotinamide Adenine Dinucleotide Market

    Center Stack Display Market

    Remote Patient Monitoring Devices Market
    Market Overview: The industrial hemp market is experiencing robust growth as demand for sustainable, eco-friendly materials continues to rise across various industries. Industrial hemp, a variety of the Cannabis sativa plant, is being utilized in a wide range of applications, including textiles, construction materials, food products, personal care products, and biofuels. Unlike marijuana, industrial hemp contains less than 0.3% THC, the psychoactive compound in cannabis, making it an attractive option for a variety of industrial uses. The market has gained momentum over the past few years, thanks to growing awareness about the environmental benefits of hemp products, favorable government regulations, and increasing adoption of hemp-based products in industries such as construction and automotive. This shift in demand has attracted investments from both large companies and startups, signaling a promising future for the industrial hemp sector. The global industrial hemp market size is expected to reach USD 32,932.6 million by 2030, according to a new study by Polaris Market Research. This growth trajectory is attributed to increasing global awareness of the benefits of hemp as a sustainable resource and a growing market for bio-based alternatives to conventional materials. Key Market Growth Drivers: Rising Demand for Sustainable Materials: The push for sustainability and eco-friendly materials in various industries is a significant driver of the industrial hemp market. Hemp is a renewable resource that requires minimal water, pesticides, or herbicides compared to other crops. Furthermore, hemp fibers are strong, durable, and versatile, making them ideal for use in textiles, construction, automotive, and more. The growing need for biodegradable and non-toxic materials is accelerating hemp's adoption in these industries. Favorable Government Regulations and Legalization: Government regulations play a crucial role in the growth of the industrial hemp market. Many countries around the world have relaxed their regulations surrounding hemp cultivation, recognizing its potential as a sustainable agricultural crop. The U.S., for example, passed the 2018 Farm Bill, legalizing the cultivation of industrial hemp across the country. Similarly, countries in the European Union have adopted progressive legislation to support hemp farming, further fueling the market’s expansion. Increasing Applications Across Various Sectors: Industrial hemp’s versatility is one of the key factors driving its market growth. Hemp can be used in a wide array of applications, from textiles and paper products to biodegradable plastics, food, and beverages. Additionally, hemp-based biofuels are gaining traction as an alternative to fossil fuels, thanks to their lower environmental impact. The increasing adoption of hemp in mainstream consumer goods, such as personal care products and health supplements, is also expanding its market footprint. Consumer Awareness and Preference for Hemp-Based Products: As consumer preferences shift towards health-conscious and environmentally friendly products, the demand for hemp-based goods is on the rise. Hemp seeds and oil are becoming popular in health foods due to their high nutritional content, including omega-3 fatty acids and protein. This trend is being supported by increasing consumer awareness about the health benefits and environmental impact of hemp. Market Challenges: Despite its promising growth prospects, the industrial hemp market faces several challenges that may hinder its expansion: Limited Knowledge and Misconceptions: One of the primary challenges is the public’s lingering misconceptions about industrial hemp. Many consumers and industries still confuse industrial hemp with marijuana, which can create barriers to market adoption. This misunderstanding may lead to reluctance in adopting hemp-based products, especially in conservative markets. Supply Chain and Production Limitations: While hemp farming is growing in popularity, it still faces logistical challenges. Hemp cultivation requires specialized equipment, and there is a lack of infrastructure to support large-scale hemp farming in some regions. Additionally, processing hemp fibers and seeds for industrial use requires advanced technology and expertise, which may limit the availability of high-quality raw materials for manufacturers. Regulatory Uncertainty: Although several countries have made strides in legalizing industrial hemp cultivation, regulatory uncertainty still exists in certain regions. Inconsistent policies and regulations surrounding hemp cultivation, product manufacturing, and distribution can create hurdles for businesses looking to expand in the market. Price Volatility: Hemp prices can be volatile, particularly in regions where the market is still emerging. Factors such as weather conditions, changes in government policy, and supply-demand fluctuations can all impact the price of hemp. This unpredictability can pose risks for businesses investing in hemp-based products and raw materials. 𝐄𝐱𝐩đĨ𝐨đĢ𝐞 𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐨đĻ𝐩đĨ𝐞𝐭𝐞 𝐂𝐨đĻ𝐩đĢ𝐞𝐡𝐞𝐧đŦđĸđ¯đž 𝐑𝐞𝐩𝐨đĢ𝐭 𝐇𝐞đĢ𝐞: https://www.polarismarketresearch.com/industry-analysis/industrial-hemp-market Regional Analysis: North America: North America, particularly the United States and Canada, is one of the largest markets for industrial hemp. The U.S. hemp industry saw significant growth following the passage of the 2018 Farm Bill, which legalized hemp cultivation and production on a federal level. Canada has also been a leader in hemp cultivation and processing, with well-established regulations and a mature market for hemp-based products. The rising demand for hemp-based textiles, food products, and biofuels is expected to drive continued growth in North America. Europe: Europe is another key market for industrial hemp, with countries like France, the United Kingdom, and Germany leading in hemp production. The European Union has been supportive of hemp cultivation, providing funding for research and development in hemp-based technologies. European consumers are increasingly opting for eco-friendly products, further boosting the demand for hemp-based goods. The regulatory framework across the EU is conducive to the growth of the hemp industry, making it an attractive region for investment. Asia-Pacific: The Asia-Pacific region is witnessing rapid growth in the industrial hemp market, driven by countries such as China, Australia, and India. China is the largest producer of hemp globally and plays a crucial role in the supply of raw materials for the industry. As consumer demand for hemp-based products increases in countries like Japan, South Korea, and Australia, the market is expected to continue expanding. However, regulatory challenges in certain countries could limit growth in some regions. Rest of the World: In regions like Latin America and the Middle East, the industrial hemp market is still in its early stages. However, with increasing interest in sustainable practices and the potential economic benefits of hemp cultivation, these regions are expected to see growth in the coming years. In particular, countries in Latin America are exploring hemp as an alternative crop to support their agricultural industries. Key Companies in the Industrial Hemp Market: Several companies are leading the way in the industrial hemp market, leveraging innovation and sustainability to meet the growing demand for hemp-based products. Some of the prominent players in the market include: Hemp, Inc. - A pioneer in the industrial hemp industry, Hemp, Inc. focuses on the cultivation, processing, and sale of hemp products. The company is involved in producing hemp fiber, hemp seeds, and CBD products. Tilray, Inc. - A global leader in the cannabis sector, Tilray has expanded its portfolio to include industrial hemp, particularly in the areas of food, beverages, and health products. Charlotte’s Web - Known for its high-quality hemp-based wellness products, Charlotte’s Web is a key player in the hemp industry. The company is involved in the production of hemp extract, CBD oil, and related health products. Canopy Growth Corporation - Canopy Growth is a leading cannabis company with significant investments in hemp production and processing, focusing on hemp-based food and wellness products. The Green Organic Dutchman - This Canadian company is involved in the cultivation and processing of hemp for various applications, including personal care, health supplements, and textiles. Conclusion: The industrial hemp market is poised for substantial growth, driven by increasing consumer demand for sustainable, eco-friendly materials and favorable regulatory support. While challenges such as misconceptions, supply chain limitations, and price volatility persist, the market's potential remains strong. As countries around the world continue to embrace hemp as a valuable agricultural crop, the industrial hemp industry is expected to flourish, offering significant opportunities for both established players and new entrants in the market. The future of the industrial hemp market looks promising, with ongoing innovation and investment paving the way for new applications and products across multiple industries. As demand for hemp-based products increases, it is likely that the market will continue to evolve, driven by both consumer preferences and global sustainability trends. More Trending Latest Reports By Polaris Market Research: Infectious Disease Diagnostics Market Botulinum Toxin Market Passenger Drones Market Amusement Parks Market Subcutaneous Immunoglobulin Market Smokeless Tobacco Products Market Nicotinamide Adenine Dinucleotide Market Center Stack Display Market Remote Patient Monitoring Devices Market
    WWW.POLARISMARKETRESEARCH.COM
    Global Industrial Hemp Market Size, Share & Growth Analysis Report, 2022-2030
    Global Industrial Hemp Market is anticipated to grow at a CAGR of 21.6% during the forecast period, with an estimated size and share exceeding USD 32,932.6 million by 2030, according to projections.
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