• E' UN VERO E PROPRIO OLOCAUSTO!
    Gaza, oltre 100 ong denunciano carestia: "I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo"
    MSF, Save the Children e Oxfam tra i 111 firmatari che chiedono un cessate il fuoco immediato e libero flusso di aiuti umanitari.

    Mentre a Gaza i civili continuano a essere uccisi nei siti di distribuzione di aiuti, oltre 100 organizzazioni umanitarie hanno denunciato che una “carestia di massa” si sta diffondendo nella Striscia e che anche i loro operatori stanno soffrendo gravemente a causa della carenza di cibo. Sono i totale 111 i firmatari della dichiarazione, tra cui Medici Senza Frontiere (MSF), Save the Children e Oxfam, che ha avvertito: “I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo”. “Mentre l’assedio del governo israeliano affama la popolazione di Gaza, gli operatori umanitari si uniscono alle stesse file per il cibo, rischiando di essere colpiti solo per sfamare le loro famiglie”, si legge.

    Le Ong chiedono un cessate il fuoco “immediato e negoziato”, l’apertura di tutti i valichi di frontiera e il libero flusso di aiuti attraverso i meccanismi guidati dalle Nazioni Unite. Martedì le Nazioni Unite hanno affermato che le forze israeliane hanno ucciso più di 1.000 palestinesi che cercavano di ottenere aiuti alimentari da quando la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele, ha iniziato le operazioni il 26 maggio.

    I quattro siti di distribuzione militarizzati della Ghf, organizzazione senza esperienza nella distribuzione di aiuti nelle zone di crisi, hanno di fatto soppiantato il sistema precedente guidato dalle Nazioni Unite che vedeva più di 400 centri per gli aiuti. Israele intanto afferma che gli aiuti umanitari sono autorizzati a entrare a Gaza e accusa Hamas di sfruttare le sofferenze dei civili, anche rubando cibo per venderlo a prezzi gonfiati o sparando a chi è in attesa di aiuti.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/23/carestia-gaza-ong-aiuti-umanitari-news/8071020/
    E' UN VERO E PROPRIO OLOCAUSTO! Gaza, oltre 100 ong denunciano carestia: "I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo" MSF, Save the Children e Oxfam tra i 111 firmatari che chiedono un cessate il fuoco immediato e libero flusso di aiuti umanitari. Mentre a Gaza i civili continuano a essere uccisi nei siti di distribuzione di aiuti, oltre 100 organizzazioni umanitarie hanno denunciato che una “carestia di massa” si sta diffondendo nella Striscia e che anche i loro operatori stanno soffrendo gravemente a causa della carenza di cibo. Sono i totale 111 i firmatari della dichiarazione, tra cui Medici Senza Frontiere (MSF), Save the Children e Oxfam, che ha avvertito: “I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo”. “Mentre l’assedio del governo israeliano affama la popolazione di Gaza, gli operatori umanitari si uniscono alle stesse file per il cibo, rischiando di essere colpiti solo per sfamare le loro famiglie”, si legge. Le Ong chiedono un cessate il fuoco “immediato e negoziato”, l’apertura di tutti i valichi di frontiera e il libero flusso di aiuti attraverso i meccanismi guidati dalle Nazioni Unite. Martedì le Nazioni Unite hanno affermato che le forze israeliane hanno ucciso più di 1.000 palestinesi che cercavano di ottenere aiuti alimentari da quando la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele, ha iniziato le operazioni il 26 maggio. I quattro siti di distribuzione militarizzati della Ghf, organizzazione senza esperienza nella distribuzione di aiuti nelle zone di crisi, hanno di fatto soppiantato il sistema precedente guidato dalle Nazioni Unite che vedeva più di 400 centri per gli aiuti. Israele intanto afferma che gli aiuti umanitari sono autorizzati a entrare a Gaza e accusa Hamas di sfruttare le sofferenze dei civili, anche rubando cibo per venderlo a prezzi gonfiati o sparando a chi è in attesa di aiuti. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/23/carestia-gaza-ong-aiuti-umanitari-news/8071020/
    WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    Gaza, oltre 100 ong denunciano carestia: "I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo"
    MSF, Save the Children e Oxfam tra i 111 firmatari che chiedono un cessate il fuoco immediato e libero flusso di aiuti umanitari
    Angry
    2
    0 Commentarios 0 Compartido 1K Vistas
  • Porta Nuova, gli abitanti imprigionati tra i grattacieli di Gioia: «Murati vivi, al buio anche di mattina. Milano ha perso la testa»
    Viaggio nell'ultimo isolato residenziale superstite tra i grattacieli: «Una volta vedevo il parco, ora siamo imprigionati dal cemento. Non posso vendere: il valore di mercato di questa casa è precipitato...
    https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_20/porta-nuova-gli-abitanti-imprigionati-tra-i-grattacieli-di-gioia-murati-vivi-al-buio-anche-di-mattina-milano-ha-perso-la-testa-00a8daa0-e85d-4891-815e-1995c3f46xlk.shtml
    Porta Nuova, gli abitanti imprigionati tra i grattacieli di Gioia: «Murati vivi, al buio anche di mattina. Milano ha perso la testa» Viaggio nell'ultimo isolato residenziale superstite tra i grattacieli: «Una volta vedevo il parco, ora siamo imprigionati dal cemento. Non posso vendere: il valore di mercato di questa casa è precipitato... https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_luglio_20/porta-nuova-gli-abitanti-imprigionati-tra-i-grattacieli-di-gioia-murati-vivi-al-buio-anche-di-mattina-milano-ha-perso-la-testa-00a8daa0-e85d-4891-815e-1995c3f46xlk.shtml
    MILANO.CORRIERE.IT
    Porta Nuova, gli abitanti imprigionati tra i grattacieli di Gioia: «Murati vivi, al buio anche di mattina. Milano ha perso la testa»
    Viaggio nell'ultimo isolato residenziale superstite tra i grattacieli: «Una volta vedevo il parco, ora siamo imprigionati dal cemento. Non posso vendere: il valore di mercato di questa casa è precipitato»
    Angry
    3
    0 Commentarios 0 Compartido 631 Vistas
  • ECCO SERVITO IL CONTROLLO GLOBALE e TOTALITARIO!

    Censura Made in EU: da “volontaria” a obbligatoria (ma sempre per il nostro bene, ovvio)

    Dal 1° luglio l’Unione Europea ha deciso di togliersi la maschera: il famigerato Codice di condotta contro la disinformazione, fino a ieri “volontario” (cioè facoltativo, ma con il colpo in canna), è ora ufficialmente un obbligo vincolante grazie al Digital Services Act, la legge che Bruxelles spaccia come salvaguardia della libertà ma che puzza di censura centralizzata da lontano un chilometro.

    Le piattaforme digitali - quelle statunitensi, ovviamente nel mirino - ora devono dimostrare di non promuovere quella che l’UE, con zelo da Ministero della Verità, definisce “disinformazione”. A stabilire cosa sia vero e cosa no ci pensa la Commissione stessa: se non sei un media finanziato da qualche ente europeo o statale, è molto probabile che tu sia tacciato di diffondere fake news. Alla faccia della stampa indipendente.

    E chi non si adegua? Audit annuali, standard di trasparenza “rafforzati”, e la promessa che “chi non supera una verifica deve aspettarsi di essere ritenuto responsabile dalle autorità”. La responsabilità, sia chiaro, non è verso i cittadini ma verso l’apparato.

    Gli attivisti di Reclaim the Net lo dicono chiaro: il messaggio è intimidatorio e politicamente mirato. E le conseguenze potrebbero non limitarsi all’ambito digitale. Negli Stati Uniti, dove le aziende Big Tech vedono questa normativa come un attacco diretto, il malumore è palese. E non è solo un problema industriale: tocca anche la diplomazia e il commercio.

    Non è un caso che gli americani abbiano ricordato quanto accaduto con il Canada quando osò introdurre una tassa simile: Trump la definì “una copia sbiadita dell’UE” e bloccò i negoziati finché Ottawa non fece marcia indietro. Una lezione che Bruxelles sembra voler ignorare, nel suo tentativo disperato di diventare la maestra del web e il giudice supremo della verità.

    Intanto, i funzionari europei balbettano difese penose: “Non censuriamo i contenuti, regoliamo i rischi sistemici degli algoritmi”. Certo. E la libertà di parola? Un fastidioso effetto collaterale.

    Per non apparire troppo totalitari, si sottolinea che aderire al Codice è “tecnicamente volontario”. Peccato che il rispetto del DSA sia tutto fuorché facoltativo.

    In sostanza, l’UE ha costruito un regime di censura soft, che nessuno può rifiutare senza pagarne le conseguenze. E ora deve venderlo come progresso. Buona fortuna, Bruxelles. Washington guarda e prende appunti. E il clima si fa sempre più gelido.

    Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1
    ECCO SERVITO IL CONTROLLO GLOBALE e TOTALITARIO! Censura Made in EU: da “volontaria” a obbligatoria (ma sempre per il nostro bene, ovvio) Dal 1° luglio l’Unione Europea ha deciso di togliersi la maschera: il famigerato Codice di condotta contro la disinformazione, fino a ieri “volontario” (cioè facoltativo, ma con il colpo in canna), è ora ufficialmente un obbligo vincolante grazie al Digital Services Act, la legge che Bruxelles spaccia come salvaguardia della libertà ma che puzza di censura centralizzata da lontano un chilometro. Le piattaforme digitali - quelle statunitensi, ovviamente nel mirino - ora devono dimostrare di non promuovere quella che l’UE, con zelo da Ministero della Verità, definisce “disinformazione”. A stabilire cosa sia vero e cosa no ci pensa la Commissione stessa: se non sei un media finanziato da qualche ente europeo o statale, è molto probabile che tu sia tacciato di diffondere fake news. Alla faccia della stampa indipendente. E chi non si adegua? Audit annuali, standard di trasparenza “rafforzati”, e la promessa che “chi non supera una verifica deve aspettarsi di essere ritenuto responsabile dalle autorità”. La responsabilità, sia chiaro, non è verso i cittadini ma verso l’apparato. Gli attivisti di Reclaim the Net lo dicono chiaro: il messaggio è intimidatorio e politicamente mirato. E le conseguenze potrebbero non limitarsi all’ambito digitale. Negli Stati Uniti, dove le aziende Big Tech vedono questa normativa come un attacco diretto, il malumore è palese. E non è solo un problema industriale: tocca anche la diplomazia e il commercio. Non è un caso che gli americani abbiano ricordato quanto accaduto con il Canada quando osò introdurre una tassa simile: Trump la definì “una copia sbiadita dell’UE” e bloccò i negoziati finché Ottawa non fece marcia indietro. Una lezione che Bruxelles sembra voler ignorare, nel suo tentativo disperato di diventare la maestra del web e il giudice supremo della verità. Intanto, i funzionari europei balbettano difese penose: “Non censuriamo i contenuti, regoliamo i rischi sistemici degli algoritmi”. Certo. E la libertà di parola? Un fastidioso effetto collaterale. Per non apparire troppo totalitari, si sottolinea che aderire al Codice è “tecnicamente volontario”. Peccato che il rispetto del DSA sia tutto fuorché facoltativo. In sostanza, l’UE ha costruito un regime di censura soft, che nessuno può rifiutare senza pagarne le conseguenze. E ora deve venderlo come progresso. Buona fortuna, Bruxelles. Washington guarda e prende appunti. E il clima si fa sempre più gelido. Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1
    T.ME
    Carmen Tortora
    You can view and join @carmen_tortora1 right away.
    Angry
    1
    0 Commentarios 0 Compartido 2K Vistas
  • «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è...
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"»

    Il gigante tecnologico cinese Baidu ha dichiarato di voler rendere open source il suo modello di linguaggio di intelligenza artificiale generativa Ernie a partire da oggi, lunedì 30 giugno. La scelta rappresenta un notevole cambiamento per Baidu, storicamente protezionista nei confronti della sua tecnologia. Un modello open source significa infatti che il codice sorgente è disponibile al pubblico e può essere modificato e distribuito in formati diversi. Un portavoce di Baidu ha sottolineato che l'implementazione open source sarà graduale.

    Il chatbot Ernie era stato lanciato sul mercato cinese il 31 agosto 2023, con un pubblico potenziale di un miliardo e mezzo di utenti (e senza la possibilità di accesso ad altri rivali occidentali), che ha contribuito ad allenare la nuova intelligenza artificiale generativa.

    Che cosa significa per il mercato
    Sarà uno choc per il mercato come fu DeepSeek, anch'essa open source cinese e gratuita? Gli esperti di IA sono divisi sull'impatto di questa decisione: alcuni dubitano che sarà un «momento DeepSeek» per il mercato statunitense, mentre altri ritengono che potrebbe consolidare la posizione della Cina come leader dell'IA.
    Sean Ren, professore associato di informatica presso la University of Southern California, intervistato da CNBC, ha sottolineato come tutto ciò non sia solo una questione cinese, visto che «ogni volta che un laboratorio importante rende open-source un modello potente, l'asticella si alza per l'intero settore».

    Una minaccia per il modelli americani
    La decisione di Baidu è vista come una potenziale minaccia per fornitori di modelli «chiusi» come OpenAI e Anthropic perché viene messa sotto pressione la loro strategia di prezzi.
    Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot, ha dichiarato che «Baidu ha appena lanciato una molotov nel mondo dell'AI», prevedendo che Baidu offrirà qualcosa di altrettanto potente, ma «praticamente gratis». «OpenAI, Anthropic, DeepSeek, tutti coloro che pensavano di vendere champagne di prima qualità stanno per rendersi conto che Baidu sta per regalare qualcosa di altrettanto potente. Questa non è una competizione, ma una dichiarazione di guerra dei prezzi» ha aggiunto Strasmore. Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: «Smettetela di pagare cifre esorbitanti». Il ceo di Baidu, Robin Li, ha chiarito che l'obiettivo dell'open source è consentire agli sviluppatori di creare le migliori applicazioni senza preoccuparsi di capacità, costi o strumenti.

    Il movimento open source
    Baidu aveva già annunciato a marzo che il suo modello Ernie X1, focalizzato sul ragionamento e sulla soluzione di problemi complessi, offre prestazioni paragonabili a DeepSeek R1, ma a metà prezzo. Non c’è dubbio che il movimento open source nell’intelligenza artificiale rappresenti una minaccia per i modelli di business dei principali attori del settore. Lo stesso ceo di OpenAI, Sam Altman ha riconosciuto che il movimento open source rappresenta una minaccia ai modelli di business consolidati spiegando che OpenAI ha in programma di rilasciare un modello di open source quest'estate.

    DeepSeek, Manus e non solo: come funzionano e quali sono le intelligenze artificiali generative in arrivo dalla Cina

    Le criticità
    La mossa di Baidu costringerà gli investitori a riconsiderare le dinamiche dei costi di accesso ai modelli di IA. Tuttavia non mancano le preoccupazioni riguardo a sicurezza, trasparenza dei dati e fiducia del mercato. Sean Ren ha infatti sottolineato che, sebbene un'open source trasmetta un senso di trasparenza, il fatto che i codici siano pubblici non significa che si conosca esattamente su quali dati il modello sia stato addestrato, se chi ha fornito i dati abbia fornito il consenso o sia stato compensato. Infine un aspetto preoccupante - ha sottolineato Strasmore - è che non sappiamo se i sistemi siano collegati all'API (Application Programming Interface) Badiu, e cioé un insieme di protocolli che consentono a diverse applicazioni sofware di comunicare tra loro e scambiarsi funzionalità: «Questo equivarrebbe a dare alla Cina accesso a tutte le appa su tutti i telefoni e certamente sarebbe inquietante».
    https://www.corriere.it/tecnologia/25_giugno_30/come-una-molotov-lanciata-sul-mercato-dell-ai-il-colosso-cinese-baidu-rende-open-source-il-suo-modello-ernie-aee1753d-ec98-4184-9587-1ffe3b885xlk_amp.shtml
    «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è... La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"» Il gigante tecnologico cinese Baidu ha dichiarato di voler rendere open source il suo modello di linguaggio di intelligenza artificiale generativa Ernie a partire da oggi, lunedì 30 giugno. La scelta rappresenta un notevole cambiamento per Baidu, storicamente protezionista nei confronti della sua tecnologia. Un modello open source significa infatti che il codice sorgente è disponibile al pubblico e può essere modificato e distribuito in formati diversi. Un portavoce di Baidu ha sottolineato che l'implementazione open source sarà graduale. Il chatbot Ernie era stato lanciato sul mercato cinese il 31 agosto 2023, con un pubblico potenziale di un miliardo e mezzo di utenti (e senza la possibilità di accesso ad altri rivali occidentali), che ha contribuito ad allenare la nuova intelligenza artificiale generativa. Che cosa significa per il mercato Sarà uno choc per il mercato come fu DeepSeek, anch'essa open source cinese e gratuita? Gli esperti di IA sono divisi sull'impatto di questa decisione: alcuni dubitano che sarà un «momento DeepSeek» per il mercato statunitense, mentre altri ritengono che potrebbe consolidare la posizione della Cina come leader dell'IA. Sean Ren, professore associato di informatica presso la University of Southern California, intervistato da CNBC, ha sottolineato come tutto ciò non sia solo una questione cinese, visto che «ogni volta che un laboratorio importante rende open-source un modello potente, l'asticella si alza per l'intero settore». Una minaccia per il modelli americani La decisione di Baidu è vista come una potenziale minaccia per fornitori di modelli «chiusi» come OpenAI e Anthropic perché viene messa sotto pressione la loro strategia di prezzi. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot, ha dichiarato che «Baidu ha appena lanciato una molotov nel mondo dell'AI», prevedendo che Baidu offrirà qualcosa di altrettanto potente, ma «praticamente gratis». «OpenAI, Anthropic, DeepSeek, tutti coloro che pensavano di vendere champagne di prima qualità stanno per rendersi conto che Baidu sta per regalare qualcosa di altrettanto potente. Questa non è una competizione, ma una dichiarazione di guerra dei prezzi» ha aggiunto Strasmore. Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: «Smettetela di pagare cifre esorbitanti». Il ceo di Baidu, Robin Li, ha chiarito che l'obiettivo dell'open source è consentire agli sviluppatori di creare le migliori applicazioni senza preoccuparsi di capacità, costi o strumenti. Il movimento open source Baidu aveva già annunciato a marzo che il suo modello Ernie X1, focalizzato sul ragionamento e sulla soluzione di problemi complessi, offre prestazioni paragonabili a DeepSeek R1, ma a metà prezzo. Non c’è dubbio che il movimento open source nell’intelligenza artificiale rappresenti una minaccia per i modelli di business dei principali attori del settore. Lo stesso ceo di OpenAI, Sam Altman ha riconosciuto che il movimento open source rappresenta una minaccia ai modelli di business consolidati spiegando che OpenAI ha in programma di rilasciare un modello di open source quest'estate. DeepSeek, Manus e non solo: come funzionano e quali sono le intelligenze artificiali generative in arrivo dalla Cina Le criticità La mossa di Baidu costringerà gli investitori a riconsiderare le dinamiche dei costi di accesso ai modelli di IA. Tuttavia non mancano le preoccupazioni riguardo a sicurezza, trasparenza dei dati e fiducia del mercato. Sean Ren ha infatti sottolineato che, sebbene un'open source trasmetta un senso di trasparenza, il fatto che i codici siano pubblici non significa che si conosca esattamente su quali dati il modello sia stato addestrato, se chi ha fornito i dati abbia fornito il consenso o sia stato compensato. Infine un aspetto preoccupante - ha sottolineato Strasmore - è che non sappiamo se i sistemi siano collegati all'API (Application Programming Interface) Badiu, e cioé un insieme di protocolli che consentono a diverse applicazioni sofware di comunicare tra loro e scambiarsi funzionalità: «Questo equivarrebbe a dare alla Cina accesso a tutte le appa su tutti i telefoni e certamente sarebbe inquietante». https://www.corriere.it/tecnologia/25_giugno_30/come-una-molotov-lanciata-sul-mercato-dell-ai-il-colosso-cinese-baidu-rende-open-source-il-suo-modello-ernie-aee1753d-ec98-4184-9587-1ffe3b885xlk_amp.shtml
    WWW.CORRIERE.IT
    «Come una molotov lanciata sul mercato dell'AI»: il colosso cinese Baidu rende open source il suo modello Ernie
    La scelta del gigante tecnologico cinese è una minaccia per OpenAI, Anthropic e le altre aziende occidentali, che dovranno giustificare i costi di abbonamento. Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot: «Il messaggio per le varie startup del mondo è chiaro: "Smettetela di pagare cifre esorbitanti"»
    Like
    1
    0 Commentarios 0 Compartido 3K Vistas
  • Stadio pieno, urne vuote ⚽️

    Ieri a Milano il popolo si è svegliato. Ma non per una causa politica, né per i diritti sociali, né per difendere l’ambiente o la scuola pubblica. No. Si è svegliato per il Milan.
    Una folla compatta, cori, striscioni, rabbia – tutto legittimo, per carità – ma anche tremendamente rivelatore di dove stia andando (o meglio, deragliando) la nostra partecipazione civile.
    Certo, ognuno sceglie le proprie battaglie.
    Ma siamo sicuri che la partecipazione sia davvero scomparsa? O è semplicemente deviata, incanalata in passioni che ci fanno sentire vivi... ma solo per novanta minuti?

    LA CONTESTAZIONE ROSSONERA CHE HA SBANCATO IL WEB

    Alle 17:00 scatta il sit-in sotto la sede del Milan.
    Oltre 3.000 tifosi – Curva Sud in prima linea – contestano la società: Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra e Moncada.
    Striscioni infuocati:
    “Singer, Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra, Moncada: andate tutti via, liberate il Milan da questa agonia”
    e
    “Che sia prima squadra o Milan Futuro, con voi al comando è fallimento sicuro”.
    Una mobilitazione feroce. Social impazziti. Hashtag in tendenza. E intanto?
    Nessuno si è accorto della manifestazione per la Palestina due giorni prima.
    Nessuno si indigna se mancano insegnanti, se i bus non passano o se paradossalmente si dovesse asfaltare anche il "Parco dei Capitani"

    Ma provate a vendere Theo Hernandez e vedrete scatenarsi l’inferno.

    E allora mi chiedo: ma siamo ancora capaci di canalizzare tutta questa energia, questo senso di appartenenza, questo bisogno di identità, verso battaglie che ci riguardano davvero tutti
    O abbiamo deciso che la passione può esistere solo se ha una maglia, uno stemma, una campagna acquisti da commentare sotto il post dell'insider di turno?
    Viviamo in una distopia dove la contestazione è diventata merchandising, e la partecipazione uno slogan vuoto sotto la foto del nuovo acquisto.

    Forse è il momento di riscrivere il nostro dizionario civile.
    Rimettere in ordine le priorità.
    E usare gli stessi strumenti del tifo – voce, presenza, passione – anche per le battaglie che non finiscono ai rigori.

    Perché il Milan è di tutti, sì.
    Ma anche la sanità pubblica, i diritti civili, la scuola, il verde, la dignità del lavoro.

    E allora: o torniamo davvero partecipativi, o la nostra sarà solo una bellissima, struggente, falsa contestazione.

    #ContestazioneDeviata #PartecipazioneFasulla #AttivismoSelective #CurvaSudVsUrneVuote #MilanoSiSmuoveSoloPerIlCalcio #PanemEtCircenses2025 #PoliticaZeroPassione100
    Stadio pieno, urne vuote ⚽️✖️✉️ Ieri a Milano il popolo si è svegliato. Ma non per una causa politica, né per i diritti sociali, né per difendere l’ambiente o la scuola pubblica. No. Si è svegliato per il Milan. Una folla compatta, cori, striscioni, rabbia – tutto legittimo, per carità – ma anche tremendamente rivelatore di dove stia andando (o meglio, deragliando) la nostra partecipazione civile. Certo, ognuno sceglie le proprie battaglie. Ma siamo sicuri che la partecipazione sia davvero scomparsa? O è semplicemente deviata, incanalata in passioni che ci fanno sentire vivi... ma solo per novanta minuti? 🔴 LA CONTESTAZIONE ROSSONERA CHE HA SBANCATO IL WEB Alle 17:00 scatta il sit-in sotto la sede del Milan. Oltre 3.000 tifosi – Curva Sud in prima linea – contestano la società: Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra e Moncada. Striscioni infuocati: “Singer, Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra, Moncada: andate tutti via, liberate il Milan da questa agonia” e “Che sia prima squadra o Milan Futuro, con voi al comando è fallimento sicuro”. Una mobilitazione feroce. Social impazziti. Hashtag in tendenza. E intanto? Nessuno si è accorto della manifestazione per la Palestina due giorni prima. Nessuno si indigna se mancano insegnanti, se i bus non passano o se paradossalmente si dovesse asfaltare anche il "Parco dei Capitani" Ma provate a vendere Theo Hernandez e vedrete scatenarsi l’inferno. ⁉️E allora mi chiedo: ma siamo ancora capaci di canalizzare tutta questa energia, questo senso di appartenenza, questo bisogno di identità, verso battaglie che ci riguardano davvero tutti⁉️ O abbiamo deciso che la passione può esistere solo se ha una maglia, uno stemma, una campagna acquisti da commentare sotto il post dell'insider di turno? Viviamo in una distopia dove la contestazione è diventata merchandising, e la partecipazione uno slogan vuoto sotto la foto del nuovo acquisto. Forse è il momento di riscrivere il nostro dizionario civile. Rimettere in ordine le priorità. E usare gli stessi strumenti del tifo – voce, presenza, passione – anche per le battaglie che non finiscono ai rigori. Perché il Milan è di tutti, sì. Ma anche la sanità pubblica, i diritti civili, la scuola, il verde, la dignità del lavoro. E allora: o torniamo davvero partecipativi, o la nostra sarà solo una bellissima, struggente, falsa contestazione. #ContestazioneDeviata #PartecipazioneFasulla #AttivismoSelective #CurvaSudVsUrneVuote #MilanoSiSmuoveSoloPerIlCalcio #PanemEtCircenses2025 #PoliticaZeroPassione100
    Like
    1
    0 Commentarios 0 Compartido 10K Vistas
  • CANNES POLITIK
    (Qualcosa brucia ancora…)


    I festival sono spesso vissuti come passerelle di glamour, selfie e tappeti rossi. Cannes, come Berlino e Venezia, non fa eccezione. Ma da qualche anno, la Croisette sta mutando pelle. Non più solo vetrina patinata, ma fronte culturale e politico dove il cinema torna a essere arma, testimonianza, urlo necessario.
    In un’Italia assuefatta all’indifferenza, Cannes 2025 si erge come un fronte di resistenza, in cui l’arte si ribella, i corpi ritornano scena e le parole graffiano. Per chi — come il sottoscritto — sogna ancora una Nouvelle Vague che parta dalle strade di Milano e arrivi al cuore dell’Europa, è ossigeno puro.
    Quest’anno, sulla Croisette, qualcosa brucia ancora. E noi dobbiamo raccogliere quelle fiamme.

    3⃣ momenti CULT per riscrivere la storia

    1. JULIAN ASSANGE: un corpo politico sulla terrazza del Palais
    Non ha mai abbassato lo sguardo, e anche stavolta lo fa con stile e sostanza. Julian Assange irrompe a Cannes con una camicia kaki e una t-shirt che urla giustizia: stampati, i nomi di quasi 5.000 bambini uccisi a Gaza. Sulla schiena, una sola scritta: STOP ISRAEL.
    Al suo fianco, Stella Morris, moglie e avvocata, e il regista Eugene Jarecki che presenta The Six Billion Dollar Man. Il film-documento su Assange — già vincitore del primo Golden Globe dedicato al documentario — è fuori concorso, ma dentro ogni battito politico del festival.
    “Fare il giornalista è diventato il mestiere più pericoloso al mondo” — dichiara Jarecki. E a Gaza, questo, lo abbiamo visto fin troppo bene.
    Assange non è solo simbolo. È lotta incarnata.

    2. JAFAR PANAHI: la libertà (ri)trovata
    Un altro volto, un’altra prigione, un’altra resistenza.
    Jafar Panahi torna a Cannes dopo anni di silenzi forzati, prigionia e censura. Dal 1995 — anno in cui vinse la Camera d’Or — la sua sedia era rimasta vuota. Oggi la occupa di nuovo. E lo fa con A Simple Accident, film girato senza autorizzazione iraniana.
    Accanto a lui, la figlia Solmaz e la moglie. Un ritorno che è una ferita che si rimargina, ma che sanguina ancora: quattro membri della troupe sono stati recentemente interrogati in Iran.
    Panahi non è solo regista. È memoria vivente della libertà negata.
    E la Croisette applaude.


    3. IL MANIFESTO EUROPEO: cinema contro l’impero delle merci
    A sigillare quest’edizione infuocata, ecco il Manifesto dei Cineasti Europei.
    Lo firmano Sorrentino, Tornatore, i fratelli Dardenne, Rohrwacher, Amelio, Costa-Gavras e decine di altri.
    Lettura pubblica sulla Plage de la Quinzaine. Parole chiare contro i dazi di Trump e contro la Commissione Europea che, a forza di rincorrere il mercato, rischia di svendere l’identità culturale del cinema.
    “Il cinema è arte. E in quanto arte ha una responsabilità: proporre pensiero, punto di vista e spettacolo. Non possiamo essere ridotti a semplici merci.”
    Un appello alla difesa della diversità culturale, della libertà d’espressione, della dignità artistica.
    Il cinema europeo resiste. E rilancia.


    In un mondo che anestetizza, il cinema che brucia è rivoluzione.
    Assange, Panahi, il Manifesto: tre atti di un’unica ribellione che ci chiama a raccolta.
    È in questi momenti che la cultura torna ad essere strumento di giustizia e rito collettivo di riconciliazione. Una dialettica perfetta tra arte, politica e visione.
    Cannes 2025 ci ricorda che qualcosa, ancora, brucia.
    E non possiamo permetterci di lasciarlo spegnere.
    Anzi. Soffiamoci sopra.

    #Cannes2025 #CinemaPolitico #Assange #JafarPanahi #ManifestoCineastiEuropei #NouvelleVague #CinemaComeResistenza #ArtIsNotACommodity #CannesPolitik #CulturaÈLotta #StopIsrael #FreePress #Iran #ResistenzaCreativa
    CANNES POLITIK (Qualcosa brucia ancora…) 🔥✊ I festival sono spesso vissuti come passerelle di glamour, selfie e tappeti rossi. Cannes, come Berlino e Venezia, non fa eccezione. Ma da qualche anno, la Croisette sta mutando pelle. Non più solo vetrina patinata, ma fronte culturale e politico dove il cinema torna a essere arma, testimonianza, urlo necessario. In un’Italia assuefatta all’indifferenza, Cannes 2025 si erge come un fronte di resistenza, in cui l’arte si ribella, i corpi ritornano scena e le parole graffiano. Per chi — come il sottoscritto — sogna ancora una Nouvelle Vague che parta dalle strade di Milano e arrivi al cuore dell’Europa, è ossigeno puro. Quest’anno, sulla Croisette, qualcosa brucia ancora. E noi dobbiamo raccogliere quelle fiamme. 3⃣ momenti CULT per riscrivere la storia 1. JULIAN ASSANGE: un corpo politico sulla terrazza del Palais Non ha mai abbassato lo sguardo, e anche stavolta lo fa con stile e sostanza. Julian Assange irrompe a Cannes con una camicia kaki e una t-shirt che urla giustizia: stampati, i nomi di quasi 5.000 bambini uccisi a Gaza. Sulla schiena, una sola scritta: STOP ISRAEL. Al suo fianco, Stella Morris, moglie e avvocata, e il regista Eugene Jarecki che presenta The Six Billion Dollar Man. Il film-documento su Assange — già vincitore del primo Golden Globe dedicato al documentario — è fuori concorso, ma dentro ogni battito politico del festival. “Fare il giornalista è diventato il mestiere più pericoloso al mondo” — dichiara Jarecki. E a Gaza, questo, lo abbiamo visto fin troppo bene. Assange non è solo simbolo. È lotta incarnata. 2. JAFAR PANAHI: la libertà (ri)trovata Un altro volto, un’altra prigione, un’altra resistenza. Jafar Panahi torna a Cannes dopo anni di silenzi forzati, prigionia e censura. Dal 1995 — anno in cui vinse la Camera d’Or — la sua sedia era rimasta vuota. Oggi la occupa di nuovo. E lo fa con A Simple Accident, film girato senza autorizzazione iraniana. Accanto a lui, la figlia Solmaz e la moglie. Un ritorno che è una ferita che si rimargina, ma che sanguina ancora: quattro membri della troupe sono stati recentemente interrogati in Iran. Panahi non è solo regista. È memoria vivente della libertà negata. E la Croisette applaude. 🎬✊ 3. IL MANIFESTO EUROPEO: cinema contro l’impero delle merci A sigillare quest’edizione infuocata, ecco il Manifesto dei Cineasti Europei. Lo firmano Sorrentino, Tornatore, i fratelli Dardenne, Rohrwacher, Amelio, Costa-Gavras e decine di altri. Lettura pubblica sulla Plage de la Quinzaine. Parole chiare contro i dazi di Trump e contro la Commissione Europea che, a forza di rincorrere il mercato, rischia di svendere l’identità culturale del cinema. “Il cinema è arte. E in quanto arte ha una responsabilità: proporre pensiero, punto di vista e spettacolo. Non possiamo essere ridotti a semplici merci.” Un appello alla difesa della diversità culturale, della libertà d’espressione, della dignità artistica. Il cinema europeo resiste. E rilancia. 🎥 In un mondo che anestetizza, il cinema che brucia è rivoluzione. Assange, Panahi, il Manifesto: tre atti di un’unica ribellione che ci chiama a raccolta. È in questi momenti che la cultura torna ad essere strumento di giustizia e rito collettivo di riconciliazione. Una dialettica perfetta tra arte, politica e visione. Cannes 2025 ci ricorda che qualcosa, ancora, brucia. E non possiamo permetterci di lasciarlo spegnere. Anzi. Soffiamoci sopra. #Cannes2025 #CinemaPolitico #Assange #JafarPanahi #ManifestoCineastiEuropei #NouvelleVague #CinemaComeResistenza #ArtIsNotACommodity #CannesPolitik #CulturaÈLotta #StopIsrael #FreePress #Iran #ResistenzaCreativa
    Like
    1
    0 Commentarios 0 Compartido 7K Vistas
  • 3-Pack of CBD Bath Bombs – Spirit of the Herbs Nuevo
    €42
    En stock
    747 Sheridan Blvd. Unit 4A, Lakewood, CO, United States, 80214
    A very important part of our existence is keeping ourselves well with Self-Nourishment. These Spirit of the Herbs CBD Bath Bombs help to Create Balance Daily and encourage that fire within to take time for yourself. Our bath bombs are made with Full Spectrum HIGH CBD Hemp-infused Oil and may offer relief to those experiencing aches, pains, inflammation & more.

    Light a few candles and put on your favorite tunes. Drop a Spirit of the Herbs CBD bath bomb into your tub of hot water and watch it FiZzZz! Enjoy an aromatherapeutic experience in the comfort of your own bathtub while you begin to feel relaxed and rejuvenated.

    Each 3-pack comes with 1 Lavender & Rose bath bomb, 1 Sweet Orange & Rose bath bomb, and 1 Calendula & Rose bath bomb.

    No further discounts applied to this item.

    All bath bombs are wrapped in BIOLEFIN, a plant-based biodegradable wrap!

    Handcrafted with LOVE by herbalists <3

    - ALL Spirit of the Herbs products are made with high-quality, organic ingredients
    - Our CBD products are made with Certified Organic Full Spectrum Hemp
    - These products are to help relieve & nourish your body and WILL NOT get you high

    Buy now: https://spiritoftheherbsdenver.com/collections/bath-bombs/products/cbd-bath-bombs-3-pack
    A very important part of our existence is keeping ourselves well with Self-Nourishment. These Spirit of the Herbs CBD Bath Bombs help to Create Balance Daily and encourage that fire within to take time for yourself. Our bath bombs are made with Full Spectrum HIGH CBD Hemp-infused Oil and may offer relief to those experiencing aches, pains, inflammation & more. Light a few candles and put on your favorite tunes. Drop a Spirit of the Herbs CBD bath bomb into your tub of hot water and watch it FiZzZz! Enjoy an aromatherapeutic experience in the comfort of your own bathtub while you begin to feel relaxed and rejuvenated. Each 3-pack comes with 1 Lavender & Rose bath bomb, 1 Sweet Orange & Rose bath bomb, and 1 Calendula & Rose bath bomb. No further discounts applied to this item. All bath bombs are wrapped in BIOLEFIN, a plant-based biodegradable wrap! Handcrafted with LOVE by herbalists <3 - ALL Spirit of the Herbs products are made with high-quality, organic ingredients - Our CBD products are made with Certified Organic Full Spectrum Hemp - These products are to help relieve & nourish your body and WILL NOT get you high Buy now: https://spiritoftheherbsdenver.com/collections/bath-bombs/products/cbd-bath-bombs-3-pack
    0 Commentarios 0 Compartido 2K Vistas
  • Good Vibes CBD Bath Bomb Nuevo
    €17
    En stock
    747 Sheridan Blvd. Unit 4A, Lakewood, CO, United States, 80214
    A very important part of our existence is keeping ourselves well with Self-Nourishment. These Spirit of the Herbs CBD Bath Bombs help to Create Balance Daily and encourage that fire within to take time for yourself. Our bath bombs are made with Full Spectrum HIGH CBD Hemp-infused Oil and may offer relief to those experiencing aches, pains, inflammation & more.

    Light a few candles and put on your favorite tunes. Drop a Good Vibes CBD bath bomb into your tub of hot water and watch it FiZzZz! Enjoy an aromatherapeutic experience in the comfort of your own bathtub while you begin to feel relaxed and rejuvenated.

    Ingredients: Baking soda, citric acid, corn starch, sea salt, Epsom salt, full spectrum HIGH CBD hemp-infused oil blend (olive oil, coconut oil, hemp flowers, chamomile, comfrey, calendula, lavender), witch hazel, lavender EO* (Lavandula angustifolia), geranium EO* ( Pelargonium graveolens), tangerine EO* (Citrus reticulata), geranium petals, dried tangerine, Himalayan salt & hemp extract. Shop now: https://spiritoftheherbsdenver.com/collections/bath-bombs/products/good-vibes-cbd-bath-bomb
    A very important part of our existence is keeping ourselves well with Self-Nourishment. These Spirit of the Herbs CBD Bath Bombs help to Create Balance Daily and encourage that fire within to take time for yourself. Our bath bombs are made with Full Spectrum HIGH CBD Hemp-infused Oil and may offer relief to those experiencing aches, pains, inflammation & more. Light a few candles and put on your favorite tunes. Drop a Good Vibes CBD bath bomb into your tub of hot water and watch it FiZzZz! Enjoy an aromatherapeutic experience in the comfort of your own bathtub while you begin to feel relaxed and rejuvenated. Ingredients: Baking soda, citric acid, corn starch, sea salt, Epsom salt, full spectrum HIGH CBD hemp-infused oil blend (olive oil, coconut oil, hemp flowers, chamomile, comfrey, calendula, lavender), witch hazel, lavender EO* (Lavandula angustifolia), geranium EO* ( Pelargonium graveolens), tangerine EO* (Citrus reticulata), geranium petals, dried tangerine, Himalayan salt & hemp extract. Shop now: https://spiritoftheherbsdenver.com/collections/bath-bombs/products/good-vibes-cbd-bath-bomb
    0 Commentarios 0 Compartido 3K Vistas
  • Tutti i treni cancellati.

    Niente elettricità a Siviglia, Barcellona, Pamplona e Valencia.
    La metropolitana ferma a Madrid e Barcellona.
    Le persone costrette a scendere e proseguire a piedi.
    Niente banche, niente supermercati.
    Tutto bloccato.
    Perché tutto è online. Senza contante, senza vie d’uscita.
    È bastato un guasto, un blackout, o forse qualcosa di più, per trasformare milioni di persone in prigionieri.
    Ecco cosa vuol dire affidare tutto alla rete.
    Ecco cosa vuol dire rinunciare alla libertà per la comodità.
    Non è fantascienza, è realtà.
    È il presente.
    È l’inizio di qualcosa di più grande.

    La Bibbia lo aveva già detto, con parole che oggi suonano più vere che mai:

    “Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevessero un marchio sulla mano destra o sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere, se non chi aveva il marchio...”
    Apocalisse 13:16-17

    Un mondo dove tutto è controllato, dove per comprare e vendere serve un "permesso", dove l’indipendenza sparisce e resta solo la dipendenza da un sistema invisibile ma onnipresente.
    È tempo di riflettere amici miei.

    https://elpais.com/economia/2025-04-28/apagon-electrico-masivo-en-espana.html
    Tutti i treni cancellati. Niente elettricità a Siviglia, Barcellona, Pamplona e Valencia. La metropolitana ferma a Madrid e Barcellona. Le persone costrette a scendere e proseguire a piedi. Niente banche, niente supermercati. Tutto bloccato. Perché tutto è online. Senza contante, senza vie d’uscita. È bastato un guasto, un blackout, o forse qualcosa di più, per trasformare milioni di persone in prigionieri. Ecco cosa vuol dire affidare tutto alla rete. Ecco cosa vuol dire rinunciare alla libertà per la comodità. Non è fantascienza, è realtà. È il presente. È l’inizio di qualcosa di più grande. La Bibbia lo aveva già detto, con parole che oggi suonano più vere che mai: “Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevessero un marchio sulla mano destra o sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere, se non chi aveva il marchio...” Apocalisse 13:16-17 Un mondo dove tutto è controllato, dove per comprare e vendere serve un "permesso", dove l’indipendenza sparisce e resta solo la dipendenza da un sistema invisibile ma onnipresente. È tempo di riflettere amici miei.🤷‍♂️😔🙏 https://elpais.com/economia/2025-04-28/apagon-electrico-masivo-en-espana.html
    ELPAIS.COM
    Un apagón eléctrico masivo en España y Portugal desata el caos
    La luz está regresando en diversas zonas del país. Sánchez asegura que no hay datos concluyentes sobre las causas y no descarta ninguna hipótesis
    Angry
    1
    0 Commentarios 0 Compartido 2K Vistas
  • "L’OMS non abbassa i livelli di colesterolo per proteggerti, li alza per venderti farmaci."

    Il professore Universitario, esperto di comunicazione @AlbertoContri a CHE IDEA TI SEI FATTO?
    "L’OMS non abbassa i livelli di colesterolo per proteggerti, li alza per venderti farmaci." Il professore Universitario, esperto di comunicazione @AlbertoContri a CHE IDEA TI SEI FATTO?
    0 Commentarios 0 Compartido 1K Vistas 2
Más resultados