• Domenica Russo morta nell'incidente a Lomazzo davanti ai suoi alunni: chi era "Nika", la maestra di Napoli
    Chi era Domenica Russo, la maestra morta nel drammatico incidente a Lomazzo: il dolore e le testimonianze degli amici.


    Nel drammatico incidente verificatosi a Lomazzo è morta la maestra Domenica Russo, per tutti “Nika”. La 43enne ha perso la vita quando il pullman su cui viaggiava assieme ai suoi amati alunni ha tamponato un mezzo pesante sulla Pedemontana Lombarda (A36), andandosi poi a schiantare contro la parete della galleria in cui stava transitando. L’insegnante, al momento dell’impatto, si trovava sul sedile accanto a quello dell’autista. A nulla sono serviti i tentativi di rianimazione dei soccorsi.

    Domenica Russo, chi era la maestra morta nell'incidente a Lomazzo
    Il dolore degli amici di "Nika"
    Sindacati e insegnanti protestano
    Il cordoglio delle istituzioni

    Domenica Russo, chi era la maestra morta nell’incidente a Lomazzo

    “Nika” era una donna solare, una maestra innamorata del suo lavoro iniziato un anno fa. Mamma e compagna amorevole, era originaria di Napoli. Dopo la laurea in “Scienze del servizio sociale”, dieci anni fa si era trasferita a Sesto Calende, comune in provincia di Varese. Qui aveva cominciato a lavorare come assistente sociale.

    Lo scorso anno l’inizio di una nuova avventura professionale per Domenica che aveva accettato di insegnare alla scuola elementare di Cazzago Brabbia.

    Soccorsi a LomazzoFonte foto: ANSA
    I soccorsi intervenuti sulla Pedemontana dopo l’incidente

    Lunedì 19 maggio, assieme ai suoi alunni, era andata a fare visita al Museo del Cavallo Giocattolo di Grandate. Durante il viaggio di ritorno la tragedia: il drammatico schianto del pullman su cui stava viaggiando con un mezzo pesante. “Nika” è morta, altri tre insegnanti sono rimasti feriti, una bimba è stata ricoverata in codice rosso, 12 alunni in codice giallo e 17 in codice verde.
    Il dolore degli amici di “Nika”

    “Negli ultimi anni stava con un nuovo compagno ed era la donna più felice che si potesse incontrare”. Lo riferisce, come riportato da Repubblica, un’amica della vittima.

    “La figlia era la sua vita – ha proseguito la donna -. È sempre stata una napoletana doc, portava sempre allegria. Era sempre solare, con il sorriso”.

    Domenica amava il suo lavoro e amava soprattutto dare una mano ai ragazzi quando erano in difficoltà. “Quante chiacchierate, quanti abbracci, sorrisi e perché no anche pianti. Ho condiviso gioie e dolori con te. Non riesco a crederci, mi mancherai”, il commento doloroso affidato ai social di un’altra amica di “Nika” che lascia una figlia di 13 anni e il compagno Dario.

    “Dai primi istanti in cui ho appreso le dinamiche di questa tragedia, inspiegabilmente non ho staccato gli occhi da notizie e aggiornamenti e non riuscivo a capire la mia irrequietudine nel saperne eventuali risvolti”, ha scritto sui social un amico di “Nika”.

    “Poi – ha aggiunto l’uomo – mentre già dormivo per una giornata impegnativa a lavoro, c’è chi mi ha scritto e chiamato ripetutamente lasciandomi la cruda verità. Potevano passare mesi e bere un caffè al bar come se non ci fossimo mai persi di vista cancellando anche divergenze che a volte avevamo come cane e gatto. Caffè interminabili, ci si sfogava delle innumerevoli peripezie che questa vita al Nord ci riservava”.

    E ancora: “Vita che in un lampo, una manciata di secondi di un baglio di luce, ti ha portato via dai tuoi affetti, dai tuoi cari, da una figlia, la tua ragione di vita stessa e dal tuo compagno di vita”. “Certe cose non si dicono perché le si percepiscono, ti ho voluto bene più di una sorella, ma oggi più di ieri avrei voluto dirtelo più di ogni altra cosa. Buon viaggio Domenica”, ha concluso l’amico.
    Sindacati e insegnanti protestano

    La tragedia ha innescato proteste nei confronti del mondo del lavoro. “Tutti – spiega una maestra – abbiamo portato e portiamo i ragazzi in gita senza alcuna indennità o pagamento di straordinario. Lo facciamo perché crediamo sia giusto, sia utile, sia didatticamente arricchente. Da sempre e per anni, tutte senza esclusione alcuna. Oggi una di noi è morta. Ho i brividi. Parliamo di morte sul lavoro, non di incidente generico”.

    Anche il sindacato Usb parla di morte sul lavoro: “Usb scuola esprime dolore e sgomento per la morte della giovane maestra, Domenica Russo, di soli 43 anni, in seguito al terribile incidente occorso all’autobus che trasportava suoi e altri bambini durante una gita scolastica. Una delle tante attività non retribuite, piene di responsabilità e di rischi che fanno parte di un mestiere fondamentale e spesso bistrattato”.
    Il cordoglio delle istituzioni

    “La tragedia provoca sgomento in tutti noi. Esprimo il mio più profondo cordoglio alla famiglia della docente e seguo con apprensione la situazione dei feriti e dei bambini coinvolti”. Così il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.

    Condoglianze anche da parte del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che è originario proprio del paese della scolaresca coinvolta: “Ho appreso con commozione e con dolore dell’incidente che ha coinvolto la scolaresca del plesso Pascoli di Cazzago Brabbia, la mia scuola quando ero bambino. Esprimo le mie condoglianze alla famiglia della maestra deceduta e sono vicino a tutte le maestre e alle famiglie dei piccoli scolari”.

    “A tutti va il mio pensiero e la mia più sincera vicinanza”, ha dichiarato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. “Desidero ringraziare tutte le donne e gli uomini impegnati nei soccorsi. Con prontezza e professionalità, hanno messo in sicurezza e rassicurato i piccoli passeggeri”, ha aggiunto Fontana.

    “La notizia della tragica scomparsa di un’insegnante ci colpisce profondamente le parole dell’assessora regionale all’istruzione Simona Tironi —. Si tratta di una tragedia che colpisce nel profondo e che richiama l’importanza e il valore di chi ogni giorno si dedica con responsabilità e passione all’educazione dei nostri giovani”.
    https://www.virgilio.it/notizie/domenica-russo-morta-nell-incidente-a-lomazzo-davanti-ai-suoi-alunni-chi-era-nika-la-maestra-di-napoli-1679576
    Domenica Russo morta nell'incidente a Lomazzo davanti ai suoi alunni: chi era "Nika", la maestra di Napoli Chi era Domenica Russo, la maestra morta nel drammatico incidente a Lomazzo: il dolore e le testimonianze degli amici. Nel drammatico incidente verificatosi a Lomazzo è morta la maestra Domenica Russo, per tutti “Nika”. La 43enne ha perso la vita quando il pullman su cui viaggiava assieme ai suoi amati alunni ha tamponato un mezzo pesante sulla Pedemontana Lombarda (A36), andandosi poi a schiantare contro la parete della galleria in cui stava transitando. L’insegnante, al momento dell’impatto, si trovava sul sedile accanto a quello dell’autista. A nulla sono serviti i tentativi di rianimazione dei soccorsi. Domenica Russo, chi era la maestra morta nell'incidente a Lomazzo Il dolore degli amici di "Nika" Sindacati e insegnanti protestano Il cordoglio delle istituzioni Domenica Russo, chi era la maestra morta nell’incidente a Lomazzo “Nika” era una donna solare, una maestra innamorata del suo lavoro iniziato un anno fa. Mamma e compagna amorevole, era originaria di Napoli. Dopo la laurea in “Scienze del servizio sociale”, dieci anni fa si era trasferita a Sesto Calende, comune in provincia di Varese. Qui aveva cominciato a lavorare come assistente sociale. Lo scorso anno l’inizio di una nuova avventura professionale per Domenica che aveva accettato di insegnare alla scuola elementare di Cazzago Brabbia. Soccorsi a LomazzoFonte foto: ANSA I soccorsi intervenuti sulla Pedemontana dopo l’incidente Lunedì 19 maggio, assieme ai suoi alunni, era andata a fare visita al Museo del Cavallo Giocattolo di Grandate. Durante il viaggio di ritorno la tragedia: il drammatico schianto del pullman su cui stava viaggiando con un mezzo pesante. “Nika” è morta, altri tre insegnanti sono rimasti feriti, una bimba è stata ricoverata in codice rosso, 12 alunni in codice giallo e 17 in codice verde. Il dolore degli amici di “Nika” “Negli ultimi anni stava con un nuovo compagno ed era la donna più felice che si potesse incontrare”. Lo riferisce, come riportato da Repubblica, un’amica della vittima. “La figlia era la sua vita – ha proseguito la donna -. È sempre stata una napoletana doc, portava sempre allegria. Era sempre solare, con il sorriso”. Domenica amava il suo lavoro e amava soprattutto dare una mano ai ragazzi quando erano in difficoltà. “Quante chiacchierate, quanti abbracci, sorrisi e perché no anche pianti. Ho condiviso gioie e dolori con te. Non riesco a crederci, mi mancherai”, il commento doloroso affidato ai social di un’altra amica di “Nika” che lascia una figlia di 13 anni e il compagno Dario. “Dai primi istanti in cui ho appreso le dinamiche di questa tragedia, inspiegabilmente non ho staccato gli occhi da notizie e aggiornamenti e non riuscivo a capire la mia irrequietudine nel saperne eventuali risvolti”, ha scritto sui social un amico di “Nika”. “Poi – ha aggiunto l’uomo – mentre già dormivo per una giornata impegnativa a lavoro, c’è chi mi ha scritto e chiamato ripetutamente lasciandomi la cruda verità. Potevano passare mesi e bere un caffè al bar come se non ci fossimo mai persi di vista cancellando anche divergenze che a volte avevamo come cane e gatto. Caffè interminabili, ci si sfogava delle innumerevoli peripezie che questa vita al Nord ci riservava”. E ancora: “Vita che in un lampo, una manciata di secondi di un baglio di luce, ti ha portato via dai tuoi affetti, dai tuoi cari, da una figlia, la tua ragione di vita stessa e dal tuo compagno di vita”. “Certe cose non si dicono perché le si percepiscono, ti ho voluto bene più di una sorella, ma oggi più di ieri avrei voluto dirtelo più di ogni altra cosa. Buon viaggio Domenica”, ha concluso l’amico. Sindacati e insegnanti protestano La tragedia ha innescato proteste nei confronti del mondo del lavoro. “Tutti – spiega una maestra – abbiamo portato e portiamo i ragazzi in gita senza alcuna indennità o pagamento di straordinario. Lo facciamo perché crediamo sia giusto, sia utile, sia didatticamente arricchente. Da sempre e per anni, tutte senza esclusione alcuna. Oggi una di noi è morta. Ho i brividi. Parliamo di morte sul lavoro, non di incidente generico”. Anche il sindacato Usb parla di morte sul lavoro: “Usb scuola esprime dolore e sgomento per la morte della giovane maestra, Domenica Russo, di soli 43 anni, in seguito al terribile incidente occorso all’autobus che trasportava suoi e altri bambini durante una gita scolastica. Una delle tante attività non retribuite, piene di responsabilità e di rischi che fanno parte di un mestiere fondamentale e spesso bistrattato”. Il cordoglio delle istituzioni “La tragedia provoca sgomento in tutti noi. Esprimo il mio più profondo cordoglio alla famiglia della docente e seguo con apprensione la situazione dei feriti e dei bambini coinvolti”. Così il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Condoglianze anche da parte del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che è originario proprio del paese della scolaresca coinvolta: “Ho appreso con commozione e con dolore dell’incidente che ha coinvolto la scolaresca del plesso Pascoli di Cazzago Brabbia, la mia scuola quando ero bambino. Esprimo le mie condoglianze alla famiglia della maestra deceduta e sono vicino a tutte le maestre e alle famiglie dei piccoli scolari”. “A tutti va il mio pensiero e la mia più sincera vicinanza”, ha dichiarato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. “Desidero ringraziare tutte le donne e gli uomini impegnati nei soccorsi. Con prontezza e professionalità, hanno messo in sicurezza e rassicurato i piccoli passeggeri”, ha aggiunto Fontana. “La notizia della tragica scomparsa di un’insegnante ci colpisce profondamente le parole dell’assessora regionale all’istruzione Simona Tironi —. Si tratta di una tragedia che colpisce nel profondo e che richiama l’importanza e il valore di chi ogni giorno si dedica con responsabilità e passione all’educazione dei nostri giovani”. https://www.virgilio.it/notizie/domenica-russo-morta-nell-incidente-a-lomazzo-davanti-ai-suoi-alunni-chi-era-nika-la-maestra-di-napoli-1679576
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  • Adicciones Marbella

    Ofrecemos tratamiento especializado en salud mental en Marbella, incluyendo psiquiatría infantil, adolescencia, adicciones, Alzheimer y estrés postraumático.

    Acerca de la empresa:-

    El Dr. Cristobal López es licenciado en Medicina y Cirugía por la Universidad de Málaga y especialista en Psiquiatría tras formarse como Médico en el prestigioso hospital regional Carlos Haya. Ha trabajado, desde entonces, en hospitales y centros de salud tanto públicos como privados. Tiene experiencia como psiquiatra de adultos al igual que con niños y adolescentes.
    Ha realizado numerosos master: en Intervención Psicoterapéutica, Master en Terapia de la Conducta y Master en Drogodependencias. Siendo especialista también en Terapia Cognitivo Conductual en la Infancia y Adolescencia.

    Haga clic aquí para obtener más información:- https://psiquiatramarbella.com/
    Adicciones Marbella Ofrecemos tratamiento especializado en salud mental en Marbella, incluyendo psiquiatría infantil, adolescencia, adicciones, Alzheimer y estrés postraumático. Acerca de la empresa:- El Dr. Cristobal López es licenciado en Medicina y Cirugía por la Universidad de Málaga y especialista en Psiquiatría tras formarse como Médico en el prestigioso hospital regional Carlos Haya. Ha trabajado, desde entonces, en hospitales y centros de salud tanto públicos como privados. Tiene experiencia como psiquiatra de adultos al igual que con niños y adolescentes. Ha realizado numerosos master: en Intervención Psicoterapéutica, Master en Terapia de la Conducta y Master en Drogodependencias. Siendo especialista también en Terapia Cognitivo Conductual en la Infancia y Adolescencia. Haga clic aquí para obtener más información:- https://psiquiatramarbella.com/
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  • Studio Ue condotto su 19 milioni di persone in 6 Paesi, tra cui l'Italia, riconosce: il vaccino a mRNA contro il Covid della Pfizer è inefficace e dannoso! La coorte vaccinata ha avuto tassi assoluti più elevati di ospedalizzazione e morte rispetto a quella non vaccinata! 1/3

    EU Study of 19 Million People in 6 Countries, Including Italy, Recognizes: Pfizer's mRNA Covid Vaccine Is Ineffective and Harmful! The Vaccinated Cohort Had Higher Absolute Rates of Hospitalization and Death Than the Unvaccinated Cohort! 1/3
    Studio Ue condotto su 19 milioni di persone in 6 Paesi, tra cui l'Italia, riconosce: il vaccino a mRNA contro il Covid della Pfizer è inefficace e dannoso! La coorte vaccinata ha avuto tassi assoluti più elevati di ospedalizzazione e morte rispetto a quella non vaccinata! 1/3 EU Study of 19 Million People in 6 Countries, Including Italy, Recognizes: Pfizer's mRNA Covid Vaccine Is Ineffective and Harmful! The Vaccinated Cohort Had Higher Absolute Rates of Hospitalization and Death Than the Unvaccinated Cohort! 1/3
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  • COSTEI deve DIMETTERSI IMMEDIATAMENTE. SENZA se e SENZA MA e DEVE ESSERE INDAGATA.
    Vaccini, la Corte Ue boccia von der Leyen sul Pfizergate: "Illegittimo vietare l'accesso dei giornalisti agli sms con l'ad dell'azienda" - Il Fatto Quotidiano
    La Commissione Ue aveva negato l'accesso ai messaggi tra la presidente e l'ad di Pfizer Albert Bourla alla reporter americana che seguiva il caso...

    Impedire ai giornalisti di accedere ai messaggi di testo tra Ursula von der Leyen e l’ad di Pfizer, Albert Bourla, nell’ambito dello scandalo Pfizergate scoppiato durante la pandemia di Covid-19, fu un atto illegittimo da parte della Commissione europea. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue nella decisione presa nella mattinata del 14 maggio sostenendo che la richiesta della reporter del New York Times Matina Stevis-Gridneff, che voleva accedere agli sms scambiati tra von der Leyen e Bourla tra il 1 gennaio 2021 e l’11 maggio 2022, era fondata sul regolamento relativo all’accesso ai documenti. L’intento della reporter era quello di indagare sulle accuse di scarsa trasparenza nelle contrattazioni per la fornitura di un’enorme quantità di dosi vaccinali da parte dell’Europa. Palazzo Berlaymont respinse però la richiesta del quotidiano americano sostenendo di non essere in possesso dei documenti oggetto della domanda. Adeso, però, il quotidiano americano potrà avanzare una nuova richiesta di accesso agli atti: “In tal caso, la Commissione potrà ancora negare l’accesso, ma dovrà motivare il diniego in modo molto più chiaro, solido e coerente, tenendo conto delle indicazioni fornite dal Tribunale che ora costituiscono un riferimento giuridico”.

    Nelle motivazioni il Tribunale ricorda che il regolamento mira a dare la massima attuazione al diritto di accesso del pubblico ai documenti in possesso delle istituzioni: in linea di principio, tutti i documenti dovrebbero quindi essere accessibili. Tuttavia, quando un’istituzione afferma che uno specifico file non esiste o di non esserne in possesso si presume che la dichiarazione sia veritiera. Presunzione che può però essere superata sulla base di elementi pertinenti e concordanti forniti dal richiedente. Il Tribunale, ad esempio, osserva che le risposte fornite dalla Commissione nel corso dell’intero procedimento si basano o su ipotesi oppure su “informazioni mutevoli o imprecise. Per contro, la sig.ra Stevis e il New York Times hanno presentato elementi pertinenti e concordanti che descrivono l’esistenza di scambi, in particolare sotto forma di messaggi di testo, tra la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer nell’ambito dell’acquisto, da parte della Commissione, di vaccini presso tale società durante la pandemia di Covid-19. Essi sono quindi riusciti a superare la presunzione di inesistenza e di non possesso dei documenti richiesti”, si legge.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/14/vaccini-il-tribunale-ue-boccia-von-der-leyen-sul-pfizergate-illegittimo-vietare-laccesso-agli-atti-al-nyt/7987176/
    COSTEI deve DIMETTERSI IMMEDIATAMENTE. SENZA se e SENZA MA e DEVE ESSERE INDAGATA. Vaccini, la Corte Ue boccia von der Leyen sul Pfizergate: "Illegittimo vietare l'accesso dei giornalisti agli sms con l'ad dell'azienda" - Il Fatto Quotidiano La Commissione Ue aveva negato l'accesso ai messaggi tra la presidente e l'ad di Pfizer Albert Bourla alla reporter americana che seguiva il caso... Impedire ai giornalisti di accedere ai messaggi di testo tra Ursula von der Leyen e l’ad di Pfizer, Albert Bourla, nell’ambito dello scandalo Pfizergate scoppiato durante la pandemia di Covid-19, fu un atto illegittimo da parte della Commissione europea. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue nella decisione presa nella mattinata del 14 maggio sostenendo che la richiesta della reporter del New York Times Matina Stevis-Gridneff, che voleva accedere agli sms scambiati tra von der Leyen e Bourla tra il 1 gennaio 2021 e l’11 maggio 2022, era fondata sul regolamento relativo all’accesso ai documenti. L’intento della reporter era quello di indagare sulle accuse di scarsa trasparenza nelle contrattazioni per la fornitura di un’enorme quantità di dosi vaccinali da parte dell’Europa. Palazzo Berlaymont respinse però la richiesta del quotidiano americano sostenendo di non essere in possesso dei documenti oggetto della domanda. Adeso, però, il quotidiano americano potrà avanzare una nuova richiesta di accesso agli atti: “In tal caso, la Commissione potrà ancora negare l’accesso, ma dovrà motivare il diniego in modo molto più chiaro, solido e coerente, tenendo conto delle indicazioni fornite dal Tribunale che ora costituiscono un riferimento giuridico”. Nelle motivazioni il Tribunale ricorda che il regolamento mira a dare la massima attuazione al diritto di accesso del pubblico ai documenti in possesso delle istituzioni: in linea di principio, tutti i documenti dovrebbero quindi essere accessibili. Tuttavia, quando un’istituzione afferma che uno specifico file non esiste o di non esserne in possesso si presume che la dichiarazione sia veritiera. Presunzione che può però essere superata sulla base di elementi pertinenti e concordanti forniti dal richiedente. Il Tribunale, ad esempio, osserva che le risposte fornite dalla Commissione nel corso dell’intero procedimento si basano o su ipotesi oppure su “informazioni mutevoli o imprecise. Per contro, la sig.ra Stevis e il New York Times hanno presentato elementi pertinenti e concordanti che descrivono l’esistenza di scambi, in particolare sotto forma di messaggi di testo, tra la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer nell’ambito dell’acquisto, da parte della Commissione, di vaccini presso tale società durante la pandemia di Covid-19. Essi sono quindi riusciti a superare la presunzione di inesistenza e di non possesso dei documenti richiesti”, si legge. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/14/vaccini-il-tribunale-ue-boccia-von-der-leyen-sul-pfizergate-illegittimo-vietare-laccesso-agli-atti-al-nyt/7987176/
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    Vaccini, la Corte Ue boccia von der Leyen sul Pfizergate: "Illegittimo vietare l'accesso dei giornalisti agli sms con l'ad dell'azienda" - Il Fatto Quotidiano
    La Commissione Ue aveva negato l'accesso ai messaggi tra la presidente e l'ad di Pfizer Albert Bourla alla reporter americana che seguiva il caso
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  • DAI TACCHI ALLA SEDIA A ROTELLE DOPO IL 2021: "DICEVANO CHE ERA TUTTA UNA MIA QUESTIONE MENTALE".
    Si fa fatica a capire che non è strumentalizzazione del dolore, è portare alla luce qualcuno che viene costantemente lasciato all'ombra dell'attenzione mediatica.
    Dal 2021 il tema degli #effettiavversi è un tabù che resta insopportabile ai più e allo stesso tempo rimane una necessità impellente di divulgare la propria storia: quella di qualcuno a cui era stato consigliato un trattamento che poi ha portato a nefaste conseguenze senza che nessuno se ne assumesse la responsabilità.

    La storia di Elisa

    Polarizzare il dibattito diventa la parola d'ordine quando non si può lasciare la libertà di scegliere. Elisa Napolitano non si sente come se avesse scelto liberamente di fare il vaccino che - non - l'avrebbe protetta dal Covid. Questo perché all'epoca in cui scoprì di non aver sviluppato anticorpi dalla malattia naturale (e neppure dalla prima dose) le è stato consigliato di ricorrere a più dosi booster.
    "E' questo quello che mi ha fatto molto arrabbiare: oggi la stessa soluzione viene sconsigliata alle persone con malattie autoimmuni come la mia, perché può scatenare una nuova reazione autoimmune".

    Era tutto qua il surreale dibattito dell'epoca covid: non negare, divulgare i numeri per come erano, assumersi la responsabilità per quelli che loro dicevano essere "fisiologici" effetti avversi.
    Come è finita lo sappiamo: archiviazioni a gogo e tutti che alzano le mani, ma nel frattempo Elisa deve continuare a vivere, benché in sedia a rotelle. "Il mio sistema da quel momento è andato in tilt, è arrivata questa febbre che non andava via e non avevo risposte nonostante i numerosi esami".

    "La febbre non passò più"

    Ovviamente non è arrivata nemmeno la protezione dal covid: "Un mese dopo aver fatto la prima dose l'ho ripreso e l'ha ripreso tutta la mia famiglia, tutti vaccinati", figli inclusi, "poi ho studiato che gli anticorpi naturali mi avrebbero protetto, ma solo in seguito. Fino ad allora sapevo che per la macchina si va dal meccanico e per la salute dal medico, come tutte le persone comuni".
    Di chiarezza non c'è traccia, anche perché nelle considerazioni medico-legali ottenute su sua richiesta, il medico scrive che "attualmente i dati della letteratura scientifica non sono sufficienti a stabilire un nesso causale specifico, per quanto precede nel caso in esame, risulta soddisfatto esclusivamente il criterio cronologico, quindi si ritiene di esprimere parere non favorevole alla concessione del beneficio richiesto", cioè il rimborso per danni.

    "Ma non bisogna arrendersi mai": Elisa lo dice guardando le foto delle sue torte, che ora è troppo faticoso realizzare.
    Nel video l'intervista di Fabio Duranti.

    https://youtu.be/J9xXCdTqnF0?si=DzVME5ZW-G-6YkHW
    DAI TACCHI ALLA SEDIA A ROTELLE DOPO IL 2021: "DICEVANO CHE ERA TUTTA UNA MIA QUESTIONE MENTALE". Si fa fatica a capire che non è strumentalizzazione del dolore, è portare alla luce qualcuno che viene costantemente lasciato all'ombra dell'attenzione mediatica. Dal 2021 il tema degli #effettiavversi è un tabù che resta insopportabile ai più e allo stesso tempo rimane una necessità impellente di divulgare la propria storia: quella di qualcuno a cui era stato consigliato un trattamento che poi ha portato a nefaste conseguenze senza che nessuno se ne assumesse la responsabilità. La storia di Elisa Polarizzare il dibattito diventa la parola d'ordine quando non si può lasciare la libertà di scegliere. Elisa Napolitano non si sente come se avesse scelto liberamente di fare il vaccino che - non - l'avrebbe protetta dal Covid. Questo perché all'epoca in cui scoprì di non aver sviluppato anticorpi dalla malattia naturale (e neppure dalla prima dose) le è stato consigliato di ricorrere a più dosi booster. "E' questo quello che mi ha fatto molto arrabbiare: oggi la stessa soluzione viene sconsigliata alle persone con malattie autoimmuni come la mia, perché può scatenare una nuova reazione autoimmune". Era tutto qua il surreale dibattito dell'epoca covid: non negare, divulgare i numeri per come erano, assumersi la responsabilità per quelli che loro dicevano essere "fisiologici" effetti avversi. Come è finita lo sappiamo: archiviazioni a gogo e tutti che alzano le mani, ma nel frattempo Elisa deve continuare a vivere, benché in sedia a rotelle. "Il mio sistema da quel momento è andato in tilt, è arrivata questa febbre che non andava via e non avevo risposte nonostante i numerosi esami". "La febbre non passò più" Ovviamente non è arrivata nemmeno la protezione dal covid: "Un mese dopo aver fatto la prima dose l'ho ripreso e l'ha ripreso tutta la mia famiglia, tutti vaccinati", figli inclusi, "poi ho studiato che gli anticorpi naturali mi avrebbero protetto, ma solo in seguito. Fino ad allora sapevo che per la macchina si va dal meccanico e per la salute dal medico, come tutte le persone comuni". Di chiarezza non c'è traccia, anche perché nelle considerazioni medico-legali ottenute su sua richiesta, il medico scrive che "attualmente i dati della letteratura scientifica non sono sufficienti a stabilire un nesso causale specifico, per quanto precede nel caso in esame, risulta soddisfatto esclusivamente il criterio cronologico, quindi si ritiene di esprimere parere non favorevole alla concessione del beneficio richiesto", cioè il rimborso per danni. "Ma non bisogna arrendersi mai": Elisa lo dice guardando le foto delle sue torte, che ora è troppo faticoso realizzare. Nel video l'intervista di Fabio Duranti. https://youtu.be/J9xXCdTqnF0?si=DzVME5ZW-G-6YkHW
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  • Secondo uno studio, il 78% delle morti infantili improvvise si verifica entro pochi giorni dalla somministrazione dei vaccini.

    Uno studio approfondito ha confermato che la stragrande maggioranza dei casi di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) si verifica entro la prima settimana successiva alle vaccinazioni infantili di routine.

    TRADUZIONE ARTICOLO:

    Lo studio ha analizzato i dati ufficiali del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) degli Stati Uniti.

    Le statistiche del database VAERS sono state combinate con ricerche sottoposte a revisione paritaria per un'analisi innovativa.

    In modo allarmante, lo studio ha rilevato che un sorprendente 78% dei decessi per SIDS si verifica entro 7 giorni dalla somministrazione del vaccino.

    Sorprendentemente, il 58% delle morti infantili improvvise si è verificato entro soli tre giorni dalla somministrazione del vaccino.
    Inoltre, due giorni dopo la vaccinazione si è registrato un aumento di 69 volte dei decessi rispetto alle aspettative iniziali.

    I risultati sono stati confermati in sei distinti studi sottoposti a revisione paritaria.

    Lo studio è stato condotto dal Dott. Neil Z. Miller dell'Institute of Medical and Scientific Inquiry di Santa Fe, New Mexico.

    I risultati sono stati pubblicati sulla rinomata rivista Toxicology Reports.



    CLICCA QUI PER LEGGERE LO STUDIO ORIGINALE

    Lo studio ha analizzato 2.605 decessi infantili segnalati al VAERS tra il 1990 e il 2019.

    "L'eccesso di decessi durante questi primi periodi post-vaccinazione è stato statisticamente significativo", hanno concluso i ricercatori.

    "Hai portato un neonato sano in ambulatorio, gli hai fatto una serie di vaccini e poi lo hai trovato morto.

    “La maggior parte dei decessi avviene il primo giorno [dopo la vaccinazione], il giorno zero.



    CLICCA QUI: https://slaynews.com/news/78-sudden-infant-deaths-days-vaccines-study-finds/ PER LEGGERE L'ARTICOLO ORIGINALE COMPLETO

    #vannifrajese #giovannifrajese #piccolelucinelbuio #frajeseofficial #dati #studi #vaccinazioni #mortalità #infantile #vaers

    Fonte:

    https://t.me/vannifrajeseofficial
    Secondo uno studio, il 78% delle morti infantili improvvise si verifica entro pochi giorni dalla somministrazione dei vaccini. ▶️ Uno studio approfondito ha confermato che la stragrande maggioranza dei casi di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) si verifica entro la prima settimana successiva alle vaccinazioni infantili di routine. 📝 TRADUZIONE ARTICOLO: Lo studio ha analizzato i dati ufficiali del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) degli Stati Uniti. Le statistiche del database VAERS sono state combinate con ricerche sottoposte a revisione paritaria per un'analisi innovativa. In modo allarmante, lo studio ha rilevato che un sorprendente 78% dei decessi per SIDS si verifica entro 7 giorni dalla somministrazione del vaccino. Sorprendentemente, il 58% delle morti infantili improvvise si è verificato entro soli tre giorni dalla somministrazione del vaccino. Inoltre, due giorni dopo la vaccinazione si è registrato un aumento di 69 volte dei decessi rispetto alle aspettative iniziali. I risultati sono stati confermati in sei distinti studi sottoposti a revisione paritaria. Lo studio è stato condotto dal Dott. Neil Z. Miller dell'Institute of Medical and Scientific Inquiry di Santa Fe, New Mexico. I risultati sono stati pubblicati sulla rinomata rivista Toxicology Reports. 🔗 CLICCA QUI PER LEGGERE LO STUDIO ORIGINALE Lo studio ha analizzato 2.605 decessi infantili segnalati al VAERS tra il 1990 e il 2019. "L'eccesso di decessi durante questi primi periodi post-vaccinazione è stato statisticamente significativo", hanno concluso i ricercatori. "Hai portato un neonato sano in ambulatorio, gli hai fatto una serie di vaccini e poi lo hai trovato morto. “La maggior parte dei decessi avviene il primo giorno [dopo la vaccinazione], il giorno zero. 🔗 CLICCA QUI: https://slaynews.com/news/78-sudden-infant-deaths-days-vaccines-study-finds/ PER LEGGERE L'ARTICOLO ORIGINALE COMPLETO #vannifrajese #giovannifrajese #piccolelucinelbuio #frajeseofficial #dati #studi #vaccinazioni #mortalità #infantile #vaers Fonte: 👇👇👇 https://t.me/vannifrajeseofficial
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  • È UNA VERGOGNA SOLO ITALIANA!
    PERCHÉ NON PARLANO DELL'AUMENTO ESPONENZIALE DELL'AUTISMO DOVUTO ALLE VACCINAZIONI PEDIATRICHE.
    Vaccini, scuola respinge bimba. La legale: «Prima dose già fatta»
    La vicenda è raccontata da Anila Halili, legale del foro di Cremona che assiste la famiglia della piccola...
    https://www.giornaledibrescia.it/cronaca/brescia-scuola-respinge-bimba-non-vaccinata-avvocata-visita-prenotata-c8u0ijmu
    È UNA VERGOGNA SOLO ITALIANA! PERCHÉ NON PARLANO DELL'AUMENTO ESPONENZIALE DELL'AUTISMO DOVUTO ALLE VACCINAZIONI PEDIATRICHE. Vaccini, scuola respinge bimba. La legale: «Prima dose già fatta» La vicenda è raccontata da Anila Halili, legale del foro di Cremona che assiste la famiglia della piccola... https://www.giornaledibrescia.it/cronaca/brescia-scuola-respinge-bimba-non-vaccinata-avvocata-visita-prenotata-c8u0ijmu
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    La vicenda è raccontata da Anila Halili, legale del foro di Cremona che assiste la famiglia della piccola
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  • La pandemia è stato una prova generale di colpo di stato totalitario della Elite mondialista.

    Ecco il testo integrale dell'intervista:

    L’intervista
    ANDREA ZHOK
    «No, non possiamo chiudere il capitolo della pandemia»
    Il filosofo: «Le ingiustizie di quella stagione devono ancora essere sanate. Cosa peggiore, l’esperimento autoritario che allora si aprì in Occidente rischia di essere solo agli inizi»

    di FABIO DRAGONI

    Andrea Zhok, professore di Filosofia morale all’Università degli studi di Milano: «I risarcimenti alle vittime e la sanzione delle gravi ingiustizie sono le spalle da voltare alla stagione della pandemia».
    Eppure la volontà pare inspiegabilmente latente, la critica di gestione pandemica è ancora un tabù.
    «È comprensibile, da settant’anni in qua tendiamo ad assimilare la memoria storica. Riflessi condizionati, in questo riflettere e contrapporre eventi passati deve provare fastidio, discredito per un’epoca di cui si è deciso di essere stati parte».
    Ora, la coazione quasi etica a “voltare pagina” impedisce di rendere giustizia a quanti furono penalizzati da provvedimenti illiberali. Così si rinuncia a porre rimedio. E si rinuncia, anche, a consolidare i fondamenti democratici: l’uso di poteri straordinari in tempi ordinari è diventato una possibilità.
    La morale collettiva si è rotta, e i torti che continuano a infierire meritano giustizia.

    Morale, che vuol dire?
    «L’aspetto morale centrale riguarda un’ingiustizia profonda, mai riconosciuta e tantomeno sanata. La pandemia, in particolare il 15% della popolazione italiana – coloro che, per vari motivi, hanno scelto di non vaccinarsi o non vaccinarsi dopo i figli – è stato sottoposto a un bullismo istituzionale e sociale di proporzioni inedite. Non semplicemente con esclusione da luoghi vari, ma proprio su campagna di deliberata denigrazione. Processo di “chiarificazione amico/nemico” ben orchestrato in cui rappresentanti istituzionali e media, insieme a medici, esperti, officer, supervisori di vario tipo, non solo si sono resi attori, ma hanno attivamente sostenuto l’idea che fosse giusto colpire i non allineati e che non si potesse loro concedere voce, rispetto o tolleranza. Il meccanismo psicologico e sociale messo in atto è quello tipico di ogni persecuzione».

    Una persecuzione?
    «Sì. E proprio perché questo meccanismo è stato a lungo attivo, e ha prodotto danni pesanti (che sono tuttora presenti), sarebbe necessario riconoscerli pubblicamente e moralmente. È un’esigenza morale e civile di verità, ma anche psicologica e sociale. Non si può “passare oltre” come se nulla fosse stato».

    Perché?
    «Perché questi torti, queste ferite, sono rimaste aperte. Nessuno ha chiesto scusa, nessuno ha cercato di ristabilire il diritto a esistere, socialmente e simbolicamente, delle persone così colpite».

    E allora?
    «Bisogna ricominciare dalla verità dei fatti e dei comportamenti. Non si è trattato solo di una serie di decisioni pubbliche più o meno discutibili. Le istituzioni sono andate ben oltre, nella direzione di una campagna sistematica di marginalizzazione del dissenso. Questa è la verità che deve venire alla luce, e di cui si deve rispondere».

    E invece?
    «Nessun tentativo di rielaborazione collettiva. Tutto sotto il tappeto, in attesa che il tempo cancelli i ricordi. Il fatto è che questa ferita non rimarginata è rimasta sana, e continua a ritornare sull’argomento. La rimozione non basta».

    Le paure anche le motivazioni sono rimaste
    «Le conseguenze pratiche della gestione antidemocratica della pandemia sono molte e altrettanto rilevanti. Sul piano istituzionale, il Parlamento è stato esautorato; sul piano giudiziario, si è rivelato incapace di far valere fondamentali diritti costituzionali; sul piano mediatico, si è realizzato un controllo totale dell’informazione, con la messa al bando del dissenso e la sua criminalizzazione; sul piano culturale, si è attivata una spinta alla conformizzazione sociale e alla delazione; sul piano economico, si sono discriminati i lavoratori e imposti obblighi arbitrari, producendo la perdita del reddito. Si sono prodotti danni sanitari, psicologici e traumatici e tutt’oggi ci sono costi persistenti. E che dire dell’impatto psicologico sulle giovani generazioni? Preadolescenti e adolescenti, costretti a lockdown, distanza, distanziamenti e isolamenti, con l’uso della pandemia come tassa obbligata di depressione, ansia, insonnia, isolamento, suicidio e abbandono scolastico. Gli psicologi che lavorano con loro confermano: il sistema di supporto psicologico è già collassato».

    E anche chi non ha avuto traumi, dice che qualcosa è cambiato.
    «Tutti, anche chi è stato meno coinvolto, ha visto mutare radicalmente l’ambiente, l’aria che si respira. Una fetta della popolazione ha smesso di avere fiducia nelle istituzioni, nei media, nella giustizia, nella scienza. È emerso un problema di controllo capillare dell’informazione. Una delle cose emblematiche di quell’evento, rimossa e non discussa, è proprio l’uso sistematico del “fact checking” come dispositivo di manipolazione».

    Le parole della scienza.
    «Sì. E anche l’uso propagandistico della “scienza”, evocata come “autorità indiscutibile”, che però è stata contraddetta sistematicamente dai fatti. La gestione della pandemia è stata una guerra psicologica in piena regola. E ora? Ora, secondo Zhok, «è da lì (da quella data) che il sistema occidentale non riesce più a tornare a una dimensione ordinaria».

    La militarizzazione è un’eredità della pandemia?
    «In Germania alcuni documenti ufficiali hanno reso noto che gli strumenti di controllo della pandemia erano già stati predisposti nel 2012: test di simulazione, documenti e testimonianze confermano la presenza di esperti militari e rappresentanti della Nato nei comitati scientifici, giustificata dalla possibilità di un attacco batteriologico. Indipendentemente da dove il virus che oggi sembri accreditato essere artificiale – ciò che accaduto è stato un cambiamento di paradigma politico».

    A proposito di lockdown, Neil Ferguson ed epidemiologi britannici ebbero a dire: “la Cina è un regime comunista e parlò di uno. Non riusciremmo a farlo in Europa, ah, abbiamo provato. E poi l’Italia lo ha fatto. E si è messo così come potevano farlo».
    Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale le società occidentali sono state sottoposte a meccanismi di sorveglianza e controllo degni di uno stato totalitario. Una trasformazione è stata gestita con una violenza senza precedenti. L’intimidazione è stata massiccia, sostenuta da organismi sanitari, ministri, talk show, stampa e riviste scientifiche».

    E chi ha provato a opporsi?
    «È stato deriso, criminalizzato, censurato. I media, le piattaforme, i social hanno selezionato sistematicamente le fonti e le opinioni da pubblicare. L’informazione è stata appaltata a “verificatori indipendenti”, che nel 90% dei casi hanno agito come censori. Il dissenso è diventato un reato».

    Cosa significa oggi?
    «Che non si tratta solo di una parentesi. Il problema è che questo esperimento autoritario rischia di essere solo agli inizi. Oggi abbiamo ancora stati di emergenza prorogati in molti Paesi occidentali. E resta la tendenza a criminalizzare il dissenso: ancora oggi in Germania le manifestazioni vengono vietate, in Italia molti professionisti sono stati sospesi o radiati, i media censurano posizioni “controverse”, i social censurano voci dissonanti. La democrazia occidentale non si è ripresa».
    La pandemia è stato una prova generale di colpo di stato totalitario della Elite mondialista. Ecco il testo integrale dell'intervista: L’intervista ANDREA ZHOK «No, non possiamo chiudere il capitolo della pandemia» Il filosofo: «Le ingiustizie di quella stagione devono ancora essere sanate. Cosa peggiore, l’esperimento autoritario che allora si aprì in Occidente rischia di essere solo agli inizi» di FABIO DRAGONI Andrea Zhok, professore di Filosofia morale all’Università degli studi di Milano: «I risarcimenti alle vittime e la sanzione delle gravi ingiustizie sono le spalle da voltare alla stagione della pandemia». Eppure la volontà pare inspiegabilmente latente, la critica di gestione pandemica è ancora un tabù. «È comprensibile, da settant’anni in qua tendiamo ad assimilare la memoria storica. Riflessi condizionati, in questo riflettere e contrapporre eventi passati deve provare fastidio, discredito per un’epoca di cui si è deciso di essere stati parte». Ora, la coazione quasi etica a “voltare pagina” impedisce di rendere giustizia a quanti furono penalizzati da provvedimenti illiberali. Così si rinuncia a porre rimedio. E si rinuncia, anche, a consolidare i fondamenti democratici: l’uso di poteri straordinari in tempi ordinari è diventato una possibilità. La morale collettiva si è rotta, e i torti che continuano a infierire meritano giustizia. Morale, che vuol dire? «L’aspetto morale centrale riguarda un’ingiustizia profonda, mai riconosciuta e tantomeno sanata. La pandemia, in particolare il 15% della popolazione italiana – coloro che, per vari motivi, hanno scelto di non vaccinarsi o non vaccinarsi dopo i figli – è stato sottoposto a un bullismo istituzionale e sociale di proporzioni inedite. Non semplicemente con esclusione da luoghi vari, ma proprio su campagna di deliberata denigrazione. Processo di “chiarificazione amico/nemico” ben orchestrato in cui rappresentanti istituzionali e media, insieme a medici, esperti, officer, supervisori di vario tipo, non solo si sono resi attori, ma hanno attivamente sostenuto l’idea che fosse giusto colpire i non allineati e che non si potesse loro concedere voce, rispetto o tolleranza. Il meccanismo psicologico e sociale messo in atto è quello tipico di ogni persecuzione». Una persecuzione? «Sì. E proprio perché questo meccanismo è stato a lungo attivo, e ha prodotto danni pesanti (che sono tuttora presenti), sarebbe necessario riconoscerli pubblicamente e moralmente. È un’esigenza morale e civile di verità, ma anche psicologica e sociale. Non si può “passare oltre” come se nulla fosse stato». Perché? «Perché questi torti, queste ferite, sono rimaste aperte. Nessuno ha chiesto scusa, nessuno ha cercato di ristabilire il diritto a esistere, socialmente e simbolicamente, delle persone così colpite». E allora? «Bisogna ricominciare dalla verità dei fatti e dei comportamenti. Non si è trattato solo di una serie di decisioni pubbliche più o meno discutibili. Le istituzioni sono andate ben oltre, nella direzione di una campagna sistematica di marginalizzazione del dissenso. Questa è la verità che deve venire alla luce, e di cui si deve rispondere». E invece? «Nessun tentativo di rielaborazione collettiva. Tutto sotto il tappeto, in attesa che il tempo cancelli i ricordi. Il fatto è che questa ferita non rimarginata è rimasta sana, e continua a ritornare sull’argomento. La rimozione non basta». Le paure anche le motivazioni sono rimaste «Le conseguenze pratiche della gestione antidemocratica della pandemia sono molte e altrettanto rilevanti. Sul piano istituzionale, il Parlamento è stato esautorato; sul piano giudiziario, si è rivelato incapace di far valere fondamentali diritti costituzionali; sul piano mediatico, si è realizzato un controllo totale dell’informazione, con la messa al bando del dissenso e la sua criminalizzazione; sul piano culturale, si è attivata una spinta alla conformizzazione sociale e alla delazione; sul piano economico, si sono discriminati i lavoratori e imposti obblighi arbitrari, producendo la perdita del reddito. Si sono prodotti danni sanitari, psicologici e traumatici e tutt’oggi ci sono costi persistenti. E che dire dell’impatto psicologico sulle giovani generazioni? Preadolescenti e adolescenti, costretti a lockdown, distanza, distanziamenti e isolamenti, con l’uso della pandemia come tassa obbligata di depressione, ansia, insonnia, isolamento, suicidio e abbandono scolastico. Gli psicologi che lavorano con loro confermano: il sistema di supporto psicologico è già collassato». E anche chi non ha avuto traumi, dice che qualcosa è cambiato. «Tutti, anche chi è stato meno coinvolto, ha visto mutare radicalmente l’ambiente, l’aria che si respira. Una fetta della popolazione ha smesso di avere fiducia nelle istituzioni, nei media, nella giustizia, nella scienza. È emerso un problema di controllo capillare dell’informazione. Una delle cose emblematiche di quell’evento, rimossa e non discussa, è proprio l’uso sistematico del “fact checking” come dispositivo di manipolazione». Le parole della scienza. «Sì. E anche l’uso propagandistico della “scienza”, evocata come “autorità indiscutibile”, che però è stata contraddetta sistematicamente dai fatti. La gestione della pandemia è stata una guerra psicologica in piena regola. E ora? Ora, secondo Zhok, «è da lì (da quella data) che il sistema occidentale non riesce più a tornare a una dimensione ordinaria». La militarizzazione è un’eredità della pandemia? «In Germania alcuni documenti ufficiali hanno reso noto che gli strumenti di controllo della pandemia erano già stati predisposti nel 2012: test di simulazione, documenti e testimonianze confermano la presenza di esperti militari e rappresentanti della Nato nei comitati scientifici, giustificata dalla possibilità di un attacco batteriologico. Indipendentemente da dove il virus che oggi sembri accreditato essere artificiale – ciò che accaduto è stato un cambiamento di paradigma politico». A proposito di lockdown, Neil Ferguson ed epidemiologi britannici ebbero a dire: “la Cina è un regime comunista e parlò di uno. Non riusciremmo a farlo in Europa, ah, abbiamo provato. E poi l’Italia lo ha fatto. E si è messo così come potevano farlo». Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale le società occidentali sono state sottoposte a meccanismi di sorveglianza e controllo degni di uno stato totalitario. 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La democrazia occidentale non si è ripresa».
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  • Hanno distrutto la sanità italiana!
    Ecco i risultati...
    Reparti di Medicina pieni, mancano posti letto e personale - Sanità - Ansa.it
    Gli internisti: il 58% in overbooking, ma è evitabile 1 ricovero su 3 (ANSA)...

    https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2025/05/10/reparti-di-medicina-pieni-mancano-posti-letto-e-personale_2dd95a06-2167-420d-a942-9b9fb6162e51.html
    Hanno distrutto la sanità italiana! Ecco i risultati... Reparti di Medicina pieni, mancano posti letto e personale - Sanità - Ansa.it Gli internisti: il 58% in overbooking, ma è evitabile 1 ricovero su 3 (ANSA)... https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2025/05/10/reparti-di-medicina-pieni-mancano-posti-letto-e-personale_2dd95a06-2167-420d-a942-9b9fb6162e51.html
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  • ANTIFA OMEOPATICI

    Marco Travaglio - 3 Maggio 2025

    Degli “antifascisti immaginari” ritratti da Padellaro non c’è bisogno di fare i nomi, anche perché sono troppi. Ma basta vedere chi s’è infuriato per la definizione, che ovviamente esclude gli antifascisti veri e seri. E include chi dell’antifascismo di maniera e di carriera ha fatto un mestiere a rischio zero e guadagno mille. Come dice Giordano Bruno Guerri, i partigiani doc rischiavano la vita e molti la persero: quelli fuori tempo massimo rischiano al massimo qualche applauso (e royalty). Un’altra cartina al tornasole per riconoscerli è ciò che accadrà il 9 maggio, 80° anniversario della vittoria dell’Urss contro il Terzo Reich. A Mosca la vittoria nella “Grande Guerra Patriottica” sarà celebrata con la consueta parata nella Piazza Rossa, più solenne del solito per la cifra tonda, dove Putin mostrerà al mondo di essere tutt’altro che isolato ospitando i leader di Cina, India, Brasile, Sudafrica, altri Brics e Palestina. Dall’Europa giungeranno solo lo slovacco Fico e il serbo Vucic, subito minacciati dalla rappresentante per la Politica estera Ue, la estone Kaja Kallas, il cui Paese 80 anni fa stava coi nazisti. E non era il solo: era filonazista anche la parte occidentale dell’Ucraina, la Galizia attorno a Leopoli. Lì nel 1941 migliaia di collaborazionisti accolsero come liberatori i soldati hitleriani della Wehrmacht in marcia verso la Russia e da allora aiutarono le SS a rastrellare e depredare gli ebrei ucraini (1,6 milioni), in parte trucidati in loco e in parte deportati nei lager nazisti. Nella sola Leopoli una serie di terribili pogrom ridusse gli ebrei da 100 mila a un migliaio scarso in quattro anni. Vicino a Leopoli era nato l’ideologo nazionalista Stepan Bandera, filo-nazista, razzista e antisemita, fondatore della 14ª divisione Waffen-Grenadier delle SS, criminale di guerra responsabile dello sterminio di decine di migliaia di ebrei, polacchi, ucraini, russi, fuggito nel dopoguerra in Germania con la protezione dell’MI6, poi giustiziato dal Kgb e tuttoggi venerato in Ucraina come eroe nazionale.

    Che fa la cosiddetta Europa antifascista e antinazista? Trova il modo di commemorare i 26-28 milioni di morti sovietici che la liberarono da Hitler & complici insieme a mezzo milione di caduti anglo-americani? Non sia mai. Nel 1985 s’è inventata un contro-anniversario nel tentativo di oscurare quello russo: la “Giornata dell’Europa per la pace, l’unità e la solidarietà”, che guardacaso cade il 9 maggio come la Dichiarazione Schuman del 1950 (vuoi mettere con la sconfitta del nazifascismo). Quest’anno il ministro degli Esteri ucraino Sybiha ha invitato i vertici Ue a festeggiare. Indovinate dove? A Leopoli. “Grande idea”, ha esultato il suo omologo polacco Sikorski. E il prossimo anno tutti a Salò.

    Fatto Quotidiano
    ANTIFA OMEOPATICI Marco Travaglio - 3 Maggio 2025 Degli “antifascisti immaginari” ritratti da Padellaro non c’è bisogno di fare i nomi, anche perché sono troppi. Ma basta vedere chi s’è infuriato per la definizione, che ovviamente esclude gli antifascisti veri e seri. E include chi dell’antifascismo di maniera e di carriera ha fatto un mestiere a rischio zero e guadagno mille. Come dice Giordano Bruno Guerri, i partigiani doc rischiavano la vita e molti la persero: quelli fuori tempo massimo rischiano al massimo qualche applauso (e royalty). Un’altra cartina al tornasole per riconoscerli è ciò che accadrà il 9 maggio, 80° anniversario della vittoria dell’Urss contro il Terzo Reich. A Mosca la vittoria nella “Grande Guerra Patriottica” sarà celebrata con la consueta parata nella Piazza Rossa, più solenne del solito per la cifra tonda, dove Putin mostrerà al mondo di essere tutt’altro che isolato ospitando i leader di Cina, India, Brasile, Sudafrica, altri Brics e Palestina. Dall’Europa giungeranno solo lo slovacco Fico e il serbo Vucic, subito minacciati dalla rappresentante per la Politica estera Ue, la estone Kaja Kallas, il cui Paese 80 anni fa stava coi nazisti. E non era il solo: era filonazista anche la parte occidentale dell’Ucraina, la Galizia attorno a Leopoli. Lì nel 1941 migliaia di collaborazionisti accolsero come liberatori i soldati hitleriani della Wehrmacht in marcia verso la Russia e da allora aiutarono le SS a rastrellare e depredare gli ebrei ucraini (1,6 milioni), in parte trucidati in loco e in parte deportati nei lager nazisti. Nella sola Leopoli una serie di terribili pogrom ridusse gli ebrei da 100 mila a un migliaio scarso in quattro anni. Vicino a Leopoli era nato l’ideologo nazionalista Stepan Bandera, filo-nazista, razzista e antisemita, fondatore della 14ª divisione Waffen-Grenadier delle SS, criminale di guerra responsabile dello sterminio di decine di migliaia di ebrei, polacchi, ucraini, russi, fuggito nel dopoguerra in Germania con la protezione dell’MI6, poi giustiziato dal Kgb e tuttoggi venerato in Ucraina come eroe nazionale. Che fa la cosiddetta Europa antifascista e antinazista? Trova il modo di commemorare i 26-28 milioni di morti sovietici che la liberarono da Hitler & complici insieme a mezzo milione di caduti anglo-americani? Non sia mai. Nel 1985 s’è inventata un contro-anniversario nel tentativo di oscurare quello russo: la “Giornata dell’Europa per la pace, l’unità e la solidarietà”, che guardacaso cade il 9 maggio come la Dichiarazione Schuman del 1950 (vuoi mettere con la sconfitta del nazifascismo). Quest’anno il ministro degli Esteri ucraino Sybiha ha invitato i vertici Ue a festeggiare. Indovinate dove? A Leopoli. “Grande idea”, ha esultato il suo omologo polacco Sikorski. E il prossimo anno tutti a Salò. Fatto Quotidiano
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