• Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, le mani di Putin su 150 miliardi di dollari, cosa rischiano le italiane
    Il Cremlino risponderà all’idea del cancelliere tedesco Merz di utilizzare le riserve congelate russe per finanziare l’Ucraina: ecco che cosa ha in mente lo Zar (e cosa rischia l’Italia...

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    Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, le mani di Putin su 150 miliardi di dollari, cosa rischiano le italiane
    di Federico Fubini

    Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, così Putin mette le mani su 150 miliardi di dollari
    Vladimir Putin (a destra) con Sergei Lavrov

    (Questo articolo è tratto dalla newsletter Whatever it takes ad opera di Federico Fubini, se vuoi iscriverti clicca qui)

    Si è udito un silenzio irreale da Mosca dopo che il cancelliere tedesco Friedrich Merz, per la prima volta, ha messo la sua firma su una decisione che sta prendendo forma: usare le riserve congelate della Russia per finanziare l’Ucraina, dapprima mobilitando 170 miliardi di euro e alla lunga ben oltre duecento. La vicenda dei fondi di Mosca risale ai primi giorni della guerra totale all’Ucraina, quando i leader del G7 bloccarono quei conti in dollari, euro, sterline e yen e li sottrassero alla disponibilità di Vladimir Putin (foto sotto). Ho scritto sul “Corriere” (qui, qui e qui, con Mara Gergolet) dei modi in cui questo può accadere, a partire dal G7 dei ministri delle Finanze già previsto mercoledì. Si può ipotizzare che la decisione diventi esecutiva fra marzo e aprile prossimi.

    La risposta del Cremlino
    Ora però mi interessano altri aspetti, perché quel silenzio di Mosca è ingannevole. Il Cremlino risponderà. Prenderà di mira e confischerà i conti e probabilmente anche i beni fisici delle aziende attive in Russia dei Paesi che dovessero partecipare all’intervento sulle riserve – incluse almeno una sessantina di imprese italiane – se questa decisione sarà confermata. La tensione tra Mosca e i governi europei, già altissima, non farà che crescere ancora.

    Le ritorsioni
    Dirò più sotto perché temo che tutto ciò sia inevitabile e perché gli averi delle aziende europee in Russia già oggi sono probabilmente irrecuperabili; quindi, non è il momento per italiani, francesi, tedeschi o britannici di farsi intimidire dalle minacce di ritorsioni. Il senso di ciò che sta accadendo è sempre più chiaro. La ritirata degli Stati Uniti dal conflitto per scelta di Donald Trump, così come la determinazione di Putin (sostenuto dalla Cina) di perseguire comunque i suoi obiettivi massimi di guerra, stanno spingendo una parte d’Europa verso ciò che per ottant’anni non aveva mai fatto: esporsi sempre di più – con denaro, armi, industria e tecnologie – perché l’Ucraina non ceda; perché Putin non divenga una minaccia sempre maggiore anche per noi stessi.


    Le riserve russe
    Usare le riserve russe è un modo di continuare questo sforzo cercando di prevenire una rivolta dei contribuenti europei, che verrebbe molto presto cavalcata dai populisti di ogni segno. Ma nei fatti la scomparsa dell’America da questo scacchiere accelera un degrado ulteriore nei rapporti tra l’Europa e la Russia, con ricadute anche finanziarie e industriali finora poco comprese. Vediamo.

    Il decreto presidenziale
    Esiste a Mosca, almeno dall’inizio dell’anno, la bozza di un decreto presidenziale che prevede la nazionalizzazione delle attività di aziende di Paesi considerati «non amichevoli». La novità sarebbe solo nella scala – vastissima, macroeconomica – sulla quale tutto ciò potrebbe avvenire. Perché il resto si è già visto tutto. In questi tre anni e mezzo Putin, il suo governo o i giudici da esso controllati hanno già requisito per motivi politici, messo sotto il controllo dello Stato o trasferito a oligarchi amici 103 aziende o proprietà; fra queste le attività russe della francese Danone (trasferite al leader ceceno e signore della guerra Ramzan Kadyrov), quella della danese Carlsberg, della belga InBev, della tedesca Bosch, dell’americana Exxon Mobil e dell’italiana Ariston. Queste ultime erano state addossate a Gazprom, la quale le ha restituite ad Ariston stessa dopo appena sette mesi (succedeva a marzo scorso).

    Il valore dei beni fisici
    Tutto questo molto probabilmente è solo il prologo di ciò che sta per accadere ora, se e quando l’uso per l’Ucraina delle riserve congelate russe diventerà operativo in primavera. Una stima approssimativa che circola negli ambienti di affari legati a Mosca indica che il valore dei beni fisici d’investimento delle società occidentali in Russia sia oggi attorno ai 150 miliardi di dollari; a questi si aggiungono conti bancari di imprese di Paesi “non amichevoli” per altri 150 miliardi di dollari circa.
    Per quanto riguarda le imprese italiane, i conti bancari esposti al sequestro in Russia molto probabilmente custodiscono almeno l’equivalente in rubli di almeno mezzo miliardo di euro; ma si tratta con ogni verosimiglianza di una stima cauta.

    La spinta dell’inflazione
    Spiegherò meglio tra poco, prima però va chiarito perché il valore complessivo dei conti e degli averi delle imprese dei Paesi occidentali in Russia (Giappone politicamente incluso) è così alto. Solo i primi otto gruppi di Paesi “non amichevoli” hanno fatturato in Russia l’equivalente di circa venti miliardi di euro all’ultimo anno dichiarato, spesso il 2023 o il 2024. Il colosso giapponese del tabacco JTI dal 2023 è in testa con vendite per l’equivalente di 4,9 miliardi nel 2023, grazie a un aumento nominale dei fatturati del 40% registrato solo dall’inizio della guerra.

    La spinta dell’inflazione
    JTI ha superato l’americana Philip Morris, diretta concorrente, la quale ha invece fatturato in Russia 4,5 miliardi di euro nel 2023 con un aumento nominale del 12% dall’inizio dell’invasione totale dell’Ucraina. Si tratta di una crescita sospinta in parte da un’inflazione di circa il 20% nei primi due anni del conflitto e dall’accelerazione dei consumi dei russi, perché la spesa militare in quella fase ha creato occupazione e aumentato il potere d’acquisto di milioni di persone.

    I dati
    I dati provengono dalle dichiarazioni fiscali delle imprese stesse all’agenzia delle tasse e all’agenzia statistica russe, raccolti e resi disponibili dalla banca dati Interfax Spark. In questo paradossalmente il governo di Mosca è più trasparente di quelli europei, perché pubblica i dati delle singole aziende (con eccezioni ed esenzioni di natura molto politica).

    Le aziende che hanno lasciato la Russia
    Naturalmente circa 17 mila aziende di Europa, Stati Uniti, Giappone, Australia hanno lasciato la Russia. Anche a costo di essere costrette a vendere a vecchi e nuovi oligarchi locali. Lo hanno fatto ad esempio l'americana McDonald, le tedesche Volkswagen, Mercedes-Benz e Henkel o le italiane Eni ed Enel. Fra i grandi gruppi globali colpiscono, in particolare, due traiettorie.

    Il caso Pepsi
    L’americana Pepsi vede salire i suoi fatturati russi del 58% nei primi tre anni di guerra fino all’equivalente di 2,5 miliardi di euro, proprio mentre da Washington arrivava un pacchetto dopo l’altro di sanzioni (ma non nei beni di consumo come cibi e bevande). E il colosso farmaceutico anglo-svedese Astra-Zeneca, malgrado i rapporti pessimi fra le capitali, dall’inizio del conflitto al 2024 vede quasi triplicare i fatturati fino a un miliardo di euro. Non è chiaro se abbia ricevuto contratti del governo di Mosca nel suo settore, che peraltro è anch’esso del tutto esente dalle sanzioni.

    La curva dei ricavi
    Al confronto le aziende italiane mostrano tendenze simili, ma su una scala molto più modesta. Circa il 70% di quelle che erano presenti prima del 2022 non ha mai lasciato la Russia neanche dopo le sanzioni; e delle 61 imprese di cui è stato possibile reperire le dichiarazioni fiscali su Interfax Spark, 37 avevano fatturati nominali in Russia più alti nel 2024 che prima dell’inizio della guerra. Di una cinquantina di imprese italiane è stato possibile ricostruire l’andamento nel Paese di Vladimir Putin da prima dello scoppio del conflitto totale in Ucraina fino all’anno scorso: il loro fatturato complessivo negli anni di guerra sale del 37%, di una decina di punti in più rispetto all’inflazione locale, fino all’equivalente di 1,7 miliardi di euro nel 2024. L’utile netto aggregato degli anni di guerra è di circa mezzo miliardo di euro, con oltre cento milioni in tasse versate nello stesso periodo al governo di Mosca.

    L’Aperol Spritz
    Quali sono queste imprese? Campari ha una filiale di importazione – non di produzione – che non investe né fa alcuna promozione per crescere, eppure ha visto i fatturati raddoppiare a circa 120 milioni di euro negli anni di guerra per una ragione legata ai paradossi della società russa: mentre i poveri muoiono nel Donbass, nelle élite di Mosca che non possono più viaggiare si è diffusa la moda dell’Aperol Spritz «all'italiana».

    Le italiane, da Chiesi a Barilla e Ferrero
    Crescono molto le farmaceutiche Chiesi e soprattutto Angelini (ma meno di AstraZeneca); decresce in Russia l’impianto di Marcegaglia per acciai di uso civile (700 mila euro di utile in Russia, su un totale di gruppo di quasi duecento milioni nel 2023). Pirelli fattura più di trecento milioni di euro, un risultato che al netto dell’inflazione risulta in frenata dall’inizio della guerra. A queste si aggiungono Cremonini (rifornisce la catena di ex McDonald), Barilla e Ferrero, quest’ultima con un giro d’affari in Russia che resta comunque una frazione dei quasi due miliardi di euro della concorrente americana Mars.

    La presa d'ostaggio
    Nessuna delle imprese che ho citato viola le sanzioni, ma tutte ormai rischiano molto. Spiega The Bell, un quotidiano online molto ben informato sull’economia russa e le dinamiche del potere a Mosca che il governo ha bollato come “agente straniero”: «Gli utili realizzati dalle filiali russe delle aziende (occidentali, ndr.) non possono essere rimpatriati». Dal 2022 devono confluire tutti nei cosiddetti “conti S” fatti istituire dal Cremlino: nella sostanza depositi congelati, così come lo sono le riserve russe in Europa.

    I capitali delle imprese
    Centinaia e centinaia di imprese occidentali non possono disporre dei loro soldi, mentre i profitti e le partecipazioni si accumulano ormai da quasi quattro anni. Di fatto sono stati presi finanziariamente in ostaggio da Putin. Se si aggiunge al conto la quota da circa dieci miliardi di dollari della britannica BP in Rosneft, quella da circa otto miliardi della francese TotalEnergies in Novatek più varie altre e i relativi flussi di dividendi, la stima di conti congelati degli occidentali in Russia per circa 150 miliardi di dollari non suona infondata.

    La fuga inevasa dalla Russia
    Perché tutte queste aziende di tanti Paesi diversi non hanno lasciato la Russia prima? I casi di avidità o opportunismo ci saranno, ma forse non sono molti. Certe imprese sono rimaste perché i loro concorrenti lo facevano (Philip Morris contro JTI). Alcune nel 2022 hanno rinviato l’uscita perché il governo di Mosca imponeva svendite al 50%, per poi scoprire che lo sconto forzoso ora è salito all’80% o al 90%. Altre ancora pensavano che il ritorno di Trump avrebbe portato la pace e il ritiro delle sanzioni. Tutte sono vestigia viventi di un’epoca finita, quella della globalizzazione e del “mondo piatto”, rimaste incagliate in questo tempo di guerra e sanzioni.

    Il ciclo delle ritorsioni
    Putin nel 2022 ha costretto gli europei – che esitavano – a smettere di comprare il gas russo. Oggi è perfettamente capace e deciso a sequestrare gli averi finanziari e materiali delle imprese occidentali, quando l’Europa userà le riserve di Mosca. Per tutte queste imprese ormai non c'è più tempo per tentare di uscire. Per il Cremlino – osserva The Bell – la confisca dell'Occidente sarà una scorciatoia per coprire il crescente deficit di bilancio nel 2026, ma a un prezzo astronomico: con questi espropri la Russia si taglierà fuori dai mercati finanziari internazionali per una generazione a venire, finendo sempre di più nelle mani e alla mercé della Cina.


    I conti S
    Peraltro non potrà estrarre molto denaro dai "conti S", perché la quota liquida è limitata mentre vendere la parte in azioni o obbligazioni può far crollare il mercato di Mosca. Ma Putin accetterà anche questo, pur di servire la sua ossessione di guerra. Per l’Europa cedere al ricatto per salvare i conti russi delle proprie imprese sarebbe comunque un errore. Essi resterebbero comunque congelati per sempre, o almeno fino alla sottomissione dei governi europei agli obiettivi di restaurazione imperiale del Cremlino. Il costo sarebbe ben più alto di qualunque profitto accumulato.


    Source: https://www.corriere.it/economia/finanza/25_settembre_29/russia-ue-nuova-guerra-finanziaria-144a5e5d-82d0-47d6-885e-4646cbfa6xlk_amp.shtml
    Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, le mani di Putin su 150 miliardi di dollari, cosa rischiano le italiane Il Cremlino risponderà all’idea del cancelliere tedesco Merz di utilizzare le riserve congelate russe per finanziare l’Ucraina: ecco che cosa ha in mente lo Zar (e cosa rischia l’Italia... la newsletter Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, le mani di Putin su 150 miliardi di dollari, cosa rischiano le italiane di Federico Fubini Russia-Ue, la nuova guerra (finanziaria): i conti bloccati delle imprese occidentali, così Putin mette le mani su 150 miliardi di dollari Vladimir Putin (a destra) con Sergei Lavrov (Questo articolo è tratto dalla newsletter Whatever it takes ad opera di Federico Fubini, se vuoi iscriverti clicca qui) Si è udito un silenzio irreale da Mosca dopo che il cancelliere tedesco Friedrich Merz, per la prima volta, ha messo la sua firma su una decisione che sta prendendo forma: usare le riserve congelate della Russia per finanziare l’Ucraina, dapprima mobilitando 170 miliardi di euro e alla lunga ben oltre duecento. La vicenda dei fondi di Mosca risale ai primi giorni della guerra totale all’Ucraina, quando i leader del G7 bloccarono quei conti in dollari, euro, sterline e yen e li sottrassero alla disponibilità di Vladimir Putin (foto sotto). Ho scritto sul “Corriere” (qui, qui e qui, con Mara Gergolet) dei modi in cui questo può accadere, a partire dal G7 dei ministri delle Finanze già previsto mercoledì. Si può ipotizzare che la decisione diventi esecutiva fra marzo e aprile prossimi. La risposta del Cremlino Ora però mi interessano altri aspetti, perché quel silenzio di Mosca è ingannevole. Il Cremlino risponderà. Prenderà di mira e confischerà i conti e probabilmente anche i beni fisici delle aziende attive in Russia dei Paesi che dovessero partecipare all’intervento sulle riserve – incluse almeno una sessantina di imprese italiane – se questa decisione sarà confermata. La tensione tra Mosca e i governi europei, già altissima, non farà che crescere ancora. Le ritorsioni Dirò più sotto perché temo che tutto ciò sia inevitabile e perché gli averi delle aziende europee in Russia già oggi sono probabilmente irrecuperabili; quindi, non è il momento per italiani, francesi, tedeschi o britannici di farsi intimidire dalle minacce di ritorsioni. Il senso di ciò che sta accadendo è sempre più chiaro. La ritirata degli Stati Uniti dal conflitto per scelta di Donald Trump, così come la determinazione di Putin (sostenuto dalla Cina) di perseguire comunque i suoi obiettivi massimi di guerra, stanno spingendo una parte d’Europa verso ciò che per ottant’anni non aveva mai fatto: esporsi sempre di più – con denaro, armi, industria e tecnologie – perché l’Ucraina non ceda; perché Putin non divenga una minaccia sempre maggiore anche per noi stessi. Le riserve russe Usare le riserve russe è un modo di continuare questo sforzo cercando di prevenire una rivolta dei contribuenti europei, che verrebbe molto presto cavalcata dai populisti di ogni segno. Ma nei fatti la scomparsa dell’America da questo scacchiere accelera un degrado ulteriore nei rapporti tra l’Europa e la Russia, con ricadute anche finanziarie e industriali finora poco comprese. Vediamo. Il decreto presidenziale Esiste a Mosca, almeno dall’inizio dell’anno, la bozza di un decreto presidenziale che prevede la nazionalizzazione delle attività di aziende di Paesi considerati «non amichevoli». La novità sarebbe solo nella scala – vastissima, macroeconomica – sulla quale tutto ciò potrebbe avvenire. Perché il resto si è già visto tutto. In questi tre anni e mezzo Putin, il suo governo o i giudici da esso controllati hanno già requisito per motivi politici, messo sotto il controllo dello Stato o trasferito a oligarchi amici 103 aziende o proprietà; fra queste le attività russe della francese Danone (trasferite al leader ceceno e signore della guerra Ramzan Kadyrov), quella della danese Carlsberg, della belga InBev, della tedesca Bosch, dell’americana Exxon Mobil e dell’italiana Ariston. Queste ultime erano state addossate a Gazprom, la quale le ha restituite ad Ariston stessa dopo appena sette mesi (succedeva a marzo scorso). Il valore dei beni fisici Tutto questo molto probabilmente è solo il prologo di ciò che sta per accadere ora, se e quando l’uso per l’Ucraina delle riserve congelate russe diventerà operativo in primavera. Una stima approssimativa che circola negli ambienti di affari legati a Mosca indica che il valore dei beni fisici d’investimento delle società occidentali in Russia sia oggi attorno ai 150 miliardi di dollari; a questi si aggiungono conti bancari di imprese di Paesi “non amichevoli” per altri 150 miliardi di dollari circa. Per quanto riguarda le imprese italiane, i conti bancari esposti al sequestro in Russia molto probabilmente custodiscono almeno l’equivalente in rubli di almeno mezzo miliardo di euro; ma si tratta con ogni verosimiglianza di una stima cauta. La spinta dell’inflazione Spiegherò meglio tra poco, prima però va chiarito perché il valore complessivo dei conti e degli averi delle imprese dei Paesi occidentali in Russia (Giappone politicamente incluso) è così alto. Solo i primi otto gruppi di Paesi “non amichevoli” hanno fatturato in Russia l’equivalente di circa venti miliardi di euro all’ultimo anno dichiarato, spesso il 2023 o il 2024. Il colosso giapponese del tabacco JTI dal 2023 è in testa con vendite per l’equivalente di 4,9 miliardi nel 2023, grazie a un aumento nominale dei fatturati del 40% registrato solo dall’inizio della guerra. La spinta dell’inflazione JTI ha superato l’americana Philip Morris, diretta concorrente, la quale ha invece fatturato in Russia 4,5 miliardi di euro nel 2023 con un aumento nominale del 12% dall’inizio dell’invasione totale dell’Ucraina. Si tratta di una crescita sospinta in parte da un’inflazione di circa il 20% nei primi due anni del conflitto e dall’accelerazione dei consumi dei russi, perché la spesa militare in quella fase ha creato occupazione e aumentato il potere d’acquisto di milioni di persone. I dati I dati provengono dalle dichiarazioni fiscali delle imprese stesse all’agenzia delle tasse e all’agenzia statistica russe, raccolti e resi disponibili dalla banca dati Interfax Spark. In questo paradossalmente il governo di Mosca è più trasparente di quelli europei, perché pubblica i dati delle singole aziende (con eccezioni ed esenzioni di natura molto politica). Le aziende che hanno lasciato la Russia Naturalmente circa 17 mila aziende di Europa, Stati Uniti, Giappone, Australia hanno lasciato la Russia. Anche a costo di essere costrette a vendere a vecchi e nuovi oligarchi locali. Lo hanno fatto ad esempio l'americana McDonald, le tedesche Volkswagen, Mercedes-Benz e Henkel o le italiane Eni ed Enel. Fra i grandi gruppi globali colpiscono, in particolare, due traiettorie. Il caso Pepsi L’americana Pepsi vede salire i suoi fatturati russi del 58% nei primi tre anni di guerra fino all’equivalente di 2,5 miliardi di euro, proprio mentre da Washington arrivava un pacchetto dopo l’altro di sanzioni (ma non nei beni di consumo come cibi e bevande). E il colosso farmaceutico anglo-svedese Astra-Zeneca, malgrado i rapporti pessimi fra le capitali, dall’inizio del conflitto al 2024 vede quasi triplicare i fatturati fino a un miliardo di euro. Non è chiaro se abbia ricevuto contratti del governo di Mosca nel suo settore, che peraltro è anch’esso del tutto esente dalle sanzioni. La curva dei ricavi Al confronto le aziende italiane mostrano tendenze simili, ma su una scala molto più modesta. Circa il 70% di quelle che erano presenti prima del 2022 non ha mai lasciato la Russia neanche dopo le sanzioni; e delle 61 imprese di cui è stato possibile reperire le dichiarazioni fiscali su Interfax Spark, 37 avevano fatturati nominali in Russia più alti nel 2024 che prima dell’inizio della guerra. Di una cinquantina di imprese italiane è stato possibile ricostruire l’andamento nel Paese di Vladimir Putin da prima dello scoppio del conflitto totale in Ucraina fino all’anno scorso: il loro fatturato complessivo negli anni di guerra sale del 37%, di una decina di punti in più rispetto all’inflazione locale, fino all’equivalente di 1,7 miliardi di euro nel 2024. L’utile netto aggregato degli anni di guerra è di circa mezzo miliardo di euro, con oltre cento milioni in tasse versate nello stesso periodo al governo di Mosca. L’Aperol Spritz Quali sono queste imprese? Campari ha una filiale di importazione – non di produzione – che non investe né fa alcuna promozione per crescere, eppure ha visto i fatturati raddoppiare a circa 120 milioni di euro negli anni di guerra per una ragione legata ai paradossi della società russa: mentre i poveri muoiono nel Donbass, nelle élite di Mosca che non possono più viaggiare si è diffusa la moda dell’Aperol Spritz «all'italiana». Le italiane, da Chiesi a Barilla e Ferrero Crescono molto le farmaceutiche Chiesi e soprattutto Angelini (ma meno di AstraZeneca); decresce in Russia l’impianto di Marcegaglia per acciai di uso civile (700 mila euro di utile in Russia, su un totale di gruppo di quasi duecento milioni nel 2023). Pirelli fattura più di trecento milioni di euro, un risultato che al netto dell’inflazione risulta in frenata dall’inizio della guerra. A queste si aggiungono Cremonini (rifornisce la catena di ex McDonald), Barilla e Ferrero, quest’ultima con un giro d’affari in Russia che resta comunque una frazione dei quasi due miliardi di euro della concorrente americana Mars. La presa d'ostaggio Nessuna delle imprese che ho citato viola le sanzioni, ma tutte ormai rischiano molto. Spiega The Bell, un quotidiano online molto ben informato sull’economia russa e le dinamiche del potere a Mosca che il governo ha bollato come “agente straniero”: «Gli utili realizzati dalle filiali russe delle aziende (occidentali, ndr.) non possono essere rimpatriati». Dal 2022 devono confluire tutti nei cosiddetti “conti S” fatti istituire dal Cremlino: nella sostanza depositi congelati, così come lo sono le riserve russe in Europa. I capitali delle imprese Centinaia e centinaia di imprese occidentali non possono disporre dei loro soldi, mentre i profitti e le partecipazioni si accumulano ormai da quasi quattro anni. Di fatto sono stati presi finanziariamente in ostaggio da Putin. Se si aggiunge al conto la quota da circa dieci miliardi di dollari della britannica BP in Rosneft, quella da circa otto miliardi della francese TotalEnergies in Novatek più varie altre e i relativi flussi di dividendi, la stima di conti congelati degli occidentali in Russia per circa 150 miliardi di dollari non suona infondata. La fuga inevasa dalla Russia Perché tutte queste aziende di tanti Paesi diversi non hanno lasciato la Russia prima? I casi di avidità o opportunismo ci saranno, ma forse non sono molti. Certe imprese sono rimaste perché i loro concorrenti lo facevano (Philip Morris contro JTI). Alcune nel 2022 hanno rinviato l’uscita perché il governo di Mosca imponeva svendite al 50%, per poi scoprire che lo sconto forzoso ora è salito all’80% o al 90%. Altre ancora pensavano che il ritorno di Trump avrebbe portato la pace e il ritiro delle sanzioni. Tutte sono vestigia viventi di un’epoca finita, quella della globalizzazione e del “mondo piatto”, rimaste incagliate in questo tempo di guerra e sanzioni. Il ciclo delle ritorsioni Putin nel 2022 ha costretto gli europei – che esitavano – a smettere di comprare il gas russo. Oggi è perfettamente capace e deciso a sequestrare gli averi finanziari e materiali delle imprese occidentali, quando l’Europa userà le riserve di Mosca. Per tutte queste imprese ormai non c'è più tempo per tentare di uscire. Per il Cremlino – osserva The Bell – la confisca dell'Occidente sarà una scorciatoia per coprire il crescente deficit di bilancio nel 2026, ma a un prezzo astronomico: con questi espropri la Russia si taglierà fuori dai mercati finanziari internazionali per una generazione a venire, finendo sempre di più nelle mani e alla mercé della Cina. I conti S Peraltro non potrà estrarre molto denaro dai "conti S", perché la quota liquida è limitata mentre vendere la parte in azioni o obbligazioni può far crollare il mercato di Mosca. Ma Putin accetterà anche questo, pur di servire la sua ossessione di guerra. Per l’Europa cedere al ricatto per salvare i conti russi delle proprie imprese sarebbe comunque un errore. Essi resterebbero comunque congelati per sempre, o almeno fino alla sottomissione dei governi europei agli obiettivi di restaurazione imperiale del Cremlino. Il costo sarebbe ben più alto di qualunque profitto accumulato. Source: https://www.corriere.it/economia/finanza/25_settembre_29/russia-ue-nuova-guerra-finanziaria-144a5e5d-82d0-47d6-885e-4646cbfa6xlk_amp.shtml
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  • Intervista a #OliverStone
    Abbiamo parlato di recente con alcuni consiglieri di Putin, e bisogna riconoscere che Putin è molto moderato. Se la Russia stesse facendo all'Ucraina ciò che Israele ha fatto a Gaza, penso che ci sarebbe un enorme, enorme cambiamento di prospettiva, giusto? Voglio dire, la verità è che Israele l'ha fatta franca distruggendo Gaza. La Russia non sta trattando Kiev in quel modo per una ragione molto importante. Kiev è storicamente considerata parte della Russia. In un certo senso, storicamente, ancestralmente sono collegate. Quindi Putin è stato molto moderato in tutti i nostri dibattiti, come abbiamo capito. Avrebbe potuto spingere... Ci sono molte persone che dicono (consiglieri di destra, più di destra di lui) che ci sono armi provenienti dalla Romania e dalla Polonia che hanno bombardato i depositi di armi, giusto? Penso che Putin sia stato molto moderato nella sua guerra. E penso che se si confronta ciò che è successo il numero di civili uccisi in Ucraina rispetto a Gaza, le statistiche parlano da sole.

    grazie @KasperReloaded per la traduzione

    Source: https://x.com/OrtigiaP/status/1970257394795196678?t=_6GlcT849ti14jyUr3Tnrg&s=19
    Intervista a #OliverStone Abbiamo parlato di recente con alcuni consiglieri di Putin, e bisogna riconoscere che Putin è molto moderato. Se la Russia stesse facendo all'Ucraina ciò che Israele ha fatto a Gaza, penso che ci sarebbe un enorme, enorme cambiamento di prospettiva, giusto? Voglio dire, la verità è che Israele l'ha fatta franca distruggendo Gaza. La Russia non sta trattando Kiev in quel modo per una ragione molto importante. Kiev è storicamente considerata parte della Russia. In un certo senso, storicamente, ancestralmente sono collegate. Quindi Putin è stato molto moderato in tutti i nostri dibattiti, come abbiamo capito. Avrebbe potuto spingere... Ci sono molte persone che dicono (consiglieri di destra, più di destra di lui) che ci sono armi provenienti dalla Romania e dalla Polonia che hanno bombardato i depositi di armi, giusto? Penso che Putin sia stato molto moderato nella sua guerra. E penso che se si confronta ciò che è successo il numero di civili uccisi in Ucraina rispetto a Gaza, le statistiche parlano da sole. grazie @KasperReloaded per la traduzione Source: https://x.com/OrtigiaP/status/1970257394795196678?t=_6GlcT849ti14jyUr3Tnrg&s=19
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  • STA INIZIANDO LA GUERRA, ITALIOTI

    Maurizio Blondet 5 Maggio 2025

    Di Paolo Di Mizio

    Temo che gli italiani non si rendano conto di dove ci stia trascinando la follia di un’Europa a guida franco-anglo-tedesca nonché – udite, udite – a guida baltica (tre paeselli grandi come il Molise e con un PIL pari a quello dell’Abruzzo che determinano la politica del continente più prospero del mondo!) Insieme alla follia europea c’è l’acquiescenza furbesca e deleteria del nostro governo.

    I punti essenziali da conoscere sono i seguenti:

    L’Europa si sta vistosamente riarmando in funzione antirussa e sarà pronta entro 4 o 5 anni (4 anni, secondo le stime della NATO, 5 secondo l’UE).
    La Russia, che voglia o no la guerra, non aspetterà 4 anni per avere 500 milioni di europei pronti ad attaccarla e quindi non avrà altra scelta che attaccare “prima” che gli europei abbiano completato il riarmo e allestito le difese.
    La Russia sa che non avrebbe la minima chance di vittoria in una guerra tradizionale contro 32 Paesi della NATO che sono anche i 32 paesi più ricchi del mondo, e quindi non attaccherà con le forze tradizionali (aerei, carri armati, missili, cannoni, ecc.) bensì lancerà un “first strike” (il primo colpo, senza preavviso) con le sue armi atomiche, che le garantiscono la superiorità.
    Il punto 3 non è un’opinione, è una certezza matematica e nessuna autorità militare la contesta o l’ha mai contestata (era così anche ai tempi dell’URSS e della guerra fredda). Volete sapere quali saranno in Europa i primi obiettivi della prima ondata di missili balistici nucleari? Questo è già noto: saranno le basi di stoccaggio delle armi nucleari americane in Europa nonché i depositi delle armi nucleari francesi e britanniche, nonché tutti i complessi militari che rendono possibile l’utilizzo delle atomiche occidentali (porti, aeroporti, basi sotterranee). L’Italia è il paese che ospita il maggior numero di atomiche americane nel mondo, dopo gli USA stessi.

    Pertanto non è difficile immaginare quali obiettivi siano già inseriti nel programma automatico di lancio del “first strike” nucleare russo. Per l’Italia gli obiettivi prioritari saranno:

    AVIANO (Pordenone), base nucleare.
    GHEDI (Brescia), base nucleare.
    TRIESTE e MONFALCONE, i cui porti stanno per essere trasformati in basi NATO che servirebbero come snodo per il trasferimento di truppe e armi (anche atomiche) verso l’est europeo.
    NAPOLI, base della flotta americana del Mediterraneo, che a sua volta è armata con testate atomiche.
    SIGONELLA (Sicilia), fulcro fondamentale per il monitoraggio e la “scoperta precoce” (“early warning”) sul fianco sud e sud-ovest della Russia. (Sigonella è la base degli aerei AWACS che da tre anni eseguono voli quotidiani attorno ai confini della Russia e che, teoricamente, sarebbero i primi a “vedere precocemente” i missili atomici russi in viaggio verso l’Europa, una manciata di minuti o di secondi prima che i missili atterrino sugli obiettivi). Tralascio gli obiettivi diciamo “secondari” che però verranno egualmente polverizzati: Vicenza, Pisa, Sardegna, ecc.
    Questo è il panorama. Questa è la realtà. Nella più benigna delle ipotesi, si può mettere in conto fin d’ora la distruzione degli obiettivi suddetti (Pordenone, Brescia, Trieste, Monfalcone, Napoli, mezza Sicilia, ecc.) e l’estinzione totale (TOTALE) delle rispettive popolazioni. Si ipotizzano 25 milioni di morti in Italia nelle prime 24 ore. È questo che vogliamo? Sicuramente no, ma è questo il luogo finale a cui ci stanno portando, molto velocemente, le politiche dell’Europa e del governo italiano. E per molto velocemente si intende nel giro di mesi o al massimo due o tre anni.

    Unione Europea è pronta a raddoppiare il sostegno militare acquistando armi dai produttori ucraini, aumentandone così significativamente il volume – Commissario europeo per la difesa e lo spazio Andrius Kubili

    Zelensky afferma che la Russia attaccherà Xi a Mosca come una falsa bandiera per dare la colpa all’Ucraina.

    “Il 9 maggio potrebbero esserci delle provocazioni da parte dei russi, se qualcuno ci crede ancora può andarsene e provare tutto su se stesso”, ha detto Zelensky durante un briefing con il presidente ceco Pavel. Zelensky aveva già accennato ad attacchi ucraini su Mosca durante la parata del 9 maggio, ma ora afferma che potrebbero essere gli stessi russi a effettuare tali attacchi.

    Il Corriere della Sera merita il premio Orwell per la propaganda di guerra. Titolare in prima pagina rovesciando in maniera così plateale la realtà è davvero oltre ogni decenza.

    Starmer lakulandra raschia il fondo del barile

    La Gran Bretagna ha trasferito tutti i suoi obici semoventi AS-90 da 155 mm all’Ucraina
    STA INIZIANDO LA GUERRA, ITALIOTI Maurizio Blondet 5 Maggio 2025 Di Paolo Di Mizio Temo che gli italiani non si rendano conto di dove ci stia trascinando la follia di un’Europa a guida franco-anglo-tedesca nonché – udite, udite – a guida baltica (tre paeselli grandi come il Molise e con un PIL pari a quello dell’Abruzzo che determinano la politica del continente più prospero del mondo!) Insieme alla follia europea c’è l’acquiescenza furbesca e deleteria del nostro governo. I punti essenziali da conoscere sono i seguenti: L’Europa si sta vistosamente riarmando in funzione antirussa e sarà pronta entro 4 o 5 anni (4 anni, secondo le stime della NATO, 5 secondo l’UE). La Russia, che voglia o no la guerra, non aspetterà 4 anni per avere 500 milioni di europei pronti ad attaccarla e quindi non avrà altra scelta che attaccare “prima” che gli europei abbiano completato il riarmo e allestito le difese. La Russia sa che non avrebbe la minima chance di vittoria in una guerra tradizionale contro 32 Paesi della NATO che sono anche i 32 paesi più ricchi del mondo, e quindi non attaccherà con le forze tradizionali (aerei, carri armati, missili, cannoni, ecc.) bensì lancerà un “first strike” (il primo colpo, senza preavviso) con le sue armi atomiche, che le garantiscono la superiorità. Il punto 3 non è un’opinione, è una certezza matematica e nessuna autorità militare la contesta o l’ha mai contestata (era così anche ai tempi dell’URSS e della guerra fredda). Volete sapere quali saranno in Europa i primi obiettivi della prima ondata di missili balistici nucleari? Questo è già noto: saranno le basi di stoccaggio delle armi nucleari americane in Europa nonché i depositi delle armi nucleari francesi e britanniche, nonché tutti i complessi militari che rendono possibile l’utilizzo delle atomiche occidentali (porti, aeroporti, basi sotterranee). L’Italia è il paese che ospita il maggior numero di atomiche americane nel mondo, dopo gli USA stessi. Pertanto non è difficile immaginare quali obiettivi siano già inseriti nel programma automatico di lancio del “first strike” nucleare russo. Per l’Italia gli obiettivi prioritari saranno: AVIANO (Pordenone), base nucleare. GHEDI (Brescia), base nucleare. TRIESTE e MONFALCONE, i cui porti stanno per essere trasformati in basi NATO che servirebbero come snodo per il trasferimento di truppe e armi (anche atomiche) verso l’est europeo. NAPOLI, base della flotta americana del Mediterraneo, che a sua volta è armata con testate atomiche. SIGONELLA (Sicilia), fulcro fondamentale per il monitoraggio e la “scoperta precoce” (“early warning”) sul fianco sud e sud-ovest della Russia. (Sigonella è la base degli aerei AWACS che da tre anni eseguono voli quotidiani attorno ai confini della Russia e che, teoricamente, sarebbero i primi a “vedere precocemente” i missili atomici russi in viaggio verso l’Europa, una manciata di minuti o di secondi prima che i missili atterrino sugli obiettivi). Tralascio gli obiettivi diciamo “secondari” che però verranno egualmente polverizzati: Vicenza, Pisa, Sardegna, ecc. Questo è il panorama. Questa è la realtà. Nella più benigna delle ipotesi, si può mettere in conto fin d’ora la distruzione degli obiettivi suddetti (Pordenone, Brescia, Trieste, Monfalcone, Napoli, mezza Sicilia, ecc.) e l’estinzione totale (TOTALE) delle rispettive popolazioni. Si ipotizzano 25 milioni di morti in Italia nelle prime 24 ore. È questo che vogliamo? Sicuramente no, ma è questo il luogo finale a cui ci stanno portando, molto velocemente, le politiche dell’Europa e del governo italiano. E per molto velocemente si intende nel giro di mesi o al massimo due o tre anni. Unione Europea è pronta a raddoppiare il sostegno militare acquistando armi dai produttori ucraini, aumentandone così significativamente il volume – Commissario europeo per la difesa e lo spazio Andrius Kubili Zelensky afferma che la Russia attaccherà Xi a Mosca come una falsa bandiera per dare la colpa all’Ucraina. “Il 9 maggio potrebbero esserci delle provocazioni da parte dei russi, se qualcuno ci crede ancora può andarsene e provare tutto su se stesso”, ha detto Zelensky durante un briefing con il presidente ceco Pavel. Zelensky aveva già accennato ad attacchi ucraini su Mosca durante la parata del 9 maggio, ma ora afferma che potrebbero essere gli stessi russi a effettuare tali attacchi. Il Corriere della Sera merita il premio Orwell per la propaganda di guerra. Titolare in prima pagina rovesciando in maniera così plateale la realtà è davvero oltre ogni decenza. Starmer lakulandra raschia il fondo del barile La Gran Bretagna ha trasferito tutti i suoi obici semoventi AS-90 da 155 mm all’Ucraina
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  • STA INIZIANDO LA GUERRA, LEGGETE, RIFLETTETE. POI SARÀ TROPPO TARDI.

    di Paolo Di Mizio (giornalista e scrittore)

    Penso che gli italiani non si rendano conto di dove ci stIa trascinando la follia di un’Europa a guida franco-anglo-tedesca nonché - udite, udite - a guida baltica (tre paeselli grandi come il Molise e con un PIL pari a quello dell’Abruzzo che determinano la politica del continente più prospero del mondo!)
    Insieme alla follia europea c’è l’acquiescenza furbesca e deleteria del nostro governo. I punti essenziali da conoscere sono i seguenti:

    1 - L’Europa si sta vistosamente riarmando in funzione antirussa e sarà pronta entro 4 o 5 anni (4 anni, secondo le stime della NATO, 5 secondo l’UE).
    2 - La Russia, che voglia o no la guerra, non aspetterà 4 anni per avere 500 milioni di europei pronti ad attaccarla e quindi non avrà altra scelta che attaccare “prima” che gli europei abbiano completato il riarmo e allestito le difese.
    3 – La Russia sa che non avrebbe la minima chance di vittoria in una guerra tradizionale contro 32 Paesi della NATO che sono anche i 32 paesi più ricchi del mondo, e quindi non attaccherà con le forze tradizionali (aerei, carri armati, missili, cannoni, ecc.) bensì lancerà un “first strike” (il primo colpo, senza preavviso) con le sue armi atomiche, che le garantiscono la superiorità.

    Il punto 3 non è un’opinione, è una certezza matematica e nessuna autorità militare la contesta o l'ha mai contestata (era così anche ai tempi dell’URSS e della guerra fredda).

    Volete sapere quali saranno in Europa i primi obiettivi della prima ondata di missili balistici nucleari?

    Questo è già noto: saranno le basi di stoccaggio delle armi nucleari americane in Europa nonché i depositi delle armi nucleari francesi e britanniche, nonché tutti i complessi militari che rendono possibile l’utilizzo delle atomiche occidentali (porti, aeroporti, basi sotterranee).

    L’Italia è il paese che ospita il maggior numero di atomiche americane nel mondo, dopo gli USA stessi. Pertanto non è difficile immaginare quali obiettivi siano già inseriti nel programma automatico di lancio del “first strike” nucleare russo. Per l’Italia gli obiettivi prioritari saranno:

    • AVIANO (Pordenone), base nucleare.
    • GHEDI (Brescia), base nucleare.
    • TRIESTE e MONFALCONE, i cui porti stanno per essere trasformati in basi NATO che servirebbero come snodo per il trasferimento di truppe e armi (anche atomiche) verso l’est europeo.
    • NAPOLI, base della flotta americana del Mediterraneo, che a sua volta è armata con testate atomiche.
    • SIGONELLA (Sicilia), fulcro fondamentale per il monitoraggio e la “scoperta precoce” (“early warning”) sul fianco sud e sud-ovest della Russia. (Sigonella è la base degli aerei AWACS che da tre anni eseguono voli quotidiani attorno ai confini della Russia e che, teoricamente, sarebbero i primi a “vedere precocemente” i missili atomici russi in viaggio verso l’Europa, una manciata di minuti o di secondi prima che i missili atterrino sugli obiettivi).

    Tralascio gli obiettivi diciamo "secondari" che però verranno egualmente polverizzati: Vicenza, Pisa, Sardegna, ecc.

    Questo è il panorama. Questa è la realtà. Nella più benigna delle ipotesi, si può mettere in conto fin d’ora la distruzione degli obiettivi suddetti (Pordenone, Brescia, Trieste, Monfalcone, Napoli, mezza Sicilia, ecc.) e l’estinzione totale (TOTALE) delle rispettive popolazioni. Si ipotizzano 25 milioni di morti in Italia nelle prime 24 ore.

    È questo che vogliamo? Sicuramente no, ma è questo il luogo finale a cui ci stanno portando, molto velocemente, le politiche dell’Europa. E per molto velocemente si intende nel giro di mesi o al massimo due o tre anni.
    STA INIZIANDO LA GUERRA, LEGGETE, RIFLETTETE. POI SARÀ TROPPO TARDI. di Paolo Di Mizio (giornalista e scrittore) Penso che gli italiani non si rendano conto di dove ci stIa trascinando la follia di un’Europa a guida franco-anglo-tedesca nonché - udite, udite - a guida baltica (tre paeselli grandi come il Molise e con un PIL pari a quello dell’Abruzzo che determinano la politica del continente più prospero del mondo!) Insieme alla follia europea c’è l’acquiescenza furbesca e deleteria del nostro governo. I punti essenziali da conoscere sono i seguenti: 1 - L’Europa si sta vistosamente riarmando in funzione antirussa e sarà pronta entro 4 o 5 anni (4 anni, secondo le stime della NATO, 5 secondo l’UE). 2 - La Russia, che voglia o no la guerra, non aspetterà 4 anni per avere 500 milioni di europei pronti ad attaccarla e quindi non avrà altra scelta che attaccare “prima” che gli europei abbiano completato il riarmo e allestito le difese. 3 – La Russia sa che non avrebbe la minima chance di vittoria in una guerra tradizionale contro 32 Paesi della NATO che sono anche i 32 paesi più ricchi del mondo, e quindi non attaccherà con le forze tradizionali (aerei, carri armati, missili, cannoni, ecc.) bensì lancerà un “first strike” (il primo colpo, senza preavviso) con le sue armi atomiche, che le garantiscono la superiorità. Il punto 3 non è un’opinione, è una certezza matematica e nessuna autorità militare la contesta o l'ha mai contestata (era così anche ai tempi dell’URSS e della guerra fredda). Volete sapere quali saranno in Europa i primi obiettivi della prima ondata di missili balistici nucleari? Questo è già noto: saranno le basi di stoccaggio delle armi nucleari americane in Europa nonché i depositi delle armi nucleari francesi e britanniche, nonché tutti i complessi militari che rendono possibile l’utilizzo delle atomiche occidentali (porti, aeroporti, basi sotterranee). L’Italia è il paese che ospita il maggior numero di atomiche americane nel mondo, dopo gli USA stessi. Pertanto non è difficile immaginare quali obiettivi siano già inseriti nel programma automatico di lancio del “first strike” nucleare russo. Per l’Italia gli obiettivi prioritari saranno: • AVIANO (Pordenone), base nucleare. • GHEDI (Brescia), base nucleare. • TRIESTE e MONFALCONE, i cui porti stanno per essere trasformati in basi NATO che servirebbero come snodo per il trasferimento di truppe e armi (anche atomiche) verso l’est europeo. • NAPOLI, base della flotta americana del Mediterraneo, che a sua volta è armata con testate atomiche. • SIGONELLA (Sicilia), fulcro fondamentale per il monitoraggio e la “scoperta precoce” (“early warning”) sul fianco sud e sud-ovest della Russia. (Sigonella è la base degli aerei AWACS che da tre anni eseguono voli quotidiani attorno ai confini della Russia e che, teoricamente, sarebbero i primi a “vedere precocemente” i missili atomici russi in viaggio verso l’Europa, una manciata di minuti o di secondi prima che i missili atterrino sugli obiettivi). Tralascio gli obiettivi diciamo "secondari" che però verranno egualmente polverizzati: Vicenza, Pisa, Sardegna, ecc. Questo è il panorama. Questa è la realtà. Nella più benigna delle ipotesi, si può mettere in conto fin d’ora la distruzione degli obiettivi suddetti (Pordenone, Brescia, Trieste, Monfalcone, Napoli, mezza Sicilia, ecc.) e l’estinzione totale (TOTALE) delle rispettive popolazioni. Si ipotizzano 25 milioni di morti in Italia nelle prime 24 ore. È questo che vogliamo? Sicuramente no, ma è questo il luogo finale a cui ci stanno portando, molto velocemente, le politiche dell’Europa. E per molto velocemente si intende nel giro di mesi o al massimo due o tre anni.
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  • Altro che Amato negli anni 90'. Queste sono delle vere e proprie estorsioni. L B.C.E. si tira fuori mettendo in mutande gli E.U. Attraverso l aumento delle tasse etc.. Ps. Hanno bussato anche alla Cassa Depositi e Prestiti già da un pò di tempo ma tutto tace.

    Other than Amato in the 90s. These are real extortions. The E.C.E. pulls out by putting the E.U. in their underwear. Through tax increases etc.. Ps. They have also been knocking on the Cassa Depositi e Prestiti for some time now but all is quiet.
    Altro che Amato negli anni 90'. Queste sono delle vere e proprie estorsioni. L B.C.E. si tira fuori mettendo in mutande gli E.U. Attraverso l aumento delle tasse etc.. Ps. Hanno bussato anche alla Cassa Depositi e Prestiti già da un pò di tempo ma tutto tace. Other than Amato in the 90s. These are real extortions. The E.C.E. pulls out by putting the E.U. in their underwear. Through tax increases etc.. Ps. They have also been knocking on the Cassa Depositi e Prestiti for some time now but all is quiet.
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  • Borghi (Lega): Oms, uno stipendificio. Presentiamo ddl per uscirne.

    Milano, 23 gen. (askanews) - "In questa conferenza stampa annunciamo le iniziative che abbiamo in mente per seguire gli Stati Uniti nel progetto di uscita dall'Oms. Abbiamo già depositato un emendamento al mille proroghe, non sappiamo se sarà ritenuto ammissibile, però per sicurezza poi depositiamo oggi anche un disegno di legge per abrogare la legge che in questo momento ci obbliga a essere parte dell'Oms. E' uno stipendificio, è un centro di potere slegato da qualsiasi interesse nazionale, ormai è diventato una specie di megafono delle multinazionali del farmaco, di Bill Gates e così via. Se gli Stati Uniti stessi che hanno capito che non serve a niente ma serve agli interessi di qualcuno non capisco perché noi dobbiamo andarci dietro. E non c'è la scusa dell'Africa. Se lo stesso contributo che noi diamo all'Oms lo portiamo direttamente in Africa magari tramite i nostri contingenti che in questo momento sono nel Niger di sicuro il contributo per i bisognosi dell'Africa sarebbe moltiplicato per 10 perché almeno non si foraggiano con uno stipendio medio di 140 mila euro netti, compresi centralini, uomini delle pulizie, quindi evidentemente c'è qualcosa che non va". Lo ha detto alla Camera il senatore leghista Claudio Borghi a margine della conferenza stampa per le iniziative della Lega per uscire dall'Organizzazione mondiale della sanità.

    #birghi
    #claudioborghi
    #senatoreborghi
    #fuorioms
    #omsgate
    Borghi (Lega): Oms, uno stipendificio. Presentiamo ddl per uscirne. Milano, 23 gen. (askanews) - "In questa conferenza stampa annunciamo le iniziative che abbiamo in mente per seguire gli Stati Uniti nel progetto di uscita dall'Oms. Abbiamo già depositato un emendamento al mille proroghe, non sappiamo se sarà ritenuto ammissibile, però per sicurezza poi depositiamo oggi anche un disegno di legge per abrogare la legge che in questo momento ci obbliga a essere parte dell'Oms. E' uno stipendificio, è un centro di potere slegato da qualsiasi interesse nazionale, ormai è diventato una specie di megafono delle multinazionali del farmaco, di Bill Gates e così via. Se gli Stati Uniti stessi che hanno capito che non serve a niente ma serve agli interessi di qualcuno non capisco perché noi dobbiamo andarci dietro. E non c'è la scusa dell'Africa. Se lo stesso contributo che noi diamo all'Oms lo portiamo direttamente in Africa magari tramite i nostri contingenti che in questo momento sono nel Niger di sicuro il contributo per i bisognosi dell'Africa sarebbe moltiplicato per 10 perché almeno non si foraggiano con uno stipendio medio di 140 mila euro netti, compresi centralini, uomini delle pulizie, quindi evidentemente c'è qualcosa che non va". Lo ha detto alla Camera il senatore leghista Claudio Borghi a margine della conferenza stampa per le iniziative della Lega per uscire dall'Organizzazione mondiale della sanità. #birghi #claudioborghi #senatoreborghi #fuorioms #omsgate
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  • In Romania ci sono quattro basi NATO e in una delle quali vi si addestrano all' uso degli F16, aerei da combattimento, i piloti ucraini. Nei pressi della città di Costanza, sul Mar Nero, la base quivi presente ospita la 101° divisione aviotrasportata statunitense e propria questa struttura militare ha in corso dalla primavera di quest' anno i lavori di ampliamento che la renderà la maggiore esistente in Europa. Dovrebbe divenire operativa forse già dal 2026.
    Agli inizi del 2022 la Russia chiese alla NATO di ritirare le sue truppe dal territorio bulgaro e.....dalla Romania, richiesta rispedita al mittente, anzi l' allora segretario generale dell' alleanza atlantica, Stoltenberg, chiese altrettanto che fosse la Russia a smobilitare le proprie ff.aa. dal Donbass, dalla Georgia giacché i rispettivi governi non avevano dato l' assenso. [ fonte Osservatorio Balcani e Caucaso transeuropa 31.01.2022 ].
    Il presidente della Romania, Klaus Iohannio, accolse con favore [ anno 2022 ] la disponibilità USA e francese di incrementare le proprie unità militari sotto comando NATO in Romania [ eppure nel lontano 1989 gli USA promisero..a voce e con una semplice stretta di mano...che la NATO non sarebbe avanzata nemmeno di un cm ].
    La NATO in Romania può disporre di 4000 militari appartenenti a diverse nazionalità [ anche militari italiani?!?! ]; in una località distante 180 km da Bucarest è operativo dal 2016 un sistema di difesa aerea che ha destato qualche preoccupazione alla Russia nonostante il comando NATO abbia sempre smentito che possa venire impiegato per azioni offensive [ gli USA storicamente non attaccano mai semmai si difendono, come avvenne coi nativi indiani, coi vietnamiti...].
    In Scandinavia il Pentagono ha in serbo di creare un grande deposito di armi ed equipaggiamento in ragione del fatto che sia la Svezia che la Finlandia sono entrati a fare parte dell' alleanza atlantica.
    Un alto ufficiale dell' esercito USA, Christopher Mohan, intervistato dalla redazione Defense News dichiarava che alla luce del maggior numero di militari NATO il contesto di sicurezza è cambiato ed altrettanto le responsabilità dell' alleanza atlantica. Non solo " Si stanno cercando nuovi territori dove allocare gli ulteriori depositi di Army Prepositioned Stock [ APS ] che al momento [ maggio 2024 ] in Europa si trovano in Germania, Polonia, Belgio, Paesi Bassi e Italia [ da noi con il consenso del Parlamento? ]. Siccome sono entrate a fare parte della NATO la Svezia e la Finlandia gli USA si sono trovati " costretti" ad occuparsi di istituire ulteriori depositi .
    In essi sono custoditi carri armati Abrams, veicoli da combattimento, lanciarazzi, obici, veicoli blindati, elicotteri Apache, sistemi difesa area.....
    Dal primo turno delle consultazioni romene sono emersi quali vincitori sia Calin Georgescu, candidato di una formazione di estrema destra che Elena Lasconi, appartenente all' area di centrodestra che, al contrario del suo avversario, non osteggia né la UE né la NATO ed è favorevole che la Romania continui a sostenere l' Ucraina. Calin Georgescu, ingegnere, professore universitario, di confessione cristiana ortodossa, non ha mai fatto mistero delle proprie posizioni critiche verso le politiche dell' UE e della partecipazione della NATO nel conflitto russo ucraino, che ritiene sia condizionato dal complesso militare industriale statunitense [ ahi! vuoi vedere che queste sue ultime posizioni abbiano irritato chi oggi si rallegra della decisione di annullamento della consultazione elettorale?!? )
    Peraltro, subito dopo lo svolgimento delle consultazioni elettorali la Corte Costituzionale della Romania non ha registrato alcun broglio o interferenze straniere....ma poi ieri la stessa Corte Costituzionale ha decretato l' annullamento delle elezioni...senza peraltro indicare una nuova data e nel contempo si stanno avviando delle perquisizioni in alcune abitazioni...a motivo di sospetti circa interferenze straniere ( russe ) a mezzo del social tik tok [ qui andrebbero aperte, casomai, delle cartelle psichiatriche a coloro che hanno deciso l' annullamento delle consultazioni e disposto le perquisizioni].
    Ovviamente, la NATO e l' UE, la sua vassalla, non possono permettersi di vedersi sfilare un Paese, la Romania, molto utile per fiaccare la forza militare russa.
    In Romania ci sono quattro basi NATO e in una delle quali vi si addestrano all' uso degli F16, aerei da combattimento, i piloti ucraini. Nei pressi della città di Costanza, sul Mar Nero, la base quivi presente ospita la 101° divisione aviotrasportata statunitense e propria questa struttura militare ha in corso dalla primavera di quest' anno i lavori di ampliamento che la renderà la maggiore esistente in Europa. Dovrebbe divenire operativa forse già dal 2026. Agli inizi del 2022 la Russia chiese alla NATO di ritirare le sue truppe dal territorio bulgaro e.....dalla Romania, richiesta rispedita al mittente, anzi l' allora segretario generale dell' alleanza atlantica, Stoltenberg, chiese altrettanto che fosse la Russia a smobilitare le proprie ff.aa. dal Donbass, dalla Georgia giacché i rispettivi governi non avevano dato l' assenso. [ fonte Osservatorio Balcani e Caucaso transeuropa 31.01.2022 ]. Il presidente della Romania, Klaus Iohannio, accolse con favore [ anno 2022 ] la disponibilità USA e francese di incrementare le proprie unità militari sotto comando NATO in Romania [ eppure nel lontano 1989 gli USA promisero..a voce e con una semplice stretta di mano...che la NATO non sarebbe avanzata nemmeno di un cm ]. La NATO in Romania può disporre di 4000 militari appartenenti a diverse nazionalità [ anche militari italiani?!?! ]; in una località distante 180 km da Bucarest è operativo dal 2016 un sistema di difesa aerea che ha destato qualche preoccupazione alla Russia nonostante il comando NATO abbia sempre smentito che possa venire impiegato per azioni offensive [ gli USA storicamente non attaccano mai semmai si difendono, come avvenne coi nativi indiani, coi vietnamiti...]. In Scandinavia il Pentagono ha in serbo di creare un grande deposito di armi ed equipaggiamento in ragione del fatto che sia la Svezia che la Finlandia sono entrati a fare parte dell' alleanza atlantica. Un alto ufficiale dell' esercito USA, Christopher Mohan, intervistato dalla redazione Defense News dichiarava che alla luce del maggior numero di militari NATO il contesto di sicurezza è cambiato ed altrettanto le responsabilità dell' alleanza atlantica. Non solo " Si stanno cercando nuovi territori dove allocare gli ulteriori depositi di Army Prepositioned Stock [ APS ] che al momento [ maggio 2024 ] in Europa si trovano in Germania, Polonia, Belgio, Paesi Bassi e Italia [ da noi con il consenso del Parlamento? ]. Siccome sono entrate a fare parte della NATO la Svezia e la Finlandia gli USA si sono trovati " costretti" ad occuparsi di istituire ulteriori depositi . In essi sono custoditi carri armati Abrams, veicoli da combattimento, lanciarazzi, obici, veicoli blindati, elicotteri Apache, sistemi difesa area..... Dal primo turno delle consultazioni romene sono emersi quali vincitori sia Calin Georgescu, candidato di una formazione di estrema destra che Elena Lasconi, appartenente all' area di centrodestra che, al contrario del suo avversario, non osteggia né la UE né la NATO ed è favorevole che la Romania continui a sostenere l' Ucraina. Calin Georgescu, ingegnere, professore universitario, di confessione cristiana ortodossa, non ha mai fatto mistero delle proprie posizioni critiche verso le politiche dell' UE e della partecipazione della NATO nel conflitto russo ucraino, che ritiene sia condizionato dal complesso militare industriale statunitense [ ahi! vuoi vedere che queste sue ultime posizioni abbiano irritato chi oggi si rallegra della decisione di annullamento della consultazione elettorale?!? ) Peraltro, subito dopo lo svolgimento delle consultazioni elettorali la Corte Costituzionale della Romania non ha registrato alcun broglio o interferenze straniere....ma poi ieri la stessa Corte Costituzionale ha decretato l' annullamento delle elezioni...senza peraltro indicare una nuova data e nel contempo si stanno avviando delle perquisizioni in alcune abitazioni...a motivo di sospetti circa interferenze straniere ( russe ) a mezzo del social tik tok [ qui andrebbero aperte, casomai, delle cartelle psichiatriche a coloro che hanno deciso l' annullamento delle consultazioni e disposto le perquisizioni]. Ovviamente, la NATO e l' UE, la sua vassalla, non possono permettersi di vedersi sfilare un Paese, la Romania, molto utile per fiaccare la forza militare russa.
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  • "Torturato e lasciato morire": emergono nuovi dettagli sull'omicidio da parte di Israele di un importante chirurgo di Gaza

    Un'inchiesta di Sky News pubblicata il 16 novembre, ha rivelato nuovi dettagli sulla tortura e l'omicidio, da parte di Israele del famoso chirurgo palestinese di Gaza Adnan al-Bursh, avvenuto nel carcere di Ofer, nella Cisgiordania palestinese occupata, lo scorso maggio.

    Un compagno di prigionia palestinese a Ofer, ha raccontato al canale di notizie britannico, che le guardie israeliane hanno torturato selvaggiamente il dottor Bursh, e poi lo hanno lasciato morire da solo, nudo dalla vita in giù, nel cortile della prigione..!!

    Il prigioniero, che in precedenza conosceva il medico a Gaza, ha fornito i nuovi dettagli in una deposizione agli avvocati di HaMoked, un'organizzazione israeliana per i diritti umani.

    "A metà aprile 2024, il dottor Adnan Al-Bursh, arrivava alla Sezione 23 della prigione di Ofer, le guardie carcerarie hanno portato il dottor Adnan Al-Bursh nella sezione in uno stato deplorevole..

    Era stato chiaramente aggredito con ferite su tutto il corpo, era nudo nella parte inferiore del corpo", afferma la deposizione del prigioniero.

    Le guardie carcerarie lo gettarono in mezzo al cortile, e lo lasciarono lì..

    Il dottor Adnan Al-Bursh non riusciva nemmeno a stare in piedi.. Uno dei prigionieri lo aiutò, e lo accompagnò in una delle stanze.

    Pochi minuti dopo, si udirono i prigionieri urlare dalla stanza in cui erano entrati, dichiarando che il dottor Adnan Al-Bursh (era morto)."

    Il dottor Bursh era ampiamente considerato uno dei chirurghi più qualificati e noti di Gaza..!!

    Quando la guerra di Israele a Gaza è iniziata nell'ottobre dell'anno scorso, il dott. Bursh lavorava all'ospedale Al-Shifa come primario di chirurgia ortopedica.

    Lavorava 24 ore su 24, eseguendo interventi chirurgici sui palestinesi feriti dall'orribile campagna di bombardamenti di Israele..!!!

    Quando le truppe israeliane assediarono Al-Shifa a novembre, il personale fu costretto a fuggire.

    Bursh fuggì a piedi all'ospedale indonesiano di Bait Lahia, per continuare a prestare assistenza ai pazienti feriti.

    Ha documentato le sue esperienze in video, incluso il momento in cui Israele ha bombardato l'ospedale, uccidendo 12 persone.

    Fu poi costretto a lasciare anche l'ospedale indonesiano, e trasferitosi all'ospedale Al-Awda nel nord di Gaza, fu rapito dalle forze israeliane.

    Dopo che i soldati circondarono l'ospedale, " dissero al dottor Bursh che se non fossero scesi tutti gli uomini, avrebbero distrutto l'ospedale Awda con tutte le donne e i bambini che conteneva", ha riferito a Sky News, un collega medico dell'Al-Awda, Mohammad Obeid .

    Dopo che il dottor Bursh lasciò l'ospedale, i soldati israeliani " lo chiamarono per nome" e poi lo portarono via "brutalmente", ha affermato Obeid.

    Il dottor Bursh venne poi portato nel famigerato campo di detenzione di Sde Teiman, nel deserto del Negev.

    La struttura è diventata famosa quest'estate, dopo che guardie carcerarie, medici ed ex detenuti, hanno rilasciato testimonianze di prigionieri torturati e stuprati..!!

    Il dottor Khalid Hamouda, ex detenuto di Sde Teiman, ha dichiarato a Sky News, che dei 100 prigionieri nella sezione del campo in cui era detenuto, almeno un quarto erano operatori sanitari.

    Il dottor Bursh venne picchiato selvaggiamente a Sde Teiman.

    È stato sottoposto ad abusi e torture ed infine ucciso..La rete britannica Sky News ha rivelato i risultati delle sue indagini sulla morte del medico di Gaza, Adnan Al Bursh, rapito e poi detenuto dopo nelle carceri-lager dell'occupazione sionista.

    Pensava di essersi rotto le costole", ha detto il dottor Hamouda.. "Non era nemmeno in grado di andare in bagno da solo".

    Il medico venne poi trasferito nella prigione di Ofer, nel sistema carcerario israeliano, ma non fu mai accusato di alcun crimine o terrorismo.

    Secondo la Palestinian Prisoners Society, dal 7 ottobre 2023, almeno 43 prigionieri sono morti nelle carceri israeliane.

    https://thecradle.co/articles/tortured-and-left-to-die-new-details-emerge-about-israels-murder-of-prominent-gaza-surgeon

    THECRADLE

    "Tortured and left to die": New details emerge in Israel's murder of top Gaza surgeon

    https://t.me/Liberaveritas2/4267

    A Sky News investigation published on November 16 has revealed new details about Israel's torture and murder of top Gazan Palestinian surgeon Adnan al-Bursh in Ofer prison in the occupied Palestinian West Bank last May.

    A fellow Palestinian prisoner in Ofer told the British news channel that Israeli guards savagely tortured Dr Bursh, then left him to die alone, naked from the waist down, in the prison yard..!!

    The prisoner, who previously knew the doctor in Gaza, provided the new details in a deposition to lawyers from HaMoked, an Israeli human rights organization.

    "In mid-April 2024, Dr. Adnan Al-Bursh, arrived at Section 23 of Ofer Prison, the prison guards brought Dr. Adnan Al-Bursh to the section in a deplorable state.

    He had been clearly assaulted with wounds all over his body, he was naked in the lower part of his body," the prisoner's deposition states.

    The prison guards threw him into the middle of the courtyard, and left him there.

    Dr. Adnan Al-Bursh could not even stand up. One of the prisoners helped him, and accompanied him to one of the rooms.

    A few minutes later, prisoners could be heard screaming from the room they had entered, declaring that Dr. Adnan Al-Bursh (was dead)."

    Dr. Bursh was widely considered one of the most skilled and well-known surgeons in Gaza..!!

    When Israel's war on Gaza began in October last year, Dr. Bursh was working at Al-Shifa Hospital as the head of orthopedic surgery.

    He worked around the clock, performing surgeries on Palestinians injured by Israel's horrific bombing campaign..!!!

    When Israeli troops besieged Al-Shifa in November, the staff were forced to flee.

    Bursh fled on foot to the Indonesian hospital in Bait Lahia, to continue caring for the injured patients.

    He documented his experiences on video, including the moment Israel bombed the hospital, killing 12 people.

    He was later forced to leave the Indonesian hospital as well, and moved to Al-Awda Hospital in northern Gaza, where he was kidnapped by Israeli forces.

    After soldiers surrounded the hospital, "they told Dr Bursh that if all the men didn't come down, they would destroy Awda Hospital and all the women and children in it," fellow Al-Awda doctor Mohammad Obeid told Sky News.

    After Dr Bursh left the hospital, Israeli soldiers "called him by name" and then "brutally" took him away, Obeid said.

    Dr Bursh was then taken to the notorious Sde Teiman detention camp in the Negev desert.

    The facility became infamous this summer after prison guards, doctors and former detainees gave testimonies of prisoners being tortured and raped..!!

    Former Sde Teiman prisoner Dr Khalid Hamouda told Sky News that of the 100 prisoners in the section of the camp where he was held, at least a quarter were medical workers.

    Dr Bursh was savagely beaten in Sde Teiman.

    He was subjected to abuse and torture and was eventually killed..Britain's Sky News has revealed the results of its investigation into the death of Gaza doctor Adnan Al Bursh, who was kidnapped and then held in Zionist occupation prisons.

    He thought he had broken his ribs," Dr Hamouda said. "He wasn't even able to go to the toilet on his own."

    The doctor was later transferred to Ofer prison in the Israeli prison system, but was never charged with any crime or terrorism.

    According to the Palestinian Prisoners Society, at least 43 prisoners have died in Israeli prisons since October 7, 2023.

    THECRADLE

    @Liberatoria

    Source: https://t.me/Liberaveritas2/4267
    🆘🩸🪖🇮🇱❌🇵🇸"Torturato e lasciato morire": emergono nuovi dettagli sull'omicidio da parte di Israele di un importante chirurgo di Gaza 🇬🇧Un'inchiesta di Sky News pubblicata il 16 novembre, ha rivelato nuovi dettagli sulla tortura e l'omicidio, da parte di Israele del famoso chirurgo palestinese di Gaza Adnan al-Bursh, avvenuto nel carcere di Ofer, nella Cisgiordania palestinese occupata, lo scorso maggio. Un compagno di prigionia palestinese a Ofer, ha raccontato al canale di notizie britannico, che le guardie israeliane hanno torturato selvaggiamente il dottor Bursh, e poi lo hanno lasciato morire da solo, nudo dalla vita in giù, nel cortile della prigione..!! Il prigioniero, che in precedenza conosceva il medico a Gaza, ha fornito i nuovi dettagli in una deposizione agli avvocati di HaMoked, un'organizzazione israeliana per i diritti umani. "A metà aprile 2024, il dottor Adnan Al-Bursh, arrivava alla Sezione 23 della prigione di Ofer, le guardie carcerarie hanno portato il dottor Adnan Al-Bursh nella sezione in uno stato deplorevole.. Era stato chiaramente aggredito con ferite su tutto il corpo, era nudo nella parte inferiore del corpo", afferma la deposizione del prigioniero. Le guardie carcerarie lo gettarono in mezzo al cortile, e lo lasciarono lì.. Il dottor Adnan Al-Bursh non riusciva nemmeno a stare in piedi.. Uno dei prigionieri lo aiutò, e lo accompagnò in una delle stanze. Pochi minuti dopo, si udirono i prigionieri urlare dalla stanza in cui erano entrati, dichiarando che il dottor Adnan Al-Bursh (era morto)." Il dottor Bursh era ampiamente considerato uno dei chirurghi più qualificati e noti di Gaza..!! Quando la guerra di Israele a Gaza è iniziata nell'ottobre dell'anno scorso, il dott. Bursh lavorava all'ospedale Al-Shifa come primario di chirurgia ortopedica. Lavorava 24 ore su 24, eseguendo interventi chirurgici sui palestinesi feriti dall'orribile campagna di bombardamenti di Israele..!!! Quando le truppe israeliane assediarono Al-Shifa a novembre, il personale fu costretto a fuggire. Bursh fuggì a piedi all'ospedale indonesiano di Bait Lahia, per continuare a prestare assistenza ai pazienti feriti. Ha documentato le sue esperienze in video, incluso il momento in cui Israele ha bombardato l'ospedale, uccidendo 12 persone. Fu poi costretto a lasciare anche l'ospedale indonesiano, e trasferitosi all'ospedale Al-Awda nel nord di Gaza, fu rapito dalle forze israeliane. Dopo che i soldati circondarono l'ospedale, " dissero al dottor Bursh che se non fossero scesi tutti gli uomini, avrebbero distrutto l'ospedale Awda con tutte le donne e i bambini che conteneva", ha riferito a Sky News, un collega medico dell'Al-Awda, Mohammad Obeid . Dopo che il dottor Bursh lasciò l'ospedale, i soldati israeliani " lo chiamarono per nome" e poi lo portarono via "brutalmente", ha affermato Obeid. Il dottor Bursh venne poi portato nel famigerato campo di detenzione di Sde Teiman, nel deserto del Negev. La struttura è diventata famosa quest'estate, dopo che guardie carcerarie, medici ed ex detenuti, hanno rilasciato testimonianze di prigionieri torturati e stuprati..!! Il dottor Khalid Hamouda, ex detenuto di Sde Teiman, ha dichiarato a Sky News, che dei 100 prigionieri nella sezione del campo in cui era detenuto, almeno un quarto erano operatori sanitari. Il dottor Bursh venne picchiato selvaggiamente a Sde Teiman. È stato sottoposto ad abusi e torture ed infine ucciso..La rete britannica Sky News ha rivelato i risultati delle sue indagini sulla morte del medico di Gaza, Adnan Al Bursh, rapito e poi detenuto dopo nelle carceri-lager dell'occupazione sionista. Pensava di essersi rotto le costole", ha detto il dottor Hamouda.. "Non era nemmeno in grado di andare in bagno da solo". Il medico venne poi trasferito nella prigione di Ofer, nel sistema carcerario israeliano, ma non fu mai accusato di alcun crimine o terrorismo. Secondo la Palestinian Prisoners Society, dal 7 ottobre 2023, almeno 43 prigionieri sono morti nelle carceri israeliane. https://thecradle.co/articles/tortured-and-left-to-die-new-details-emerge-about-israels-murder-of-prominent-gaza-surgeon THECRADLE 🆘🩸🪖🇮🇱❌🇵🇸"Tortured and left to die": New details emerge in Israel's murder of top Gaza surgeon https://t.me/Liberaveritas2/4267 🇬🇧A Sky News investigation published on November 16 has revealed new details about Israel's torture and murder of top Gazan Palestinian surgeon Adnan al-Bursh in Ofer prison in the occupied Palestinian West Bank last May. A fellow Palestinian prisoner in Ofer told the British news channel that Israeli guards savagely tortured Dr Bursh, then left him to die alone, naked from the waist down, in the prison yard..!! The prisoner, who previously knew the doctor in Gaza, provided the new details in a deposition to lawyers from HaMoked, an Israeli human rights organization. "In mid-April 2024, Dr. Adnan Al-Bursh, arrived at Section 23 of Ofer Prison, the prison guards brought Dr. Adnan Al-Bursh to the section in a deplorable state. He had been clearly assaulted with wounds all over his body, he was naked in the lower part of his body," the prisoner's deposition states. The prison guards threw him into the middle of the courtyard, and left him there. Dr. Adnan Al-Bursh could not even stand up. One of the prisoners helped him, and accompanied him to one of the rooms. A few minutes later, prisoners could be heard screaming from the room they had entered, declaring that Dr. Adnan Al-Bursh (was dead)." Dr. Bursh was widely considered one of the most skilled and well-known surgeons in Gaza..!! When Israel's war on Gaza began in October last year, Dr. Bursh was working at Al-Shifa Hospital as the head of orthopedic surgery. He worked around the clock, performing surgeries on Palestinians injured by Israel's horrific bombing campaign..!!! When Israeli troops besieged Al-Shifa in November, the staff were forced to flee. Bursh fled on foot to the Indonesian hospital in Bait Lahia, to continue caring for the injured patients. He documented his experiences on video, including the moment Israel bombed the hospital, killing 12 people. He was later forced to leave the Indonesian hospital as well, and moved to Al-Awda Hospital in northern Gaza, where he was kidnapped by Israeli forces. After soldiers surrounded the hospital, "they told Dr Bursh that if all the men didn't come down, they would destroy Awda Hospital and all the women and children in it," fellow Al-Awda doctor Mohammad Obeid told Sky News. After Dr Bursh left the hospital, Israeli soldiers "called him by name" and then "brutally" took him away, Obeid said. Dr Bursh was then taken to the notorious Sde Teiman detention camp in the Negev desert. The facility became infamous this summer after prison guards, doctors and former detainees gave testimonies of prisoners being tortured and raped..!! Former Sde Teiman prisoner Dr Khalid Hamouda told Sky News that of the 100 prisoners in the section of the camp where he was held, at least a quarter were medical workers. Dr Bursh was savagely beaten in Sde Teiman. He was subjected to abuse and torture and was eventually killed..Britain's Sky News has revealed the results of its investigation into the death of Gaza doctor Adnan Al Bursh, who was kidnapped and then held in Zionist occupation prisons. He thought he had broken his ribs," Dr Hamouda said. "He wasn't even able to go to the toilet on his own." The doctor was later transferred to Ofer prison in the Israeli prison system, but was never charged with any crime or terrorism. According to the Palestinian Prisoners Society, at least 43 prisoners have died in Israeli prisons since October 7, 2023. THECRADLE @Liberatoria Source: https://t.me/Liberaveritas2/4267
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    'Tortured and left to die': New details emerge about Israel's murder of prominent Gaza surgeon
    A new report from Britain's Sky News provides details of Adnan al-Bursh's death by torture in Israel's Ofer Prison
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  • Trentadue anni fa Amato, di notte, prelevò soldi sui conti degli italiani. Il ricordo di Monorchio, ex ragioniere dello Stato.
    Andrea Monorchio, 32 anni dopo, svela cosa è successo la notte del prelievo forzoso sui conti degli italiani. Si sono infatti riaccesi i riflettori su ciò che accadde tra il 9 e il 10 luglio 1992, quando il governo Amato operò un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i depositi bancari. Si trattò di una mossa senza precedenti per quanto riguarda la storia del nostro Paese, una norma varata per fronteggiare la speculazione dei mercati che si stavano accanendo sulla lira. Ma il provvedimento non sortì l’effetto sperato: l’economia italiana rimase comunque sull’orlo della recessione.
    “La decisione fu assunta in un incontro tra il presidente del Consiglio e il ministro delle Finanze Giovanni Goria – ha raccontato Monorchio al Corriere della Sera -. Era notte fonda ed eravamo riuniti a Palazzo Chigi, alle prese con i numeri della manovra. Mancavano tra i sei e gli ottomila miliardi. A un certo punto – ha proseguito – Goria disse ad Amato: ‘Andiamo di là’. Tornarono dopo venti minuti e il premier disse ai ministri: ‘Potete andare a dormire. Non lei Monorchio‘”.

    Come spiegato dal diretto interessato, Monorchio rimase del tutto allo scuro delle intenzioni di Amato: “La decisione del prelievo forzoso fu tenuta segreta per evidenti motivi: se fosse trapelato qualcosa il sistema sarebbe collassato. Nessuno fu informato: non i ministri, non il capo dello Stato e nemmeno il governatore di Bankitalia”.

    “Amato semplicemente la saltò – ha sottolineato Monorchio -. Quando verranno desecretati i verbali della riunione, si vedrà che tra i provvedimenti citati quello del prelievo forzoso non è agli atti. Per non menzionarlo, il premier si trincerò dietro una sorta di scioglilingua e passò avanti. La decisione rimase segreta fino alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale”. Non solo: quando la misura fu ufficializzata, “il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che era solito chiamarmi ogni giorno, quella volta non chiamò. Ciampi (allora governatore di Bankitalia) invece andò su tutte le furie. Chiamò Amato ed ebbe con lui uno scontro verbale violento”.
    L’85enne economista ribadisce che non era d’accordo con la misura e lascia intendere che fosse evitabile. Tuttavia, “tra le urla del governatore di Bankitalia e il silenzio del presidente della Repubblica, l’Italia alla fine si salvò“.
    Trentadue anni fa Amato, di notte, prelevò soldi sui conti degli italiani. Il ricordo di Monorchio, ex ragioniere dello Stato. Andrea Monorchio, 32 anni dopo, svela cosa è successo la notte del prelievo forzoso sui conti degli italiani. Si sono infatti riaccesi i riflettori su ciò che accadde tra il 9 e il 10 luglio 1992, quando il governo Amato operò un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i depositi bancari. Si trattò di una mossa senza precedenti per quanto riguarda la storia del nostro Paese, una norma varata per fronteggiare la speculazione dei mercati che si stavano accanendo sulla lira. Ma il provvedimento non sortì l’effetto sperato: l’economia italiana rimase comunque sull’orlo della recessione. “La decisione fu assunta in un incontro tra il presidente del Consiglio e il ministro delle Finanze Giovanni Goria – ha raccontato Monorchio al Corriere della Sera -. Era notte fonda ed eravamo riuniti a Palazzo Chigi, alle prese con i numeri della manovra. Mancavano tra i sei e gli ottomila miliardi. A un certo punto – ha proseguito – Goria disse ad Amato: ‘Andiamo di là’. Tornarono dopo venti minuti e il premier disse ai ministri: ‘Potete andare a dormire. Non lei Monorchio‘”. Come spiegato dal diretto interessato, Monorchio rimase del tutto allo scuro delle intenzioni di Amato: “La decisione del prelievo forzoso fu tenuta segreta per evidenti motivi: se fosse trapelato qualcosa il sistema sarebbe collassato. Nessuno fu informato: non i ministri, non il capo dello Stato e nemmeno il governatore di Bankitalia”. “Amato semplicemente la saltò – ha sottolineato Monorchio -. Quando verranno desecretati i verbali della riunione, si vedrà che tra i provvedimenti citati quello del prelievo forzoso non è agli atti. Per non menzionarlo, il premier si trincerò dietro una sorta di scioglilingua e passò avanti. La decisione rimase segreta fino alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale”. Non solo: quando la misura fu ufficializzata, “il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che era solito chiamarmi ogni giorno, quella volta non chiamò. Ciampi (allora governatore di Bankitalia) invece andò su tutte le furie. Chiamò Amato ed ebbe con lui uno scontro verbale violento”. L’85enne economista ribadisce che non era d’accordo con la misura e lascia intendere che fosse evitabile. Tuttavia, “tra le urla del governatore di Bankitalia e il silenzio del presidente della Repubblica, l’Italia alla fine si salvò“.
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