• ll defunto dottor John Pombe Magufi, ex presidente della Tanzania, è stato il primo capo di stato a smascherare la bufala della pandemia dopo che i test kit donati dall'Occidente sono risultati positivi al virus Covid-19 quando testati su papaia e capre.

    Affermava che il Covid-19 fosse una malattia respiratoria simil-influenzale con un tasso di guarigione del 99%, quindi non c'era bisogno di vaccini velenosi. Si rifiutò di mettere in quarantena il suo Paese, esortò il suo popolo a inalare cipolle al vapore, che si rivelarono efficaci. Un anno dopo lo assassinarono. In Tanzania ci furono praticamente zero morti per Covid.
    ll defunto dottor John Pombe Magufi, ex presidente della Tanzania, è stato il primo capo di stato a smascherare la bufala della pandemia dopo che i test kit donati dall'Occidente sono risultati positivi al virus Covid-19 quando testati su papaia e capre. Affermava che il Covid-19 fosse una malattia respiratoria simil-influenzale con un tasso di guarigione del 99%, quindi non c'era bisogno di vaccini velenosi. Si rifiutò di mettere in quarantena il suo Paese, esortò il suo popolo a inalare cipolle al vapore, che si rivelarono efficaci. Un anno dopo lo assassinarono. In Tanzania ci furono praticamente zero morti per Covid.
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  • Il verme tossico #Zelenksy non è stato accolto da nessuno negli Stati Uniti.

    Dopo l'arrivo a Miami, ha stretto la mano all'ambasciatrice ucraina Stefanyshyna.

    Anche a Bruxelles e a Londra, prima di ciò, si è salutato sulla scaletta con i suoi stessi funzionari e con l'equipaggio dell'aereo.

    #Trump, invece, prima dell'incontro con il drogato del regime di #Kiev, è andato a giocare a golf.

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/2005315511358206276?t=cn_s_iVXlLhae-JykPEJcg&s=19
    Il verme tossico #Zelenksy 🇺🇦💩 non è stato accolto da nessuno negli Stati Uniti. Dopo l'arrivo a Miami, ha stretto la mano all'ambasciatrice ucraina Stefanyshyna. Anche a Bruxelles e a Londra, prima di ciò, si è salutato sulla scaletta con i suoi stessi funzionari e con l'equipaggio dell'aereo.😂 #Trump, invece, prima dell'incontro con il drogato del regime di #Kiev, è andato a giocare a golf. Source: https://x.com/itsmeback_/status/2005315511358206276?t=cn_s_iVXlLhae-JykPEJcg&s=19
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  • "L'incidenza della SIDS è "SCOMPARSA" in Giappone dopo l'innalzamento dell'età vaccinale a 2 anni."
    Dott. Pierre Kory, MD

    Nel 1981, il Giappone ha posticipato la vaccinazione contro la pertosse (DTaP) fino all'età di 2 anni.

    La mortalità infantile in Giappone è la più bassa al mondo, mentre gli Stati Uniti sono al primo posto per numero di decessi.

    Negli anni '70, due decessi infantili sono stati collegati al vaccino contro la pertosse a cellule intere (DTwP). Ciò ha suscitato preoccupazione nell'opinione pubblica e il governo giapponese ha sospeso la vaccinazione di routine contro la pertosse.

    Il governo ha poi introdotto il vaccino contro la pertosse acellulare (DTaP) nel 1981, per i bambini dai due anni in su.

    Nel 1993, il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese interruppe l'uso del vaccino combinato contro morbillo, parotite e rosolia (MPR) a causa di un'elevata incidenza di reazioni avverse, in particolare meningite asettica che provocò gravi lesioni e decessi.

    Il Giappone attualmente offre vaccini monovalenti separati contro morbillo e rosolia. E non ha mai più reintrodotto il vaccino contro la parotite o il MPR combinato.

    Nel 1994, la legge giapponese sull'immunizzazione fu rivista, trasformando tutte le vaccinazioni infantili da obbligatorie a "raccomandate" o volontarie.

    Questa modifica politica significò l'eliminazione delle sanzioni per la mancata vaccinazione e il programma passò dalle vaccinazioni di massa presso i centri sanitari pubblici alle vaccinazioni individuali da parte di medici privati.

    La modifica del 1994 rappresenta uno spostamento dell'enfasi politica dal dovere civico al rispetto della volontà individuale e al processo di consenso informato.

    Il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti è "sproporzionatamente" più alto rispetto ad altri 16 Paesi...
    Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nel 2022 il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti era di 5,6 decessi ogni 1.000 nati vivi.

    I bambini negli Stati Uniti muoiono a tassi più elevati rispetto ai loro coetanei in altri 16 Paesi ad alto reddito. Il tasso di mortalità infantile in Giappone è tra i più bassi al mondo, con 1,7 decessi ogni 1.000 nati vivi.

    Il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti è il triplo.

    Dott. Paul Thomas, pediatra e autore del libro "Vax Facts"...
    "Oltre 20.000 neonati muoiono ogni anno negli Stati Uniti, con un tasso di mortalità infantile complessivo di 5,6 decessi ogni 1.000 nati vivi. Il CDC classifica la SIDS come terza causa di morte, dopo difetti congeniti e parto pretermine, con 1.389 casi.

    "I decessi che un tempo venivano classificati come indotti post-vaccino oggi sono classificati come 'sconosciuti'."

    "Quando un neonato muore, indipendentemente da quanto tempo dopo la vaccinazione, medici legali e patologi non hanno più codici di decesso correlati al vaccino disponibili come opzioni; quel codice ICD è stato rimosso, quindi questi decessi vengono codificati come SIDS, sconosciuti o soffocamento."

    "I pediatri non sono informati sul nesso causale tra morte infantile, vaccini e adiuvanti di alluminio che bloccano il centro respiratorio del cervello, quindi anche quando si verifica chiaramente, non lo fanno." riconoscerlo."

    Ricerca citata linkata qui sotto nelle risposte...

    "The Incidence of SIDS ‘DISAPPEARED’ In Japan After Raising The Age of Vaccination To 2yrs Old."
    Dr Pierre Kory, MD

    In 1981, Japan Delayed The DTaP Vaccine Until Children Were 2yrs old.

    Japan's Infant Mortality Is The Lowest In The World, While The US Ranks #1 In Deaths.

    In the 70s, 2 infant deaths were linked to the whole-cell pertussis vaccine (DTwP) caused public concern, the Japanese government suspended routine DTwP vaccination.

    The government then introduced the acellular pertussis vaccine (DTaP) in 1981, for children aged two years & older.

    In 1993, Japan's Ministry of Health, Labor & Welfare discontinued the use of the combined measles, mumps & rubella (MMR) vaccine due to a high incidence of adverse reactions, specifically aseptic meningitis that resulted in major injury & deaths.

    Japan currently offers separate monovalent measles & rubella vaccines. And never re-introduced mumps vaccine or combination mmr again.

    In 1994, Japan's Immunization Act was revised, changing all childhood vaccinations from mandatory to "recommended" or voluntary.

    This policy change meant that there were no longer penalties for not vaccinating & the program shifted from mass immunizations at public health centers to individual vaccinations by private physicians.

    The 1994 change represents a shift in policy emphasis from a civic duty to respecting the individual's will & the informed consent process.

    U.S. Infant Mortality Rate Is ‘Disproportionately’ Higher Than 16 Other Countries...
    Infant mortality rates in the U.S. as of 2022 are 5.6 infant deaths per 1,000 live births, according to the Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

    Children in the U.S. are dying at higher rates than their peers in 16 other high-income countries. The infant mortality rate in Japan is among the lowest in the world at 1.7 deaths per 1,000 live births.

    The United States infant mortality is triple that rate.

    Dr. Paul Thomas, MD Pediatrician & author of the book, 'Vax Facts'...
    “Over 20,000 infants die in the USA annually, for an overall infant mortality rate of 5.6 deaths per 1,000 live births. The CDC lists SIDS as the number three cause of death, following birth defects and preterm birth, with 1,389 cases.

    "Deaths that used to be classified as post vaccine induced are classified ‘unknown’ these days."

    "When an infant dies, no matter how soon after vaccination, coroners & pathologists do not have any codes for vaccine-related death available as options anymore, that ICD code was removed, so these deaths are coded as SIDS, unknown, or suffocation."

    "Pediatricians are not educated about the causal link between infant death, vaccines & aluminum adjuvants shutting down the breathing center of the brain, so even when it clearly occurs, they don’t recognize it."

    Cited research linked below in replies...

    Source: https://x.com/ValerieAnne1970/status/2005223552539033608?t=vPk-7iBdyQnrdURA3PP5lw&s=19
    🚨"L'incidenza della SIDS è "SCOMPARSA" in Giappone dopo l'innalzamento dell'età vaccinale a 2 anni." Dott. Pierre Kory, MD Nel 1981, il Giappone ha posticipato la vaccinazione contro la pertosse (DTaP) fino all'età di 2 anni. La mortalità infantile in Giappone è la più bassa al mondo, mentre gli Stati Uniti sono al primo posto per numero di decessi. Negli anni '70, due decessi infantili sono stati collegati al vaccino contro la pertosse a cellule intere (DTwP). Ciò ha suscitato preoccupazione nell'opinione pubblica e il governo giapponese ha sospeso la vaccinazione di routine contro la pertosse. Il governo ha poi introdotto il vaccino contro la pertosse acellulare (DTaP) nel 1981, per i bambini dai due anni in su. Nel 1993, il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese interruppe l'uso del vaccino combinato contro morbillo, parotite e rosolia (MPR) a causa di un'elevata incidenza di reazioni avverse, in particolare meningite asettica che provocò gravi lesioni e decessi. Il Giappone attualmente offre vaccini monovalenti separati contro morbillo e rosolia. E non ha mai più reintrodotto il vaccino contro la parotite o il MPR combinato. Nel 1994, la legge giapponese sull'immunizzazione fu rivista, trasformando tutte le vaccinazioni infantili da obbligatorie a "raccomandate" o volontarie. Questa modifica politica significò l'eliminazione delle sanzioni per la mancata vaccinazione e il programma passò dalle vaccinazioni di massa presso i centri sanitari pubblici alle vaccinazioni individuali da parte di medici privati. La modifica del 1994 rappresenta uno spostamento dell'enfasi politica dal dovere civico al rispetto della volontà individuale e al processo di consenso informato. Il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti è "sproporzionatamente" più alto rispetto ad altri 16 Paesi... Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nel 2022 il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti era di 5,6 decessi ogni 1.000 nati vivi. I bambini negli Stati Uniti muoiono a tassi più elevati rispetto ai loro coetanei in altri 16 Paesi ad alto reddito. Il tasso di mortalità infantile in Giappone è tra i più bassi al mondo, con 1,7 decessi ogni 1.000 nati vivi. Il tasso di mortalità infantile negli Stati Uniti è il triplo. Dott. Paul Thomas, pediatra e autore del libro "Vax Facts"... "Oltre 20.000 neonati muoiono ogni anno negli Stati Uniti, con un tasso di mortalità infantile complessivo di 5,6 decessi ogni 1.000 nati vivi. Il CDC classifica la SIDS come terza causa di morte, dopo difetti congeniti e parto pretermine, con 1.389 casi. "I decessi che un tempo venivano classificati come indotti post-vaccino oggi sono classificati come 'sconosciuti'." "Quando un neonato muore, indipendentemente da quanto tempo dopo la vaccinazione, medici legali e patologi non hanno più codici di decesso correlati al vaccino disponibili come opzioni; quel codice ICD è stato rimosso, quindi questi decessi vengono codificati come SIDS, sconosciuti o soffocamento." "I pediatri non sono informati sul nesso causale tra morte infantile, vaccini e adiuvanti di alluminio che bloccano il centro respiratorio del cervello, quindi anche quando si verifica chiaramente, non lo fanno." riconoscerlo." Ricerca citata linkata qui sotto nelle risposte... 🚨"The Incidence of SIDS ‘DISAPPEARED’ In Japan After Raising The Age of Vaccination To 2yrs Old." Dr Pierre Kory, MD In 1981, Japan Delayed The DTaP Vaccine Until Children Were 2yrs old. Japan's Infant Mortality Is The Lowest In The World, While The US Ranks #1 In Deaths. In the 70s, 2 infant deaths were linked to the whole-cell pertussis vaccine (DTwP) caused public concern, the Japanese government suspended routine DTwP vaccination. The government then introduced the acellular pertussis vaccine (DTaP) in 1981, for children aged two years & older. In 1993, Japan's Ministry of Health, Labor & Welfare discontinued the use of the combined measles, mumps & rubella (MMR) vaccine due to a high incidence of adverse reactions, specifically aseptic meningitis that resulted in major injury & deaths. Japan currently offers separate monovalent measles & rubella vaccines. And never re-introduced mumps vaccine or combination mmr again. In 1994, Japan's Immunization Act was revised, changing all childhood vaccinations from mandatory to "recommended" or voluntary. This policy change meant that there were no longer penalties for not vaccinating & the program shifted from mass immunizations at public health centers to individual vaccinations by private physicians. The 1994 change represents a shift in policy emphasis from a civic duty to respecting the individual's will & the informed consent process. U.S. Infant Mortality Rate Is ‘Disproportionately’ Higher Than 16 Other Countries... Infant mortality rates in the U.S. as of 2022 are 5.6 infant deaths per 1,000 live births, according to the Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Children in the U.S. are dying at higher rates than their peers in 16 other high-income countries. The infant mortality rate in Japan is among the lowest in the world at 1.7 deaths per 1,000 live births. The United States infant mortality is triple that rate. Dr. Paul Thomas, MD Pediatrician & author of the book, 'Vax Facts'... “Over 20,000 infants die in the USA annually, for an overall infant mortality rate of 5.6 deaths per 1,000 live births. The CDC lists SIDS as the number three cause of death, following birth defects and preterm birth, with 1,389 cases. "Deaths that used to be classified as post vaccine induced are classified ‘unknown’ these days." "When an infant dies, no matter how soon after vaccination, coroners & pathologists do not have any codes for vaccine-related death available as options anymore, that ICD code was removed, so these deaths are coded as SIDS, unknown, or suffocation." "Pediatricians are not educated about the causal link between infant death, vaccines & aluminum adjuvants shutting down the breathing center of the brain, so even when it clearly occurs, they don’t recognize it." Cited research linked below in replies... Source: https://x.com/ValerieAnne1970/status/2005223552539033608?t=vPk-7iBdyQnrdURA3PP5lw&s=19
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  • Geologo Prof. Ian Plimer: "Il clima cambia sempre. Ciò che mi preoccuperebbe è se il clima non cambiasse. Allora avremmo una catastrofe climatica. I climi sono ciclici... Quando siamo più vicini al Sole, ci capita di essere un po' più caldi, e quando siamo più lontani, ci capita di essere un po' più freddi...
    Il Sole emette quantità variabili di energia...
    E questi sono i due fattori che determinano il clima: la quantità di energia emessa dal Sole e la nostra vicinanza al Sole. Per oltre l'80% del tempo, il pianeta è stato più caldo e umido di adesso. Per oltre l'80% del tempo, i livelli del mare sono stati più alti di adesso.

    Abbiamo avuto otto grandi ere glaciali, e ognuna di queste è iniziata quando nell'aria c'era più anidride carbonica di adesso. Quindi, come potrebbe l'anidride carbonica causare il riscaldamento?

    Perciò, non appena è apparsa questa idea di cambiamento climatico indotto dall'uomo, noi geologi abbiamo pensato: no, non si adatta a centinaia di anni di dati. Sembra una truffa."

    Source: https://x.com/climacritic/status/2004959839898738711?t=0AMtNkTPIBSCNAZ4Ul0eqA&s=19
    Geologo Prof. Ian Plimer: "Il clima cambia sempre. Ciò che mi preoccuperebbe è se il clima non cambiasse. Allora avremmo una catastrofe climatica. I climi sono ciclici... Quando siamo più vicini al Sole, ci capita di essere un po' più caldi, e quando siamo più lontani, ci capita di essere un po' più freddi... Il Sole emette quantità variabili di energia... E questi sono i due fattori che determinano il clima: la quantità di energia emessa dal Sole e la nostra vicinanza al Sole. Per oltre l'80% del tempo, il pianeta è stato più caldo e umido di adesso. Per oltre l'80% del tempo, i livelli del mare sono stati più alti di adesso. Abbiamo avuto otto grandi ere glaciali, e ognuna di queste è iniziata quando nell'aria c'era più anidride carbonica di adesso. Quindi, come potrebbe l'anidride carbonica causare il riscaldamento? Perciò, non appena è apparsa questa idea di cambiamento climatico indotto dall'uomo, noi geologi abbiamo pensato: no, non si adatta a centinaia di anni di dati. Sembra una truffa." Source: https://x.com/climacritic/status/2004959839898738711?t=0AMtNkTPIBSCNAZ4Ul0eqA&s=19
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  • QUELLI del PD possono ANDARE a PRENDERSELO in SACCOCCIA!
    Fatevene una ragione il Presidente USA è TRUMP e non più RimbamBiden!!!
    Caso Breton: il PD chiede conto a Meloni del silenzio sul divieto d'ingresso USA
    L'ex commissario UE Thierry Breton bandito dagli Stati Uniti: il PD porta il caso in Parlamento mentre Bruxelles studia la risposta...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/27/divieto-ingresso-usa-breton-contromisure-ue-notizie/8239009/
    QUELLI del PD possono ANDARE a PRENDERSELO in SACCOCCIA! Fatevene una ragione il Presidente USA è TRUMP e non più RimbamBiden!!! Caso Breton: il PD chiede conto a Meloni del silenzio sul divieto d'ingresso USA L'ex commissario UE Thierry Breton bandito dagli Stati Uniti: il PD porta il caso in Parlamento mentre Bruxelles studia la risposta... https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/27/divieto-ingresso-usa-breton-contromisure-ue-notizie/8239009/
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  • MILANO 2025 – Fra bollettino di guerra e m2 di sofferenza

    Quando si avvicina la fine dell’anno arriva anche il momento dei bilanci.
    E per la nostra città i conti sono, ancora una volta, in passivo.
    Non è un caso se sempre più testate giornalistiche snocciolano percentuali, grafici e numeri che raccontano una Milano che non è più la “locomotiva d’Italia”, ma assomiglia sempre di più a un girone urbano dei dannati. Il dato più inquietante, però, non è nei report: è nella nostra assuefazione collettiva.
    Stiamo accettando tutto questo con una calma sospetta. Forse perché siamo – giustamente – presi dal dimostrare empatia e solidarietà verso conflitti e sofferenze che si consumano a migliaia di chilometri da qui. È umano, è giusto, è necessario.
    Ma permettetemi una riflessione, rapportata alle nostre vite e alle nostre dimensioni quotidiane.
    È come vivere in un condominio che cade a pezzi e scegliere di ignorarlo perché siamo emotivamente assorbiti dai problemi di un altro palazzo, lontano chilometri dal nostro. La solidarietà non è in discussione. La rimozione del reale, sì.

    Con un nuovo anno alle porte e le prossime amministrative che si avvicinano, forse è arrivato il momento di rivolgere a Milano attenzioni maggiori, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Se siamo in grado di occuparci del mondo intero, dobbiamo essere capaci di guardare anche alle gravi carenze di casa nostra.
    Vogliamo dare un’occhiata insieme al bollettino di guerra del 2025?
    Eccolo.

    A Milano si guadagna più che nel resto d’Italia.
    Ma lavorare, oggi, non è più sufficiente per vivere bene.
    Secondo lo studio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (CGIL), un lavoratore su tre percepisce un reddito incompatibile con il costo della vita cittadina. Non stiamo parlando di marginalità estrema, ma di una fascia sempre più ampia di persone intrappolate in una normalità impoverita, dove il lavoro garantisce la sopravvivenza ma non la dignità.
    Il nodo è strutturale: casa e sanità assorbono oltre il 50% del salario.
    Solo l’abitazione pesa tra il 30 e il 40%, mentre la spesa sanitaria supera il 20%. Il resto dello stipendio evapora tra inflazione, trasporti e spese obbligate. Il risultato è una città che costringe i suoi lavoratori ad adottare comportamenti difensivi, a partire dall’espulsione verso l’hinterland.
    Milano diventa così una città che si lavora ma non si abita.
    E chi non può permettersi di viverla viene progressivamente escluso anche dal punto di vista sociale e culturale: tempo libero, relazioni, partecipazione, accesso alla vita urbana. Tutto ciò che non coincide con l’orario di lavoro viene sacrificato.
    Questa dinamica colpisce in modo violento il lavoro pubblico. In appena due anni, i dipendenti pubblici in città sono diminuiti di circa il 14%. Scuola, sanità, amministrazioni locali: Milano non è più attrattiva nemmeno per chi garantisce i servizi essenziali. Una fuga silenziosa che compromette la qualità stessa della vita urbana.

    Nel frattempo i salari nominali crescono, ma meno dell’inflazione, che a Milano ha superato l’11% nel periodo 2022–2024. Tradotto: si lavora di più, si guadagna “sulla carta”, ma si perde potere d’acquisto reale.
    La crescita c’è, ma non viene redistribuita. E una crescita senza equità non è sviluppo: è estrazione sociale.
    Milano continua a produrre ricchezza, ma non benessere.
    E una città che consuma le persone che la tengono in piedi è una città che sta ipotecando il proprio futuro.

    Queste ragioni dovrebbero essere più che sufficienti per risvegliarci dal torpore e dall’accettazione passiva di una degenerazione che, fino ad oggi, abbiamo avuto il coraggio di denunciare solo parlando di malapolitica.

    Esistono gruppi politici di potere? Vero.
    Le lobby sono forze reali che comandano Milano? Vero anche questo.
    Ma la domanda più scomoda resta un’altra: noi dove eravamo quando era il momento di contrastare tutto questo da dentro?
    Troppo spesso abbiamo preferito allontanare il pensiero, rifugiandoci in mobilitazioni che, per quanto giuste, lavano la coscienza ma non attivano la responsabilità. Cortei, riflessioni, prese di posizione sacrosante — ma raramente radicate fino in fondo nel nostro territorio.

    Milano oggi merita di essere liberata.
    Non solo dagli episodi di malagestione, ma da quello che è diventato il nostro male moderno: la pigrizia mentale, la rinuncia a immaginare un’alternativa, la mancanza di motivazioni a giocarsi davvero la partita.
    Se non lo facciamo ora, tra un anno, a pochi giorni da un nuovo Capodanno, rileggeremo le stesse statistiche impietose. La stessa insoddisfazione generale. La stessa insicurezza.
    E una fila ancora più lunga ad attendere un pacco di sostegno e di dignità davanti al Pane Quotidiano.

    Vogliamo davvero questo?
    Se la risposta è no, allora è il tempo di mettersi a lavorare seriamente per curare Milano e liberarla.
    Perché solo ripartendo dal nostro territorio avremo la serenità e la forza per aiutare anche il resto del mondo.
    Il primo passo si fa sempre da qui.
    Dal nostro metro quadrato di sofferenza.

    #MilanoLibera #Milano2025 #CostoDellaVita
    #LavoroEDignità #CasaÈUnDiritto #CittàPerChiLavora
    🚨 MILANO 2025 – Fra bollettino di guerra e m2 di sofferenza ⚠️🏙️ Quando si avvicina la fine dell’anno arriva anche il momento dei bilanci. E per la nostra città i conti sono, ancora una volta, in passivo. 📉 Non è un caso se sempre più testate giornalistiche snocciolano percentuali, grafici e numeri che raccontano una Milano che non è più la “locomotiva d’Italia”, ma assomiglia sempre di più a un girone urbano dei dannati. Il dato più inquietante, però, non è nei report: è nella nostra assuefazione collettiva. Stiamo accettando tutto questo con una calma sospetta. Forse perché siamo – giustamente – presi dal dimostrare empatia e solidarietà verso conflitti e sofferenze che si consumano a migliaia di chilometri da qui. È umano, è giusto, è necessario. ❤️‍🩹 Ma permettetemi una riflessione, rapportata alle nostre vite e alle nostre dimensioni quotidiane. È come vivere in un condominio che cade a pezzi e scegliere di ignorarlo perché siamo emotivamente assorbiti dai problemi di un altro palazzo, lontano chilometri dal nostro. La solidarietà non è in discussione. La rimozione del reale, sì. Con un nuovo anno alle porte e le prossime amministrative che si avvicinano, forse è arrivato il momento di rivolgere a Milano attenzioni maggiori, senza sensi di colpa ma con responsabilità. Se siamo in grado di occuparci del mondo intero, dobbiamo essere capaci di guardare anche alle gravi carenze di casa nostra. Vogliamo dare un’occhiata insieme al bollettino di guerra del 2025? Eccolo. 🧾🔥 A Milano si guadagna più che nel resto d’Italia. Ma lavorare, oggi, non è più sufficiente per vivere bene. Secondo lo studio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (CGIL), un lavoratore su tre percepisce un reddito incompatibile con il costo della vita cittadina. Non stiamo parlando di marginalità estrema, ma di una fascia sempre più ampia di persone intrappolate in una normalità impoverita, dove il lavoro garantisce la sopravvivenza ma non la dignità. Il nodo è strutturale: casa e sanità assorbono oltre il 50% del salario. Solo l’abitazione pesa tra il 30 e il 40%, mentre la spesa sanitaria supera il 20%. Il resto dello stipendio evapora tra inflazione, trasporti e spese obbligate. Il risultato è una città che costringe i suoi lavoratori ad adottare comportamenti difensivi, a partire dall’espulsione verso l’hinterland. Milano diventa così una città che si lavora ma non si abita. E chi non può permettersi di viverla viene progressivamente escluso anche dal punto di vista sociale e culturale: tempo libero, relazioni, partecipazione, accesso alla vita urbana. Tutto ciò che non coincide con l’orario di lavoro viene sacrificato. Questa dinamica colpisce in modo violento il lavoro pubblico. In appena due anni, i dipendenti pubblici in città sono diminuiti di circa il 14%. Scuola, sanità, amministrazioni locali: Milano non è più attrattiva nemmeno per chi garantisce i servizi essenziali. Una fuga silenziosa che compromette la qualità stessa della vita urbana. Nel frattempo i salari nominali crescono, ma meno dell’inflazione, che a Milano ha superato l’11% nel periodo 2022–2024. Tradotto: si lavora di più, si guadagna “sulla carta”, ma si perde potere d’acquisto reale. La crescita c’è, ma non viene redistribuita. E una crescita senza equità non è sviluppo: è estrazione sociale. Milano continua a produrre ricchezza, ma non benessere. E una città che consuma le persone che la tengono in piedi è una città che sta ipotecando il proprio futuro. Queste ragioni dovrebbero essere più che sufficienti per risvegliarci dal torpore e dall’accettazione passiva di una degenerazione che, fino ad oggi, abbiamo avuto il coraggio di denunciare solo parlando di malapolitica. Esistono gruppi politici di potere? Vero. Le lobby sono forze reali che comandano Milano? Vero anche questo. Ma la domanda più scomoda resta un’altra: noi dove eravamo quando era il momento di contrastare tutto questo da dentro? Troppo spesso abbiamo preferito allontanare il pensiero, rifugiandoci in mobilitazioni che, per quanto giuste, lavano la coscienza ma non attivano la responsabilità. Cortei, riflessioni, prese di posizione sacrosante — ma raramente radicate fino in fondo nel nostro territorio. 🪧 👉Milano oggi merita di essere liberata. Non solo dagli episodi di malagestione, ma da quello che è diventato il nostro male moderno: la pigrizia mentale, la rinuncia a immaginare un’alternativa, la mancanza di motivazioni a giocarsi davvero la partita. Se non lo facciamo ora, tra un anno, a pochi giorni da un nuovo Capodanno, rileggeremo le stesse statistiche impietose. La stessa insoddisfazione generale. La stessa insicurezza. E una fila ancora più lunga ad attendere un pacco di sostegno e di dignità davanti al Pane Quotidiano. 🍞 Vogliamo davvero questo? Se la risposta è no, allora è il tempo di mettersi a lavorare seriamente per curare Milano e liberarla. Perché solo ripartendo dal nostro territorio avremo la serenità e la forza per aiutare anche il resto del mondo. Il primo passo si fa sempre da qui. Dal nostro metro quadrato di sofferenza. 📐🔥 #MilanoLibera #Milano2025 #CostoDellaVita #LavoroEDignità #CasaÈUnDiritto #CittàPerChiLavora
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  • Sanzioni per la Censura.

    L'Amministrazione Trump ha finalmente implementato ciò che aveva a lungo minacciato: la Casa Bianca ha imposto sanzioni sui visti contro l'ex Commissario europeo Thierry Breton e altri quattro politici europei (!) per aver tentato di "costringere le aziende tecnologiche americane a censurare gli americani".

    Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che ciò è stato fatto a causa di "flagranti atti di censura extraterritoriale" da parte dell'UE e ha promesso di ampliare l'elenco delle persone se l'Europa e le sue ONG affiliate non cambieranno rotta.

    Chi è stato preso di mira?

    Thierry Breton, uno degli architetti del Digital Services Act — la legge con cui l'Unione Europea sta stabilendo un regime rigoroso di moderazione dei contenuti per tutte le principali piattaforme online che operano nel suo mercato.

    Ha fatto pressione su X durante lo scontro con i regolatori europei e ha minacciato indagini se la piattaforma non avesse rimosso "disinformazione" e "discorsi d'odio" secondo gli standard europei.

    Gli altri individui non sono burocrati, ma persone dell'infrastruttura di "lotta alla disinformazione": il capo del Centro per Contrastare l'Odio Digitale Imran Ahmed, la fondatrice del Global Disinformation Index Claire Melford, e due direttori del centro anti-odio tedesco HateAid.

    Queste organizzazioni hanno lavorato per anni con marchi e governi, creando liste nere di piattaforme "tossiche", facendo pressione sugli inserzionisti ed effettivamente formando un sistema informale di selezione di fonti "corrette" e "scorrette".

    Non sorprende che siano diventati i primi bersagli. Per i Repubblicani e Trump personalmente, questo è un tangibile "cluster di censura" sostenuto dai regolatori europei, parte dell'establishment americano e del vecchio establishment di Big Tech dell'era Biden. Ora stanno inviando un segnale: non dovrebbero continuare a giocare contro l'interpretazione repubblicana della libertà di espressione.

    Il Ministero degli Esteri francese ha ufficialmente condannato le restrizioni sui visti per Breton e ha definito le azioni degli Stati Uniti inaccettabili. Tuttavia, erano probabilmente preparati a questo — USA e UE si sono a lungo allontanati sulle questioni di sovranità digitale, anche se rimaneva nel regno di negoziati e procedimenti legali.

    Ora il conflitto è escalato a sanzioni personali. L'Europa usa la regolamentazione del mercato, gli USA usano strumenti di visti e sanzioni. Essenzialmente, sta iniziando una vera guerra regolatoria su chi stabilirà le regole per le piattaforme digitali.
    Sanzioni per la Censura. L'Amministrazione Trump ha finalmente implementato ciò che aveva a lungo minacciato: la Casa Bianca ha imposto sanzioni sui visti contro l'ex Commissario europeo Thierry Breton e altri quattro politici europei (!) per aver tentato di "costringere le aziende tecnologiche americane a censurare gli americani". Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che ciò è stato fatto a causa di "flagranti atti di censura extraterritoriale" da parte dell'UE e ha promesso di ampliare l'elenco delle persone se l'Europa e le sue ONG affiliate non cambieranno rotta. Chi è stato preso di mira? Thierry Breton, uno degli architetti del Digital Services Act — la legge con cui l'Unione Europea sta stabilendo un regime rigoroso di moderazione dei contenuti per tutte le principali piattaforme online che operano nel suo mercato. Ha fatto pressione su X durante lo scontro con i regolatori europei e ha minacciato indagini se la piattaforma non avesse rimosso "disinformazione" e "discorsi d'odio" secondo gli standard europei. Gli altri individui non sono burocrati, ma persone dell'infrastruttura di "lotta alla disinformazione": il capo del Centro per Contrastare l'Odio Digitale Imran Ahmed, la fondatrice del Global Disinformation Index Claire Melford, e due direttori del centro anti-odio tedesco HateAid. Queste organizzazioni hanno lavorato per anni con marchi e governi, creando liste nere di piattaforme "tossiche", facendo pressione sugli inserzionisti ed effettivamente formando un sistema informale di selezione di fonti "corrette" e "scorrette". Non sorprende che siano diventati i primi bersagli. Per i Repubblicani e Trump personalmente, questo è un tangibile "cluster di censura" sostenuto dai regolatori europei, parte dell'establishment americano e del vecchio establishment di Big Tech dell'era Biden. Ora stanno inviando un segnale: non dovrebbero continuare a giocare contro l'interpretazione repubblicana della libertà di espressione. Il Ministero degli Esteri francese ha ufficialmente condannato le restrizioni sui visti per Breton e ha definito le azioni degli Stati Uniti inaccettabili. Tuttavia, erano probabilmente preparati a questo — USA e UE si sono a lungo allontanati sulle questioni di sovranità digitale, anche se rimaneva nel regno di negoziati e procedimenti legali. Ora il conflitto è escalato a sanzioni personali. L'Europa usa la regolamentazione del mercato, gli USA usano strumenti di visti e sanzioni. Essenzialmente, sta iniziando una vera guerra regolatoria su chi stabilirà le regole per le piattaforme digitali.
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  • QUESTO NON È ACCETTABILE!!!
    Africa, l’assalto dei fanatici di Allah (e quei soldi che arrivano dal Golfo) - Il Fatto Quotidiano
    Modou-Mohammad siede estatico, sotto il sole ancora mediamente gentile del primo inverno, su una sedia di legno sotto il porticato. A Touba, località sacra per tutti i musulmani dell’Africa sub-sahariana, non c’è ancora la folla delle grandi occasioni,
    https://www.ilfattoquotidiano.it/millennium/2025/12/10/africa-lassalto-dei-fanatici-di-allah-e-quei-soldi-che-arrivano-dal-golfo/8207122/
    QUESTO NON È ACCETTABILE!!! Africa, l’assalto dei fanatici di Allah (e quei soldi che arrivano dal Golfo) - Il Fatto Quotidiano Modou-Mohammad siede estatico, sotto il sole ancora mediamente gentile del primo inverno, su una sedia di legno sotto il porticato. A Touba, località sacra per tutti i musulmani dell’Africa sub-sahariana, non c’è ancora la folla delle grandi occasioni, https://www.ilfattoquotidiano.it/millennium/2025/12/10/africa-lassalto-dei-fanatici-di-allah-e-quei-soldi-che-arrivano-dal-golfo/8207122/
    WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    Africa, l’assalto dei fanatici di Allah (e quei soldi che arrivano dal Golfo) - Il Fatto Quotidiano
    Modou-Mohammad siede estatico, sotto il sole ancora mediamente gentile del primo inverno, su una sedia di legno sotto il porticato. A Touba, località sacra per tutti i musulmani dell’Africa sub-sahariana, non c’è ancora la folla delle grandi occasioni, quella che ne raduna migliaia per il Magal, il pellegrinaggio della comunità islamica murid verso la tomba …
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  • Tra tutti gli imbecilli europei, quello considerato uno dei capofila degli imbecilli ha avuto il guizzo di dire: andiamo a parlare con Putin.

    Se ci pensate bene, è qualcosa che fa salire il sangue al cervello. Semplicemente perché, se in Unione Europea dovessimo scegliere un Paese che possa fare da collante, più di chiunque altro, tra Mosca e Bruxelles, quel Paese avrebbe potuto essere l'Italia.

    Ma noi abbiamo al governo un personaggio che parla di credibilità internazionale ed è totalmente incapace, all'opposizione il maggior partito che chiede più guerra e al Quirinale un Presidente della Repubblica che ha inaugurato un nuovo sport: tiro al bersaglio al Cremlino.
    In ogni caso cade, per l'ennesima volta, la narrazione del "Putin non vuole parlare".

    Macron non ha fatto in tempo ad aprire bocca e chiedere udienza alla Russia che subito è stata accolta. E non è un segno di debolezza da parte di Mosca, come vorrebbero far passare i giornaloni, bensì è un segno di forza enorme.

    Anche perché, a cagarsi addosso, in questa specifica occasione è Macron, visto il riarmo spropositato della Germania. Com'è che sia, Macron, se riesce a instaurare un dialogo serio col Cremlino, la fa sotto il naso a coloro che si sentono statisti. E farsela fare sotto il naso da Macron non è un bel biglietto da visita da consegnare alla storia. Soprattutto per chi oggi in Italia ricopre ruoli di vertice.

    - Giuseppe Salamone

    Source: https://x.com/itsmeback_/status/2003165535895454162?t=0CNxVvSNSQAPf7IYThFbDA&s=19
    Tra tutti gli imbecilli europei, quello considerato uno dei capofila degli imbecilli ha avuto il guizzo di dire: andiamo a parlare con Putin. Se ci pensate bene, è qualcosa che fa salire il sangue al cervello. Semplicemente perché, se in Unione Europea dovessimo scegliere un Paese che possa fare da collante, più di chiunque altro, tra Mosca e Bruxelles, quel Paese avrebbe potuto essere l'Italia. Ma noi abbiamo al governo un personaggio che parla di credibilità internazionale ed è totalmente incapace, all'opposizione il maggior partito che chiede più guerra e al Quirinale un Presidente della Repubblica che ha inaugurato un nuovo sport: tiro al bersaglio al Cremlino. In ogni caso cade, per l'ennesima volta, la narrazione del "Putin non vuole parlare". Macron non ha fatto in tempo ad aprire bocca e chiedere udienza alla Russia che subito è stata accolta. E non è un segno di debolezza da parte di Mosca, come vorrebbero far passare i giornaloni, bensì è un segno di forza enorme. Anche perché, a cagarsi addosso, in questa specifica occasione è Macron, visto il riarmo spropositato della Germania. Com'è che sia, Macron, se riesce a instaurare un dialogo serio col Cremlino, la fa sotto il naso a coloro che si sentono statisti. E farsela fare sotto il naso da Macron non è un bel biglietto da visita da consegnare alla storia. Soprattutto per chi oggi in Italia ricopre ruoli di vertice. - Giuseppe Salamone Source: https://x.com/itsmeback_/status/2003165535895454162?t=0CNxVvSNSQAPf7IYThFbDA&s=19
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