• La Russia usa le infrastrutture ucraine per guidare i propri droni

    UNITED24 Media è un'agenzia di stampa ucraina con sede a Kiev e, come sapete, in Ucraina il presidente plenipotenziario Zelensky ha abolito ogni forma di comunicazione dell'opposizione, quindi non può certo essere considerata come propaganda russa e, al contrario, è certamente propaganda ucraina.

    Pur tuttavia, l'articolo di ieri comparso sulle loro pagine è davvero curioso, nello spiegare come i russi controllano i propri droni fanno un'ammissione incredibile, ovvero che la Russia sfrutta le reti telefoniche interne ucraine per controllare i propri droni, ovvero utilizza strumenti ucraini per colpire la stessa Ucraina.

    Come queto sia possibile è scritto nel testo dell’articolo, ovvero un drone da carico trasporta altri droni da combattimento fino a 5-10 chilometri dal bersaglio dove vengono rilasciati sotto un’unica condizione: che vi sia una rete telefonica locale con un segnale LTE stabile.

    La furbata consiste nello sfruttare i dati crittografate e ad alta larghezza di banda delle reti internet, più difficili da intercettare o bloccare rispetto alle frequenze radio standard che necessitano di una fonte remota e di ripetitori oltre la portata dei sistemi FPV standard, mentre, utilizzando le infrastrutture vili, i droni russi non sarebbero più suscettibili a questa limitazione perchè la radioemittente di controllo è di fatto il più vicino ripetitore telefonico che mantiene la costante connessione con i droni a spese del nemico.

    Si potrebbe dire la beffa oltre al danno, infatti per evitare gli assalti di questo tipo di droni l’Ucraina dovrebbe spegnere tutti i ripetitori silenziando tutte le comunicazioni interne con conseguenze potenzialmente persino più disastrose che non i “semplici” attacchi mirati ad infrastrutture energetiche.

    Ma ogni altra considerazione pare al momento superflua, in attesa di sapere come davvero stanno le cose leggiamo cosa riporta United 24 (link in calce):

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    La Russia ora controlla i droni FPV tramite 4G per eludere i sistemi di disturbo dell'Ucraina

    01 nov 2025 11:40 - Ivan Khomenko

    Le forze armate russe hanno iniziato a schierare droni FPV controllati tramite reti mobili LTE, segnando un cambiamento nelle loro tattiche contro le posizioni difensive ucraine.

    Secondo lo specialista ucraino di guerra elettronica Serhii Beskrestnov, noto anche come "Flash", la Russia sta utilizzando una versione modificata del veicolo aereo senza pilota (UAV) Molniya per trasportare droni FPV in zone operative con copertura 4G stabile.

    Una volta raggiunta un'area idonea, il vettore rilascia i droni a circa 5-10 chilometri dai loro obiettivi, dove gli operatori ne assumono il controllo tramite reti mobili.

    "Stiamo registrando una nuova tattica", ha detto Beskrestnov su Telegram. "Il drone Molniya trasporta due droni FPV, non normali, ma controllati tramite reti mobili. Li trasporta in aree con copertura LTE stabile e li rilascia a 5-10 chilometri dal bersaglio".

    Il passaggio al controllo basato su LTE consente ai droni di evitare i tradizionali sistemi di radiodisturbo che tipicamente interrompono le frequenze di controllo standard. Utilizzando infrastrutture mobili civili, gli operatori russi possono mantenere il contatto con i loro droni anche oltre la portata dei sistemi FPV convenzionali.

    Beskrestnov ha osservato che la piattaforma Molniya non è dotata di un ripetitore di segnale. Funge invece da semplice sistema di consegna, trasportando le unità FPV abbastanza vicino alle zone in cui le reti mobili ucraine rimangono operative.

    A differenza dei droni FPV radiocomandati, i droni basati su LTE si basano su connessioni dati crittografate e ad alta larghezza di banda, più difficili da intercettare o bloccare.

    Il drone Molniya, sviluppato dal gruppo russo ZALA Aero sotto la direzione del consorzio Kalashnikov, è stato precedentemente utilizzato per trasportare munizioni vaganti e carichi utili da ricognizione. Il suo recente adattamento per l'impiego con droni FPV sottolinea la crescente attenzione russa ai sistemi senza pilota modulari e integrati in rete.

    In precedenza, Defense Express aveva riferito che la Russia sta aggiungendo la visione artificiale ai droni Molniya, consentendo loro di colpire obiettivi anche senza contatto radio.

    https://united24media.com/latest-news/russia-now-controls-fpv-drones-via-4g-to-evade-ukraines-jamming-systems-13022
    La Russia usa le infrastrutture ucraine per guidare i propri droni UNITED24 Media è un'agenzia di stampa ucraina con sede a Kiev e, come sapete, in Ucraina il presidente plenipotenziario Zelensky ha abolito ogni forma di comunicazione dell'opposizione, quindi non può certo essere considerata come propaganda russa e, al contrario, è certamente propaganda ucraina. Pur tuttavia, l'articolo di ieri comparso sulle loro pagine è davvero curioso, nello spiegare come i russi controllano i propri droni fanno un'ammissione incredibile, ovvero che la Russia sfrutta le reti telefoniche interne ucraine per controllare i propri droni, ovvero utilizza strumenti ucraini per colpire la stessa Ucraina. Come queto sia possibile è scritto nel testo dell’articolo, ovvero un drone da carico trasporta altri droni da combattimento fino a 5-10 chilometri dal bersaglio dove vengono rilasciati sotto un’unica condizione: che vi sia una rete telefonica locale con un segnale LTE stabile. La furbata consiste nello sfruttare i dati crittografate e ad alta larghezza di banda delle reti internet, più difficili da intercettare o bloccare rispetto alle frequenze radio standard che necessitano di una fonte remota e di ripetitori oltre la portata dei sistemi FPV standard, mentre, utilizzando le infrastrutture vili, i droni russi non sarebbero più suscettibili a questa limitazione perchè la radioemittente di controllo è di fatto il più vicino ripetitore telefonico che mantiene la costante connessione con i droni a spese del nemico. Si potrebbe dire la beffa oltre al danno, infatti per evitare gli assalti di questo tipo di droni l’Ucraina dovrebbe spegnere tutti i ripetitori silenziando tutte le comunicazioni interne con conseguenze potenzialmente persino più disastrose che non i “semplici” attacchi mirati ad infrastrutture energetiche. Ma ogni altra considerazione pare al momento superflua, in attesa di sapere come davvero stanno le cose leggiamo cosa riporta United 24 (link in calce): ------------------------------------- La Russia ora controlla i droni FPV tramite 4G per eludere i sistemi di disturbo dell'Ucraina 01 nov 2025 11:40 - Ivan Khomenko Le forze armate russe hanno iniziato a schierare droni FPV controllati tramite reti mobili LTE, segnando un cambiamento nelle loro tattiche contro le posizioni difensive ucraine. Secondo lo specialista ucraino di guerra elettronica Serhii Beskrestnov, noto anche come "Flash", la Russia sta utilizzando una versione modificata del veicolo aereo senza pilota (UAV) Molniya per trasportare droni FPV in zone operative con copertura 4G stabile. Una volta raggiunta un'area idonea, il vettore rilascia i droni a circa 5-10 chilometri dai loro obiettivi, dove gli operatori ne assumono il controllo tramite reti mobili. "Stiamo registrando una nuova tattica", ha detto Beskrestnov su Telegram. "Il drone Molniya trasporta due droni FPV, non normali, ma controllati tramite reti mobili. Li trasporta in aree con copertura LTE stabile e li rilascia a 5-10 chilometri dal bersaglio". Il passaggio al controllo basato su LTE consente ai droni di evitare i tradizionali sistemi di radiodisturbo che tipicamente interrompono le frequenze di controllo standard. Utilizzando infrastrutture mobili civili, gli operatori russi possono mantenere il contatto con i loro droni anche oltre la portata dei sistemi FPV convenzionali. Beskrestnov ha osservato che la piattaforma Molniya non è dotata di un ripetitore di segnale. Funge invece da semplice sistema di consegna, trasportando le unità FPV abbastanza vicino alle zone in cui le reti mobili ucraine rimangono operative. A differenza dei droni FPV radiocomandati, i droni basati su LTE si basano su connessioni dati crittografate e ad alta larghezza di banda, più difficili da intercettare o bloccare. Il drone Molniya, sviluppato dal gruppo russo ZALA Aero sotto la direzione del consorzio Kalashnikov, è stato precedentemente utilizzato per trasportare munizioni vaganti e carichi utili da ricognizione. Il suo recente adattamento per l'impiego con droni FPV sottolinea la crescente attenzione russa ai sistemi senza pilota modulari e integrati in rete. In precedenza, Defense Express aveva riferito che la Russia sta aggiungendo la visione artificiale ai droni Molniya, consentendo loro di colpire obiettivi anche senza contatto radio. https://united24media.com/latest-news/russia-now-controls-fpv-drones-via-4g-to-evade-ukraines-jamming-systems-13022
    UNITED24MEDIA.COM
    Russia Now Controls FPV Drones via 4G to Evade Ukraine’s Jamming Systems
    The use of modified Molniya UAVs to deploy FPV drones via LTE is reshaping Russian military tactics in Ukraine, offering enhanced operational capabilities.
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  • https://univdatos.com/reports/uae-saudi-arabia-small-uav-market
    https://univdatos.com/reports/uae-saudi-arabia-small-uav-market
    UNIVDATOS.COM
    UAE & Saudi Arabia Small UAV Market Report & Growth - 2030
    UAE & Saudi Arabia Small UAV Market is expected to grow at a significant rate of around 15% during the forecast period 2023-2030.
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    UNIVDATOS.COM
    UAE & Saudi Arabia Small UAV Market Report & Growth - 2030
    UAE & Saudi Arabia Small UAV Market is expected to grow at a significant rate of around 15% during the forecast period 2023-2030.
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  • ORRORE SENZA FINE!
    Le testimonianze drammatiche degli operatori MSF sotto le bombe di Gaza
    Fame, bombardamenti e migliaia di bambini amputati: le voci di Tanya e Rosa raccontano l'inferno quotidiano di Gaza.

    Non guardare. Decine e decine di cadaveri disseminati sui lati della strada: sembrano marcire per terra. Si alza la polvere. Avvolge tutto. Macerie davanti, dietro. Di colpo ritornano quell’odore, quando il sangue si raggruma e si fa nero, e la puzza delle fogne. Il rumore dei carri di legno trasportati dagli asini, carichi di corpi flaccidi e sporchi di gesso, misto al gemito dei motori diesel dei blindati, con i soldati israeliani a bordo. Sotto, il ronzio dei droni. “Oggi in ospedale dovevo gridare per sentire la mia voce, i droni erano assordanti”, racconta al Fatto prima che internet salti per tutto il giorno Rosa Mazzone, amministratrice di missione per Medici Senza Frontiere a Deir al-Balah, dove attualmente l’ong ha uno dei suoi due ospedali da campo. “Qui stanno arrivando le persone che scappano dall’offensiva del nord. La scorsa settimana abbiamo soccorso nelle cliniche dove operiamo oltre 3.600 persone, pazienti che pochi giorni fa erano nelle terapie intensive al nord, che mai sarebbero dovuti essere dimessi, che sono stati caricati dalle loro famiglie su carretti e trasportati in ospedali che non riescono ad accoglierli né curarli. Ci sono moltissimi feriti di guerra con infezioni e siamo senza antibiotici, garze sterili, mancano tutte le forniture mediche essenziali bloccate al confine dalle autorità israeliane”. La medicazione delle amputazioni – nei 18 ospedali funzionanti (erano 36) al limite del collasso e che continuano a subire attacchi mirati – è diventata la principale attività medica. “Abbiamo aumentato i posti posti letto, siamo determinati ma affranti”, prosegue Rosa. “Nel nord abbiamo dovuto chiudere le nostre cliniche, avevamo i blindati a pochi metri…”. Anche la Croce Rossa, dopo MSF, pochi giorni fa è stata costretta a fare la stessa cosa. “Da due anni si susseguono i bombardamenti, gli sfollamenti, la carestia, gli attacchi agli ospedali, altri bombardamenti, altri sfollamenti. Ci chiediamo: ma i leader mondiali che aspettano? Da mesi, mesi e mesi servono due cose: cessate il fuoco immediato e duraturo e un massiccio ingresso di aiuti in tutta la Striscia”.

    Il blocco degli aiuti umanitari e alimentari, imposto a Gaza dal 2 marzo scorso, sta riducendo i palestinesi a una dipendenza. Per mangiare, devono strisciare verso i loro assassini e mendicare. Umiliati, terrorizzati, disperati per pochi brandelli di cibo, sono privati della dignità, dell’autonomia e della libertà di agire. “Non esiste un caso, dalla Seconda guerra mondiale, in cui un’intera popolazione sia stata ridotta alla fame estrema e all’indigenza con tale rapidità”, ha scritto sul Guardian Alex de Waal, direttore esecutivo della World Peace Foundation. Chi sta morendo di fame non ha abbastanza calorie per sostenersi. In preda alla disperazione, inizia a mangiare erba o foglie se le trova, insetti, topi, sporcizia. Strappa piccoli pezzi di cibo, spesso avariato, e li raziona. Soffre di diarrea e di infezioni respiratorie. Si abbassa il livello di ossigeno dai polmoni al corpo. Diventa anemico. I muscoli deperiscono. I reni si bloccano. Il sistema immunitario impazzisce. E malattie infettive come tifo o tubercolosi finiscono quel che resta di corpi scheletrici che vagano come zombie. In cerca di cibo e acqua. Con occhi svuotati, vitrei.

    “Negli ultimi anni sono stata in missione nella Striscia molte volte, l’ultima a marzo”, spiega Tanya Haj-Hassan, pediatra statunitense specializzata in terapia intensiva che lavora con MSF e con Medical Aid for Palestinians UK, in questi giorni in visita in diversi Paesi per raccontare come l’umanità sia morta a Gaza. Le sue parole e lacrime al Forum delle Nazioni Unite, l’anno scorso, fecero il giro del mondo. “A Gaza i bambini vengono uccisi e mutilati a un ritmo mai visto: sono la più grande popolazione di amputati pediatrici della storia”. Tanya ricorda quelli che hanno vissuto abbastanza da incrociare la sua missione. Pensa ad Amer, 13 anni, con una grave lesione al collo dopo il bombardamento della sua casa. Continuava a chiamare la sorella, senza riconoscerla nel letto accanto: era bruciata viva. Pensa ad Aline, sette mesi, sopravvissuta a stento, mentre i suoi genitori cercavano di proteggerla. Poi, la bomba. “Le ciglia e i capelli bruciacchiati, la pelle intrisa dell’odore acre delle armi fornite e finanziate dall’Occidente, si stringeva a me in terapia intensiva. Sua madre, suo padre e la sorellina di cinque anni tutti morti. E lei è rimasta orfana a sette mesi. Come mi ha detto un medico di Gaza, quando gli ho chiesto cosa volesse che raccontassi al mondo: ‘La gente là fuori ha visto davvero i corpi carbonizzati dei bambini? Io non riesco a capirlo’.”

    Negli ultimi due anni, gli operatori sanitari che hanno prestato volontariato a Gaza hanno lanciato senza sosta appelli e testimonianze ai media, ai governi nazionali, agli organismi internazionali. Nulla è cambiato. In questa striscia di terra e macerie, sono stati uccisi in 1.600: il 2024 è stato l’anno più letale per chi decide di aiutare semplicemente chi va aiutato, come amava ripetere Gino Strada. “Vi dico: continuate a mobilitarvi per Gaza. Da qui vi vediamo e ci sentiamo meno soli”. La voce di Rosa da Deir al-Balah arriva, forte. Poi, però, la comunicazione si interrompe.

    MASSIMA DIFFUSIONE!

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/06/msf-gaza-testimonianze-crisi-umanitaria-oggi/8150850/
    ORRORE SENZA FINE! Le testimonianze drammatiche degli operatori MSF sotto le bombe di Gaza Fame, bombardamenti e migliaia di bambini amputati: le voci di Tanya e Rosa raccontano l'inferno quotidiano di Gaza. Non guardare. Decine e decine di cadaveri disseminati sui lati della strada: sembrano marcire per terra. Si alza la polvere. Avvolge tutto. Macerie davanti, dietro. Di colpo ritornano quell’odore, quando il sangue si raggruma e si fa nero, e la puzza delle fogne. Il rumore dei carri di legno trasportati dagli asini, carichi di corpi flaccidi e sporchi di gesso, misto al gemito dei motori diesel dei blindati, con i soldati israeliani a bordo. Sotto, il ronzio dei droni. “Oggi in ospedale dovevo gridare per sentire la mia voce, i droni erano assordanti”, racconta al Fatto prima che internet salti per tutto il giorno Rosa Mazzone, amministratrice di missione per Medici Senza Frontiere a Deir al-Balah, dove attualmente l’ong ha uno dei suoi due ospedali da campo. “Qui stanno arrivando le persone che scappano dall’offensiva del nord. La scorsa settimana abbiamo soccorso nelle cliniche dove operiamo oltre 3.600 persone, pazienti che pochi giorni fa erano nelle terapie intensive al nord, che mai sarebbero dovuti essere dimessi, che sono stati caricati dalle loro famiglie su carretti e trasportati in ospedali che non riescono ad accoglierli né curarli. Ci sono moltissimi feriti di guerra con infezioni e siamo senza antibiotici, garze sterili, mancano tutte le forniture mediche essenziali bloccate al confine dalle autorità israeliane”. La medicazione delle amputazioni – nei 18 ospedali funzionanti (erano 36) al limite del collasso e che continuano a subire attacchi mirati – è diventata la principale attività medica. “Abbiamo aumentato i posti posti letto, siamo determinati ma affranti”, prosegue Rosa. “Nel nord abbiamo dovuto chiudere le nostre cliniche, avevamo i blindati a pochi metri…”. Anche la Croce Rossa, dopo MSF, pochi giorni fa è stata costretta a fare la stessa cosa. “Da due anni si susseguono i bombardamenti, gli sfollamenti, la carestia, gli attacchi agli ospedali, altri bombardamenti, altri sfollamenti. Ci chiediamo: ma i leader mondiali che aspettano? Da mesi, mesi e mesi servono due cose: cessate il fuoco immediato e duraturo e un massiccio ingresso di aiuti in tutta la Striscia”. Il blocco degli aiuti umanitari e alimentari, imposto a Gaza dal 2 marzo scorso, sta riducendo i palestinesi a una dipendenza. Per mangiare, devono strisciare verso i loro assassini e mendicare. Umiliati, terrorizzati, disperati per pochi brandelli di cibo, sono privati della dignità, dell’autonomia e della libertà di agire. “Non esiste un caso, dalla Seconda guerra mondiale, in cui un’intera popolazione sia stata ridotta alla fame estrema e all’indigenza con tale rapidità”, ha scritto sul Guardian Alex de Waal, direttore esecutivo della World Peace Foundation. Chi sta morendo di fame non ha abbastanza calorie per sostenersi. In preda alla disperazione, inizia a mangiare erba o foglie se le trova, insetti, topi, sporcizia. Strappa piccoli pezzi di cibo, spesso avariato, e li raziona. Soffre di diarrea e di infezioni respiratorie. Si abbassa il livello di ossigeno dai polmoni al corpo. Diventa anemico. I muscoli deperiscono. I reni si bloccano. Il sistema immunitario impazzisce. E malattie infettive come tifo o tubercolosi finiscono quel che resta di corpi scheletrici che vagano come zombie. In cerca di cibo e acqua. Con occhi svuotati, vitrei. “Negli ultimi anni sono stata in missione nella Striscia molte volte, l’ultima a marzo”, spiega Tanya Haj-Hassan, pediatra statunitense specializzata in terapia intensiva che lavora con MSF e con Medical Aid for Palestinians UK, in questi giorni in visita in diversi Paesi per raccontare come l’umanità sia morta a Gaza. Le sue parole e lacrime al Forum delle Nazioni Unite, l’anno scorso, fecero il giro del mondo. “A Gaza i bambini vengono uccisi e mutilati a un ritmo mai visto: sono la più grande popolazione di amputati pediatrici della storia”. Tanya ricorda quelli che hanno vissuto abbastanza da incrociare la sua missione. Pensa ad Amer, 13 anni, con una grave lesione al collo dopo il bombardamento della sua casa. Continuava a chiamare la sorella, senza riconoscerla nel letto accanto: era bruciata viva. Pensa ad Aline, sette mesi, sopravvissuta a stento, mentre i suoi genitori cercavano di proteggerla. Poi, la bomba. “Le ciglia e i capelli bruciacchiati, la pelle intrisa dell’odore acre delle armi fornite e finanziate dall’Occidente, si stringeva a me in terapia intensiva. Sua madre, suo padre e la sorellina di cinque anni tutti morti. E lei è rimasta orfana a sette mesi. Come mi ha detto un medico di Gaza, quando gli ho chiesto cosa volesse che raccontassi al mondo: ‘La gente là fuori ha visto davvero i corpi carbonizzati dei bambini? Io non riesco a capirlo’.” Negli ultimi due anni, gli operatori sanitari che hanno prestato volontariato a Gaza hanno lanciato senza sosta appelli e testimonianze ai media, ai governi nazionali, agli organismi internazionali. Nulla è cambiato. In questa striscia di terra e macerie, sono stati uccisi in 1.600: il 2024 è stato l’anno più letale per chi decide di aiutare semplicemente chi va aiutato, come amava ripetere Gino Strada. “Vi dico: continuate a mobilitarvi per Gaza. Da qui vi vediamo e ci sentiamo meno soli”. La voce di Rosa da Deir al-Balah arriva, forte. Poi, però, la comunicazione si interrompe. MASSIMA DIFFUSIONE! https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/06/msf-gaza-testimonianze-crisi-umanitaria-oggi/8150850/
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    Le testimonianze drammatiche degli operatori MSF sotto le bombe di Gaza
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  • QUI LE COSE STANNO EVOLVENDO MOLTO VELOCEMENTE!
    Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione
    Perquisizioni nelle case dei famigliari di Sempio e indagato l'ex procuratore di Pavia per presunta corruzione sull'archiviazione del 2017...

    Le indagini sul delitto di Garlasco hanno preso una nuova direzione. Carabinieri e Guardia di Finanza hanno perquisito le abitazioni di 9 persone, tra cui quella dei genitori e degli zii di Andrea Sempio, unico indagato nel nuovo filone d’inchiesta sul caso aperto dalla Procura di Pavia. Sotto i fari anche ex investigatori e inquirenti che indagarono sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel paese della provincia di Pavia il 13 agosto 2007.

    L’operazione – coordinata dalla Procura di Brescia, competente ad indagare su eventuali reati commessi da magistrati in servizio nel distretto della Corte d’appello di Milano – è scattata dopo che, secondo indiscrezioni, gli investigatori sarebbero finiti sulle tracce dei flussi di denaro versati dai familiari di Sempio per ottenere l’archiviazione dell’indagine aperta a suo carico nel 2017. E c’è un indagato eccellente: Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che archiviò l’indagine, è sotto inchiesta con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Gli investigatori hanno perquisito anche le sue dimore a Pavia, Genova e a Campione d’Italia, oltre alle case di due appartenenti alle forze dell’ordine, ora in congedo, che lavoravano nella sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Pavia.

    L’ipotesi di chi indaga è che Venditti abbia archiviato in modo troppo rapido la precedente inchiesta sull’amico del fratello della ventiseienne uccisa nella villetta di via Pascoli. Un sospetto che nascerebbe da alcune vecchie intercettazioni e da un appunto a penna su un bloc notes in cui si legge “Venditti/gip archivia X 20-30 euro” con la data “febbraio 2016”. Un promemoria sequestrato il 14 maggio scorso nell’abitazione dei genitori dell’indagato che avrebbe la grafia di Giuseppe Sempio, padre del nuovo sospettato dell’omicidio di Chiara, ma con la data erroneamente anticipata di un anno dato che l’archiviazione arriva solo nel 2017.

    All’ex procuratore di Pavia nel 2017 sarebbe “stata proposta o comunque ipotizzata” “una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20/30mila euro, per favorire Andrea Sempio”, si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm di Brescia Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete nei confronti dello stesso Venditti, dei carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, di Andrea Sempio, i suoi genitori e una serie di parenti. L’archiviazione, si ricorda negli atti, è stata richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal giudice per le indagini preliminari il 23 marzo 2017.

    Sempre secondo la procura di Brescia “le indagini” condotte nel 2017 a carico di Sempio “sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della polizia giudiziaria incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali”. Sarebbero emersi “alcuni contatti opachi” con personale della sezione di polizia giudiziaria, “e la breve durata dell’interrogatorio” di Sempio lascia trasparire “la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri”. In particolare, il sospettato e anche i suoi familiari, secondo il decreto, avrebbero “intrattenuto” con i due investigatori dell’epoca “poco prima” delle audizioni in Procura “dei contatti non relazionati”, in particolare con Sapone, o di “durata incongrua”, in particolare con Spoto.

    I pm segnalano, ad esempio, anche che, quando a Sempio fu notificato l’invito a comparire per l’interrogatorio otto anni fa, l’allora maresciallo Spoto “si tratteneva presso Sempio Andrea per un tempo assai esteso, incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria”. Avrebbe raggiunto Sempio “alle ore 16.35” ed effettuava la notifica più di un’ora dopo, alle “17.45”. Stando alle indagini, poi, Sapone avrebbe avuto “rapporti di particolare confidenza e correlazione con l’indagato Venditti”, l’allora procuratore aggiunto. E avrebbe avuto “un contatto con Sempio Andrea in data antecedente”, rispetto alla notifica, “pur non risultando una ragione investigativa correlata a tale necessità”. Il sospetto dei pm bresciani è che Sempio e i suoi familiari sapessero dell’indagine prima che l’amico del fratello di Chiara Poggi fosse stato formalmente informato.

    A maggio Venditti aveva spiegato di aver chiesto e ottenuto due volte l’archiviazione di Sempio “considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica” di allora e “vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate ‘anomalie’ delle precedenti indagini” che si erano concluse, dopo un tortuoso iter processuale, con la condanna a 16 anni del fidanzato di Chiara, Alberto Stasi. Il secondo procedimento era lo sviluppo di una denuncia a Milano per molestie a una componente del collegio difensivo di Stasi. Il 24 maggio l’avvocato Domenico Aiello, legale di Venditti, aveva diramato una nota in cui affermava che nelle indagini il suo assistito “non ha mai svolto la funzione di magistrato” presso la Procura di Vigevano, allora competente, “né tantomeno nelle successive fasi dibattimentali e di impugnazione”. “Venditti dunque – concludeva Aiello – non ha mai rappresentato la pubblica accusa nel processo che ha condotto alla condanna di Alberto Stasi”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/26/delitto-garlasco-sempio-corruzione-procuratore-news/8139685/
    QUI LE COSE STANNO EVOLVENDO MOLTO VELOCEMENTE! Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione Perquisizioni nelle case dei famigliari di Sempio e indagato l'ex procuratore di Pavia per presunta corruzione sull'archiviazione del 2017... Le indagini sul delitto di Garlasco hanno preso una nuova direzione. Carabinieri e Guardia di Finanza hanno perquisito le abitazioni di 9 persone, tra cui quella dei genitori e degli zii di Andrea Sempio, unico indagato nel nuovo filone d’inchiesta sul caso aperto dalla Procura di Pavia. Sotto i fari anche ex investigatori e inquirenti che indagarono sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel paese della provincia di Pavia il 13 agosto 2007. L’operazione – coordinata dalla Procura di Brescia, competente ad indagare su eventuali reati commessi da magistrati in servizio nel distretto della Corte d’appello di Milano – è scattata dopo che, secondo indiscrezioni, gli investigatori sarebbero finiti sulle tracce dei flussi di denaro versati dai familiari di Sempio per ottenere l’archiviazione dell’indagine aperta a suo carico nel 2017. E c’è un indagato eccellente: Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che archiviò l’indagine, è sotto inchiesta con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Gli investigatori hanno perquisito anche le sue dimore a Pavia, Genova e a Campione d’Italia, oltre alle case di due appartenenti alle forze dell’ordine, ora in congedo, che lavoravano nella sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Pavia. L’ipotesi di chi indaga è che Venditti abbia archiviato in modo troppo rapido la precedente inchiesta sull’amico del fratello della ventiseienne uccisa nella villetta di via Pascoli. Un sospetto che nascerebbe da alcune vecchie intercettazioni e da un appunto a penna su un bloc notes in cui si legge “Venditti/gip archivia X 20-30 euro” con la data “febbraio 2016”. Un promemoria sequestrato il 14 maggio scorso nell’abitazione dei genitori dell’indagato che avrebbe la grafia di Giuseppe Sempio, padre del nuovo sospettato dell’omicidio di Chiara, ma con la data erroneamente anticipata di un anno dato che l’archiviazione arriva solo nel 2017. All’ex procuratore di Pavia nel 2017 sarebbe “stata proposta o comunque ipotizzata” “una somma indebita di denaro, nell’ordine di 20/30mila euro, per favorire Andrea Sempio”, si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm di Brescia Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete nei confronti dello stesso Venditti, dei carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, di Andrea Sempio, i suoi genitori e una serie di parenti. L’archiviazione, si ricorda negli atti, è stata richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal giudice per le indagini preliminari il 23 marzo 2017. Sempre secondo la procura di Brescia “le indagini” condotte nel 2017 a carico di Sempio “sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della polizia giudiziaria incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali”. Sarebbero emersi “alcuni contatti opachi” con personale della sezione di polizia giudiziaria, “e la breve durata dell’interrogatorio” di Sempio lascia trasparire “la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri”. In particolare, il sospettato e anche i suoi familiari, secondo il decreto, avrebbero “intrattenuto” con i due investigatori dell’epoca “poco prima” delle audizioni in Procura “dei contatti non relazionati”, in particolare con Sapone, o di “durata incongrua”, in particolare con Spoto. I pm segnalano, ad esempio, anche che, quando a Sempio fu notificato l’invito a comparire per l’interrogatorio otto anni fa, l’allora maresciallo Spoto “si tratteneva presso Sempio Andrea per un tempo assai esteso, incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria”. Avrebbe raggiunto Sempio “alle ore 16.35” ed effettuava la notifica più di un’ora dopo, alle “17.45”. Stando alle indagini, poi, Sapone avrebbe avuto “rapporti di particolare confidenza e correlazione con l’indagato Venditti”, l’allora procuratore aggiunto. E avrebbe avuto “un contatto con Sempio Andrea in data antecedente”, rispetto alla notifica, “pur non risultando una ragione investigativa correlata a tale necessità”. Il sospetto dei pm bresciani è che Sempio e i suoi familiari sapessero dell’indagine prima che l’amico del fratello di Chiara Poggi fosse stato formalmente informato. A maggio Venditti aveva spiegato di aver chiesto e ottenuto due volte l’archiviazione di Sempio “considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica” di allora e “vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate ‘anomalie’ delle precedenti indagini” che si erano concluse, dopo un tortuoso iter processuale, con la condanna a 16 anni del fidanzato di Chiara, Alberto Stasi. Il secondo procedimento era lo sviluppo di una denuncia a Milano per molestie a una componente del collegio difensivo di Stasi. Il 24 maggio l’avvocato Domenico Aiello, legale di Venditti, aveva diramato una nota in cui affermava che nelle indagini il suo assistito “non ha mai svolto la funzione di magistrato” presso la Procura di Vigevano, allora competente, “né tantomeno nelle successive fasi dibattimentali e di impugnazione”. “Venditti dunque – concludeva Aiello – non ha mai rappresentato la pubblica accusa nel processo che ha condotto alla condanna di Alberto Stasi”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/26/delitto-garlasco-sempio-corruzione-procuratore-news/8139685/
    WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    Delitto di Garlasco: nuova svolta con perquisizioni e indagini per corruzione
    Perquisizioni nelle case dei famigliari di Sempio e indagato l'ex procuratore di Pavia per presunta corruzione sull'archiviazione del 2017
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  • Laser Diodo

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  • AGGHIACCIANTE ASCOLTARE IL VIDEO... IL TUTTO MENTRE CAMILLA MORIVA.... Acquisito dai carabinieri il video di Speranza che suggerisce a Brusaferro e agli esperti del Cts: “Meglio non mostrare dubbi sui vaccini”
    Dal video emerge che “in piena campagna vaccinale, mentre iniziavano a presentarsi le prime circostanze di sospetti effetti avversi, Roberto Speranza, di fronte ai dubbi del Cts, tirò dritto. L’allora ministro della Salute si diceva ‘spaventato’ di ‘rimettere mano alla materia’ dato il rischio di ostacolare l’adesione massiccia degli italiani alla campagna vaccinale”. Così in una nota la deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Covid.

    1. Il 9 giugno 2021, mentre Camilla Canepa stava morendo in ospedale per l’iniezione AstraZeneca, l'incapace Speranza continuava a spingere AstraZeneca negli incontri segreti del CTS.

    Vediamo le tante cose che non tornano.

    MASSIMA DIFFUSIONE.

    Qui potete trovare il link per firmare la nostra petizione per mettere in stato di accusa l'ex Ministro Speranza e Magrini ex direttore generale di AIFA:
    https://www.scenario.press/petition

    QUI il video completo messo a disposizione da La Verità:
    https://www.laverita.info/ecco-il-video-di-speranza-con-il-cts-mentre-camilla-sta-agonizzando-2673911108.html
    AGGHIACCIANTE ASCOLTARE IL VIDEO... IL TUTTO MENTRE CAMILLA MORIVA.... Acquisito dai carabinieri il video di Speranza che suggerisce a Brusaferro e agli esperti del Cts: “Meglio non mostrare dubbi sui vaccini” Dal video emerge che “in piena campagna vaccinale, mentre iniziavano a presentarsi le prime circostanze di sospetti effetti avversi, Roberto Speranza, di fronte ai dubbi del Cts, tirò dritto. L’allora ministro della Salute si diceva ‘spaventato’ di ‘rimettere mano alla materia’ dato il rischio di ostacolare l’adesione massiccia degli italiani alla campagna vaccinale”. Così in una nota la deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Covid. 1. Il 9 giugno 2021, mentre Camilla Canepa stava morendo in ospedale per l’iniezione AstraZeneca, l'incapace Speranza continuava a spingere AstraZeneca negli incontri segreti del CTS. Vediamo le tante cose che non tornano. MASSIMA DIFFUSIONE. Qui potete trovare il link per firmare la nostra petizione per mettere in stato di accusa l'ex Ministro Speranza e Magrini ex direttore generale di AIFA: https://www.scenario.press/petition QUI il video completo messo a disposizione da La Verità: https://www.laverita.info/ecco-il-video-di-speranza-con-il-cts-mentre-camilla-sta-agonizzando-2673911108.html
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  • Laser Shr-v

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  • TERRIBILE ENNESIMA CONFERMA!

    Dottoressa Suzanne Humphries: “Ho osservato il liquido del vaccino Pfizer al microscopio a campo oscuro. Inizialmente ho visto solo delle particelle. Erano come cerchi e quadrati che fluttuavano. Se si lascia riposare quel liquido per tutta la notte, si vedono quasi dei lunghi fili che iniziano a formarsi. Poi, se si ritorna un po' più tardi, ecco cosa appare, e non dico che sia proprio così, ma il semplice vaccino al microscopio sembra l'immagine di un CIRCUITO STAMPATO. Ho pensato: "Non voglio nemmeno spingermi oltre perché questa è la cosa che potrebbe farmi uccidere". Ho già ricevuto abbastanza minacce di morte. Non ho bisogno che questa azienda di vaccini mi dia la caccia"!

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/1936329094481748433
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  • DIRIGENTE SCOLASTICO, SOTTRAE 400MILA € ALLE CASSE DI UNA SCUOLA NEL BRESCIANO


    “ L’uomo oltre ai bonifici che indirizzava ai propri conti bancari, avrebbe comprato anche beni di valore come opere d’arte e libri d’antiquariato, inoltre faceva versare le rette degli alunni direttamente sui suoi conti privati…”
    https://www.ascuolaoggi.com/post/dirigente-scolastico-sottra-400mila-alle-casse-di-una-scuola-nel-bresciano.

    Il presidente della cooperativa che gestisce il centro culturale e formativo Don Arcangelo Tadini di Montichiari, in provincia di Brescia, è stato arrestato con l’accusa di aver sottratto 400 mila € dalle casse dell’istituto. L’uomo effettuava alcuni bonifici diretti ai propri conti correnti, usando il denaro per fini personali. Il presidente della cooperativa che gestisce l’istituto si trova ora agli arresti domiciliari per peculato e riciclaggio di denaro. Come riporta “Fanpage”, l’uomo oltre ai bonifici che indirizzava ai propri conti bancari, avrebbe comprato anche beni di valore come opere d’arte e libri d’antiquariato, inoltre faceva versare le rette degli alunni direttamente sui suoi conti privati anziché nelle casse della scuola.
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