• Mentre i telegiornali italiani mandavano in onda servizi su gossip e meteo, qualcosa di ben più grave veniva deciso lontano dai riflettori. I leader della NATO, con in testa il presidente americano Donald Trump, siglavano un accordo destinato a cambiare per sempre la vita di ogni cittadino europeo. Si tratta dell’impegno a portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035; una cifra enorme che trasformerà inevitabilmente il bilancio pubblico, costringendo a tagli su welfare, sanità, scuola e servizi essenziali. Mentre la retorica ufficiale parla di “sicurezza” e “difesa”, la realtà è che questo patto rappresenta un giuramento di obbedienza al Nuovo Ordine Mondiale, un vincolo che obbliga l’Italia a investire miliardi nelle guerre del futuro.
    Nel summit, il Presidente Trump ha rivestito un ruolo chiave. Non più solo voce fuori dal coro, ma il volto autorevole che ha imposto il diktat agli alleati europei. Con minacce di dazi e pressioni serrate, ha costretto paesi come la Spagna a cedere, segnando il tono duro di un’alleanza sempre più militarizzata e meno democratica. La sua immagine da salvatore populista è servita a mascherare la realtà: Trump ha legittimato e accelerato la trasformazione della NATO in un apparato di potere globale, a cui l’Italia ha consegnato mani e piedi.
    Dal 2026, gli effetti di questo accordo si faranno sentire pesantemente nelle tasche e nella vita quotidiana di ogni italiano. Le tasse aumenteranno, mentre i servizi essenziali diminuiranno. Il sistema scolastico sarà sottoposto a una militarizzazione silenziosa: programmi di “resilienza” e “educazione digitale” che celano un controllo sempre più capillare sulle giovani generazioni.
    Le famiglie saranno al centro di un attacco che mira a spezzare l’unità e a instaurare una sorveglianza capillare, dal controllo sanitario obbligatorio a bonus sociali condizionati all’obbedienza digitale.
    La guerra del futuro non esploderà con armi convenzionali, ma con pandemie simulate, blackout mirati, cyberattacchi pilotati e campagne di disinformazione. Ogni emergenza servirà a giustificare misure di controllo più stringenti: dalla censura preventiva alla profilazione digitale.
    Nel 2035, questa guerra simulata diventerà realtà consolidata: un sistema di sorveglianza totale, una digitalizzazione integrale della vita, con il cittadino ridotto a pedina di un gioco globale che non perdona. E i media tacciono o minimizzano.
    Il messaggio ufficiale resta rassicurante: tutto è per il bene comune, per la pace, per la sicurezza. Ma dietro le quinte, la NATO si trasforma in un ordine autoritario mascherato da alleanza difensiva, perché l’Italia ha firmato un patto che la lega a un futuro di guerre, controlli e sacrifici. Lo ha fatto senza consultare i cittadini, senza un dibattito reale, senza trasparenza.
    Chi capisce oggi questo ha una responsabilità enorme: svegliarsi, informarsi, raccontare la verità. Perché domani potrebbe essere troppo tardi.

    Mauro Bertamè
    Mentre i telegiornali italiani mandavano in onda servizi su gossip e meteo, qualcosa di ben più grave veniva deciso lontano dai riflettori. I leader della NATO, con in testa il presidente americano Donald Trump, siglavano un accordo destinato a cambiare per sempre la vita di ogni cittadino europeo. Si tratta dell’impegno a portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035; una cifra enorme che trasformerà inevitabilmente il bilancio pubblico, costringendo a tagli su welfare, sanità, scuola e servizi essenziali. Mentre la retorica ufficiale parla di “sicurezza” e “difesa”, la realtà è che questo patto rappresenta un giuramento di obbedienza al Nuovo Ordine Mondiale, un vincolo che obbliga l’Italia a investire miliardi nelle guerre del futuro. Nel summit, il Presidente Trump ha rivestito un ruolo chiave. Non più solo voce fuori dal coro, ma il volto autorevole che ha imposto il diktat agli alleati europei. Con minacce di dazi e pressioni serrate, ha costretto paesi come la Spagna a cedere, segnando il tono duro di un’alleanza sempre più militarizzata e meno democratica. La sua immagine da salvatore populista è servita a mascherare la realtà: Trump ha legittimato e accelerato la trasformazione della NATO in un apparato di potere globale, a cui l’Italia ha consegnato mani e piedi. Dal 2026, gli effetti di questo accordo si faranno sentire pesantemente nelle tasche e nella vita quotidiana di ogni italiano. Le tasse aumenteranno, mentre i servizi essenziali diminuiranno. Il sistema scolastico sarà sottoposto a una militarizzazione silenziosa: programmi di “resilienza” e “educazione digitale” che celano un controllo sempre più capillare sulle giovani generazioni. Le famiglie saranno al centro di un attacco che mira a spezzare l’unità e a instaurare una sorveglianza capillare, dal controllo sanitario obbligatorio a bonus sociali condizionati all’obbedienza digitale. La guerra del futuro non esploderà con armi convenzionali, ma con pandemie simulate, blackout mirati, cyberattacchi pilotati e campagne di disinformazione. Ogni emergenza servirà a giustificare misure di controllo più stringenti: dalla censura preventiva alla profilazione digitale. Nel 2035, questa guerra simulata diventerà realtà consolidata: un sistema di sorveglianza totale, una digitalizzazione integrale della vita, con il cittadino ridotto a pedina di un gioco globale che non perdona. E i media tacciono o minimizzano. Il messaggio ufficiale resta rassicurante: tutto è per il bene comune, per la pace, per la sicurezza. Ma dietro le quinte, la NATO si trasforma in un ordine autoritario mascherato da alleanza difensiva, perché l’Italia ha firmato un patto che la lega a un futuro di guerre, controlli e sacrifici. Lo ha fatto senza consultare i cittadini, senza un dibattito reale, senza trasparenza. Chi capisce oggi questo ha una responsabilità enorme: svegliarsi, informarsi, raccontare la verità. Perché domani potrebbe essere troppo tardi. Mauro Bertamè
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  • Blue, [18 Giu 2025 alle 22:29]
    Levi Shlaim, uno dei massimi storici ebrei, ha fatto emergere l'ipocrisia dietro la presunta minaccia iraniana.

    "L'Iran non ha mai attaccato un vicino, Israele ha ripetutamente attaccato I suoi vicini.
    L'Iran ha firmato il patto di non proliferazione nucleare, Israele ha rifiutato di firmare.
    L'Iran ha permesso le ispezioni dell'AIEA, Israele ha rifiutato.
    L'Iran non ha armi nucleari, Israele possiede tra le 75 e le 400 testate nucleari. Israele rappresenta una minaccia esistenziale per l’Iran.
    Negli ultimi 40 anni, Israele ha condotto una sistematica campagna di disinformazione contro l’Iran. Perché queste bugie, perché questo doppio standard, perché questa ipocrisia?"

    ⭐️Iscriviti a @Russia_Ucraina_Guerra_Palestina

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    Blue, [18 Giu 2025 alle 22:29] Levi Shlaim, uno dei massimi storici ebrei, ha fatto emergere l'ipocrisia dietro la presunta minaccia iraniana. "L'Iran non ha mai attaccato un vicino, Israele ha ripetutamente attaccato I suoi vicini. L'Iran ha firmato il patto di non proliferazione nucleare, Israele ha rifiutato di firmare. L'Iran ha permesso le ispezioni dell'AIEA, Israele ha rifiutato. L'Iran non ha armi nucleari, Israele possiede tra le 75 e le 400 testate nucleari. Israele rappresenta una minaccia esistenziale per l’Iran. Negli ultimi 40 anni, Israele ha condotto una sistematica campagna di disinformazione contro l’Iran. Perché queste bugie, perché questo doppio standard, perché questa ipocrisia?" ⭐️Iscriviti a @Russia_Ucraina_Guerra_Palestina 🔺Per sostenere o associarsi ad ARBITRIUM PSG clicca sul link ⬇️ https://arbitriumpsg.org/
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  • Ci stanno provando ancora!!!
    Vaccini, l’Unione Europea utilizzerà il Digital Services Act per reprimere la «disinformazione» online sui vaccini
    L’Unione Europea ha iniziato a far leva sulla controversa legge sulla censura, il Digital Services Act (DSA), per intensificare la repressione di quella che definisce «disinformazione» sullecampagne di vaccinazione. Lo riporta Reclaim the Net.
    https://www.renovatio21.com/vaccini-lunione-europea-utilizzera-il-digital-services-act-per-reprimere-la-disinformazione-online-sui-vaccini/?amp=1
    Ci stanno provando ancora!!! Vaccini, l’Unione Europea utilizzerà il Digital Services Act per reprimere la «disinformazione» online sui vaccini L’Unione Europea ha iniziato a far leva sulla controversa legge sulla censura, il Digital Services Act (DSA), per intensificare la repressione di quella che definisce «disinformazione» sullecampagne di vaccinazione. Lo riporta Reclaim the Net. https://www.renovatio21.com/vaccini-lunione-europea-utilizzera-il-digital-services-act-per-reprimere-la-disinformazione-online-sui-vaccini/?amp=1
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    Vaccini, l’Unione Europea utilizzerà il Digital Services Act per reprimere la «disinformazione» online sui vaccini
    L’Unione Europea ha iniziato a far leva sulla controversa legge sulla censura, il Digital Services Act (DSA), per intensificare la repressione di quella che definisce «disinformazione» sullecampagne di vaccinazione. Lo riporta Reclaim the Net. Definendo la campagna come necessaria per la salvaguardia della democrazia, la Commissione Europea ha indicato il Piano d’azione europeo per la […]
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  • Italia e la libertà di stampa: un declino che preoccupa

    Il nuovo rapporto annuale di Reporters sans frontières (RSF) fotografa una realtà allarmante: la libertà di stampa nel mondo è al “minimo storico” e l’Italia scivola al 49esimo posto, il peggiore dell’Europa occidentale, perdendo tre posizioni rispetto all’anno precedente.
    Un dato che non sorprende chi segue da tempo le dinamiche del nostro Paese, ma che dovrebbe comunque indignare e preoccupare ogni cittadino consapevole del ruolo cruciale dell’informazione in una democrazia.

    I motivi della retrocessione

    Secondo RSF, le minacce alla libertà di stampa in Italia sono molteplici e strutturali:
    • Le organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud, continuano a intimidire e condizionare i giornalisti.
    • Gruppi estremisti compiono atti di violenza contro chi fa informazione.
    • La classe politica tenta di ostacolare la libera informazione, in particolare sulle inchieste giudiziarie, attraverso la cosiddetta “legge bavaglio” che limita la pubblicazione delle intercettazioni.
    • Proliferano le azioni legali strumentali (le cosiddette “querele temerarie”) per intimidire, imbavagliare o punire chi cerca di raccontare fatti di interesse pubblico.

    Un quadro internazionale cupo, ma l’Italia spicca in negativo

    La situazione globale è grave: oltre metà della popolazione mondiale vive in Paesi dove la stampa è sotto attacco. In fondo alla classifica troviamo regimi notoriamente autoritari come Cina, Corea del Nord ed Eritrea. Tuttavia, l’Italia, pur restando formalmente una democrazia, mostra segnali preoccupanti di deriva autoritaria proprio nel modo in cui tratta l’informazione e chi la produce.

    La deriva autoritaria: segnali da non sottovalutare

    Il progressivo restringimento degli spazi di libertà per la stampa è un indicatore chiave della salute democratica di un Paese. In Italia, il tentativo di limitare la pubblicazione delle intercettazioni, la pressione giudiziaria sui giornalisti e la violenza – fisica e verbale – contro chi esercita il diritto di cronaca, sono segnali inequivocabili di una deriva autoritaria.
    Non si tratta di semplici “incidenti di percorso”, ma di una strategia sistematica volta a ridurre la capacità dei media di svolgere il loro ruolo di controllo del potere.
    “Il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, ricorda la direttrice generale di RSF Anja Osterhaus.
    Se i media sono finanziariamente in difficoltà e sotto pressione politica e giudiziaria, chi smaschererà disinformazione e propaganda?

    Cosa resta della democrazia senza una stampa libera?

    La libertà di stampa non è un lusso, ma il fondamento di ogni democrazia reale. Senza la possibilità per i giornalisti di indagare, raccontare e criticare senza timori di ritorsioni, la democrazia si svuota di significato e diventa una mera facciata. La discesa dell’Italia nella classifica RSF non è solo un dato statistico: è il sintomo di una malattia profonda che rischia di uccidere quel poco di democrazia che ancora ci resta.

    Conclusione

    Davanti a questi dati, non basta indignarsi: serve una presa di coscienza collettiva e una mobilitazione concreta per difendere la libertà di stampa. Perché dove muore l’informazione, muore anche la democrazia. E la deriva autoritaria, oggi, non è più solo una minaccia lontana, ma una realtà che avanza silenziosa, giorno dopo giorno, anche in Italia.

    COMMENTO all'ARTICOLO uscito oggi:
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/nel-mondo-la-liberta-di-stampa-e-al-minimo-storico-litalia-scende-al-49esimo-posto-il-report-di-rsf/7972129
    Italia e la libertà di stampa: un declino che preoccupa Il nuovo rapporto annuale di Reporters sans frontières (RSF) fotografa una realtà allarmante: la libertà di stampa nel mondo è al “minimo storico” e l’Italia scivola al 49esimo posto, il peggiore dell’Europa occidentale, perdendo tre posizioni rispetto all’anno precedente. Un dato che non sorprende chi segue da tempo le dinamiche del nostro Paese, ma che dovrebbe comunque indignare e preoccupare ogni cittadino consapevole del ruolo cruciale dell’informazione in una democrazia. I motivi della retrocessione Secondo RSF, le minacce alla libertà di stampa in Italia sono molteplici e strutturali: • Le organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud, continuano a intimidire e condizionare i giornalisti. • Gruppi estremisti compiono atti di violenza contro chi fa informazione. • La classe politica tenta di ostacolare la libera informazione, in particolare sulle inchieste giudiziarie, attraverso la cosiddetta “legge bavaglio” che limita la pubblicazione delle intercettazioni. • Proliferano le azioni legali strumentali (le cosiddette “querele temerarie”) per intimidire, imbavagliare o punire chi cerca di raccontare fatti di interesse pubblico. Un quadro internazionale cupo, ma l’Italia spicca in negativo La situazione globale è grave: oltre metà della popolazione mondiale vive in Paesi dove la stampa è sotto attacco. In fondo alla classifica troviamo regimi notoriamente autoritari come Cina, Corea del Nord ed Eritrea. Tuttavia, l’Italia, pur restando formalmente una democrazia, mostra segnali preoccupanti di deriva autoritaria proprio nel modo in cui tratta l’informazione e chi la produce. La deriva autoritaria: segnali da non sottovalutare Il progressivo restringimento degli spazi di libertà per la stampa è un indicatore chiave della salute democratica di un Paese. In Italia, il tentativo di limitare la pubblicazione delle intercettazioni, la pressione giudiziaria sui giornalisti e la violenza – fisica e verbale – contro chi esercita il diritto di cronaca, sono segnali inequivocabili di una deriva autoritaria. Non si tratta di semplici “incidenti di percorso”, ma di una strategia sistematica volta a ridurre la capacità dei media di svolgere il loro ruolo di controllo del potere. “Il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, ricorda la direttrice generale di RSF Anja Osterhaus. Se i media sono finanziariamente in difficoltà e sotto pressione politica e giudiziaria, chi smaschererà disinformazione e propaganda? Cosa resta della democrazia senza una stampa libera? La libertà di stampa non è un lusso, ma il fondamento di ogni democrazia reale. Senza la possibilità per i giornalisti di indagare, raccontare e criticare senza timori di ritorsioni, la democrazia si svuota di significato e diventa una mera facciata. La discesa dell’Italia nella classifica RSF non è solo un dato statistico: è il sintomo di una malattia profonda che rischia di uccidere quel poco di democrazia che ancora ci resta. Conclusione Davanti a questi dati, non basta indignarsi: serve una presa di coscienza collettiva e una mobilitazione concreta per difendere la libertà di stampa. Perché dove muore l’informazione, muore anche la democrazia. E la deriva autoritaria, oggi, non è più solo una minaccia lontana, ma una realtà che avanza silenziosa, giorno dopo giorno, anche in Italia. COMMENTO all'ARTICOLO uscito oggi: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/nel-mondo-la-liberta-di-stampa-e-al-minimo-storico-litalia-scende-al-49esimo-posto-il-report-di-rsf/7972129
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    Nel mondo la libertà di stampa è al "minimo storico", l'Italia scende al 49esimo posto. Il report di Rsf - Il Fatto Quotidiano
    Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione …
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  • Ma va? Non ce n'eravamo accorti? SI VUOLE ASSASSINARE la DEMOCRAZIA o quel POCO che NE RIMANE!

    Nel mondo la libertà di stampa è al "minimo storico", l'Italia scende al 49esimo posto. Il report di Rsf - Il Fatto Quotidiano
    Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione …

    Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione no profit anticipa i risultati del suo report annuale (basato su cinque categorie: politica, diritti, economia, socio-cultura e sicurezza) e, a proposito del nostro Paese, scrive: “La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, nonché da vari gruppi estremisti che commettono atti di violenza. I giornalisti lamentano anche il tentativo della classe politica di ostacolare la libera informazione in materia giudiziaria attraverso una ‘legge bavaglio‘ – quella che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni, ndr – che si aggiunge alla prassi di azioni legali intentate per intimidire, imbavagliare o punire coloro che cercano di partecipare e di esprimersi su questioni di interesse pubblico”.

    Non è, però, che al resto del mondo vada molto meglio. “La situazione della libertà di stampa globale nel 2025 è ai minimi storici – spiega l’organizzazione nella sua analisi –. Più di metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione molto grave”. In fondo alla classifica ci sono Cina, Corea del Nord ed Eritrea, che si collocano rispettivamente alla 178ma, 179ma e 180ma posizione. Male anche gli Stati Uniti, e già nei mesi prima del ritorno del tycoon: passano dal 55mo al 57mo posto con “il primo significativo e prolungato declino della libertà di stampa nella storia moderna, mentre il ritorno di Donald Trump alla presidenza sta aggravando notevolmente la situazione”.

    L’Europa rimane ancora il posto del mondo in cui i giornalisti possono fare informazione con maggiore libertà: nel nostro continente troviamo sette Paesi (sui 180) in cui la situazione è “buona”.

    A guidare la classifica mondiale c’è infatti la Norvegia, primato che si rinnova, seguita da Estonia e Paesi Bassi. Il Regno Unito si piazza ventesimo, surclassato – ed è la sorpresa – da Trinidad e Tobago, la Francia segue Taiwan al 25esimo posto. Ci sono poi delle retrocessioni ancora più eclatanti: la Germania, lo scorso anno al decimo posto, è finita undicesima a causa del “clima di lavoro sempre più ostile per i professionisti dei media in Germania, in particolare a causa degli attacchi dell’estrema destra”. Nel 2024, scrive Rsf, i giornalisti tedeschi che hanno avuto a che fare con ambienti di estrema destra e partiti come Alternativa per la Germania sono stati nuovamente a rischio, denunciando minacce, insulti e timore di violenza fisica. Anche in termini editoriali, la Germania è stata criticata, con il rapporto che indica “numerosi casi documentati in cui i professionisti dei media hanno segnalato ostacoli sproporzionatamente elevati nel riportare informazioni sul conflitto in Medio Oriente”.

    In generale, per la libertà di stampa in tutto il mondo non è un buon momento: “Oltre a una situazione di sicurezza fragile e al crescente autoritarismo, la pressione economica in particolare sta causando problemi ai media di tutto il mondo”, ha affermato Reporters Sans Frontieres. Come sottolinea la direttrice generale Anja Osterhaus, “il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, ma “se i media sono finanziariamente in difficoltà, chi smaschererà disinformazione, disinformazione e propaganda? Oltre alla nostra lotta quotidiana per la sicurezza dei giornalisti, ci impegniamo quindi anche a rafforzare le basi economiche del giornalismo”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/nel-mondo-la-liberta-di-stampa-e-al-minimo-storico-litalia-scende-al-49esimo-posto-il-report-di-rsf/7972129/
    Ma va? Non ce n'eravamo accorti? SI VUOLE ASSASSINARE la DEMOCRAZIA o quel POCO che NE RIMANE! Nel mondo la libertà di stampa è al "minimo storico", l'Italia scende al 49esimo posto. Il report di Rsf - Il Fatto Quotidiano Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione … Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione no profit anticipa i risultati del suo report annuale (basato su cinque categorie: politica, diritti, economia, socio-cultura e sicurezza) e, a proposito del nostro Paese, scrive: “La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, nonché da vari gruppi estremisti che commettono atti di violenza. I giornalisti lamentano anche il tentativo della classe politica di ostacolare la libera informazione in materia giudiziaria attraverso una ‘legge bavaglio‘ – quella che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni, ndr – che si aggiunge alla prassi di azioni legali intentate per intimidire, imbavagliare o punire coloro che cercano di partecipare e di esprimersi su questioni di interesse pubblico”. Non è, però, che al resto del mondo vada molto meglio. “La situazione della libertà di stampa globale nel 2025 è ai minimi storici – spiega l’organizzazione nella sua analisi –. Più di metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione molto grave”. In fondo alla classifica ci sono Cina, Corea del Nord ed Eritrea, che si collocano rispettivamente alla 178ma, 179ma e 180ma posizione. Male anche gli Stati Uniti, e già nei mesi prima del ritorno del tycoon: passano dal 55mo al 57mo posto con “il primo significativo e prolungato declino della libertà di stampa nella storia moderna, mentre il ritorno di Donald Trump alla presidenza sta aggravando notevolmente la situazione”. L’Europa rimane ancora il posto del mondo in cui i giornalisti possono fare informazione con maggiore libertà: nel nostro continente troviamo sette Paesi (sui 180) in cui la situazione è “buona”. A guidare la classifica mondiale c’è infatti la Norvegia, primato che si rinnova, seguita da Estonia e Paesi Bassi. Il Regno Unito si piazza ventesimo, surclassato – ed è la sorpresa – da Trinidad e Tobago, la Francia segue Taiwan al 25esimo posto. Ci sono poi delle retrocessioni ancora più eclatanti: la Germania, lo scorso anno al decimo posto, è finita undicesima a causa del “clima di lavoro sempre più ostile per i professionisti dei media in Germania, in particolare a causa degli attacchi dell’estrema destra”. Nel 2024, scrive Rsf, i giornalisti tedeschi che hanno avuto a che fare con ambienti di estrema destra e partiti come Alternativa per la Germania sono stati nuovamente a rischio, denunciando minacce, insulti e timore di violenza fisica. Anche in termini editoriali, la Germania è stata criticata, con il rapporto che indica “numerosi casi documentati in cui i professionisti dei media hanno segnalato ostacoli sproporzionatamente elevati nel riportare informazioni sul conflitto in Medio Oriente”. In generale, per la libertà di stampa in tutto il mondo non è un buon momento: “Oltre a una situazione di sicurezza fragile e al crescente autoritarismo, la pressione economica in particolare sta causando problemi ai media di tutto il mondo”, ha affermato Reporters Sans Frontieres. Come sottolinea la direttrice generale Anja Osterhaus, “il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, ma “se i media sono finanziariamente in difficoltà, chi smaschererà disinformazione, disinformazione e propaganda? Oltre alla nostra lotta quotidiana per la sicurezza dei giornalisti, ci impegniamo quindi anche a rafforzare le basi economiche del giornalismo”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/02/nel-mondo-la-liberta-di-stampa-e-al-minimo-storico-litalia-scende-al-49esimo-posto-il-report-di-rsf/7972129/
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    Siamo il Paese peggiore dell’Europa occidentale, scesi di ben tre posti (dal 46esimo al 49esimo) nella classifica generale. Passano gli anni e i numeri di Reporters sans frontières che riguardano la libertà di stampa per l’Italia, ma non solo, sono sempre più impietosi. Proprio alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, l’organizzazione …
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  • GATES SVELA LE CARTE: L'ID DIGITALE COME ARMA FINALE CONTRO IL LIBERO PENSIERO
    Eccolo di nuovo. L'architetto della sorveglianza globale, il profeta autoproclamato delle emergenze sanitarie, il miliardario che sussurra all'orecchio dei governi avanza l'ennesimo tassello del suo progetto tecnocratico. Bill Gates – che non si nasconde più dietro veli di filantropia – articola con disarmante chiarezza la prossima fase: un sistema di identificazione digitale per soffocare quella che lui chiama "disinformazione".

    "Gli Stati Uniti rappresentano un caso complesso a causa del Primo Emendamento. Quali eccezioni possiamo contemplare?" Non è una domanda, è una strategia. Il Primo Emendamento – questo fastidioso ostacolo alla censura totale – viene trattato come un bug da correggere nel sistema operativo della società che immagina.

    La sua rivelazione prosegue senza filtri: "Credo che col tempo... vorremmo operare in un ambiente dove le persone siano veramente identificate... Dovremo sviluppare sistemi e comportamenti che ci permettano di essere più consapevoli riguardo a chi dice cosa, chi ha creato questo contenuto."

    Traduzione: nessuna voce anonima, nessun rifugio digitale, nessuna opinione senza un collare elettronico che ne tracci la provenienza. L'uomo che ha costruito un impero sul controllo dei sistemi operativi ora ambisce al controllo dell'ecosistema informativo globale.

    Non è un'evoluzione inaspettata per chi segue la traiettoria di Gates. Dal dominio dei computer personali alla manipolazione dei sistemi alimentari globali, dall'influenza sulla sanità mondiale all'ingegneria climatica – il pattern è sempre lo stesso: centralizzazione, controllo, abolizione delle alternative.
    L'ID digitale rappresenta semplicemente l'anello mancante – il dispositivo che salda definitivamente persona fisica e identità digitale, trasformando ogni espressione umana in dato tracciabile, classificabile, eventualmente censurabile.

    La tecnocrazia di cui Gates è portavoce non ha bisogno di campi di concentramento o plotoni d'esecuzione. Le bastano database, algoritmi e l'eliminazione sistematica dell'anonimato. Il dissenso non viene fucilato – viene semplicemente reso invisibile, relegato negli angoli più oscuri e inaccessibili della rete, privato di ossigeno mediatico.

    Chi ha seguito l'ascesa di questa élite tecnocratica riconosce i segnali. Gates non sta improvvisando – sta eseguendo il copione previsto, rivelando pubblicamente ciò che è stato pianificato nelle stanze dei bottoni della governance globale.
    L'ID digitale non è uno strumento isolato – è il fulcro di un ecosistema di controllo che include moneta digitale, credito sociale e biosorveglianza permanente. La "lotta alla disinformazione" è solo il pretesto nobile dietro cui nascondere l'obiettivo reale: la fine definitiva della privacy e dell'autonomia individuale.

    La domanda non è più "se" ma "quando" questo sistema verrà implementato. E soprattutto: quale resistenza siamo disposti a opporre?

    GATES SHOWS HIS CARDS: DIGITAL ID AS THE ULTIMATE WEAPON AGAINST FREE THOUGHT
    Here he goes again. The architect of global surveillance, the self-proclaimed prophet of health emergencies, the billionaire who whispers in the ear of governments, advances yet another piece of his technocratic project. Bill Gates – no longer hiding behind veils of philanthropy – articulates with disarming clarity the next phase: a digital identification system to stifle what he calls “misinformation.”

    “The United States is a complex case because of the First Amendment. What exceptions can we contemplate?” It’s not a question, it’s a strategy. The First Amendment – ​​that pesky obstacle to total censorship – is treated as a bug to be fixed in the operating system of the society he imagines.

    His revelation continues without filters: "I think that over time... we would like to operate in an environment where people are truly identified... We will have to develop systems and behaviors that allow us to be more aware of who says what, who created this content."

    Translation: no anonymous voice, no digital refuge, no opinion without an electronic collar that traces its origin. The man who built an empire on the control of operating systems now aspires to control the global information ecosystem.

    This is not an unexpected evolution for those who follow Gates' trajectory. From the domination of personal computers to the manipulation of global food systems, from influencing global health to climate engineering – the pattern is always the same: centralization, control, abolition of alternatives.

    The digital ID is simply the missing link – the device that definitively welds the physical person and digital identity, transforming every human expression into traceable, classifiable, possibly censorable data.

    The technocracy that Gates champions does not need concentration camps or firing squads. Databases, algorithms, and the systematic elimination of anonymity are enough. Dissent is not shot – it is simply made invisible, relegated to the darkest and most inaccessible corners of the internet, deprived of media oxygen.

    Anyone who has followed the rise of this technocratic elite recognizes the signs. Gates is not improvising – he is following the expected script, publicly revealing what has been planned in the control rooms of global governance.
    The digital ID is not an isolated tool – it is the centerpiece of an ecosystem of control that includes digital currency, social credit, and permanent biosurveillance. The "fight against disinformation" is just the noble pretext behind which to hide the real goal: the definitive end of privacy and individual autonomy.

    The question is no longer "if" but "when" this system will be implemented. And above all: what resistance are we willing to put up?

    t.me/lacivettabianca
    GATES SVELA LE CARTE: L'ID DIGITALE COME ARMA FINALE CONTRO IL LIBERO PENSIERO Eccolo di nuovo. L'architetto della sorveglianza globale, il profeta autoproclamato delle emergenze sanitarie, il miliardario che sussurra all'orecchio dei governi avanza l'ennesimo tassello del suo progetto tecnocratico. Bill Gates – che non si nasconde più dietro veli di filantropia – articola con disarmante chiarezza la prossima fase: un sistema di identificazione digitale per soffocare quella che lui chiama "disinformazione". "Gli Stati Uniti rappresentano un caso complesso a causa del Primo Emendamento. Quali eccezioni possiamo contemplare?" Non è una domanda, è una strategia. Il Primo Emendamento – questo fastidioso ostacolo alla censura totale – viene trattato come un bug da correggere nel sistema operativo della società che immagina. La sua rivelazione prosegue senza filtri: "Credo che col tempo... vorremmo operare in un ambiente dove le persone siano veramente identificate... Dovremo sviluppare sistemi e comportamenti che ci permettano di essere più consapevoli riguardo a chi dice cosa, chi ha creato questo contenuto." Traduzione: nessuna voce anonima, nessun rifugio digitale, nessuna opinione senza un collare elettronico che ne tracci la provenienza. L'uomo che ha costruito un impero sul controllo dei sistemi operativi ora ambisce al controllo dell'ecosistema informativo globale. Non è un'evoluzione inaspettata per chi segue la traiettoria di Gates. Dal dominio dei computer personali alla manipolazione dei sistemi alimentari globali, dall'influenza sulla sanità mondiale all'ingegneria climatica – il pattern è sempre lo stesso: centralizzazione, controllo, abolizione delle alternative. L'ID digitale rappresenta semplicemente l'anello mancante – il dispositivo che salda definitivamente persona fisica e identità digitale, trasformando ogni espressione umana in dato tracciabile, classificabile, eventualmente censurabile. La tecnocrazia di cui Gates è portavoce non ha bisogno di campi di concentramento o plotoni d'esecuzione. Le bastano database, algoritmi e l'eliminazione sistematica dell'anonimato. Il dissenso non viene fucilato – viene semplicemente reso invisibile, relegato negli angoli più oscuri e inaccessibili della rete, privato di ossigeno mediatico. Chi ha seguito l'ascesa di questa élite tecnocratica riconosce i segnali. Gates non sta improvvisando – sta eseguendo il copione previsto, rivelando pubblicamente ciò che è stato pianificato nelle stanze dei bottoni della governance globale. L'ID digitale non è uno strumento isolato – è il fulcro di un ecosistema di controllo che include moneta digitale, credito sociale e biosorveglianza permanente. La "lotta alla disinformazione" è solo il pretesto nobile dietro cui nascondere l'obiettivo reale: la fine definitiva della privacy e dell'autonomia individuale. La domanda non è più "se" ma "quando" questo sistema verrà implementato. E soprattutto: quale resistenza siamo disposti a opporre? GATES SHOWS HIS CARDS: DIGITAL ID AS THE ULTIMATE WEAPON AGAINST FREE THOUGHT Here he goes again. The architect of global surveillance, the self-proclaimed prophet of health emergencies, the billionaire who whispers in the ear of governments, advances yet another piece of his technocratic project. Bill Gates – no longer hiding behind veils of philanthropy – articulates with disarming clarity the next phase: a digital identification system to stifle what he calls “misinformation.” “The United States is a complex case because of the First Amendment. What exceptions can we contemplate?” It’s not a question, it’s a strategy. The First Amendment – ​​that pesky obstacle to total censorship – is treated as a bug to be fixed in the operating system of the society he imagines. His revelation continues without filters: "I think that over time... we would like to operate in an environment where people are truly identified... We will have to develop systems and behaviors that allow us to be more aware of who says what, who created this content." Translation: no anonymous voice, no digital refuge, no opinion without an electronic collar that traces its origin. The man who built an empire on the control of operating systems now aspires to control the global information ecosystem. This is not an unexpected evolution for those who follow Gates' trajectory. From the domination of personal computers to the manipulation of global food systems, from influencing global health to climate engineering – the pattern is always the same: centralization, control, abolition of alternatives. The digital ID is simply the missing link – the device that definitively welds the physical person and digital identity, transforming every human expression into traceable, classifiable, possibly censorable data. The technocracy that Gates champions does not need concentration camps or firing squads. Databases, algorithms, and the systematic elimination of anonymity are enough. Dissent is not shot – it is simply made invisible, relegated to the darkest and most inaccessible corners of the internet, deprived of media oxygen. Anyone who has followed the rise of this technocratic elite recognizes the signs. Gates is not improvising – he is following the expected script, publicly revealing what has been planned in the control rooms of global governance. The digital ID is not an isolated tool – it is the centerpiece of an ecosystem of control that includes digital currency, social credit, and permanent biosurveillance. The "fight against disinformation" is just the noble pretext behind which to hide the real goal: the definitive end of privacy and individual autonomy. The question is no longer "if" but "when" this system will be implemented. And above all: what resistance are we willing to put up? t.me/lacivettabianca
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  • Negli USA @SecKennedy
    finalmente apre uno squarcio di verità nella nauseante cortina di omertà e disinformazione che continua ad essere diffusa sul vaccino Covid.

    "Il Presidente Trump non crede che tutti debbano essere obbligati a vaccinarsi.
    C'è un intervento medico,
    presenta dei rischi,
    le persone dovrebbero poter scegliere per sé stesse.
    Riguardo al vaccino Covid, la raccomandazione per i bambini è sempre stata in dubbio. Ed era in dubbi perché i bambini avevano un rischio quasi nullo per il Covid-19.
    Alcuni bambini che hanno molto profonde morbidities possono presentare un leggero rischio, ma la maggiore parte dei bambini, no.
    Allora perché lo stiamo dando a decine di milioni di bambini quando il vaccino stesso ha rischi profondi?
    Abbiamo riscontrato enormi rischi associati a miocarditi, periocarditi con ictus, con altre lesioni, con lesioni neurologiche. E questo era chiaro fin dalla pratica clinica dai dati provenienti da Pfizer. In realtà ci sono stati più decessi, abbiamo avuto circa il 23% di morti in più nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo.
    Quindi dobbiamo fare delle domande e dobbiamo consultarci con i genitori.
    Dobbiamo dare alle persone il consenso informato. E non dovremmo dare raccomandazioni che fanno del male alla popolazione"
    #IoNonDimentico

    In the US @SecKennedy
    finally opens a glimpse of truth in the nauseating curtain of silence and misinformation that continues to be spread about the Covid vaccine.

    "President Trump does not believe that everyone should be forced to get vaccinated.

    There is a medical intervention,
    it has risks,
    people should be able to choose for themselves.

    With the Covid vaccine, the recommendation for children has always been in doubt. And it was in doubt because children had almost no risk for Covid-19.

    Some children who have very profound morbidities may have a slight risk, but most children, no.

    So why are we giving it to tens of millions of children when the vaccine itself has profound risks?
    We have seen enormous risks associated with myocarditis, periocarditis with stroke, with other injuries, with neurological injuries. And that was clear from the clinical practice from the data coming from Pfizer. There were actually more deaths, we had about 23% more deaths in the vaccinated group than in the placebo group.

    So we have to ask questions and we have to consult with parents.
    We have to give people informed consent. And we shouldn't give recommendations that harm the population"
    #IoNonDimentico

    Source:
    https://x.com/heather_parisi/status/1915004246937964992?t=qnMnzjQ6RWoijw6jYB9i8A&s=19
    Negli USA @SecKennedy finalmente apre uno squarcio di verità nella nauseante cortina di omertà e disinformazione che continua ad essere diffusa sul vaccino Covid. "Il Presidente Trump non crede che tutti debbano essere obbligati a vaccinarsi. C'è un intervento medico, presenta dei rischi, le persone dovrebbero poter scegliere per sé stesse. Riguardo al vaccino Covid, la raccomandazione per i bambini è sempre stata in dubbio. Ed era in dubbi perché i bambini avevano un rischio quasi nullo per il Covid-19. Alcuni bambini che hanno molto profonde morbidities possono presentare un leggero rischio, ma la maggiore parte dei bambini, no. Allora perché lo stiamo dando a decine di milioni di bambini quando il vaccino stesso ha rischi profondi? Abbiamo riscontrato enormi rischi associati a miocarditi, periocarditi con ictus, con altre lesioni, con lesioni neurologiche. E questo era chiaro fin dalla pratica clinica dai dati provenienti da Pfizer. In realtà ci sono stati più decessi, abbiamo avuto circa il 23% di morti in più nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo. Quindi dobbiamo fare delle domande e dobbiamo consultarci con i genitori. Dobbiamo dare alle persone il consenso informato. E non dovremmo dare raccomandazioni che fanno del male alla popolazione" #IoNonDimentico In the US @SecKennedy finally opens a glimpse of truth in the nauseating curtain of silence and misinformation that continues to be spread about the Covid vaccine. "President Trump does not believe that everyone should be forced to get vaccinated. There is a medical intervention, it has risks, people should be able to choose for themselves. With the Covid vaccine, the recommendation for children has always been in doubt. And it was in doubt because children had almost no risk for Covid-19. Some children who have very profound morbidities may have a slight risk, but most children, no. So why are we giving it to tens of millions of children when the vaccine itself has profound risks? We have seen enormous risks associated with myocarditis, periocarditis with stroke, with other injuries, with neurological injuries. And that was clear from the clinical practice from the data coming from Pfizer. There were actually more deaths, we had about 23% more deaths in the vaccinated group than in the placebo group. So we have to ask questions and we have to consult with parents. We have to give people informed consent. And we shouldn't give recommendations that harm the population" #IoNonDimentico Source: https://x.com/heather_parisi/status/1915004246937964992?t=qnMnzjQ6RWoijw6jYB9i8A&s=19
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  • . @RFKJr_Official ha costretto alle dimissioni Peter Marks, responsabile della FDA per la sicurezza dei vaccini, che per 4 anni ha cercato di insabbiare i danni derivanti dal vaccino Covid ed è stato il principale diffusore di disinformazione al riguardo.
    Quest'uomo dovrebbe essere incriminato per crimini contro l'umanità.
    Continua l'opera di pulizia dalla corruzione e dal malaffare nella sanità Americana da parte di Kennedy.
    Un altro grande giorno per la verità e per tutti quelli che soffrono degli effetti avversi da vaccino.
    #IoNonDimentico

    Source:
    https://x.com/heather_parisi/status/1905893546185617526?t=x9GLWu5XjAGnpUeDH3JEJg&s=19
    . @RFKJr_Official ha costretto alle dimissioni Peter Marks, responsabile della FDA per la sicurezza dei vaccini, che per 4 anni ha cercato di insabbiare i danni derivanti dal vaccino Covid ed è stato il principale diffusore di disinformazione al riguardo. Quest'uomo dovrebbe essere incriminato per crimini contro l'umanità. Continua l'opera di pulizia dalla corruzione e dal malaffare nella sanità Americana da parte di Kennedy. Un altro grande giorno per la verità e per tutti quelli che soffrono degli effetti avversi da vaccino. #IoNonDimentico Source: https://x.com/heather_parisi/status/1905893546185617526?t=x9GLWu5XjAGnpUeDH3JEJg&s=19
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  • Dal canale Telegram Disinformazione.it

    I VERI TRADITORI DELLA PATRIA
    Interessantissimo video che andrebbe memorizzato per bene, così da capire una volta per tutte quali sono i veri nemici del popolo. Fate anche attenzione alle date...
    Il 23 maggio 1992 la vettura su cui viaggiavano Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta (Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani) saltò in aria uccidendoli tutti. Dopo soli due mesi, il 19 luglio l'altra strage in Via D'Amelio dove persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta.
    Qualche settimana dopo, il mercoledì 16 settembre 1992 (noto come Black Wednesday), il criminale ebreo sionista George Soros attaccò l’Italia speculando contro la lira e causando l'espulsione dell'Italia dallo SME (Sistema monetario europeo)!
    Il topo-ministro Giuliano Amato, il ministro del Tesoro Piero Barucci, il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi e il direttore generale del Tesoro Mario Draghi (tutti ampiamente premiati successivamente) fecero vaporizzare 15.000 miliardi di riserve della Banca Centrale, per poi alla fine cedere alle pressioni del mercato (di Soros) e svalutare la moneta italiana del 30%.
    Dovevano indebolire il paese, destabilizzando la classe politica per spianare la strada all'Operazione Tangentopoli, detta Mani Pulite: l'inchiesta della magistratura politicizzata che tra il 1992 e il 1994 scoperchiò un vasto sistema organizzato di corruzione. Nulla di nuovo ovviamente (hanno mangiato sempre tutti), ma necessitava fare pulizia del vecchio per far posto al nuovo Sistema!
    Grazie a questo, il cospiratore Romano Prodi dal 1992/1993 diede il via alla più grande svendita dei patrimoni e dei gioielli nostrani, regalandoli a gruppi stranieri e al suo amichetto, l'ebreo De Benedetti. Parliamo di Autostrade, Telecom, Alitalia, Iri, Motta, Cirio, Autogrill, Locatelli, Invernizzi, Buitoni, Galbani, Negroni, Ferrarelle, Peroni, Moretti, Fini, Perugina, Mira Lanza, SME, Siv dell’Efim, il Nuovo Pignone dell’Eni, Acciai Speciali Terni, Ilva Laminati Piani, Italimpianti, Dalmine…
    “Smonterò il paese pezzo per pezzo“, disse il delinquente Romano Prodi il 17 gennaio 1998, e per questi servigi ovviamente ebbe totale copertura mediatica dai giornali degli ebrei ashkenaziti Agnelli e De Benedetti.
    Avete capito perché dovevano morire Falcone e Borsellino? Avevano scoperto che la mafia non è l'anti-Stato ma ne è parte integrante!!!!

    Video visto sul canale Il Risveglio della Fenice
    Dal canale Telegram Disinformazione.it I VERI TRADITORI DELLA PATRIA Interessantissimo video che andrebbe memorizzato per bene, così da capire una volta per tutte quali sono i veri nemici del popolo. Fate anche attenzione alle date... Il 23 maggio 1992 la vettura su cui viaggiavano Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta (Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani) saltò in aria uccidendoli tutti. Dopo soli due mesi, il 19 luglio l'altra strage in Via D'Amelio dove persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta. Qualche settimana dopo, il mercoledì 16 settembre 1992 (noto come Black Wednesday), il criminale ebreo sionista George Soros attaccò l’Italia speculando contro la lira e causando l'espulsione dell'Italia dallo SME (Sistema monetario europeo)! Il topo-ministro Giuliano Amato, il ministro del Tesoro Piero Barucci, il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi e il direttore generale del Tesoro Mario Draghi (tutti ampiamente premiati successivamente) fecero vaporizzare 15.000 miliardi di riserve della Banca Centrale, per poi alla fine cedere alle pressioni del mercato (di Soros) e svalutare la moneta italiana del 30%. Dovevano indebolire il paese, destabilizzando la classe politica per spianare la strada all'Operazione Tangentopoli, detta Mani Pulite: l'inchiesta della magistratura politicizzata che tra il 1992 e il 1994 scoperchiò un vasto sistema organizzato di corruzione. Nulla di nuovo ovviamente (hanno mangiato sempre tutti), ma necessitava fare pulizia del vecchio per far posto al nuovo Sistema! Grazie a questo, il cospiratore Romano Prodi dal 1992/1993 diede il via alla più grande svendita dei patrimoni e dei gioielli nostrani, regalandoli a gruppi stranieri e al suo amichetto, l'ebreo De Benedetti. Parliamo di Autostrade, Telecom, Alitalia, Iri, Motta, Cirio, Autogrill, Locatelli, Invernizzi, Buitoni, Galbani, Negroni, Ferrarelle, Peroni, Moretti, Fini, Perugina, Mira Lanza, SME, Siv dell’Efim, il Nuovo Pignone dell’Eni, Acciai Speciali Terni, Ilva Laminati Piani, Italimpianti, Dalmine… “Smonterò il paese pezzo per pezzo“, disse il delinquente Romano Prodi il 17 gennaio 1998, e per questi servigi ovviamente ebbe totale copertura mediatica dai giornali degli ebrei ashkenaziti Agnelli e De Benedetti. Avete capito perché dovevano morire Falcone e Borsellino? Avevano scoperto che la mafia non è l'anti-Stato ma ne è parte integrante!!!! Video visto sul canale Il Risveglio della Fenice
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  • La deputata @serracchiani Debora Serracchiani (PD) chiede al governo di censurare la proiezione di un documentario in una sala privata e di vietare la raccolta firme contro le dichiarazioni di Mattarella, ritenendole false.

    https://www.petizioni.com/il_popolo_italiano_prende_le_distanze_dalle_parole_del_presidente_mattarella

    Vorrei ricordare alla deputata che la petizione è assolutamente legittima. Se avessi voluto organizzare qualcosa di farlocco, avrei messo in piedi le primarie del PD.

    Non contenta, Serracchiani attacca me e @AndreaLucidi, accusandoci di essere giornalisti di International Reporters, che secondo lei sarebbe un "organo del Cremlino".

    Un premio da 27.000 euro vinto da International Reporters in un concorso per startup viene spacciato per un "finanziamento russo". Facciamo due conti:

    27.000 euro in un anno equivalgono a 2.250 euro al mese
    Divisi tra 10 giornalisti, fanno 225 euro a testa
    L’equivalente di una cena del PD a spese dei contribuenti italiani.
     
    Trieste 20 Marzo 2025 
    “La presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno applichino ai video prodotti da ‘Russia Today’ le sanzioni europee cui l’emittente è sottoposta in tutta l’Unione Europea, con il divieto assoluto di trasmissione dei suoi programmi in qualunque forma e contesto. La misura si applichi all’evento in programma a Udine e ad altre simili manifestazioni che si dovessero organizzare in futuro anche in altre località d’Italia”. Lo chiede la deputata Debora Serracchiani, che ha depositato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla proiezione, prevista per domenica 23 marzo in un hotel di Udine, di due filmati prodotti dall’emittente “Russia Today”, dal titolo “I bambini del Donbass” e “Maidan. La strada verso la guerra”, promossa da Insieme Liberi, Liberi Elettori-Io amo Udine e altri soggetti. “Il video sul sequestro dei bambini del Donbass è un caso di disinformatija in pieno stile putiniano”, afferma la deputata precisando che “per quell’episodio la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di cattura nei confronti dello stesso Vladimir Putin. Giustamente le associazioni ucraine sono scandalizzate”. Serracchiani richiama la “recente campagna di attacchi contro il Presidente della Repubblica e le aggressioni informatiche contro infrastrutture critiche”, segnala la “raccolta di firme, rivelatasi piena di nomi palesemente falsi, consegnate nelle mani di Maria Zakharova, direttore del dipartimento informazione e stampa del Ministero degli esteri della Russia, promossa anche a Udine” e denuncia che “verrà a far propaganda chi lavora per il sito russo ‘International Reporters’, allineato alla propaganda russa e associato a un finanziamento, diretto o indiretto, da parte delle autorità russe”. La deputata nel suo atto ispettivo richiama il Regolamento del Consiglio europeo in merito alle “Misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina” che vietano a Russia Today e altri operatori di trasmettere o veicolare contenuti “finché la Federazione russa e i suoi organi di informazione non cesseranno di condurre azioni di disinformazione e manipolazione delle informazioni nei confronti dell’Ue e dei suoi Stati membri”.
    La deputata @serracchiani Debora Serracchiani (PD) chiede al governo di censurare la proiezione di un documentario in una sala privata e di vietare la raccolta firme contro le dichiarazioni di Mattarella, ritenendole false. https://www.petizioni.com/il_popolo_italiano_prende_le_distanze_dalle_parole_del_presidente_mattarella Vorrei ricordare alla deputata che la petizione è assolutamente legittima. Se avessi voluto organizzare qualcosa di farlocco, avrei messo in piedi le primarie del PD. Non contenta, Serracchiani attacca me e @AndreaLucidi, accusandoci di essere giornalisti di International Reporters, che secondo lei sarebbe un "organo del Cremlino". Un premio da 27.000 euro vinto da International Reporters in un concorso per startup viene spacciato per un "finanziamento russo". Facciamo due conti: 27.000 euro in un anno equivalgono a 2.250 euro al mese Divisi tra 10 giornalisti, fanno 225 euro a testa L’equivalente di una cena del PD a spese dei contribuenti italiani.   Trieste 20 Marzo 2025  “La presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno applichino ai video prodotti da ‘Russia Today’ le sanzioni europee cui l’emittente è sottoposta in tutta l’Unione Europea, con il divieto assoluto di trasmissione dei suoi programmi in qualunque forma e contesto. La misura si applichi all’evento in programma a Udine e ad altre simili manifestazioni che si dovessero organizzare in futuro anche in altre località d’Italia”. Lo chiede la deputata Debora Serracchiani, che ha depositato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla proiezione, prevista per domenica 23 marzo in un hotel di Udine, di due filmati prodotti dall’emittente “Russia Today”, dal titolo “I bambini del Donbass” e “Maidan. La strada verso la guerra”, promossa da Insieme Liberi, Liberi Elettori-Io amo Udine e altri soggetti. “Il video sul sequestro dei bambini del Donbass è un caso di disinformatija in pieno stile putiniano”, afferma la deputata precisando che “per quell’episodio la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di cattura nei confronti dello stesso Vladimir Putin. Giustamente le associazioni ucraine sono scandalizzate”. Serracchiani richiama la “recente campagna di attacchi contro il Presidente della Repubblica e le aggressioni informatiche contro infrastrutture critiche”, segnala la “raccolta di firme, rivelatasi piena di nomi palesemente falsi, consegnate nelle mani di Maria Zakharova, direttore del dipartimento informazione e stampa del Ministero degli esteri della Russia, promossa anche a Udine” e denuncia che “verrà a far propaganda chi lavora per il sito russo ‘International Reporters’, allineato alla propaganda russa e associato a un finanziamento, diretto o indiretto, da parte delle autorità russe”. La deputata nel suo atto ispettivo richiama il Regolamento del Consiglio europeo in merito alle “Misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina” che vietano a Russia Today e altri operatori di trasmettere o veicolare contenuti “finché la Federazione russa e i suoi organi di informazione non cesseranno di condurre azioni di disinformazione e manipolazione delle informazioni nei confronti dell’Ue e dei suoi Stati membri”.
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