• PER NON DIMENTICARE e FARE UN PO' di CHIAREZZA!
    L’ENIGMA RANUCCI: IL GIORNALISTA SCOMODO CHE NON DISTURBA IL POTERE!
    Sempre solidale con chiunque subisca ogni tipo di intimidazione, compreso il soggetto in questione, vi propongo questi interessanti e condivisibili post sulla figura di Sigfrido Ranucci, il giornalista che durante la pandemia pubblicizzava senza farsi alcuna domanda i sieri sperimentali che continuano tutt’oggi a mietere vittime anche fra i suoi colleghi e proponeva imperdibili inchieste della durata di un’ora sull’evoluzione della pizza in Italia, con un inedito focus sulla mangiata dell’ex presidente Bill Clinton in una pizzeria di Napoli…tutto questo nel periodo in cui tutti i diritti fondamentali dell’uomo venivano calpestati da un banchiere criminale nel silenzio di (quasi) tutte le trasmissioni televisive, fra cui la sua.
    Buona lettura.
    Post 1
    Sigfrido Ranucci viene presentato da anni come simbolo del giornalismo d’inchiesta italiano, “voce scomoda” contro i poteri forti. Eppure, se si osserva con attenzione la linea editoriale di Report, emerge un quadro molto diverso da quello percepito dal grande pubblico.
    I servizi del programma non toccano mai le questioni centrali del potere reale: il ruolo dell’Unione Europea e della BCE nell’impoverimento economico del Paese, le responsabilità politiche nella gestione pandemica, i rapporti fra magistratura e intelligence, l’impatto delle politiche migratorie sulla sicurezza e sull’identità sociale.
    Temi di questa portata vengono costantemente evitati. Si preferisce orientare l’attenzione verso fenomeni di corruzione secondaria, conflitti di interesse marginali o presunti scandali a basso rischio politico.
    In questo senso, Report svolge una funzione precisa: incanalare l’indignazione pubblica verso bersagli innocui.
    Il risultato è duplice: da un lato si alimenta l’immagine del giornalismo “libero”, dall’altro si impedisce che l’opinione pubblica concentri la propria attenzione sui veri centri di potere.
    Non è un caso che Ranucci, pur dichiarandosi “in pericolo”, goda di massima copertura istituzionale, sia da parte del Quirinale che dell’Unione Europea, che ne difendono costantemente l’operato in nome della “libertà di stampa”.
    È difficile considerare realmente scomodo chi opera all’interno del servizio pubblico e gode di protezione politica trasversale.
    In un Paese dove giornalisti indipendenti vengono querelati, censurati o isolati, l’immagine del “cronista coraggioso sotto scorta” funziona come una narrazione utile al sistema: serve a dare credibilità a un’informazione che, in realtà, si muove entro confini molto ben definiti.
    Post 2 – L’ATTENTATO IMPOSSIBILE: UNA NARRAZIONE COSTRUITA?
    Dal 2021 Sigfrido Ranucci vive sotto scorta. Ciò significa che la sua abitazione, i suoi spostamenti e la sua vettura rientrano in protocolli di sicurezza estremamente rigidi.
    Ogni ingresso, parcheggio e itinerario è monitorato. Per questo motivo, la notizia secondo cui qualcuno sarebbe riuscito a collocare un ordigno esplosivo nella sua auto appare tecnicamente poco plausibile, se non impossibile, a meno di gravi complicità interne.
    L’attentato, così come raccontato, presenta quindi una doppia anomalia: o i protocolli di protezione sono falliti in modo clamoroso — cosa che dovrebbe comportare immediate dimissioni di funzionari e scorte — oppure la vicenda ha una forte componente scenica e comunicativa.
    Il tempismo mediatico lo conferma: subito dopo la notizia, esponenti politici di tutti i partiti hanno espresso solidarietà, il Quirinale ha ribadito il valore del “giornalismo libero”, e i media hanno rilanciato la narrazione dell’Italia come “paese pericoloso per chi fa informazione”.
    Ma di quale informazione si parla?
    Ranucci non ha mai prodotto inchieste che mettessero realmente in crisi i vertici del potere politico o finanziario. Non ha mai toccato temi come l’adesione incondizionata dell’Italia alla NATO, la gestione opaca dei fondi del PNRR, o le pressioni sovranazionali in materia sanitaria ed energetica.
    Eppure viene presentato come simbolo della libertà di parola.
    L’ipotesi più coerente è che l’“attentato” serva a consolidare una narrativa utile al mainstream: quella del giornalista eroico minacciato da forze oscure, che deve essere difeso dal potere politico stesso.
    Un paradosso perfetto: chi dovrebbe essere il bersaglio diventa, in realtà, l’attore principale di una messa in scena che rafforza il sistema che finge di combattere.
    Post 3 – IL RUOLO DI SISTEMA DEL GIORNALISTA “SOTTO ATTACCO”
    In ogni momento di crisi di fiducia verso i media, il sistema reagisce in modo prevedibile: rilancia figure come Ranucci per ridare legittimità morale alla stampa istituzionale.
    Quando il pubblico inizia a percepire la manipolazione dell’informazione, serve un simbolo di “verità perseguitata”.
    Ranucci diventa così il protagonista perfetto di una sceneggiatura politica: un giornalista “coraggioso” che affronta “minacce anonime”, protetto dalle istituzioni e celebrato dalle stesse forze di potere che dice di denunciare.
    È un meccanismo studiato.
    Il potere sa che per sopravvivere deve simulare al proprio interno una quota di conflitto controllato: apparire diviso per essere più credibile.
    In realtà, la funzione del dissenso istituzionalizzato è proprio neutralizzare il vero dissenso.
    Mentre l’attenzione del pubblico viene dirottata su un presunto attacco a Report, restano fuori dall’agenda mediatica i dossier realmente scomodi: i rapporti fra politica e finanza, l’influenza delle multinazionali sui media, il ruolo delle intelligence nei processi giudiziari, e la progressiva erosione della sovranità nazionale.
    Il risultato è che il “giornalista minacciato” diventa uno scudo narrativo per l’establishment.
    L’intera vicenda rafforza l’idea che chi critica i media ufficiali sia un potenziale pericolo per la democrazia.
    E così, mentre il potere si autoassolve celebrando la propria “libertà di stampa”, il vero giornalismo d’inchiesta — quello che indaga davvero su chi comanda — resta invisibile, marginalizzato, e privo di voce.

    Source: https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=10229586144179377&id=1276122023&post_id=1276122023_10229586144179377&rdid=By0LdSJgnVcqb30V
    PER NON DIMENTICARE e FARE UN PO' di CHIAREZZA! L’ENIGMA RANUCCI: IL GIORNALISTA SCOMODO CHE NON DISTURBA IL POTERE! Sempre solidale con chiunque subisca ogni tipo di intimidazione, compreso il soggetto in questione, vi propongo questi interessanti e condivisibili post sulla figura di Sigfrido Ranucci, il giornalista che durante la pandemia pubblicizzava senza farsi alcuna domanda i sieri sperimentali che continuano tutt’oggi a mietere vittime anche fra i suoi colleghi e proponeva imperdibili inchieste della durata di un’ora sull’evoluzione della pizza in Italia, con un inedito focus sulla mangiata dell’ex presidente Bill Clinton in una pizzeria di Napoli…tutto questo nel periodo in cui tutti i diritti fondamentali dell’uomo venivano calpestati da un banchiere criminale nel silenzio di (quasi) tutte le trasmissioni televisive, fra cui la sua. Buona lettura. Post 1 Sigfrido Ranucci viene presentato da anni come simbolo del giornalismo d’inchiesta italiano, “voce scomoda” contro i poteri forti. Eppure, se si osserva con attenzione la linea editoriale di Report, emerge un quadro molto diverso da quello percepito dal grande pubblico. I servizi del programma non toccano mai le questioni centrali del potere reale: il ruolo dell’Unione Europea e della BCE nell’impoverimento economico del Paese, le responsabilità politiche nella gestione pandemica, i rapporti fra magistratura e intelligence, l’impatto delle politiche migratorie sulla sicurezza e sull’identità sociale. Temi di questa portata vengono costantemente evitati. Si preferisce orientare l’attenzione verso fenomeni di corruzione secondaria, conflitti di interesse marginali o presunti scandali a basso rischio politico. In questo senso, Report svolge una funzione precisa: incanalare l’indignazione pubblica verso bersagli innocui. Il risultato è duplice: da un lato si alimenta l’immagine del giornalismo “libero”, dall’altro si impedisce che l’opinione pubblica concentri la propria attenzione sui veri centri di potere. Non è un caso che Ranucci, pur dichiarandosi “in pericolo”, goda di massima copertura istituzionale, sia da parte del Quirinale che dell’Unione Europea, che ne difendono costantemente l’operato in nome della “libertà di stampa”. È difficile considerare realmente scomodo chi opera all’interno del servizio pubblico e gode di protezione politica trasversale. In un Paese dove giornalisti indipendenti vengono querelati, censurati o isolati, l’immagine del “cronista coraggioso sotto scorta” funziona come una narrazione utile al sistema: serve a dare credibilità a un’informazione che, in realtà, si muove entro confini molto ben definiti. Post 2 – L’ATTENTATO IMPOSSIBILE: UNA NARRAZIONE COSTRUITA? Dal 2021 Sigfrido Ranucci vive sotto scorta. Ciò significa che la sua abitazione, i suoi spostamenti e la sua vettura rientrano in protocolli di sicurezza estremamente rigidi. Ogni ingresso, parcheggio e itinerario è monitorato. Per questo motivo, la notizia secondo cui qualcuno sarebbe riuscito a collocare un ordigno esplosivo nella sua auto appare tecnicamente poco plausibile, se non impossibile, a meno di gravi complicità interne. L’attentato, così come raccontato, presenta quindi una doppia anomalia: o i protocolli di protezione sono falliti in modo clamoroso — cosa che dovrebbe comportare immediate dimissioni di funzionari e scorte — oppure la vicenda ha una forte componente scenica e comunicativa. Il tempismo mediatico lo conferma: subito dopo la notizia, esponenti politici di tutti i partiti hanno espresso solidarietà, il Quirinale ha ribadito il valore del “giornalismo libero”, e i media hanno rilanciato la narrazione dell’Italia come “paese pericoloso per chi fa informazione”. Ma di quale informazione si parla? Ranucci non ha mai prodotto inchieste che mettessero realmente in crisi i vertici del potere politico o finanziario. Non ha mai toccato temi come l’adesione incondizionata dell’Italia alla NATO, la gestione opaca dei fondi del PNRR, o le pressioni sovranazionali in materia sanitaria ed energetica. Eppure viene presentato come simbolo della libertà di parola. L’ipotesi più coerente è che l’“attentato” serva a consolidare una narrativa utile al mainstream: quella del giornalista eroico minacciato da forze oscure, che deve essere difeso dal potere politico stesso. Un paradosso perfetto: chi dovrebbe essere il bersaglio diventa, in realtà, l’attore principale di una messa in scena che rafforza il sistema che finge di combattere. Post 3 – IL RUOLO DI SISTEMA DEL GIORNALISTA “SOTTO ATTACCO” In ogni momento di crisi di fiducia verso i media, il sistema reagisce in modo prevedibile: rilancia figure come Ranucci per ridare legittimità morale alla stampa istituzionale. Quando il pubblico inizia a percepire la manipolazione dell’informazione, serve un simbolo di “verità perseguitata”. Ranucci diventa così il protagonista perfetto di una sceneggiatura politica: un giornalista “coraggioso” che affronta “minacce anonime”, protetto dalle istituzioni e celebrato dalle stesse forze di potere che dice di denunciare. È un meccanismo studiato. Il potere sa che per sopravvivere deve simulare al proprio interno una quota di conflitto controllato: apparire diviso per essere più credibile. In realtà, la funzione del dissenso istituzionalizzato è proprio neutralizzare il vero dissenso. Mentre l’attenzione del pubblico viene dirottata su un presunto attacco a Report, restano fuori dall’agenda mediatica i dossier realmente scomodi: i rapporti fra politica e finanza, l’influenza delle multinazionali sui media, il ruolo delle intelligence nei processi giudiziari, e la progressiva erosione della sovranità nazionale. Il risultato è che il “giornalista minacciato” diventa uno scudo narrativo per l’establishment. L’intera vicenda rafforza l’idea che chi critica i media ufficiali sia un potenziale pericolo per la democrazia. E così, mentre il potere si autoassolve celebrando la propria “libertà di stampa”, il vero giornalismo d’inchiesta — quello che indaga davvero su chi comanda — resta invisibile, marginalizzato, e privo di voce. Source: https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=10229586144179377&id=1276122023&post_id=1276122023_10229586144179377&rdid=By0LdSJgnVcqb30V
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  • SOTTOLINEANDO COME PREMESSA che CONDANNIAMO FERMAMENTE l'ATTENTATO a RANUCCI vi RIPORTIAMO QUI un VIDEO del GENNAIO 2021.
    ERA APPENA PARTITA la CAMPAGNA VACCINALE!

    "Mi vaccino perché voglio tornare ad abbracciare mia madre..."

    Poi fanno le inchieste sui vaccini.... dissonanza cognitiva

    TRAMANDA LA VERITÀ

    Source: https://t.me/obietivocomunemagenta/38379
    SOTTOLINEANDO COME PREMESSA che CONDANNIAMO FERMAMENTE l'ATTENTATO a RANUCCI vi RIPORTIAMO QUI un VIDEO del GENNAIO 2021. ERA APPENA PARTITA la CAMPAGNA VACCINALE! "Mi vaccino perché voglio tornare ad abbracciare mia madre..." Poi fanno le inchieste sui vaccini.... dissonanza cognitiva TRAMANDA LA VERITÀ Source: https://t.me/obietivocomunemagenta/38379
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  • Chiesta la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa
    La Procura di Milano ha chiesto la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa per una "condotta agevolatoria" per non aver controllato...

    Chiesta l’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa dalla procura di Milano. “Divise per i dipendenti confezionate da ditte cinesi”
    di F. Q.
    La procura di Milano contesta una "condotta agevolatoria" per non aver controllato fenomeni di "sfruttamento del lavoro" che non riguarda i semilavorati o i prodotti "destinati alla vendita", ma l'abbigliamento dei lavoratori del marchio
    Chiesta l’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa dalla procura di Milano. “Divise per i dipendenti confezionate da ditte cinesi”.
    Il marchio del lusso nel mirino della Procura di Milano per sfruttamento del lavoro. Gli inquirenti hanno chiesto la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa per una “condotta agevolatoria” per non aver controllato fenomeni di “sfruttamento del lavoro” nella catena di produzione, attraverso opifici gestiti da cinese, delle divise destinati ai commessi negli store. Si tratta di accertamenti, coordinati dal pm Paolo Storari, che si inseriscono nella linea di altri casi che hanno riguardato colossi della moda, per i quali si è proceduto al commissariamento. In questo caso non è stato disposto, allo stato, perché pende in Cassazione una questione di competenza territoriale. La notizia, anticipata da Reuters, è stata confermata all’Ansa. Il caso è però è molto diverso dagli altri casi perché l’ipotizzato sfruttamento non riguarda i semilavorati o i prodotti “destinati alla vendita”, forniti da ditte cinesi nelle province di Fermo e Macerata, appunto all’abbigliamento dei lavoratori.

    I precedenti
    Prima di Tod’s erano finiti sotto indagine la Giorgio Armani Operation spa (per cui era stata revocato il provvedimento dopo un “percorso virtuoso”, ndr). A maggio invece era finita in amministrazione giudiziaria la Valentino Bags Lab, società di produzione di borse e accessori. Storari nel 2024 aveva chiesto e ottenuto i commissariamenti anche di Alviero Martini, Armani operations appunto e Manufactures Dior, poi revocati dopo che le società hanno adottato contromisure.

    La decisione in Cassazione
    La Cassazione ha fissato un’udienza per il 19 novembre dopo l’iniziale rigetto della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano. Il coinvolgimento di Tod’s, nel cui board siedono anche figure come Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete, nelle inchieste sul caporalato e gli opifici cinesi utilizzati nell’alta moda italiana era già emerso a luglio 2025 nell’indagine che ha portato all’amministrazione giudiziaria del marchio Loro Piana controllato da una delle 10 famiglie più ricche del mondo (gli Arnault). La società non è formalmente indagata nel fascicolo del pm con i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano ma risponde in base all’articolo 34 del codice antimafia sulle “carenze organizzative” e “i mancati controlli” che agevolano “colposamente” appaltatori e subappaltatori gravemente indiziati di caporalato.

    La richiesta del pm
    Non esiste una “distinzione tra caporalato consentito e non consentito” perché ciò sarebbe totalmente “fuori dal sistema” scrive Storari nel ricorso per Cassazione con cui chiede agli ermellini di annullare l’ordinanza con cui il Tribunale di Milano e la Corte d’appello hanno rigettato l’amministrazione giudiziari. In particolare, nel marzo 2025 la sezione misure di prevenzione milanese ha respinto la richiesta di ‘commissariare’ il colosso della famiglia Della Valle, non per insussistenza degli elementi investigativi, che anzi sarebbe “conclamata”, si legge nelle 94 pagine del ricorso, ma per una questione di competenza territoriale.

    Per i giudici l’agevolazione colposa dello sfruttamento lavorativo dentro il noto brand marchigiano sarebbe avvenuta non sui semilavorati o i prodotti “destinati alla vendita”, forniti da ditte cinesi nelle province di Fermo e Macerata (e quindi la competenza sarebbe della Corte distrettuale d’appello di Ancona), ma esclusivamente nella catena produttiva che si occupa di “confezionare le divise” per i “commessi dei negozi Tod’s”, all’interno di due stabilimenti nella provincia di Milano e in Lombardia. Rispetto alle “divise” per il proprio “personale” Tod’s riveste il ruolo di “cliente che richiede una fornitura di prodotti per lo svolgimento della sua attività” e non di “impresa che realizza prodotti che immette sul mercato e caratterizzanti il brand e la sua immagine” è il ragionamento che hanno fatto i giudici nel rigettare la richiesta.

    Per loro solo sulla seconda tipologia di prodotto “il livello di controllo nella filiera” deve “essere certamente più capillare al fine di garantirne la originalità e la qualità” della merce da vendere “al pubblico”. Tesi che il pm ritiene “francamente incomprensibile”. Per Storari la legge non fa alcuna “distinzione” tra “prodotti destinati alla vendita” come le “scarpe, dove Tod’s dovrebbe effettuare un penetrante controllo” e quelli ad “uso interno” come le “divise, dove Tod’s non dovrebbe controllare nulla”. “Il Tribunale – scrive alla Cassazione chiedendo di accogliere il proprio ricorso – pare introdurre una sorta di distinzione tra caporalato consentito e non consentito che pare fuori dal sistema“.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/08/chiesta-la-misura-di-prevenzione-dellamministrazione-giudiziaria-per-tods-spa/8153549/
    Chiesta la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa La Procura di Milano ha chiesto la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa per una "condotta agevolatoria" per non aver controllato... Chiesta l’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa dalla procura di Milano. “Divise per i dipendenti confezionate da ditte cinesi” di F. Q. La procura di Milano contesta una "condotta agevolatoria" per non aver controllato fenomeni di "sfruttamento del lavoro" che non riguarda i semilavorati o i prodotti "destinati alla vendita", ma l'abbigliamento dei lavoratori del marchio Chiesta l’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa dalla procura di Milano. “Divise per i dipendenti confezionate da ditte cinesi”. Il marchio del lusso nel mirino della Procura di Milano per sfruttamento del lavoro. Gli inquirenti hanno chiesto la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa per una “condotta agevolatoria” per non aver controllato fenomeni di “sfruttamento del lavoro” nella catena di produzione, attraverso opifici gestiti da cinese, delle divise destinati ai commessi negli store. Si tratta di accertamenti, coordinati dal pm Paolo Storari, che si inseriscono nella linea di altri casi che hanno riguardato colossi della moda, per i quali si è proceduto al commissariamento. In questo caso non è stato disposto, allo stato, perché pende in Cassazione una questione di competenza territoriale. La notizia, anticipata da Reuters, è stata confermata all’Ansa. Il caso è però è molto diverso dagli altri casi perché l’ipotizzato sfruttamento non riguarda i semilavorati o i prodotti “destinati alla vendita”, forniti da ditte cinesi nelle province di Fermo e Macerata, appunto all’abbigliamento dei lavoratori. I precedenti Prima di Tod’s erano finiti sotto indagine la Giorgio Armani Operation spa (per cui era stata revocato il provvedimento dopo un “percorso virtuoso”, ndr). A maggio invece era finita in amministrazione giudiziaria la Valentino Bags Lab, società di produzione di borse e accessori. Storari nel 2024 aveva chiesto e ottenuto i commissariamenti anche di Alviero Martini, Armani operations appunto e Manufactures Dior, poi revocati dopo che le società hanno adottato contromisure. La decisione in Cassazione La Cassazione ha fissato un’udienza per il 19 novembre dopo l’iniziale rigetto della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano. Il coinvolgimento di Tod’s, nel cui board siedono anche figure come Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete, nelle inchieste sul caporalato e gli opifici cinesi utilizzati nell’alta moda italiana era già emerso a luglio 2025 nell’indagine che ha portato all’amministrazione giudiziaria del marchio Loro Piana controllato da una delle 10 famiglie più ricche del mondo (gli Arnault). La società non è formalmente indagata nel fascicolo del pm con i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano ma risponde in base all’articolo 34 del codice antimafia sulle “carenze organizzative” e “i mancati controlli” che agevolano “colposamente” appaltatori e subappaltatori gravemente indiziati di caporalato. La richiesta del pm Non esiste una “distinzione tra caporalato consentito e non consentito” perché ciò sarebbe totalmente “fuori dal sistema” scrive Storari nel ricorso per Cassazione con cui chiede agli ermellini di annullare l’ordinanza con cui il Tribunale di Milano e la Corte d’appello hanno rigettato l’amministrazione giudiziari. In particolare, nel marzo 2025 la sezione misure di prevenzione milanese ha respinto la richiesta di ‘commissariare’ il colosso della famiglia Della Valle, non per insussistenza degli elementi investigativi, che anzi sarebbe “conclamata”, si legge nelle 94 pagine del ricorso, ma per una questione di competenza territoriale. Per i giudici l’agevolazione colposa dello sfruttamento lavorativo dentro il noto brand marchigiano sarebbe avvenuta non sui semilavorati o i prodotti “destinati alla vendita”, forniti da ditte cinesi nelle province di Fermo e Macerata (e quindi la competenza sarebbe della Corte distrettuale d’appello di Ancona), ma esclusivamente nella catena produttiva che si occupa di “confezionare le divise” per i “commessi dei negozi Tod’s”, all’interno di due stabilimenti nella provincia di Milano e in Lombardia. Rispetto alle “divise” per il proprio “personale” Tod’s riveste il ruolo di “cliente che richiede una fornitura di prodotti per lo svolgimento della sua attività” e non di “impresa che realizza prodotti che immette sul mercato e caratterizzanti il brand e la sua immagine” è il ragionamento che hanno fatto i giudici nel rigettare la richiesta. Per loro solo sulla seconda tipologia di prodotto “il livello di controllo nella filiera” deve “essere certamente più capillare al fine di garantirne la originalità e la qualità” della merce da vendere “al pubblico”. Tesi che il pm ritiene “francamente incomprensibile”. Per Storari la legge non fa alcuna “distinzione” tra “prodotti destinati alla vendita” come le “scarpe, dove Tod’s dovrebbe effettuare un penetrante controllo” e quelli ad “uso interno” come le “divise, dove Tod’s non dovrebbe controllare nulla”. “Il Tribunale – scrive alla Cassazione chiedendo di accogliere il proprio ricorso – pare introdurre una sorta di distinzione tra caporalato consentito e non consentito che pare fuori dal sistema“. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/08/chiesta-la-misura-di-prevenzione-dellamministrazione-giudiziaria-per-tods-spa/8153549/
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    Chiesta la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa
    La Procura di Milano ha chiesto la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per Tod’s spa per una "condotta agevolatoria" per non aver controll...
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  • PARMA SOTTO TUTELA DEL MOSSAD: LA SOVRANITÀ ITALIANA IN OSTAGGIO
    (by Filippo)

    La Gazzetta di Parma ha scritto senza esitazioni: in occasione della presenza dell’ex premier israeliano Ehud Olmert al festival “Open”, Piazza Garibaldi è stata transennata, blindata, sorvegliata da forze dell’ordine italiane affiancate da agenti del Mossad.
    Non siamo davanti a un dettaglio folcloristico di cronaca: se confermato, questo episodio rappresenta una frattura della sovranità nazionale. Il monopolio della forza pubblica appartiene alla Repubblica Italiana; vederlo condiviso con agenti di un servizio segreto straniero equivale a una cesura istituzionale.

    Le implicazioni sono gravi e precise.

    Se la presenza era autorizzata, allora il governo Meloni ha formalmente acconsentito a un’operazione che trasferisce porzioni di sicurezza interna a un apparato estero.
    Se la presenza non era autorizzata, significa che uomini del Mossad hanno agito liberamente sul nostro territorio, in una piazza italiana, senza controllo né catena di comando nazionale.

    In entrambi i casi il segnale è devastante: l’Italia non governa più interamente le proprie piazze.

    La deputata Stefania Ascari (M5S) ha depositato un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Interno, chiedendo spiegazioni e protocolli. Ma le domande che restano sospese vanno ben oltre la dialettica parlamentare. Chi ha firmato l’autorizzazione? Esistono accordi segreti fra Roma e Tel Aviv? È stato informato il COPASIR, l’organismo di controllo sull’intelligence?
    Il precedente è inedito e inquietante: mai prima d’ora un quotidiano italiano aveva scritto apertamente della presenza del Mossad in piazza a fianco delle nostre forze dell’ordine.

    ESEMPI EUROPEI

    1. Francia – Secondo un’inchiesta di Le Monde, il Mossad avrebbe tentato di reclutare agenti francesi durante una collaborazione franco-israeliana per ottenere informazioni sul programma chimico siriano. L’operazione, nota col nome sotto copertura di “Ratafia”, suscitò forti tensioni all’interno della DGSI, il servizio di sicurezza interna francese.

    2. Germania – Indagini giornalistiche hanno documentato attività clandestine di raccolta d’informazioni da parte di reti legate all’intelligence israeliana, soprattutto in relazione a comunità turche e islamiche. Inchieste tedesche e turche hanno rivelato che il Mossad avrebbe pagato collaboratori per raccogliere dati su individui residenti in Germania.

    QUESTIONE POLITICA E MORALE

    Ma la questione non è tecnica: è politica, morale e perfino esistenziale. Se in una città emiliana, nel cuore del Paese, la sicurezza pubblica viene co-gestita da agenti stranieri, allora significa che il nostro governo ha abdicato alla propria sovranità o l’ha barattata per ragioni geopolitiche che non osa confessare.
    Questo non è più il racconto di Parma: è il simbolo di un’Italia che scivola lentamente sotto tutela, dove decisioni vitali si prendono altrove e i cittadini non sanno più chi difende davvero i loro diritti e la loro libertà.

    Prove da acquisire

    Filmati integrali e fotografie georeferenziate.
    Verbali della Questura e note di servizio.
    Accesso agli atti presso Prefettura e Ministero dell’Interno.
    Identità e status giuridico degli agenti presenti.

    La domanda resta sospesa, implacabile:

    Chi comanda nelle piazze italiane? Il Viminale o il Mossad?

    Source: https://www.gazzettadiparma.it/parma/2025/09/21/video/piazza-completamente-transennata-agenti-del-mossad-in-supporto-alle-forze-dell-ordine-e-da-piazzale-picelli-partita-la-manifestazione-pro-pal-video-e-foto-893639/
    PARMA SOTTO TUTELA DEL MOSSAD: LA SOVRANITÀ ITALIANA IN OSTAGGIO (by Filippo) La Gazzetta di Parma ha scritto senza esitazioni: in occasione della presenza dell’ex premier israeliano Ehud Olmert al festival “Open”, Piazza Garibaldi è stata transennata, blindata, sorvegliata da forze dell’ordine italiane affiancate da agenti del Mossad. Non siamo davanti a un dettaglio folcloristico di cronaca: se confermato, questo episodio rappresenta una frattura della sovranità nazionale. Il monopolio della forza pubblica appartiene alla Repubblica Italiana; vederlo condiviso con agenti di un servizio segreto straniero equivale a una cesura istituzionale. Le implicazioni sono gravi e precise. ▪️ Se la presenza era autorizzata, allora il governo Meloni ha formalmente acconsentito a un’operazione che trasferisce porzioni di sicurezza interna a un apparato estero. ▪️ Se la presenza non era autorizzata, significa che uomini del Mossad hanno agito liberamente sul nostro territorio, in una piazza italiana, senza controllo né catena di comando nazionale. In entrambi i casi il segnale è devastante: l’Italia non governa più interamente le proprie piazze. La deputata Stefania Ascari (M5S) ha depositato un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Interno, chiedendo spiegazioni e protocolli. Ma le domande che restano sospese vanno ben oltre la dialettica parlamentare. Chi ha firmato l’autorizzazione? Esistono accordi segreti fra Roma e Tel Aviv? È stato informato il COPASIR, l’organismo di controllo sull’intelligence? Il precedente è inedito e inquietante: mai prima d’ora un quotidiano italiano aveva scritto apertamente della presenza del Mossad in piazza a fianco delle nostre forze dell’ordine. 🔍 ESEMPI EUROPEI 1. Francia – Secondo un’inchiesta di Le Monde, il Mossad avrebbe tentato di reclutare agenti francesi durante una collaborazione franco-israeliana per ottenere informazioni sul programma chimico siriano. L’operazione, nota col nome sotto copertura di “Ratafia”, suscitò forti tensioni all’interno della DGSI, il servizio di sicurezza interna francese. 2. Germania – Indagini giornalistiche hanno documentato attività clandestine di raccolta d’informazioni da parte di reti legate all’intelligence israeliana, soprattutto in relazione a comunità turche e islamiche. Inchieste tedesche e turche hanno rivelato che il Mossad avrebbe pagato collaboratori per raccogliere dati su individui residenti in Germania. QUESTIONE POLITICA E MORALE Ma la questione non è tecnica: è politica, morale e perfino esistenziale. Se in una città emiliana, nel cuore del Paese, la sicurezza pubblica viene co-gestita da agenti stranieri, allora significa che il nostro governo ha abdicato alla propria sovranità o l’ha barattata per ragioni geopolitiche che non osa confessare. Questo non è più il racconto di Parma: è il simbolo di un’Italia che scivola lentamente sotto tutela, dove decisioni vitali si prendono altrove e i cittadini non sanno più chi difende davvero i loro diritti e la loro libertà. Prove da acquisire ▪️ Filmati integrali e fotografie georeferenziate. ▪️ Verbali della Questura e note di servizio. ▪️ Accesso agli atti presso Prefettura e Ministero dell’Interno. ▪️ Identità e status giuridico degli agenti presenti. La domanda resta sospesa, implacabile: 👉 Chi comanda nelle piazze italiane? Il Viminale o il Mossad? Source: https://www.gazzettadiparma.it/parma/2025/09/21/video/piazza-completamente-transennata-agenti-del-mossad-in-supporto-alle-forze-dell-ordine-e-da-piazzale-picelli-partita-la-manifestazione-pro-pal-video-e-foto-893639/
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    Piazza completamente transennata: agenti del Mossad in supporto alle forze dell'ordine. E da piazzale Picelli la manifestazione Pro Pal - Video e Foto
    Innalzate le misure di sicurezza in piazza Garibaldi per l’incontro nel pomeriggio con Ehud Olmert. Tutti gli accessi alla piazza sono stati transennati e le forze dell’ordine hanno fatto da filtro a ogni persona che entrava in piazza. Completamente transennata anche l’area attorno...
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  • Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha dichiarato che domani, 17 settembre, domani la giunta delibererà sulla vendita dello stadio San Siro. Il Comune e i club avrebbero infatti raggiunto un accordo.
    La volontà di Sala di ristrutturare lo stadio milanese risale al 2017. Da allora il sindaco ha sempre trattato in via esclusiva con i club, Milan e Inter. #Report, nell’inchiesta di Luca Chianca “Luci spente a San Siro”, aveva raccontato cosa prevede il nuovo progetto e svelato il potenziale interesse della società che ha comprato l'area accanto allo stadio
    https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Luci-spente-a-San-Siro-8201f4c1-9d5e-42d8-b35c-b49110a753da.html?s=08
    Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha dichiarato che domani, 17 settembre, domani la giunta delibererà sulla vendita dello stadio San Siro. Il Comune e i club avrebbero infatti raggiunto un accordo. La volontà di Sala di ristrutturare lo stadio milanese risale al 2017. Da allora il sindaco ha sempre trattato in via esclusiva con i club, Milan e Inter. #Report, nell’inchiesta di Luca Chianca “Luci spente a San Siro”, aveva raccontato cosa prevede il nuovo progetto e svelato il potenziale interesse della società che ha comprato l'area accanto allo stadio 👇 https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Luci-spente-a-San-Siro-8201f4c1-9d5e-42d8-b35c-b49110a753da.html?s=08
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  • IMPRESSIONI DI SETTEMBRE /
    URBANISTICA – IL DOCENTE COLPISCE ANCORA
    Sosteniamo il nuovo appello dei 200 Docenti universitari

    Mi rendo conto che la #politica e le forze politiche non siano più “di moda” quando a parlare di città, di spazi, di futuro sono proprio loro: le personalità che quella materia l’hanno studiata, vissuta, insegnata e difesa.

    La conoscono con la stessa passione e determinazione del guerrigliero vietcong che difende la propria foresta dall’invasore. So che il paragone è duro, specie in un tempo già attraversato da guerre e tensioni, ma rende l’idea. Ed è giusto che sia così.

    Per questo oggi ringrazio i 200 docenti universitari e accademici che ci stanno impartendo una vera lezione di politica. Perché fare politica, almeno per me, significa dare voce e spazio alle categorie coinvolte. Significa costruire sinergie reali. Non ridurre tutto a uno slogan da campagna elettorale. Non vi sembra?
    Le impressioni di settembre, questa volta, non hanno nulla di romantico: sono roventi . Non parliamo del clima, ma della nostra Milano.

    Dopo mesi di inchieste e scandali sull’urbanistica milanese, è arrivato un nuovo appello per una vera svolta. A firmarlo sono oltre 200 professori universitari di tutta Italia: urbanisti, architetti, giuristi, sociologi, antropologi, filosofi.
    Gli stessi che già si erano opposti con forza alla legge Salva Milano. Ora tornano in campo, rivolgendosi direttamente a sindaco, giunta e consiglieri comunali di Milano, alla Regione Lombardia, al Parlamento, al Governo e persino ai partiti e ai sindacati.

    Il documento è chiaro: le indagini giudiziarie hanno mostrato che “il governo della città è opaco, non democratico, profondamente ingiusto sul piano della redistribuzione delle risorse e dannoso per lo sviluppo economico italiano”.

    Da qui, tre proposte concrete:

    1️⃣ Fermare i grandi e medi progetti in corso a Milano e aprire un nuovo ciclo trasparente e partecipativo.
    2️⃣ Rivoluzionare il Piano Casa, privilegiando l’Edilizia Residenziale Pubblica invece dell’Housing Sociale.
    3️⃣ Respingere ogni deregolamentazione della normativa urbanistica nazionale, approvando invece la legge sulla Rigenerazione urbana e un nuovo Testo Unico dell’Edilizia.

    Non è poesia. È un atto politico e morale.
    Questa volta il segnale arriva da chi conosce la materia e ha scelto di parlare al cuore e alla mente dei cittadini.
    Basta leggere uno dei passaggi più duri e lucidi dell’appello:

    “A Milano si è considerato normale trasformare la città per frammenti, senza un quadro strategico di visione e gestione pubblica: si è costruito all’interno degli isolati e nei cortili edifici di dimensioni incongrue, spesso al posto di laboratori, parcheggi, piccole residenze, giardini o aree che la natura aveva riconquistato.”

    Ecco lo schiaffo morale: una moderna Banda Bassotti che ha speculato sulla città, mentre la politica, complici istituzioni supine e paralizzate dal timore di perdere consensi, ha taciuto.
    E allora? Facciamo tesoro di questo appello, diamogli voce, diamogli fiato, diamogli forza.
    Perché il docente “doce”, sì. Ma non tace.
    E noi con lui.

    Leggi il testo integrale dell’appello qui:
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/29/urbanistica-milano-appello-docenti-san-siro-notizie/8108716/

    #Milano #Urbanistica #RigenerazioneUrbana #Politica #Partecipazione #BeneComune #Docenti #Appello
    IMPRESSIONI DI SETTEMBRE / URBANISTICA – IL DOCENTE COLPISCE ANCORA 💪📢 Sosteniamo il nuovo appello dei 200 Docenti universitari ✍️ Mi rendo conto che la #politica e le forze politiche non siano più “di moda” quando a parlare di città, di spazi, di futuro sono proprio loro: le personalità che quella materia l’hanno studiata, vissuta, insegnata e difesa. La conoscono con la stessa passione e determinazione del guerrigliero vietcong che difende la propria foresta dall’invasore. So che il paragone è duro, specie in un tempo già attraversato da guerre e tensioni, ma rende l’idea. Ed è giusto che sia così. Per questo oggi ringrazio i 200 docenti universitari e accademici che ci stanno impartendo una vera lezione di politica. Perché fare politica, almeno per me, significa dare voce e spazio alle categorie coinvolte. Significa costruire sinergie reali. Non ridurre tutto a uno slogan da campagna elettorale. Non vi sembra? Le impressioni di settembre, questa volta, non hanno nulla di romantico: sono roventi 🔥. Non parliamo del clima, ma della nostra Milano. Dopo mesi di inchieste e scandali sull’urbanistica milanese, è arrivato un nuovo appello per una vera svolta. A firmarlo sono oltre 200 professori universitari di tutta Italia: urbanisti, architetti, giuristi, sociologi, antropologi, filosofi. Gli stessi che già si erano opposti con forza alla legge Salva Milano. Ora tornano in campo, rivolgendosi direttamente a sindaco, giunta e consiglieri comunali di Milano, alla Regione Lombardia, al Parlamento, al Governo e persino ai partiti e ai sindacati. Il documento è chiaro: le indagini giudiziarie hanno mostrato che “il governo della città è opaco, non democratico, profondamente ingiusto sul piano della redistribuzione delle risorse e dannoso per lo sviluppo economico italiano”. Da qui, tre proposte concrete: 1️⃣ Fermare i grandi e medi progetti in corso a Milano e aprire un nuovo ciclo trasparente e partecipativo. 2️⃣ Rivoluzionare il Piano Casa, privilegiando l’Edilizia Residenziale Pubblica invece dell’Housing Sociale. 3️⃣ Respingere ogni deregolamentazione della normativa urbanistica nazionale, approvando invece la legge sulla Rigenerazione urbana e un nuovo Testo Unico dell’Edilizia. Non è poesia. È un atto politico e morale. Questa volta il segnale arriva da chi conosce la materia e ha scelto di parlare al cuore e alla mente dei cittadini. Basta leggere uno dei passaggi più duri e lucidi dell’appello: “A Milano si è considerato normale trasformare la città per frammenti, senza un quadro strategico di visione e gestione pubblica: si è costruito all’interno degli isolati e nei cortili edifici di dimensioni incongrue, spesso al posto di laboratori, parcheggi, piccole residenze, giardini o aree che la natura aveva riconquistato.” Ecco lo schiaffo morale: una moderna Banda Bassotti che ha speculato sulla città, mentre la politica, complici istituzioni supine e paralizzate dal timore di perdere consensi, ha taciuto. E allora? Facciamo tesoro di questo appello, diamogli voce, diamogli fiato, diamogli forza. Perché il docente “doce”, sì. Ma non tace. E noi con lui. 💥 👉 Leggi il testo integrale dell’appello qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/29/urbanistica-milano-appello-docenti-san-siro-notizie/8108716/ #Milano #Urbanistica #RigenerazioneUrbana #Politica #Partecipazione #BeneComune #Docenti #Appello
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  • AL VIA IL PRIMO PROCESSO!
    Park Towers: rinviati a giudizio sei imputati per il caso urbanistico milanese
    Immobiliarista, progettista e tre funzionari comunali a processo per abuso edilizio e lottizzazione abusiva nel progetto delle tre torri...

    È già tempo di processo per la prima delle inchieste sull’urbanistica di Milano. La giudice per le indagini preliminari di Milano, Alessandra Di Fazio, ha disposto il rinvio a giudizio per i sei imputati sul caso delle Park Towers, il progetto di tre torri per 113 appartamenti, in zona Crescenzago a Milano, finito al centro di uno dei filoni delle indagini sulla gestione urbanistica per accuse di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso. Vanno a processo l’immobiliarista Andrea Bezziccheri di Bluestone, il progettista Sergio Francesco Maria Asti, tre ex dirigenti e funzionari dello Sportello Unico Edilizia del Comune, Carla Barone, Francesco Rosata e Maurizio De Luca, e Roberto Vederio, rappresentante legale della Devero Costruzioni. Le indagini erano state chiuse nel gennaio del 2024.
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    Gli inquirenti avevano chiesto il sequestro preventivo del cantiere (quasi ultimato), ma il giudice per le indagini preliminari, pur respingendola, aveva riconosciuto “la piena fondatezza dell’impianto accusatorio e la sussistenza dei reati di abuso edilizio e lottizzazione abusiva, contestati a tutti gli indagati”. Il gip aveva respinto il sequestro rilevando la “sproporzione di tale rimedio giuridico in relazione allo stato troppo avanzato dei lavori (ormai quasi ultimati)”

    Il magistrati aveva sottolineato nel provvedimento come la giurisprudenza di Corte Costituzionale, Consiglio di Stato e Corte di Cassazione fosse “concorde e univoca” nel ritenere la pianificazione urbanistica un obbligo imprescindibile della Pubblica amministrazione e un diritto della popolazione, e che pertanto costruzioni impattanti (per via dei nuovi carichi urbanistici che creano), come quella di specie, non possono essere realizzate in assenza di un previo ‘piano attuativo’, di un piano urbanistico cioè che assicuri il raccordo con l’edificato preesistente e il necessario ridimensionamento dei servizi nell’intera zona (che comporta il coinvolgimento procedurale degli organi comunali e della popolazione)”.

    Per il gip l’insediamento di via Crescenzago, a causa delle gravose dimensioni, del numero di abitanti cui è destinato (almeno 321) e della necessità del previo piano attuativo, “non poteva essere qualificato come ristrutturazione edilizia né essere realizzato a mezzo Scia, in sostituzione di un permesso”. Per il giudice, in particolare, “la determina dirigenziale del Comune numero 65 del 2018 sulla Scia edilizia (a firma dei dirigenti) e la circolare numero 1 del luglio 2023 contrastano con tutte le chiare interpretazioni giurisprudenziali secondo cui il principio di corretta pianificazione urbanistica afferisce a norme di legge fondamentali, poste a tutela di fondamentali diritti delle persone”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/23/park-towers-a-processo-i-sei-imputati-limmobiliarista-il-progettista-e-tre-funzionari-del-comune-di-milano/8071218/
    AL VIA IL PRIMO PROCESSO! Park Towers: rinviati a giudizio sei imputati per il caso urbanistico milanese Immobiliarista, progettista e tre funzionari comunali a processo per abuso edilizio e lottizzazione abusiva nel progetto delle tre torri... È già tempo di processo per la prima delle inchieste sull’urbanistica di Milano. La giudice per le indagini preliminari di Milano, Alessandra Di Fazio, ha disposto il rinvio a giudizio per i sei imputati sul caso delle Park Towers, il progetto di tre torri per 113 appartamenti, in zona Crescenzago a Milano, finito al centro di uno dei filoni delle indagini sulla gestione urbanistica per accuse di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso. Vanno a processo l’immobiliarista Andrea Bezziccheri di Bluestone, il progettista Sergio Francesco Maria Asti, tre ex dirigenti e funzionari dello Sportello Unico Edilizia del Comune, Carla Barone, Francesco Rosata e Maurizio De Luca, e Roberto Vederio, rappresentante legale della Devero Costruzioni. Le indagini erano state chiuse nel gennaio del 2024. PUBBLICITÀ Leggi Anche Il piano regolatore “ombra” di Milano costruito grazie agli “incarichi” delle grandi imprese agli architetti del Comune Il piano regolatore “ombra” di Milano costruito grazie agli “incarichi” delle grandi imprese agli architetti del Comune Leggi articolo Gli inquirenti avevano chiesto il sequestro preventivo del cantiere (quasi ultimato), ma il giudice per le indagini preliminari, pur respingendola, aveva riconosciuto “la piena fondatezza dell’impianto accusatorio e la sussistenza dei reati di abuso edilizio e lottizzazione abusiva, contestati a tutti gli indagati”. Il gip aveva respinto il sequestro rilevando la “sproporzione di tale rimedio giuridico in relazione allo stato troppo avanzato dei lavori (ormai quasi ultimati)” Il magistrati aveva sottolineato nel provvedimento come la giurisprudenza di Corte Costituzionale, Consiglio di Stato e Corte di Cassazione fosse “concorde e univoca” nel ritenere la pianificazione urbanistica un obbligo imprescindibile della Pubblica amministrazione e un diritto della popolazione, e che pertanto costruzioni impattanti (per via dei nuovi carichi urbanistici che creano), come quella di specie, non possono essere realizzate in assenza di un previo ‘piano attuativo’, di un piano urbanistico cioè che assicuri il raccordo con l’edificato preesistente e il necessario ridimensionamento dei servizi nell’intera zona (che comporta il coinvolgimento procedurale degli organi comunali e della popolazione)”. Per il gip l’insediamento di via Crescenzago, a causa delle gravose dimensioni, del numero di abitanti cui è destinato (almeno 321) e della necessità del previo piano attuativo, “non poteva essere qualificato come ristrutturazione edilizia né essere realizzato a mezzo Scia, in sostituzione di un permesso”. Per il giudice, in particolare, “la determina dirigenziale del Comune numero 65 del 2018 sulla Scia edilizia (a firma dei dirigenti) e la circolare numero 1 del luglio 2023 contrastano con tutte le chiare interpretazioni giurisprudenziali secondo cui il principio di corretta pianificazione urbanistica afferisce a norme di legge fondamentali, poste a tutela di fondamentali diritti delle persone”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/23/park-towers-a-processo-i-sei-imputati-limmobiliarista-il-progettista-e-tre-funzionari-del-comune-di-milano/8071218/
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  • NON MI E' MAI PIACIUTO. IL PEGGIOR SINDACO CHE MILANO ABBIA MAI AVUTO!
    NON LO RIMPIAGEREMO!
    Indagato il sindaco Sala nelle inchieste sull'urbanistica a Milano
    Il primo cittadino coinvolto per dichiarazioni false e induzione indebita in relazione a nomine e progetti immobiliari...

    Anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, è indagato nell’ambito delle inchieste sull’urbanistica per le quali i pm hanno chiesto sei arresti: lo scrivono Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa.

    Le ipotesi di reato, riportano i quotidiani, sono di false dichiarazioni su qualità proprie o di altre persone relativamente alla nomina del presidente della Commissione per il paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni, e di induzione indebita a dare o a promettere utilità intorno al progetto del ‘Pirellino’ dell’architetto Stefano Boeri e dell’imprenditore Manfredi Catella, presidente del gruppo Coima.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/17/sala-indagato-urbanistica-milano-news/8064263/
    NON MI E' MAI PIACIUTO. IL PEGGIOR SINDACO CHE MILANO ABBIA MAI AVUTO! NON LO RIMPIAGEREMO! Indagato il sindaco Sala nelle inchieste sull'urbanistica a Milano Il primo cittadino coinvolto per dichiarazioni false e induzione indebita in relazione a nomine e progetti immobiliari... Anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, è indagato nell’ambito delle inchieste sull’urbanistica per le quali i pm hanno chiesto sei arresti: lo scrivono Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa. Le ipotesi di reato, riportano i quotidiani, sono di false dichiarazioni su qualità proprie o di altre persone relativamente alla nomina del presidente della Commissione per il paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni, e di induzione indebita a dare o a promettere utilità intorno al progetto del ‘Pirellino’ dell’architetto Stefano Boeri e dell’imprenditore Manfredi Catella, presidente del gruppo Coima. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/17/sala-indagato-urbanistica-milano-news/8064263/
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  • ORRORE SENZA FINE!
    NON POSSO CREDERCI. QUESTA è LA SITUAZIONE degli ALLEVAMENTI di GALLINE in LOMBARDIA!
    Food for Profit svela condizioni igieniche disastrose negli allevamenti lombardi
    L'inchiesta di Giulia Innocenzi documenta carcasse abbandonate e gravi rischi di aviaria negli allevamenti di galline in Lombardia...

    Mentre i prezzi delle uova esplodono a livello globale – in alcune aree degli Stati Uniti sono arrivate a +159% – una nuova inchiesta video del team di Food for Profit mostra due allevamenti intensivi di galline ovaiole in Lombardia, la seconda regione per numero di galline, dopo il Veneto.

    Dai video, ricevuti da un informatore anonimo, emergono gravi carenze di biosicurezza e condizioni igieniche precarie e un alto numero di carcasse abbandonate. Tutti fattori direttamente connessi con il rischio di influenza aviaria. Animali che mangiano le loro feci, gabbie vecchie e carcasse lasciate a marcire. Il primo allevamento in provincia di Brescia, che può contenere quasi 100mila galline, si trova in una zona colpita in passato da focolai di aviaria. Le galline vivono in gabbie metalliche vecchie e molto piccole, faticano a muoversi e molte sono senza piume per lo stress o per lo sfregamento continuo contro le sbarre di metallo.

    Le immagini mostrano feci accumulate tra le grate e galline che mangiano gli escrementi. Numerose carcasse sono lasciate nei corridoi o accanto alle gabbie, in avanzato stato di decomposizione. Dovrebbero essere rimosse immediatamente per ragioni di biosicurezza, ma restano lì per giorni, aumentando il rischio di malattie infettive. Nel 2022, durante un focolaio, questo allevamento ha effettuato un depopolamento, ricevendo quindi un indennizzo. Ha inoltre ricevuto oltre 36mila euro dai fondi del Pnrr. A ottobre 2024, la zona è stata classificata come “Zona di Ulteriore Restrizione”, il livello di allerta più alto per l’influenza aviaria. Ora il rischio aviaria si è allentato, ma le misure di biosicurezza dovrebbero essere ai massimi proprio per scongiurarne il pericolo.

    Il secondo allevamento in provincia di Lodi è ancora più grande: può ospitare fino a 300mila galline. Le riprese con il drone mostrano galline che sono uscite dai capannoni e vagano liberamente all’esterno, in un’area dove l’aviaria è stata rilevata anche nel 2024. Una condizione ad altissimo rischio perché il contatto con la fauna selvatica è una delle principali vie di diffusione del virus. I filmati mostrano inoltre una carcassa di pecora abbandonata, visibilmente non registrata (senza marchi auricolari), posizionata proprio nella zona filtro – quella che dovrebbe garantire il massimo dell’igiene prima dell’accesso ai capannoni. Anche qui il numero di carcasse è altissimo, alcune in stato di decomposizione, altre cannibalizzate dalle altre galline. Le condizioni igieniche sono disastrose: scarafaggi, feci secche, struttura fatiscente, prolassi visibili su molti animali.

    “Tutto questo è gravissimo, sia per gli animali che vivono in queste strutture, sia per le criticità di biosicurezza – dichiara la giornalista Giulia Innocenzi. – Di fronte a un’emergenza mondiale come l’aviaria, una situazione come questa non dovrebbe neanche esistere, perché, in un attimo, dei comportamenti scorretti anche di un solo allevatore possono avere ricadute enormi su tutta la comunità”.

    Senza considerare che questo comporta un uso di soldi pubblici: i paesi europei, Italia inclusa, infatti stanziano fondi per risarcire gli allevamenti intensivi, coprendo i problemi causati dalle malattie infettive come l’aviaria. “C’è bisogno che le irregolarità di allevamenti come questi vengano diffuse pubblicamente e non solo tramite le nostre inchieste – conclude Giulia Innocenzi. – Per questo abbiamo depositato una denuncia formale ai Carabinieri Forestali. Speriamo che sia il primo passo verso un cambiamento necessario.”

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/01/food-profit-allevamenti-galline-lombardia-inchiesta-notizie/8046332/
    ORRORE SENZA FINE! NON POSSO CREDERCI. QUESTA è LA SITUAZIONE degli ALLEVAMENTI di GALLINE in LOMBARDIA! Food for Profit svela condizioni igieniche disastrose negli allevamenti lombardi L'inchiesta di Giulia Innocenzi documenta carcasse abbandonate e gravi rischi di aviaria negli allevamenti di galline in Lombardia... Mentre i prezzi delle uova esplodono a livello globale – in alcune aree degli Stati Uniti sono arrivate a +159% – una nuova inchiesta video del team di Food for Profit mostra due allevamenti intensivi di galline ovaiole in Lombardia, la seconda regione per numero di galline, dopo il Veneto. Dai video, ricevuti da un informatore anonimo, emergono gravi carenze di biosicurezza e condizioni igieniche precarie e un alto numero di carcasse abbandonate. Tutti fattori direttamente connessi con il rischio di influenza aviaria. Animali che mangiano le loro feci, gabbie vecchie e carcasse lasciate a marcire. Il primo allevamento in provincia di Brescia, che può contenere quasi 100mila galline, si trova in una zona colpita in passato da focolai di aviaria. Le galline vivono in gabbie metalliche vecchie e molto piccole, faticano a muoversi e molte sono senza piume per lo stress o per lo sfregamento continuo contro le sbarre di metallo. Le immagini mostrano feci accumulate tra le grate e galline che mangiano gli escrementi. Numerose carcasse sono lasciate nei corridoi o accanto alle gabbie, in avanzato stato di decomposizione. Dovrebbero essere rimosse immediatamente per ragioni di biosicurezza, ma restano lì per giorni, aumentando il rischio di malattie infettive. Nel 2022, durante un focolaio, questo allevamento ha effettuato un depopolamento, ricevendo quindi un indennizzo. Ha inoltre ricevuto oltre 36mila euro dai fondi del Pnrr. A ottobre 2024, la zona è stata classificata come “Zona di Ulteriore Restrizione”, il livello di allerta più alto per l’influenza aviaria. Ora il rischio aviaria si è allentato, ma le misure di biosicurezza dovrebbero essere ai massimi proprio per scongiurarne il pericolo. Il secondo allevamento in provincia di Lodi è ancora più grande: può ospitare fino a 300mila galline. Le riprese con il drone mostrano galline che sono uscite dai capannoni e vagano liberamente all’esterno, in un’area dove l’aviaria è stata rilevata anche nel 2024. Una condizione ad altissimo rischio perché il contatto con la fauna selvatica è una delle principali vie di diffusione del virus. I filmati mostrano inoltre una carcassa di pecora abbandonata, visibilmente non registrata (senza marchi auricolari), posizionata proprio nella zona filtro – quella che dovrebbe garantire il massimo dell’igiene prima dell’accesso ai capannoni. Anche qui il numero di carcasse è altissimo, alcune in stato di decomposizione, altre cannibalizzate dalle altre galline. Le condizioni igieniche sono disastrose: scarafaggi, feci secche, struttura fatiscente, prolassi visibili su molti animali. “Tutto questo è gravissimo, sia per gli animali che vivono in queste strutture, sia per le criticità di biosicurezza – dichiara la giornalista Giulia Innocenzi. – Di fronte a un’emergenza mondiale come l’aviaria, una situazione come questa non dovrebbe neanche esistere, perché, in un attimo, dei comportamenti scorretti anche di un solo allevatore possono avere ricadute enormi su tutta la comunità”. Senza considerare che questo comporta un uso di soldi pubblici: i paesi europei, Italia inclusa, infatti stanziano fondi per risarcire gli allevamenti intensivi, coprendo i problemi causati dalle malattie infettive come l’aviaria. “C’è bisogno che le irregolarità di allevamenti come questi vengano diffuse pubblicamente e non solo tramite le nostre inchieste – conclude Giulia Innocenzi. – Per questo abbiamo depositato una denuncia formale ai Carabinieri Forestali. Speriamo che sia il primo passo verso un cambiamento necessario.” https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/01/food-profit-allevamenti-galline-lombardia-inchiesta-notizie/8046332/
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  • 11 SETTEMBRE: COLPO DI STATO SIONISTA CONTRO IL VECCHIO MONDO !

    Non è teoria. È operazione. Non è odio.
    È verità. Il giorno in cui l’umanità è stata messa in catene digitali si chiama 11 settembre 2001. Non fu un attacco subito: fu un colpo di Stato interno, progettato, eseguito e coperto dall’élite sionista globale.

    - COSA ACCADDE DAVVERO?

    Le Torri Gemelle non crollarono per gli aerei. Crollarono a caduta libera, simmetricamente, come da demolizione controllata. WTC 7, il terzo grattacielo, crollò senza essere colpito da nulla.
    Zero intercettazioni aeree, nonostante esercitazioni militari in corso.
    Gli impianti di sicurezza gestiti da una società legata a… Marvin Bush, fratello del presidente.
    Tonnellate di documenti distrutti: su frodi miliardarie, insider trading e inchieste sulla spesa militare scomparsi in fumo.

    CHI C’ERA DAVVERO DIETRO ? I NOMI 👇🏻

    • ARCHITETTI STRATEGICI

    - Richard Perle, Paul Wolfowitz, Douglas Feith, Elliott Abrams: neocon sionisti, autori del “Project for the New American Century” (PNAC). Scrissero che ci voleva “un nuovo Pearl Harbor” per rilanciare il dominio USA-Israele.

    - Zbigniew Brzezinski (mentore di Obama e stratega NATO): teorizzava il controllo dell’Eurasia tramite shock.

    • FINANZIATORI E PROFITTATORI

    - Larry Silverstein: acquistò le Torri 6 mesi prima, le assicurò contro attacchi terroristici. Incassò oltre 7 miliardi di dollari.

    - Frank Lowy: co-proprietario del World Trade Center, sionista legato all’intelligence israeliana.

    • SERVIZI SEGRETI E APPARATI

    - Mossad: presente a New York tramite la Urban Moving Systems, copertura usata da 5 “israeliani danzanti” che filmarono il crollo festeggiando.

    - CIA e NSA: consapevoli, complici, e presenti in ogni snodo critico.

    • COPERTURA MEDIATICA

    Michael Bloomberg, Mort Zuckerman, Sumner Redstone (Rothstein), Rupert Murdoch: oligarchi dell’informazione filo-sionista che hanno zittito ogni voce dissidente.

    Alan Dershowitz: giurista e difensore pubblico dell’élite sionista negli scandali Epstein, 9/11 e oltre.

    • ISTITUZIONI DI COPERTURA

    - AIPAC: lobby israeliana che comanda il Congresso USA.

    - B’nai B’rith, ADL: gruppi di copertura per etichettare ogni voce critica come “antisemita”.

    - Council on Foreign Relations, Trilateral Commission, Skull and Bones, logge massoniche legate a Israele.

    • COSA HANNO OTTENUTO :

    - Patriot Act: legalizzata la sorveglianza di massa.

    - Guerre infinite: Iraq, Afghanistan, Siria, Libia... tutte in funzione degli interessi israeliani.

    - Controllo totale: biometria, droni, dati, passaporti sanitari. Tutto parte da quel giorno.

    - Distruzione del dissenso: ogni oppositore è terrorista, ogni verità è “cospirazionismo”.

    • NON È ANTISEMITISMO:
    È GUERRA AL POTERE !

    L’ebraismo religioso non c’entra. Il popolo ebraico è stato usato, manipolato, e sacrificato anch’esso.
    Il nemico è il sionismo apolide, globalista, elitario.
    Una rete che si infiltra, si mimetizza e sfrutta ogni tragedia per guadagnare potere.

    IN CONCLUSIONE.....

    L' 11 settembre è il momento in cui il Mondo è stato messo sotto regime.
    Da allora siamo in guerra.
    Una guerra invisibile, digitale, psicologica.
    E finché non chiameremo i colpevoli con nome e cognome, saremo schiavi.
    Il silenzio è complicità.
    La verità è la prima forma di resistenza.
    E ora, sai dove colpire.
    11 SETTEMBRE: COLPO DI STATO SIONISTA CONTRO IL VECCHIO MONDO ! Non è teoria. È operazione. Non è odio. È verità. Il giorno in cui l’umanità è stata messa in catene digitali si chiama 11 settembre 2001. Non fu un attacco subito: fu un colpo di Stato interno, progettato, eseguito e coperto dall’élite sionista globale. - COSA ACCADDE DAVVERO? Le Torri Gemelle non crollarono per gli aerei. Crollarono a caduta libera, simmetricamente, come da demolizione controllata. WTC 7, il terzo grattacielo, crollò senza essere colpito da nulla. Zero intercettazioni aeree, nonostante esercitazioni militari in corso. Gli impianti di sicurezza gestiti da una società legata a… Marvin Bush, fratello del presidente. Tonnellate di documenti distrutti: su frodi miliardarie, insider trading e inchieste sulla spesa militare scomparsi in fumo. CHI C’ERA DAVVERO DIETRO ? I NOMI 👇🏻 • ARCHITETTI STRATEGICI - Richard Perle, Paul Wolfowitz, Douglas Feith, Elliott Abrams: neocon sionisti, autori del “Project for the New American Century” (PNAC). Scrissero che ci voleva “un nuovo Pearl Harbor” per rilanciare il dominio USA-Israele. - Zbigniew Brzezinski (mentore di Obama e stratega NATO): teorizzava il controllo dell’Eurasia tramite shock. • FINANZIATORI E PROFITTATORI - Larry Silverstein: acquistò le Torri 6 mesi prima, le assicurò contro attacchi terroristici. Incassò oltre 7 miliardi di dollari. - Frank Lowy: co-proprietario del World Trade Center, sionista legato all’intelligence israeliana. • SERVIZI SEGRETI E APPARATI - Mossad: presente a New York tramite la Urban Moving Systems, copertura usata da 5 “israeliani danzanti” che filmarono il crollo festeggiando. - CIA e NSA: consapevoli, complici, e presenti in ogni snodo critico. • COPERTURA MEDIATICA Michael Bloomberg, Mort Zuckerman, Sumner Redstone (Rothstein), Rupert Murdoch: oligarchi dell’informazione filo-sionista che hanno zittito ogni voce dissidente. Alan Dershowitz: giurista e difensore pubblico dell’élite sionista negli scandali Epstein, 9/11 e oltre. • ISTITUZIONI DI COPERTURA - AIPAC: lobby israeliana che comanda il Congresso USA. - B’nai B’rith, ADL: gruppi di copertura per etichettare ogni voce critica come “antisemita”. - Council on Foreign Relations, Trilateral Commission, Skull and Bones, logge massoniche legate a Israele. • COSA HANNO OTTENUTO : - Patriot Act: legalizzata la sorveglianza di massa. - Guerre infinite: Iraq, Afghanistan, Siria, Libia... tutte in funzione degli interessi israeliani. - Controllo totale: biometria, droni, dati, passaporti sanitari. Tutto parte da quel giorno. - Distruzione del dissenso: ogni oppositore è terrorista, ogni verità è “cospirazionismo”. • NON È ANTISEMITISMO: È GUERRA AL POTERE ! L’ebraismo religioso non c’entra. Il popolo ebraico è stato usato, manipolato, e sacrificato anch’esso. Il nemico è il sionismo apolide, globalista, elitario. Una rete che si infiltra, si mimetizza e sfrutta ogni tragedia per guadagnare potere. IN CONCLUSIONE..... L' 11 settembre è il momento in cui il Mondo è stato messo sotto regime. Da allora siamo in guerra. Una guerra invisibile, digitale, psicologica. E finché non chiameremo i colpevoli con nome e cognome, saremo schiavi. Il silenzio è complicità. La verità è la prima forma di resistenza. E ora, sai dove colpire.
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