• Il proprietario di Telegram è pronto a testimoniare sull’ingerenza della Francia nelle elezioni presidenziali rumene.

    https://x.com/ladyonorato/status/1924936040432672824?t=J6UNcTjsCT-XjMu4nz4k6A&s=19
    Il proprietario di Telegram è pronto a testimoniare sull’ingerenza della Francia nelle elezioni presidenziali rumene. https://x.com/ladyonorato/status/1924936040432672824?t=J6UNcTjsCT-XjMu4nz4k6A&s=19
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  • ECCO COME HANNO MANIPOLATO le ELEZIONI PRESIDENZIALI in ROMANIA. E' UNO SCANDALO! HANNO FATTO di TUTTO perché VINCESSE il CANDIDATO EUROPEISTA.
    Romania, Simion chiede l'annullamento delle elezioni
    Leggi su Sky TG24 l'articolo Romania, Simion chiede l'annullamento delle elezioni: 'Interferenze esterne'

    https://tg24.sky.it/mondo/2025/05/20/romania-simion-annullamento-elezioni
    ECCO COME HANNO MANIPOLATO le ELEZIONI PRESIDENZIALI in ROMANIA. E' UNO SCANDALO! HANNO FATTO di TUTTO perché VINCESSE il CANDIDATO EUROPEISTA. Romania, Simion chiede l'annullamento delle elezioni Leggi su Sky TG24 l'articolo Romania, Simion chiede l'annullamento delle elezioni: 'Interferenze esterne' https://tg24.sky.it/mondo/2025/05/20/romania-simion-annullamento-elezioni
    TG24.SKY.IT
    Romania, Simion chiede l'annullamento delle elezioni
    Leggi su Sky TG24 l'articolo Romania, Simion chiede l'annullamento delle elezioni: 'Interferenze esterne'
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  • Le Pen: “La condanna è una decisione politica. Violato lo stato di diritto”
    di F. Q.
    La leader del Rassemblent National si scaglia contro i magistrati dopo la sentenza di colpevolezza per le accuse di appropriazione indebita di fondi Ue

    Una “decisione politica” che ha “violato lo stato di diritto”. Marine Le Pen si scaglia contro la magistratura dopo la condanna a 5 anni per appropriazione indebita di fondi Ue che la rende ineleggibile stoppando la sua corsa all’Eliseo nel 2027. Intervistata in diretta da TF1, ha bollato la sentenza come “politica” per “impedirmi di candidarmi alle elezioni presidenziali”. E ha quindi aggiunto: “Credo che lo stato di diritto sia stato totalmente violato perché impedisce un ricorso effettivo, che è un diritto garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Quindi ha parlato di “un giorno funesto per la democrazia”.

    Il tribunale di Parigi l’ha dichiarata colpevole, insiem ad altri 8 eurodeputati, di appropriazione indebita di fondi pubblici perché – sostengono i giudici – ha fatto “pagare al Parlamento europeo delle persone (12 assistenti parlamentari, ndr) che lavoravano in realtà per il partito” a livello nazionale e non europeo, portando a una frode nei confronti dell’Unione europea che ammonta a 2,9 milioni di euro. Le responsabilità riconosciute alla leader sono pesanti: “È al centro di questo sistema, dal 2009, con autorità”, ha detto la presidente del tribunale Bénédicte de Perthuis.

    “Farò appello perché sono innocente”, ha aggiunto Le Pen. “I giudici di primo grado possono sbagliarsi. Fin dalle prime ore, pensavo che saremmo stati giudicati in modo parziale”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/31/marine-le-pen-condanna-decisione-politica-news/7935335/
    Le Pen: “La condanna è una decisione politica. Violato lo stato di diritto” di F. Q. La leader del Rassemblent National si scaglia contro i magistrati dopo la sentenza di colpevolezza per le accuse di appropriazione indebita di fondi Ue Una “decisione politica” che ha “violato lo stato di diritto”. Marine Le Pen si scaglia contro la magistratura dopo la condanna a 5 anni per appropriazione indebita di fondi Ue che la rende ineleggibile stoppando la sua corsa all’Eliseo nel 2027. Intervistata in diretta da TF1, ha bollato la sentenza come “politica” per “impedirmi di candidarmi alle elezioni presidenziali”. E ha quindi aggiunto: “Credo che lo stato di diritto sia stato totalmente violato perché impedisce un ricorso effettivo, che è un diritto garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Quindi ha parlato di “un giorno funesto per la democrazia”. Il tribunale di Parigi l’ha dichiarata colpevole, insiem ad altri 8 eurodeputati, di appropriazione indebita di fondi pubblici perché – sostengono i giudici – ha fatto “pagare al Parlamento europeo delle persone (12 assistenti parlamentari, ndr) che lavoravano in realtà per il partito” a livello nazionale e non europeo, portando a una frode nei confronti dell’Unione europea che ammonta a 2,9 milioni di euro. Le responsabilità riconosciute alla leader sono pesanti: “È al centro di questo sistema, dal 2009, con autorità”, ha detto la presidente del tribunale Bénédicte de Perthuis. “Farò appello perché sono innocente”, ha aggiunto Le Pen. “I giudici di primo grado possono sbagliarsi. Fin dalle prime ore, pensavo che saremmo stati giudicati in modo parziale”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/31/marine-le-pen-condanna-decisione-politica-news/7935335/
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  • Vladimir Putin ha lanciato l'idea di una “amministrazione transitoria" per l'Ucraina sotto l'egida dell'Onu, al fine di organizzare elezioni presidenziali democratiche nel paese e negoziare poi un accordo di pace con le nuove autorità. Una proposta che mi sembra di buon senso.

    Se Zelensky è convinto di avere tutto questo sostegno da parte del popolo ucraino, perché non dovrebbe accettare? Perchè colui che ha sospeso l'attività di 11 partiti politici nel marzo 2022, dovrebbe avere paura del voto? Perché colui che ha cancellato per legge la libertà di stampa in Ucraina, dovrebbe spaventarsi per un'ipotesi del genere? Perché colui che ha messo al bando la chiesa ortodossa legata al patriarcato di Mosca (la chiesa più seguita in Ucraina), dovrebbe temere la prospettiva di far esprimere il proprio popolo?

    Beh, io qualche idea in realtà ce l'avrei.

    ⬛️ Segui il canale Telegram ufficiale di Matteo Montevecchi👇🏻
    https://t.me/MatteoMontevecchi
    Vladimir Putin ha lanciato l'idea di una “amministrazione transitoria" per l'Ucraina sotto l'egida dell'Onu, al fine di organizzare elezioni presidenziali democratiche nel paese e negoziare poi un accordo di pace con le nuove autorità. Una proposta che mi sembra di buon senso. Se Zelensky è convinto di avere tutto questo sostegno da parte del popolo ucraino, perché non dovrebbe accettare? Perchè colui che ha sospeso l'attività di 11 partiti politici nel marzo 2022, dovrebbe avere paura del voto? Perché colui che ha cancellato per legge la libertà di stampa in Ucraina, dovrebbe spaventarsi per un'ipotesi del genere? Perché colui che ha messo al bando la chiesa ortodossa legata al patriarcato di Mosca (la chiesa più seguita in Ucraina), dovrebbe temere la prospettiva di far esprimere il proprio popolo? Beh, io qualche idea in realtà ce l'avrei. ⬛️ Segui il canale Telegram ufficiale di Matteo Montevecchi👇🏻 https://t.me/MatteoMontevecchi
    T.ME
    Matteo Montevecchi
    "Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario". George Orwell
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  • NESSUNA TV del MAINSTREAM RIPORTA di QUESTE PROTESTE OCEANICHE in ROMANIA!
    La folla grida “traditori” fuori dalla Corte Costituzionale.

    La Corte costituzionale della Romania ha respinto il ricorso di Calin Georgescu contro il rifiuto dell'Ufficio elettorale centrale di registrare la sua candidatura per le prossime elezioni presidenziali del 4 maggio, ha riferito Agerpres, citando fonti della corte.

    NO MAINSTREAM TV REPORTS THESE OCEANIC PROTESTS in ROMANIA!
    Crowd chants “traitors” outside Constitutional Court!

    Romania's Constitutional Court has rejected Calin Georgescu's appeal against the Central Election Office's refusal to register his candidacy for the upcoming presidential elections on May 4, Agerpres reported, citing court sources.

    Source: https://x.com/ravel80262268/status/1899520498478022862?t=_P4PuUL22C0Bn2m1ntODPA&s=19
    NESSUNA TV del MAINSTREAM RIPORTA di QUESTE PROTESTE OCEANICHE in ROMANIA! La folla grida “traditori” fuori dalla Corte Costituzionale. La Corte costituzionale della Romania ha respinto il ricorso di Calin Georgescu contro il rifiuto dell'Ufficio elettorale centrale di registrare la sua candidatura per le prossime elezioni presidenziali del 4 maggio, ha riferito Agerpres, citando fonti della corte. NO MAINSTREAM TV REPORTS THESE OCEANIC PROTESTS in ROMANIA! Crowd chants “traitors” outside Constitutional Court! Romania's Constitutional Court has rejected Calin Georgescu's appeal against the Central Election Office's refusal to register his candidacy for the upcoming presidential elections on May 4, Agerpres reported, citing court sources. Source: https://x.com/ravel80262268/status/1899520498478022862?t=_P4PuUL22C0Bn2m1ntODPA&s=19
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  • ROBERT KENNEDY JR. ▷ "COSA MI HA CHIESTO TRUMP? VUOLE CHE FACCIA 3 COSE. SARÒ MINISTRO? VEDREMO..."

    Cambio radicale nella sanità statunitense?
    E' quello che molto probabilmente accadrà dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali.
    Sì, perché il tycoon ha da tempo promesso che le questioni attorno alla salute saranno affidate nientedimeno che a Robert F. Kennedy Jr., nipote del democratico John Fitzgerald Kennedy. RFK Jr negli ultimi anni si è dimostrato infatti molto attento sul tema, ponendo l'accento sulla cattiva alimentazione promossa dalle aziende, sulla qualità del cibo e sui conflitti di interesse all'interno di Big Pharma.
    Trump ha parlato di lui nel suo primo discorso da presidente: "Contribuirà a riportare l'America di nuovo in salute. E' un uomo eccezionale, e si impegna davvero. Vuole fare alcune cose e lo lasceremo fare". NBC News ha intervistato Robert Kennedy per chiedergli se il piano MAHA (Make America Healthy Again) abbia già fatto i primi passi.

    "Vuole che io faccia tre cose: eliminare la corruzione delle agenzie, in particolare i conflitti di interesse che hanno trasformato queste agenzie in prigioniere dell'industria farmaceutica e alimentare; riportare le agenzie alla scienza basata sull'evidenza; rendere l'America di nuovo sana, per porre fine all'epidemia di malattie croniche".

    Radical change in US healthcare?
    This is what will most likely happen after Donald Trump's victory in the presidential elections.
    Yes, because the tycoon has long promised that health issues will be entrusted to none other than Robert F. Kennedy Jr., grandson of Democrat John Fitzgerald Kennedy. RFK Jr. has in recent years proven to be very attentive to the issue, placing emphasis on bad nutrition promoted by companies, on the quality of food and on conflicts of interest within Big Pharma.
    Trump spoke of him in his first speech as president: "He's going to help get America healthy again. He's a great guy, and he's really committed. He wants to do some things and we're going to let him do it." NBC News interviewed Robert Kennedy to ask him if the MAHA (Make America Healthy Again) plan has already taken its first steps.

    "He wants me to do three things: eliminate agency corruption, particularly the conflicts of interest that have turned these agencies into captives of the pharmaceutical and food industries; return agencies to evidence-based science; and make America healthy again, to end the chronic disease epidemic."

    https://youtu.be/HfE2VmX5a3A?feature=shared
    ROBERT KENNEDY JR. ▷ "COSA MI HA CHIESTO TRUMP? VUOLE CHE FACCIA 3 COSE. SARÒ MINISTRO? VEDREMO..." Cambio radicale nella sanità statunitense? E' quello che molto probabilmente accadrà dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali. Sì, perché il tycoon ha da tempo promesso che le questioni attorno alla salute saranno affidate nientedimeno che a Robert F. Kennedy Jr., nipote del democratico John Fitzgerald Kennedy. RFK Jr negli ultimi anni si è dimostrato infatti molto attento sul tema, ponendo l'accento sulla cattiva alimentazione promossa dalle aziende, sulla qualità del cibo e sui conflitti di interesse all'interno di Big Pharma. Trump ha parlato di lui nel suo primo discorso da presidente: "Contribuirà a riportare l'America di nuovo in salute. E' un uomo eccezionale, e si impegna davvero. Vuole fare alcune cose e lo lasceremo fare". NBC News ha intervistato Robert Kennedy per chiedergli se il piano MAHA (Make America Healthy Again) abbia già fatto i primi passi. "Vuole che io faccia tre cose: eliminare la corruzione delle agenzie, in particolare i conflitti di interesse che hanno trasformato queste agenzie in prigioniere dell'industria farmaceutica e alimentare; riportare le agenzie alla scienza basata sull'evidenza; rendere l'America di nuovo sana, per porre fine all'epidemia di malattie croniche". Radical change in US healthcare? This is what will most likely happen after Donald Trump's victory in the presidential elections. Yes, because the tycoon has long promised that health issues will be entrusted to none other than Robert F. Kennedy Jr., grandson of Democrat John Fitzgerald Kennedy. RFK Jr. has in recent years proven to be very attentive to the issue, placing emphasis on bad nutrition promoted by companies, on the quality of food and on conflicts of interest within Big Pharma. Trump spoke of him in his first speech as president: "He's going to help get America healthy again. He's a great guy, and he's really committed. He wants to do some things and we're going to let him do it." NBC News interviewed Robert Kennedy to ask him if the MAHA (Make America Healthy Again) plan has already taken its first steps. "He wants me to do three things: eliminate agency corruption, particularly the conflicts of interest that have turned these agencies into captives of the pharmaceutical and food industries; return agencies to evidence-based science; and make America healthy again, to end the chronic disease epidemic." https://youtu.be/HfE2VmX5a3A?feature=shared
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  • UNA BUONA GIORNATA ED UN ABBRACCIO A TUTTI GLI AMICI CHE HANNO DATO IL LORO LIKE. OGGI IL MONDO E' CON IL FIATO SOSPESO, IN ATTESA DELL'ESITO DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEGLI USA, CHE VEDONO DONALD TRUMP CONTRAPPOSTO A KAMALA HARRIS.. IO SPERO, INUTILE DIRLO, NELLA ELEZIONE DI TRUMP, IN QUANTO LA ELEZIONE DELLA HARRIS, IN TOTALE DIGIUNO DI POLITICA, A REGGERE UNA NAZIONE, IN ENORMI DIFFICOLTA', SIGNIFICHEREBBE IL CROLLO DEGLI USA-COSA CHE MI FAREBBE MOLTO PIACERE- E IL CROLLO DELL'OCCIDENTE, CHE E' MALATO TERMINALE. VI ABBRACCIO, CON L'AUGURIO DI UNA BUONA GIORNATA.
    UNA BUONA GIORNATA ED UN ABBRACCIO A TUTTI GLI AMICI CHE HANNO DATO IL LORO LIKE. OGGI IL MONDO E' CON IL FIATO SOSPESO, IN ATTESA DELL'ESITO DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEGLI USA, CHE VEDONO DONALD TRUMP CONTRAPPOSTO A KAMALA HARRIS.. IO SPERO, INUTILE DIRLO, NELLA ELEZIONE DI TRUMP, IN QUANTO LA ELEZIONE DELLA HARRIS, IN TOTALE DIGIUNO DI POLITICA, A REGGERE UNA NAZIONE, IN ENORMI DIFFICOLTA', SIGNIFICHEREBBE IL CROLLO DEGLI USA-COSA CHE MI FAREBBE MOLTO PIACERE- E IL CROLLO DELL'OCCIDENTE, CHE E' MALATO TERMINALE. VI ABBRACCIO, CON L'AUGURIO DI UNA BUONA GIORNATA.
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  • TRUMP DEVE MORIRE

    Ci sono due notizie recenti che vanno osservate da vicino, e messe in relazione fra loro.

    La prima. Si attende ad ore il passo indietro di Joe Biden, a favore della candidatura della sua vice Kamala Harris, complice il quinto Covid preso dal presidente: uno dopo ogni vaccinazione alla quale POTUS si è sottoposto. L’infezione è “mild”, moderata.

    Questo colpo di scena, se arriverà, sarà dopo settimane di resistenze in seguito alla figuraccia nell’irrituale dibattito presidenziale di giugno – tuttavia non risolve il problema dei democratici: nonostante i sondaggi accreditino altri potenziali candidati come Michelle Obama, Gavin Newsom e la stessa Harris intorno alle stesse percentuali di Biden (a sua volta dato 2-3 punti sotto Trump) la realtà appare molto meno confortante, con le chances di battere un Trump lanciatissimo ridotte ad un lumicino.

    La seconda. Di cinque giorni fa – quindi posteriore all’attentato di Butler a Trump – la notizia data dalla premiata ditta Cia-Mossad di un piano iraniano per assassinare Trump. Il piano, affermano le fonti, sarebbe una vendetta per l’assassinio del generale Soleimani, perpetrato nel 2020 proprio da Cia e Mossad sotto la presidenza Trump. C’è chi dice senza l’avallo presidenziale: il presidente ha dovuto fare buon viso e cattivo gioco.

    Quale che sia la verità fattuale – non credo alla versione, vagamente naïve, di Trump nemico giurato del deep state e contrario all’assassinio di Soleimani – la possibilità che emerge dal combinato disposto del “groviglio armonioso” Dem e dell’attentato fallito a Trump è un secondo attentato al candidato repubblicano, questa volta più radicale. Penso ad un’autobomba o qualcosa di più devastante, ad imitazione del bombardamento che a Baghdad ha colpito il corteo di Soleimani, uccidendolo.

    L’ipotesi può sembrare folle, ma ha senso. Esaminiamo il “campo largo” della storia recente: gli Stati Uniti, dopo decenni di guerre “minori” e proxy war contro avversari manifestamente inferiori – Iraq, Libia, Serbia, Siria – hanno ora vitale (o letale, a seconda dei punti di vista) bisogno di uno scontro con un nemico all’altezza. Una nemesi, per citare il mito greco. Che si chiami Russia, Cina o Iran è secondario. Solo la vittoria in uno scontro di questo tipo garantirebbe un’egemonia stabile per almeno un secolo.

    Ne hanno bisogno perché sono una superpotenza cultural-militare. L’idea stessa di superpotenza è un dato di cultura, figlio di decenni di costosissima propaganda che hanno reso il modello americano vincente sul piano psichico. La superpotenza americana è immagine cinematografica: non soltanto il cinema la riflette, ma la realtà stessa dell’esercizio del potere si è dovuta adattare al linguaggio dell’immagine. La politica americana, le campagne elettorali sono puro show.

    Il problema è che non tutto il mondo è sensibile alla propaganda: non lo è l’impero russo, non lo è quello cinese, non lo è il più piccolo ma non meno agguerrito, quello iraniano. Allora, complice il velo di Maya della propaganda che prima distrugge il nemico sul piano spirituale (il male assoluto, Hitler e via dicendo), bisogna sottometterlo militarmente. Solo dopo averne distrutto l’immagine.

    Non solo. Per garantirsi uno scontro che ponga da subito gli Stati Uniti sul piano superiore – spirituale e morale – dell’immagine pubblica, bisogna che sia la nemesi ad attaccare. È stato così a Pearl Harbour, è stato così con l’incidente del Tonchino che diede agio a Johnson di attaccare il Vietnam senza una formale dichiarazione di guerra, è stato così l’11 settembre.

    Mentre nei tre casi citati il popolo americano si è mostrato compatto sotto l’ombrello dell’ideale, a questa curva della storia gli U.S.A. arrivano profondamente logori, sfilacciati, divisi. Qualche autorevole commentatore sostiene sull’orlo della guerra civile.

    Ecco allora che per ricompattare il fronte interno bisogna che la nemesi esterna uccida quella interna, vale a dire Donald Trump, l’Hitler americano come Putin è l’Hitler Russo, Assad l’Hitler siriano e via dicendo. Solo in questo modo, pensano gli strateghi occulti registi di queste operazioni, una società in frantumi tornerebbe ad unirsi. È un calcolo cinico, ma per certi aspetti fondato.

    Così avverrebbe lo scontro contro una delle superpotenze rivali – la più debole, in un certo senso: tuttavia visto l’esito del Vietnam bisognerebbe comunque fare attenzione, anche perché l’Iran non è il Vietnam, essendo militarmente superiore – che dovrebbe porre fine all’emergente mondo multipolare, garantendo al plesso americano una supremazia incontrastata.

    Una guerra, fra l’altro, avrebbe l’indiscutibile pregio di rinviare ad libitum le elezioni presidenziali, consentendo ai Dem di conservare presidenza, camera e senato, i tre pilastri del potere democratico o come volete chiamare ciò che ne resta. Allo stato attuale, rischiano di abbandonare tutti i tavoli da gioco.

    Per queste ragioni brevemente esposte, ritengo che proveranno ad uccidere ancora Donald Trump addossando la colpa all’Iran. Data la situazione generale, non hanno altra scelta.

    Pluto
    TRUMP DEVE MORIRE Ci sono due notizie recenti che vanno osservate da vicino, e messe in relazione fra loro. La prima. Si attende ad ore il passo indietro di Joe Biden, a favore della candidatura della sua vice Kamala Harris, complice il quinto Covid preso dal presidente: uno dopo ogni vaccinazione alla quale POTUS si è sottoposto. L’infezione è “mild”, moderata. Questo colpo di scena, se arriverà, sarà dopo settimane di resistenze in seguito alla figuraccia nell’irrituale dibattito presidenziale di giugno – tuttavia non risolve il problema dei democratici: nonostante i sondaggi accreditino altri potenziali candidati come Michelle Obama, Gavin Newsom e la stessa Harris intorno alle stesse percentuali di Biden (a sua volta dato 2-3 punti sotto Trump) la realtà appare molto meno confortante, con le chances di battere un Trump lanciatissimo ridotte ad un lumicino. La seconda. Di cinque giorni fa – quindi posteriore all’attentato di Butler a Trump – la notizia data dalla premiata ditta Cia-Mossad di un piano iraniano per assassinare Trump. Il piano, affermano le fonti, sarebbe una vendetta per l’assassinio del generale Soleimani, perpetrato nel 2020 proprio da Cia e Mossad sotto la presidenza Trump. C’è chi dice senza l’avallo presidenziale: il presidente ha dovuto fare buon viso e cattivo gioco. Quale che sia la verità fattuale – non credo alla versione, vagamente naïve, di Trump nemico giurato del deep state e contrario all’assassinio di Soleimani – la possibilità che emerge dal combinato disposto del “groviglio armonioso” Dem e dell’attentato fallito a Trump è un secondo attentato al candidato repubblicano, questa volta più radicale. Penso ad un’autobomba o qualcosa di più devastante, ad imitazione del bombardamento che a Baghdad ha colpito il corteo di Soleimani, uccidendolo. L’ipotesi può sembrare folle, ma ha senso. Esaminiamo il “campo largo” della storia recente: gli Stati Uniti, dopo decenni di guerre “minori” e proxy war contro avversari manifestamente inferiori – Iraq, Libia, Serbia, Siria – hanno ora vitale (o letale, a seconda dei punti di vista) bisogno di uno scontro con un nemico all’altezza. Una nemesi, per citare il mito greco. Che si chiami Russia, Cina o Iran è secondario. Solo la vittoria in uno scontro di questo tipo garantirebbe un’egemonia stabile per almeno un secolo. Ne hanno bisogno perché sono una superpotenza cultural-militare. L’idea stessa di superpotenza è un dato di cultura, figlio di decenni di costosissima propaganda che hanno reso il modello americano vincente sul piano psichico. La superpotenza americana è immagine cinematografica: non soltanto il cinema la riflette, ma la realtà stessa dell’esercizio del potere si è dovuta adattare al linguaggio dell’immagine. La politica americana, le campagne elettorali sono puro show. Il problema è che non tutto il mondo è sensibile alla propaganda: non lo è l’impero russo, non lo è quello cinese, non lo è il più piccolo ma non meno agguerrito, quello iraniano. Allora, complice il velo di Maya della propaganda che prima distrugge il nemico sul piano spirituale (il male assoluto, Hitler e via dicendo), bisogna sottometterlo militarmente. Solo dopo averne distrutto l’immagine. Non solo. Per garantirsi uno scontro che ponga da subito gli Stati Uniti sul piano superiore – spirituale e morale – dell’immagine pubblica, bisogna che sia la nemesi ad attaccare. È stato così a Pearl Harbour, è stato così con l’incidente del Tonchino che diede agio a Johnson di attaccare il Vietnam senza una formale dichiarazione di guerra, è stato così l’11 settembre. Mentre nei tre casi citati il popolo americano si è mostrato compatto sotto l’ombrello dell’ideale, a questa curva della storia gli U.S.A. arrivano profondamente logori, sfilacciati, divisi. Qualche autorevole commentatore sostiene sull’orlo della guerra civile. Ecco allora che per ricompattare il fronte interno bisogna che la nemesi esterna uccida quella interna, vale a dire Donald Trump, l’Hitler americano come Putin è l’Hitler Russo, Assad l’Hitler siriano e via dicendo. Solo in questo modo, pensano gli strateghi occulti registi di queste operazioni, una società in frantumi tornerebbe ad unirsi. È un calcolo cinico, ma per certi aspetti fondato. Così avverrebbe lo scontro contro una delle superpotenze rivali – la più debole, in un certo senso: tuttavia visto l’esito del Vietnam bisognerebbe comunque fare attenzione, anche perché l’Iran non è il Vietnam, essendo militarmente superiore – che dovrebbe porre fine all’emergente mondo multipolare, garantendo al plesso americano una supremazia incontrastata. Una guerra, fra l’altro, avrebbe l’indiscutibile pregio di rinviare ad libitum le elezioni presidenziali, consentendo ai Dem di conservare presidenza, camera e senato, i tre pilastri del potere democratico o come volete chiamare ciò che ne resta. Allo stato attuale, rischiano di abbandonare tutti i tavoli da gioco. Per queste ragioni brevemente esposte, ritengo che proveranno ad uccidere ancora Donald Trump addossando la colpa all’Iran. Data la situazione generale, non hanno altra scelta. Pluto
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  • JULIAN ASSANGE ESCE DI PRIGIONE

    Julian Assange è stato liberato e sta viaggiando verso l’Australia, la sua nazione di origine. Ma dovrà fare ancora una fermata importante, alle Isole Marianne, prima di essere completamente libero. Le Marianne sono infatti un territorio americano del Pacifico, e qui Assange dovrebbe firmare con il giudice locale l’accordo patteggiato con il governo USA, che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti di ulteriori persecuzioni penali contro di lui, in cambio di una sua parziale ammissione di colpa. Dopodichè gli Stati Uniti chiederanno una condanna pari o inferiore al periodo già scontato in prigione da Assange, il quale potrà ritenersi un uomo libero a tutti gli effetti.

    Tutto questo ovviamente è solo il teatrino esteriore, che permetterà agli Stati Uniti di dire che “Assange ha riconosciuto di essere colpevole, e ha già espiato la sua colpa in prigione”. Ma la sostanza del problema non cambia di una virgola: Assange è stato perseguitato per quindici anni semplicemente per aver fatto il suo mestiere di giornalista. Ovvero, ha reso pubblici dei documenti che aveva ricevuto dall’analista-whistleblower Bradley Manning (oggi Chelsea Manning, dopo il cambio di sesso).

    Proprio per capire la reale valenza di questa persecuzione, basterà pensare che Chelsea Manning ha fatto solo sette anni di prigione, per avere trafugato dei documenti secretati, mentre Assange ne ha fatti praticamente il doppio (se calcoliamo anche i sette anni di clausura nella ambasciata ecuadoriana a Londra) solo per averli resi pubblici.

    Il messaggio degli USA quindi è stato chiaro, ed è diretto a tutti gli altri giornalisti del mondo occidentale: “Anche se vi capitassero fra le mani dei documenti scottanti, non provateci nemmeno lontanamente a pubblicarli. Altrimenti farete la stessa fine che ha fatto Assange.”

    Né peraltro dobbiamo illuderci che la liberazione di Assange sia in qualche modo legata ad un remoto principio di giustizia, che avrebbe finalmente prevalso sulla palese ingiustizia perpetrata fino ad oggi contro di lui. Questa liberazione è stata chiaramente voluta dall’amministrazione Biden in questo momento politico, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. Biden infatti sta già subendo una emorragia di voti nella sua base democratica, a causa della sua posizione spudoratamente a favore di Israele, e non poteva certo permettersi ulteriori attacchi da parte dei suoi elettori nel caso di una estradizione di Assange negli Stati Uniti.

    È stata quindi una scelta politica quella di perseguitarlo per 15 anni, così come è stata una scelta politica quella di ridargli la libertà proprio in questo momento. I valori per cui tutti noi combattiamo - libertà, giustizia e democrazia - in questo caso non c’entrano nulla. E’ questo purtroppo il vero messaggio che possiamo trarre da questa triste storia: viviamo in un’epoca di pragmatismo assoluto, dove i valori più importanti possono essere tranquillamente calpestati a seconda del fine politico più urgente in quel momento.

    Certamente, la liberazione di Assange ci fa un enorme piacere per la sua persona, ma dal punto di vista della dittatura travestita da democrazia nella quale viviamo, non cambia assolutamente nulla.

    Massimo Mazzucco
    JULIAN ASSANGE ESCE DI PRIGIONE Julian Assange è stato liberato e sta viaggiando verso l’Australia, la sua nazione di origine. Ma dovrà fare ancora una fermata importante, alle Isole Marianne, prima di essere completamente libero. Le Marianne sono infatti un territorio americano del Pacifico, e qui Assange dovrebbe firmare con il giudice locale l’accordo patteggiato con il governo USA, che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti di ulteriori persecuzioni penali contro di lui, in cambio di una sua parziale ammissione di colpa. Dopodichè gli Stati Uniti chiederanno una condanna pari o inferiore al periodo già scontato in prigione da Assange, il quale potrà ritenersi un uomo libero a tutti gli effetti. Tutto questo ovviamente è solo il teatrino esteriore, che permetterà agli Stati Uniti di dire che “Assange ha riconosciuto di essere colpevole, e ha già espiato la sua colpa in prigione”. Ma la sostanza del problema non cambia di una virgola: Assange è stato perseguitato per quindici anni semplicemente per aver fatto il suo mestiere di giornalista. Ovvero, ha reso pubblici dei documenti che aveva ricevuto dall’analista-whistleblower Bradley Manning (oggi Chelsea Manning, dopo il cambio di sesso). Proprio per capire la reale valenza di questa persecuzione, basterà pensare che Chelsea Manning ha fatto solo sette anni di prigione, per avere trafugato dei documenti secretati, mentre Assange ne ha fatti praticamente il doppio (se calcoliamo anche i sette anni di clausura nella ambasciata ecuadoriana a Londra) solo per averli resi pubblici. Il messaggio degli USA quindi è stato chiaro, ed è diretto a tutti gli altri giornalisti del mondo occidentale: “Anche se vi capitassero fra le mani dei documenti scottanti, non provateci nemmeno lontanamente a pubblicarli. Altrimenti farete la stessa fine che ha fatto Assange.” Né peraltro dobbiamo illuderci che la liberazione di Assange sia in qualche modo legata ad un remoto principio di giustizia, che avrebbe finalmente prevalso sulla palese ingiustizia perpetrata fino ad oggi contro di lui. Questa liberazione è stata chiaramente voluta dall’amministrazione Biden in questo momento politico, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. Biden infatti sta già subendo una emorragia di voti nella sua base democratica, a causa della sua posizione spudoratamente a favore di Israele, e non poteva certo permettersi ulteriori attacchi da parte dei suoi elettori nel caso di una estradizione di Assange negli Stati Uniti. È stata quindi una scelta politica quella di perseguitarlo per 15 anni, così come è stata una scelta politica quella di ridargli la libertà proprio in questo momento. I valori per cui tutti noi combattiamo - libertà, giustizia e democrazia - in questo caso non c’entrano nulla. E’ questo purtroppo il vero messaggio che possiamo trarre da questa triste storia: viviamo in un’epoca di pragmatismo assoluto, dove i valori più importanti possono essere tranquillamente calpestati a seconda del fine politico più urgente in quel momento. Certamente, la liberazione di Assange ci fa un enorme piacere per la sua persona, ma dal punto di vista della dittatura travestita da democrazia nella quale viviamo, non cambia assolutamente nulla. Massimo Mazzucco
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