LEONKA – Distruggendo & Distraendo
E niente… ovviamente non potevamo farci mancare nulla in questa estate milanese . Giusto per gradire, perché non rispolverare un vecchio refrein anni ’90 in versione remix 2025? Tra un interrogatorio di Catella e una chat di Tancredi, passando per dichiarazioni deliranti in salsa piddina, ecco servito il grande classico: “sgombero al Leonkavallo”.
Versione aggiornata: “sgombero n.134”. Perché tanto, quando c’è da cavalcare il tema caldo dello “sgombero selvaggio”, il governo di centrodestra non si tira mai indietro .
E pensare che correva il 1993, quando da studente delle superiori seguivo Formentini nella sua crociata contro il Leonka… e ora eccoci di nuovo qui, trent’anni dopo, con la stessa litania.
Giovedì 21 agosto : scatta lo sgombero in via Watteau.
Che fosse oggi o a settembre non cambiava granché: le rogne restano rogne.
Stiamo parlando di uno dei centri sociali storici di Milano, che ha ospitato band come i Casino Royale, i 99 Posse, serate di musica, cene sociali, momenti di aggregazione a prezzi popolari .
Ma resta il fatto: occupazione illegale. Ed è qui che scatta la solita pantomima politica.
Da un lato la destra che esulta (“finalmente legalità!” ).
Dall’altro la sinistra che piange (“attacco alla cultura popolare!” ).
E intanto, qualcuno si dimentica che fino a vent’anni fa alcuni leader che oggi sbraitano erano ospiti fissi del Leonka… sì, proprio loro. Indovinate chi? Non è difficile.
Il punto vero? Questo sgombero è più distrazione che soluzione.
Si distrugge un patrimonio di aggregazione e cultura popolare e, nello stesso tempo, si distrae l’opinione pubblica da scandali ben più pesanti: Cementopoli 2.0, appalti, affari veri .
È la solita “manovra di rottura”: un diversivo da dare in pasto ai media, mentre il resto scivola sotto silenzio.
Manco fossimo davvero dei rincoglioniti totali, vero?
Eppure, il vero dilemma resta insoluto: legalità vs offerta culturale.
Milano continua a preferire solo luoghi “radical chic approved” – MUDEC, BASE, spazi patinati con cocktail da 12 euro – e relega la cultura popolare al margine, fino a criminalizzarla.
Forse la soluzione sta in una “terza via”:
spazi culturali regolari, accessibili e popolari, assegnati tramite bandi trasparenti e canoni calmierati.
Perché se la burocrazia chiude tutte le porte, l’occupazione diventa l’unica via di sopravvivenza.
La domanda è: vogliamo davvero trovare una mediazione che unisca legalità e cultura, o continueremo a giocare al teatrino degli sgomberi?
Io, sinceramente, la risposta non l’ho ancora vista. Ma spero di sbagliarmi.
#Leonkavallo #Milano2025 #Sgombero #CulturaPopolare #Legalità #DistruzioneEDistrazione #PoliticaItaliana #UrbanCulture
E niente… ovviamente non potevamo farci mancare nulla in questa estate milanese . Giusto per gradire, perché non rispolverare un vecchio refrein anni ’90 in versione remix 2025? Tra un interrogatorio di Catella e una chat di Tancredi, passando per dichiarazioni deliranti in salsa piddina, ecco servito il grande classico: “sgombero al Leonkavallo”.
Versione aggiornata: “sgombero n.134”. Perché tanto, quando c’è da cavalcare il tema caldo dello “sgombero selvaggio”, il governo di centrodestra non si tira mai indietro .
E pensare che correva il 1993, quando da studente delle superiori seguivo Formentini nella sua crociata contro il Leonka… e ora eccoci di nuovo qui, trent’anni dopo, con la stessa litania.
Giovedì 21 agosto : scatta lo sgombero in via Watteau.
Che fosse oggi o a settembre non cambiava granché: le rogne restano rogne.
Stiamo parlando di uno dei centri sociali storici di Milano, che ha ospitato band come i Casino Royale, i 99 Posse, serate di musica, cene sociali, momenti di aggregazione a prezzi popolari .
Ma resta il fatto: occupazione illegale. Ed è qui che scatta la solita pantomima politica.
Da un lato la destra che esulta (“finalmente legalità!” ).
Dall’altro la sinistra che piange (“attacco alla cultura popolare!” ).
E intanto, qualcuno si dimentica che fino a vent’anni fa alcuni leader che oggi sbraitano erano ospiti fissi del Leonka… sì, proprio loro. Indovinate chi? Non è difficile.
Il punto vero? Questo sgombero è più distrazione che soluzione.
Si distrugge un patrimonio di aggregazione e cultura popolare e, nello stesso tempo, si distrae l’opinione pubblica da scandali ben più pesanti: Cementopoli 2.0, appalti, affari veri .
È la solita “manovra di rottura”: un diversivo da dare in pasto ai media, mentre il resto scivola sotto silenzio.
Manco fossimo davvero dei rincoglioniti totali, vero?
Eppure, il vero dilemma resta insoluto: legalità vs offerta culturale.
Milano continua a preferire solo luoghi “radical chic approved” – MUDEC, BASE, spazi patinati con cocktail da 12 euro – e relega la cultura popolare al margine, fino a criminalizzarla.
Forse la soluzione sta in una “terza via”:
spazi culturali regolari, accessibili e popolari, assegnati tramite bandi trasparenti e canoni calmierati.
Perché se la burocrazia chiude tutte le porte, l’occupazione diventa l’unica via di sopravvivenza.
La domanda è: vogliamo davvero trovare una mediazione che unisca legalità e cultura, o continueremo a giocare al teatrino degli sgomberi?
Io, sinceramente, la risposta non l’ho ancora vista. Ma spero di sbagliarmi.
#Leonkavallo #Milano2025 #Sgombero #CulturaPopolare #Legalità #DistruzioneEDistrazione #PoliticaItaliana #UrbanCulture
LEONKA – Distruggendo & Distraendo đ§đ
E niente… ovviamente non potevamo farci mancare nulla in questa estate milanese đđ. Giusto per gradire, perché non rispolverare un vecchio refrein anni ’90 in versione remix 2025? Tra un interrogatorio di Catella e una chat di Tancredi, passando per dichiarazioni deliranti in salsa piddina, ecco servito il grande classico: “sgombero al Leonkavallo”.
Versione aggiornata: “sgombero n.134”. Perché tanto, quando c’è da cavalcare il tema caldo dello “sgombero selvaggio”, il governo di centrodestra non si tira mai indietro đĨ.
E pensare che correva il 1993, quando da studente delle superiori seguivo Formentini nella sua crociata contro il Leonka… e ora eccoci di nuovo qui, trent’anni dopo, con la stessa litania.
Giovedì 21 agosto âī¸: scatta lo sgombero in via Watteau.
Che fosse oggi o a settembre non cambiava granché: le rogne restano rogne.
Stiamo parlando di uno dei centri sociali storici di Milano, che ha ospitato band come i Casino Royale, i 99 Posse, serate di musica, cene sociali, momenti di aggregazione a prezzi popolari đĨđļ.
Ma resta il fatto: occupazione illegale. Ed è qui che scatta la solita pantomima politica.
Da un lato la destra che esulta (“finalmente legalità!” đŽ).
Dall’altro la sinistra che piange (“attacco alla cultura popolare!” đ).
E intanto, qualcuno si dimentica che fino a vent’anni fa alcuni leader che oggi sbraitano erano ospiti fissi del Leonka… sì, proprio loro. Indovinate chi? Non è difficile.
Il punto vero? Questo sgombero è più distrazione che soluzione.
Si distrugge un patrimonio di aggregazione e cultura popolare e, nello stesso tempo, si distrae l’opinione pubblica da scandali ben più pesanti: Cementopoli 2.0, appalti, affari veri đ¸.
È la solita “manovra di rottura”: un diversivo da dare in pasto ai media, mentre il resto scivola sotto silenzio.
Manco fossimo davvero dei rincoglioniti totali, vero? đ
Eppure, il vero dilemma resta insoluto: legalità vs offerta culturale.
Milano continua a preferire solo luoghi “radical chic approved” – MUDEC, BASE, spazi patinati con cocktail da 12 euro 𸠖 e relega la cultura popolare al margine, fino a criminalizzarla.
Forse la soluzione sta in una “terza via”:
đ spazi culturali regolari, accessibili e popolari, assegnati tramite bandi trasparenti e canoni calmierati.
Perché se la burocrazia chiude tutte le porte, l’occupazione diventa l’unica via di sopravvivenza.
La domanda è: vogliamo davvero trovare una mediazione che unisca legalità e cultura, o continueremo a giocare al teatrino degli sgomberi?
Io, sinceramente, la risposta non l’ho ancora vista. Ma spero di sbagliarmi.
#Leonkavallo #Milano2025 #Sgombero #CulturaPopolare #Legalità #DistruzioneEDistrazione #PoliticaItaliana #UrbanCulture
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